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Autore: milla4    31/05/2015    1 recensioni
E se Hansel e Gretel non fossero i due bambini spauriti, persi nel bosco che tutti conosciamo? E se invece fossero due ragazzi soli, ma uniti dalla tragedia per sopravvivere ad un mondo pieno di squali?
Storia partecipante al contest "Di immagini e trame" indetto da gnarly sul forum di Efp
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sentì solo delle parole sconnesse e lontane, era riuscita a comprendere “signorina Carpe”. Margaret li avevi costretti ad andare ognuno nelle proprie stanze, chiudendoli poi a chiave. Quelle briciole di parole le aveva rubate attaccandosi con l’ orecchio alla porta.
Sarebbero tornati lì ma questa volta era diverso, potevano fuggire, ce l’avevano fatta… un gorgoglìo la riportò alla realtà: non aveva cenato e il suo stomaco cominciò a protestare.
 Non potendo fare altro, si sdraio nel suo letto.
 
Sapeva che Adam stava pensando le stesse cose, lo sentiva dentro sé ed era confortante non essere soli. Non erano stati sconfitti, solo momentaneamente fatti prigionieri. Serena per quel futuro ormai non più così grigio si addormentò.
 
Era l’alba quando Natalia la svegliò, le aveva portato la colazione a letto, ma era triste , con fatica riusciva a trattenere le lacrime apparse in quei suoi grandi occhi color del mare – Signorina Adelfa, questo è un addio… Io… Io non lavorerò più per la sua famiglia-  Deva era esterrefatta, mai le aveva portato la colazione fin su un camera ma soprattutto, mai avevano avuto quel genere di confidenza- Cos’è successo?- Chiese.
La donna non riuscì più a trattenersi e si lasciò andare in un pianto- La sign…la strega mi ha cacciato! Ha detto che spreca troppi soldi per il mio stipendio e che non ha più bisogno di me.-
Deva non riusciva a capire cos’avesse portato Margaret a fare ciò: in fondo Natalia era stata lei stessa a portarla in casa, l’aveva servita con dedizione senza mai lamentarsi delle parole non molto gentili che la padrona spesso le rivolgeva, senza mai chiedere un giorno di ferie…
-Ma se ha lei in mano la società, come può non avere i soldi per mantenerti…- sussurrò quella frase, non era sua intenzione farla uscire fuori dalla sua bocca, ma ormai il danno era fatto. Natalia felice di poter sparlare del suo ormai ex datore di lavoro, prese quello di Deva come un invito a parlare – In realtà non ha un soldo in banca, ha speso tutto per acquistare la casa e il resto, ma non è brava come Suo padre nel dirigerla, ora rischia seriamente di perdere tutto- un sorriso a trentadue denti le spuntò sulla faccia, la sua vendetta era compiuta. –Bene, puoi andare Natalia e… grazie- Deva le sorrise a sua volta e vide la donna uscire dalla stanza con passo soddisfatto.
Doveva dirlo ad Adam ma quando? E come?
 Si alzò dal letto e si vestì con i pochi abiti che aveva lasciato prima di partire poi, scese le scale di gran fretta incontrò proprio la persona che mai avrebbe voluto rivedere: la signorina Carpe era lì.
- Adelfa cara, vedo che i timori di Margaret non erano infondati, sei davvero un problema- si rivolse alla ragazza inviandole delle occhiate truci, poi come se nulla fosse cambiò radicalmente espressione, rivolgendosi alla matrigna – Non si preoccupi, sistemeremo tutto noi-  Deva si ritrovò delle mani che di peso la trascinarono fino alla macchina scassata del collegio. Fu costretta a salire, ma non vide Adam.
Si guardò intorno come un animale in gabbia ma nulla, non c’era.
La signorina Carpe le si sedette accanto nella parte anteriore della macchina; Deva non potè trattenersi dall’osservare il suo cadente viso tondo, i suoi occhi color della pioggia, grigi e freddi, come il posto dove viveva, alla fine le aveva assorbito l’anima
 
