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Autore: mamma Kellina    31/05/2015    11 recensioni
Primi anni del Novecento. Il mondo sta cambiando, ma le contraddizioni nate dal vecchio che stenta a morire e dal nuovo che fatica a nascere sono sempre più evidenti. Angela e Fabrizio sono figli del loro tempo dal quale sono pesantemente condizionati: timida e repressa da una rigida educazione lei, libero e insofferente alle costrizioni lui. Sono incompatibili e la loro unione sembra destinata a fallire. Eppure, nonostante le influenze del mondo esterno e i loro stessi errori, alla fine le loro anime si riconosceranno e sarà vero amore. Però non sarà facile perché:
… chi si conosce tanto a fondo da sapere chi è in realtà? Siamo tutti così. Però, anche se sembriamo solo alberi sbattuti dal vento, nel profondo le nostre radici stanno cercando a tentoni la strada nella terra per diventare più robuste e permetterci di resistere alle intemperie della vita …
Sullo sfondo di Napoli, Acireale, Firenze, Parigi, attraverso tanti personaggi, tutti di fantasia, ma che si muovono in un contesto storico ricostruito con grande cura sia per quanto riguarda avvenimenti realmente accaduti che personalità veramente esistite, un viaggio indietro nel tempo ricco di passione, di tradimenti, di gioia e di dolore, che spero possa essere appassionante ed avvincente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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L’atmosfera della cattedrale di Notre Dame con l’odore dell’incenso e la luce che filtrava attraverso i rosoni diede ad Angela un po’ di conforto. Seduti nei primi banchi in attesa che cominciasse la Messa, gli amici si scambiavano qualche parola a bassa voce commentando le meraviglie architettoniche di quello stupendo tempio della cristianità. Lei invece si isolò come a volersi raccogliere in preghiera. Era l’unico modo per rimanere un po’ da sola con i suoi pensieri che continuavano a vagare febbrili da una cosa all’altra senza riuscire a concentrarsi neanche quando la funzione sacra ebbe inizio.
Si era cacciata in una terribile situazione dalla quale sarebbe potuta uscire solo ascoltando il consiglio di Jeanne di non continuare la relazione con Vittorio. Pure dopo averle raccontato di Fabrizio e del dolore provato per il suo comportamento, l’altra aveva confermato quella opinione.
- Anche se un uomo ti ha fatto soffrire non vedo come potresti trovare consolazione tra le braccia di chi non ami. Aspetta almeno di innamorarti di nuovo – le aveva suggerito.
- No, io non potrò più amare nessun altro.
- Ma se l’ami ancora, perché hai rinunciato a lui?
- Perché per ben due volte mi sono vista con i suoi occhi e ti assicuro, non sono io la donna che lui può amare.
- Che sciocchezza! Come fai a vederti con gli occhi di un altro? Che ne sai dei suoi veri sentimenti? È  stata la tua stessa insicurezza a farti paura. Devi imparare a dirti: “ecco, io sono così e sono una donna degna di amore e di ammirazione. Se gli altri mi vogliono, mi prenderanno per quella che sono, altrimenti vuol dire che sono loro a non essere  degni di me”. Soltanto quando starai bene con te stessa potrai star bene con gli altri. Questo vale soprattutto per Fabrizio. Sei stata tu ad allontanarti da lui per ben due volte. Come vedi la colpa è tua, non sua.
Se avesse potuto rimanere ancora a parlare con lei avrebbe confutato quelle opinioni. Che colpa ne aveva se Fabrizio l’aveva sposata per il suo denaro, se l’aveva tradita con la cugina, se si era messo con un’altra donna e aveva pensato di lasciarla? No, lei era del tutto innocente.
Nello stesso istante in cui formulava quel pensiero, gli occhi le caddero su Vittorio seduto accanto a lei.  Una pena immensa le strinse il cuore. Innocente? Chi poteva mai dirsi innocente! Lo era stata forse lei che non aveva esitato a peccare con tanta leggerezza? 
