Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Ashura_exarch    31/05/2015    1 recensioni
[crossover con Pokémon più orientato verso il mondo martiniano]
Westeros, 386esimo anno dopo la Conquista di Aegon. Al Tridente è stato Rhaegar a vincere e non Robert, e ancora oggi il suo discendente Jaehaerys III è al potere. Ma la morte improvvisa del Primo Cavaliere, il rinnovamento di antichi rancori derivati dalla precedente ribellione, un torneo degenerato e una minaccia sovrannaturale rischiano di annientare per sempre i Sette Regni. Come ulteriore elemento di destabilizzazione vi sono i pokemon, bestie ricercate a Westeros e comuni ad Essos. Ce la faranno i Sette Regni a sopravvivere?
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Robert

Il torneo riprese esattamente dopo il tempo che lord Royce aveva concesso a tutti per rimettersi in sesto. I cavalieri e i vari nobili erano tutti tornati alle loro tende per consumare il proprio pasto, mentre Robert, assieme al padre, Daeron, lord Royce e qualche altro signorotto che non conosceva era tornato al padiglione paterno.
Il fresco che c'era stato di primo mattino, quando ancora lui, Daeron e Vilon si nascondevano a Neo del Crinale, era scomparso per lasciare il posto ad un afa soffocante come non se n'erano mai percepite nella storia della Valle. "Forse" si era ritrovato a pensare più volte Robert "E' vero che l'estate sta arrivando.".
Il padiglione di lord Arryn era piacevolmente fresco e ombroso rispetto al torrido esterno, Robert dovette ammettere che ci si stava davvero bene. Una tavola era stata approntata per i nobili, alla quale avevano preso posto tutti loro. Il lord suo padre si era seduto a capotavola, mentre il principe al lato opposto. Robert si era sistemato accanto a quest'ultimo, e si era trovato subito a proprio agio.
Il pranzo era stato ottimo in un ambiente altrettanto piacevole: erano stati serviti dei deliziosi spiedini di castrato ancora colanti del grasso di cottura contornati con delle patate arrostite nel suddetto grasso. Per finire, probabilmente per compensare l'alta temperatura esterna, erano stati serviti dei biscotti di farro e zucchero di canna guarniti di panna gelata. "Scesi direttamente dal Nido dell'Aquila una mezzora fa" aveva assicurato il servitore che si occupava di portare i piatti e servire da bere.
C'era stato vino per tutti, perfino per Daeron, mentre invece a Robert era stata data solo dell'acqua. "Sei troppo giovane ancora per il vino" gli aveva detto strizzandogli la guancia suo padre. Ma a Daeron l'avevano dato il vino, probabilmente solo per il fatto che fosse il principe e in qualità di suo protetto lord Arryn non gli doveva far mancare mai nulla. Nonostante fosse un poco geloso, Robert era riuscito a godersi ugualmente il pranzo.
Ma il suo amico non era sembrato apprezzare allo stesso modo. Se n'era sempre stato il silenzio con aria annoiata, appoggiato con un gomito sul tavolo e mezzo girato verso una direzione casuale. Aveva giocherellato col cibo per tutto il tempo, solo qualche volta aveva staccato qualche boccone di carne che aveva prontamente fatto cadere nelle fauci del suo pokemon, accoccolato ai suoi piedi.
A Robert quel Deino aveva sempre messo soggezione, nonostante Daeron continuasse ad affermare che fosse buono come il pane. Una volta Robert aveva provato ad accarezzargli la testa ma era riuscito a ritrarre la mano prima di venire morso. Se davvero quella creatura era "buona", lo era solo con Daeron.
Ovviamente lord Aeron glielo lasciava tenere dovunque andasse, sempre perché era un principe, pur abbastanza basso nella successione. Ah, il lord suo padre, cosa non avrebbe fatto per non far bella figura con la corona. Peccato che facendo così aveva sembrato tralasciare suo figlio. Robert ancora non aveva un pokemon, suo padre diceva che erano bestie pericolose, adatte a rozzi bruti del volgo e non certo ad un nobile. Ma Daeron non sembrava di certo un rozzo bruto del volgo.
Quando ripresero posto sulle pedane Robert si sedette nuovamente vicino al suo amico, notando un particolare che lo fece sorridere. Daeron infatti sembrava molto più attento al torneo che stava per ricominciare di quanto non lo fosse stato prima. Il ragazzo poté veder luccicare negli occhi al di sotto dei capelli argentei a caschetto striati di bruno dell'amico quello stesso luccichio che lui stesso provava ogni qualvolta guardava un torneo. Certo, questo era di un'intensità molto ridotta, ma c'era. Robert Arryn era sempre stato un appassionato di tornei, e gli faceva piacere aver visto finalmente Daeron venire anch'esso contagiato dalla sua passione.
L'araldo richiamò l'attenzione una volta che tutti si furono sistemati. Quando lord Royce gli fece cenno di parlare, l'uomo suonò un corno e poi cominciò a declamare i cavalieri che avrebbero dovuto giostrare.
- Ecco! Ecco che ricomincia il torneo! Silenzio, miei signori!
Immediatamente tutte le voci si zittirono sulla piana al di sotto delle Porte della Luna.
- La competizione riprenderà da dove si era interrotta! Fra pochi istanti il Campione ser Bors Arryn si dovrà confrontare... - al che Arryn estrasse un nome dall'urna e lo porse all'araldo - ...con ser Donnel Darke!
"Darke di Duskendale" pensò Robert, ricollegando il nome alle lezioni di araldica impartitegli da maestro Pyman in tutti quegli anni "Discendenti degli estinti Darklyn". Donnel Darke era un cavaliere dalla corporatura non particolarmente prominente, ma che riuscì a spezzare due lance contro il forzuto zio di Robert prima di cadere da cavallo e dichiararsi sconfitto.
Il secondo avversario di Layn Corbray fu invece un nuovo Redfort, ser Jaremy, fratello minore di Torrerossa. Somigliava davvero molto a Torrerossa, soprattutto per il fisico. Riuscì a mettere seriamente in difficoltà l'uomo di Casa del Cuore, facendolo cadere giù da cavallo già alla prima lancia e saltandogli addosso. Il combattimento corpo a corpo era stato davvero concitato, molti spettatori fra cui Robert stessi erano stati col fiato sospeso, ma alla fine ser Layn era riuscito ad estrarre la spada. Redfort, memore del fato toccato a ser Gyles Grafton, si arrese subito.
Una volta che Jaremy Refort fu uscito dal campo l'araldo si fece di nuovo avanti, portando l'urna e chiamando nel frattempo ser Ronas Martell per estrarre un nuovo nome. Il dorniano si fece attendere un po'. "Certo, vuole creare l'atmosfera" pensò Robert. Quando un cavaliere faceva così il ragazzo si sentiva molto eccitato, voleva in fondo essere una dimostrazione di superiorità nei confronti degli avversari.
Quando i grandi lord cominciavano a spazientirsi, Lancialucente apparve da un ingresso laterale. Era a piedi, e stava conducendo il suo cavallo senza fretta. A Robert quasi venne da ridere quando guardò la faccia di suo padre. Lord Arryn appariva irritato, mentre lord Royce al suo fianco era senza parole. Alla fine non ce la fece più, e all'erede del Nido dell'Aquila scappò una risatina. Daeron, seduto al suo fianco, sorrise anch'esso.
Quando finalmente Martell si affiancò all'araldo gli diede le redini del suo cavallo. Il pover'uomo, già recante l'urna con due mani, si dovette contorcere e arrabattare in modi impossibili per tenere le redini e non far cadere l'urna allo stesso tempo, provocando il divertimento generale. Robert un po' si spazientì, lui voleva il torneo, non certo vedere un araldo comportarsi come un buffone.
Ronas Martell rovistò un po' con la mano dentro l'urna guardando tuttavia dall'altra parte, estraendo infine un pezzetto di carta all'apparenza più stropicciato degli altri. Si riprese le redini del cavallo, non prima di aver consegnato il biglietto al già stracarico araldo, il quale o per fortuna o per bravura era ancora riuscito a non far cadere nulla.
L'uomo, sfinito, appoggiò l'urna per terra e riprese fiato un attimo. Ci furono altre risate apparentemente senza motivo, poi procedette a leggere.
- Il prossimo sfidante... per ser Ronas Martell è... ser Ben Simisage!
Immediatamente la folla, a sentire quel nome, si ammutolì. Anche Robert rimase quasi pietrificato, non si aspettava che quello fosse proprio lì. Nemmeno una mosca volava in quel momento, si poteva distintamente udire il sibilo del vento che infuriava appena poche decine di metri più in alto. Alcuni spettatori, non molto distanti dai ragazzi, fissarono il Deino di Daeron.
