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Autore: Hi Fis    31/05/2015    3 recensioni
Adattamento in raccolta del primo capitolo completo della saga di Mass Effect. Vuole essere il mio tributo alla saga fantascientifica della Bioware, il racconto del primo capitolo della saga di Mass Effect e la mia prima long-fic. Comandante Shepard di questa raccolta è un ricognitore, spaziale, eroina di Elysium.
Si basa decisamente sul lore e sulle avventure presenti nel videogioco, cercando di dare al tutto una forma il più coinvolgente possibile.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Prima volta al fronte? Tutti devono cominciare da qualche parte.
Stalingrad
 
"...Bravo! Fortunatissimo per verità, fortunatissimo per verità! Pronto a far tutto, la notte e il giorno sempre d'intorno in giro sta..."
La stiva della Normandy rimbombava dell'aria lirica, cantata con intonazione perfetta ed impostazione dal capo tecnico di bordo, mentre affondava le mani in viti e cavi, lavorando attorno alla mitragliatrice di Castor: il fatto che mancasse un'orchestra ad accompagnarlo non sembrava scoraggiarlo minimamente.
Un uomo dall'aria piacente, il volto lievemente olivastro e corti capelli d'argento sulla testa: questo era Marcus Grieco.
"...Miglior cuccagna per un barbiere, vita più nobile, no, non si da. Lalalalalalalala... Rasoi e pettini lancette e forbici, al mio comando tutto qui sta. Rasoi e pettini lancette e forbici, al mio comando tutto qui sta..."
Come ormai sembrava la norma sulla nave, il tempo era poco e c'era molto da fare: Therum era sotto l'attacco di un piccolo contingente Geth. Le sonde spia della Normandy segnalavano tre navi e, dalla stazza e armamenti, si trattava probabilmente di un incrociatore e due trasporti truppe, con un intero complemento di caccia ad accompagnarli.
Nova Yekaterinburg non era ancora stata bombardata, il che faceva supporre che i Geth non fossero interessati direttamente alla colonia: una teoria questa che sembrava supportata dai fatti, dato che per ora l'assalto Geth si stava concentrando sulla faccia opposta del pianeta.
Sapevano tutti a bordo che la Normandy sarebbe stata in inferiorità numerica, ma Shepard non era comandante da abbandonare una colonia al suo destino, specie dopo Eden Prime e, soprattutto, non era pronta a lasciare ai Geth qualunque cosa volessero dal pianeta. Per questo Garrus e Gladstone avevano i minuti contati per eseguire i suoi ordini: lo Spettro voleva che le mitragliaci dei due IFV fossero modificate per poter sparare proiettili HESH prima che raggiungessero Therum. Il cannone da 155mm non si prestava alla stessa modifiche, c'era il rischio che i proiettili esplodessero nella canna del mezzo, ma il comandante voleva ogni vantaggio possibile per combattere i Geth, ed ecco perché Garrus e Gladstone avevano chiesto aiuto ai tecnici di bordo, lavorando in parallelo su Castor e Pollux con la stessa frenesia che di solito è associata ai trapianti chirurgici.
E nel frattempo Marcus Grieco cantava:
"V'è la risorsa, poi del mestiere colla donnetta... col cavaliere... colla donnetta... col cavaliere... Lalalalallera...." diceva che lo facesse lavorare meglio.
Forse era anche per questo che Garrus armeggiava con Amina Waaberi ed Helen Lowe, oltre al fatto che qualunque cosa Grieco stesse cantando fosse per lui incomprensibile:
"Non ci faccia caso, agente Vakarian..." disse Waaberi, una donna ossuta e dalla fronte ampia, dalla pelle più scura di quella del comandante e dai lunghi capelli ricci raccolti in una coda che profumavano di olio di patchouli:
"...Il signor Grieco canta sempre quando deve fare andare le mani."
"Però è piuttosto bravo. È un mistero perché si sia unito all'Alleanza. Avrebbe potuto guadagnarsi così da vivere." commentò Lowe.
Helen Melita "Mel" Lowe era il negativo della sua collega: dove Amina era giovanile, Helen era più avanti negli anni, bianca di pelle e dagli occhi azzurri, con capelli biondo cenere tagliate corti e tinti di blu elettrico per i due ciuffi sulla fronte. Aveva anche molti più tatuaggi della sua amica: Garrus avrebbe imparato in seguito cosa fossero gli irezumi, ma per il momento le due carpe rosse che si arrampicavano sul bicipite sinistro di Lowe erano una piacevole macchia di colore sulla sua pelle.
"...Che bel vivere.. che bel piacere! Che bel piacere!..." continuò Grieco aprendo fisicamente la mitragliatrice, seguendo le istruzioni di Gladstone.
"Non ho problemi, fino a quando il lavoro viene svolto. Ma che roba è?"
"Il Barbiere di Siviglia, opera di Gioacchino Rossini, prima interpretazione del 1816." rispose Gladstone, guadagnandosi un occhiata di apprezzamento da parte di Grieco.
"...Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono, donne, ragazzi, vecchi, fanciulle: qua la parrucca... presto la barba..."
"A quanto pare qualcuno ha fatto le scuole alte..."
"Sono solo un altro marine a bordo della Normandy, Lowe." rispose Gladstone: "...E a dirla tutta preferisco Black Betty, nella versione degli Spiderbait, a questo."
Amina scoppiò a ridere, avendo presente la canzone in questione: un pezzo rock davvero molto maleducato.
"Sapevo che c'era una ragione per cui mi piacevi, Harvey."
"Oh? Grazie, Amina." rispose Gladstone, ignorando l'occhiata di fuoco di Grieco: maledetti giovinastri.
"...Meno chiacchiere più mani." sbraitò Williams: "Il vostro incarico ha la priorità assoluta."
Il che spiegava il terribile stato della stiva: da un lato Wrex, impegnato a risistemare la sua branda e i suoi effetti personali dopo il pericoloso approccio ad Edolus, a cui si era aggiunto poi anche il tentacolo di Divoratore.
Il sangue della creatura puzzava proprio come lo avevano immaginato e forse anche di più: come una chiatta carica di rifiuti lasciati d'estate in mezzo al fiume, su cui fossero morti e marciti i gabbiani. Indifferente a questo, il Krogan stava strappando i denti conici del tentacolo gettandoli in un secchio, e spremendo la ghiandola velenifera della loro radice in un altro.
Williams invece stava febbrilmente controllando le loro armi, ignorando il Krogan e i cadaveri dei marine di Kahouku impilati in mezzo alla stiva tra i due IFV: benché fossero stati riposti in sacchi appostiti, ed assicurati al pavimento, non erano comunque un bel monito.
E Grieco cantava:
"Qua la sanguigna... Presto il biglietto... tutti mi chiedono, tutti mi vogliono! Qua la parrucca, presto la barba. Presto il biglietto, ehi!"
Gli ingegneri, Tali compresa, avevano troppo da fare per poter assistere, ma le due porte a lato del montacarichi che separavano la stiva dal nucleo della Normandy erano state aperte, permettendo all'aria d'opera di giungere fino a loro.
 
Alenko invece stava subendo un ennesimo esame da parte di Chakwas:
"Con tutto il dovuto rispetto, doc, credo di conoscere i miei limiti..."
"E io so di conoscere la mia professione, tenente: per quanto ti abbia fasciato le costole e ne stia accelerando il processo di guarigione, non sei ancora pronto per tornare in missione. Ed è inutile che continui a chiederlo: mi distrae solamente dalla mia autopsia!"
Sul lettino a fianco al suo, Chakwas e Negulesco si affaccendavano attorno e sopra il cadavere del capitano Milon: la causa della morte sembrava essere un singolo colpo da arma ad accelerazione di massa, ma grazie alle barriere cinetiche superiori del membro dei corpi speciali STG, non c'era foro d'uscita. Per cui la dottoressa e l'infermiera si stavano preparando per affaccendarsi anche dentro il Salarian.
"Il comandante ha bisogno di me!"
"...Non al costo di mettere in pericolo la sua vita." disse Shepard entrando nell'infermeria a grandi falcate: "Mi sembra di capire che non sia ancora pronto ad accompagnarci in battaglia, Alenko. Si prepari. Guiderà Castor a terra." ordinò il comandante.
"Chiedo scusa Shepard?" chiese Chakwas con voce agguerrita.
"Ha detto che il tenente non può ancora partecipare ad una battaglia, è corretto, dottoressa?"
"Sì, ma..."
"Allora non vi parteciperà. Ma avrò bisogno di qualcuno per guidare Castor fino alla zona di intervento e poi ricondurre il mezzo in una zona sicura."
"Zona sicura?"
"I Geth hanno concentrato il loro assalto in una zona mineraria attualmente abbandonata, tenente. Il motivo è che si trova nella caldera di un vulcano attivo. E le nostre sonde spia hanno rilevato un intenso picco energetico a fianco della caldera: la situazione rischia di farsi incandescente."
"Quindi... le serve un autista che tenga al sicuro l'IFV?"
"Se preferisce restare sulla Normandy si accomodi, Alenko. Ammettendo pure che la dottoressa non abbia niente in contrario al suo ruolo nella missione..." disse, aspettando il verdetto di Chakwas.
Karin la guardò severamente e molto a lungo negli occhi:
"...Ma sia chiaro: se il tenente mette anche solo il piede sulla superficie di Therum, io darò le dimissioni, comandante."
"Non c'è bisogno di essere così drammatici dottoressa: so bene quanto la Normandy non possa fare a meno di lei. Il tenente scenderà senza armi: può bastare?"
"Può bastare... Ah! Comandante." la chiamò mentre Shepard era sulla soglia dell'infermeria: "Incandescente: pessima battuta." la censurò la dottoressa.
Shepard scrollò le spalle e si allontanò col sorriso sulle labbra.
 
***
 
Questa volta, Il briefing pre missione Shepard lo fece direttamente nel CIC: la consueta mappa olografica della Galassia era stata sostituita da mappe, diagrammi, filmati e foto recuperati dalle sonde spia, ad accompagnare le parole del comandante. Therum era un pianeta abitabile, ma inospitale, arido, caldo e desolato: in un lontano passato, le sue condizioni dovevano essere state migliori, date le numerose rovine Prothean che ne punteggiavano la superficie.
"La situazione è questa signori: i Geth stanno attaccando Therum, e impegnano già in brevi scaramucce le difese coloniali. Sappiamo però che il loro vero obbiettivo si trova sul lato opposto del pianeta, dove abbiamo rilevato il picco energetico. Per questo motivo, la Normandy attaccherà per prima, uscendo dalla propulsione FTL alla distanza minima dall'incrociatore Geth e neutralizzandolo con estrema decisione. Senza supporto orbitale, saranno costretti a contare sui trasporti truppe, ma non sottovalutateli: ricordate Eden Prime. I Geth non si arrenderanno solo perché glielo chiederemo gentilmente e la propulsione silenziosa della Normandy sarà l'unica cosa che gli impedirà di distruggere la nave. Dopo aver abbattuto il loro incrociatore principale, sganceremo una piccola squadra composta da me, il tenente Alenko e gli specialisti Zorah e Vakarian, nella zona in cui si concentrano le loro operazioni, e procederemo all'esplorazione della caldera tramite IFV. Mi aspetto che la Normandy fornisca nel frattempo tutta l'assistenza possibile a Nova Yekaterinburg: tutto il personale non essenziale a tenere in volo la nave sarà fatto sbarcare assieme al secondo IFV per rinforzare le difese della colonia. A comandare le operazioni a terra sarà il capo artigliere Williams e direttamente sotto di lei a dare ordini Rico, Barcalow, Fredricks e Rasczak. Organizzeranno loro le squadre: seguite i loro ordini, tenete bassa la testa e non fatevi ammazzare, o ve la vedrete con me. Mi avete capito?!"
"Signorsì signora!" ruggì l'equipaggio.
 
