Robert
Il
torneo riprese esattamente
dopo il tempo che lord Royce aveva concesso a tutti per rimettersi in
sesto. I
cavalieri e i vari nobili erano tutti tornati alle loro tende per
consumare il
proprio pasto, mentre Robert, assieme al padre, Daeron, lord Royce e
qualche
altro signorotto che non conosceva era tornato al padiglione paterno.
Il fresco che c'era stato di
primo mattino, quando ancora lui, Daeron e Vilon si nascondevano a Neo
del
Crinale, era scomparso per lasciare il posto ad un afa soffocante come
non se
n'erano mai percepite nella storia della Valle. "Forse" si era
ritrovato a pensare più volte Robert "E' vero che l'estate
sta
arrivando.".
Il padiglione di lord Arryn era
piacevolmente fresco e ombroso rispetto al torrido esterno, Robert
dovette ammettere
che ci si stava davvero bene. Una tavola era stata approntata per i
nobili,
alla quale avevano preso posto tutti loro. Il lord suo padre si era
seduto a
capotavola, mentre il principe al lato opposto. Robert si era sistemato
accanto
a quest'ultimo, e si era trovato subito a proprio agio.
Il pranzo era stato ottimo in un
ambiente altrettanto piacevole: erano stati serviti dei deliziosi
spiedini di
castrato ancora colanti del grasso di cottura contornati con delle
patate
arrostite nel suddetto grasso. Per finire, probabilmente per compensare
l'alta
temperatura esterna, erano stati serviti dei biscotti di farro e
zucchero di
canna guarniti di panna gelata. "Scesi direttamente dal Nido
dell'Aquila
una mezzora fa" aveva assicurato il servitore che si occupava di
portare i
piatti e servire da bere.
C'era stato vino per tutti,
perfino per Daeron, mentre invece a Robert era stata data solo
dell'acqua.
"Sei troppo giovane ancora per il vino" gli aveva detto strizzandogli
la guancia suo padre. Ma a Daeron l'avevano dato il vino, probabilmente
solo
per il fatto che fosse il principe e in qualità di suo
protetto lord Arryn non
gli doveva far mancare mai nulla. Nonostante fosse un poco geloso,
Robert era
riuscito a godersi ugualmente il pranzo.
Ma il suo amico non era sembrato
apprezzare allo stesso modo. Se n'era sempre stato il silenzio con aria
annoiata, appoggiato con un gomito sul tavolo e mezzo girato verso una
direzione casuale. Aveva giocherellato col cibo per tutto il tempo,
solo
qualche volta aveva staccato qualche boccone di carne che aveva
prontamente
fatto cadere nelle fauci del suo pokemon, accoccolato ai suoi piedi.
A Robert quel Deino aveva sempre
messo soggezione, nonostante Daeron continuasse ad affermare che fosse
buono
come il pane. Una volta Robert aveva provato ad accarezzargli la testa
ma era
riuscito a ritrarre la mano prima di venire morso. Se davvero quella
creatura
era "buona", lo era solo con Daeron.
Ovviamente lord Aeron glielo
lasciava tenere dovunque andasse, sempre perché era un
principe, pur abbastanza
basso nella successione. Ah, il lord suo padre, cosa non avrebbe fatto
per non
far bella figura con la corona. Peccato che facendo così
aveva sembrato
tralasciare suo figlio. Robert ancora non aveva un pokemon, suo padre
diceva
che erano bestie pericolose, adatte a rozzi bruti del volgo e non certo
ad un
nobile. Ma Daeron non sembrava di certo un rozzo bruto del volgo.
Quando ripresero posto sulle
pedane Robert si sedette nuovamente vicino al suo amico, notando un
particolare
che lo fece sorridere. Daeron infatti sembrava molto più
attento al torneo che
stava per ricominciare di quanto non lo fosse stato prima. Il ragazzo
poté
veder luccicare negli occhi al di sotto dei capelli argentei a
caschetto
striati di bruno dell'amico quello stesso luccichio che lui stesso
provava ogni
qualvolta guardava un torneo. Certo, questo era di
un'intensità molto ridotta,
ma c'era. Robert Arryn era sempre stato un appassionato di tornei, e
gli faceva
piacere aver visto finalmente Daeron venire anch'esso contagiato dalla
sua
passione.
L'araldo richiamò l'attenzione
una volta che tutti si furono sistemati. Quando lord Royce gli fece
cenno di
parlare, l'uomo suonò un corno e poi cominciò a
declamare i cavalieri che
avrebbero dovuto giostrare.
- Ecco! Ecco che ricomincia il
torneo! Silenzio, miei signori!
Immediatamente tutte le voci si
zittirono sulla piana al di sotto delle Porte della Luna.
- La competizione riprenderà da
dove si era interrotta! Fra pochi istanti il Campione ser Bors Arryn si
dovrà
confrontare... - al che Arryn estrasse un nome dall'urna e lo porse
all'araldo
- ...con ser Donnel Darke!
"Darke di Duskendale"
pensò Robert, ricollegando il nome alle lezioni di araldica
impartitegli da
maestro Pyman in tutti quegli anni "Discendenti degli estinti Darklyn".
Donnel Darke era un cavaliere dalla corporatura non particolarmente
prominente,
ma che riuscì a spezzare due lance contro il forzuto zio di
Robert prima di
cadere da cavallo e dichiararsi sconfitto.
Il secondo avversario di Layn
Corbray fu invece un nuovo Redfort, ser Jaremy, fratello minore di
Torrerossa. Somigliava
davvero molto a Torrerossa, soprattutto per il fisico.
Riuscì a mettere
seriamente in difficoltà l'uomo di Casa del Cuore, facendolo
cadere giù da
cavallo già alla prima lancia e saltandogli addosso. Il
combattimento corpo a
corpo era stato davvero concitato, molti spettatori fra cui Robert
stessi erano
stati col fiato sospeso, ma alla fine ser Layn era riuscito ad estrarre
la
spada. Redfort, memore del fato toccato a ser Gyles Grafton, si arrese
subito.
Una volta che Jaremy Refort fu
uscito dal campo l'araldo si fece di nuovo avanti, portando l'urna e
chiamando
nel frattempo ser Ronas Martell per estrarre un nuovo nome. Il dorniano
si fece
attendere un po'. "Certo, vuole creare l'atmosfera" pensò
Robert.
Quando un cavaliere faceva così il ragazzo si sentiva molto
eccitato, voleva in
fondo essere una dimostrazione di superiorità nei confronti
degli avversari.
Quando i grandi lord cominciavano
a spazientirsi, Lancialucente apparve da un ingresso laterale. Era a
piedi, e
stava conducendo il suo cavallo senza fretta. A Robert quasi venne da
ridere
quando guardò la faccia di suo padre. Lord Arryn appariva
irritato, mentre lord
Royce al suo fianco era senza parole. Alla fine non ce la fece
più, e all'erede
del Nido dell'Aquila scappò una risatina. Daeron, seduto al
suo fianco, sorrise
anch'esso.
Quando finalmente Martell si
affiancò all'araldo gli diede le redini del suo cavallo. Il
pover'uomo, già
recante l'urna con due mani, si dovette contorcere e arrabattare in
modi
impossibili per tenere le redini e non far cadere l'urna allo stesso
tempo,
provocando il divertimento generale. Robert un po' si
spazientì, lui voleva il
torneo, non certo vedere un araldo comportarsi come un buffone.
Ronas Martell rovistò un po' con
la mano dentro l'urna guardando tuttavia dall'altra parte, estraendo
infine un
pezzetto di carta all'apparenza più stropicciato degli
altri. Si riprese le
redini del cavallo, non prima di aver consegnato il biglietto al
già stracarico
araldo, il quale o per fortuna o per bravura era ancora riuscito a non
far
cadere nulla.
L'uomo, sfinito, appoggiò l'urna
per terra e riprese fiato un attimo. Ci furono altre risate
apparentemente
senza motivo, poi procedette a leggere.
- Il prossimo sfidante... per ser
Ronas Martell è... ser Ben Simisage!
Immediatamente la folla, a
sentire quel nome, si ammutolì. Anche Robert rimase quasi
pietrificato, non si
aspettava che quello fosse proprio
lì.
Nemmeno una mosca volava in quel momento, si poteva distintamente udire
il
sibilo del vento che infuriava appena poche decine di metri
più in alto. Alcuni
spettatori, non molto distanti dai ragazzi, fissarono il Deino di
Daeron.
Il principe invece era rimasto
tale e quale a com'era prima, il nome sembrava non aver sortito nessun
particolare effetto su di lui. Anzi, le improvvise attenzioni altrui
riservate
al suo pokemon cominciarono a spazientirlo. Con uno sguardo truce
fulminò tutti
coloro che stavano fissando Vhagar, i quali immediatamente si voltarono
da un'altra
parte facendo finta di niente.