Il principe invece era rimasto tale e quale a com'era prima, il nome sembrava non aver sortito nessun particolare effetto su di lui. Anzi, le improvvise attenzioni altrui riservate al suo pokemon cominciarono a spazientirlo. Con uno sguardo truce fulminò tutti coloro che stavano fissando Vhagar, i quali immediatamente si voltarono da un'altra parte facendo finta di niente.
- Insomma, cos'avrebbe di particolare quel nome? - chiese irritato a Robert quando ebbe finito di guardar male la gente. L'amico in risposta sgranò gli occhi.
- Davvero non lo sai?
Robert era confuso. Come poteva Daeron, che pure era un membro della famiglia reale, non sapere nulla sui Simisage?
- Sapere cosa? Dimmi cosa devo sapere, odio quando la gente guarda Vhagar in quel modo.
- Va bene - rispose Robert, ancora sorpreso dalla dimostrazione di "ignoranza" dell'amico - Anche se mi sembra strano che proprio tu, un Targaryen... bé, comunque, sicuramente conoscerai la Battaglia della Strada del Re.
- Certamente - rispose Daeron - Quando re Aegon il Buono si scontrò contro suo cugino e pretendente al trono Matarys. Sarà stato... sessant'anni fa?
- Sessantadue.
- Però, non sapevo conoscessi così bene la storia.
- Sai, maestro Pyman ha sempre voluto che fossi preparato. E' incredibilmente noioso ma anche utile, ti invidio ogni volta che sei libero di esplorare la Lancia del Gigante mentre io sono bloccato a studiare col maestro. Comunque mi sembra strano che tu non conosca la storia della tua stessa famiglia.
- Non sono uno a cui importa molto della storia. O della geografia. O di qualsiasi altra materia letteraria. Conosco un po' di araldica, ma niente di che. Procedi insomma.
- Bé, Aegon rischiò la vita parecchie volte in quello scontro, tanto che si scontrò col grande ser Andrew Mallister e per poco non venne ammazzato da Ormond Deddings, detto lo Sgozzanobili. Poi il re si scontrò direttamente con Matarys, e stava quasi per soccombere quando in suo aiuto venne Havel, un soldato di lady Wode. Grazie al suo aiuto il re poté ribaltare la situazione, in quanto facendogli scudo Havel gli permise di trovare la giusta occasione per uccidere Matarys e infine per annientare le sue forze rimanenti. Dopo la battaglia il re fece cavaliere il suo salvatore e gli conferì il titolo di lord di Padelle Salate, la città che sta sulla Baia dei Granchi. Havel assunse il cognome di Simisage e il suo discendente Lautrec possiede ancora oggi quel posto.
- E dove sarebbe tutta questa specialità? Ho sentito di molti altri divenuti signori di qualche terra grazie ad imprese simili.
- Vedi, Havel e tutta la sua famiglia... sono dei pokemon.
Lì Daeron parve davvero impressionato, al punto che aprì la bocca per lo stupore.
- Dei pokemon? Cosa?
- E' la reazione che hanno tutti quando sentono per la prima volta parlare di loro.
- E' che, sembra strano... voglio dire, una cosa del genere so essere possibile ad Essos, ma pensavo che a Westeros...
- Se dici così allora vuol dire che non hai studiato l'araldica come dai a vedere. Oltre a lord Simisage posso citarti, che so, lady Froslass di Corona della Regina, lord Poliwrath di Grande Wyk...
Robert si interruppe lì, vedendo che l'attenzione dell'amico era stata attirata da qualcosa, o meglio da qualcuno alle sue spalle. Robert, girato verso l'interno della tribuna, si voltò e vide per la prima volta l'oggetto di quella discussione.
Ser Ben Simisage si presentò a cavallo, ma era palesemente a disagio. Evidentemente non era abituato a montare degli animali, in fondo lo era anche lui per certo versi. Faceva leggermente impressione, il manto verde foresta e le zampe all'apparenza morbide a penzoloni, mentre si faceva consegnare la lancia.
Appariva come un normale membro della propria specie, solamente con diverse cinture di cuoio che lo legavano alla sella (evidentemente non era capace di cavalcare, o comunque se lo faceva lo faceva in una modalità scorretta) e un mezzo elmo che gli schiacciava il caratteristico ciuffo di... capelli? No, peli suonava decisamente meglio.
Nessun grido di acclamazione e incoraggiamento si levò dal pubblico, né per il pokemon né per il suo sfidante ser Ronas Martell, il quale evidentemente non aveva il sostegno del pubblico. A Lancialucente, proprio come a Daeron inizialmente, la fama e poi la vista dell'avversario non avevano destato nessuna particolare reazione. Evidentemente a Dorne le usanze e i comportamenti verso i pokemon erano molto più aperti. Oppure semplicemente non gli importava.
I due cavalieri si passarono vicino quando s'apprestarono a raggiungere le proprie postazioni di partenza, e quando i cavalli passarono a meno di dieci pollici di distanza i due si fecero un inchino, prima Lancialucente e subito dopo il pokemon come risposta. Robert non sapeva se quella fosse un'altra usanza dei dorniani, ma credette di no visto che nel precedente incontro di Martell con Torrerossa. Forse Lancialucente pensava di aver trovato un combattente al suo livello? Oppure lo scontro era troppo particolare per non stabilire un qualsiasi tipo di rapporto con l'avversario?
Umano e pokemon presero i propri posti, stabilizzando le lance e sistemandosi gli elmi. Quando venne dato il segnale apposito entrambi diedero di speroni, partendo in un galoppo sfrenato. Sia Martell che il suo avversario sembrarono non apprezzare più di tanto le modalità di combattimento, visto che le prime quattro lance andarono a vuoto.
Robert sentiva che nessuno dei due vi aveva messo una reale intenzione di vittoria. Lui, in tutta la sua breve vita, aveva assistito a non meno di una decina di tornei, e conosceva bene il comportamento di chi si prepara a sfidare un cavaliere sperando di disarcionarlo. Conosceva anche quello di chi sperava di essere disarcionato, e nei due sfidanti non aveva riscontrato né l'uno né l'altro. Era come...
Ma certo, si stavano studiando. "Che stupido" si maledì Robert "Come ho fatto a non pensarci prima? Stanno valutando la forza l'uno dell'altro, devono ancora cominciare a fare sul serio.". I cavalieri più bravi facevano così quando trovavano un avversario di cui non erano in grado di quantificare l'abilità a colpo d'occhio. "Ecco che partono...".
La quinta lancia fece per la prima volta sussultare gli astanti. Stavolta entrambi gli sfidanti sembrarono fare sul serio, tanto che Robert poté vederli belli concentrati già prima che si fossero avvicinati l'uno all'altro. Lancialucente colpì in pieno lo scudo di Simisage ed esplose in mille pezzi, facendolo sussultare ma paradossalmente anche rimettendolo nella corretta posizione sulla scomoda sella. L'arma del pokemon invece mancò il bersaglio, passando al di sopra della spalla sinistra di Martell e mancandolo per poco meno di una spanna.
- Ecco, così si fa!
Il grido del giovane Arryn risuonò forte e chiaro per tutto il campo, facendo voltare alcune teste a guardarlo. Perfino quella del lord suo padre, il quale lo guardò severo. Non aveva mai approvato quella sua passione per i tornei, a quanto pare Aeron Arryn voleva che il figlio non diventasse un bravo cavaliere ma solo un bravo lord, nulla più, esattamente come lui.
Il ragazzo si fece piccolo piccolo per l'imbarazzo nella sua postazione. Non aveva la minima idea di dove avesse mai potuto trovare la forza e il coraggio per fare quel grido. Daeron lo guardò divertito mentre cercava di nascondersi col braccio, e il sorriso malizioso gli restò impresso per parecchio tempo in seguito. Vhagar invece continuava a sonnecchiare tranquillo ai piedi del proprio padrone.
L'urlo sembrò comunque aver avuto qualche effetto, poiché entrambi i contendenti sorrisero a sentire quella specie di sostegno. Martell si risistemò l'elmo mentre Simisage si spostò più in avanti sul dorso del cavallo, la coda color verde foglia che sferzava nervosamente l'aria sopra il didietro dell'animale.
Armeggiò per un po' con le cinghie che lo tenevano legato al cavallo, e si sollevò un mormorio di dissenso dalla folla. Nelle lizze dei tornei i cavalieri dovevano essere disarcionati e non era ammesso l'uso di qualsiasi mezzo che lo potesse impedire, e per questo Simisage aveva inizialmente chiesto di poter combattere a piedi fin da subito. Gli era stato detto di no ma maestro Pyman, vedendo il curriculum di tutto rispetto del pokemon (tre primi posti e sette secondi posti in tornei di tutte le Terre dei Fiumi, il più importante dei quali quello di Delta delle Acque di due anni prima), vincitore di numerosi tornei e uno dei pochi della sua razza ad essere mai stato fatto cavaliere, non gli aveva potuto rifiutare quell'opzione.
