Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    30/05/2015    3 recensioni
La banda giunge a Tokyo per rubare il Macaco d’oro bianco, un prezioso gioiello che serve come chiave per aprire un tesoro. Mentre Lupin si sente convinto di aver progettato bene il colpo e ci crede fermamente, Jigen fatica a stargli dietro, per via di una fase iniziale di cirrosi epatica, e una inaspettata quanto emozionante novità coinvolge Fujiko e Goemon. Ma il colpo si farà, anche se... Brano da ascoltare durante la lettura: "I ran" degli A Flock of Seagulls
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gli animali'
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Settembre 1982
 
Un viaggio d’affrontare, l’ennesimo, da un continente all’altro, da una sponda dell’oceano all’altra. Ma l’abitudine era più forte dell’idea stessa del viaggio, così come lo era il desiderio di mettere mano a un altro tesoro. Spostarsi da New York a Tokyo, come aveva fatto tante volte nella sua vita...per Daisuke Jigen era ormai una bazzecola, dopo aver viaggiato per tutto il mondo. Per il suo amico e socio Lupin, poi, prendere un aereo non era proprio nulla. Ma il ladro di origine francese era in totale fermento interiore, perché a Tokyo lo aspettava una missione che doveva portarlo dritto dritto a un tesoro di un valore inestimabile e, soprattutto, di magnifica bellezza. Stava perdendo il sonno, la fantasia e la salute, nel progettare il piano da attuare per il nuovo colpo. Jigen, invece, la salute l’aveva persa da un po’, dopo che il medico di fiducia, a New York, gli aveva diagnosticato una forma iniziale di cirrosi. Jigen sapeva che, nonostante avesse sempre retto bene l’alcool, ne beveva troppo,  gli faceva male ed era impossibile non ammalarsi. E poi, quelle maledette Pall Mall...ma i polmoni li aveva ancora a posto, anche se non ne era affatto sicuro, dato che sessanta sigarette al giorno non erano affatto una passeggiata. L’unico vizio che il medico gli aveva consigliato di seguire era quello di fare parecchio sesso, ma, destino beffardo, ne faceva meno di quanto volesse. “Ti tiene in forma e migliora la tua pressione sanguigna”, gli diceva, e Jigen però non smetteva di bere e fumare. Lupin, invece, ogni tanto vedeva una studentessa universitaria newyorkese, ma non si erano ancora messi insieme, dato che un ladro, per quanto affascinante, è pur sempre un ladro e una non si sarebbe mai iscritta ad una facoltà per mettersi con un delinquente recidivo. Goemon aveva appena completato l’addestramento e la sua bravura nella tecnica della spada aveva toccato la cima assoluta. Ne era soddisfattissimo, ovviamente, e aveva ufficializzato il suo legame con Fujiko, dopo anni di tira e molla. Quest’ultima, oltre a essere la fidanzata definitiva di Goemon, aveva compiuto nuovi furti eccellenti in solitaria e ricavato dei profitti piuttosto elevati, che le avevano permesso di acquistare un appartamento a Tokyo insieme al suo compagno, anche se non vi soggiornavano quanto volevano.
 
 
Finalmente atterrati all’aeroporto di Narita, non lontano da Tokyo, Lupin e Jigen erano pronti per raggiungere Fujiko e Goemon, che li avrebbero ospitati nel loro appartamento, nella zona di Kichijoji. Lupin era affamato e, non appena arrivò a Tokyo, si precipitò in un kombini, per comprarsi del cibo. Jigen, invece, si sentiva stanco. La sera prima di partire aveva avuto la febbre alta, che gli aveva annebbiato la vista. Aveva le sue medicine, non se ne distaccava, così come non trascurava la sua dieta, che doveva aiutarlo a mettersi in sesto. Erano poi arrivati nella dimora di Fujiko e Goemon e Lupin, curioso, non tralasciò di visitare ogni stanza, che presentavano diversi stili. La casa aveva un tocco moderno, con un ampio soggiorno dalle pareti con quadri di arte contemporanea e vistose piante d’arredamento. Vi era poi una finestra grande dalla quale si vedeva tutta la città, dato che l’appartamento si trovava in un palazzo molto alto. Si notava che lo stile dato alla casa era frutto della creatività di Fujiko, ma il tocco raffinato di Goemon si notava, eccome, specie nell’unica parte in stile tipico giapponese che l’appartamento presentava:una grande stanza con pareti scorrevoli, tatami e pochissimi mobili. A lui serviva per la meditazione e per esercitarsi e pulire la sua spada. Lupin, ammirando la bellezza di quella casa, si  accese una sigaretta, ma fu costretto a fumare alla finestra: in quella casa era proibito. Fujiko, da quando viveva stabilmente con il suo uomo, non aveva più toccato una sigaretta.
-Ma la moto la guidi ancora?- ironizzò Lupin e la donna annuì.
-Tranquillo, le canne ce le facciamo ancora, ma sempre affacciati alla finestra o sul balcone-
rispose poi.