Baffles: il combattimento fra navi spaziali è un misto dei mitici confronti fra sommergibili all'epoca della seconda guerra mondiale, da cui trae gran parte del gergo, e della nobile e spavalda tradizione dei combattimenti aerei tra caccia supersonici.
"Uscita FTL tra dieci secondi." annunciò Grenado al suo posto di copilota.
Addison Chase e Talitha Draven sono le due addette armi della Normandy in questa battaglia, ed erano ansiose: stavano per diventare i primi Umani ad aver abbattuto una nave Geth nella storia. Questo se il piano avesse funzionato ovviamente...
La Normandy uscì dalla propulsione FTL a meno di quattro chilometri dall'incrociatore Geth, materializzandosi esattamente dietro di loro, appena al di sotto della linea di galleggiamento della nave avversaria, e sganciando sei siluri deformanti nello stesso momento.
"Propulsione silenziosa inserita." disse Joker.
"Callies in volo." annunciò Addison "Big mama" Chase: sulla sua console di comando, la foto della sua famiglia campeggiava come sempre.
Difficile credere che con quel figurino avesse messo al mondo ben quattro figli.
I siluri disgregatori sono lenti razzi multistadio, concepiti non per detonare all'impatto, ma per sovraccaricare le barriere cinetiche di una nave avversaria aumentando la propria massa, creando campi a variazione gravitazionale asimmetrici. I siluri multistadio dell'Alleanza erano soprannominati "Callies" perché ricordavano i vecchi sistemi missilistici Calliope: ogni siluro conteneva 60 razzi guidati a laser, che si dispersero e accelerarono verso l'incrociatore non appena i sei missili principali furono a distanza di sicurezza dalla Normandy.
Quando i Geth si accorsero che 360 missili volavano verso di loro fu già troppo tardi: i sistemi di batterie laser GARDIAN dell'incrociatore spazzarono la zona, cercando di fare del loro meglio per fermarli. Il loro meglio non fu abbastanza: complice la posizione vantaggiosa della Normandy, quasi il loro punto cieco, oltre la metà di essi arrivò sul bersaglio, squassando l'incrociatore e azzerandone gli scudi.
"Scudi giù..." disse Grenado dal posto di copilota: "Sono tutti tuoi Tallie."
"Ricevuto." rispose Talitha Draven: il cannone spinale della Normandy, 50 metri di solido acceleratore di massa, si dispiegò al suo comando, facendo fuoco nel baricentro dell'incrociatore Geth fino ad abbatterlo.
La nave nemica, uno strano ibrido fra una vespa senza ali ed un liscio gambero di cromo, si spaccò in tre tronconi, mentre la Normandy gli scivolò sotto: poi Joker accelerò, sfruttando l'attrazione gravitazionale di Therum, portando la nave sul pianeta.
"Ehi Rosie! Abbiamo appena abbattuto un incrociatore Geth!" urlò l'addetta alle armi.
"Bel colpo Tallie!" rispose di rimando dal CIC sua sorella: "Ma non montarti la testa: fai ancora schifo a poker!"
"Ecco perché sei tu a giocare per entrambe!"
Rosamund e Talitha Draven: cresciute sulla Terra, si erano arruolate per sfuggire alla povertà degli slum in cui avevano passato i primi diciotto anni della loro vita. Come erano sopravvissute prima di arruolarsi? Bische clandestine e furtarelli, con la minore ad imbrogliare a carte e la maggiore a prendersi cura di entrambe. Erano così inseparabili, che l'Alleanza aveva dovuto fare un'eccezione alle sue regole, in virtù dei loro alti punteggi tecnici, permettendo ad entrambe di servire sullo stesso vascello, come amavano del resto ricordare al resto dell'equipaggio.
Il loro scambio fu accolto con un ruggito dal resto dei marinai: incrociatore affondato e solo due trasporti truppe rimasti:
"Ottimo lavoro di squadra signori." si complimentò dall'IFV Shepard.
"40 secondi all'obbiettivo." aggiunse Grenado.
"Ricevuto. Castor pronto al lancio." rispose Alenko.
"Ingresso nell'atmosfera." attorno a loro, la Normandy si scosse mentre Therum li accoglieva nel suo abbraccio.
"Qui Williams: tutte le squadre preparate e in posizione. Pollux bloccato e marine pronti allo sbarco non appena toccheremo terra. Prendiamoli a calci in testa!"
"Oorah!" fece eco il resto dell'equipaggio.
"LZ raggiunta: buona caccia comandante."
"Altrettanto Pressly. Si prenda cura della Normandy mentre sono via."
"Può scommetterci."
E anche Castor si tuffò nella mischia.
 
"Un atterraggio davvero morbido." disse Garrus dispiegando il cannone dell'IFV: avevano toccato terra in una zona mineraria, al momento abbandonata. Ed era facile capire il motivo:
"Dovere, quando hai un fiume di lava a fianco." rispose Alenko alla guida: il magma fuso scorreva letteralmente a due passi dall'IFV.
Erano atterrati un po' distanti dalla posizione rilevata del picco energetico, questo per evitare che i Geth li intercettassero immediatamente, o che le navi di trasporto sparassero su di loro.
Con Tali ai sensori, per la prima volta Shepard non aveva niente da fare a bordo dell'IFV: una sensazione nuova per il comandante e lievemente spiacevole.
"Shepard, la Normandy rileva... degli strani segnali. Anzi, stranissimi."
"È un parere professionale, Tali?"
"Una decina di chilometri dalla nostra posizione attuale..." indicò ad Alenko, il quale mise in moto il mezzo: "È come... se qualcosa stesse prelevando l'energia geotermica del vulcano. Sembra... un complesso sotterraneo. Potrò essere più precisa quando ci saremo avvicinati: i sensori di Castor non captano ancora niente."
"Tempo di fare gimcana in una caldera quindi: più veloce che può, Alenko."
"Almeno le missioni con lei non sono mai noiose, signora." commentò il tenente.
"A dir poco... a proposito: che cosa ne farà dell'artiglio di Divoratore, comandante?"
"Sono ancora indecisa Garrus: non so se tenerlo per gonfiare il mio ego, o spedirlo a mia madre perché diventi parte della storia di famiglia."
"...Con il dovuto rispetto comandante, i genitori Umani desiderano simili... ehm, omaggi, dai propri figli? Perché se è così, è piuttosto... inquietante. E credevo fossero i Krogan a fare cose simili..."
"Penso che il comandante sia un eccezione, Garrus... almeno, mia madre si accontenta di qualche video-mail ogni tanto..." spiegò Kaidan, imboccando un tornante in salita con Castor, e passando sopra un ponte di nera roccia basaltica.
"Mia madre..." cominciò il comandante con un sorriso: "...Mia madre ed io siamo molto legate. Siamo l'unica famiglia che ci rimane l'una per l'altra, e quindi potete comprendere perché sia così... ansiosa di dimostrarle la mia mmhh... attitudine alla sopravvivenza."
Questa sì che era una sorpresa: a quanto pareva Shepard aveva, se non un punto debole, almeno qualcosa di normale con cui si potesse simpatizzare.
Il comandante doveva essersi accorta però del corso che avevano preso i loro pensieri:
“...Credevate che fossi nata col fucile in mano? E N7 tatuato sul petto?"
"Sì." risposero in coro gli altri tre occupanti di Castor.
"..."
"...E suo padre, comandante?" chiese Garrus dopo un momento.
"...John Shepard è stato ucciso di fronte ai miei occhi quando avevo 12 anni, agente. Non ne parlo da sobria."
Il che, immaginò Alenko, spiegava molte cose su Shepard. Nel frattempo, Garrus avrebbe voluto infilarsi lo scarpone in bocca: la sua famiglia non era certo rose e fiori, ma di sicuro i suoi problemi familiari impallidivano di fronte a quelli del comandante. Fu Tali però, ad interrompere l'imbarazzante silenzio:
"Geth in arrivo!" Fu la prima volta che il Turian fu loro grato.
Il rumore tipico di una nave in decelerazione subsonica precedette il passaggio dei Geth sopra di loro: a quanto pareva, i vascelli di trasporto truppe Geth non erano equipaggiati con armi anticarro aria -terra, perché si limitarono a sorvolarli rapidamente, sganciando sul loro cammino due Armature e allontanandosi subito dopo, lasciando a Garrus solo il tempo di piazzare due colpi di cannone sulla nave, senza produrre grandi effetti.
Poi il Turian spostò la sua attenzione sulle Armature: non c'era nessuna creatura a cui Garrus potesse compararle. Lescelte di design dei Geth gli erano completamente aliene: le quattro zampe delle piattaforme anticarro però, non offrivano grande mobilità, ma forse erano lì solo per rallentarli. Con le modifiche apportate alla mitragliatrice di Castor tuttavia, Garrus dubitava fortemente che ci sarebbero riusciti.
Il cannone da 155 mm ruggì due volte, accompagnando il tutto con una lunga raffica di mitragliatrice, prima che le barriere cinetiche dell'Armatura più vicina cedessero e i proiettili HESH iniziassero a morderne il metallo argentato: fu questione di preziosi secondi, mentre Alenko schivò i colpi dei loro cannoni ad impulso. Il tenente mancava forse dell'abilità di Shepard alla guida, ma non voleva dire che fosse un principiante: la prima Armatura cadde dopo tre colpi del loro cannone, accasciandosi a terra in una cascata di scintille e cavi tranciati, mentre Castor era ancora in movimento e quasi incolume.
"Investi l'altra. Mandala nella lava." ordinò Shepard.
Kaidan obbedì con piacere: il muso a cuneo dei Mako dopotutto era fatto anche per quello.
Speronarono l'ultima Armatura con forza, e Kaidan diede potenza alle sei ruote motrici di Castor per continuare a spingerla via: si arrestò solo quando l'Armatura scomparve davanti a loro, cadendo nel magma sottostante.
Il tenente non aspettò un secondo ad ingranare la retromarcia: l'orlo di roccia aveva già cominciato a creparsi sotto di loro e il fiume di lava appariva un po' troppo vicino.
"Investirli... perché non ci ho pensato su Metgos?" rifletté Shepard come se parlasse del tempo.
Kaidan rimise l'IFV in moto senza commentare.
 
