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Autore: Chirubi    29/05/2015    1 recensioni
Cinque favori, un anno. L'Esempio di Demacia, la Signora della luminosità e una guerra che incombe.
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Dal primo capitolo: «È consentito entrare…?». La sua fu una domanda prettamente retorica, dato che spostò il peso della pila di carte su un solo braccio per poter spingere l'alto portone con l'altro.
La stanza era molto ampia, adorna di innumerevoli trofei di guerra e quadri raffiguranti i precedenti re omonimi, compreso un ritratto di Jarvan Quarto stesso. Bella compagnia, commentò tra sé e sé.
Le tende drappeggiate rosse e oro fornivano alla stanza un che di solenne, quasi non sembrava lo studio di un ventitreenne.
Come Lux stessa notò, la stanza era un'accozzaglia di cimeli di guerra, ritratti inquietanti e qualsiasi cosa costasse più del più bel gioiello che ella potesse mai indossare.
Si fece piccola piccola, quasi come se volesse scomparire dietro i fogli vagamente ingialliti dal tempo.
E se si fosse arrabbiato? Effettivamente era una preoccupazione giusta, dato l'orario indicibile; tutto il castello era rannicchiato sotto le coperte, meno i due giovani.
Lux non ottenne risposta.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jarvan IV, Lux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  1. Sleeping Beauty – The Princess Lying on the Stars

 

3 Marzo, 2… CLE

 

 

L'assolo di violino non riusciva a sovrastare il continuo ciarlare degli ospiti, uno più schifosamente ricco e ruffiano dell'altro.

Jarvan, in giacca e cravatta, stava facendo il giro dei tavoli per scambiare quattro chiacchiere con gli invitati e chiedere loro come stessero. Non che gliene importasse, era una formalità imposta dal padre.

Primo tavolo, Contessa Frostrouge, suo marito il Conte Drovier… Come si chiama la figlia? Nataline o Natasha?

Nomi di tutti i generi iniziarono a balenargli in mente.

Non era tagliato per intrattenere rapporti con quella gente frivola e priva di ideali, decisamente. Tanto meno per indossare quella mise che non gli piaceva affatto. La trovava un po' troppo stretta, ma il padre gli aveva detto che gli donava un aspetto “più regale e posato”.

Arrivò al tredicesimo, l'ultimo tavolo, forzando un sorriso che di più falsi non sarebbero potuti esistere. Non si sforzava neanche di apparire quanto più vero possibile, del resto tenne conto del fatto che tutta quella gente stesse lì solo per entrare tra le grazie del futuro re di Demacia.

Non appena diede le spalle al tavolo, riassunse l'aria seria e vagamente annoiata che lo contraddistingueva. Si sedette nuovamente dal capo opposto della tavola rispetto il padre e si fece versare poche dita di vino, rigirandolo nel bicchiere di cristallo.

Garen non sembrava meno abbattuto di lui, notò.

Stava intrattenendo una noiosa conversazione con dei parenti lontani sulle donne, ma più che altro si limitava a seguirla, frenando eventuali sbadigli.

L'altro fianco del principe, invece, era solitamente presieduto dalle guardie d'élite, le quali però quel giorno erano intente a controllare che i documenti del futuro sovrano non venissero toccati da nessuno.

Al loro posto sedeva Lux, che divideva la sua attenzione tra una conversazione e l'altra, qualche volta ridendo e qualche volta annuendo, e la cosa proseguì per dieci buoni minuti.

Si muoveva con movimenti meccanici e ripetuti, come se fosse un robot.

A Jarvan sfuggì una breve smorfia, mentre la osservava attentamente.

C'era qualcosa che non quadrava.

Dov'era la ragazza che sprizzava energia da tutti i pori, che metteva a soqquadro qualsiasi cosa e che spettegolava su vestiti e ragazzi? O anche che si lamentava su quanto fosse noiosa la festa, perché no.

La biondina catturò la sua attenzione per pochi istanti ogni minuto, mentre sorseggiava la bevanda alcolica le lanciava uno sguardo fugace per cercare i cambiamenti nel suo modo di porsi, ma niente.