Quando si fece notte, Lupin era nella sua stanza, al buio, non si era ancora addormentato e fissava un quadro sulla parete, che, con l’effetto della luce della luna che passava attraverso la finestra, sembrava ancora più particolare. Lo raggiunse Jigen, che si mise nel letto, che, essendo matrimoniale, faceva ridere i due uomini.
 
-Che faresti se mi riscoprissi gay?- disse Lupin, in tono scherzoso.
 
-Andrei a dormire sul divano!-
 
-Dai, vieni qui, bel barbuto, dammi un bacino!-
 
Risero.
 
-Certo che Fujiko è sempre più bella…Ha una luce particolare sul volto, si vede proprio che è felice…- affermò poi Lupin, serio.
 
-Non ti arrendi, eh?-
 
-Arrendermi di che? Sto dicendo che è bella, non che debba essere mia!-
 
Dopo queste parole spense la luce del comodino e si mise a dormire. O almeno ci provò.
 
La mattina successiva Lupin e Jigen si erano recati al tempio Sensoji per un sopralluogo. Non erano preoccupati che qualcuno potesse riconoscerli: avevano utilizzato uno dei loro soliti travestimenti, come sempre. Nel frattempo, Fujiko, che era uscita, rientrò a casa e, con fare discreto, come se non volesse dargli fastidio, bussò alla porta della stanza dove spesso Goemon amava ritirarsi. Lo trovò che era seduto con le gambe incrociate, mentre, con aria austera, puliva la sua fedele Zantetsuken. Ma appena lui vide Fujiko, il suo sguardo, da freddo e impassibile, si era addolcito. Succedeva così,  quando aveva quella donna davanti ai suoi occhi e ogni volta che la guardava arrossiva, come un ragazzino alle prime cotte. Ma anche per lei avveniva la stessa cosa.
E poi, da quando vivevano insieme, il loro legame si era trasformato in un idillio, che li vedeva sempre più innamorati l’uno dell’altra.
 
-Ciao, amore- disse Goemon, posando la spada –hai un’aria strana, è successo qualcosa?-
 
-Non so come dirtelo- rispose la donna, prendendolo per mano- Ma...vedi, ho deciso di fare degli accertamenti-
 
-Oh mio Dio, che cos’hai? Non ti senti bene?-
-Beh, ho continue nausee e... Sono due mesi che non sto avendo il ciclo. Non credo di essere malata, ma un’altra cosa...avrai capito che cosa voglia dire- Goemon non parlò, distolse lo sguardo dalla sua donna e lo rivolse davanti a sé, poi chiuse gli occhi -Se fosse davvero così? Che cosa dovrei fare?-
 
-Non devo dirtelo io...però...smettila di tremare, sembri terrorizzata... Quando vorresti farti visitare?-
 
-Domani, ho già prenotato da quel medico che conosco io, almeno non andrà a dire in giro chi io sia-
 
 
Trascorsero cinque giorni, Lupin e Jigen erano riusciti a fare una mappatura dei punti strategici per progettare una via di fuga efficace dal tempio Sensoji e passare inosservati per Asakusa.
Lupin aveva utilizzato sottilissimi fogli di carta, matite dalla punta fina e tanta pazienza, per fare un lavoro quasi da cartografo. Jigen era insofferente, voleva al più presto rubare quel tesoro e curarsi, perché, sebbene vivesse perennemente in uno stato alla soglia della depressione, aveva dei barlumi di vita e gli interessava avere per lo meno una salute decente. Lupin poteva contare anche su una sua vecchia conoscenza, Kengo Ichigusa, un anziano esperto dell’arte di scassinare senza lasciare alcun segno di effrazione. Lui aveva rubato diverse volte ad Asakusa e nessuno lo aveva mai scoperto. Era un ladruncolo, ma bravissimo e presto avrebbe avuto un suo ruolo nel furto. O, per lo meno, serviva la giusta consulenza per un lavoro perfetto.
 
 
Goemon era in camera da letto, si era assopito, sentendo una strana stanchezza su di sé. Senza dubbio era in apprensione per Fujiko, che si trovava dal medico. Sperava che lei non avesse problemi di salute e, l’idea che potesse essere incinta, da un lato lo elettrizzava, dall’altro lo confondeva. A un certo punto si addormentò, supino e con un braccio vicino al volto, come un bambino piccolo. Quando Fujiko rincasò, Lupin e Jigen guardavano la mappa in salotto e si accorsero a malapena del rientro della donna, che raggiunse subito Goemon, che ancora dormiva. Lo accarezzò sul viso e sui capelli, poi lo baciò sulle labbra, facendo attenzione a non svegliarlo, anche se, allo stesso tempo, desiderava che si destasse. L’uomo poi aprì gli occhi, Fujiko, che si stava cambiando gli abiti, non se ne accorse e, non appena notò di essere osservata, le prese quasi un colpo.
 