- Insomma, cos'avrebbe di
particolare quel nome? - chiese irritato a Robert quando ebbe finito di
guardar
male la gente. L'amico in risposta sgranò gli occhi.
- Davvero non lo sai?
Robert era confuso. Come poteva
Daeron, che pure era un membro della famiglia reale, non sapere nulla
sui
Simisage?
- Sapere cosa? Dimmi cosa devo
sapere, odio quando la gente guarda Vhagar in quel modo.
- Va bene - rispose Robert,
ancora sorpreso dalla dimostrazione di "ignoranza" dell'amico - Anche
se mi sembra strano che proprio tu, un Targaryen... bé,
comunque, sicuramente
conoscerai la Battaglia della Strada del Re.
- Certamente - rispose Daeron -
Quando re Aegon il Buono si scontrò contro suo cugino e
pretendente al trono
Matarys. Sarà stato... sessant'anni fa?
- Sessantadue.
- Però, non sapevo conoscessi
così bene la storia.
- Sai, maestro Pyman ha sempre
voluto che fossi preparato. E' incredibilmente noioso ma anche utile,
ti
invidio ogni volta che sei libero di esplorare la Lancia del Gigante
mentre io
sono bloccato a studiare col maestro. Comunque mi sembra strano che tu
non
conosca la storia della tua stessa famiglia.
- Non sono uno a cui importa
molto della storia. O della geografia. O di qualsiasi altra materia
letteraria.
Conosco un po' di araldica, ma niente di che. Procedi insomma.
- Bé, Aegon rischiò la vita
parecchie volte in quello scontro, tanto che si scontrò col
grande ser Andrew
Mallister e per poco non venne ammazzato da Ormond Deddings, detto lo
Sgozzanobili. Poi il re si scontrò direttamente con Matarys,
e stava quasi per
soccombere quando in suo aiuto venne Havel, un soldato di lady Wode.
Grazie al
suo aiuto il re poté ribaltare la situazione, in quanto
facendogli scudo Havel
gli permise di trovare la giusta occasione per uccidere Matarys e
infine per
annientare le sue forze rimanenti. Dopo la battaglia il re fece
cavaliere il
suo salvatore e gli conferì il titolo di lord di Padelle
Salate, la città che
sta sulla Baia dei Granchi. Havel assunse il cognome di Simisage e il
suo
discendente Lautrec possiede ancora oggi quel posto.
- E dove sarebbe tutta questa
specialità? Ho sentito di molti altri divenuti signori di
qualche terra grazie
ad imprese simili.
- Vedi, Havel e tutta la sua
famiglia... sono dei pokemon.
Lì Daeron parve davvero
impressionato, al punto che aprì la bocca per lo stupore.
- Dei pokemon? Cosa?
- E' la reazione che hanno tutti
quando sentono per la prima volta parlare di loro.
- E' che, sembra strano... voglio
dire, una cosa del genere so essere possibile ad Essos, ma pensavo che
a
Westeros...
- Se dici così allora vuol dire
che non hai studiato l'araldica come dai a vedere. Oltre a lord
Simisage posso
citarti, che so, lady Froslass di Corona della Regina, lord Poliwrath
di Grande
Wyk...
Robert si interruppe lì, vedendo
che l'attenzione dell'amico era stata attirata da qualcosa, o meglio da
qualcuno alle sue spalle. Robert, girato verso l'interno della tribuna,
si
voltò e vide per la prima volta l'oggetto di quella
discussione.
Ser Ben Simisage si presentò a
cavallo, ma era palesemente a disagio. Evidentemente non era abituato a
montare
degli animali, in fondo lo era anche lui per certo versi. Faceva
leggermente
impressione, il manto verde foresta e le zampe all'apparenza morbide a
penzoloni, mentre si faceva consegnare la lancia.
Appariva come un normale membro
della propria specie, solamente con diverse cinture di cuoio che lo
legavano
alla sella (evidentemente non era capace di cavalcare, o comunque se lo
faceva
lo faceva in una modalità scorretta) e un mezzo elmo che gli
schiacciava il
caratteristico ciuffo di... capelli? No, peli suonava decisamente
meglio.
Nessun grido di acclamazione e
incoraggiamento si levò dal pubblico, né per il
pokemon né per il suo sfidante
ser Ronas Martell, il quale evidentemente non aveva il sostegno del
pubblico. A
Lancialucente, proprio come a Daeron inizialmente, la fama e poi la
vista
dell'avversario non avevano destato nessuna particolare reazione.
Evidentemente
a Dorne le usanze e i comportamenti verso i pokemon erano molto
più aperti.
Oppure semplicemente non gli importava.
I due cavalieri si passarono
vicino quando s'apprestarono a raggiungere le proprie postazioni di
partenza, e
quando i cavalli passarono a meno di dieci pollici di distanza i due si
fecero
un inchino, prima Lancialucente e subito dopo il pokemon come risposta.
Robert
non sapeva se quella fosse un'altra usanza dei dorniani, ma credette di
no
visto che nel precedente incontro di Martell con Torrerossa. Forse
Lancialucente pensava di aver trovato un combattente al suo livello?
Oppure lo
scontro era troppo particolare per non stabilire un qualsiasi tipo di
rapporto
con l'avversario?
Umano e pokemon presero i propri
posti, stabilizzando le lance e sistemandosi gli elmi. Quando venne
dato il
segnale apposito entrambi diedero di speroni, partendo in un galoppo
sfrenato.
Sia Martell che il suo avversario sembrarono non apprezzare
più di tanto le
modalità di combattimento, visto che le prime quattro lance
andarono a vuoto.
Robert sentiva che nessuno dei
due vi aveva messo una reale intenzione di vittoria. Lui, in tutta la
sua breve
vita, aveva assistito a non meno di una decina di tornei, e conosceva
bene il
comportamento di chi si prepara a sfidare un cavaliere sperando di
disarcionarlo. Conosceva anche quello di chi sperava di essere
disarcionato, e
nei due sfidanti non aveva riscontrato né l'uno
né l'altro. Era come...
Ma certo, si stavano studiando.
"Che stupido" si maledì Robert "Come ho fatto a non pensarci
prima? Stanno valutando la forza l'uno dell'altro, devono ancora
cominciare a
fare sul serio.". I cavalieri più bravi facevano
così quando trovavano un
avversario di cui non erano in grado di quantificare
l'abilità a colpo
d'occhio. "Ecco che partono...".
La quinta lancia fece per la
prima volta sussultare gli astanti. Stavolta entrambi gli sfidanti
sembrarono
fare sul serio, tanto che Robert poté vederli belli
concentrati già prima che
si fossero avvicinati l'uno all'altro. Lancialucente colpì
in pieno lo scudo di
Simisage ed esplose in mille pezzi, facendolo sussultare ma
paradossalmente
anche rimettendolo nella corretta posizione sulla scomoda sella. L'arma
del
pokemon invece mancò il bersaglio, passando al di sopra
della spalla sinistra
di Martell e mancandolo per poco meno di una spanna.
- Ecco, così si fa!
Il grido del giovane Arryn
risuonò forte e chiaro per tutto il campo, facendo voltare
alcune teste a
guardarlo. Perfino quella del lord suo padre, il quale lo
guardò severo. Non
aveva mai approvato quella sua passione per i tornei, a quanto pare
Aeron Arryn
voleva che il figlio non diventasse un bravo cavaliere ma solo un bravo
lord,
nulla più, esattamente come lui.
Il ragazzo si fece piccolo
piccolo per l'imbarazzo nella sua postazione. Non aveva la minima idea
di dove
avesse mai potuto trovare la forza e il coraggio per fare quel grido.
Daeron lo
guardò divertito mentre cercava di nascondersi col braccio,
e il sorriso
malizioso gli restò impresso per parecchio tempo in seguito.
Vhagar invece
continuava a sonnecchiare tranquillo ai piedi del proprio padrone.
L'urlo sembrò comunque aver avuto
qualche effetto, poiché entrambi i contendenti sorrisero a
sentire quella
specie di sostegno. Martell si risistemò l'elmo mentre
Simisage si spostò più
in avanti sul dorso del cavallo, la coda color verde foglia che
sferzava
nervosamente l'aria sopra il didietro dell'animale.
Armeggiò per un po' con le
cinghie che lo tenevano legato al cavallo, e si sollevò un
mormorio di dissenso
dalla folla. Nelle lizze dei tornei i cavalieri dovevano essere
disarcionati e
non era ammesso l'uso di qualsiasi mezzo che lo potesse impedire, e per
questo
Simisage aveva inizialmente chiesto di poter combattere a piedi fin da
subito.