Per forza d’abitudine  si inginocchiò al suono del campanello con cui il chierichetto scandiva il momento solenne dell’Elevazione. Con il volto nascosto tra le mani provò a pregare, ma il cuore e la mente erano pieni di confusione. Lei, che solo fino a pochi anni prima conosceva solo la serenità e la pace di un chiostro, aveva imparato a mentire, si era data per desiderio a un uomo che non poteva più chiamare marito e per dispetto a un altro che non lo era mai stato. Avrebbe voluto tornare a essere la semplice e pura ragazza di una volta, ma non lo era più, oramai era sull’orlo di un abisso che stava per inghiottirla e non aveva nessun appiglio a cui aggrapparsi per non precipitare.  Forse avrebbe dovuto accettare l’amore di Vittorio e riparare al suo errore sposandolo non appena possibile. In fondo avere un marito, una casa e soprattutto dei figli era stato sempre il suo unico desiderio e lui le stava offrendo l’opportunità di condurre la vita tranquilla e rispettabile che era sempre stata la sua più grande aspirazione. Però qualcosa le si ribellava dentro a questa ipotesi. In realtà avrebbe sempre continuato a pensare a Fabrizio come al suo unico, vero marito. Era lui che aveva scelto davanti a Dio e se adesso era finita, sarebbe stato suo dovere rinunciare per sempre all’amore piuttosto che lasciarsi andare con chi era certa di non amare. Non si sarebbe mai aspettata di poter fare del male a qualcuno e, se lo avesse lasciato, avrebbe spezzato il cuore a Vittorio dopo averlo così crudelmente illuso. Eppure non se la sentiva più di tornare in Sicilia. Aveva una tremenda nostalgia di Maria, dei bambini e di tutti gli altri, persino di Rosso, di Luna e della sua casa, ma oramai niente e nessuno avrebbe potuto ridarle quella serenità che poco tempo prima l’aveva aiutata a guarire. Come avrebbe potuto continuare a vivere nello stesso paese a pochi passi da Vittorio se avesse seguito l’impulso che la spingeva ad abbandonarlo? E come avrebbe potuto togliersi dal cuore Fabrizio se in quel luogo ogni cosa oramai la riportava a lui, persino la spiaggia solitaria dove aveva vissuto un’ora indimenticabile tra le sue braccia?
- Signore aiutami, aiutami! – invocò con tutto il cuore.
Ma nessun angelo venne ad indicarle la strada da seguire e si sentì sola più che mai.
 
 
Vittorio aveva osservato Angela durante tutta la funzione e l’aveva vista piangere. Ben lontano dal sospettare i veri motivi di quella tristezza, l’aveva attribuita al proprio atteggiamento troppo rigido che doveva averla spaventata. Non doveva più comportarsi così, doveva trattarla con delicatezza fino a quando avrebbe potuto legarla a sé ufficialmente. Allora avrebbe avuto tutto il tempo di imporle i contegni che desiderava tenesse, per ora era meglio continuare a consentirle i divertimenti e la vita spensierata e nasconderle il proprio disappunto.
Così, quando Bruno gli disse che madame Fougez li aveva invitati ad andare con lei a un ricevimento in casa di un nobile russo, fu contento di accettare. Anche Clara ne fu lieta perché si era portata un elegante abito da sera e ci teneva a indossarlo. Per lei una festa nell’alta società parigina era l’ideale per avere qualcosa  da raccontare al ritorno a casa alle sue conoscenze per farle morire d’invidia. Angela invece pensò soltanto che avrebbe potuto rivedere Jeanne. In cuor suo fu lieta di aver mentito perché se Vittorio avesse saputo che la causa della sua fuga mattutina era stata proprio lei, di certo non le avrebbe permesso di incontrarla ancora.
 
Quando nel pomeriggio la cameriera del Ritz bussò alla porta per portarle il vestito da sera che era stato stirato, la giovane contessa si decise a  chiederle di mandarle  un coiffeur perché le acconciasse i capelli. Di solito si pettinava da sola con molta semplicità, ma aveva un abito che richiedeva una pettinatura fatta ad arte. Lo avevano trovato in un baule in soffitta, forse era appartenuto alla zia o a nonna Elvira. Era di un prezioso pizzo ecru e le sapienti mani di Lucia lo avevano rammodernato e reso una  stupenda toletta. Angela non lo aveva mai indossato prima perché lo riteneva troppo sontuoso. Se l’era portato a Parigi solo per le insistenze di Maria, ritenendo che fosse un ingombro inutile perché non l’avrebbe mai messo. Quella sera però era l’occasione giusta.