Robert si chiese quanti guai avesse affrontato (e avrebbe dovuto affrontare) il maestro per quella decisione in caso di vittoria del pokemon. Ma del resto l'avversario di Simisage rimaneva Lancialucente, ed una sua vittoria risultava piuttosto improbabile anche tenendo conto dei vantaggi che la sua particolare specie gli conferiva. Il dorniano era semplicemente troppo abile per perdere, indifferentemente dalla razza dell'avversario.
Solo che Simisage non sembrava stare stringendo le cinture, sembrava piuttosto che le stesse allentando. "Ha in mente qualcosa, ci scommetto il mio farsetto di velluto di Tyrosh". Era palese, almeno per Robert, che il pokemon stesse escogitando qualcosa. Che fosse una manovra simile a quella di Lancialucente con Torrerossa di poco prima? No, decisamente il dorniano non era tipo da farsi cogliere di sorpresa con una delle sue stesse tecniche. Ma allora cosa stava escogitando?
I due finalmente partirono. Lancialucente si avviò ad un trotto leggero, mentre Simisage assestò un poderoso colpo di cosa al deretano della sua cavalcatura, la quale imbizzarrita parti al galoppo. Repentinamente Simisage spostò la lancia di lato... e la lasciò cadere. Con un fendente carico di energia erbacea tranciò di netto una delle cinghie che lo legavano al cavallo, poi un altra e poi un'altra ancora.
Nel frattempo Martell aveva sollevato la propria lancia, allineandola col pokemon intento a liberarsi. Ma quando il colpo sembrò ormai inevitabile, Simisage riuscì a rompere anche l'ultima cintura si alzò in piedi sul dorso del cavallo e con un'elegante capriola saltò sopra alla lancia. Atterrò nel punto dove Martell teneva l'arma con la mano destra e gli assestò un poderoso calcio al ventre.
Evidentemente però Lancialucente si era aspettato qualcosa del genere, visto che appena il colpo sembrò andare a segno si inarcò paurosamente, stringendo nella morsa formata dal suo corpo e dalla lancia l'avversario, lasciandosi poi cadere di lato. Entrambi scivolarono giù dalla cavalcatura, ma mentre Martell si schiantò malamente sul terreno Simisage fece un giro della morte a mezz'aria per poi atterrare nella polvere con un'altra capriola.
Il pokemon si rialzò subito, la faccia attraversata da un sorriso. O almeno ciò appariva, Robert non sapeva se quella fosse la sua espressione normale oppure no visto che anche ad inizio gara ce l'aveva. Comunque, anche se il sorriso fosse stato vero sarebbe ben preso morto, in quanto Martell si rialzò, seppure malfermo, trattenendo ancora la lancia da torneo. La gettò a terra e si fece dare la sua personale, mantenendosi poi sulla difensiva.
I due si girarono attorno per un po'. Simisage, il manto verde sporco di polvere e la faccia incrostata di terra, sferzava violentemente l'aria dietro di sé con la coda, gonfiando regolarmente il petto forse per apparire più grande; in faccia aveva sempre quella specie di sorriso, che rendeva difficile capire le sue vere intenzioni. Martell, il braccio sinistro penzoloni e probabilmente rotto, la sua lancia di legno d'arancio della destra, un'espressione risoluta sul viso, le labbra serrate.
Robert poteva non comprendere molte cose, ma almeno una l'aveva capita: entrambi i contendenti erano ben determinati a vincere quell'incontro. Entrambi però esitavano ad attaccare, aspettando che fosse l'altro a fare la prima mossa. Robert aveva visto solo Lancialucente combattere e unicamente una volta, ma aveva intuito che non era tipo che attaccasse per primo. Così si limito a sedere e ad aspettare trepidante. Daeron al suo fianco guardava l'incontro con espressione indecifrabile mentre accarezzava la testa del suo pokemon.
Robert seppe di avere ragione quando fu Simisage, con un gran balzo, ad attaccare Martell. Gli saltò direttamente addosso, sembrando coglierlo di sorpresa. Essendo controsole, Lancialucente si coprì col braccio della lancia per evitare di venire abbagliato, e Simisage gli atterrò addosso. Robert sospettò lo avesse fatto per proteggersi non dal sole ma dall'avversario.
Entrambi rotolarono per terra, la lancia di ser Ronas che se andava lontano per conto suo. Simisage fu il primo ad andare in vantaggio nel corpo a corpo, immobilizzando con una zampa il braccio rotto di ser Ronas. Martell urlò di dolore, muovendo spasmodicamente l'altro braccio. A Robert inizialmente sembrò che l'avesse fatto casualmente.
- Ti arrendi? - chiese a voce alta il pokemon.
Martell non rispose, tendendo dietro di sé il braccio sano. La sua mano artigliò una pietra che si trovava sul campo e, con una rapidità sorprendente, la batté in tesa all'avversario. Quello riuscì a notare i suoi movimenti con la coda dell'occhio ed ebbe un attimo di preavviso, appena sufficiente per non farsi colpire in un punto che l'avrebbe messo altrimenti fuorigioco.
Cadde all'indietro, la testa colpita appena dietro il punto dove ci sarebbe dovuto essere l'orecchio. Martell si rimise in qualche modo in piedi, sovrastandolo per un attimo. Poi alzò la pietra per aria mentre respirava a grandi boccate.
- Ti... arrendi...? - annaspò.
Stavolta fu il turno di Simisage di non rispondere, apparentemente essendo rimasto intontito dal colpo subito. Poi, con un movimento fulmineo delle gambe, falciò quelle di Lancialucente, il quale lasciò cadere la pietra e atterrò sul fianco destro. Simisage gli fu nuovamente sopra, afferrò il sasso al volo e mentre con una mano lo teneva sollevato con l'altra prese Lancialucente per il collo, minacciando non verbalmente di colpirlo.
Martell rimase immobile per alcuni secondi, guardando negli occhi forse l'unica... creatura il tutto il Continente Occidentale che era mai riuscita a batterlo. Sputò infine un grumo di sangue alla sua destra, poi si lasciò andare ad una tenue risata.
- Mi arrendo.

Il torneo però non aveva ancora finito di concedere combattimenti spettacolari. Dopo che Simisage ebbe sconfitto Lancialucente fu di nuovo il turno di suo zio Bors, il quale si ritrovò a fronteggiare ser Oswyn Grafton, un cugino di ser Gyles. Riuscì a liquidarlo in quattro lance, vincendo così la sua sesta lizza. Robert fece un rapido calcolo, e capì che se suo zio avesse vinto anche la prossima sarebbe stato de facto anche il vincitore del torneo, poiché visto il numero dei partecipanti le lizze totali sarebbero state dodici. Provò un moto di stima per il parente, desiderando nel profondo di essere come lui.
Layn Corbray come secondo avversario ebbe ser Terrence Mooton, un cavaliere proveniente da Maidenpool. A Robert diede una cattiva impressione fin da subito, sembrava troppo presuntuoso. Schernì sin da subito Corbray un po' come aveva fatto Arlan Royce, ma molto più pesantemente. Ser Layn, furioso, era partito subito alla carica, ma Mooton pareva aver previsto tutto poiché colpì con precisione Corbray alla spalla, disarcionandolo. Il cavaliere piombò a terra, seguito subito dopo dall'avversario il quale scese con tutta tranquillità da cavallo, dirigendosi poi verso il nemico a terra e puntandogli la lama al collo.
- Ti arrendi? - chiese con fare canzonatorio.
Questa volta Lady Forlon non bastò a far vincere Layn Corbray. Mooton aveva dimostrato un'innata bravura e astuzia, e l'avversario non ebbe altra possibilità se non quella di arrendersi. Robert avrebbe giurato che ser Terrence fosse più che pronto ad ammazzare ser Layn nel caso si fosse rifiutato. L'aveva capito dagli occhi, ser Terrence aveva lo sguardo di una persona assetata di sangue.
Il primo avversario per ser Ben Simisage fu invece Marcyl Corbray, fratello di Oswyn. Il pokemon, il quale era apparso in seria difficoltà con Martell unicamente per il fatto che anche il nemico era un combattente formidabile, non ci mise molto a sconfiggerlo, appena due lance e si passò ad un breve combattimento all'arma bianca. Simisage aveva provveduto presto a disarmare ser Marcyl, costringendolo alla resa.
Bors Arryn ebbe gioco altrettanto facile con ser Kyle, un cavaliere che prestava servizio alla Porta Insanguinata e che come proprio stemma aveva adottato una muraglia rossa. "Come il sangue che nel tempo ha colorato le pietre della fortezza" disse il cavaliere stesso presentandosi alla folla. Era andato giù alla terza lancia e si era arreso non appena suo zio era sceso da cavallo estraendo la spada. Era fatta, aveva vinto, ma il torneo proseguì lo stesso.