Gli era stato detto di no ma maestro Pyman, vedendo il curriculum di
tutto
rispetto del pokemon (tre primi posti e sette secondi posti in tornei
di tutte
le Terre dei Fiumi, il più importante dei quali quello di
Delta delle Acque di
due anni prima), vincitore di numerosi tornei e uno dei pochi della sua
razza
ad essere mai stato fatto cavaliere, non gli aveva potuto rifiutare
quell'opzione.
Robert si chiese quanti guai
avesse affrontato (e avrebbe dovuto affrontare) il maestro per quella
decisione
in caso di vittoria del pokemon. Ma del resto l'avversario di Simisage
rimaneva
Lancialucente, ed una sua vittoria risultava piuttosto improbabile
anche
tenendo conto dei vantaggi che la sua particolare specie gli conferiva.
Il
dorniano era semplicemente troppo abile per perdere, indifferentemente
dalla
razza dell'avversario.
Solo che Simisage non sembrava
stare stringendo le cinture, sembrava piuttosto che le stesse allentando. "Ha in mente qualcosa,
ci scommetto il mio farsetto di velluto di Tyrosh". Era palese, almeno
per
Robert, che il pokemon stesse escogitando qualcosa. Che fosse una
manovra
simile a quella di Lancialucente con Torrerossa di poco prima? No,
decisamente
il dorniano non era tipo da farsi cogliere di sorpresa con una delle
sue stesse
tecniche. Ma allora cosa stava escogitando?
I due finalmente partirono.
Lancialucente si avviò ad un trotto leggero, mentre Simisage
assestò un
poderoso colpo di cosa al deretano della sua cavalcatura, la quale
imbizzarrita
parti al galoppo. Repentinamente Simisage spostò la lancia
di lato... e la
lasciò cadere. Con un fendente carico di energia erbacea
tranciò di netto una delle
cinghie che lo legavano al cavallo, poi un altra e poi un'altra ancora.
Nel frattempo Martell aveva
sollevato la propria lancia, allineandola col pokemon intento a
liberarsi. Ma
quando il colpo sembrò ormai inevitabile, Simisage
riuscì a rompere anche l'ultima
cintura si alzò in piedi sul dorso del cavallo e con
un'elegante capriola saltò
sopra alla lancia. Atterrò nel punto dove Martell teneva
l'arma con la mano
destra e gli assestò un poderoso calcio al ventre.
Evidentemente però Lancialucente
si era aspettato qualcosa del genere, visto che appena il colpo
sembrò andare a
segno si inarcò paurosamente, stringendo nella morsa formata
dal suo corpo e
dalla lancia l'avversario, lasciandosi poi cadere di lato. Entrambi
scivolarono
giù dalla cavalcatura, ma mentre Martell si
schiantò malamente sul terreno
Simisage fece un giro della morte a mezz'aria per poi atterrare nella
polvere
con un'altra capriola.
Il pokemon si rialzò subito, la
faccia attraversata da un sorriso. O almeno ciò appariva,
Robert non sapeva se
quella fosse la sua espressione normale oppure no visto che anche ad
inizio
gara ce l'aveva. Comunque, anche se il sorriso fosse stato vero sarebbe
ben
preso morto, in quanto Martell si rialzò, seppure malfermo,
trattenendo ancora
la lancia da torneo. La gettò a terra e si fece dare la sua
personale,
mantenendosi poi sulla difensiva.
I due si girarono attorno per un
po'. Simisage, il manto verde sporco di polvere e la faccia incrostata
di
terra, sferzava violentemente l'aria dietro di sé con la
coda, gonfiando
regolarmente il petto forse per apparire più grande; in
faccia aveva sempre
quella specie di sorriso, che rendeva difficile capire le sue vere
intenzioni.
Martell, il braccio sinistro penzoloni e probabilmente rotto, la sua
lancia di
legno d'arancio della destra, un'espressione risoluta sul viso, le
labbra
serrate.
Robert poteva non comprendere
molte cose, ma almeno una l'aveva capita: entrambi i contendenti erano
ben
determinati a vincere quell'incontro. Entrambi però
esitavano ad attaccare,
aspettando che fosse l'altro a fare la prima mossa. Robert aveva visto
solo
Lancialucente combattere e unicamente una volta, ma aveva intuito che
non era
tipo che attaccasse per primo. Così si limito a sedere e ad
aspettare
trepidante. Daeron al suo fianco guardava l'incontro con espressione
indecifrabile mentre accarezzava la testa del suo pokemon.
Robert seppe di avere ragione
quando fu Simisage, con un gran balzo, ad attaccare Martell. Gli
saltò
direttamente addosso, sembrando coglierlo di sorpresa. Essendo
controsole,
Lancialucente si coprì col braccio della lancia per evitare
di venire
abbagliato, e Simisage gli atterrò addosso. Robert
sospettò lo avesse fatto per
proteggersi non dal sole ma dall'avversario.
Entrambi rotolarono per terra, la
lancia di ser Ronas che se andava lontano per conto suo. Simisage fu il
primo
ad andare in vantaggio nel corpo a corpo, immobilizzando con una zampa
il
braccio rotto di ser Ronas. Martell urlò di dolore, muovendo
spasmodicamente
l'altro braccio. A Robert inizialmente sembrò che l'avesse
fatto casualmente.
- Ti arrendi? - chiese a voce
alta il pokemon.
Martell non rispose, tendendo
dietro di sé il braccio sano. La sua mano
artigliò una pietra che si trovava
sul campo e, con una rapidità sorprendente, la
batté in tesa all'avversario.
Quello riuscì a notare i suoi movimenti con la coda
dell'occhio ed ebbe un
attimo di preavviso, appena sufficiente per non farsi colpire in un
punto che
l'avrebbe messo altrimenti fuorigioco.
Cadde all'indietro, la testa
colpita appena dietro il punto dove ci sarebbe dovuto essere
l'orecchio.
Martell si rimise in qualche modo in piedi, sovrastandolo per un
attimo. Poi
alzò la pietra per aria mentre respirava a grandi boccate.
- Ti... arrendi...? - annaspò.
Stavolta fu il turno di Simisage
di non rispondere, apparentemente essendo rimasto intontito dal colpo
subito.
Poi, con un movimento fulmineo delle gambe, falciò quelle di
Lancialucente, il
quale lasciò cadere la pietra e atterrò sul
fianco destro. Simisage gli fu
nuovamente sopra, afferrò il sasso al volo e mentre con una
mano lo teneva
sollevato con l'altra prese Lancialucente per il collo, minacciando non
verbalmente di colpirlo.
Martell rimase immobile per
alcuni secondi, guardando negli occhi forse l'unica... creatura il
tutto il
Continente Occidentale che era mai riuscita a batterlo.
Sputò infine un grumo
di sangue alla sua destra, poi si lasciò andare ad una tenue
risata.
- Mi arrendo.
Layn Corbray come secondo
avversario ebbe ser Terrence Mooton, un cavaliere proveniente da
Maidenpool. A
Robert diede una cattiva impressione fin da subito, sembrava troppo
presuntuoso. Schernì sin da subito Corbray un po' come aveva
fatto Arlan Royce,
ma molto più pesantemente. Ser Layn, furioso, era partito
subito alla carica,
ma Mooton pareva aver previsto tutto poiché colpì
con precisione Corbray alla
spalla, disarcionandolo. Il cavaliere piombò a terra,
seguito subito dopo
dall'avversario il quale scese con tutta tranquillità da
cavallo, dirigendosi
poi verso il nemico a terra e puntandogli la lama al collo.
- Ti arrendi? - chiese con fare
canzonatorio.
Questa volta Lady Forlon non
bastò a far vincere Layn Corbray. Mooton aveva dimostrato
un'innata bravura e
astuzia, e l'avversario non ebbe altra possibilità se non
quella di arrendersi.
Robert avrebbe giurato che ser Terrence fosse più che pronto
ad ammazzare ser
Layn nel caso si fosse rifiutato. L'aveva capito dagli occhi, ser
Terrence
aveva lo sguardo di una persona assetata di sangue.
Il primo avversario per ser Ben
Simisage fu invece Marcyl Corbray, fratello di Oswyn. Il pokemon, il
quale era
apparso in seria difficoltà con Martell unicamente per il
fatto che anche il
nemico era un combattente formidabile, non ci mise molto a
sconfiggerlo, appena
due lance e si passò ad un breve combattimento all'arma
bianca. Simisage aveva
provveduto presto a disarmare ser Marcyl, costringendolo alla resa.
Bors Arryn ebbe gioco altrettanto
facile con ser Kyle, un cavaliere che prestava servizio alla Porta
Insanguinata
e che come proprio stemma aveva adottato una muraglia rossa. "Come il
sangue che nel tempo ha colorato le pietre della fortezza" disse il
cavaliere stesso presentandosi alla folla. Era andato giù
alla terza lancia e
si era arreso non appena suo zio era sceso da cavallo estraendo la
spada. Era
fatta, aveva vinto, ma il torneo proseguì lo stesso.