Non ci volle molto tempo, ormai conosceva la strada e non le sembrava più così lunga. La fecero scendere e datele i suoi bagagli, la spinsero nel bosco. Era terrorizzata, dov’era Adam? Cosa gli aveva fatto quella megera? Ogni tanto si fermava per guardarsi attorno ma subito una mano la spingeva in avanti per costringerla a continuare.
Molte spinte dopo davanti alla porta del collegio  –Ora tu andrai direttamente in camera, non farai nessuna sosta, Greta si assicurerà che non incontri nessuno- la voce della signorina Carpe era imperiosa – No, io non andrò da nessuna parte senza Adam, io…- Non poté controbattere: Greta, la donna incaricata, l’aveva presa per un braccio e la stava trascinando su per l’enorme scalinata he portava al suo dormitorio, poi la spinse dentro chiudendola, per la seconda volta in due giorni, dentro una stanza.
 
 
 
Letti, oltre cento letti a castello ammucchiati in una minuscola stanza, Deva lo aveva capito fin da subito che quel posto non le sarebbe mai piaciuto ma certo non si aspettava dei topi che, indisturbati, camminavano sopra i letti o –Oddio!- non poteva crederci: dei vasi da notte… quindi l’acqua corrente non c’era in quel posto?
 
Non voleva sdraiarsi in quel letto che le era stato assegnato, non dopo aver sentito l’odore immondo provenire da sotto di esso. Rimase in piedi sola, in pensiero per quel suo fratello a cui non aveva potuto nemmeno dire addio.
 
- Toc…Toc… Toc…-  strani rumori provenivano dalla finestra - Toc…Toc… Toc…-  Non voleva avvicinarsi, forse era un topo o uno scarafaggio o ..il suono persisteva così, preso coraggio, si avvicinò e lo vide: Adam era lì sotto, non sapeva come avese fatto ma era riuscito a scappare.
Le fece dei gesti e subito lei capì cosa intendesse dirle: Vieni via… ma come se le finestre erano sbarrate! Delle stupide grate le impedivano di ricongiungersi con l’unica persona che le rimaneva al mondo!
 
Le indicò la finestra sull’angolo destro della camera e capì: la grata era stata divelta e mai nessuno l’aveva aggiustata. Non si fece pregare, uscì dalla finestra e con salto raggiunse Adam, non era così alto dopotutto.
 
Un abbraccio lungo quanto una vita, un abbraccio dai mille sapori, colori, parole. Durò poco, non potevano permettersi il lusso di farsi scoprire.
-Dov’eri? Come hai fatto? –  -Shhh- le fece lui, non era il momento di parlare quello.
 
Acquattatisi per terra raggiunsero nuovamente il sentiero nel bosco – Mi hanno riportato ieri era, volevo urlare per avvisarti, ma avevo paura per te…  non puoi capire, una notte d’inferno! Il cibo è scarso e l’igiene…semplicemente non c’è- spiegava di fetta, erano più di dodici ore che non parlava con qualcuno e la cosa lo stava uccidendo - ..poi, stasera vidi un buco nella sorveglianza: poco prima che finissero le lezioni una delle guardie, Greta mi pare si chiami, l’ho vista molto… presa da Stuart, il mio aguzzino personale, ecco… così sono riuscito a scappare- Le posò le mani sulle spalle- Mi sei mancata-
- Su, su sentimentalone dobbiamo andare- Deva era imbarazzata, il loto affetto non era mai stato espresso a parole prima d’ora, non era abituata - C’è un problema, prima di entrare né sentiero mi hanno svuotato le tasche, sono riuscito solo a gettare dei pezzi di pane ma non so se sono rimasti-  -Proviamo! – Deva avrebbe provato di tutto pur di scappare.
 
All’inizio fu semplice, la strada era tracciata, dopo un centinaio di metri, però la cosa si fece più complicata, del pane non c’era traccia così furono costretti ad arrangiarsi.
Seguirono il loro istinto, ma evidentemente non era così affinato come credevano perché si ritrovarono davanti una casa e non una strada.
Erano stanchi e affamati, non si erano fermati mai in quella lunga notte, troppa era la paura di essere presi.
- D- dove siamo?- già da alcune ore era Deva ad aver preso il comando, il fratello a malapena si reggeva in piedi, non poteva certo guidarli fuori di lì- C’è un casa, avviniamoci-
   
 
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