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Autore: LadySissi    30/05/2015    1 recensioni
Raccolta di racconti ispirati ai testi delle canzoni della cantautrice americana Taylor Swift. Storie che indagano le relazioni, l'amore, i cambiamenti, le scelte...e tutto ciò che può riservare la vita.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ho cinque anni, sta diventando freddo, ho addosso il mio cappotto

Ti sento ridere, ti guardo che sorridi, e corro, e corro

oltre al campo di zucche ed al trattore che va,

e guarda, ora il cielo è d'oro,

abbraccio le tue gambe e mi addormento mentre torniamo a casa

 

Da piccola, era una bambina testarda e curiosa. Tutto del mondo la sorprendeva e la affascinava. Questo comportava che la maggior parte delle volte fosse di buonumore, e pronta a conoscere quel che c'era fuori di casa. In questo, uno dei suoi più grandi alleati era suo padre. Infatti lei, specie quando non era proprio più piccolissima e cominciava ad avere un po' di volontà propria, adorava trascorrere le ore in giardino o nell'orto con lui. Il sabato pomeriggio perfetto, per lei, iniziava sempre con una capatina al negozio di fiori e semi poco distante da casa, dove papà si divertiva a lasciarle scegliere i colori. Inutile dire che spesso finivano per essere in disaccordo: lei avrebbe riempito tutto di bianco, rosa e colori pastello, papà voleva dei colori più accesi e vivaci. Almeno sui semi non c'era nulla da contestare, visto che erano delle bustine già pronte in variante unica.

Poi, una volta tornati a casa, entrambi si cambiavano e, con stivali di gomma e vecchi vestiti, si mettevano in cortile a piantare i fiori appena scelti. A lei piaceva comporre i grossi vasi, facendo delle prove per vedere quali colori si accostassero meglio tra loro. Un po' meno le piaceva sporcarsi le mani, cercare di smuovere la terra dura con la paletta e, nelle giornate più gelide, fare scorta di acqua fredda per irrigare i fiori. Ma non c'era alcun problema, perché spesso era papà a svolgere i compiti che per lei erano più sgraditi. L'acquisto di primule e viole, fatto ogni anno tra febbraio e marzo, era uno dei suoi appuntamenti preferiti, ed annunciava l'arrivo della primavera. Poi, più avanti, verso maggio, c'era la scelta dei più allegri e colorati fiori estivi. Ormai aveva imparato tutto sulle piante, o quasi.

In estate invece, sempre con papà, si dedicava all'orto, ed agli alberi da frutto nel giardino sul retro. Spesso, insieme a lui, le capitava di cogliere le prugne, le albicocche e poi, più in là nella stagione, i fichi e l'uva.

Molte volte papà dava a lei il compito di raccogliere i pomodori, che erano una pianta abbastanza bassa perché lei ci potesse arrivare.

Si divertiva molto, anzi, era uno dei suoi passatempi preferiti...dopo la lettura, ovviamente. Spesso suo fratello Simone si aggregava a loro, ma, come papà, sceglieva di fare i lavori più “manuali”, lasciando a lei campo libero su come “organizzare” il giardino.

E nelle giornate d'estate, quando il sole iniziava a cambiare colore ed il cielo sembrava d'oro, e lei e papà risalivano dall'orto con dei grandissimi cesti pieni di frutta e verdura, e la mamma preparava marmellate, verdure alla griglia, sughi, pesto ed altre prelibatezze, sembrava quasi che ci fosse qualcosa da festeggiare.

Lei andava a letto insieme a Simone, stanca e felice, convintissima di stare trascorrendo delle giornate splendide.

 

Ora ho tredici anni e non so perché i miei amici devono essere così cattivi

e torno a casa, tu mi abbracci stretta, e prendi le chiavi

e guidiamo, e guidiamo, finché non troviamo una città abbastanza lontana

e parliamo ed andiamo per negozi

finché non ricordo più neanche i loro nomi

 

L'inizio dell'adolescenza, per alcuni versi, era stato difficile. Nel giro di pochi mesi era stata catapultata dalle medie al liceo, e, dopo i primi mesi di sicurezza, non era più sicura che il cambio fosse stato in meglio. Certo, alle medie era in una classe piena di ragazzi, le ragazze erano pochissime ed in qualche modo costrette a spalleggiarsi tra loro, e più di una volta aveva pianto perché i maschi più bulletti l'avevano trattata in modo rude oppure perché, con la confusione che poteva fare una classe quasi maschile, era stata negata loro la gita dell'ultimo anno.