La prima lizza da campione per
ser Terrence Mooton fu anche l'ultima. Si ritrovò a
fronteggiare lord Morton
Hunter, uno dei favoriti alla vittoria del torneo. Il campione si fece
una
grassa risata quando l'araldo lo annunciò subito dopo
l'estrazione.
Evidentemente non era mai venuto a conoscenza della fama
dell'avversario.
L'abilità in combattimento del
signore di Arcolungo era rinomata in lungo e in largo per la Valle,
Robert ne
aveva sentito parlare più volte da cavalieri in visita al
Nido dell'Aquila. In
gioventù lord Hunter era stato un formidabile cavaliere e
vincitore di molti
tornei. Aveva combattuto sia nella Prima che nella Seconda Ribellione
di
Maelor, prestando in mezzo alle due guerre servizio come mercenario
prima sulle
Stepstones e poi nelle Terre Contese prima di essere richiamato in
patria per
la morte del lord suo padre. Si era fatto valere anche nell'assalto
alle Tre
Sorelle, e teneva periodicamente dei tornei fuori dal suo castello. Si
diceva
che non disertasse mai a nessuna competizione cavalleresca in tutta la
Valle, e
l'ultimo torneo tenutosi pochi mesi prima a Città del
Gabbiano lo aveva visto trionfare
nella lizza finale contro Torrerossa. Girava voce che Redfort fosse
ancora
infuriato per questo.
Robert non aveva mai visto Morton
Hunter in vita sua, e quando lo scorse per la prima volta gli
sembrò un anziano
lord come molti altri. Era vestito di una pesante armatura metallica,
ma aveva
preferito lasciare alzata la visiera così da avere una buona
vista del
combattimento. Alcune ciocche di capelli bianchi sporgevano da sotto
l'armatura, e la sua presa sulla lancia non sembrava tanto forte. Il
suo scudiero
lo dovette aiutare persino a tenerla in mano. Ser Terrence si
lanciò spavaldo
alla carica, accompagnandosi con una risata selvaggia.
A quanto pare la scenetta di lord
Hunter era stata solo apparenza. Aveva continuato a dondolare la lancia
per
quasi tutta la cavalcata verso il centro del campo, salvo poi
riassestarla a
pochi attimi dall'impatto con l'avversario. Mooton si
ritrovò spiazzato, e
mentre la sua lancia colpiva lo scudo con le cinque frecce di lord
Hunter la
lancia avversaria esplose in mille pezzi contro il suo petto, facendolo
violentemente sbalzare all'indietro.
Mooton cadde supino a terra, ma a
quanto pare Hunter non era ancora soddisfatto. L'anziano lord
saltò giù dal
cavallo mentre era ancora al galoppo e piombò su ser
Terrence mentre questi
tentava di rialzarsi. Gli assestò un violento pugno in
faccia facendogli di
sicuro saltare qualche dente, e inchiodatolo a terra puntandogli la
spada
contro lo costrinse alla resa. Mentre usciva Robert si fece una grassa
risata a
vedere Mooton rosso e fumante di rabbia.
Arrivò così la seconda lizza per
ser Simisage, il quale dovette affrontare il cavaliere errante ser Mike
il
Marinaio. Non ci furono storie, il pokemon vinse in un battibaleno.
Nemmeno ci
fu bisogno che le lance si scontrassero per far cadere il cavaliere
avversario,
visto che ci pensò Simisage stesso balzandogli addosso.
Quando il Marinaio uscì mesto dal
campo l'araldo si fece di nuovo avanti. Robert infine si era fatto dire
il suo
nome da un signorotto dei palchi inferiori, si chiamava Ubrick. Si fece
avanti
quindi suo zio per estrarre un nuovo nome, quindi porse il foglietto
all'araldo. La faccia di Ubrick sembrò oscurarsi per un
attimo alla vista del
nome, poi tornò normale e passò quindi a
declamare il nominativo del
contendente.
- Il prossimo a sfidare ser Bors
Arryn sarà... ser Jonothor Arryn!
A Robert, se in quel momento
avesse mai bevuto qualcosa, gli sarebbe andata di traverso.
Quell'accoppiata
era l'ultima delle cose che poteva capitare. E che doveva
capitare. La reazione del pubblico circostante fu più o meno
la stessa, in quanto era risaputo in lungo e in largo l'odio fraterno
che Bors
e Jonothor Arryn provavano l'uno per l'altro. Daeron si fece una
risatina
all'udire gli sfidanti dello scontro prossimo, avendo vissuto vari anni
nella
Valle sapeva tutta la storia.
Figli di lady Vanessa Royce,
seconda moglie di lord Alyn Arryn, non si erano mai sopportati fin da
bambini,
e la crescita non aveva fatto altro che acuire il loro odio. Ogni
pretesto era
buono per litigare, nonostante gli sforzi della lady loro madre per
riappacificarli. D'altro canto lord Alyn ci aveva messo del suo,
ignorando
questa inopportuna faida familiare sino alla morte.
La repentina comparsa dell'altro
zio di Robert impedì a chicchessia di formulare qualsivoglia
pensiero. Robert
non fece fatica a riconoscerlo: indossava una pesante armatura di
metallo,
comunque più leggera di quella del fratello. Bors lo
sovrastava di almeno un
pollice ed era largo il doppio, ma di faccia Jonothor era molto
più spaventoso.
Portava un elmo senza visiera, ornato ai lati dalle ali di un'aquila di
bronzo,
che lasciava intravedere i suoi lineamenti. Lineamenti distorti in un
largo
sorriso maligno.
Quando si passarono accanto il
castellano del Nido dell'Aquila evitò lo sguardo, mentre suo
fratello lo guardò
voltargli le spalle sempre con quell'orribile ghigno impresso sul
volto. Robert
parteggiò sin da subito per il più anziano dei
suoi zii, Jonothor non gli era
mai piaciuto. Lo prendeva a male parole ogni qualvolta lo vedeva, e per
un
futuro lord della Valle non era proprio una cosa consona.
Bé, ad essere sinceri
Jonothor Arryn prendeva a male parole chiunque. Quando Ubrick l'araldo
lo
sfiorò egli gli ringhiò qualcosa che poteva
suonare come "stammi
lontano!".
I due sfidanti si posizionarono
alle estremità del campo. Bors Arryn, silenzioso come sempre
e interamente
coperto dall'armatura, alzò la propria lancia puntandola
verso il fratello. Da
parte sua Jonothor appena ebbe afferrato l'arma lanciò un
insulto allo scudiero
che gliel'aveva portata. Per qualche strano motivo lady Bernyce si fece
una
grassa risata. "Forse oltre ad essere brutta è anche corta
di
cervello".
Quando venne dato il segnale per
procedere entrambi si lanciarono in una corsa selvaggia. Si
avvicinavano a
velocità vertiginose, sembrò intercorrere solo un
attimo dalla partenza al
momento in cui entrambe le lance esplosero in mille pezzi sugli scudi
ornati
dall'aquila e dalla luna. Le prime sei lance furono tutte
così, ma alla settima
Bors Arryn diede segni di cedimento.
- Non sai fare di meglio,
fratello? - gridò Jonothor Arryn. Bors parve infuriarsi e si
lanciò alla
carica. Il fratello approfittò di quel momento e all'ottava
corsa cercò di
deviare la sua lancia verso un fianco, ma andò a vuoto. Bors
nel frattempo si
era rimesso dal furore improvviso e continuò a tenere il
ritmo precedente sino
alla dodicesima. Alla tredicesima Jonothor quasi cadde da cavallo, a
quella
successiva il castellano sembrò di nuovo sul punto di venire
disarcionato. Alla
quindicesima caddero entrambi.
Immediatamente i contendenti si
rialzarono, passando ambedue alle spade. Robert fremette a quella
vista,
entrambe le lame dall'elsa a forma del falcone degli Arryn sguainate e
rilucenti sotto la luce del sole. Tutti e due i cavalieri portavano un
mantello
blu e bianco col simbolo della loro casata, e ciò rendeva
difficile
distinguerli. Robert riconobbe suo zio Jonothor dalla figura senza
celata, ma
appena cominciarono a duellare lo perse di vista.
Sarebbe stato scorretto dire che
i due Arryn avessero cominciato a combattersi, mentre sarebbe stato
più
appropriato definire il loro duello una danza. Certo, una danza
sgraziata da
una parte per l'ingombrante stazza di Bors e per i movimenti
leggermente
impacciati di Jonothor causati dall'armatura, ma che sapeva mantenere
un ritmo
mortale al punto di tenere la folla col fiato sospeso fino all'ultimo.