La festa si teneva a casa del principe Michail Sergeevic Vasilchikiov, situata nei pressi dell’Arco di Trionfo. Già il compito valletto in livrea che li accompagnò al guardaroba prima di introdurli nel salone, diede loro un’idea del livello di eleganza e di ricchezza dell’ambiente. Comunque l’aspetto dei quattro italiani non sfigurava: i due giovanotti, con i baffetti ben curati e gli eleganti smoking, facevano la loro bella figura e anche Clara era molto carina con un vestito nero ornato di paillettes luccicanti. Ma quella che lasciò tutti ammirati quando si tolse il mantello fu sicuramente Angela: il vestito di pizzo le stava un vero incanto. Aveva  le braccia nude coperte da lunghi guanti e una larga fascia di raso azzurro che le sottolineava la vita strettissima. Dal raffinato pizzo del corpetto, molto scollato,  l’attaccatura  del seno e le spalle risaltavano nella loro levigatezza ambrata, mentre i capelli erano acconciati in un’elegante pettinatura completata da preziosi fermagli di brillanti che ne illuminavano il nero. Vittorio rimase incantato a guardarla, ma altrettanto fecero i numerosi uomini che ne seguirono l’ingresso nell’ampio salone al braccio di lui. Per la prima volta in vita sua, la ragazza si sentì addosso gli sguardi di ammirazione dell’altro sesso e anche questo le fece provare una confusa sensazione: da un lato le dava uno strano ed  eccitante piacere,  dall’altro se ne vergognava e avrebbe voluto fuggire  in quel momento stesso.
Jeanne si avvicinò salutando tutti con cordialità. Prese sottobraccio Angela con un gesto di grande simpatia, ma per fortuna davanti a Vittorio riprese  a darle del voi.
- Siete incantevole, contessa. – le disse -  Finalmente vi vedo con una toletta degna della vostra  bellezza e del vostro rango e non con un vestitino che potrebbe indossare una qualsiasi maestrina di provincia.
- Davvero madame? Avete sempre giudicato il mio abbigliamento tanto modesto?
- Ebbene sì, mia cara, devo confessarlo. Il modo come vi vestite non vi fa certo onore.
- Bene, io sono fatta così, mi piace la semplicità. Vuol dire che chi vuole apprezzarmi nonostante questo lo farà lo stesso, altrimenti non sarà alla mia altezza  e io non mi curerò di lui o di lei!  
Le aveva risposto con malizia, ripetendo apposta le parole che Jeanne le aveva detto quel mattino stesso, per mostrarle di averne apprezzato la lezione.
- Touché! – rispose la donna ridendo – Bene, così si fa!
- No, non è vero, scherzavo. So benissimo di non essere mai stata brava ad abbigliarmi. Addirittura una volta vestivo sempre e solo di nero finché un gentiluomo non  mi convinse a indossare abiti chiari e una signora, un po’ meno gentildonna in verità, non mi definì “una cornacchia”!
- Era tutta invidia, ritengo.
- Macché, aveva ragione: all’epoca ero davvero brutta.
- Adesso invece siete bellissima e lo sareste ancora di più se imparaste a valorizzare la vostra bellezza così come avete fatto stasera.
- Ve l’ho detto, non sono brava, avrei bisogno dei consigli di una persona raffinata come voi.
- E allora? Dov’è il problema? Di consigli posso darvene quanti ne volete. Il denaro no, purtroppo, quello dovete mettercelo voi.
- Oh anche questo non è un problema, ne ho a sufficienza. Allora è deciso, mi accompagnerete a fare acquisti.
Vittorio, che aveva sentito la loro conversazione, intervenne preoccupato perché quella donna continuava a non piacergli e temeva potesse approfittarsi della ricchezza di Angela.
- Purtroppo non ce ne sarà il tempo, mia cara. Lo sai, domani sera dobbiamo ripartire.
- Così presto! – si rammaricò Jeanne.
- Sì, madame, dobbiamo far ritorno a casa per Natale. La vacanza è finita e io devo tornare al mio lavoro.