***
 
A differenza di Constant su Eden Prime, Nova Yekaterinburg è un insediamento industriale, fondato dieci anni dopo la Guerra del Primo Contatto, quindi dopo aver compreso quanto gli Umani non fossero esattamente la più pericolosa razza nella Galassia. La cittadina, che ospitava una popolazione di appena 34'000 persone, era assai meglio fortificata, costruita com'era nell'incavo di due pareti rocciose sulle rovine di un antico insediamento Prothean e protetta da una cinta di mura. A questo, per proteggere l'intero insediamento, l'Alleanza aveva aggiunto un campo di forza a semisfera, resistente anche ai bombardamenti orbitali, e torrette AA sulle pareti rocciose, che avevano dissuaso le navi Geth dall'avvicinarsi oltre, mentre gli agguerriti operai della colonia respingevano meglio che potevano la fanteria nemica dalle mura.
La Normandy era arrivata nel bel mezzo di quel conflitto, scaricando quattro squadre di marine e un mezzo corazzato, trovando a sua volta rifugio nella sicurezza delle difese planetarie: il loro arrivo era stato accolto con gioia, e dopo la notizia che era stata proprio la Normandy ad abbattere l'incrociatore Geth in orbita, le milizie coloniali avevano collaborato prontamente.
Le squadre di marine al comando di Rasczak e Rico avevano preso posizione sulle mura, affiancando i soldati della milizia: i loro M7 non erano forse al livello delle armi del comandante e della sua squadra personale, ma le loro bocche da fuoco furono comunque ben accolte dai coloni, specie quando Pollux venne posizionato davanti alle mura, permettendo a Wrex e Dagobert di mettersi al lavoro. Protetti com'erano dallo scudo dell'insediamento, il grosso Krogan era dannatamente allegro mentre mieteva vittime con la mitragliatrice e il cannone da 155mm, e Dagobert coordinava i dati dei sensori del mezzo col centro di controllo della colonia, fornendo informazioni a Williams e al maggiore Kowalski, capo della milizia di Therum.
Friedriks e la sua squadra di tecnici e ingegneri presidiava invece il generatore della colonia, assicurandosi che lo scudo protettivo continuasse a reggesse: forse tra i marinai della Normandy avevano il compito più sicuro, ma non il più facile, dato che il nucleo energetico di Nova Yekaterinburg era ormai datato, e suoi vecchi macchinari gemevano un po' sotto l'attacco Geth.
La squadra di Barcalow invece rimaneva a disposizione, pronta ad intervenire dove ce ne fosse bisogno: il che al momento significava assistere i civili e fornire assistenza medica a chi ne aveva bisogno.
"Con sincera gratitudine: grazie per il vostro aiuto, Umani." disse una voce assolutamente monocorde.
"Dovere." rispose Negulesco, applicando del medigel sul brutto taglio che l'Elcor aveva su una spalla: "... Come se lo è fatto?"
Gli Elcor erano nativi di Dekuuna, un pianeta ad altissima gravità: i loro fisico ricordava vagamente l'incrocio tra quello di un gorilla, dato che erano solito avanzare a quattro zampe, e quello di un elefante privo di proboscide e orecchie. Erano massicci, dalla pelle grigiastra, e abituati a comunicare attraverso profumi e lievi movenze del capo: la loro capacità vocale era insufficiente a trasmettere le loro emozioni e, così compensavano come meglio potevano.
"Con finta noncuranza: un carico sospeso ha ceduto durante il primo attacco. Orgogliosamente: ho salvato gli operai in pericolo."
"Yeah! Grazie a proposito Saltana: se non fosse stato per te saremmo stati ridotti ad una pizza." disse uno degli operai, un massiccio afroamericano calvo e con un orecchino d'argento all'orecchio, dalla ricca voce.
"Curiosamente: cos'è questa Pizza, di cui stai parlando, Kurleenbear?"
"Chiamami Otis, dolcezza: anzi, dopo avermi salvato la vita, puoi chiamarmi come vuoi. Una volta che questo pasticcio sarà finito te ne offrirò una gigantesca... gli Elcor possono mangiare pizza, giusto doc?"
"Sono infermiera signor Kurleenbear, ma non credo: qualcosa mi dice che il lattosio sia incompatibile col loro rumine. Piuttosto, porti qui le sue chiappe grasse e mi dia una mano: la sua eroina ha una spalla lussata e mi serve aiuto a risistemargliela."
"Perché non chiede aiuto ad uno dei suoi marine, infermiera?"
"...Credevo volesse dimostrare la sua gratitudine a Saltana, Kurleenbear."
"E non poteva chiederlo semplicemente?"
"Sono un infermiera..." ripeté Negulesco: "...Questo significa che non devo fingere che i civili mi piacciano."
 
"Ferma! Hanno delle torrette anticarro!" disse Tali.
Kaidan arrestò Castor di botto, a metà di una salita.
 "Possiamo fare quello che abbiamo fatto sulla Luna?"
Tali scosse la testa: la strada continuava in uno stretto canalone, tra la roccia e la lava, che terminava poi con un cancello sbarrato, probabilmente un checkpoint per le vecchie operazioni di estrazione.
"Con quattro torrette, non avremo abbastanza spazio per muoverci."
"Dobbiamo cercare una strada alternativa..."
"Negativo, ci metteremmo troppo tempo a tornare indietro..." disse Shepard dietro di lui: "Possiamo saltarci sopra?"
"Non credo di aver capito bene signora..."
"Saltarci sopra tenente: possiamo saltarci sopra con l'IFV? Diminuendo la massa al minimo dopo aver preso un po' d'abbrivio e azionando i retrorazzi d'atterraggio, riusciremmo a saltare il cancello?"
"Comandante... ci saranno sicuramente altri Geth ad aspettarci."
"Meglio. Li schiacceremo entrando e a quelli che sopravvivono, pensiamo io e Tali."
Gli altri occupanti del mezzo guardarono a lungo il comandante, prima di realizzare che non stava affatto scherzando: per quanto folle sembrasse, il suo piano poteva essere messo in pratica. E non si dice forse che la fortuna aiuta gli audaci?
Kaidan strinse la cintura di sicurezza attorno a sé e ingranò la marcia, premendo a fondo il pedale.
La gravità di Therum è 1.12 G: questo significa che quando Castor saltò oltre il cancello con la massima spinta che i razzi d'atterraggio poterono dargli, le sue 12 tonnellate scesero come un maglio su tutto ciò che si trovava al di sotto.
"Abbiamo preso qualcosa!"
"Scudi scesi al 40%."
"Sei ostili individuati... Distruttore agganciato...bersaglio distrutto." annunciò Garrus.
Il Turian aveva studiato a lungo i dati che Tali aveva estratto dai Geth di Metgos: la classe Geth dei Distruttori era la stessa che Shepard aveva affrontato su Eden Prime, caratterizzati da una corazza nera bordata d'oro.
Shepard e Tali scesero dall'IFV in quel momento, facendo fuoco con i loro shotgun sui Geth circostanti: i poteri biotici erano meno efficaci su di loro, dato che non avevano organi interni, e il comandante non avrebbe potuto limitarsi a lanciarli in giro. Il Geth più vicino a lei ricevette un colpo sovraccaricato in pieno petto, che cancellò tutto quello che il robot aveva sopra lo sterno, mentre su quello più distante, il comandante usò un campo di sollevamento: il Geth brillò lievemente di azzurro, mentre si alzava in aria. Shepard imbracciò il suo fucile da cecchino e lo finì con un unico colpo alla testa.
Sull'altro lato del Mako, Tali se la cavava ancora più facilmente: non scherzava quando aveva detto al comandante che con un omnitool appena più potente avrebbe potuto prendere il controllo dei Geth. Anche con il modello della KF integrato nella corazza però, la Quarian aveva scoperto di poter disturbare i loro scudi, far inceppare le loro armi e interferire nei loro processi di elaborazione dati: il tutto senza usare mine tecnologiche.
Garrus non ebbe difficoltà ad spazzarli via con la mitragliatrice di Castor, dopo che Tali li rese inermi.
Dietro di loro, il cancello chiuso impediva alle torrette Geth di fare fuoco su Castor.
"...Ha funzionato?" chiese il Turian, stupendosi lui per primo.
"Occhi aperti. Potrebbero esserci delle trappole." ordinò Shepard nella radio.
"Non rilevo niente da qui comandante: abbiamo un solo Geth ostile nelle vicinanze. Ore 1, dall'altra parte del checkpoint."
"Deve essere regredito." spiegò Tali.
"Regredito?"
"I Geth perdono intelligenza quando sono separati dagli altri. Da solo, un drone Geth non è più intelligente di un animale: possiede ancora un arma, però non ci attaccherà per primo."
"Dannatamente comodo."
"No... siamo solo stati fortunati: Alenko ha schiacciato l'unità principale atterrando. Doveva essere uno Juggernaut."
Sotto le sei ruote di Castor restava solo metallo rosso sangue di quello che era stato un Geth di più di tre metri di altezza, ora solo circuiti e rottami sconnessi.
"Non sono poi così pericolosi..."
"...Non montarti la testa Garrus. Prima che lo schiacciassimo è riuscito comunque a piazzare due razzi contro di noi. È una fortuna che l'Alleanza costruisca IFV così robusti." ribatté Tali affacciandosi dentro Pollux e controllando la console di dati: "...Già. È partito un semiasse. Per fortuna le sei ruote sono indipendenti, ma avrai da fare per..."
Lo sparo li colse tutti impreparati: sui sensori di Castor, l'ultimo contatto ostile scomparve.
"...Procediamo? O volete che vi prepari un tazza di the?" chiese il comandante risalendo a bordo.
Non erano nemmeno a metà strada e avevano ancora un altro cancello da superare per uscire dal checkpoint: questa volta però, si sarebbero presi il tempo di aprirlo.
 
"Troppo caldo." si lamentò Raymond Tanaka sulle mura, sino-americano che normalmente lavorava ai motori della Normandy: "Dannatamente troppo caldo." ripeté, mentre il suo accento si affacciava alle sue parole, facendo suonare le r come l.
Stava sudando anche dalle orecchie, e la stretta armatura non aiutava a farlo sentire a suo agio: Tanaka era corpulento, e dal faccione tondo come una luna piena, coperta di lucidi capelli neri.
"Mh." rispose una voce bassa al suo fianco.
"...Siamo alla frontiera, su un pianeta semi vulcanico, con una temperatura di 59 °C, con dei Geth che ci sparano addosso, e tutto quello che sai dire è mh?"
"Mh." rispose di nuovo Alexei Dubyansky, un altro ingegnere della Normandy, facendo spallucce.
Al contrario di Tanaka, il russo era magro come un manico di scopa, con i capelli neri corti come la sua barba ispida e strani occhi, verdi come vecchi prati.
"...Perché perdo tempo con te?"
Dubaynski fece partire corte raffiche di proiettili traccianti verso dei Geth in lontananza, riuscendo a centrare gli scudi di uno di loro. Il colpo di cannone di Pollux distrusse tutto il gruppetto subito dopo:
"...Mh?" chiese il russo scrutando l'orizzonte.
"Sì... Lo so. Però ogni tanto non ti farebbe male parlare per te stesso."
"Mh..." ribatté pensieroso il russo.
"Il suo amico non è di molte parole." disse un membro della milizia coloniale al loro fianco.
"Dubyansky non è mio amico. E non è di nessuna parola: siamo andati a pesca una volta e per tre giorni questo russo non ha mai aperto bocca."
"Mh." confermò l'ingegnere.
"Un uomo di poche parole... ma scommetto di profondi pensieri." commentò il membro della milizia.
"Mh!" esclamò Dubyansky.
"Lo vedo... sembra quasi... che si stiano ritirando..."
"MH!"
Tanaka si attaccò alla radio:
"Signora, qui Tanaka. Sembra che i Geth se la stiano dando a gambe."
"Ricevuto Tanaka... o hanno quello per cui sono venuti o vogliono fermare il comandante. La informerò subito. Restate in posizione."
"Ehi russo: non hai sentito? Ha detto di restare in posizione!" urlò il soldato della milizia mentre Dubyansky raccoglieva le sue cose e si preparava a calarsi dalle mura.
"Mh!" rispose l'ingegnere della Normandy senza voltarsi e facendo un gesto con la mano da sopra la spalla.
"...Ma che gli è presto?"
"Lui dice la Normandy potrebbe aver bisogno di essere in volo presto..."
"Crede cha abbia ragione?"
" Dubyansky ha sempre ragione..." rispose Tanaka, sospirando: "Odio quando fa così, comunque." aggiunse, preparandosi a raggiungerlo.
 