La prima lizza da campione per ser Terrence Mooton fu anche l'ultima. Si ritrovò a fronteggiare lord Morton Hunter, uno dei favoriti alla vittoria del torneo. Il campione si fece una grassa risata quando l'araldo lo annunciò subito dopo l'estrazione. Evidentemente non era mai venuto a conoscenza della fama dell'avversario.
L'abilità in combattimento del signore di Arcolungo era rinomata in lungo e in largo per la Valle, Robert ne aveva sentito parlare più volte da cavalieri in visita al Nido dell'Aquila. In gioventù lord Hunter era stato un formidabile cavaliere e vincitore di molti tornei. Aveva combattuto sia nella Prima che nella Seconda Ribellione di Maelor, prestando in mezzo alle due guerre servizio come mercenario prima sulle Stepstones e poi nelle Terre Contese prima di essere richiamato in patria per la morte del lord suo padre. Si era fatto valere anche nell'assalto alle Tre Sorelle, e teneva periodicamente dei tornei fuori dal suo castello. Si diceva che non disertasse mai a nessuna competizione cavalleresca in tutta la Valle, e l'ultimo torneo tenutosi pochi mesi prima a Città del Gabbiano lo aveva visto trionfare nella lizza finale contro Torrerossa. Girava voce che Redfort fosse ancora infuriato per questo.
Robert non aveva mai visto Morton Hunter in vita sua, e quando lo scorse per la prima volta gli sembrò un anziano lord come molti altri. Era vestito di una pesante armatura metallica, ma aveva preferito lasciare alzata la visiera così da avere una buona vista del combattimento. Alcune ciocche di capelli bianchi sporgevano da sotto l'armatura, e la sua presa sulla lancia non sembrava tanto forte. Il suo scudiero lo dovette aiutare persino a tenerla in mano. Ser Terrence si lanciò spavaldo alla carica, accompagnandosi con una risata selvaggia.
A quanto pare la scenetta di lord Hunter era stata solo apparenza. Aveva continuato a dondolare la lancia per quasi tutta la cavalcata verso il centro del campo, salvo poi riassestarla a pochi attimi dall'impatto con l'avversario. Mooton si ritrovò spiazzato, e mentre la sua lancia colpiva lo scudo con le cinque frecce di lord Hunter la lancia avversaria esplose in mille pezzi contro il suo petto, facendolo violentemente sbalzare all'indietro.
Mooton cadde supino a terra, ma a quanto pare Hunter non era ancora soddisfatto. L'anziano lord saltò giù dal cavallo mentre era ancora al galoppo e piombò su ser Terrence mentre questi tentava di rialzarsi. Gli assestò un violento pugno in faccia facendogli di sicuro saltare qualche dente, e inchiodatolo a terra puntandogli la spada contro lo costrinse alla resa. Mentre usciva Robert si fece una grassa risata a vedere Mooton rosso e fumante di rabbia.
Arrivò così la seconda lizza per ser Simisage, il quale dovette affrontare il cavaliere errante ser Mike il Marinaio. Non ci furono storie, il pokemon vinse in un battibaleno. Nemmeno ci fu bisogno che le lance si scontrassero per far cadere il cavaliere avversario, visto che ci pensò Simisage stesso balzandogli addosso.
Quando il Marinaio uscì mesto dal campo l'araldo si fece di nuovo avanti. Robert infine si era fatto dire il suo nome da un signorotto dei palchi inferiori, si chiamava Ubrick. Si fece avanti quindi suo zio per estrarre un nuovo nome, quindi porse il foglietto all'araldo. La faccia di Ubrick sembrò oscurarsi per un attimo alla vista del nome, poi tornò normale e passò quindi a declamare il nominativo del contendente.
- Il prossimo a sfidare ser Bors Arryn sarà... ser Jonothor Arryn!
A Robert, se in quel momento avesse mai bevuto qualcosa, gli sarebbe andata di traverso. Quell'accoppiata era l'ultima delle cose che poteva capitare. E che doveva capitare. La reazione del pubblico circostante fu più o meno la stessa, in quanto era risaputo in lungo e in largo l'odio fraterno che Bors e Jonothor Arryn provavano l'uno per l'altro. Daeron si fece una risatina all'udire gli sfidanti dello scontro prossimo, avendo vissuto vari anni nella Valle sapeva tutta la storia.
Figli di lady Vanessa Royce, seconda moglie di lord Alyn Arryn, non si erano mai sopportati fin da bambini, e la crescita non aveva fatto altro che acuire il loro odio. Ogni pretesto era buono per litigare, nonostante gli sforzi della lady loro madre per riappacificarli. D'altro canto lord Alyn ci aveva messo del suo, ignorando questa inopportuna faida familiare sino alla morte.
La repentina comparsa dell'altro zio di Robert impedì a chicchessia di formulare qualsivoglia pensiero. Robert non fece fatica a riconoscerlo: indossava una pesante armatura di metallo, comunque più leggera di quella del fratello. Bors lo sovrastava di almeno un pollice ed era largo il doppio, ma di faccia Jonothor era molto più spaventoso. Portava un elmo senza visiera, ornato ai lati dalle ali di un'aquila di bronzo, che lasciava intravedere i suoi lineamenti. Lineamenti distorti in un largo sorriso maligno.
Quando si passarono accanto il castellano del Nido dell'Aquila evitò lo sguardo, mentre suo fratello lo guardò voltargli le spalle sempre con quell'orribile ghigno impresso sul volto. Robert parteggiò sin da subito per il più anziano dei suoi zii, Jonothor non gli era mai piaciuto. Lo prendeva a male parole ogni qualvolta lo vedeva, e per un futuro lord della Valle non era proprio una cosa consona. Bé, ad essere sinceri Jonothor Arryn prendeva a male parole chiunque. Quando Ubrick l'araldo lo sfiorò egli gli ringhiò qualcosa che poteva suonare come "stammi lontano!".
I due sfidanti si posizionarono alle estremità del campo. Bors Arryn, silenzioso come sempre e interamente coperto dall'armatura, alzò la propria lancia puntandola verso il fratello. Da parte sua Jonothor appena ebbe afferrato l'arma lanciò un insulto allo scudiero che gliel'aveva portata. Per qualche strano motivo lady Bernyce si fece una grassa risata. "Forse oltre ad essere brutta è anche corta di cervello".
Quando venne dato il segnale per procedere entrambi si lanciarono in una corsa selvaggia. Si avvicinavano a velocità vertiginose, sembrò intercorrere solo un attimo dalla partenza al momento in cui entrambe le lance esplosero in mille pezzi sugli scudi ornati dall'aquila e dalla luna. Le prime sei lance furono tutte così, ma alla settima Bors Arryn diede segni di cedimento.
- Non sai fare di meglio, fratello? - gridò Jonothor Arryn. Bors parve infuriarsi e si lanciò alla carica. Il fratello approfittò di quel momento e all'ottava corsa cercò di deviare la sua lancia verso un fianco, ma andò a vuoto. Bors nel frattempo si era rimesso dal furore improvviso e continuò a tenere il ritmo precedente sino alla dodicesima. Alla tredicesima Jonothor quasi cadde da cavallo, a quella successiva il castellano sembrò di nuovo sul punto di venire disarcionato. Alla quindicesima caddero entrambi.
Immediatamente i contendenti si rialzarono, passando ambedue alle spade. Robert fremette a quella vista, entrambe le lame dall'elsa a forma del falcone degli Arryn sguainate e rilucenti sotto la luce del sole. Tutti e due i cavalieri portavano un mantello blu e bianco col simbolo della loro casata, e ciò rendeva difficile distinguerli. Robert riconobbe suo zio Jonothor dalla figura senza celata, ma appena cominciarono a duellare lo perse di vista.
Sarebbe stato scorretto dire che i due Arryn avessero cominciato a combattersi, mentre sarebbe stato più appropriato definire il loro duello una danza. Certo, una danza sgraziata da una parte per l'ingombrante stazza di Bors e per i movimenti leggermente impacciati di Jonothor causati dall'armatura, ma che sapeva mantenere un ritmo mortale al punto di tenere la folla col fiato sospeso fino all'ultimo.
Fendenti a decine vennero eseguiti, potenti colpi a dozzine vennero menati, imprecazioni - soprattutto, anzi, unicamente da parte dell'Arryn più giovane - a centinaia vennero lanciate, interi litri di sudore e sangue scorsero dalle giunture di metallo delle armature. Colpi furono schivati, altri invece no, entrambi subirono molte ferite e ammaccature. Robert avrebbe giurato, anzi ne era sicuro, che i suoi zii non mirassero a sconfiggere l'avversario, ma ad ucciderlo, vista la potenza e la velocità dei loro colpi.