Alla signora non sfuggì l’ombra di tristezza sul viso della giovane. Sempre tenendola sottobraccio, ma rivolgendosi anche a  tutti gli altri, li invitò:
- Venite, vi presento il padrone di casa. Il principe Michail Sergheijevich Vasilchikiov è di antica nobiltà ed è intimo dello zar Nicola II.     
- Accipicchia! – esclamò Clara, sempre molto sensibile ai gradi nobiliari che le sembravano sinonimo di grande importanza.
Quando, chiamato da Jeanne, Michail si girò verso di loro per fare conoscenza, ne rimase addirittura folgorata. Non era giovanissimo, doveva avere più di quarant’anni, ma il suo aspetto era gradevole. Aveva  la fronte assai alta e spaziosa, magnetici occhi chiari che brillavano come il ghiaccio, il viso sbarbato e la bocca carnosa e ben disegnata. Alto e snello, la sua possente figura denotava l’eleganza oltre che le sue chiare origini aristocratiche. Con grande affabilità si rivolse agli ospiti, inchinandosi agli uomini e baciando la mano alle signore.
- Mia cara madame Fougez – disse – avevate simili gioielli nel vostro scrigno e li tenevate così accuratamente nascosti?
Aveva mostrato di riferirsi ad entrambe le ragazze, ma i suoi occhi erano fissi su Angela. A sua volta quest’ultima non poté trattenersi dall’arrossire più che altro perché aveva sempre pensato che Fabrizio fosse l’uomo più bello della terra. Anche se il principe non arrivava a eguagliarne la bellezza, comunque ci andava molto vicino. Fece un inchino aggraziatissimo e poi incominciò a parlare con l’attraente nobiluomo il quale  pareva non aver occhi che per lei. Più e più volte nel corso della serata la invitò a ballare e ogni volta la ragazza, volteggiando  tra le sue braccia nel sontuoso salone sulle note dei walzer di Strauss, ebbe la sensazione di star vivendo un sogno o che magari un brutto sogno fossero state le pene del mattino.
Vittorio la guardava adirato e commentava insieme alla sorella e all’amico.
- Ecco, ho capito cosa fa madame Fougez: deve essere la mezzana di quel nobilastro corrotto, gli procura le giovani donne per il suo spasso e ora ha messo gli occhi sulla mia Angela. Ma adesso vado lì, la prendo e la porto via.
I due cercavano invano di calmarlo, dicendogli  che era solo una festa e le sue supposizioni erano dettate dalla gelosia. Il giovane innamorato però non sentiva ragioni e stava rovinando la serata anche agli altri. Appena la contessa, in compagnia di Jeanne, si avvicinò al loro gruppetto, l’afferrò per un braccio e glielo strinse fino a farle male.
- Smettila di fare la poco di buono - le intimò con la voce bassa ma molto adirata - Anche se c’è qualcuno che ti ha scambiato per tale, tu adesso vieni via con me. Domani ripartiremo, ma quando saremo a casa dobbiamo ritornare su  questo tuo modo di comportarti che non mi piace affatto.
In qualsiasi altro momento della sua vita Angela si sarebbe sentita mortificata da un  simile rimprovero, ma non quella sera. Sentì un moto di ribellione crescerle dentro e la voglia di allontanarsi da Vittorio e da tutto ciò che lui rappresentava divenne un impulso irrefrenabile. La situazione di assoluta prigionia che il suo pretendente pareva volerle  preparare le apparve un’orribile prospettiva.
- Lasciami! - gli intimò – Io non sono tenuta a dar conto a te del mio comportamento e poi, sappilo, ho deciso di rimanere qui a Parigi per passare il Natale. Dopo andrò a Montecarlo. Il principe Vasilchikiov mi ha appena chiesto di essere sua ospite insieme a madame Fougez e ho intenzione di accettare.
Vittorio, rosso in volto e fuori di sé dalla rabbia, riuscì a stento a mantenere ancora basso il tono della voce.
- No, assolutamente no, tu domani torni con noi in Sicilia.
- E chi sei tu per comandarmi? Forse mio marito o mio fratello? Io sono una donna libera e non ho nessun obbligo nei tuoi confronti.