"I Geth si stanno ritirando da Nova Yekaterinburg, signora. Stia attenta: è probabile che stiano venendo ad intercettarvi."
"Ricevuto Williams."
"Qualche idea su cosa vogliano?"
"Non ancora: Tali ha rilevato il complesso sotterraneo, scavato in profondità a fianco delle caldera del vulcano, da cui continuiamo a rilevare il picco energetico. È possibile raggiungerlo attraverso i tunnel minerari, ma è molto più vecchio della colonia."
"Un'altra sonda?"
"Difficile... Saren ha sferrato un attacco con la sua ammiraglia per quella di Eden Prime. Questo mi sembra un obbiettivo non previsto: un attacco col minimo della forze per arrivare per primo."
"Siamo fortunati allora..." commentò Garrus a fianco a lei.
"Ne sapremo di più quando raggiungeremo l'installazione comunque..."
"Comandante..." disse Alenko indicando di fronte a loro.
"...Shepard chiude: abbiamo un comitato d'accoglienza da ricevere."
I Geth avevano già tentato di fermarli dopo aver superato il checkpoint, preferendo all'immaginazione, la progressione geometrica: dove due Armature non erano bastate, i Geth ne avevano messe sul loro cammino quattro. Un'idea poco originale probabilmente, ma di sicuro funzionale: peccato che avessero deciso di posizionarle su una larga carreggiata di dritta roccia lavica, che aveva permesso a Castor di abbatterle molto prima che si avvicinassero a loro, e di schivare i loro colpi con agio.
Quello che però avevano trovato in quel momento a sbarrare loro la strada era più originale e pericoloso allo stesso tempo: tre Geth artiglieri con i loro lanciarazzi, due truppe standard, come ne avevano già incontrare su Eden Prime, e dietro di loro, a torreggiare perfino sul Mako, c'era una nuova unità Geth, molto simile alle Armature, solo... molto molto più grande.
"Keelah..." disse Tali, osservando i dati trasmessi attraverso i sensori del Mako.
"Dobbiamo muoverci!"
Rilevandoli, la colossale macchina si erse in tutta la sua imponente altezza, caricando il suo cannone ad impulso e lanciando verso Castor l'equivalente di un piccolo sole azzurro.
Alenko ingranò la retromarcia, spostandosi di lato rapidamente e tornando indietro abbastanza da avere spazio di manovra: l'unica cosa che la macchina Geth non avesse su di loro era la mobilità.
"Idee." ordinò Shepard: "...Idee che non mi obblighino a scendere e saltargli sulla groppa per applicargli esplosivi all'interno delle barriere cinetiche."
Il contingente Geth era stato posizionato in modo da chiudere loro la strada: non avrebbero potuto semplicemente superarli lasciandoseli alle spalle. Dovevano combattere.
"Potremmo..."
"Forse...
"O, fottetemi..." disse Shepard, mentre razzi sparati dai Geth artiglieri cominciavano a piovere su di loro.
Garrus limitò la loro performance ad una sola rappresentazione senza repliche: i cinque fanti Geth furono spazzati via con una sola raffica di mitragliatrice e un colpo di cannone.
"Vengo con te, Shepard." disse Tali, scendendo per prima:
"...Dategli un bersaglio se riuscite: se ci prende di mira, siamo morte entrambe."
"Ricevuto signora." rispose Alenko, prima che Shepard richiudesse il portello dietro di lei: poteva già sentire il Geth muoversi.
"...Come vogliamo fare?" chiese Tali, controllando il suo fucile.
Shepard sputò per terra, prima di rispondere:
"...Ti copro io: prendi quante più granate possibili e attaccale alla pancia di quel bastardo. Io lo distrarrò." spiegò il comandante guardandosi attorno: il terreno la favoriva. La corona azzurra dei suoi poteri biotici la illuminò da capo a piedi:
"VAI!" ordinò e Tali cominciò a correre, preceduta da Castor.
Il comandante non estrasse le sue armi: non le sarebbero servite. Quanto doveva pesare quel colosso Geth? 30 tonnellate? Un poco meno? Troppo comunque perché potesse pensare di sollevarlo con i poteri biotici: ma lo stesso non valeva per le rocce sparse attorno a lei.
Castor affrontò di nuovo il Geth, muovendosi a zigzag e attirando il fuoco su di loro: questa volta, quando la macchina caricò il colpo, un masso di nera roccia lavica si frantumò su di lui, con un solido impatto. Non fece danno, la corazza del Geth era troppo dura e spessa, ma attirò la sua attenzione, deviando il suo colpo a vuoto.
Tali passò inosservata mentre si avvicinava al Geth, e altri massi la superavano volando; un altro modo di usare i poteri biotici, ma assai più inefficiente: la telecinesi non era alla pari con la fine manipolazione della gravità. Tuttavia servì allo scopo: Tali si avvicinò abbastanza da usare il suo omnitool sulla macchina Geth, che nel frattempo sparava contro Castor.
La mitragliatrice del colosso si inceppò quando i meccanismi di raffreddamento furono disinseriti: per 20 secondi il Geth non avrebbe più potuto sparare loro addosso. Con la pressione di un tasto, Tali interferì poi con i suoi scudi, quasi decimandoli e permettendo a Garrus di finirli con un colpo di cannone e una raffica: a quel punto fu Tali fu abbastanza vicina.
Il Geth sembrò accorgersi di lei, alzando uno delle sue zampe per schiacciarla, ma il comandante si assicurò che non ci riuscisse: anche da quella distanza, era molto precisa con i suoi lanci. Tali gli attaccò più granate possibili sul sottopancia continuando a correre, senza osare fermarsi: le fece detonare non appena l'ombra del Geth non oscurò più il cielo.
L'onda d'urto delle granate la fece inciampare e finire a terra, ma non aveva importanza se non fossero riusciti a distruggere il Geth: fece in tempo a voltarsi sulla schiena, prima che il rumore di una valanga di metallo si abbattesse sulla roccia, con un cupo rimbombo.
La Quarian non lo fece aspettare: fu subito in piedi, correndogli sopra e collegando il suo omnitool direttamente al centro di memoria del gigantesco Geth, cominciando ad hackerare i programmi che lo facevano muovere.
"...Bosh'tet." disse alla fine, quando con un ultimo brivido il Geth si spense, lasciando cadere la sua "testa" per terra.
"Bel lavoro." si complimentò il comandante raggiungendola: "...Suppongo che questa sia la versione pesante di ciò che abbiamo visto fino ad ora."
"Sì... è definito... Colossus." disse la Quarian mentre analizzava i dati che aveva recuperato durante il braccio di ferro tra il Geth e le sue conoscenze della loro programmazione. Non si era accorta di quanto fosse stato stancante.
"...Non molto originale, ma non dovremmo aspettarci di meglio da delle macchine."
"Sappiamo cosa fanno sul pianeta?"
"...Liara T'Soni." disse Tali: la direttiva principale del Colosso Geth era stata facile da individuare in quello che restava nel suo nucleo di memoria prima che si cancellasse: "È nell'installazione Prothean che abbiamo rilevato."
"Quindi è sul pianeta... qualche idea su come abbia fatto a sfuggirci?"
"Sua madre è pur sempre alleata con Saren: i Geth sono qui per catturarla... o proteggerla?" chiese Garrus.
"Il nucleo di memoria non ha più questa informazione." rispose Tali.
"...Immagino lo scopriremo incontrandola, allora. Rimettiamoci in marcia: non manca molto all'installazione."
Il resto del viaggio nel IFV fu rapido: il grosso della resistenza Geth era stato sconfitto e solo fanti solitari cercarono di opporsi a loro, ma non furono un ostacolo per Castor.
Quando si fermarono di nuovo, non fu a causa di un gruppo Geth, ma perché la strada era finita: erano ormai all'interno del cratere del vulcano, e la lava si era ripresa l'ultimo pezzo di roccia percorribile per raggiungere la miniera da cui, con un po' di fortuna, avrebbero potuto accedere alle rovine sepolte.
"Comandante: ho l'installazione sui sensori di Castor. La struttura Prothean assorbe l'energia geotermica del vulcano per alimentare un campo di forza che la protegge fisicamente dalla lava."
"Ingegnoso... ma non ho la minima idea di come possa funzionare."
"Il che spiega perché sia ancora intatta, a differenza della strada..." commentò il comandante: "Procederemo a piedi." ordinò: "Alenko, porta Castor fuori dalla caldera: se avremo bisogno di un evacuazione rapida, contatteremo la Normandy."
"Ne è sicura signora?"
"È matematica tenente: due chilometri dall'entrata della struttura mineraria a piedi, il che significa che se la struttura dovesse smettere di funzionare, la lava ci raggiungerebbe troppo rapidamente per tornare a Castor."
"...Sissignora. Vedrò di levarmi di qui al più presto."
"Bene. Caschi su o il fumo ci ucciderà prima dei Geth."
Sbarcarono rapidamente da Castor, prendendo posizione mentre Alenko ruotava il Mako, schizzando via subito dopo.
"Per gli Spiriti... fa più caldo che su Palaven..." si lamentò Garrus.
"Vedo un passaggio." disse Shepard: "Una breccia tra due lastre: credo possa portarci all'ingresso del complesso minerario."
"Shepard: i Geth disturbano i miei sensori." aggiunse Tali allarmata.
"...Anche i miei." rispose il comandante, disattivando l'HUD interno del suo elmo: "...A quanto pare faremo conoscenza con il loro reparto di guerra elettronica. Occhi aperti e prudenza: sanno che siamo qui. Garrus: coprici."
"Sissignora." disse il Turian impugnando il suo fucile da cecchino e procedendo dietro alle due donne.
Garrus era stato ben educato, ma l'unica cosa che non portava con sé era proprio uno shotgun: meglio che non fosse il primo ad infilarsi tra le rocce. Fu il comandante a precederli, scandagliando l'area attentamente: uno stretto sentiero accidentato e in salita, tra due alte pareti di roccia.
"Sembra libero..."
Una raffica di fucile ad impulso si abbatté su suoi scudi, a cui Shepard aggiunse subito la sua barriera biotica: i Geth sparavano su di loro dalla cima delle pareti e dalla fine del sentiero.
In quegli spazi ristretti però, non erano gli unici in vantaggio: Garrus segnò un centro perfetto, decapitando un fante Geth in cima alla parete rocciosa, mentre il comandante spinse bioticamente via i fanti più vicini a loro, con una tale forza da trasformarli in macchie sulla roccia. Per l'ennesima volta, il Turian si appuntò di non far mai arrabbiare il comandante.
Tali scaricò una fiammata rossa contro il Geth più distante e il colpo sovraccaricato fece centro, eliminando un altro nemico: sembrava che li avessero disattivati tutti.
"Aveva detto che era libero..." disse il Turian senza cattiveria.
"Ho detto che sembrava libero." lo corresse Shepard, spiando oltre le rocce che offrivano loro copertura.
"...E adesso?"
"...Sembra libero." ripeté il comandante con un sorriso, alzandosi in piedi: questa volta nessun Geth sparò su di loro.
Si mossero in fretta, risalendo il pendio ed incontrando altri Geth, che o finirono nella lava, cortesia di Shepard, oppure vennero fatti a pezzi dai proiettili.
Il sentiero terminava sulla cima di un cratere, nel quale era visibile l'entrata dell'installazione mineraria: un tonda porta metallica incastonata nella viva roccia, scavata da un carotatore industriale, attraverso cui avevano aperto il primo tunnel.
Il rombo della nave Geth fu di nuovo sopra di loro in un attimo: come le altre volte, non li prese di mira direttamente, ma scaricò truppe senza posarsi.
"Aww... merda." borbottò Garrus.
Lo spazio di fronte all'ingresso della miniera fu occupato da un piccolo contingente di soldati Geth, perlopiù fanti, ma anche un Armatura che impattò il terreno per ultima, aprendosi ed alzandosi sulle sue quattro zampe.
"TALI, GARRUS! L'ARMATURA!" urlò Shepard, aprendo un singolarità biotica e risucchiando tutti i robot nemici al suo interno.
Per gli Spiriti, se avere un biotico potente in squadra cambiava le sorti di ogni incontro: da disperato a fattibile, per essere precisi, e con Tali in squadra, i Geth non erano più un problema insormontabile, né i mostri delle storie. Come aveva già fatto in precedenza, la Quarian interferì con le armi dell'Armatura, mentre Garrus lanciò una mina tech per decimarne gli scudi.
Il comandante era ancora occupata a lanciare granate nel mezzo della sua singolarità, impugnando il fucile dopo che esplosero e scaricando un colpo sovraccaricato. L'Armatura si avvicinò a loro, troppo pesante per poter venire risucchiata dalla singolarità, ma comunque Garrus la vide tremare lievemente, in un modo che non aveva nulla a che fare col vento.
"Per gli Spiriti!" pensò il Turian.
Sarebbe stato stupido avvicinarsi oltre, anche perché non aveva idea di cosa una singolarità potesse fare loro, e di certo Garrus non aveva nessuna voglia di scoprirlo, specie dopo che il comandante la dissolse, lasciando solo a pezzi di Geth il compito di toccare terra.
"Oh no, bastardo: non pensarci nemmeno." disse il comandante facendo cadere il fucile e liberando entrambe le mani: "RAAAGH!" ruggì, mentre l'energia oscura la copriva da capo a piedi.
Fu impossibile: l'Armatura Geth si staccò da terra, lentamente, non più di un metro, ma comunque il comandante riuscì a sollevarla.
Poi Shepard spinse in avanti con entrambe le mani, e l'Armatura, non più legata a terra, volò all'indietro, adagio, mentre il comandante avanzava, spingendo, imprecando ed urlando, ma continuando ad andare avanti.
Fu così incredibile che Garrus e Tali non riuscirono a fare nulla, se non restare a guardare: il comandante spinse fino a quando l'Armatura Geth non fu sopra la lava, e poi crollò a terra in ginocchio, assieme all'Armatura che finì nel magma.
"Keelah..."
Shepard si sdraiò di schiena, ansimando sfiatata, mentre il Geth si scioglieva, aprendo le braccia e forzando l'aria a riempirle i polmoni.
Attraverso il circuito radio delle loro corazze, i due alieni sentirono il respiro del comandante farsi erratico. Quando la raggiunsero, l'Umana era ancora a terra:
"Shepard?" disse Tali chinandosi su di lei e scuotendola lievemente.
Quando la toccò, una breve scarica elettrica saettò dall'una all'altra e anche se la Quarian non l'avvertì, grazie agli strati isolanti della sua corazza, lo schiocco elettrico e la scintilla furono ben visibili: elettricità statica, un sottoprodotto dell'uso di talenti biotici.
"Aaahh aaahh aaahh..." respirava rumorosamente Shepard, deglutendo e cercando di mettersi a sedere: dovette aiutarla il Turian perché ci riuscisse.
"...Cerchiamo... cerchiamo di non rifarlo... troppo presto..." esalò il comandante, alzando la mano e facendola rimbalzare sul suo casco: "Maledizioni!... Sto sanguinando... dal naso."
"Shepard, si sente... bene?"
"Ho... bisogno di... un minuto. Era... troppo... troppo pesante. Era troppo... presto... dopo la singo... larità. Credo... credo di aver fuso il mio bioamp." disse, cercando di rialzarsi in piedi: ondeggiava così pericolosamente che dovette appoggiarsi a Tali per non cadere.
La Quarian controllò col suo omnitool, passandolo sulla nuca di Shepard e interfacciandosi con i sistemi della sua corazza:
"Temo di sì, Shepard."
"Meglio..." ansimò il comandante: "...Mi faceva pizzicare i denti ogni volta che usavo i miei poteri biotici. Era il momento giusto di cambiarlo. Aaahh!" esalò contenta Shepard, staccandosi da Tali.
"...Si sente bene?"
"Fantasticamente." disse il comandante sarcastica: "...Ma riesco a continuare. Ora: dove è il mio fucile?"
"È stato incredibile, comandante."
"Già... ma non sono in grado di rifarlo senza un bioamp. Fucile Garrus: va a prendermi il fucile."
"Subito signora!"


