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Autore: deborahdonato4    28/05/2015    1 recensioni
Dopo la battaglia tra semidei greci e romani, e la sconfitta della Madre Terra Gea, i ragazzi del Campo Mezzosangue godono di un periodo di pace.
Nico di Angelo deve mantenere una promessa strappata dal figlio di Apollo Will Solace, che intende assicurarsi il mantenimento.
Tra i due sorgerà amicizia o gli atteggiamenti contrastanti dei due semidei li faranno tenere a distanza?
Ps: Contiene spoiler dal Sangue dell'Olimpo
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Nico si raggomitolò sul letto, gli occhi chiusi, pensieroso. Accettare o non accettare? Restare con Will o andare negli Inferi? Be', riassunto in questo modo, Nico preferiva di sicuro la compagnia di Will. Si chiese se il figlio di Apollo si sarebbe offerto di andare con lui giù negli Inferi. Questo gli avrebbe fatto molto piacere. Non avrebbe deluso il padre, né lasciato Will. Lo avrebbe sempre avuto a portata di mano.
Ma poi ricordò che Zeus aveva spedito Apollo negli Inferi per punizione. Will l'avrebbe presa nello stesso modo. Ed era possibile che Apollo fosse un po' fuori di testa, dopo più di tre settimane passate nel Regno dei Morti. A Will non avrebbe fatto molto piacere incontrare suo padre per la prima volta in quelle condizioni.
Nico continuò a rigirarsi nelle coperte per un'ora, poi per un'altra ora, e infine, stufo di pensare, recuperò il libro e riprese a leggere. Dopo aver letto quattro volte lo stesso paragrafo, si rese conto che non sarebbe andato da nessuna parte. Stanco, si avviò alla porta.
La prima cosa che vide uscendo fuori furono Gabriel e Jennifer, avvinghiati contro una delle pareti della casa di Ares. Il loro modo di stringersi e di baciarsi gli fecero tornare in mente la sera prima. Distolse lo sguardo in fretta, e seguì Carlos e Matthew fino alla spiaggia. I loro battibecchi crescenti lo incuriosirono. In spiaggia, i due diedero fuoco ad un grosso e finto tronco d'albero, che partì come un razzo verso il cielo. Esplose, lasciando dietro di sé scintille nere e rosse, che poi si rivelarono piume.
Nico si voltò e si diresse alla mensa. Le orecchie gli fischiavano. Si promise di non seguire mai più di un figlio di Efesto. Prese un vassoio, fece un'offerta al padre come durante tutti i pasti, e andò a sedersi vicino a Johnny e Mitchell. I due stavano chiacchierando di football. Nico rimase qualche minuto a fissarli perplessi. Il football era un argomento così umano, così banale, dopo tutto quello che avevano passato.
«Ehi, Nico.»
Il figlio di Ade alzò lo sguardo su George. Si sedette di fronte a lui e gli sorrise.
«Ciao.» lo salutò Nico, un po' diffidente.
«Will mi ha chiesto di avvertirti. Non riuscirà a venire per pranzo. Ha detto qualcosa riguardo...» George sorrise un po' di più, e gli occhi azzurri brillarono. «Riguardo alla tua cabina. Stasera, prima di cena.»
Sebbene le occhiate di George, Mitchell e Johnny, Nico si impose di non arrossire. Annuì, e si finse interessato alla sua scodella di pasta al pomodoro, scoprendo di non avere molta fame. Ma il figlio di Apollo davanti a lui lo stava guardando, e Nico capì che se non avesse mangiato, lo avrebbe riferito di corsa a Will.
Una mano sui capelli lo fece sussultare. Mitchell gli tolse una piuma rossa dalla testa e la guardò, sorridendo.
«Questa da dove spunta?» gli chiese.
«Mi pare ovvio!» sorrise George, illuminandosi. «Dalla notte di passione con mio fratello Will. Avete distrutto la tua cabina, eh? Ti serve di nuovo una mano ad aggiustarla?»