Le braccia si muovevano esclusivamente per sistemare le ciocche di capelli dietro le orecchie, ma accadeva praticamente ogni sessanta secondi precisi.

Tra un bicchiere e l'altro si ritrovò a fissarla intensamente.

Jarvan era una di quelle persone che non si lasciavano sopraffare da interi eserciti, benché meno da una bibita.
Tuttavia, dopo il quinto bicchiere avvicinato alla bocca per pura noia, il freno inibitore che gli impediva di concentrarsi troppo a lungo su Lux scattò.

Era una questione di pudore e contegno, ma per sua fortuna nessuno degli invitati stava davvero prestando attenzione a lui. E sì, per quanto gli ospiti potessero essere ingordi di fama e lodi, nessuno era in grado di fingersi interessato davvero ad un uomo tanto riservato, gelido e taciturno. E perché no, anche fin troppo profondo per avere a che fare con persone superficiali quanto una pozzanghera.

Si focalizzò sulla nobile demaciana senza dare troppo nell'occhio, e dopo una decina di secondi ella non si era ancora accorta di avere degli occhi puntati addosso. Eppure lei non si sarebbe mai lasciata sfuggire un'occhiata del principe. Mai.

Continuava imperterrita ad eseguire la sua danza macchinosa.

Fu allora che Jarvan vide un'aura intorno alla ragazza tremare, e per qualche attimo l'immagine della ragazza parve variare per trasformarsi in una scena inusuale.

Lux aveva la testa poggiata sul tavolo, con le braccia a farle da cuscino.

Un secondo dopo, Lux stava annuendo e ridendo silenziosamente con le altre ragazze.

Lei sì che si sta divertendo, commentò sarcasticamente tra sé e sé. Trovava quasi un'ingiustizia il fatto che la maga della luce potesse appisolarsi tranquillamente in mezzo ad una lunga tavolata mentre lui era costretto a ricorrere ad altri mezzi per distrarsi.

Ma almeno aveva trovato un diversivo per dare una svolta alla monotonia della serata.

A parte poi il fatto che le dovesse un favore. Le sarebbe bastato un filo di voce per far sapere a tutta Demacia che il principe si fosse addormentato nel suo studio, e magari ingigantire la cosa per creare scandalo. No, Jarvan non esagerava nel pensare ciò, sapeva quanto il volere della Signora della Luminosità influisse sui cittadini.

Si alzò dalla sedia, attirando delle occhiate di sfuggita da parte di alcuni invitati dei tavoli vicini e si fermò tra la sua sedia e quella della commensale.

Sapeva di potersi fidare del potere di Lux. Lo sapeva.

Quando fu certo che le vaghe occhiate erano terminate, sfiorò casualmente il braccio della ragazza, ma ai suoi occhi la mano era poggiata sullo schienale di una ragazza sorridente e soprattutto sveglia.

Questo è un favore ben più grande di quello che mi hai fatto tu tacendo, Luxanna.

Come se qualcuno lo stesse obbligando, poi, imposizione morale escludendo.

Si chinò su di lei, raccogliendola come un ramoscello tra le sue braccia forti, ma continuava a vedere davanti a sé l'immagine precedente.

Sfregò piano il pollice contro la schiena dell'abito azzurrino e brillante di Lux più e più volte, come a volerla cullare. Gli costava ammetterlo, ma aveva sempre provato una certa tenerezza e un certo senso di protezione fraterno nei confronti della bella fanciulla.

Si guardò intorno, assicurandosi che nessuno avesse notato il velo di luce che distorceva la realtà.

Tutto perfetto.

Strano come qualcosa di intangibile potesse garantirgli una sorta di invisibilità. Del resto, non si sarebbe potuta ignorare la vista del principe demaciano che teneva in braccio la figlia femmina dei Crownguard, nonché sorella minore del suo migliore amico e più fidato militare.

Già, Garen.