La porta della miniera si aprì di fronte a Shepard e la sua squadra dolcemente: il tunnel al di là era un perfetto cilindro in discesa inclinato di 45°. Il terzetto lo percorse in fretta, ansioso di non offrire un facile bersaglio ai Geth.
Il carotatore che aveva scavato la prima galleria non era sceso molto, prima di incontrare la struttura Prothean: dopo appena cinquanta metri, il tunnel si aprì su un vasto spazio vuoto, dove il team minerario aveva avuto tempo di installare passerelle, lampade e riflettori, che illuminavano la strana lega che i Prothean sembravano usare quasi ovunque per le loro costruzioni. Fra le rocce, lastre di metallo bianco lucido formavano strane curve, maestose eppure semplici, scavando aperture che sembravano quelle di un palazzo sotterraneo ancora nascosto per la maggior parte nella roccia.
"Geth." bisbigliò Tali indicando i droidi di fronte a loro: dopo l'esibizione del comandante in superficie, la Quarian aveva preso il suo posto come avanguardia del gruppo, e il comandante restava in mezzo a loro.
Il suo respiro era regolare adesso, ma quando Shepard aveva aperto il suo casco una volta all'interno della miniera, i due alieni avevano potuto vedere che non era solo dal naso che perdeva sangue: molti capillari dei suoi occhi erano scoppiati, dandole l'infelice apparenza di un consumatore cronico di sabbia rossa.
Chakwas non sarebbe stata per nulla contenta.
Nonostante questo, lo Spettro prese perfettamente la mira col suo fucile da cecchino, competendo con Garrus per il maggior numero di teste Geth centrate: perse, anche se di poco.
Senza più nemici su quel livello, il gruppo si avvicinò alle rovine Prothean: l'unica apertura visibile da cui accedere era sbarrata da uno strato di campi di forza.
"Puro bianco... i Prothean amavano la semplicità." commentò Garrus guardando il metallo.
"Dobbiamo trovare un modo per entrare: questo varco è serrato." di usare una mina tecnologica, nemmeno a parlarne.
"C'è un ascensore qui..." disse Tali: "Probabilmente conduce alla base dell'installazione: potremmo trovare un ingresso inferiore."
"Potremmo." convenne Shepard.
Scoprirono che Tali aveva torto, almeno in parte: l'ascensore, una semplice cabina di metallo costruita in tutta fretta per esplorare la rovina, non li portò alla base della struttura Prothean, ma solo a metà strada, su una sorta di piattaforma di scambio. Appena uscirono dall'ascensore, droni Geth cercarono di sopraffarli, ma non furono un problema per la squadra, non con Tali e Garrus che impedivano loro di sparare e decimavano i loro scudi.
Esplorando la piattaforma, trovarono i resti di un altro ascensore: la cabina però era precipitata in fondo al pozzo, lasciando solo i cavi. Quando il vulcano si era risvegliato, i minatori dovevano aver abbandonato la struttura in tutta fretta.
"Niente è mai semplice..."
"Potremmo farlo diventare il motto della Normandy." disse Shepard appoggiandosi allo stipite e guardando giù: sarebbe stata una caduta davvero molto lunga. "...Sapete come calarvi in cordata?"
"...Più o meno."
"...Credo?"
Il comandante sospirò:
"Vado per prima. Dopotutto sono la più pesante." disse, riponendo il suo fucile sulla schiena per poi afferra il cavo dell'ascensore.
Shepard strattonò un paio di volte, e quando fu sicura che non avrebbe ceduto sotto al suo peso, si mise il cavo tra le gambe, costringendolo a passare tra le cosce e all'esterno della caviglia, con il piede che avrebbe funto da freno. E poi si lasciò scivolare a testa in giù col fucile in mano, rallentando solo quando fu quasi in fondo.
Garrus e Tali si guardarono a vicenda, seguendo poi il comandante più lentamente, e di certo non a testa in giù: certi trucchi delle forze speciali Umane non venivano insegnati ai soldati Turian o ai marine Quarian.
Il basamento del pozzo dell'ascensore era in pessime condizioni, tanto che Shepard non si era lasciata scivolare fino in fondo: era saltata al piano più basso, e quando i due alieni la raggiunsero, la trovarono già accucciata dietro una passerella.
"Geth." esalò silenziosamente Shepard, perché solo loro sentissero, cominciando a spiegare a gesti quanti e quali ostili ci fossero sotto di loro.
Con cinque dita per mano, gli Umani erano avvantaggiati in quello: quando si alzarono dalla copertura, Garrus e Shepard impugnando entrambi i loro fucili da cecchino, trovarono subito i loro bersagli. Gli ultimi Geth rimasti nelle vicinanze furono spazzati via in fretta.
"...Libero."
"Libero." confermò Tali consultando il suo omnitool.
"Ehi... c'è ...c'è qualcuno? Riuscite a sentirmi?" chiese una quarta voce: arrivava a loro distorta, come da una grande distanza, ma quando la squadra scese dalla passerella, ne trovò subito l'origine.
Come anche al livello superiore, si apriva un altra apertura nella lega Prothean, sbarrata anch'essa, e proprio dall'altro lato del campo di forza, un'Asari li osservava immobilizzata in una bolla di stasi: indossava un semplice camice rinforzato, quasi tutto verde se non per il bianco della manica destra, più pratico che protettivo, che le lasciava scoperto solo il volto. Aveva la pelle e gli occhi azzurri come il cielo, e un viso tondo e grazioso, come del resto tutti gli Asari. Shepard notò però che a differenza di quasi tutte le altre Asari che aveva incontrato fino a quel momento, aveva le labbra di colore purpureo, piuttosto che azzurro.
"...La dottoressa Liara T'Soni, presumo."