Nessuno seppe dire con esattezza per quanto lo scontro durò. Alcuni dissero dieci minuti buoni, altri venti, altri addirittura un'ora. Sta di fatto che gli astanti non si annoiarono mai. E per tutta la durata dell'incontro Robert non seppe distinguere uno zio dall'altro, ma continuò sempre a fare silenziosamente il tifo per Bors. Non avrebbe parlato una seconda volta dopo lo scontro di Lancialucente.
A più riprese entrambi gli Arryn sembrarono sul punto di cedere, ma tutte le volte riuscirono a recuperare lo svantaggio con una rapida capriola oppure con un fendente ben assestato per far sbilanciare l'avversario. Quando oramai la sfida sembrava non terminare più Jonothor fece un passo falso, venendo trascinato in avanti da un fendete caricato con troppa forza andato a vuoto. Bors ne approfittò all'istante e, nonostante la grossa stazza, lo scartò e gli assentò una gomitata nella schiena, facendolo cadere carponi con un gemito. Poi calciò via la sua spada.
Jonothor sbatté contro la terra con un rumore metallico, girandosi subito dopo ricercando alla cieca la spada. Il fratello si chinò su di lui, puntandogli la lama al collo e intimandogli silenziosamente di porre fine allo scontro. Il sudore sulla faccia dell'Arryn più giovane era evidente attraverso la celata, almeno questo Robert intuì dai vaghi riflessi lucenti sul suo viso appena visibile.
- Mi... arrendo...
Le parole furono appena sussurrate, ma nel silenzio della piana sembrarono quasi un grido. Immediatamente la folla eruppe in un rumoroso applauso nei confronti di Bors Arryn. Ci furono grida come "Il migliore! Il migliore!", "Viva ser Bors!" oppure "Viva gli Arryn!". Qualcuno gridò addirittura "Viva il re!".
Quando uno scudiero si avvicinò a Jonothor Arryn per porgergli la sua spada e aiutarlo a rialzarsi questi lo cacciò in malo modo, riprendendosi la lama e assestandogli un colpo di piatto all'altezza dello stomaco. Il ragazzo cadde a terra prono senza fiato, e ci vollero altri tre scudieri per aiutarlo a caracollare fuori dal campo. L'Arryn nel frattempo se n'era andato, furente.
- Ser Bors!
Il richiamo di lady Bernyce giunse forte e chiaro.
- Fate i complimenti a vostro fratello, la sua prestazione è stata favolosa!
- Certamente, mia lady.
Bors Arryn nemmeno si tolse la celata per rispondere a lady Bernyce, segno che non era interessato a lei. In più la sua voce metallica distorta dall'armatura suonava piatta e priva d'emozioni. Probabilmente era attratto molto di più dalla sua dote, Robert lo capì al volo. Effettivamente essere il castellano del Nido dell'Aquila non gli garantiva certo uno stipendio così lauto, a questo il ragazzo non aveva mai fatto caso. Effettivamente non ricordava di aver mai visto suo zio maneggiare del denaro.
Nonostante la spettacolarità del duello meritasse almeno una pausa lord Royce e suo padre concordarono che non ci dovevano essere riardi sulla tabella di marcia, così si riprese subito con le altre gare. Lord Hunter scese in campo per affrontare ser Cedric Frey, detto Torreghiacciata per essere nato durante il particolarmente duro inverno occorso nel regno di Aenar Targaryen, il prozio di Daeron e Robert. "Sua sorella Bhaerys ha sposato per prima mio nonno, lord Alyn Arryn. Mia zia Alyssa, mio padre e l'altra mia zia erano il frutto della loro unione. Alyssa è andata in sposa al re ma è morta.". Nel dare alla luce una coppia di gemelli di cui uno morto, ma Robert preferiva non pensare ai propri cugini. Non aveva mai conosciuto i principi Aegon e Baeron, troppo grandi per stare con lui. Ma essendo lui destinato a diventare un lord della Valle prima o poi sarebbe arrivato il momento.
Cedric Frey, un bestione sia con l'armatura che senza, appariva gigantesco sul suo cavallo. Robert si chiese se ser Duncan l'Alto fosse alto effettivamente a quel modo. Parve mettere in seria difficoltà lord Hunter, spezzandogli addosso quattro lance. Ma l'anziano signore doveva essersi ritrovato varie volte in situazioni del genere, e Cedric Frey cadde alla quinta lancia. Non era però intenzionato ad arrendersi, così anche lord Morton smontò da cavallo ed estrasse la spada. Frey provò a far valere la propria stazza contro l'anzianità dell'avversario, ma la sua abilità era troppo per lui. Si arrese nel giro di un minuto.
Un altro Frey, ser Gregor, presumibilmente il fratello di ser Cedric in quanto gli somigliava come una goccia d'acqua - ed era anche più grosso di lui -, detto Torre-che-crolla per aver distrutto uno dei torrioni di Delta delle Acque durante la Primavera di Sangue quindici anni prima. Simisage non si scompose a vederlo e nemmeno durante il duello, a fronte delle sette lance che la Torre-che-crolla gli spezzò addosso. Il pokemon riuscì a batterlo con un'azione copia di quella fatta con Ronas Martell sua lancia, e stavolta ebbe l'effetto sperato facendo precipitare a terra il Frey. Simisage gli era poi saltato addosso e l'aveva costretto alla resa. Certe volte la stazza era solo d'impaccio.
Bors Arryn doveva essersi stancato molto dopo il combattimento col fratello, ma se anche fosse stato vero non lo diede a vedere. Giostrò contro ser Doran Wyl, uno degli amici che Lancialucente aveva nominato nel suo discorso contro il presuntuoso araldo Ubrick, e se era di abilità anche solo lontanamente paragonabile al dorniano allora se ne sarebbero viste delle belle. Wyl spezzò quattro lance contro suo zio, salvo poi cadere alla quinta e cominciare a combattere a terra. Oppose una fiera resistenza, ma le differenze tra lui e ser Bors erano troppo marcate, così alla fine si arrese.
Incredibile ma vero, alla fine lord Hunter conobbe la sconfitta dopo appena due lizze da campione. A sconfiggerlo fu ser Ormund Kettleblack, cavaliere errante si diceva proveniente dalle Terre della Corona. Lord Hunter poteva anche essere un formidabile combattente, ma aveva la sua età, e Kettleblack puntò a sfinirlo trattenendolo per ben dodici lance. Poi l'anziano, stancatosi, era sceso da cavallo e aveva estratto la spada, imitato dall'avversario. Kettleblack era incredibilmente agile, e riuscì infine a disarmare Hunter. L'anziano lord riconobbe la sconfitta e uscì dal campo tra gli applausi generali.
La successiva lizza fu poco emozionante per tutti e tre i campioni, i cavalieri che li sfidatono furono di talmente poca abilità che vennero disarcionati e si arresero solo dopo poche lance. Simisage riuscì a vincere a quel modo pur trovandosi scomodo in sella contro ser Walton Hersy, mentre Erryk Elesham cadde contro Bors Arryn e Illifer Tollett contro il neocampione Kettleblack.
Altri due Redfort uscirono per la penultima lizza, ser Justin contro Simisage e ser Eustace contro lo zio di Robert. Justin, detto Piccolatorre in contrapposizione a suo cugino Joseth, era effettivamente di stazza minuta, ma si dimostrò una furia in battaglia. Seppe tenere a bada Simisage per undici lance, non concedendogli mai tregua, e non si fece sorprendere come Frey ed Hersy alla manovra del salto sulla lancia. Passò poi a combattere a terra, dove però ebbe la peggio contro il pokemon. Eustace Redfort durò il tempo di una lancia, visto che venne disarcionato subito per poi arrendersi. Ser Addam Rykker invece cadde contro Kettleblack dopo tre lance senza rialzarsi.
L'ultima lizza del torneo vide ser Ben Simisage affrontare e sconfiggere facilmente ser Alyn Melcolm. Gioco più duro ebbe Bors Arryn contro Jon Uller, l'altro amico di Lancialucente, il quale lo tenne impegnato per sette lance prima ci cadere scompostamente e rompersi un braccio. L'ultimo cavaliere del torneo fu ser Garreth Hardyng, il quale ruppe nuovamente sette lance contro ser Ormund Kettleblack prima di cadere e perdere il duello a terra.
La fine delle competizioni fu accolta tra applausi scroscianti e frasi di rammarico per la mancanza di altri eventi come la mischia, la mischia coi pokemon o il tiro con l'arco. A lord Royce evidentemente non interessavano le altre discipline, sicché una volta terminato il torneo gli spalti cominciarono a svuotarsi lentamente, tutti che facevano ritorno alla propria tenda per riposarsi. La premiazione infatti ci sarebbe stata solo nel tardo pomeriggio.
