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Autore: Capretta_stilosa    06/01/2009    2 recensioni
Romeo e Giulietta: Una storia una legenda una tragedia. E invece se.. "Addio, Giulietta.." -Bastardo- Commentate anche solo x dire che fa pena =)
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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3 capitolo Era tutto così diverso, così terribilmente inquetante. Il prato verdeggiante che circondava la mia casa sembrava scomparso,
al suo posto, un grigio pietra aveva invaso il mio splendido giardino.
Tutto così spento, persino il cielo era diverso. Non più azzurro,ma grigio.
Gli uccelli erano silenziosi, il loro canto era una melodia stupenda ma anche questo era scomparso.
"Non ti aspettavi questo paesaggio, vero?" una voce dolce dietro di me, come se sapesse perfettamente come mi stessi sentendo vedendo tutto questo.
Mi girai ma non ce n'era bisogno, sapevo benissimo chi fosse.
Martina, la mia nipotina preferita.
Una bimba intelligentissima e molto astuta. Era l'unica a capire al volo le mie emozioni, i miei comportamenti, otre a lui naturalmente.
"Cos'è successo?" chiesi.
"Non lo so di preciso, ma la mamma ha detto che a causa dei conflitti tra Montecchi e Capuleti,
i giardinieri e gli altri dipendenti ora fanno da guardia al castello, trascurando i fiori e i giardini."
Aveva gli occhi spenti, non sapevo cosa dire, la rabbia e la frustazione mi toglievano le parole.
Una lacrima scese sul suo viso e una fitta al cuore mi travolse.
Mi guardava, il suo sguardo triste mi faceva sentire terribilmente in colpa,
noi avevamo alimentato l'odio tra le due famiglie e ora tutti ne pagavano le conseguenze.
Egoista,egoista,egoista. Entrambi egoisti.
Ma ora cosa si poteva fare per rimediare a tutto ciò? Mi rifiutai di pensarlo. Me lo proibivo.
Sarà come se non fosse successo niente le sue parole erano state chiare, perchè pensare a qualcosa che non esisteva più?
Io con Paride e lui con Rosalina. Ognuno per la sua strada.
Martina mi abbracciò "Prima o poi tutto si risolverà per il meglio" la rassicurai.
"Lo spero" mi rispose triste mentre raggiungeva la madre che la stava chiamando.
Guardai l'orologio, le quattro e un quarto, era meglio mettersi in cammino, era inverno e quindi verso
le cinque si sarerbbe già fatto scuro in cielo e non mi andava di girare per le strade di Verona al buio.
Salii in sella al cavallo e partii verso casa di Charlotte.
Gli alberi ai miei lati scomparivano velocemente a causa della velocità eccessiva con cui galoppavo,
erano spenti e non curati, i colori accesi e caldi che hanno sempre dominato i campi e il paesaggio di Verona,
erano scomparsi, al loro posto c'era solo e sempre grigio.
Grigio. Che razza di colore è il grigio? Non ispira nè gioia, nè speranza, nè calore, nè freddo. Niente di niente.
Vuoto e spento. Come del resto mi sentivo io.
Vuota e spenta.
  
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