Fendenti a decine vennero
eseguiti, potenti colpi a dozzine vennero menati, imprecazioni -
soprattutto,
anzi, unicamente da parte dell'Arryn più giovane - a
centinaia vennero
lanciate, interi litri di sudore e sangue scorsero dalle giunture di
metallo
delle armature. Colpi furono schivati, altri invece no, entrambi
subirono molte
ferite e ammaccature. Robert avrebbe giurato, anzi ne era sicuro, che i
suoi
zii non mirassero a sconfiggere l'avversario, ma ad ucciderlo, vista la
potenza
e la velocità dei loro colpi.
Nessuno seppe dire con esattezza
per quanto lo scontro durò. Alcuni dissero dieci minuti
buoni, altri venti,
altri addirittura un'ora. Sta di fatto che gli astanti non si
annoiarono mai. E
per tutta la durata dell'incontro Robert non seppe distinguere uno zio
dall'altro, ma continuò sempre a fare silenziosamente il
tifo per Bors. Non
avrebbe parlato una seconda volta dopo lo scontro di Lancialucente.
A più riprese entrambi gli Arryn
sembrarono sul punto di cedere, ma tutte le volte riuscirono a
recuperare lo
svantaggio con una rapida capriola oppure con un fendente ben assestato
per far
sbilanciare l'avversario. Quando oramai la sfida sembrava non terminare
più
Jonothor fece un passo falso, venendo trascinato in avanti da un
fendete
caricato con troppa forza andato a vuoto. Bors ne approfittò
all'istante e,
nonostante la grossa stazza, lo scartò e gli
assentò una gomitata nella
schiena, facendolo cadere carponi con un gemito. Poi calciò
via la sua spada.
Jonothor sbatté contro la terra
con un rumore metallico, girandosi subito dopo ricercando alla cieca la
spada.
Il fratello si chinò su di lui, puntandogli la lama al collo
e intimandogli
silenziosamente di porre fine allo scontro. Il sudore sulla faccia
dell'Arryn
più giovane era evidente attraverso la celata, almeno questo
Robert intuì dai
vaghi riflessi lucenti sul suo viso appena visibile.
- Mi... arrendo...
Le parole furono appena
sussurrate, ma nel silenzio della piana sembrarono quasi un grido.
Immediatamente la folla eruppe in un rumoroso applauso nei confronti di
Bors
Arryn. Ci furono grida come "Il migliore! Il migliore!", "Viva
ser Bors!" oppure "Viva gli Arryn!". Qualcuno gridò
addirittura
"Viva il re!".
Quando uno scudiero si avvicinò a
Jonothor Arryn per porgergli la sua spada e aiutarlo a rialzarsi questi
lo
cacciò in malo modo, riprendendosi la lama e assestandogli
un colpo di piatto
all'altezza dello stomaco. Il ragazzo cadde a terra prono senza fiato,
e ci
vollero altri tre scudieri per aiutarlo a caracollare fuori dal campo.
L'Arryn
nel frattempo se n'era andato, furente.
- Ser Bors!
Il richiamo di lady Bernyce
giunse forte e chiaro.
- Fate i complimenti a vostro
fratello, la sua prestazione è stata favolosa!
- Certamente, mia lady.
Bors Arryn nemmeno si tolse la
celata per rispondere a lady Bernyce, segno che non era interessato a
lei. In
più la sua voce metallica distorta dall'armatura suonava
piatta e priva
d'emozioni. Probabilmente era attratto molto di più dalla
sua dote, Robert lo
capì al volo. Effettivamente essere il castellano del Nido
dell'Aquila non gli
garantiva certo uno stipendio così lauto, a questo il
ragazzo non aveva mai
fatto caso. Effettivamente non ricordava di aver mai visto suo zio
maneggiare
del denaro.
Nonostante la spettacolarità del
duello meritasse almeno una pausa lord Royce e suo padre concordarono
che non
ci dovevano essere riardi sulla tabella di marcia, così si
riprese subito con
le altre gare. Lord Hunter scese in campo per affrontare ser Cedric
Frey, detto
Torreghiacciata per essere nato durante il particolarmente duro inverno
occorso
nel regno di Aenar Targaryen, il prozio di Daeron e Robert. "Sua
sorella
Bhaerys ha sposato per prima mio nonno, lord Alyn Arryn. Mia zia
Alyssa, mio
padre e l'altra mia zia erano il frutto della loro unione. Alyssa
è andata in
sposa al re ma è morta.". Nel dare alla luce una coppia di
gemelli di cui
uno morto, ma Robert preferiva non pensare ai propri cugini. Non aveva
mai
conosciuto i principi Aegon e Baeron, troppo grandi per stare con lui.
Ma
essendo lui destinato a diventare un lord della Valle prima o poi
sarebbe
arrivato il momento.
Cedric Frey, un bestione sia con
l'armatura che senza, appariva gigantesco sul suo cavallo. Robert si
chiese se
ser Duncan l'Alto fosse alto effettivamente a quel modo. Parve mettere
in seria
difficoltà lord Hunter, spezzandogli addosso quattro lance.
Ma l'anziano
signore doveva essersi ritrovato varie volte in situazioni del genere,
e Cedric
Frey cadde alla quinta lancia. Non era però intenzionato ad
arrendersi, così
anche lord Morton smontò da cavallo ed estrasse la spada.
Frey provò a far
valere la propria stazza contro l'anzianità dell'avversario,
ma la sua abilità
era troppo per lui. Si arrese nel giro di un minuto.
Un altro Frey, ser Gregor,
presumibilmente il fratello di ser Cedric in quanto gli somigliava come
una
goccia d'acqua - ed era anche più grosso di lui -, detto
Torre-che-crolla per
aver distrutto uno dei torrioni di Delta delle Acque durante la
Primavera di
Sangue quindici anni prima. Simisage non si scompose a vederlo e
nemmeno
durante il duello, a fronte delle sette lance che la Torre-che-crolla
gli
spezzò addosso. Il pokemon riuscì a batterlo con
un'azione copia di quella
fatta con Ronas Martell sua lancia, e stavolta ebbe l'effetto sperato
facendo
precipitare a terra il Frey. Simisage gli era poi saltato addosso e
l'aveva
costretto alla resa. Certe volte la stazza era solo d'impaccio.
Bors Arryn doveva essersi
stancato molto dopo il combattimento col fratello, ma se anche fosse
stato vero
non lo diede a vedere. Giostrò contro ser Doran Wyl, uno
degli amici che
Lancialucente aveva nominato nel suo discorso contro il presuntuoso
araldo Ubrick,
e se era di abilità anche solo lontanamente paragonabile al
dorniano allora se
ne sarebbero viste delle belle. Wyl spezzò quattro lance
contro suo zio, salvo
poi cadere alla quinta e cominciare a combattere a terra. Oppose una
fiera
resistenza, ma le differenze tra lui e ser Bors erano troppo marcate,
così alla
fine si arrese.
Incredibile ma vero, alla fine
lord Hunter conobbe la sconfitta dopo appena due lizze da campione. A
sconfiggerlo fu ser Ormund Kettleblack, cavaliere errante si diceva
proveniente
dalle Terre della Corona. Lord Hunter poteva anche essere un
formidabile
combattente, ma aveva la sua età, e Kettleblack
puntò a sfinirlo trattenendolo
per ben dodici lance. Poi l'anziano, stancatosi, era sceso da cavallo e
aveva
estratto la spada, imitato dall'avversario. Kettleblack era
incredibilmente
agile, e riuscì infine a disarmare Hunter. L'anziano lord
riconobbe la
sconfitta e uscì dal campo tra gli applausi generali.
La successiva lizza fu poco
emozionante per tutti e tre i campioni, i cavalieri che li sfidatono
furono di
talmente poca abilità che vennero disarcionati e si arresero
solo dopo poche
lance. Simisage riuscì a vincere a quel modo pur trovandosi
scomodo in sella
contro ser Walton Hersy, mentre Erryk Elesham cadde contro Bors Arryn e
Illifer
Tollett contro il neocampione Kettleblack.
Altri due Redfort uscirono per la
penultima lizza, ser Justin contro Simisage e ser Eustace contro lo zio
di
Robert. Justin, detto Piccolatorre in contrapposizione a suo cugino
Joseth, era
effettivamente di stazza minuta, ma si dimostrò una furia in
battaglia. Seppe
tenere a bada Simisage per undici lance, non concedendogli mai tregua,
e non si
fece sorprendere come Frey ed Hersy alla manovra del salto sulla
lancia. Passò
poi a combattere a terra, dove però ebbe la peggio contro il
pokemon. Eustace
Redfort durò il tempo di una lancia, visto che venne
disarcionato subito per
poi arrendersi. Ser Addam Rykker invece cadde contro Kettleblack dopo
tre lance
senza rialzarsi.
L'ultima lizza del torneo vide
ser Ben Simisage affrontare e sconfiggere facilmente ser Alyn Melcolm.