-Tu sai che cosa vorrei sapere, Fujiko-
 
-Sì... Sono alla nona settimana- rispose la donna, con tono remissivo e quasi preoccupata per come avrebbe potuto reagire il suo compagno, a cui invece sembrò brillare lo sguardo.
 
-Chissà come sarà successo...-
 
-Cos’è, credi alla cicogna?-
 
-Ahahahah...no, è che tu hai sempre preso la pillola...-
 
-Invece ti sbagli...ho fatto i calcoli e coincidono con quella volta in cui, a Parigi, siamo dovuti fuggire all’improvviso...mi ero proprio dimenticata di prenderla e per due giorni di seguito. Eravamo scappati via con poche cose-
 
-Ah...-
 
-Cosa dovrò fare? Insomma, con la vita che facciamo che razza di genitori potremmo essere? Mi ci vedi a cambiare pannolini, quando poi la cosa che so cambiare velocemente, oltre ai vestiti, sono i proiettili della mia pistola?-
 
-Stai pensando di abortire?-
 
-Non lo so...sono indecisa...tu che ne pensi?-
 
-Fai quello che ti senti...io non posso decidere per te...-
 
-Voglio tenerlo... È tuo...e tu sei l’unico uomo con cui potrei costruire qualcosa, sempre che tu lo voglia veramente-
 
-Ogni tua decisione per me è sacrosanta. Sei l’unica persona a cui faccio questa concessione, lo sai-
 
Si baciarono, come se avessero voglia l’uno dell'altra, ma furono distratti da un sonoro “Eureka!” di Lupin, che nel soggiorno era preso dalla preparazione del furto del Macaco D’Oro Bianco. Così lo raggiunsero e lui mostrò loro una pagina di un giornale quotidiano, che mostrava un’immagine del tempio Sensoji nella quale sembrava visibile un punto che, per il ladro, era l’ideale da cui scappare, dopo il colpo. Jigen si sentiva assonnato e faticava a tenere gli occhi aperti, mentre giocherellava con una penna.
 
-Il problema, però, sarebbe quello di fare un sopralluogo per individuare l’allarme-asserì Lupin –in modo che...ehi, Fujiko, Goemon, che cosa avete? Vi vedo un pochettino agitati...non vi piace il piano? Non è ancora completo, però-
 
-Beh, non saprei da dove iniziare...Goemon, glielo dici tu-
 
-Ehm...no, dai, fai tu, io...ecco...-
 
-È emozionato come un bambino alle giostre...allora ve lo dico io: Goemon e io avremo un figlio!-
 
Lupin rimase a fissare la donna come un ebete, mentre Jigen si calò il cappello sugli occhi-
 
Per un attimo regnò il silenzio assoluto, rotto poi da Lupin, che invitò tutti a festeggiare la notizia.
 
-Fujiko, prendi lo champagne, se lo avete, oppure il vino-
 
-Ma lo fai apposta?- disse Jigen – io non devo toccare alcolici!-
 
-E allora festeggiamo con l’aranciata! Ce n’è in questa casa? Eh?-
 
L’atteggiamento di Lupin era apparentemente festaiolo, ma dal suo volto emergeva una profonda delusione per la rivelazione di Fujiko.
 
 
Quando sopraggiunse la notte, Jigen raggiunse Lupin in camera, si spogliò e, rimasto in boxer, si guardò allo specchio accanto al quadro che l’amico amava fissare.
 
-Ma sì che sei bello- gli disse quello –anche se in salute non sei in forma hai sempre un buon fisico...aver smesso di sfumare e bere ti sta facendo bene, a quanto pare-
 
-Cazzate...ho una pessima cera-
 
-Dopo la delusione definitiva da parte di Fujiko, beh, forse veramente dovrei diventare gay-
 
-Ma piantala, neanche fosse l’ultima donna sulla Terra...-
 
-Hai ragione, ma quanti anni ho sprecato credendo che potesse cambiare idea su di me, dopo tutto quello che ho fatto per lei?-
 
Lupin aveva gli occhi luci, tratteneva a stento le lacrime-
 
-Beh, noi siamo tre e non poteva scegliere tutti e tre, anche se ho sempre pensato che alla fine non avrebbe scelto nessuno. Ma mi sbagliavo-
 