A questo punto, Nico non si trattenne dal divenire scarlatto e fu sul punto di balzare in piedi quando Mitchell gli posò una mano sulla schiena.
«Su, George, lascialo in pace.» disse Mitchell, con un sorrisino. «Sono affari suoi e di Will, quello che fanno in privato.»
«Io e Will... non abbiamo...» farfugliò Nico, e gli tornò in mente Will la sera prima, che non riusciva a parlare di fronte ad Ade. Ora poteva capirlo. Anche se temeva che non fosse esattamente lo stesso effetto.
«Sul serio?» disse George, aggrottando la fronte. «Non lo avete fatto? Eppure...»
«Lui dice il contrario?» si interessò Mitchell, gli occhi verdi ingigantiti dall'interessamento.
Nico notò che Johnny si era evaporato, ma forse a causa della sorella seduta nel tavolo affianco al loro che faceva le fusa a Gabriel, imboccandolo. La scena gli fece venire un nodo alla gola.
«Oh, no, lui non ne parla. È bravo a farsi gli affari suoi. Ma la luce nei suoi occhi di questa mattina... Li ho trovati entrambe in boxer sul letto, e ho pensato...»
«Dateci un taglio!» esclamò Nico, stizzito, e Mitchell iniziò a ridacchiare. «Non è successo niente.»
«Semmai tu non vuoi raccontarci niente!» esclamò George, divertito.
Nico ebbe nostalgia di Angel. Per zittirlo, di solito a Nico serviva un'occhiataccia. Ma George era più grande.
Nico prese il suo vassoio e andò a sedersi insieme a Carlos e Matthew, che lo ignorarono, discutendo di componenti meccanici, nuovi fusibili e altro che fece solo venire il mal di testa a Nico.
 
Will lo raggiunse verso le sei fuori dalla sua cabina. Gli sedette vicino, stropicciandosi gli occhi stanchi, e Nico socchiuse il libro. Era già arrivato al capitolo dodici.
«Come sta Raphael?» domandò Nico, cauto, osservandolo. Sembrava uno straccio. E indossava ancora i pantaloni del giorno prima. La maglietta del campo si era trasformata in un camice verde da dottore.
Will sospirò. «Meglio non chiederlo.» disse. «Stava malissimo. È stato un idiota a tornare a casa. Per fortuna ci sono Derek e Rose a rimuovere le chiazze di vomito sulle pareti...»
«Che diamine ha?» borbottò Nico, disgustato.
«Ha provato a fare un incantesimo, e si è ritorto contro di lui. Un po' come è successo a Ron nella Camera dei segreti...» Will si interruppe e sospirò di nuovo. «Lascia perdere. Io e Rose abbiamo utilizzato molto del nostro potere per aiutarlo. Sono stanchissimo.»
Will si stese sul prato, le mani intrecciate dietro la testa, e chiuse gli occhi. Nico lo osservò. Aveva le occhiaie, ed era di nuovo molto pallido. Almeno, pallido per quanto potesse esserlo un ragazzo perennemente abbronzato.
«Will.» mormorò. Non voleva riportarlo alla realtà, ma era necessario. Dovevano parlare. Sul serio, questa volta. «Will.»
Lui aprì gli occhi e lo osservò.
«Cosa... ehm, cosa devo fare?» mormorò.
«Potresti farmi un massaggio alla schiena.» sorrise Will, socchiudendo le palpebre. «Migliorerebbe la situazione.»
«Magari più tardi. Intendo con mio padre.»
Will lo osservò in silenzio, e Nico si chiese se stesse prendendo in considerazione l'idea di andare con lui negli Inferi.
«Io devo rimanere qui.» disse infine Will. «Raphael ha bisogno di aiuto. Ho mandato un messaggio a Chirone, spero mi risponda presto. Non ho idea di come curare un figlio di Ecate che ha fatto troppo uso di magia. Mi dispiace.»