Robert e Daeron tornarono al tendone di lord Arryn, e lì passarono il resto della giornata a non fare praticamente nulla. La temperatura aveva continuato ad alzarsi, al punto che anche lord decorosi come Devron Royce per rinfrescarsi erano stati costretti a togliersi il farsetto. Dentro alla tenda si stava benino, riparati quanto basta dal sole. Ma non dalla calura. I ragazzi si misero a torso nudo, mentre Vhagar si distese per terra, lingua di fuori e pancia scoperta. "Deve fargli veramente caldo con tutta quella pelliccia addosso" pensò Robert, provando un po' di pena per il pokemon dell'amico.
Quando oramai il sole era prossimo a tramontare dietro le montagne lord Arryn diede ordine di far convocare tutti per la premiazione. Gli araldi, Ubrick in testa, fecero il giro del campo per annunciarlo, e Robert e Daeron udirono gli urli a decine di piedi di distanza. A comunicarglielo fu però ser Hector Brune, il quale intimò ai ragazzi di rivestirsi con sguardo truce. Daeron ricambiò l'occhiata prima di eseguire l'ordine, mentre Robert chinò immediatamente la testa. Lo zio di Vilon gli metteva soggezione, e ringraziava i Sette che fosse il guardiano di Daeron e non il suo.
Correva voce che lord Royce volesse indire un banchetto per festeggiare la fine del torneo, e effettivamente nell'aria si sentiva l'odore di carne speziata e vino, ma poteva anche essere solamente il pasto di un cavaliere in una tenda vicina. Vhagar alzò la testa, attirato dall'odore, e cominciò a seguirlo fin quasi ad uscire dalla tenda.
- Fermo - gli disse il Targaryen in tono pacato.
Il pokemon si fermò immediatamente, si voltò e tornò dal suo padrone, docile come un cagnolino. Certe volte Robert invidiava l'amico per l'empatia che riusciva ad avere con bestie del genere. "Bé" pensò "se in passato i Targaryen cavalcavano i draghi non vedo che difficoltà possano avere a fare lo stesso coi tipi Drago".
Si rimisero i farsetti, Daeron il suo nero e rosso e Robert quello bianco e blu, e scortati da ser Hector Brune tornarono alle tribune, prendendo gli stessi posti di prima. Quando tutti gli spettatori ebbero ripreso i propri posti una processione di cavalieri cominciò a sfilare per il campo sottostante. Robert riconobbe lord Hunter, Piccolatorre, ser Arlan Royce e il fin troppo vistoso Simisage. Erano tutti i partecipanti del torneo.
Una volta schieratisi i cavalieri si rivolsero verso la tribuna d'onore, dove sedevano Aeron Arryn, lord Devron Royce, sua figlia Bernyce e varie altre personalità importanti della Valle. Dopo di che si inchinarono tutti all'unisono. Quasi tutti, visto che in un angolo Jonothor Arryn, tetro, era rimasto immobile.
- Alzate la testa.
Il tono di lord Arryn era pacato, sembrava non aver notato che il fratello non aveva abbassato il capo.
- Cavalieri, io e lord Royce vi siamo grati per aver presenziato a questo torneo. Ognuno di vuoi ha combattuto molto bene, e lord Royce vorrebbe dire due parole.
Detto questo Aeron Arryn si fece da parte per permettere a Devron Royce di prendere la parola.
- Lord Arryn vi lusinga, e tutti voi ve lo meritate. Ma i premi andranno a pochi.
Il silenzio più assoluto scese sulla piana. Lord Royce stava riprendendo fiato, evidentemente sarebbe stato lui ad annunciare le ricompense.
- Al terzo classificato, ser Ormund Kettleblack - cominciò - per le sue quattro lizze vinte, vanno duemila dragoni.
L'interpellato si fece avanti. Era un uomo grosso, non quanto gente come Torrerossa o i Frey, ma era comunque bello macilento. Portava un'armatura pesante ornata da un mantello rosso, sul quale era impressa quella che sembrava un calderone nero. Uno scudiero gli venne incontro, consegnandogli un piccolo forziere. Ser Ormund lo prese sottobraccio, si rivolse di nuovo a lord Royce e chinò il capo, poi tornò tra le schiere dei cavalieri in armatura.
- Al secondo classificato, ser Ben Simisage - e qui lord Royce fece una faccia strana - per le sue sette lizze vinte, vanno tremila e cinquecento dragoni.
Il pokemon si fece avanti, il ciuffo che ondeggiava ad ognuno dei suoi strani passi arcuati. Lo stesso scudiero gli porse due forzieri ricolmi di monete. Il pokemon li prese entrambi sottobraccio e fece la riverenza ai signori più in alto. L'espressione di lord Royce divenne ancora più anomala, ma si ricompose subito dopo.
- Al primo classificato, ser Bors Arryn, castellano del Nido dell'Aquila - ed enfatizzò l'unico titolo che lo zio di Robert possedesse - vanno cinquemila dragoni.
Bors Arryn si fece avanti, imponente nella grande armatura. Lo scudiero stavolta non gli porse nulla, mostrandogli un forziere più grosso che provvide poi a portare via, presumibilmente nella tenda del cavaliere.
- E oltre ciò - nella voce di Devron Royce c'era una nota d'orgoglio - vi spetta anche la mano di lady Bernyce Royce, mia figlia.
La suddetta fece un risolino sgradevole. Bors Arryn rimase immobile, ma Robert poté facilmente immaginare la faccia davvero poco entusiasta dello zio sotto l'elmo. Per questo non lo stupirono le parole che disse poco dopo.
L'Arryn alzò la propria celata, rivolgendosi a lord Royce: - Col vostro perdono, credo di non essere degno della mano di lady Bernyce.
Lord Royce si gelò sul posto. Evidentemente non si aspettava che qualcuno avrebbe potuto rifiutare la mano della lady sua figlia pur con la dote che vantava. Evidentemente sperava che questa potesse essere sufficiente per permetterle di trovare un nuovo marito dopo il torneo.
- Io sono solo un castellano - continuò - e non sono degno di un tale onore.
Royce era sul punto di sbottare. - Perché mai non dovrei... cominciò. Ma lord Arryn, intuendo il pericolo e ritenendo sconveniente un litigio tra il suo castellano ed il suo alfiere, si pose come arbitro tra le parti.
- Perché - fece - Non chiedere alla diretta interessata la risoluzione del problema?
Lord Royce parve scontento, ma non si oppose.
- Cara - disse alla figlia - Cosa ne dici? Ritieni ser Bors degno della tua mano.
La fanciulla ci pensò su e poi, con fare imperioso, ordinò allo zio di Robert: - Mostrati.
L'uomo si tolse l'elmo, rivelando dei corti capelli castani tagliati di recente. Aveva la mascella squadrata, un mento molto pronunciato, un naso fin troppo grosso segnato da una brutta cicatrice e gli occhi azzurri. Lady Bernyce lo squadrò per un po' con aria indagatrice, tentando di assumere un'aria intelligente. A Robert sembrò solo stupida. Infine si pronunciò.
- Apprezzo la vostra sincerità - disse con fare vagamente altezzoso - E concordo con voi nel dire che non siete adatto alla mia mano.
Bernyce si rivolse poi al padre.
- Padre mio, col vostro permesso vorrei essere io a scegliere il mio futuro marito fra questi valorosi.
Lord Royce parve sorpreso da questa prospettiva. Ma Robert sapeva che lady Bernyce era molto affezionata al padre e costui la ricambiava, sicché non lo stupì vederlo infine cedere con un cenno del capo.
- Bene, allora...
Lady Bernyce sondò la folla alla ricerca di un candidato ideale. Gente come Arlan Royce occhieggiò quando la fanciulla lo squadrò. Robert infine distinse fin troppo bene quando lo sguardo della donna si posò su suo zio Jonothor, situato nell'ultima fila di cavalieri con lo sguardo rivolto da qualsiasi parte che non fossero le tribune.
- Ser Jonothor!
L'uomo si voltò, attirato dall'appello. L'eccitazione nella voce di lady Royce era facilmente percepibile.
- Avete dimostrato un valore senza pari nel torneo, facendomi divertire come non ho mai fatto. Sarete voi il lord mio marito!

Le voci che giravano sul banchetto di lord Royce si rivelarono infine fondate. Ovviamente vennero invitati solamente i nobili di alto rango, ma intere pentolate di cibo vennero destinate anche ai cavalieri più umili e agli restanti spettatori. Al tavolo allestito nel mezzo dell'accampamento, proprio di fronte alla tenda di lord Royce, vennero però fatte sedere solamente una trentina di persone. Robert e Daeron erano tra questi, e il ragazzo riconobbe tra i commensali altre facce note oltre a quella del padre, di lord Royce e sua figlia. Layn Corbray era seduto accanto a lord Royce, mentre Arlan Royce era dalla parte opposta del tavolo, invece lord Hunter si era messo a chiacchierare amabilmente con un altro degli uomini seduti a tavola.