-Tre? E tu che c’entri? La ami, forse?-
 
-Senti, non è un discorso sull’amare o meno... È una cosa diversa, che non ti so spiegare...lei è tanti anni che è con noi, siamo stati a letto insieme diverse volte, lo sai,poi d’un tratto ha concretizzato quello che per noi era un dubbio nutrito dalla speranza che, alla fine, lasciasse perdere Goemon e invece ci ha fatto pure un figlio... Sì, Lupin, lo ammetto, la mia attrazione per lei alla fine mi ha fatto sempre desiderare che provasse qualcosa per me. Pazienza, dai...almeno io non ho nessun pianto da soffocare, provo a passarci su-
 
-E così in questi anni ho avuto un rivale in amore e non lo sapevo...o forse sì. Beh, ora faccio la nanna, notte notte!-
 
 
  
Lupin fumava una sigaretta sul balcone e osservava il panorama pulsante di vita di Tokyo, dall’altezza di quel palazzo si poteva scorgere una buona fetta di città, un groviglio di case, strade, automobili e mezzi pubblici. Ogni elemento era parte della frenesia della florida economia che stava vivendo il Giappone degli anni Ottanta. E il ladro non poté fare a meno di pensare che forse a Fujiko e Goemon, inglobati dal momento gioioso che stavano vivendo proprio all’interno di quella frenesia, del colpo non importava chissà quanto. Aveva questa impressione, smentita dall’avvicinarsi di Jigen, che gli disse che Fujiko e Goemon, usciti a far shopping a Shibuya, stavano cercando il materiale giusto per il travestimento. “Sì, ma le cose sono cambiate lo stesso...”, pensò tra sé e sé, con un’amarezza che ancora di più lo convinse che rubare il Macaco D’Oro Bianco era l’unica cosa che, insieme alla fedeltà di Jigen, probabilmente gli era rimasta da fare.
 
Appena tornata, Fujiko spiegò come sarebbe avvenuto il travestimento suo e di Goemon, davanti a Lupin e Jigen, che l’ascoltavano attentamente e osservavano le sue movenze, che avevano un che di sensuale e, allo stesso tempo, dolce.
 
-È così bella...- sospirò Lupin, dopo che lei raggiunse Goemon, che meditava nella stanza apposita-è proprio vero che le donne che stanno per diventare madri sono ancora più belle...Vero, Jigen?-
 
-Può darsi, ma Fujiko sarà una stronza anche da madre-
 
-Insomma, tu l’hai presa proprio male?-
 
-E tu no, eh? Voler brindare con l’aranciata… basta a parlare di lei...a me interessa solo il Macaco...e soprattutto il tesoro! Magari potrei curarmi in una clinica prestigiosa, sono ancora un uomo giovane e mi interesserebbe vivere, se non altro per cambiare io mio destino:senza alcool né sigarette dovrei per forza diventare un altro uomo-
 
-E seguire i consigli del tuo medico: scopa di più!-
 
-Ah, lascia perdere, non è periodo-
 
-Hai le mestruazioni? Ahahahahahaha!-
 
La loro conversazione fu interrotta dal suono del campanello. Fujiko corse ad aprire e si trovò davanti l’ispettore Zenigata.
 
-Buonasera, è qui che si nascondono due bei piccioncini, che danno ospitalità a un ladro scimmiesco e al suo socio con uno spazzolone del water al posto della barba?-
 
-Zaza, che piacere!- esclamò Lupin –Benvenuto in casa Ishikawa-Mine! Lo sai che diventeremo zii?-
 
-Che diavolo stai dicendo, ladruncolo?-
 
-Sì sì, la bella Fujiko è in dolce attesa-
 
-Ok, però  io non sono un ostetrico, sono qui per arrestarvi! Ma non lo farò se mi direte del vostro colpo sul Macaco D’Oro bianco. Ordini dall’alto…beh, non sto qui a spiegarvi-
 
-E tu che ne sai che vorremmo rubarlo? Sempre gli ordini dall’alto?-
 
-Non sono un cretino e l’ho intuito fin dall’inizio.  Ma questa volta non la passerete liscia...consideratevi fortunati per il fatto che io stia ignorando di aver scoperto dove vi siete nascosti e vi stia facendo un favore, ma il Macaco D’Oro Bianco non lo ruberete, lo giuro sulla mia vita e su quella di mia figlia-
 
-Capisco che tu voglia morire, Paparino, ma non pensavo fossi così crudele da volere anche la morte di tua figlia-
 
Zenigata si era presentato con l’intento preciso di far capire che rubare il Macaco D’Oro Bianco non sarebbe stato un gioco da ragazzi, eppure Lupin non era intimidito, nonostante l’atteggiamento dell’ispettore fosse piuttosto minaccioso. Aveva chiuso un occhio, come suo solito, ma aveva di sicuro i suoi buoni motivi. Il ladro ne aveva altri e la sfida, quindi, era già aperta. Jigen si mostrava preoccupato, anche se era intenzionato a giocarsi tutto, anche la sua vita, in quel periodo più in bilico del solito.