Quando si era iscritta al liceo classico, ed aveva notato che finalmente, dopo ben otto anni, le ragazze erano in maggioranza, si era sentita meglio.

Solo che poi era stato peggio, molto peggio.

Lei era abituata da ormai troppo tempo a stare in mezzo ai ragazzi, e continuava a comportarsi come aveva fatto prima, ma si rendeva conto di trovarsi in tutt'altro ambiente. I confronti diretti e le belle litigate con tanto di cazzotti che era solita fare insieme ai ragazzi non servivano più. L'ambiente sembrava, all'apparenza, più tranquillo, ma c'era una cattiveria ed una rivalità strisciante tra le sue compagne, che lei non sapeva gestire, né, spesso, neanche riconoscere. Molte volte si ritrovava a riflettere su alcune frasi che sul momento le erano sembrate innocenti, ma che erano delle vere e proprie bombe a mano ben celate.

Ed il problema più grande era che, durante le scuole medie, nessuno dei ragazzi, se non occasionalmente ed in modo ironico e leggero, aveva mai messo in discussione il suo modo di vivere, vestire, comportarsi con la famiglia, e così lei aveva finito per sentirsi piuttosto sicura delle sue scelte, cosa che la esponeva alle critiche ed ai patetici tentativi di demolizione delle altre. Solo che lei, allora, non lo capiva.

Probabilmente non sapeva come avrebbe fatto senza la comprensione di sua madre. Mamma aveva tentato per mesi, anzi, per anni di spiegarle che si trattava solo di invidia nei suoi confronti, ma lei non aveva troppa autostima di se stessa, e non capiva perché avrebbero dovuto invidiare proprio lei. E non capiva che l'unica caratteristica che irritava veramente le altre era il fatto che lei, seppur piena dei dubbi delle quattordicenni, ragionasse con la sua testa e non si lasciasse influenzare dai pareri altrui. Così tornava a casa e finiva per litigare con mamma perché non capiva che cosa ci fosse in lei che non andava e perché le altre ragazze fossero così piene di rabbia e tristezza, mentre lei aveva solo voglia di divertirsi come faceva con le sue compagne delle medie.

Quando mamma aveva perso le speranze di farla ragionare, spesso finiva per trascinarla in paese, oppure in qualche centro commerciale. Lì entrambe giravano per negozi, provavano vestiti, finché lei non trovava qualcosa che le piaceva. Era in quei momenti che iniziava a sentirsi meglio, e sentiva riaffiorare le sue sicurezze: ok, aveva quattordici anni, non sapeva ancora bene che fare della sua vita, però, checché ne dicessero le altre, aveva scelto la scuola che le piaceva, aveva uno sport e degli interessi, aveva ancora le sue amiche delle medie e riusciva a prendere decisioni e ad organizzarsi bene. E, dettaglio essenziale, era vestita molto meglio della maggior parte di loro.

Con un nuovo sorriso, tornava a casa. E mamma se ne stava in silenzio, soddisfatta, perché la sua tecnica funzionava sempre.

 

ho un bravissimo papà, la sua forza mi fa più forte

e grazie al cielo ho il mio fratellino, dentro e fuori è meglio di me

sono cresciuta in una bella casa, ed ho avuto lo spazio per correre

ed ho avuto i miei giorni migliori con voi

 

Anche quando era stata arrabbiata con i suoi genitori ed aveva desiderato andarsene a vivere da sola, era sempre riuscita a capire che, pure nelle incomprensioni, entrambi avevano agito in buona fede e per il suo bene.

Era cresciuta, e, che lo avesse voluto o no, aveva finito per ereditare molte caratteristiche, alcune da mamma ed altre da papà.

Non era stato sempre facile accettare i loro difetti (nei quali spesso poi lei si ritrovava), né tantomeno staccarsi da loro e provare a fare scelte diverse, ma, a ventritré anni, vedeva con chiarezza tutto il bene che le avevano fatto.