- E quello che c’è stato tra noi non conta niente, sciagurata? Sei già pronta a darti a quel nobilastro a cui ti ha presentata questa ruffiana?
- Basta, giovanotto, adesso state davvero oltrepassando ogni misura! Vi prego di smetterla o sarò costretta a chiedere al valletto di cacciarvi fuori – gli disse a questo punto Jeanne, calma ma determinata.
Bruno riuscì a stento a placare l’impeto dell’amico mentre Clara gli diceva, velenosa:
- Ecco, così finalmente avrai capito di chi ti sei andato ad infatuare. Non te lo dicevamo noi che questa qui è una mezza pazza? Lo sa solo lei cosa fa quando se ne va in giro mezza nuda e da sola tutto il giorno. Chissà quanti  poveri gonzi come te  sono già caduti nella sua rete.  Poi, visto che è già  abituata alla compagnia di una donna dal passato infamante, è   normale che adesso cerchi la compagnia di un’altra così.
Angela fu molto stupita da quella affermazione perché proprio non riusciva ad immaginare come Clara fosse a conoscenza di certe cose. Era troppo arrabbiata per non reagire.
- Se è a Maria che ti riferisci, ti assicuro che non sei neanche degna di baciare la terra sulla quale cammina. Comunque fai bene a  mostrarti per ciò che sei e a smettere di fingerti mia amica  – l’apostrofò con tono sprezzante.
Intanto madame Fougez le teneva il braccio per esprimerle la propria solidarietà  contro accuse così ingiuste, senza contare  le offese rivolte a lei stessa.
- Amica? Io non voglio avere niente a che fare con una come te e spero solo che mio fratello si convinca a fare altrettanto. Ti ho sempre trovata irritante lo sai?
- Davvero? E allora perché fingevi? No, non rispondere, te lo dico io perché: perché sei un’ ipocrita e avida piccola borghese, volgare e limitata. Tu e quelli come te  siete davvero i classici sepolcri imbiancati che dietro la facciata pulita e rispettabile, nascondono  la putredine e  vedono il male in tutto solo perché è l’unica cosa che  sanno concepire.
Angela tremava dall’agitazione. Aveva parlato con una rabbia e un odio che non avrebbe mai pensato di poter nutrire, ma lo sdegno provato verso quel mondo che fino a poco tempo prima l’aveva così condizionata era  troppo forte per poterselo tenere dentro.
La loro discussione concitata non era sfuggita agli altri ospiti né al padrone di casa. Quest’ultimo si avvicinò e,  con i suoi modi raffinati, chiese rivolto a Jeanne, ma guardando i giovani:
- Qualcosa non va, mia cara?
- Niente, Michail. I miei amici stavano discutendo sulla loro partenza di domani. C’è qualche problema organizzativo però, perché la contessa del Cassano non andrà con loro, verrà a stare da me sin da stasera.
- Tu verrai con me, invece – intimò Vittorio ad Angela.         
Non si era ancora arreso a quanto stava accadendo.
Pure questa volta, con un ardire inusitato, la ragazza non cedette.
- No! - gli disse secca, lo sguardo deciso dritto negli occhi di lui.
Bruno sperava che quell’incresciosa scenata avesse presto fine e quei due potessero affrontare con più calma la questione in privato.     
- Ma c’è la tua roba in albergo. Perlomeno vieni a riprenderla! – intervenne.       Fortunatamente la Fougez ebbe la prontezza di minimizzare la cosa.     
- Non c’è nessun problema per questo. Domani il principe sarà tanto cortese da farci accompagnare all’Hotel Ritz dal suo chauffeur e così provvederemo a ritirare i bagagli e a saldare il conto della contessa. Andate pure tranquilli, miei cari, e buon viaggio a voi.
Il nobile confermò la sua disponibilità e Bruno e Clara, messi alle strette e desiderosi di non dare scandalo, riuscirono a trascinare via Vittorio, rimasto quasi inebetito dalla pena.
Quella fu l’ultima volta che Angela vide i fratelli Orsini.  Tirò un sospiro di sollievo nel guardarli allontanarsi. Purtroppo non sapeva ancora che la loro malevolenza l’avrebbe molto perseguitata in seguito.