Quando si fece notte, Goemon si era ritirato in camera, non amando addormentarsi tardi, cosa che, quando avveniva, lo rendeva irritabile per quasi tutto il giorno successivo. Ma lui non prendeva sonno se prima non leggeva un libro, amava la lettura, era il suo toccasana per un ottimo sonno, insieme, ovviamente a Fujiko, che, comunque, veniva al primo posto, decisamente prima della lettura. Da quando era entrata in maniera ufficiale nella sua vita, riusciva a sentirsi ancora meglio, nonostante gli insegnamenti nel tempo ricevuti gli avessero messo in testa che le donne e i piaceri carnali fossero motivo di distrazione dal raggiungimento di quella illuminazione interiore da inseguire a tutti i costi. E anche quella notte, Goemon, aspettava la sua Fujiko, la sua unica e vera illuminazione che, appena giunta in camera, si mise a parlare del colpo, anche se per poco tempo e svogliatamente, mentre si spogliava. Poi si avvicinò allo specchio e si sfiorò, facendo scendere la sua mano sul ventre.
 
-Chissà come diventerò quando il mio fisico inizierà a cambiare...-disse lei, mentre Goemon la fissava.
 
-Sarai meravigliosa, come sempre. Stavo invece pensando a un’altra cosa: a chi vorresti che assomigliasse? Vorrei che fosse femmina e somigliasse a te-
 
-O maschio ed essere bello come te-
 
-O come te-
 
-Oppure femmina e somigliare a te o maschio e somigliare a me-
 
-Il buon compromesso sarebbe che somigliasse a entrambi-
 
-A me va bene tutto, Ishikawa-san- disse infine Fujiko, mettendosi a letto. Goemon la fissava senza dire più una parola.
 
A luci spente, poi, con il riflesso della luce lunare, che timidamente si affacciava nella stanza, i due, nel letto, si sfioravano appena, col desiderio, però, di amarsi. Non si concedevano eccezioni e, anche quella notte, come tutte le altre, divennero un solo corpo. Fujiko andò poi a farsi una doccia, Goemon si assopì, con la luce del comodino accesa.
 
-Quando dormi sei stupendo- si sentì dire dalla voce suadente di Fujiko, che poi lo baciò vicino all’orecchio. La camera da letto tornò a essere cullata dal buio notturno e i due stavano per addormentarsi.
 
-Fujiko?-
 
-Hhmmm?-
 
-Dormi?-
 
-Quasi... Perché?-
 
-Perché...devo...ecco...voglio farti una richiesta importante e vorrei che aspettassi un attimo a dormire-
 
-Ok, tesoro-
 
-Fujiko Mine...Ascoltami...Ti ricordi quando, tanti anni fa, ti dissi che avevo scoperto la verità su di te? Ti avevo detto: “....la verità è che tu sei la mia fidanzata”? *-
 
-Certo...la dichiarazione d’amore più incredibile mai ricevuta in vita mia. Avevo pensato davvero che fossi matto, lo sai-
 
-Esatto...ora ho scoperto un’altra verità: che tu sei mia moglie-
 
-Eh? Ma che...-
 
-Fujiko Mine...vuoi sposarmi?-
 
Fujiko per un istante esitò, ma poi gli rispose di sì, commossa:era riuscito a sorprenderla ancora una volta.
 
-Caro Goemon Ishikawa...non me lo stai chiedendo perché sono incinta, giusto?-
 
-No, è una cosa che volevo chiederti fin dal primo momento in cui ti ho vista. Ci ho messo troppo tempo, vero?-
 
Non era semplice spiazzare Fujiko, ma Goemon era l’unico che sapeva davvero farlo.
 
 

La Kaminarimon si ergeva imponente ad Asakusa. Lupin e Jigen, vestiti da tassisti in risciò per turisti, tipici di quella zona, giravano intorno per far in modo di spostarsi a prendere delle misure.
 
-Ho calcolato che al lato destro è semplice passare-sostenne Lupin-così, una volta al tempio Sensoji, ruberemo il macaco e fuggiremo confondendoci tra la gente del parco giochi Hanayashiki-
 
-Sono disorientato- rispose Jigen, scettico –tu hai architettato tutto in base al caos della folla? No, fammi capire:ti senti così sicuro di te con un piano da dilettante...ti sei bevuto il cervello?-
 
-Mi sottovaluti, carino?A parte che il colpo avverrà al buio e non è detto che sia tanta folla. Ho calcolato tutto-
 
-No, ma tu questo furto hai intenzione di mandarlo in pappa per colpa di Fujiko!-
 
-Fujiko? E che c’entra?-
 
-C’entra eccome: non stai più capendo un accidente, dopo le sue rivelazioni-
 
-Allora ho ragione a dire che mi stai sottovalutando: se è per questo ho scoperto che lei e Goemon stanno anche organizzando il loro matrimonio. E come puoi ben vedere sono in perfetta forma e interessato solo al furto-
 
-Stai davvero a pezzi, amico mio- mormorò Jigen tra sé e sé.
 