"Grazie alla Dea!" esclamò l'Asari: la sua voce arrivava alla squadra distorta dal campo di forza: "Credevo che non mi avrebbe mai trovato nessuno. Riuscite a tirarmi fuori? Questa cosa è un sistema di sicurezza Prothean e non riesco a muovermi..."
"Come è finita lì dentro?"
"Stavo esplorando le rovine quando i Geth sono arrivati, e così mi sono nascosta qui. Riuscite a crederci? Geth! Oltre il Velo..." disse l'Asari scuotendo la testa: per quanto fosse intrappolata in un campo di forza che le bloccava gambe e braccia, sembrava piuttosto calma ora che aveva qualcuno con cui parlare.
"...Ho attivato le difese della torre. Sapevo che le barriere li avrebbero tenuti fuori."
"Torre?"
L'Asari assentì col capo:
"Questa installazione era un torre di osservazione di una struttura molto più vasta: nel tempo, è sprofondata nella caldera del vulcano, fino a quando solo questa torre è rimasta... ma quando ho attivato le difese, devo aver toccato qualcosa che non avrei dovuto, e sono stata intrappolata in questo modo. Riuscite a tirarmi fuori?" li pregò la dottoressa.
"Sua madre lavora con Saren, comandante... potrebbe essere dalla loro parte." disse Garrus sospettoso: evidentemente però lo smorzamento sonoro era solo in un senso.
"Io non sono dalla parte di nessuno!" affermò con forza l'Asari: "...Posso anche essere la figlia di Benezia, ma non sono come lei! Non le parlo da anni..."
"...Qualche idea su come disattivare il campo di forza?"
"C'è una console di controllo su questo lato del campo di forza, ma dovrete riuscire a raggiungermi. Non so come potrete riuscirci, ma le barriere si disattivano solo da questa parte: fate attenzione, ho visto un Krogan con i Geth. Hanno tentato di superare la barriera in molti modi."
"Vedremo quello che riusciremo a fare." rispose il comandante, procedendo ad esplorare lo spazio assieme alla squadra:
"Impressioni?" chiese Shepard quando furono abbastanza lontani dal campo di forza.
"... Sembra più inoffensiva di Tali." disse il Turian.
"Ehi! Ho qui un fucile, Garrus..."
"Esattamente quello che intendevo... ma non riesco a capire se sia una recita o genuina. Lei che ne dice comandante?"
"Mmhh... non saprei. Ma non mi sembra una recita: non suona come una recita. Il che non vuol dire molto in fondo, però i Geth stanno cercando di catturarla, non di proteggerla da noi."
"...Anche questo è vero."
"Cerchiamo un modo di superare la barriera: granate EMP non funzionano su rovine Prothean."
Si separarono per coprire più terreno, ma senza allontanarsi troppo: la cavità si allargava verso bui tunnel inesplorati, e nessuno dei tre voleva avventurarsi da solo, specie dato che avrebbero potuto esserci altri Geth in agguato nelle tenebre.
"...Comandante!" chiamò Garrus: "Credo di aver trovato qualcosa."
E qualcosa in effetti il Turian aveva trovato:
"Un laser minerario abbandonato." commentò Shepard.
"Probabilmente i Geth lo stavano riparando prima che arrivassimo: potemmo creare un passaggio che ci porti dall'altra parte del campo di forza."
"Questo se riusciamo a farlo funzionare... qualche idea su come usare uno di questi cosi?"
"Questo laser minerario è più vecchio di me." disse la Quarian, accedendo al suo omnitool e cominciando ad analizzarne i sistemi: "Sì... non è danneggiato, solo devo reindirizzare l'alimentazione, ma mi serve qualcuno che controlli il flusso energetico."
"Posso farlo io." disse Garrus e il comandante li lasciò fare in pace: lei di solito i macchinari li distruggeva.
Fu questione di pochi minuti, che Shepard spese minando i tunnel e restando di vedetta, per evitare che fossero presi alle spalle, ma alla fine il vecchio laser minerario fu rimesso in funzione: ci fu un cupo ZHUUUM! che fece tremare loro le ossa, mentre il laser si apriva la strada nella lega Prothean. Poi il macchinario tossì e si spense definitivamente, sputando una nuvola di fumo e scorie:
"Bel lavoro."
"È stato facile: sulla Flottiglia ne avevamo anche di più malandati." ripose la Quarian.
Il laser aveva scavato la rocca per una decina di metri, proprio sotto Liara, aprendo un foro per la squadra: Shepard e gli altri si mossero in fretta, entrando all'interno della torre.
Se la struttura Prothean era stata bianca all'esterno, l'interno era più su toni di grigio, rimanendo comunque altrettanto spartana: non trovarono nessun manufatto mentre esploravano la rovina, salendo di un livello per raggiungere Liara. L'Asari era rimasta esattamente dove l'avevano lasciata, ancora intrappolata nel campo di stasi, e fu estasiata dal vederli di nuovo: il sollievo fu decisamente palpabile nella sua voce.
"Come... come siete riusciti a raggiungermi? Non credevo esistesse un modo di superare la barriera."
"Ci siamo aperti la strada con un laser minerario." spiegò Shepard.
"Oh... sì, ha senso... la console nell'angolo dovrebbe disattivare il campo di forza, ma non so come..."
Seguendo il suo invito, il comandante si avvicinò ad un oggetto non troppo diverso dalla console che avevano trovato sull'asteroide nel sistema di Sparta: verdi finestre olografiche di dati si aprirono sotto il suo tocco, riempiendosi di simboli Prothean.
"Strano... non aveva fatto così quando ho attivato le barriere..." commentò l'Asari girando la testa per guardarli.
"Riesce a capirci qualcosa, comandante?"
"No..." disse Shepard facendo un passo indietro: fu un no, pronunciato con una strana intonazione.
"Shepard?" chiese Tali.
"...Credo che il campo di forza che intrappola la dottoressa sia alimentato dallo stesso circuito delle barriere dell'installazione... Se lo disattivo..."
"...Finiamo in un mare di lava." completò Garrus per lei.
"Keelah... Non c'è modo di escludere solo il campo di stasi?"
"Tali: è Prothean... e non capisco abbastanza di tecnologia per operare in sicurezza su un sistema vecchio di 50'000 anni."
In quel momento, il suono delle mine esplose in lontananza: i rinforzi Geth erano arrivati.
"Maledizioni!" disse Shepard.
Il comandante ci pensò un attimo, poi fece l'unica scelta possibile: isolò una stringa di codice in Prothean e, sperando per il meglio, premette un tasto dell'interfaccia olografica.
"Ooff!" disse la dottoressa quando il campo di forza che la tratteneva si dissolse, assieme ad ogni altra barriera nelle rovine Prothean.
Il comandante l'aiuto ad alzarsi rapidamente:
"Qualche idea su come uscire di qui in fretta?"
"...C'è un ascensore nel centro della torre. Almeno, penso sia un ascensore, dovrebbe condurci in cima."
"Faccia strada!" ordinò Shepard, seguendo l'Asari quando cominciarono a correre.
Dietro di loro, fucili ad impulso Geth spararono corte raffiche a vuoto.
L'archeologa li condusse all'interno della torre, molto più in profondità di quanto pensassero: l'installazione Prothean doveva essere enorme e Liara imboccava corridoi apparentemente a caso, continuando a precederli.
"Ecco!" disse, indicando una piattaforma rotonda con una serie di console nel suo centro: "Dovrebbe condurci fuori."
Nessuno lo disse, ma l'aria aveva cominciato a farsi sensibilmente più calda nell'ultimo minuto:
"Muoviamoci." disse Shepard: quando furono tutti a bordo della piattaforma, l'Asari premette un pulsante olografico su una console, e la piattaforma cominciò a muoversi, ritirando i bordi e salendo lentamente verso l'alto.
"Garrus, contatta la Normandy e dì loro di venirci subito a prendere. Ci serve un'evacuazione immediata!" ordinò il comandante e il Turian si attaccò alla radio.
"Ancora non riesco a crederci!" esclamò Liara: "Per quale motivo i Geth dovrebbero cercarmi? Credete che Benezia sia coinvolta?"
Shepard le offrì la versione condensata:
"Saren Arterius, uno Spettro rinnegato Turian, sta cercando il Condotto, anche se ancora non sappiamo perché esattamente. Crediamo che il Condotto sia tecnologia Prothean: forse voleva che lo aiutasse a trovarlo."
"Il Condotto? Ma io non...?"
Sotto di loro, la rovina Prothean tremò, mentre la lava ne destabilizzava le fondamenta: non fu una bella sensazione.
"...Garrus?"
"ETA 8 minuti, comandante."
"Deve fare più in fretta!" disse Tali: cominciava davvero a fare molto caldo.
L'ascensore era più lento di quanto il Comandante avrebbe gradito, ma alla fine li portò all'ultimo piano della torre, proprio dove avevano visto la prima entrata nella rovina Prothean.
Lo scudo protettivo era caduto naturalmente, e ad aspettarli trovarono un contingente di Geth: il fatto che non aprirono all'istante il fuoco su di loro fu dovuto probabilmente alla presenza di Liara e al fatto che a capitanare i droidi ci fosse un grosso Krogan.
Sembrava più giovane di Wrex, i pigmenti delle sue scaglie erano più vivi, ma era comunque un alieno imponente:
"Arrenditi. Oppure no. Sarà più divertente."
Se non avessero avuto la lava che saliva sotto di loro, minacciandoli di morte certa, forse Shepard avrebbe cercato di capire perché un Krogan lavorasse con dei Geth per Saren. Ma avevano i secondi contati:
"Non abbiamo tempo per questo, idiota!" disse, prima di illuminarsi della corona azzurra dei suoi poteri biotici.
Col suo bioamp bruciato dallo sforzo contro l'Armatura Geth, Shepard non ebbe il suo solito fine controllo, ma il Comandante aveva sempre preferito la forza bruta, alla delicatezza:
"Mi piace la tua..." qualunque cosa dell'Umana piacesse al Krogan non fu più importante quando due singolarità biotiche si aprirono in mezzo al loro schieramento.
Shepard era il più potente biotico che Garrus avesse mai visto, ma Liara dimostrò subito di non essere da meno: non solo la sua singolarità assorbì quella del comandante, ma Liara non ebbe bisogno di granate per finirli. Con un elegante movimento del polso, la singolarità biotica di Liara implose, mischiando assieme il Krogan con i Geth.
Fu... efficace, anche se piuttosto brutale: il comandante si trovò inondata di fluido refrigerante dei droidi.
"O per la Dea... mi... mi dispiace." si scusò tristemente Liara.
"Dobbiamo muoverci!" disse Shepard, più concentrata su cosa fosse davvero importante in quell'istante: correre come il vento.
La rovina cominciò a tremare e contorcersi seriamente solo quando arrivarono sulle passerelle, e Shepard spinse tutti loro perché non finissero schiacciati:
"MUOVERSI!" ordinò e Garrus e Tali non se lo fecero ripetere.
Rocce e pietre minacciarono di volerli affogare e tutti loro temettero che la frana avrebbe vinto: la polvere riempì il tunnel accecandoli e facendoli piombare nell'oscurità.
Solo dopo diversi disperati secondi raggiunsero la superficie e Shepard fu l'ultima ad uscire all'aria aperta: sembrava l'avessero coperta di farina.
La Normandy li stava già aspettando: dalla stiva, furono fatti calare i cavi e la squadra e la dottoressa furono tirati a bordo con i verricelli. Il comandante e Liara si aggrapparono su un'unica corda: la lava ormai stava salendo troppo velocemente.
 
La povera archeologa non ebbe un momento per riprendersi: anche quando la porta della stiva fu chiusa, e la nave lasciò il cratere, ciò che si presentò ai suoi occhi spaventati non fu rassicurante: l'ambiente buio, con dei sacchi per cadaveri accatastai in mezzo alla stiva, e tanti, troppi Umani, più di quanti ne avesse mai visti, che la guardavano con dubbio e ostilità. Al suo fianco, la strana Umana che l'aveva salvata le offrì la mano, con degli occhi iniettati di sangue, e una striscia rossa che dal naso le arrivava fino alla bocca. La sua espressione feroce era sottolineata dalla polvere e dallo sporco che la ricoprivano da capo a piedi, cinti in una corazza da combattimento militare con tante, davvero troppe, armi sulla schiena:
"Benvenuta sulla Normandy, dottoressa T'Soni."
Poi il comandante crollò a terra svenuta.
 