Michail intanto era restato accanto a loro e guardava la ragazza con un sorrisino tra l’ironico e il divertito perché la vedeva ancora molto agitata. Prese le due donne sottobraccio e le condusse al buffet dove offrì loro una coppa di champagne.
- Mi dispiace, mi dispiace tanto – mormorò la ragazza, assai mortificata.
- Di cosa ti preoccupi – la rassicurò l’amica – non è certo la prima volta che devo affrontare la maldicenza. Non è così, amico mio?
Il principe sollevò le sopracciglia in un gesto di comica  rassegnazione verso le umane cattiverie.
- Allora avete deciso di accettare il mio invito a Montecarlo? - chiese alla giovane.
- Sì.
- Benissimo, anche se in verità non so se siete stata spinta a farlo più dalla voglia di essere mia ospite o da quella di scappare dai vostri amici – osservò.        
Aveva inteso solo scherzare eppure Angela si sentì molto imbarazzata. Non sapeva cosa dirgli. In sua difesa intervenne Jeanne.
- Non chiedeteglielo, non lo sa nemmeno lei.  L’unica cosa certa è che questa ragazza ha bisogno di divertirsi un po’ e di non pensare a nulla.
- Allora  Montecarlo è il posto adatto a lei. Il mio palazzo è vicino a quello dove vanno a svernare i Granduchi. Ci saranno una quantità di occasioni di svago senza contare che avrete modo di conoscere tanta bella gente. Non ve ne pentirete, mia dolcissima fanciulla.
Le aveva preso una mano tra le sue e l’aveva portata con delicatezza alle labbra per baciarla.
La ragazza era un po’ confusa per quella decisione presa d’impulso. Aveva paura di ciò che l’aspettava, di  persone sconosciute, persino di Jeanne che, pur ispirandole fiducia, poteva essere benissimo diversa da come appariva. E poi il principe, così bello e galante, le pareva troppo interessato a lei. Si stava cacciando in qualche guaio? L’abisso era lì davanti, ma non sapeva più come tornare indietro. L’unica soluzione era saltare sperando di arrivare a cadere sulla sponda di fronte, finalmente in salvo.
- Ne sono sicura – mormorò in fine con un filo di voce -  Solo dovrò scrivere a casa per avvisare che non tornerò e farmi mandare le cose di cui avrò bisogno.
Jeanne le carezzò un braccio con affetto.
- Non temere, faremo anche questo – le disse e poi aggiunse con una smorfia buffa - Ma poi … scusa, cosa devi farti mandare oltre che un po’ di denaro per le necessità personali? Non intenderai rimanere a Montecarlo, tra le teste coronate, con i tuoi vestitini da maestrina, spero! 




NdA
Ah che soddisfazione! Sono certa che non l’ho provata solo io nello scrivere il ben servito di Angela a Vittorio e sorella,  ma pure voi nel leggerlo. Certo, il povero ragazzo fa un po’ pena, però peggio per lui. La nostra Angela non è proprio la moglie adatta alla sua gelosia e alla sua possessività, almeno non lo è dopo aver conosciuto Fabrizio ed essere in qualche modo restata in contatto con lui e le sue idee per tutto il tempo.
È indubbio che anche quest’ultimo abbia i suoi notevoli difetti, ma almeno ammette e sa chiedere scusa per i propri errori , quando,  con la mentalità maschilista che si ritrovano certi giovanotti allora come ora, avrebbe anche potuto giustificare i suoi tradimenti con il famoso “le scappatelle degli uomini non contano”.
Sono certa che adesso vi farebbe piacere sapere cosa combinerà Angela con il principe russo e in compagnia di Jeanne. Mi dispiace, dovrete aspettare un poco prima di saperlo (intanto potete anche fare qualche ipotesi) perché nel prossimo capitolo dovremo andare a vedere cosa invece sta combinando Fabrizietto nostro. Sarà ancora innamorato o gli è già passata?
Insomma ancora tante cose da scoprire in questa storia intricatissima, ma spero che riteniate valga la pena di continuare a seguirmi ancora per un po’.
Grazie a tutte e un bacione.

 
   
 
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