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Autore: LadyG    06/01/2009    2 recensioni
Yume utsutsu to wa koyoi sadame yo…realtà o sogno decidilo tu… Ci si può innamorare in un paese, dove la parola amore non esiste? Dove i baci sono considerati trucchi da prostitute? Dove per un uomo e una donna è sconveniente rimanere soli? “la tua spada si macchierà del tuo stesso sangue, e la tua stirpe si estinguerà.” La profezia si realizzerà. Il maggiore, ucciderà il padre, e guiderà la ribellione.Il minore, verrà improvvisamente fatto shogun, ma consumato dal fuoco della vendetta, si farà avvelenare l’anima . I vecchi patti, gli antichi accordi salteranno. La minore delle principesse, sarà data in sposa al nuovo shogun, per rinforzarne la sua posizione. Porterà con se la sorella, dalla quale non si può separare. La offrirà in dono. Come concubina. Ma non esiste un triangolo amoroso felice. Ne una vendetta risanatrice. E mentre in Giappone si scatena la guerra civile, un giovane samurai incrocerà prima una, e poi l’altra principessa. Innamorandosi di entrambe. Condannando la sua anima, a un gioco mortale, sulla scacchiera del potere. Intanto, una giovane dama, è alla ricerca del significato di uno sguardo… Sullo sfondo di un Giappone ancora alla ricerca della sua identità. Tra le camere segrete del gineceo. Le strade polverose del Giappone. Sei anime, affronteranno solo, i tradimenti, gli amori, le passioni e i dolori di una vita. La mia prima storia, siate clementi…^-^PARING ALL’INTERNO!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Taguinaki   

 Ne nite nakazuba    

 Uguisu no                                                                                 

 Ko ni sumo ukime                       

 Mizu ya aramashi”                       

 

 

 

 “Se non fosse per

 l’impareggiabile dolcezza della sua canzone

 l’usignolo in gabbia

 giammai sopporterebbe

 una sorte così ingrata”

 

 

 

I grandi occhi verdi, erano crucciati. Un filo di lacrime gli velava,facendoli risplendere. Astio. Sorpresa. Invidia. Perché quell’essere minuscolo, riceveva tutte quelle attenzioni?  Abbassò il capo, cercando di darsi un contegno. I lunghi capelli rosa, le ricaddero sul volto. Non se li sarebbe mai tagliati. Per tutta la sua vita. Sarebbero stati il suo orgoglio, e la sua maledizione. Poiché la contraddistinguevano come la prima principessa imperiale, figlia dell’imperatore del Giappone e di una concubina. Non aveva mai conosciuto sua madre. La sua vera madre. Non ne aveva memoria, ma non le importava. Ancora piccolissima era stata affidata alle cure dell’ imperatrice. Molte malelingue, dicevano che la prima signora del Giappone  era sterile, nonostante la sua rinomata bellezza. Ed ora eccola lì, raggiante. Seduta sul tatami, circondata da doni, e con in braccio quel minuscolo fagottino. Un'altra principessa. Ma molto più nobile di lei. Molto più importante. Di sangue puro.  Non riuscì a trattenersi oltre, e una goccia le scivolò giù, sulla guancia, silenziosamente. E l’imperatrice se ne accorse. Sorrise benevola, con grazia sollevò la mano.

“Sa-chan, piccola mia. Vieni qui. Vieni a vedere la tua sorellina. “ La bambina, per un attimo nascose il volto dietro la manica del Kimono. Non doveva mostrarsi debole. Mai. I sentimentalismi, non erano concessi a corte, e lei lo sapeva. Una volta ricomposta, abbassò il braccio.  Si avvicinò, camminando velocemente e a piccoli passetti. Il mare di dame si aprì, inghiottendola.  Arrivata alla destra del tatami, si inchinò.  L’imperatrice le fece segno di avvicinarsi ancora. I mormorii, ruppero il silenzio. Sakura, si sporse, oltre il bordo del letto, e osservò l’infante. Aveva un pelle così bianca, da sembrare morta. Una soffice peluria nera ricopriva la sua testa. Dormiva. Ignara. Indifesa. Deliziosa. Non poté non amarla. Sorrise, a sua madre, felice.

“Haha-ue, è bellissima!” L’imperatrice annuì.

“Sarà una perfetta principessa, e forse un giorno, sarà addirittura imperatrice.” Vide una luce strana brillare negli occhi della donna. Era qualcosa di più luminoso di una stella. Ma  Sakura non sapeva dare un nome, ne a quel sentimento, ne al nodo che le attanagliava lo stomaco. A un tratto la neonata spalancò gli occhi. Erano grigi. Di un grigio opaco, con strane sfumature violacee. Il colore degli occhi di suo padre. Il colore della dinastia  imperiale. Una marea di sensazioni la investì. E poi, senza volerlo, decretò il suo destino:

“Gli uomini giaceranno o sotto di lei, o sopra di lei.” L’imperatrice la fissò terrorizzata. Alcune dame urlarono, una svenne addirittura. Haha-ue, si strinse la piccola al petto quasi volesse proteggerla.