Gioco
più duro ebbe Bors Arryn contro Jon Uller, l'altro amico di
Lancialucente, il
quale lo tenne impegnato per sette lance prima ci cadere scompostamente
e
rompersi un braccio. L'ultimo cavaliere del torneo fu ser Garreth
Hardyng, il
quale ruppe nuovamente sette lance contro ser Ormund Kettleblack prima
di
cadere e perdere il duello a terra.
La fine delle competizioni fu
accolta tra applausi scroscianti e frasi di rammarico per la mancanza
di altri
eventi come la mischia, la mischia coi pokemon o il tiro con l'arco. A
lord
Royce evidentemente non interessavano le altre discipline,
sicché una volta
terminato il torneo gli spalti cominciarono a svuotarsi lentamente,
tutti che
facevano ritorno alla propria tenda per riposarsi. La premiazione
infatti ci
sarebbe stata solo nel tardo pomeriggio.
Robert e Daeron tornarono al
tendone di lord Arryn, e lì passarono il resto della
giornata a non fare
praticamente nulla. La temperatura aveva continuato ad alzarsi, al
punto che
anche lord decorosi come Devron Royce per rinfrescarsi erano stati
costretti a
togliersi il farsetto. Dentro alla tenda si stava benino, riparati
quanto basta
dal sole. Ma non dalla calura. I ragazzi si misero a torso nudo, mentre
Vhagar
si distese per terra, lingua di fuori e pancia scoperta. "Deve fargli
veramente caldo con tutta quella pelliccia addosso" pensò
Robert, provando
un po' di pena per il pokemon dell'amico.
Quando oramai il sole era
prossimo a tramontare dietro le montagne lord Arryn diede ordine di far
convocare tutti per la premiazione. Gli araldi, Ubrick in testa, fecero
il giro
del campo per annunciarlo, e Robert e Daeron udirono gli urli a decine
di piedi
di distanza. A comunicarglielo fu però ser Hector Brune, il
quale intimò ai
ragazzi di rivestirsi con sguardo truce. Daeron ricambiò
l'occhiata prima di
eseguire l'ordine, mentre Robert chinò immediatamente la
testa. Lo zio di Vilon
gli metteva soggezione, e ringraziava i Sette che fosse il guardiano di
Daeron
e non il suo.
Correva voce che lord Royce
volesse indire un banchetto per festeggiare la fine del torneo, e
effettivamente nell'aria si sentiva l'odore di carne speziata e vino,
ma poteva
anche essere solamente il pasto di un cavaliere in una tenda vicina.
Vhagar
alzò la testa, attirato dall'odore, e cominciò a
seguirlo fin quasi ad uscire
dalla tenda.
- Fermo - gli disse il Targaryen
in tono pacato.
Il pokemon si fermò
immediatamente, si voltò e tornò dal suo padrone,
docile come un cagnolino.
Certe volte Robert invidiava l'amico per l'empatia che riusciva ad
avere con
bestie del genere. "Bé" pensò "se in passato i
Targaryen
cavalcavano i draghi non vedo che difficoltà possano avere a
fare lo stesso coi
tipi Drago".
Si rimisero i farsetti, Daeron il
suo nero e rosso e Robert quello bianco e blu, e scortati da ser Hector
Brune
tornarono alle tribune, prendendo gli stessi posti di prima. Quando
tutti gli
spettatori ebbero ripreso i propri posti una processione di cavalieri
cominciò
a sfilare per il campo sottostante. Robert riconobbe lord Hunter,
Piccolatorre,
ser Arlan Royce e il fin troppo vistoso Simisage. Erano tutti i
partecipanti
del torneo.
Una volta schieratisi i cavalieri
si rivolsero verso la tribuna d'onore, dove sedevano Aeron Arryn, lord
Devron
Royce, sua figlia Bernyce e varie altre personalità
importanti della Valle.
Dopo di che si inchinarono tutti all'unisono. Quasi tutti, visto che in
un
angolo Jonothor Arryn, tetro, era rimasto immobile.
- Alzate la testa.
Il tono di lord Arryn era pacato,
sembrava non aver notato che il fratello non aveva abbassato il capo.
- Cavalieri, io e lord Royce vi
siamo grati per aver presenziato a questo torneo. Ognuno di vuoi ha
combattuto
molto bene, e lord Royce vorrebbe dire due parole.
Detto questo Aeron Arryn si fece
da parte per permettere a Devron Royce di prendere la parola.
- Lord Arryn vi lusinga, e tutti
voi ve lo meritate. Ma i premi andranno a pochi.
Il silenzio più assoluto scese
sulla piana. Lord Royce stava riprendendo fiato, evidentemente sarebbe
stato
lui ad annunciare le ricompense.
- Al terzo classificato, ser
Ormund Kettleblack - cominciò - per le sue quattro lizze
vinte, vanno duemila
dragoni.
L'interpellato si fece avanti. Era
un uomo grosso, non quanto gente come Torrerossa o i Frey, ma era
comunque
bello macilento. Portava un'armatura pesante ornata da un mantello
rosso, sul
quale era impressa quella che sembrava un calderone nero. Uno scudiero
gli
venne incontro, consegnandogli un piccolo forziere. Ser Ormund lo prese
sottobraccio, si rivolse di nuovo a lord Royce e chinò il
capo, poi tornò tra
le schiere dei cavalieri in armatura.
- Al secondo classificato, ser
Ben Simisage - e qui lord Royce fece una faccia strana - per le sue
sette lizze
vinte, vanno tremila e cinquecento dragoni.
Il pokemon si fece avanti, il
ciuffo che ondeggiava ad ognuno dei suoi strani passi arcuati. Lo
stesso
scudiero gli porse due forzieri ricolmi di monete. Il pokemon li prese
entrambi
sottobraccio e fece la riverenza ai signori più in alto.
L'espressione di lord
Royce divenne ancora più anomala, ma si ricompose subito
dopo.
- Al primo classificato, ser Bors
Arryn, castellano del Nido dell'Aquila - ed enfatizzò
l'unico titolo che lo zio
di Robert possedesse - vanno cinquemila dragoni.
Bors Arryn si fece avanti,
imponente nella grande armatura. Lo scudiero stavolta non gli porse
nulla,
mostrandogli un forziere più grosso che provvide poi a
portare via,
presumibilmente nella tenda del cavaliere.
- E oltre ciò - nella voce di
Devron Royce c'era una nota d'orgoglio - vi spetta anche la mano di
lady
Bernyce Royce, mia figlia.
La suddetta fece un risolino
sgradevole. Bors Arryn rimase immobile, ma Robert poté
facilmente immaginare la
faccia davvero poco entusiasta dello zio sotto l'elmo. Per questo non
lo
stupirono le parole che disse poco dopo.
L'Arryn alzò la propria celata,
rivolgendosi a lord Royce: - Col vostro perdono, credo di non essere
degno
della mano di lady Bernyce.
Lord Royce si gelò sul posto.
Evidentemente non si aspettava che qualcuno avrebbe potuto rifiutare la
mano
della lady sua figlia pur con la dote che vantava. Evidentemente
sperava che
questa potesse essere sufficiente per permetterle di trovare un nuovo
marito
dopo il torneo.
- Io sono solo un castellano -
continuò - e non sono degno di un tale onore.
Royce era sul punto di sbottare.
- Perché mai non dovrei... cominciò. Ma lord
Arryn, intuendo il pericolo e
ritenendo sconveniente un litigio tra il suo castellano ed il suo
alfiere, si
pose come arbitro tra le parti.
- Perché - fece - Non chiedere
alla diretta interessata la risoluzione del problema?
Lord Royce parve scontento, ma
non si oppose.
- Cara - disse alla figlia - Cosa
ne dici? Ritieni ser Bors degno della tua mano.
La fanciulla ci pensò su e poi,
con fare imperioso, ordinò allo zio di Robert: - Mostrati.
L'uomo si tolse l'elmo, rivelando
dei corti capelli castani tagliati di recente. Aveva la mascella
squadrata, un
mento molto pronunciato, un naso fin troppo grosso segnato da una
brutta
cicatrice e gli occhi azzurri. Lady Bernyce lo squadrò per
un po' con aria
indagatrice, tentando di assumere un'aria intelligente. A Robert
sembrò solo
stupida. Infine si pronunciò.
- Apprezzo la vostra sincerità -
disse con fare vagamente altezzoso - E concordo con voi nel dire che
non siete
adatto alla mia mano.
Bernyce si rivolse poi al padre.
- Padre mio, col vostro permesso
vorrei essere io a scegliere il mio futuro marito fra questi valorosi.
Lord Royce parve sorpreso da
questa prospettiva. Ma Robert sapeva che lady Bernyce era molto
affezionata al
padre e costui la ricambiava, sicché non lo stupì
vederlo infine cedere con un
cenno del capo.
- Bene, allora...