 
Il pistolero non si sentiva bene e aveva terminato le sue medicine e, di ritorno dal sopralluogo, l’ennesimo,  si sdraiò sul letto, fissando il soffitto. “Chissá se guarirò”, si domandò, poi si girò verso il comodino, osservando il pacchetto di Pall Mall che portava con sé senza aprirlo, da quando aveva smesso faticosamente di fumare. Lo guardava con bramosia, ma non si azzardava a prenderlo in mano. Aveva smesso da tre mesi e non voleva saperne di fumare. Ma a volte il pensiero sovrastava la sua volontà e metteva in serio pericolo il giuramento che aveva fatto a se stesso, ossia quello che le sigarette non doveva nemmeno guardarle. Doveva concentrarsi sul colpo, ma troppi pensieri lo sovrastavano, primo fra tutti la sua salute.
 
Lupin era uscito da solo, si era chiuso in un locale di musica jazz e ci era rimasto per tutta la serata, anche dopo il concerto della Yuji Ohno Band, che lui aveva gradito molto, tra un cocktail e un altro, tra una sigaretta e un gin. “A Jigen sarebbe piaciuto, questo concerto”, pensò tra sé e sé. Ad un certo punto gli si avvicinò una donna giovane, elegante e bionda. Si presentò: si chiamava Jessica ed era australiana. Che ci faceva a Tokyo?
 
-Il più noto e antico mestiere del mondo- gli disse quella.
Lupin sorrise e la guardò in modo malizioso.
 
-È un grande piacere parlare con te, signorina...bella, bionda, procace...siete tutte così, voi australiane?-
 
-Non lo so...ma se tutti i ladri fossero accattivanti come te, Arsene Lupin III…-
 
-Come fai a conoscermi?-
 
-Perché hai un viso che non passa inosservato-
 
-Il tuo modo di voler ingannare le persone è il più antico del mondo, ma con me non caschi: chi ti manda? Lo immagino già il tuo piano, cherie...abbordarmi, portarmi a letto, spruzzarmi del narcotico, cercare informazioni o portarmi dai tuoi capi, giusto?-
 
-Che? Io sono davvero una prostituta...lo vedi quello? È il mio magnaccia...io sto nella zona di Kabukicho, da quando mio marito mi ha lasciata sul lastrico faccio la vita solo per gente raffinata...tipo te. Non mi manda nessuno-
 
-Ok, voglio crederti, ma: 1) non ho soldi 2) non sono in vena...ho mille pensieri per la testa e quando sto così ho zero erezioni-
 
-Cosa c’è che non va? Il tuo prossimo furto? O la tua donna ti ha piantato?-
 
-Entrambe le cose...comunque non è mai stata la mia donna, anche se l’amo ancora-
 
-Dimmi un po’...si è messa con un tuo amico e sta per sposarsi con lui?-
 
-Oh, ma chi cacchio sei, la CIA? Però non hai ancora indovinato una cosa-
 
-Uhm, quale?-
 
-Prova!-
 
-Non lo so...lui è il tuo migliore amico?-
 
-No… allora non sei della CIA, per fortuna. Non hai indovinato che è incinta, la cosa più importante della faccenda e per la quale mi sento un cretino-
 
-E perché sentirti così? Perché l’inquilino dentro di lei non è tuo? Che romanticone...sono solo dettagli...ho pure io un figlio, ma ora single. Ho un pargolo tendente al biondo con stupidi occhi a mandorla, come quell’idiota che avevo sposato. Non credo che mettere al mondo una creatura ti leghi a un uomo per sempre-
 
-No, loro si sono sempre amati...Sai che mi sei simpatica? Se abbordi i clienti qui tornerò apposta...ma solo per salutarti-
 
Furono queste le ultime parole di Lupin, prima di pagare il conto ed andarsene.
 