Gli diede un occhio. In effetti non sarebbe stato tanto contento del vedere la sua amata e quasi idolatrata sorellina tra le braccia dell'uomo. Sia ben chiaro, non avrebbe mai tradito la sua secolare amicizia e fedeltà, ma non sarebbe stato imbarazzante vedere Lux incosciente sul tavolo sotto gli occhi delle persone più influenti di Demacia?

E non c'erano molte altre soluzioni oltre quella che stava per mettere in atto.

Le chiavi della camera della ragazza erano gelosamente custodite dal fratello, portarla in camera sua sarebbe stato impossibile; posare la ragazza nello studio buio con la sola compagnia di una vecchia abat-jour non era ideale; per non parlare di qualsiasi altra stanza.

L'unica opzione rimanente era una: la camera del principe stesso. Un'opzione insolita, ma viabile.

Non si sentiva molto a suo agio all'idea di dover mettere a riposare Lux sopra le sue coperte, poi camera sua era il suo piccolo mondo privato, almeno quanto lo studio. Ma più ammirava compassionevolmente il corpo fragile tra le sue braccia, più si sentiva in dovere di portarla lontano da occhi indiscreti. L'avrebbe portata in un posto dove solo lui poteva essere spettatore di quella bocca del colore delicato di un ciliegio, di quella cascata dorata che le scivolava sulle spalle, di quel fiume azzurro e luminoso che le lambiva il corpo.

Lì per lì pensò addirittura che fosse bella.

Si fece spazio tra i tavoli nervosamente, accertandosi di preservare la cortina di luce evitando qualsiasi contatto e guardandosi dietro un'ultima volta.

 

 

 

Passato il peggio, emise un impercettibile sospiro di sollievo.

Lux continuava a dormire, anzi, s'era rannicchiata ancora di più contro il petto di Jarvan, acquisendo una sorta di incurvatura delle labbra verso l'alto; di conseguenza, lui la strinse ancora di più a sé, per darle tutto il suo calore.

Se mi vedesse Shyvana… commentò silenziosamente, guardando dinanzi a sé il corridoio buio estendersi per metri e metri.

La camera dell'erede, tuttavia, era tra le più prossime alla grande sala, per cui gli bastò camminare ancora per poco.

L'ambiente era enorme ed adorno di bianco e oro tanto dar sembrare che fosse giorno: la stanza riluceva calorosamente con i colori di Demacia, accompagnata anche da un velo azzurrino.

Il letto era enorme con lenzuola immacolate e profumate, si direbbe che fosse matrimoniale. Un dono preventivo per un matrimonio ancora inesistente. Ultimamente le pressioni dei correnti sovrani gravavano ancor più sulle spalle del giovane, al momento dedito ed innamorato esclusivamente della sua florida ed imponente nazione.

Era convinto di non aver bisogno dell'amore di una donna, che sarebbe stato superfluo. Ma il re e la regina insistevano affinché la stirpe dei Lightshield continuasse indisturbata, e Jarvan sapeva che prima o poi si sarebbe trovato con la fede al dito ed una donna al suo fianco.

La questione era: quale donna. Shauna, Quinn, Fiora, Lux stessa… la scelta era ampia, ma il principe non era interessato nel compiere il passo decisivo.

Escludendo l'amore per la nazione che un giorno si sarebbe trovato a dover governare, egli non era sicuro di quanto potesse essere sincera la fedeltà da parte di ciascuna donna. Tutte quante sarebbero volute diventare regine, ma forse nessuna di loro aveva la vocazione politica per appoggiare il futuro re in ogni sua scelta, tanto meno per creare un erede.

Tornò alla realtà, adagiando delicatamente la giovinetta sulle sue lenzuola, dopodiché afferrò rapido un rotolo di pergamena ancora candido dalla scrivania, ne strappò un pezzo e prese la penna, iniziando a scrivere frettolosamente, senza nemmeno accomodarsi sulla sedia.

Quando vi sveglierete, correte in camera vostra o almeno rendetevi invisibile. E contate questo come un ricompenso per la vostra correttezza.

Jarvan Lightshield IV

 

Post Scriptum: Non è educato appisolarsi sul tavolo, per quanto poco interessante potesse essere la festa.

   
 
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