***
 
Come Liara realizzò rapidamente, la sua prima impressione sulla Normandy era stata in qualche modo ingiusta.
"Di tutte le stupide idee che poteva avere..."
La dottoressa di bordo era la meno spaventosa di tutti gli Umani che avesse incontrato fino a quel momento, anche se non voleva dire molto: più di metà dell'equipaggio mancava quando era salita a bordo e Liara si era ritrovata in infermeria senza sapere esattamente come ci fosse arrivata, dato che il comandante si rifiutava di lasciare andare la sua mano, nonostante fosse in stato di semi incoscienza.
C'era voluta la dottoressa per far rinvenire il comandante:
"Sto bene." si lamentò il comandante, sdraiata su un lettino e occupata a togliersi la corazza con l'aiuto del Turian e di Chakwas.
"Con tutto il dovuto rispetto comandante, ne dubito fortemente. Ti sei sforzata fino a farti scoppiare i capillari..."
"Il bioamp ha ricevuto la maggior parte del feedback..."
"Ed è esploso: esattamente quello che intendevo, comandante. Resta ferma ora: voglio assicurarmi che non abbia sviluppato un aneurisma ." la rimbeccò severa, accedendo agli strumenti diagnostici nel lettino dell'infermeria e facendo un rapido scan del comandante.
"Tsk." fu il suo solo commento quando l'esame finì, prima che la dottoressa premesse il pulsante di rilascio della tuta protettiva che ancora copriva il comandante, che si rilassò come un lenzuolo: "Seduta ora."
Prima che potesse chiederle cosa stesse facendo, Chakwas le afferrò il colletto, fino a scoprirle la base del collo: il bioamp venne via quando ritirò la mano, lasciando che Liara vedesse la pelle livida e arrossata.
"...Ha le mani gelate, Chakwas." si lamentò il comandante: il suo bioamp era un cumulo di costosi rottami ormai.
"Come ogni buon medico. Assoluto riposo per almeno 24 ore e niente poteri biotici fino a quando non avrò analizzato i suoi impianti."
"Non può farlo ora?"
"No, comandante. Per quanto il bioamp abbia assorbito la maggior parte del feedback, il tuo sistema nervoso è interessato da un blando fenomeno infiammatorio. Ti prescriverò un analgesico steroideo per ridurre l'infiammazione e procederò all'esame in un secondo momento."
"...È una scusa per tenermi a riposo più a lungo non è vero?"
"Certo che sì, comandante. E anche per fare il mio lavoro al meglio: riposo assoluto." ripeté la dottoressa: "E mangi qualcosa."
Shepard mugugnò qualcosa di inintelligibile, mentre Chakwas spostò la sua attenzione sul Turian, analizzandolo col suo omnitool:
"Tu sei a posto, Vakarian." disse, quando il suo omnitool emise un sonoro blip! negativo.
Il Turian fu felice di non doversi sottoporre ad un'altra sonda gastrica: Chakwas era professionale, ma un po' troppo entusiasta dei suoi pazienti.
Poi la dottoressa si avvicinò a Liara:
"Dottoressa Karin Chakwas." si presentò semplicemente: "...Mia cara sembri esausta."
Invece di stringerle la mano, l'Umana passò il suo omnitool attorno alla sua testa e poi su suo busto fino a fermarsi al centro del suo petto: per quanto gli Asari avessero un'anatomia simile a quella Umana, c'erano delle differenze a livello cellulare e biologico. Per esempio, il cuore degli Asari si trovava al centro, proprio sotto lo sterno.
"... Quando è stata l'ultima volta che hai mangiato? O dormito?"
"... Io..." cominciò Liara: "io... non me lo ricordo. Tendo a perdere la cognizione del tempo durante i miei studi e... oh per la Dea. La Sh'Armad! La mia nave! Ero atterrata nella caldera..."
Il comandante guardò Garrus, che scosse la testa.
"I Geth devono averla distrutta prima che arrivassimo. Mi dispiace dottoressa T'Soni."
"C'erano tutti i miei effetti personali a bordo... tutto ciò che mi resta è quello che ho con me." sospirò l'Asari, portandosi la mano destra a coprirle il viso e l'altra sul petto: "... Perdonatemi, devo sembrarvi vana e ingrata, dopo che mi avete salvato dai Geth a rischio della vita. Vi ringrazio profondamente di ciò che avete fatto per me." disse l'Asari, producendosi in un lieve inchino verso il comandante: "Io sono Liara T'Soni, dottoressa e archeologa."
"Comandante Hayat Shepard, Spettro del Consiglio..."
"O per la Dea... non sapevo, mi dispiace, siete... non sapevo ci fossero Spettri Umani..."
"Sono la prima e l'unica per ora, dottoressa. Il vascello su cui si trova è la Normandy e loro sono la dottoressa Karin Chakwas, ufficiale medico capo che ha già conosciuto, e lo specialista Garrus Vakarian, ex agente C-Sec."
"...Devo dire che non mi aspettavo di trovare dei non Umani a bordo... non che lo consideri negativamente, voglio dire... non ho mai incontrato degli Umani, però..."
Giusto in tempo per salvarla da sé stessa, entrò nell'infermeria un altro Umano, dal cipiglio severo che non degnò Liara di nessuno sguardo:
"Comandante: l'ultima nave di trasporto truppe Geth si è ritirata dal pianeta. Ho ordinato al signor Moreau di fare rotta su Nova Yekaterinburg per recuperare il resto dell'equipaggio: il signor Alenko e Castor sono già a bordo."
"Liara T'Soni, Charles Pressly, ufficiale di navigazione e mio secondo in comando. Pressly, Liara T'Soni, dottoressa e archeologa." li presentò il comandante, e Pressly accenno un lieve inchino nei confronti dell'Asari:
"...Bel lavoro signor Pressly. Ci sono dei feriti tra i nostri?"
"Zero morti, zero feriti, comandante. Le squadre di terra hanno respinto i Geth con successo."
"Eccellente. Appena avremo il resto dell'equipaggio a bordo, faccia rotta per la Cittadella, velocità di crociera... ah, a quanto pare sono obbligata ad assoluto riposo per almeno 24 ore..." disse il comandante indicando Chakwas: "Per cui conto su di lei."
"Sissignora." disse Pressly, salutando e uscendo.
"Vai pure anche tu Garrus: organizzerò un debriefing più tardi in sala comunicazioni." disse Shepard: "Prenditi almeno un turno di riposo. E comunicalo anche a Tali."
"D'accordo Shepard. Se ha bisogno di me, sa dove trovarmi." disse Garrus: dopo un'ultima occhiata sospettosa a Liara, il Turian uscì dall'infermeria,, lasciando le due donne da sole con l'aliena.
"Io posso andare, Chakwas?"
"Sì. Ma ricorda comandante: riposo assoluto."
"Aye aye ma'am." disse Shepard scendendo dal letto: "Mi segua dottoressa T'Soni." le disse con un cenno amichevole: "Le faccio fare il tour della nave."
Liara seguì l'Umana suo malgrado, gravitando dietro di lei:
"La Normandy è una nave militare, ma cercheremo di soddisfare le sue esigenze al meglio..."
"Non voglio essere di peso, comandante..."
"Nessun peso dottoressa." rispose il comandante accompagnandola verso lo spazio mensa: "Preferisce rinfrescarsi prima o mangiare subito qualcosa?"
"Io... preferirei dedicarmi per un attimo alla mia igiene personale..."
"Grandi menti all'unisono, dottoressa. Mi creda: non vedo l'ora di togliermi la polvere di dosso e credo valga lo stesso per lei. Ho un bagno privato nella mia cabina."
Liara non si aspettava di certo di essere invitata nella cabina personale del primo Spettro Umano durante la sua prima visita alla Normandy, ma fu una scelta oculata da parte del comandante: se Liara si fosse trovata nella doccia comune dell'equipaggio quando il resto dei marinai fosse risalito a bordo, sarebbe morta d'imbarazzo. Per quanto il pudore non facesse molta presa sugli Asari, trovarsi nuda di fronte a metà dell'equipaggio di una nave composta solo da Umani, era qualcosa che il comandante intendeva risparmiare alla dottoressa, almeno il primo giorno.
Liara fu sorpresa dalla cabina di Shepard: la stanza traboccava di dicotomie. Apparentemente fredda, l'ordine spartano della cabina era ingentilito da un vaso di fiori vuoto e da alcune foto appese alle pareti... oltre a quello che sembrava una falce d'osso appoggiata in un angolo. Una falce decisamente enorme.
Il comandante le indicò il suo bagno privato con un gesto della mano:
"Si accomodi pure. Le lascerò degli abiti puliti all'esterno e degli asciugamani per quando avrà finito. Nessuno la disturberà: si prenda pure il tempo che le serve, dottoressa. Mi troverà in mensa." le disse semplicemente, prima di chiuderla nel bagno.
Liara la sentì per un momento oltre la porta, prima che lasciasse la stanza, permettendo all'Asari di godersi il più antico prodotto della tecnologia: acqua calda a volontà.
Nel tempo che Liara ci mise a uscire dal suo camice protettivo e lavarsi sotto la benedizione che era l'acqua corrente, il comandante riuscì a controllare lo stato di Alenko e dei Mako, consegnare la sua corazza e le sue armi nella stiva, accogliere l'equipaggio di ritorno a bordo, e lavarsi lei stessa nei bagni comuni. Le sue cicatrici da shrapnel sarebbero state l'argomento di discussione fra la metà femminile dell'equipaggio per diversi giorni a venire...
Liara invece uscì dal bagno di Shepard osservando con curiosità gli abiti che le erano stati lasciati: come scoprì, l'uniforme della Normandy le stava lunga, al punto che l'Asari optò per un compromesso. Prese per sé solo la maglietta, rimboccando le maniche fino a quando non furono della giusta lunghezza, ma tenendo i suoi pantaloni e stivali.
Quando Liara fece il suo ingresso nello spazio comune della Normandy, la nave era molto più popolata e si accorse che la sua pelle blu risaltava più di un pesce fuor d'acqua: sperò che fosse la sua solita insicurezza, ma pochi delle occhiate che le vennero rivolte le sembrarono amichevoli. Il comandante però la stava già aspettando e Liara gravitò verso di lei come unico porto sicuro: gli sguardi dell'equipaggio non osarono seguirla fino a Shepard.
"Ah dottoressa T'Soni... prego venga con me." disse l'Umana, mettendole in mano un vassoio pieno di cibo e conducendola attraverso la sala, su per una scala e attraverso un porta:
"La sala di comunicazione." spiegò Shepard entrando: quando Liara la seguì trovò un'altra sorpresa ad aspettarla.
Seduto nella stanza c'era un Krogan, e quest'ultimo stava chiacchierando con un altro Umano, che si sorreggeva con delle stampelle.
"Comandante: felice di vederla." disse l'Umano con un sorriso.
"...Signor Moreau. È raro incontrarla fuori dal suo cockpit."
"Ci stavo giusto tornando... a proposito signora, la Normandy non è equipaggiata per atterrare all'interno di crateri in eruzione: tende a friggere i nostri sensori e sciogliere lo scafo. Giusto per il futuro, sa, se volesse ancora fare una nuotata nello zolfo bollente." disse facendo l'occhiolino a Liara, un gesto il cui significato andò perduto all'Asari.
"Liara T'Soni, Jeff Moreau, pilota della Normandy: Joker, la dottoressa Liara T'Soni." li presentò "...E loro sono Urdnot Wrex, la specialista Tali'Zorah nar Rayya, che ha già incontrato... Garrus che conosce già... il capo artigliere Ashley Williams e il tenente Kaidan Alenko." continuò, indicando due altri Umani nella stanza, seduti dirimpetto al Krogan e ai due alieni.
"Siamo quasi morti in quel vulcano e il suo pilota sta... scherzando?"
"Joker ci ha salvato la vita..." rispose indulgente Shepard: "Immagino si sia guadagnato il diritto di fare qualche battutaccia."
"Ca... Capisco. Deve essere un aspetto della vostra specie."
O per la Dea, era riuscita subito a dare loro un motivo per essere imbarazzati di lei.
"...Già, a proposito comandante preferisco l'oro, piuttosto che l'argento: sa per la mia medaglia."
"Joker... sei ti proponessi per un onorificenza, saresti costretto a stare in piedi e sorbirti i discorsi di qualche parruccone per ore."
"...E dovrei anche farmi la barba! Al diavolo: ci ho messo sette settimane a farmi crescere questa bellezza." finì il pilota per lei, passando la mano sulla peluria che gli copriva il viso: "Con il suo permesso signora."
"Vada pure Joker."
"Più veloce che posso." disse il pilota, zoppicando fuori dalla stanza con le sue stampelle.
Shepard aspettò che Joker uscisse dalla stanza, sigillando le porte dietro di lui con un comando, prima di cominciare la riunione:
"...Squadra, ottimo lavoro su Therum. Vi presento la dottoressa Liara T'Soni, archeologa. Si sieda prego." la invitò, e Liara si mise tra il Krogan e il Turian, con il suo vassoio pieno di cibo sulle gambe, mentre il comandante rimase in piedi tra tutti loro, appoggiandosi alla ringhiera in fondo alla stanza.
"Piacere di conoscerla." disse l'Umano di fronte a lei con un piccolo sorriso: Alenko, ricordò Liara. "Mi scuserà se le sembrerò diretto dottoressa, ma ha idea di cosa Saren volesse da lei?"
"Non saprei: il mio campo di specializzazione sono i Prothean, ma non ho idea di come queste mie conoscenza possano essere utili ad uno Spettro rinnegato..."
"Sappiamo che Saren sta cercando qualcosa chiamato il Condotto: le suona familiare?" chiese Shepard.
"Molto poco. So solo che è connesso in qualche modo alla scomparsa dei Prothean. Ho speso gli ultimi cinquanta anni della mia vita a cercare di comprendere cosa sia capitato a loro, ma..."
"Cinquanta anni?" la interruppe l'altra donna nella stanza: "Quanti anni ha, si può sapere?"
"...Non mi piace ammetterlo, ma ho soltanto 106 anni."
"Dannazione... spero di avere un aspetto simile quando avrò la sua età."
"Un secolo può sembrare un periodo molto lungo per la vostra specie, ma tra gli Asari sono considerata a malapena un'adulta... E questo è probabilmente il motivo per cui le mie ricerche non hanno ottenuto l'attenzione che avrebbero meritato: a causa della mia età, gli altri Asari tendono a... respingere le mie teorie sul destino dei Prothean..." una fonte di grande frustrazione per Liara.
"Che idee si è fatta?"
"I Prothean hanno lasciato poco di sé perché fosse trovato e quindi sappiamo molto poco di loro come specie. Tutta la nostra tecnologia si basa sulla loro, ma non sappiamo perché o come siano scomparsi: è un mistero. Ed è come se qualcuno avesse voluto che l'enigma restasse irrisolto: come se, dopo la scomparsa dei Prothean, tutte le prove e gli indizi nella Galassia relativi a quel periodo fossero stati metodicamente distrutti o alterati."
A Liara non sfuggì l'occhiata di tutti gli occupanti della stanza verso Shepard, ma stava parlando di qualcosa che amava e a cui aveva dedicato la sua vita: qualcosa che le piaceva condividere.
"...ma ecco la parte più incredibile: secondo i miei studi, i Prothean non sono stati la prima civilizzazione a scomparire misteriosamente. Questo ciclo è cominciato molto prima di loro."
"Sembra... difficile da credere." obbiettò Garrus.
"Lo so, e non ho prove lampanti con cui sostenere questa teoria: è solo una conclusione a cui sono arrivata dopo decenni di studi sul campo."
"Quindi i Prothean non sarebbero stati i primi? Chi è venuto prima di loro?"
"L'impero Prothean si è sviluppato da un solo pianeta fino ad espandersi ed abbracciare tutta la Galassia, ma molto del loro successo è basato sulle testimonianze lasciate dai loro predecessori, come noi ci basiamo sulle loro. La Galassia appare fondata su un ciclo di estinzioni e ogni volta che una civilizzazione sorge, viene improvvisamente e violentemente abbattuta, solo per lasciare rovine dietro di sé. Anche le loro opere più grandi, la rete dei Portali e la Cittadella, sono basati sulla tecnologia ereditata dai loro predecessori. E poi, come ogni altra grande civilizzazione dimenticata nella storia galattica, anche i Prothean sono scomparsi... Ho dedicato la mia vita a cercare di comprendere il perché."
"Sono stati estinti da una razza di macchine senzienti. I Razziatori." disse Shepard.
"I... i Razziatori? Non ho mai sentito parlare di loro... come fa a saperlo? Che prove ha a riguardo?"
Shepard sorrise amaramente a quella domanda, incrociando le braccia:
"C'era una sonda Prothean su Eden Prime, una sonda per la quale Saren Arterius e i suoi Geth erano pronti a distruggere il pianeta. Assieme a Williams e Alenko, il suo attacco è stato respinto e il Consiglio mi ha ordinato di fermare lo Spettro rinnegato. Il resto della squadra è qui per la stessa ragione. La sonda di Eden Prime è stata distrutta, ma prima di esplodere ha inciso una visione nella mia mente, di cui sto ancora cercando di comprendere il significato."
"Una visione? Sì... ha senso, le sonde di cui lei parla erano concepite per trasmettere direttamente informazione nella mente dell'utente. Trovarne una ancora funzionante è estremamente raro..."
Così raro in effetti, che Liara in tutti i suoi decenni di studi non ne aveva mai trovata una: emozionante, davvero incredibile!
"...non è strano che Saren abbia attaccato la vostra colonia. La possibilità di acquisire una sonda Prothean, anche una danneggiata... vale quasi qualunque rischio. Ma le sonde erano programmate per interfacciarsi con la fisiologia Prothean: qualunque informazione le abbia trasmesso, deve esserle sembrata incoerente e confusa."
"Per dirla semplicemente... Solo di recente ho compreso come renderle più chiare, ma ancora non ci capisco molto."
"Davvero signora?" chiese Williams.
"...A quanto pare. Oltre agli incubi, uno stato di profonda... ira, sembra capace di farmi accedere alla visione. Credo abbia qualcosa a che fare col motivo per cui quel messaggio è stato inciso."
Questo inorridì e spaventò gli occupanti della sala, tanto che fu Liara a parlare per prima:
"Sono davvero... stupita, per il fatto che sia riuscita anche solo a capirci qualcosa. Una mente più fragile sarebbe stata completamente distrutta nel processo... lei deve possedere una volontà molto forte, comandante."
"...Ci siamo andati molto vicini." rispose Alenko cupamente: "...Comunque questo non ci aiuta a trovare Saren, o il Condotto."
"Ha ragione tenente, deve perdonarmi: il mio interesse scientifico ha avuto la meglio su di me. Sfortunatamente non ho informazioni che possano aiutarvi a trovare Saren o il Condotto: queste informazioni, se presenti, sono state impresse nella mente del comandante... forse potrei..." disse pensierosa Liara: "Comandante Shepard... ha familiarità con la fusione mentale della mia specie?"
"Assolutamente no!" esclamò Williams.
"Silenzio Ashley. Dottoressa T'Soni, ho familiarità con i talenti empatici degli Asari, perché lo chiede?" Shepard lo immaginava già, ma Liara avrebbe dovuto dirlo ad alta voce per tutti gli altri nella stanza.
"Io sono un'esperta dei Prothean... potrei aiutarla a capire la visione che la sonda le ha lasciato... se me lo permetterà ovviamente."
Shepard la guardò negli occhi, e per la prima volta Liara si accorse del colore assolutamente straordinario delle iridi del comandante: la fusione perfetta del rosso e dell'azzurro. Un viola completo.
I suoi occhi blu sfuggirono da quello sguardo, seguendo la cicatrice che l'Umana aveva in faccia: dallo zigomo sinistro fino alla base della mandibola.
L'Umana parlò dopo un tempo molto lungo:
"...Apprezzo la sua offerta, dottoressa, ma devo pensarci. Nel frattempo sarà al sicuro sulla Normandy: non so perché Saren la volesse così disperatamente, ma ho idea che sia meglio tenerla a bordo, per la sua stessa sicurezza. Se per lei sta bene, ovviamente."
C'era una minaccia implicita, o Liara lo stava solo immaginando? In ogni caso, sarebbe certamente stato più sicuro per lei restare a bordo della Normandy, che sbarcare: se i Geth l'avevano trovata su Therum, era ragionevole pensare che l'avrebbero trovata ovunque.
"Per non parlare dei suoi poteri biotici: ci faranno comodo in combattimento..." disse Garrus, che l'aveva vista all'opera.
"Benvenuta sulla Normandy, dottoressa T'Soni." ripeté Shepard, ma probabilmente l'Umana non si ricordava di averlo già detto.
"Grazie comandante. Farò del mio meglio per essere d'aiuto."
"Bene. Le consiglio di svuotare il vassoio e dormire per almeno sei ore. Abbiamo parecchio da fare e ci sono degli artefatti che vorrei farle esaminare non appena si sarà riposata a sufficienza... Ma per il momento abbiamo finito: squadra in libertà."
Tutti si alzarono in piedi, mentre Shepard attivò l'intercom della nave:
"Barnes, mi metta in comunicazione con il Consiglio."
"Subito signora..." le porte si chiusero dietro Liara mentre i tre ologrammi dei Consiglieri si materializzavano nella stanza.
 