C'erano anche i suoi zii, Jonothor a capotavola accanto alla sua futura coniuge, e Bors al lato opposto. Bors pensava ai fatti propri, mentre Jonothor sembrava più tetro del solito, restando a fissare il piatto davanti a sé e annuendo fugacemente alle domande postegli. "Sembra non essere molto felice" pensò Robert "Probabilmente anche lui puntava unicamente al premio in denaro.".
I piatti furono pochi ma sostanziosi. Il ragazzo in particolare apprezzò il coniglio speziato che venne servito con delle sugose patate arrosto. Non era dissimile dal pasto consumato in precedenza, ma riuscì ad apprezzarlo ugualmente come gli altri commensali. In più venne servito un delizioso rosso di Arbor, del quale stavolta lord Arryn, forse particolarmente di buon umore, aveva concesso di assaggiare anche al figlio.
Una coppa venne riempita a Robert. "E' piccola" aveva pensato "Che peccato, vorrei più vino". Il calice era effettivamente ristretto, e quel vino andò giù piuttosto in fretta. Robert lo sentì scendere fino allo stomaco, poi avvertì la gola bruciare. Gli piaceva quella sensazione, era gradevole e contrastava perfettamente la leggera brezza fresca serale che si era alzata poco prima.
Chiamò il servitore con la brocca e si fece riempire nuovamente il calice. Poi guardò timoroso il padre temendo un rimprovero, ma lord Arryn era impegnato a parlare e a ridere con lord Royce. Avendo paura che si potesse girare da un momento all'altro si scolò la coppa tutto d'un fiato e poi si infilò in fretta alcune patate in bocca, cominciando a masticarle per dare l'impressione di non star facendo nulla di male. Il sapore del sugo e delle patate gli riempì il palato, ma non cancellò il sapore del vino. Ne chiese un'altra coppa, e constatato che il padre non era interessato a lui la bevve con più tranquillità.
Così, tra un calice di rosso di Arbor e una sugosa patata oppure un pezzo di coniglio, Robert cominciò pian piano a perdere il conto dei bicchieri che stava mandando giù. Mangiò sempre di meno, e bevve sempre di più. Parlò con Daeron e cominciò a ridere per un qualche motivo. Aveva un gran caldo e si sentiva più vivo che mai.

Quando si svegliò non ricordava praticamente nulla dopo quel momento. La prima cosa che avvertì fu lo sgradevole sapore acquoso dell'erba nella sua bocca. Tirò su lentamente il viso da terra, confuso, per poi sputare con vigore quando s'accorse di cosa stava mangiando. Tossì e sputacchiò alcuni fili verdi, sentendo che stava per vomitare.
Si girò su un fianco, e gli venne un conato. Per qualche miracolo riuscì a non dare di stomaco, e appoggiandosi una mano sul ventre si sporse in avanti. Respirò a grandi boccate e provò a fare mente locale, fallendo miseramente. Si guardò attorno e vide di essere ancora in mezzo al labirinto di tende. Una tenue luce filtrava da dietro le montagne, stava albeggiando proprio in quel momento.
Provò a rimettersi in piedi ma ricadde subito in avanti, atterrando dolorosamente su un ginocchio. Un altro conato venne soffocato a fatica, Robert si sentiva malissimo. Non ricordava di aver mai provato nulla del genere: gli mancava il respiro e sentiva come un blocco all'altezza dei polmoni. Non ce la faceva a respirare col naso, doveva per forza farlo rumorosamente con la bocca.
Si mise carponi, tentando di rialzarsi, e stavolta ce la fece. Non da solo però: una mano era intervenuto a sorreggerlo. Presto alla mano si aggiunse un braccio, e poi un'intera persona. Robert girò la testa, confuso, e si ritrovò a ricambiare lo sguardo di Daeron.
- Cosa...? - boccheggiò.
- Ti sei ubriacato.
- U-ub...
- Sì, ma adesso non parlare. Vieni, ti riporto alla tenda.
Il Targaryen sorresse l'amico per tutto il tragitto, il suo Deino che gli trottava allegramente dietro. Il viaggio fu relativamente breve, ma a Robert girava la testa, e dovunque posasse lo sguardo sembrava che la terra stesse venendo smossa da aratori invisibili. Ce la fece a non dare di stomaco fin quasi al padiglione, ma poi non resistette più.
Vomitò non una, non due ma ben tre volte in breve sequenza, piegato dietro ad una piccola tenda vuota, Daeron al suo fianco che lo osservava con uno strano sguardo. Gli sembrò di rimettere anche l'anima, il respiro a pezzi. Gli occhi gli lacrimavano e le sue orecchie erano un inferno, per non parlare del blocco al ventre che adesso si era trasformato in un terribile bruciore.
Quando si fu rimesso un poco Robert si raddrizzò. Cercò di non fare smorfie di dolore ma gli risultò estremamente difficile, così alla fine rinunciò. Si voltò allora verso l'amico, che lo squadrò da capo a piedi. Doveva fare veramente pena in quel momento.
- Cosa... è successo... - chiese in un sussurro con voce spezzata.
- Te l'ho già detto - rispose l'altro - Ti sei ubriacato. L'avevo capito subito, ma anche io avevo bevuto e così non ci ho fatto molto caso. Solo che io sapevo dove fermarmi, mentre tu no. Eri ancora astemio, vero?
Robert non rispose, ma la verità si poteva intuire.
- Abbiamo riso parecchio ieri sera a cena - disse Daeron con un mezzo sorriso - Ma a un certo punto abbiamo litigato non mi ricordo nemmeno per cosa, e poi tu ti sei alzato e sei andato via. Ti ho cercato per tutta la notte, e alla fine avevo smesso, poi però mentre tornavo alla tenda ti ho trovato.
- Mio padre - chiese Robert a voce tremante - Lo sa?
- Non lo so, ma credo di no, altrimenti ci sarebbero armigeri sparsi a cercarti per tutto il campo. Penso che si fosse ubriacato anche lui.
Robert tirò un respiro di sollievo o almeno ciò che doveva esserlo, visto che al suo posto uscì solamente un rantolo strozzato. Si portò una mano alla fronte e percepì che era madida di sudore.
- Hai... un fazzoletto...? - chiese all'amico.
- Tieni.
Daeron tirò fuori un pezzo di seta e glielo porse. Sembrava il pezzo strappato di un abito, ma il ragazzo non vi fece caso e si asciugò la testa. La pezza si inzuppò in breve tempo diventando fredda al tatto, e Robert chiuse gli occhi, assaporando quella frescura.
Quello che invece avrebbe dovuto chiudere, ovvero le orecchie, rimase aperto e completamente esposto al terrificante urlo che risuonò subito dopo per tutto il campo. Era terribile, disumano, distorto, animato da puro terrore. Le orecchie dolettero a Robert, e se le dovette tappare per smettere di sentire quella cacofonia.
Daeron non sembrava aver subito gli stessi danni, ma si era immediatamente voltato verso la fonte di quell'orribile suono. Dopo un attimo di titubanza si era avviato e anche Robert, seppur a malincuore, lo seguì. Passarono alcune tende e scoprirono che la fonte dell'urlo non si trovava a molta distanza. Nel mentre che camminavano la gente cominciò ad uscire dai padiglioni, confusa per il brusco risveglio e attirata dallo strano suono.
Infine arrivarono in un piccolo spiazzo tra le pareti di seta. Lì, proprio davanti ad una tenda dai motivi blu e bianchi, era sdraiata una donna. Aveva le vesti lacere e piangeva. Il grosso seno cadente era esposto, mentre le terga erano visibili per metà e per l'altra coperte da un lembo di un vestito che una volta doveva essere stato stupendo. Aveva i capelli castani e la faccia chiazzata da numerose lentiggini, e... Robert avvicinò lo sguardo, riconoscendola. Era lady Bernyce Royce.
Un cavaliere, Robert era ancora troppo disorientato per capire chi, si avvicinò alla ragazza e si tolse il mantello, coprendola dalla piccola folla che si era formata attorno alla scena.
- Cosa è successo? - le chiese in modo gentile.
In quel preciso momento dalla tenda bianca e blu uscì un uomo. Aveva il farsetto aperto e i pantaloni sbottonati, i corti capelli in disordine. Era confuso e sembrava non sapere dove si trovava. Robert lo fissò e, nonostante la mente annebbiata dai fumi dell'alcol, riconobbe anche lui. Era suo zio, Bors Arryn.
- Lui... - fece la donna tra le lacrime - Mi ha... mi ha...
- L'hanno stuprata! - urlò qualcuno.