“Cosa hai detto?” balbettò, con occhi spenti. Sakura non voleva ripeterlo. Non voleva causarle dolore. Abbassò il capo, e fissò il pavimento. Era già capitato. La bambina dagli occhi verdi, aveva già predetto tre volte. La sua stessa morte, la fine dello shogun, e la nascita di sua sorella. Sapeva che i loro destini, sarebbero stati legati, fino alla fine. Sapeva che il karma le univa. E per questo l’odiava. Non voleva morire. Ne aveva paura, e un fatto simile, per una donna del suo rango non era tollerato. Era, almeno in parte, una samurai. Sarebbe dovuta morire con onore, ma non poteva . Non voleva .

“Che cosa hai detto!” Questa volta, era un ordine. L’imperatrice esigeva una risposta.

“Nulla di importante, mia signora.” La sua delicata voce, era ridotta uno squittio spaventato. Avrebbe dovuto imparare a frenare quella sua linguaccia. Kurenai, la balia, si avvicinò, conciliante.

“Mia signora, Divina imperatrice, come chiamerete la principessina?” Sakura, sollevò lo sguardo sulla madre. Sapeva già la risposta.

“La neonata si chiamerà…” proclamò la donna ad alta voce. Hinata, concluse mentalmente la bambina da gli occhi di gatto. Eleganza. Un nome, decisamente appropriato.

 

 

 

Ee ja nai ka? E chi se ne importa?

 

 

 

Lo shogun sorrise. Era fiero di suoi due ragazzi. Sarebbero divenuti due uomini forti, due autentici samurai. Il maggiore, Itachi, gli avrebbe succeduto come Generale supremo del Giappone. Il minore, Sasuke, avrebbe sposato una principessa, acquistando così un prestigioso titolo. Era tutto pianificato. Allora perché quel senso di inquietudine l’attanagliava? Le parole di quella mocciosa, gli risuonavano in testa. Erano un maledetto campanello d’allarme. “la tua spada si macchierà del tuo stesso sangue, e la tua stirpe si estinguerà.” Se non fosse stata la figlia dell’imperatore, l’avrebbe fatta uccidere. Piccolo, insolente, sgorbio. Strinse il manico della katana.

“Bravo Saske!” La voce felice di Itachi, raggiunse le sue orecchie. Alzò lo sguardo. Il più piccolo dei suoi eredi, aveva portato a segno un colpo con l’arco. Era un peccato, che il più dotato fosse il minore. Sospirò, rilassandosi.

“Pein?” Il consigliere, si avvicinò veloce, il viso nascosto da un cappuccio.

“Cosa comanda, mio signore?” La voce milleflua, quasi adulatoria. E pensare che era così giovane. Così giovane, e già così importante. Il suo collo sarebbe finito presto su una picca. Era pronto da tempo a ucciderlo, così per ripicca, se non fosse stato il marito di sua figlia. La sua unica bambina, Konan, l’aveva sposato quell’autunno.

“Avvisate, Orochimaru, il precettore dei miei figli, che deve iniziare la lezione.” L’altro si inchinò. Un guizzo maligno balenò nei suoi occhi, quando incontrò lo sguardo dell’erede predestinato. Un brivido scosse Itachi. Paura, o eccitazione?. Lo shogun, tuttavia, non se ne accorse. Alzò lo sguardo verso il cielo, e osservò un fiore di ciliegio cadere ai piedi di Sasuke. Il bambino,non ci fece caso. Una leggera brezza scosse gli alberi, dal magnifico giardino della palazzo imperiale.  Sakura. Fiore di ciliegio. Il nome di quella dannata mocciosa. Abbassò lo sguardo. Un luccichio, attirò la sua attenzione. Si chinò, per raccogliere il misterioso oggetto. Fu un istante. Una goccia di sangue, rossa e perfetta, uscì dal suo dito. Un frammento di vetro. L’uomo si accigliò.

In quell’istante un messaggero, giunse alla corte di Edo.Il fiato corto, e le vesti da festa. Recava i sigilli imperiali.

“Quali novità?” Gli domandò, annoiata, una guardia, mentre prendeva il suo cavallo.

“Dovete farmi passare. L’imperatrice ha partorito. È una bambina, si chiama Hinata.”

E un uccello, volò elegantemente via da un ramo di ciliegio.

 

 

 

Ee ja nai Ka? E chi se ne importa?

 

 

 

“Kaachan! Che succede! Kaachan!” Un bambino, strillava, tentando di sovrastare l’urlo assordante della morte, che risuonava nel villaggio.  La donna, non tentò di zittirlo. Afferrò, velocemente, una Katana. Il manico di coccodrillo rivestito di stoffa rossa.  La porse al piccolo, che la fissò con gli enormi occhi blu spalancati. Poi si diresse verso lo scrittoio. Presto, presto, sussurrava. La fronte imperlata di sudore. Lo sguardo, però, restava calmo. Un cielo sereno. Solo i suoi gesti, scattanti e nervosi, tradivano la tragicità del momento. Recuperò dei soldi, qualche pettine di giada, un coltello dal manico intarsiato, un libro finemente lavorato. Tutti i tesori della casa. Li cacciò dentro un panno, che legò sulla schiena del bambino.