Nico annuì, il battito del cuore in aumento. Will aveva pensato alla possibilità di andare con lui negli Inferi, ma l'aveva scartata per Raphael, che non era solo un paziente ma anche un suo grande amico. Poteva capirlo. Forse Nico avrebbe fatto lo stesso, se avesse avuto la possibilità di aiutarlo.
Will si mise seduto e gli sorrise. «Sono solo tre settimane, giusto?» gli disse. «Sono sicuro che tuo padre la troverà in meno di una settimana.»
«Lo spero.» mormorò Nico.
«E anche se dovesse passare un mese, mi trovi qui. Non mi muovo.»
Nico annuì, il cuore a mille.
«Mandami un messaggio, se farai troppo tardi.» aggiunse Will, pensieroso. «Immagino che tu possa mandarlo un messaggio dagli Inferi, no? Non me la prenderò, però, se mi manderai un postino zombie. Comunque, esistono i postini zombie? Ne hai mai visto uno?»
Will stava delirando per la stanchezza, e Nico iniziò a ridere. Gli occhi del figlio di Apollo splendevano più azzurri che mai. Lo zittì baciandolo, a lungo, e Will gli posò le mani sulla schiena e lo strinse a sé.
 
Quando Derek li chiamò per la cena, Nico e Will lo ignorarono. Rimasero seduti sul prato, abbracciati, parlando del più e del meno. Cercarono di non far pesare quelle tre imminenti settimane di distanza. Nico riuscì anche a raccontare al figlio di Apollo la scena di Carlos e Matthew e del loro esperimento, e Will rise a lungo.
Quando Derek chiamò Will dicendo che Raphael stava di nuovo male, i due decisero che fosse il momento di separarsi, anche se non lo dissero ad alta voce.
«Allora... ci vediamo tra qualche settimana.» sorrise Will, triste, dandogli una pacca sulla spalla, sperando che quelle tre settimane volassero.
«Sicuro.» annuì Nico. «Ti manderò qualche messaggio. Sono sicuro che Ermes non ha smesso di bazzicare negli Inferi. Ti farò avere un messaggio ogni volta che mi sarà possibile.»
«Bene, ci conto. Io... posso raggiungerti con un messaggio Iride?»
«Ci saranno parecchie interferenze, ma credo di sì. Quando vuoi...»
Will annuì.
Si guardarono per qualche minuto, imbarazzati, e Derek li osservò incuriosito.
Nico fece il primo passo, un po' maldestro, e abbracciò Will, scoccandogli un bacio sulla guancia. Fu sul punto di salutarlo per l'ennesima volta quando Will gli prese il volto tra le mani e lo baciò, questa volta più a lungo.
Derek distolse lo sguardo, gongolante, già pronto a scrivere la scena appena assistita a tutti i suoi fratelli.
Si separarono con un ultimo bacio.
«Ci vediamo tra qualche settimana, allora.» mormorò Nico, sentendo una punta di ghiaccio all'altezza dello stomaco.
«Sì. Non ti far spaventare dai fantasmi, eh, Death boy?» ridacchiò Will, scompigliandogli i capelli.
Nico rise, e alzò la mano per salutarlo quando i due fratelli Apollo si diressero verso l'infermeria. Il peso allo stomaco si faceva ogni secondo più greve.
 
«E il biondino?» domandò Ade, curioso, quando comparve nella cabina del figlio. Il primo posto in cui lo cercò fu sul letto, ma quello sembrava intatto.
«Ha degli impegni. Cose da figli di Apollo.» grugnì Nico. Aveva riempito un piccolo zaino con le cose di cui non poteva fare a meno. Ad esempio, la sua spada e Il canto della rivolta.
«Ah, capisco... Quindi deduco che tu abbia accettato la mia offerta.»
«Sì, padre.»
«Ti ringrazio. Non te ne pentirai.»
   
 
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