 
 
Il riso non era più buono, ma era una specie di ammasso difficile da dividere con le bacchette. Jigen stava pranzando in un ristorante in stile giapponese tradizionale e faticava ad usare le bacchette. Quando si trovava in Giappone amava mangiare in maniera tipica, per dimenticare il pessimo cibo a cui era abituato negli Stati Uniti. E poi doveva stare leggero, per non affaticare il suo fegato. Ma la mattina del colpo, mentre aspettava Lupin ad Asakusa per un altro sopralluogo, stavano passando troppi minuti e quel riso in scodella faceva davvero schifo. Oppure era lui a non riuscire a gustarselo. Era disorientato, nei suoi pensieri e, forse, mangiare non aveva così importanza, per lui. Desiderava sempre fumare, ma, aspirare il fumo di una Pall Mall era solo un miraggio: assuefatto alla nicotina, faticava a far a meno di quest’ultima. Era più forte di lui. Resistette ancora. Pensava a Fujiko (e al suo legame con Goemon), al suo stato interessante e a come lui non avesse mai provato lo stesso sentimento ossessionato di Lupin, anche se da quella donna era fortemente attratto. Lo  era sempre stato, da quando lei, per ingannarlo, lo aveva baciato come poche altre donne avevano saputo fare. Era stato a letto con lei, qualche volta; solitamente accadeva dopo che avevano avuto una discussione piuttosto pesante. Ogni litigata funzionava da preliminare: si dichiaravano odio, ma poi, invece di far la guerra, facevano l’amore, intensamente e fino alla fine delle loro forze e non importava mai dove e se qualcuno potesse vederli. Accadeva, perché era la loro attrazione a volerlo a tutti i costi. Quella Fujiko, così irriverente, forte, indipendente, volitiva e con il voler essere solo di se stessa, tutti elementi che a Jigen facevano l’effetto di una calamita e che, poi, erano svaniti con il frutto del legame che quella donna aveva deciso di rendere saldo con l’uomo che meno sembrava compatibile con lei. E invece lo era, eccome, ma il pistolero non sapeva ammetterlo. Non voleva riconoscere che, in fondo, Fujiko aveva da sempre scelto quel tipo così apparente algido, ma, dentro di sé, pieno di mille sfaccettature, che la sua compagna era riuscita a cogliere nella loro totalità, tanto da aver accettato di sposarlo e di dargli un figlio.“No, Daisuke, che potresti dare tu ad una donna? Pochi spicci, un corpo pieno di cicatrici di pallottole e per giunta un fegato che non funziona bene?” Pensava lui e gli veniva in mente Goemon, che gli sembrava senza difetti, armonico e perfetto come un dio greco.
 
 
 
-Dici che sarà giusto?- domandò Goemon a Fujiko, mentre, dopo aver indossato bermuda di jeans e un’ampia maglia bianca, si era tirato i capelli indietro col gel e messo un paio di occhiali da sole a specchio.
 
-Intendi dire il tuo look? Lo definirei pericolosissimo: mi sta venendo voglia di saltarti addosso-
 
-Non mi pare il momento ideale: stiamo per andare a compiere un furto...comunque mi riferivo alla tua condizione e...-
 
-…guarda che non sono handicappata, eh? Fidati di me!-
 
Fujiko cercò di rassicurare Goemon abbracciandolo da dietro e passandogli una mano sotto la maglia, per accarezzare il suo fisico perfetto.
 
Jigen era sempre più nervoso, si mise a mangiare bastoncini di liquirizia e sentiva su di sé qualcosa che lo opprimeva, come se gli togliesse il respiro. Per non destare sospetti, teneva l’inseparabile cappello calato quasi completamente sul volto, lasciando scoperte sole le sue labbra perfette, che avevano incantato tantissime donne, nel suo passato avventuroso.  Era in procinto di entrare in azione, nel tempio Sensoji: il Macaco d’oro bianco era pronto per farsi rubare.
 
Doveva farsi sera, la banda avrebbe agito al buio e Zenigata lo sapeva, per questo si era introdotto nel tempio, con degli agenti in borghese, per non destare sospetti, altrimenti la presenza della gente nei dintorni avrebbe creato una situazione di caos.
Contemporaneamente, un gruppo di uomini si era introdotto nel tempio, affermando di essere altri agenti. Zenigata non era convinto della vera identità di questi presunti poliziotti, ma non credeva che potessero essere Lupin e soci. “Lupin e i suoi compagni non adottano più metodi così dozzinali per entrare nel posto in cui ruberanno”, pensò l’ispettore, fingendo di credere a quegli uomini.
Poco dopo Lupin era già lì, dopo essersi intrufolato e non riconosciuto per via del travestimento. Jigen era di guardia e Fujiko e Goemon, che dal pomeriggio passeggiavano per mano per Asakusa, come se fossero dei turisti, erano giunti al tempio quando il sole era tramontato. Quando arrivò il buio, la banda entrò in azione. Lupin era riuscito, calandosi dall’alto con una corda, a disattivare l’allarme e Goemon aveva tagliato il sigillo che proteggeva il Macaco D’oro Bianco, che Fujiko rubò in un battibaleno, protetta da Jigen. I quattro si diedero subito alla fuga, quel colpo era stato un gioco da ragazzi, ma non avevano fatto i conti con lo strano gruppo di agenti di polizia, che non erano tali, e Zenigata ebbe conferma dei suoi sospetti quando li vide agire.
 