Quando maestro Pyman visitò lady Bernyce constatò che aveva veramente subito violenza. La voce dello stupro della fanciulla fece in breve tempo il giro del campo, e in capo ad un'ora tutti parlavano del fattaccio. Lord Arryn convocò una riunione d'urgenza con le principali personalità presenti: lui stesso, lord Royce, e lord Hunter. Septon Clodoth venne ammesso in quanto religioso e maestro Pyman in quanto sapiente, mentre ser Layn Corbray, ser Arlan Royce e ser Joseth Redfort in quanto rappresentanti delle maggiori casate della Valle. Anche Daeron e Robert vennero convocati, l'uno per il fatto di far parte della famiglia reale - anche se stavolta la presenza di Vhagar non era stata accettata e il pokemon era stato legato ad un asta poco fuori la tenda - e l'altro in quanto futuro governatore della Valle. E poi ovviamente le parti lese e lesionanti: ser Jonothor e ser Bors Arryn.
La riunione avvenne nel padiglione di lord Arryn. Quando tutti furono entrati lord Aeron ordinò a due guardie di sorvegliare l'esterno e di impedire a chicchessia di mettersi ad origliare il risultato della discussione. Non che ce ne fosse bisogno, tutti i partecipanti urlavano come se si trovassero a decine di piedi di distanza l'uno dall'altro.
- L'ha stuprata! - urlava furioso Jonothor Arryn - Ha stuprato la mia promessa sposa! Mi ha disonorato!
Lo zio di Robert si fissava i piedi, Robert non capiva se fosse ancora stordito o meno. Jonothor fissava furente il fratello, sembrava che gli dovesse saltare addosso da un momento all'altro. In un angolo maestro Pyman stava confortando lady Bernyce, avvolta in una pesante coperta e ancora in lacrime.
- Ha disonorato tutta la mia casata!
Anche lord Royce era furioso.
- Adesso nessuno vorrà più sposare mia figlia!
Da parte sua lord Aeron cercava di mantenere calme le acque. L'ultima cosa che voleva era uno scontro fratricida, così si era immediatamente frapposto tra i fratelli cercando di parlare ragionevolmente. Ma tra tutti i partecipanti era forse l'unico a tentare di apprendere la via della diplomazia.
- Suvvia Jon, non precipitiamo a conclusioni affrettate. Lord Royce, mi rivolgo anche a voi, vedete in che stato confusionale si trova mio fratello, potrebbe non essere stato lui.
- Potrebbe?!
 Jonothor dava l'impressione che sarebbe saltato in aria da un momento all'altro.
- POTREBBE!?! Tu non puoi capire! Era vergine ed era stata promessa a ME! Sarò costretto a rigettarla per evitare il disonore!
- Casa Royce non ha mai raggiunto un punto così basso dalla caduta dei primi uomini - si accodò lord Royce - Non potrò mai perdonare un affronto del genere.
Un tetro silenzio scese nella tenda. Lord Hunter, Layn Corbray, Arlan Royce e Torrerossa osservavano la scena in silenzio. "Sono i rappresentanti delle grandi case" pensò Robert "Ma adesso sono ridotti a meri spettatori". Il ragazzo si chiedeva quale sarebbe stato il risultato della riunione. Voleva bene a suo zio Bors e non gli piaceva Jonothor, sperava che il castellano ne uscisse fuori. Daeron dal canto suo guardava pensoso lo svolgersi della discussione.
- Io sostengo - riprese lord Royce - La necessità della pena di morte.
A quelle parole Bors gemette, segno che stava ascoltando.
- Già! - concordò Jonothor - Per quel che ha fatto si merita la decapitazione!
- Suvvia - intervenne lord Arryn - Non diciamo fesserie. La pena di morte mi sembra eccessiva...
- E allora - lo interruppe il fratello - Quali provvedimenti dovrebbero essere adottati?!? Se si perdona un crimine del genere allora tutti, dal più grande signore al più infimo contadino, si sentiranno in diritto di poter infrangere la legge come e quando gli pare!
- Ma non sappiamo nemmeno se è colpa sua! - il padre di Robert stava perdendo la pazienza - Maestro Pyman ha espresso i suoi dubbi, e io mi fido di lui.
Anche Robert trovava alquanto strane le circostanze del crimine. Quando era stato interrogato Bors non era stato in grado di rispondere nemmeno alle domande più semplice, richiedendo solo con voce tremante qualcosa dal bere e sostenendo di non ricordare niente. Non erano state trovate tracce di sperma sulle sue brache e nemmeno sul resto dei suoi vestiti, e ciò era strano visto che sembrava non essersi mai spogliato dal giorno prima.
- Al diavolo il maestro! - Jonothor Arryn si era infuriato definitivamente - Se occorre sarò io personalmente ad ucciderlo.
- Non diciamo fesserie! Qui nessuno uccide nessuno!
- Io lo farò - continuò il cavaliere imperterrito - E non sarai certo tu ad impedirmelo, fratello!
- Io sono il lord della Valle!
Alla fine anche il padre di Robert si era messo ad urlare.
- Comando io qui, e nessuno si azzardi a contraddirmi! Altrimenti quello che verrà decapitato sarai tu!
"La discussione sta sfuggendo di mano". Robert si girò per cercare sostegno, ma Daeron sembrava scomparso. Probabilmente si era defilato mentre i due Arryn avevano cominciato ad alzare la voce. Il ragazzo si diresse allora verso lord Hunter, pregandolo di aiutarlo a mettere un freno alla litigata.
- Mi dispiace, ragazzo - gli disse - Ma io posso fare ben poco, questo è un vero e proprio affare di famiglia.
La risposta degli altri era stata più o meno la stessa in termini più o meno garbati. Layn Corbray aveva declinato gentilmente l'offerta, Arlan Royce aveva risposto a male parole mentre Torrerossa aveva emesso un mugugno. Allora Robert pensò di rivolgersi a persone come septon Clodoth e maestro Pyman, forse loro che conoscevano bene la sua famiglia sarebbero stati ascoltati. Nel frattempo lord Arryn aveva cominciato a cedere alle richieste del fratello, arretrando su posizioni quali l'unione da parte di Bors ai Guardiani della Notte. Jonothor, sostenuto da Devron Royce, era però irremovibile: voleva la pena di morte.
Improvvisamente un ruggito riecheggiò per la sala, talmente forte da far tremare il tavolo di legno al centro dei tendaggi. Robert e gli altri si dovettero tappare le orecchie per non rimanere assordati, e d'istinto tutti chiusero anche gli occhi. Quando finalmente tutto ebbe fine i presenti si voltarono verso la fonte del rumore.
Il principe Daeron a quanto pare, quando era sgattaiolato fuori dalla tenda non visto, era andato a liberare il suo pokemon, conducendolo poi di soppiatto nella tenda. Il ruggito probabilmente era servito a mettere fine al litigio. "Forse" pensò Robert speranzoso "Ha qualcosa da dire. E' un membro della famiglia reale, lo ascolteranno sicuramente.". Il giovane Arryn ci sperava con tutto il cuore, non voleva spargimenti di sangue all'interno della sua famiglia.
- Miei lord - cominciò il Targaryen - Mi dispiace per questa brusca interruzione.
Nel frattempo grattò la testa di Vhagar, il quale sembrava fare le fusa come un gatto.
- Ma era l'unico modo per farvi smettere. Ho ascoltato l'intera faccenda, e ho capito che voi siete troppo alterati per trovare una soluzione ragionevole.
A quell'affermazione Jonothor Arryn parve infervorarsi ancor di più, ma Daeron non gli diede il tempo di ribattere.
- Per cui avrei io una soluzione a questo problema: un giudizio per combattimento. Ma non uno qualsiasi.
La tensione era percepibile.
- Un giudizio dei sette.
Ci fu un attimo di silenzio, poi septon Clodoth prese la parola.
- Il principe ha ragione - disse - Stiamo parlando di un crimine infamante disprezzato dagli dei, e non dobbiamo prendere una decisione alla leggera, per di più per il fatto che accusato e accusatore sono consanguinei. Un giudizio dei sette sarebbe la cosa migliore da fare, gli dei sanno la verità e daranno il loro responso.
Nemmeno una mosca volava nella tenda.
- E sia - concesse alla fine lord Arryn - Avverrà domattina.
Poi si rivolse ai fratelli.
- Uscite, tutti e due, e andate a cercarvi dei campioni. Altrimenti metterò a morte entrambi.
Robert non sapeva se in quel momento suo padre fosse serio oppure no.

Note dell'autore
Eccomi qui, sesto capitolo, dove finalmente c'è la trama. E che trama direi, e vi spoilero che è da qui che inizieranno tutti i casini.
Ci ho messo un po' a scrivere, ma maggio è stato infernale. Prometto di recuperare a giugno, visto che a luglio non sarò in Italia e non potrò fare un bel nulla, così voglio cercare di portarmi avanti con la storia il più possibile.
A presto,
A_e

  
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