Lady Bernyce sondò la folla alla
ricerca di un candidato ideale. Gente come Arlan Royce
occhieggiò quando la
fanciulla lo squadrò. Robert infine distinse fin troppo bene
quando lo sguardo
della donna si posò su suo zio Jonothor, situato nell'ultima
fila di cavalieri
con lo sguardo rivolto da qualsiasi parte che non fossero le tribune.
- Ser Jonothor!
L'uomo si voltò, attirato
dall'appello. L'eccitazione nella voce di lady Royce era facilmente
percepibile.
- Avete dimostrato un valore
senza pari nel torneo, facendomi divertire come non ho mai fatto.
Sarete voi il
lord mio marito!
C'erano anche i suoi zii,
Jonothor a capotavola accanto alla sua futura coniuge, e Bors al lato
opposto.
Bors pensava ai fatti propri, mentre Jonothor sembrava più
tetro del solito,
restando a fissare il piatto davanti a sé e annuendo
fugacemente alle domande
postegli. "Sembra non essere molto felice" pensò Robert
"Probabilmente anche lui puntava unicamente al premio in denaro.".
I piatti furono pochi ma
sostanziosi. Il ragazzo in particolare apprezzò il coniglio
speziato che venne
servito con delle sugose patate arrosto. Non era dissimile dal pasto
consumato
in precedenza, ma riuscì ad apprezzarlo ugualmente come gli
altri commensali.
In più venne servito un delizioso rosso di Arbor, del quale
stavolta lord
Arryn, forse particolarmente di buon umore, aveva concesso di
assaggiare anche
al figlio.
Una coppa venne riempita a
Robert. "E' piccola" aveva pensato "Che peccato, vorrei più
vino". Il calice era effettivamente ristretto, e quel vino
andò giù
piuttosto in fretta. Robert lo sentì scendere fino allo
stomaco, poi avvertì la
gola bruciare. Gli piaceva quella sensazione, era gradevole e
contrastava
perfettamente la leggera brezza fresca serale che si era alzata poco
prima.
Chiamò il servitore con la brocca
e si fece riempire nuovamente il calice. Poi guardò timoroso
il padre temendo
un rimprovero, ma lord Arryn era impegnato a parlare e a ridere con
lord Royce.
Avendo paura che si potesse girare da un momento all'altro si
scolò la coppa
tutto d'un fiato e poi si infilò in fretta alcune patate in
bocca, cominciando
a masticarle per dare l'impressione di non star facendo nulla di male.
Il
sapore del sugo e delle patate gli riempì il palato, ma non
cancellò il sapore
del vino. Ne chiese un'altra coppa, e constatato che il padre non era
interessato a lui la bevve con più tranquillità.
Così, tra un calice di rosso di
Arbor e una sugosa patata oppure un pezzo di coniglio, Robert
cominciò pian
piano a perdere il conto dei bicchieri che stava mandando
giù. Mangiò sempre di
meno, e bevve sempre di più. Parlò con Daeron e
cominciò a ridere per un
qualche motivo. Aveva un gran caldo e si sentiva più vivo
che mai.
Si girò su un fianco, e gli venne
un conato. Per qualche miracolo riuscì a non dare di
stomaco, e appoggiandosi
una mano sul ventre si sporse in avanti. Respirò a grandi
boccate e provò a
fare mente locale, fallendo miseramente. Si guardò attorno e
vide di essere
ancora in mezzo al labirinto di tende. Una tenue luce filtrava da
dietro le
montagne, stava albeggiando proprio in quel momento.
Provò a rimettersi in piedi ma
ricadde subito in avanti, atterrando dolorosamente su un ginocchio. Un
altro
conato venne soffocato a fatica, Robert si sentiva malissimo. Non
ricordava di
aver mai provato nulla del genere: gli mancava il respiro e sentiva
come un
blocco all'altezza dei polmoni. Non ce la faceva a respirare col naso,
doveva
per forza farlo rumorosamente con la bocca.
Si mise carponi, tentando di
rialzarsi, e stavolta ce la fece. Non da solo però: una mano
era intervenuto a
sorreggerlo. Presto alla mano si aggiunse un braccio, e poi un'intera
persona.
Robert girò la testa, confuso, e si ritrovò a
ricambiare lo sguardo di Daeron.
- Cosa...? - boccheggiò.
- Ti sei ubriacato.
- U-ub...
- Sì, ma adesso non parlare.
Vieni, ti riporto alla tenda.
Il Targaryen sorresse l'amico per
tutto il tragitto, il suo Deino che gli trottava allegramente dietro.
Il
viaggio fu relativamente breve, ma a Robert girava la testa, e dovunque
posasse
lo sguardo sembrava che la terra stesse venendo smossa da aratori
invisibili.
Ce la fece a non dare di stomaco fin quasi al padiglione, ma poi non
resistette
più.
Vomitò non una, non due ma ben
tre volte in breve sequenza, piegato dietro ad una piccola tenda vuota,
Daeron
al suo fianco che lo osservava con uno strano sguardo. Gli
sembrò di rimettere
anche l'anima, il respiro a pezzi. Gli occhi gli lacrimavano e le sue
orecchie
erano un inferno, per non parlare del blocco al ventre che adesso si
era
trasformato in un terribile bruciore.
Quando si fu rimesso un poco
Robert si raddrizzò. Cercò di non fare smorfie di
dolore ma gli risultò
estremamente difficile, così alla fine rinunciò.
Si voltò allora verso l'amico,
che lo squadrò da capo a piedi. Doveva fare veramente pena
in quel momento.
- Cosa... è successo... - chiese
in un sussurro con voce spezzata.
- Te l'ho già detto - rispose
l'altro - Ti sei ubriacato. L'avevo capito subito, ma anche io avevo
bevuto e
così non ci ho fatto molto caso. Solo che io sapevo dove
fermarmi, mentre tu
no. Eri ancora astemio, vero?
Robert non rispose, ma la verità
si poteva intuire.
- Abbiamo riso parecchio ieri
sera a cena - disse Daeron con un mezzo sorriso - Ma a un certo punto
abbiamo
litigato non mi ricordo nemmeno per cosa, e poi tu ti sei alzato e sei
andato
via. Ti ho cercato per tutta la notte, e alla fine avevo smesso, poi
però
mentre tornavo alla tenda ti ho trovato.
- Mio padre - chiese Robert a
voce tremante - Lo sa?
- Non lo so, ma credo di no,
altrimenti ci sarebbero armigeri sparsi a cercarti per tutto il campo.
Penso
che si fosse ubriacato anche lui.
Robert tirò un respiro di
sollievo o almeno ciò che doveva esserlo, visto che al suo
posto uscì solamente
un rantolo strozzato. Si portò una mano alla fronte e
percepì che era madida di
sudore.
- Hai... un fazzoletto...? -
chiese all'amico.
- Tieni.
Daeron tirò fuori un pezzo di
seta e glielo porse. Sembrava il pezzo strappato di un abito, ma il
ragazzo non
vi fece caso e si asciugò la testa. La pezza si
inzuppò in breve tempo
diventando fredda al tatto, e Robert chiuse gli occhi, assaporando
quella
frescura.
Quello che invece avrebbe dovuto
chiudere, ovvero le orecchie, rimase aperto e completamente esposto al
terrificante urlo che risuonò subito dopo per tutto il
campo. Era terribile,
disumano, distorto, animato da puro terrore. Le orecchie dolettero a
Robert, e
se le dovette tappare per smettere di sentire quella cacofonia.
Daeron non sembrava aver subito
gli stessi danni, ma si era immediatamente voltato verso la fonte di
quell'orribile suono. Dopo un attimo di titubanza si era avviato e
anche
Robert, seppur a malincuore, lo seguì. Passarono alcune
tende e scoprirono che
la fonte dell'urlo non si trovava a molta distanza. Nel mentre che
camminavano
la gente cominciò ad uscire dai padiglioni, confusa per il
brusco risveglio e
attirata dallo strano suono.
Infine arrivarono in un piccolo
spiazzo tra le pareti di seta. Lì, proprio davanti ad una
tenda dai motivi blu
e bianchi, era sdraiata una donna. Aveva le vesti lacere e piangeva. Il
grosso
seno cadente era esposto, mentre le terga erano visibili per
metà e per l'altra
coperte da un lembo di un vestito che una volta doveva essere stato
stupendo.
Aveva i capelli castani e la faccia chiazzata da numerose lentiggini,
e...
Robert avvicinò lo sguardo, riconoscendola. Era lady Bernyce
Royce.
Un cavaliere, Robert era ancora
troppo disorientato per capire chi, si avvicinò alla ragazza
e si tolse il
mantello, coprendola dalla piccola folla che si era formata attorno
alla scena.
- Cosa è successo? - le chiese in
modo gentile.