-Non sparate!- urlò l’Ispettore – dobbiamo prenderli vivi!-
 
Ma quelli non volevano saperne di prendere ordini e continuarono a sparare, colpendo Fujiko, che cadde a terra. Anche Jigen venne ferito, mentre Goemon, nell’intervenire per soccorrere la sua donna, si fece male a una spalla. Lupin recuperò il Macaco, ma si sentì colpire al volto e perse i sensi.
 
I quattro erano in ospedale e della refurtiva non vi era traccia. La polizia era con loro, compreso Zenigata.
 
-Jigen non ha ancora ripreso conoscenza-disse l’ispettore a Lupin, che teneva premuta sul naso una borsa del ghiaccio –ma non è in pericolo di vita-
 
-Purtroppo non è un buon periodo per lui- rispose poi il ladro, che poi vide avvicinarsi Goemon con una spalla fasciata. Cercava Fujiko, ma non riusciva a trovare la stanza in cui era ricoverata. Sapeva che era stata ferita a un fianco, ma fortunatamente senza essere grave. I due uomini cercarono di avere ulteriori notizie sulla salute di Jigen, senza avere novità. Trovarono Fujiko, che era sveglia e li riconobbe, anche se si sentiva molto debole.
 
-Ragazzi...come state, voi? Io uno schifo...va beh...-
 
-Io in mezzo al casino della fuga dal tempio mi sono beccato un pugno sul naso non so da chi- rispose Lupin, sorridendo.
 
-Io ho una spalla slogata, ma non è niente- affermò invece Goemon, che poi si avvicinò a Fujiko e le prese una mano, baciandogliela.
 
Lupin salutò i due, sentendosi di troppo, e uscì dalla stanza.
 
-Il bambino, Goemon...l’ho perso...ti chiedo scusa- disse Fujiko, piangendo.
 
-E di cosa dovresti scusarti? Amore mio...devi solo pensare a guarire, ora. Io sto bene, non mi sono fatto niente-
 
-Ma...tu vuoi ancora...vuoi ancora sposarmi?-
 
-Appena staremo meglio andremo a scegliere i vestiti oppure prima il luogo dove sposarci. Che ne pensi? Perché io non vedo l’ora di...-
 
-...Goemon...anche io! Ti amo-
 
-Anch...-
 
-Ehm, scusate...- Zenigata li interruppe. Era con Lupin e lo teneva ammanettato –siete in questo ospedale, tutti un po’ malconci e non mi ci vorrebbe nulla a sbattervi in galera...tuttavia, il vostro furto, suo malgrado, ha smascherato qualcosa di ben più grande:il Macaco D’Oro Bianco era un falso e dentro nascondeva cocaina. I colpevoli, ossia coloro che vi hanno colpiti, hanno confessato subito. E vi dirò di più: l’originale non esiste, il tesoro in Hokkaido non si apre certo con una finta statuetta che somiglia quasi al nostro Lupin...era tutta una copertura,  dietro c’è un giro di narcotraffico che farà tremare gente di una certa importanza...non so se vi siete resi conto del luogo in cui tutto questo è avvenuto...-
 
-Io non capisco...- disse Fujiko.
 
-Nascondere droga in un posto così non avrebbe destato sospetti. Stiamo indagando e scopriremo la verità- continuò Zenigata, che poi tolse le manette dai polsi di Lupin- Ancora una volta quattro ladruncoli presuntuosi dovranno passarla liscia, perché mi hanno involontariamente aiutato a smascherare una potente organizzazione: siete liberi, brutti bastardi. Rimettetevi in forma, così, la prossima volta che vi vedrò, vi sbatterò in galera.
 
-Paparino-intervenne Lupin-ci hai fatto un discorso da poliziotto astuto...la droga, il macaco, le indagini, ma la tua frase finale mi ha dovuto far ricredere sulla tua intelligenza: l’hai sparata grossa anche questa volta-
 
-Credi di poterla scampare per sempre?-
 
-Sei tu che lo hai detto, non io-
 
Lupin, poi, uscì sul cortile dell’ospedale e, accendendosi una sigaretta, si sedette su una panchina.
“Sono un co…one” pensò, dopo il primo tiro di sigaretta.

*succede veramante, nell'episodio 13 de "La donna chiamata Fujiko Mine", nel quale Goemon rivela definitivamente il suo amore per Fujiko.
 
(C) 2015 by Fujikofran
 
 Nota dell'autrice: ci ho messo diversi mesi a tirare su questa fanfiction, ma impegni vari e un lutto particolare e particolarmente doloroso (il mio gattino di sette mesi, deceduto nel giro di poco tempo per una fip secca) mi hanno impedito di scrivere. Ma ora sono tornata alla carica, forse e spero più di prima. Francesca
 
 https://www.youtube.com/watch?v=iIpfWORQWhU
   
 
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