“Kaachan.” Si lamentò quello. Lei lo zittì, con un gesto imperioso.

“Silenzio sveglierai tua sorella.” Si diresse verso un fagotto, abbandonato su una sedia”Ecco, prendi Ino. Dovete scappare. Esci dalla porta sul retro, dirigiti verso il bosco. Percorri il sentiero che va a nord. Devi raggiungere la città di Edo. Una volta sulla via montana interna, chiedi indicazioni. Con il denaro che c’è nel sacco sulle tue spalle ti pagherai l’alloggio. Sono Ottanta due ri, fino a Edo. Lì chiedi del clan Uzumachi. Dovrebbero esserci dei parenti di tuo padre, ti adotteranno. In caso di necessità usa la katana per proteggerti. La sai usare no? Minato ti ha insegnato le tecniche basi. Ma ricorda, una volta uscito, non voltarti. Corri e basta. Proteggi tua sorella, sempre. Difendi il suo onore, e il tuo nome. Rendici fieri di te, piccolo mio.” Gli accarezzò il volto, dolcemente. Poi si alzò. Il bambino, si impresse negli occhi quella immagine. I capelli rossi, come il fuoco, lo sguardo sereno. Era bella la sua mamma. Era una samurai. Come suo padre. Come lui. Strinse tra le braccia sua sorella.  Non avrebbe pianto, se sarebbe stato coraggioso, forse il Buddha gli avrebbe permesso di rivederla. Di rivederli.

“Ora va, Naruto.” Ordinò fredda la madre. Lui si inchinò. La pensante arma, stretta in pugno. Si fermò solo un istante, sulla soglia della stanza. La guardò un ultima volta, poi sparì. Verso il bosco. Verso la vita. Verso la libertà. Ma dentro se stesso, giurò che quella era l’ultima volta che scappava. La donna sorrise. Il villaggio, era stato attaccato dai briganti. Suo marito era morto. Tutto era perduto. Fra pochi istanti, quegli uomini sarebbero entrati, e l’avrebbero violentata prima di ucciderla. No. Questo mai. Afferrò la naginata. Con una corda si legò i piedi, e in ginocchio, raggiunse la statua del Buddha. In esso, rivide il dolce sorriso di suo marito. E si tagliò la gola. Una morte onorevole.

 

 

 

Ee ja nai ka? E chi se ne importa?

 

 

 Allora, prima dio iniziare vi do alcune precisazioni. A scanso di equivoci con il termine Haha-ue, si indica “onorevole madre”, mentre Kaachan è la versione popolare, ovvero il nostro “mamma”. La naginata è la spada femminile, mentre la katana è quella maschile. La prima è più lunga, e più leggera. A kyoto e a Edo, sorgevano i due castelli. Il primo era la residenza dell’imperatore, capo politico, e spirituale, del paese, la corte di Kyoto era più spartana e più legata alle tradizioni. Quella di Edo, è la residenza dello shogun, capo militare del giappone, una sorta di generale supremo,era più sfarzosa e lussuosa dell’altra. Il modo in cui si è suicidata Kushina, la madre di Naruto, è il tipico suicidio delle samurai. Infatti in Giappone, combattevano anche le donne. Solo, però, quelle appartenente alle casate di samurai, e le residenti ai palazzi imperiali di Kyoto e Edo. Le prime per tradizione, le seconde poiché nel gineceo, zona esclusivamente femminile, era vietato l’ingresso agli uomini, quindi le donne dovevano essere in grado di difendere se stesse e l’imperatore, o lo shogun. Ho volutamente dato a Sakura il dono della preveggenza, per una serie di motivi che più avanti saranno ben chiari, e l’ho resa sorella di Hinata, anche questo secondo una logica. Anche Ino e Naruto fratelli, hanno una loro spiegazioni, che più avanti, da chi avrà il coraggio di seguirmi, sarà capita. Mi scuso se scrivo in maniera così criptica, ma vado di fretta. Mi rendo conto che potrei risultare, un po’ fredda e antipatica, ma in futuro, mi riscatterò. Promesso. Un grazie di cuore a che legge, e se magari commentate mi fate un favore. è la prima storia e gradirei un incoraggiamento…I PARING SONO: SAKU-SASU-HINA, NARU-SAKU, NARU-HINA(immancabile:::xd), TEM-SHIKA-INO, INO-KANKU(accennato), NEJI-TEN (accenni di saku-lee;hina-neji; konan-pein; kushina-minato; kurenai-asuma) PRESENTI ANCHE ACCENNI DI YURI E YAHOI…xd Se avete altri dubbi chiedete pure, mi sa che qui non sono stata molto chiara^-^ Sorry…un bacio a presto e grazie…Commentate…LadyG
  
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