In quel preciso momento dalla
tenda bianca e blu uscì un uomo. Aveva il farsetto aperto e
i pantaloni
sbottonati, i corti capelli in disordine. Era confuso e sembrava non
sapere
dove si trovava. Robert lo fissò e, nonostante la mente
annebbiata dai fumi
dell'alcol, riconobbe anche lui. Era suo zio, Bors Arryn.
- Lui... - fece la donna tra le
lacrime - Mi ha... mi ha...
- L'hanno stuprata! - urlò
qualcuno.
La riunione avvenne nel
padiglione di lord Arryn. Quando tutti furono entrati lord Aeron
ordinò a due guardie
di sorvegliare l'esterno e di impedire a chicchessia di mettersi ad
origliare
il risultato della discussione. Non che ce ne fosse bisogno, tutti i
partecipanti urlavano come se si trovassero a decine di piedi di
distanza l'uno
dall'altro.
- L'ha stuprata! - urlava furioso
Jonothor Arryn - Ha stuprato la mia promessa sposa! Mi ha disonorato!
Lo zio di Robert si fissava i
piedi, Robert non capiva se fosse ancora stordito o meno. Jonothor
fissava
furente il fratello, sembrava che gli dovesse saltare addosso da un
momento
all'altro. In un angolo maestro Pyman stava confortando lady Bernyce,
avvolta
in una pesante coperta e ancora in lacrime.
- Ha disonorato tutta la mia
casata!
Anche lord Royce era furioso.
- Adesso nessuno vorrà più
sposare mia figlia!
Da parte sua lord Aeron cercava
di mantenere calme le acque. L'ultima cosa che voleva era uno scontro
fratricida, così si era immediatamente frapposto tra i
fratelli cercando di
parlare ragionevolmente. Ma tra tutti i partecipanti era forse l'unico
a tentare
di apprendere la via della diplomazia.
- Suvvia Jon, non precipitiamo a
conclusioni affrettate. Lord Royce, mi rivolgo anche a voi, vedete in
che stato
confusionale si trova mio fratello, potrebbe non essere stato lui.
- Potrebbe?!
Jonothor dava
l'impressione che sarebbe
saltato in aria da un momento all'altro.
- POTREBBE!?! Tu non puoi capire!
Era vergine ed era stata promessa a ME! Sarò costretto a
rigettarla per evitare
il disonore!
- Casa Royce non ha mai raggiunto
un punto così basso dalla caduta dei primi uomini - si
accodò lord Royce - Non
potrò mai perdonare un affronto del genere.
Un tetro silenzio scese nella
tenda. Lord Hunter, Layn Corbray, Arlan Royce e Torrerossa osservavano
la scena
in silenzio. "Sono i rappresentanti delle grandi case" pensò
Robert
"Ma adesso sono ridotti a meri spettatori". Il ragazzo si chiedeva
quale sarebbe stato il risultato della riunione. Voleva bene a suo zio
Bors e
non gli piaceva Jonothor, sperava che il castellano ne uscisse fuori.
Daeron
dal canto suo guardava pensoso lo svolgersi della discussione.
- Io sostengo - riprese lord
Royce - La necessità della pena di morte.
A quelle parole Bors gemette,
segno che stava ascoltando.
- Già! - concordò Jonothor - Per
quel che ha fatto si merita la decapitazione!
- Suvvia - intervenne lord Arryn
- Non diciamo fesserie. La pena di morte mi sembra eccessiva...
- E allora - lo interruppe il
fratello - Quali provvedimenti dovrebbero essere adottati?!? Se si
perdona un
crimine del genere allora tutti, dal più grande signore al
più infimo
contadino, si sentiranno in diritto di poter infrangere la legge come e
quando
gli pare!
- Ma non sappiamo nemmeno se è
colpa sua! - il padre di Robert stava perdendo la pazienza - Maestro
Pyman ha
espresso i suoi dubbi, e io mi fido di lui.
Anche Robert trovava alquanto
strane le circostanze del crimine. Quando era stato interrogato Bors
non era
stato in grado di rispondere nemmeno alle domande più
semplice, richiedendo
solo con voce tremante qualcosa dal bere e sostenendo di non ricordare
niente.
Non erano state trovate tracce di sperma sulle sue brache e nemmeno sul
resto
dei suoi vestiti, e ciò era strano visto che sembrava non
essersi mai spogliato
dal giorno prima.
- Al diavolo il maestro! -
Jonothor Arryn si era infuriato definitivamente - Se occorre
sarò io
personalmente ad ucciderlo.
- Non diciamo fesserie! Qui
nessuno uccide nessuno!
- Io lo farò - continuò il
cavaliere imperterrito - E non sarai certo tu ad impedirmelo, fratello!
- Io sono il lord della Valle!
Alla fine anche il padre di
Robert si era messo ad urlare.
- Comando io qui, e nessuno si
azzardi a contraddirmi! Altrimenti quello che verrà
decapitato sarai tu!
"La discussione sta
sfuggendo di mano". Robert si girò per cercare sostegno, ma
Daeron
sembrava scomparso. Probabilmente si era defilato mentre i due Arryn
avevano
cominciato ad alzare la voce. Il ragazzo si diresse allora verso lord
Hunter,
pregandolo di aiutarlo a mettere un freno alla litigata.
- Mi dispiace, ragazzo - gli
disse - Ma io posso fare ben poco, questo è un vero e
proprio affare di
famiglia.
La risposta degli altri era stata
più o meno la stessa in termini più o meno
garbati. Layn Corbray aveva
declinato gentilmente l'offerta, Arlan Royce aveva risposto a male
parole
mentre Torrerossa aveva emesso un mugugno. Allora Robert
pensò di rivolgersi a
persone come septon Clodoth e maestro Pyman, forse loro che conoscevano
bene la
sua famiglia sarebbero stati ascoltati. Nel frattempo lord Arryn aveva
cominciato a cedere alle richieste del fratello, arretrando su
posizioni quali
l'unione da parte di Bors ai Guardiani della Notte. Jonothor, sostenuto
da
Devron Royce, era però irremovibile: voleva la pena di morte.
Improvvisamente un ruggito
riecheggiò per la sala, talmente forte da far tremare il
tavolo di legno al
centro dei tendaggi. Robert e gli altri si dovettero tappare le
orecchie per
non rimanere assordati, e d'istinto tutti chiusero anche gli occhi.
Quando
finalmente tutto ebbe fine i presenti si voltarono verso la fonte del
rumore.
Il principe Daeron a quanto pare,
quando era sgattaiolato fuori dalla tenda non visto, era andato a
liberare il
suo pokemon, conducendolo poi di soppiatto nella tenda. Il ruggito
probabilmente era servito a mettere fine al litigio. "Forse"
pensò
Robert speranzoso "Ha qualcosa da dire. E' un membro della famiglia
reale,
lo ascolteranno sicuramente.". Il giovane Arryn ci sperava con tutto il
cuore, non voleva spargimenti di sangue all'interno della sua famiglia.
- Miei lord - cominciò il
Targaryen - Mi dispiace per questa brusca interruzione.
Nel frattempo grattò la testa di
Vhagar, il quale sembrava fare le fusa come un gatto.
- Ma era l'unico modo per farvi
smettere. Ho ascoltato l'intera faccenda, e ho capito che voi siete
troppo
alterati per trovare una soluzione ragionevole.
A quell'affermazione Jonothor
Arryn parve infervorarsi ancor di più, ma Daeron non gli
diede il tempo di
ribattere.
- Per cui avrei io una soluzione
a questo problema: un giudizio per combattimento. Ma non uno qualsiasi.
La tensione era percepibile.
- Un giudizio dei sette.
Ci fu un attimo di silenzio, poi
septon Clodoth prese la parola.
- Il principe ha ragione - disse
- Stiamo parlando di un crimine infamante disprezzato dagli dei, e non
dobbiamo
prendere una decisione alla leggera, per di più per il fatto
che accusato e
accusatore sono consanguinei. Un giudizio dei sette sarebbe la cosa
migliore da
fare, gli dei sanno la verità e daranno il loro responso.
Nemmeno una mosca volava nella
tenda.
- E sia - concesse alla fine lord
Arryn - Avverrà domattina.
Poi si rivolse ai fratelli.
- Uscite, tutti e due, e andate a
cercarvi dei campioni. Altrimenti metterò a morte entrambi.
Robert non sapeva se in quel
momento suo padre fosse serio oppure no.
Note dell'autore
Eccomi qui, sesto capitolo, dove finalmente c'è la trama. E
che trama direi, e vi spoilero che è da qui che inizieranno
tutti i casini.
Ci ho messo un po' a scrivere, ma maggio è stato infernale.
Prometto di recuperare a giugno, visto che a luglio non sarò
in Italia e non potrò fare un bel nulla, così
voglio cercare di portarmi avanti con la storia il più
possibile.
A presto,
A_e