Suo padre l'aveva spinta fin da piccola ad avere più coraggio, ad autoaffermarsi con maggiore consapevolezza, ad andare oltre le regole del gruppo. Lei era rimasta più volte interdetta di fronte a questi consigli, ma capiva anche che la maggiore sicurezza che aveva avuto durante l'adolescenza le era derivata da lui. Era vero, papà a volte aveva tentato di crescerla “come un maschio”, ma adesso lei era felice che lui l'avesse fatto. La sua maggior vicinanza al mondo maschile l'aveva aiutata molte volte a reagire con decisione ed a non chiudersi come molte sue compagne avevano fatto.

Quanto a sua madre, le aveva insegnato l'importanza della disponibilità, della generosità, dell'allegria. Era merito suo se non si era mai persa in invidie ed in rivalità, se aveva imparato a riconoscere questi sentimenti ed a distaccarsene, per poi prendere un'altra strada.

Infine, un ruolo fondamentale era stato rivestito da suo fratello Simone. Da piccola, si era più volte chiesta come sarebbe stato avere una sorella invece di un fratello, ma ora, col senno di poi, non avrebbe cambiato Simone con nessun altro al mondo. Aveva imparato che, per molti versi, niente era meglio di una testa maschile ed una femminile costrette a convivere ed a crescere insieme. Lei e Simone avevano condiviso esperienze uguali ma diverse allo stesso tempo: per entrambi le amicizie, lo sport, la scuola, il confronto con la famiglia. Sempre in modo diverso, sempre confrontandosi tra di loro. Essendo maschio e femmina, era venuta a mancare quella componente competitiva che di solito c'era tra fratelli dello stesso sesso. In compenso, lei aveva provato una certa gelosia quando, essendo giunto Simone alla pubertà, delle ragazzine avevano iniziato a girargli intorno; ma era stata una fase di breve durata.

In realtà, spesso lei pensava che Simone, per tanti versi, fosse migliore di lei, fosse più sicuro, più maturo, anche se lei era la maggiore. Questo non era certo, forse era più una sua idea che una verità; vero era, però, che entrambi avevano bisogno del sostegno e dell'affetto dell'altro.

Non le era mancato niente, era cresciuta felice, in una bella villetta con un bel giardino, dove aveva potuto correre e giocare.

Era per quello che, a volte, si sentiva colta da un'improvvisa sindrome da Peter Pan: aveva passato i suoi giorni migliori con la famiglia, e sperava che ce ne sarebbero stati altri ancora.

 

Ora so perché gli alberi cambiano in autunno

So che eravate dalla mia parte anche quando sbagliavo

e vi voglio bene per avermi dato i vostri occhi

stando dietro, e guardandomi risplendere, e non so se lo sapete

ma sto cogliendo la mia occasione per dirvi

che oggi ho avuto il mio miglior giorno con voi

 

Aveva appena compiuto ventitré anni, e la giornata del suo compleanno era stata splendida. Aveva partecipato alla laurea di una sua amica, avevano fatto un aperitivo insieme, c'era stato un bel regalo anche per il suo compleanno, aveva fatto shopping lì a Milano con un'altra amica, poi, verso sera, era venuta ancora un'altra amica a portarle un pensiero ed a mangiare la torta con lei.

Era stato bello vedere che, alla fine della cena, la sua famiglia le aveva dato un pacchetto con un regalo. Nonostante il tempo trascorso, era sempre parte di qualcosa di importante.

Non era più la bambina che piantava viole e petunie in giardino, né la ragazzina che doveva affrontare le difficoltà del liceo. Tuttavia, aveva ancora bisogno di loro, e loro di lei. Sarebbero rimasti l'uno a fianco dell'altra, anche quando si sarebbero materialmente allontanati, perché c'erano sempre stati, anche quando lei aveva sbagliato e non aveva seguito i loro consigli di proposito o per dispetto.

Tutti i giorni che sarebbe riuscita a trascorrere, in qualche modo, con loro, sarebbero stati, in un certo senso, i migliori.

NOTA AUTORE: ringrazio davvero di cuore chi legge e chi recensisce! Per quanto riguarda la storia, in questo capitolo parliamo di... famiglia! La scelta di "The best day" come canzone di accompagnamento mi è parsa la più naturale.
Anche il prossimo capitolo riguarderà questo tema, anche se tratterà una diversa questione. Come sempre, invito i "lettori silenziosi" a farsi sentire ed a dirmi cosa pensano della storia :-)
Buona lettura ed a presto!!
  
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