Shepard la trovò sveglia diverse ore più tardi: Liara aveva scoperto il laboratorio scientifico della Normandy e si era sentita subito a casa, anche senza i suoi effetti personali. Chakwas le aveva dato il suo benestare e l'Asari si era temporaneamente sistemata lì: le ricordava molto lo spazio che aveva sulla sua nave, la Sh'Armad, un trenta metri che era stata l'unica casa che avesse conosciuto per decadi.
"Ah... vedo che si è messa già al lavoro."
"...Preferisco tenermi occupata se posso: la dottoressa Chakwas ha detto che posso usare questo spazio a mio piacere e penso che, se per lei va bene, accetterò la sua offerta."
"Faccia pure: ho idea che la sua esperienza in campo scientifico ci farà molto comodo. E sembra stare meglio effettivamente." disse Shepard, ma valeva anche per l'Umana: per quanto Liara non avesse esperienza con la sua specie, era lampante quanto Shepard fosse stata sfibrata dal suo salvataggio.
"La dottoressa Chakwas ha insistito per compiere un altro esame, e mi ha assicurato che starò bene. Sono impressionata dalla sua conoscenza della fisiologia Asari..." Liara si interruppe: perché annoiava l'Umana con qualcosa che sapeva già di sicuro? Dopotutto era la sua nave e il comandante aveva dovuto letteralmente passare davanti a Chakwas per raggiungerla, dato che il laboratorio scientifico era dietro l'infermeria.
"È in buone mani: la dottoressa Chakwas è la migliore."
"Volevo... volevo ringraziarla ancora per avermi salvato dai Geth: se non foste arrivati..."
"Ho fatto solo il mio dovere." rispose Shepard con un lieve gesto della mano: "Mi dispiace solo non essere arrivata prima: quanto a lungo è rimasta in quel campo di stasi? Ore?"
"Giorni probabilmente... e mi creda, le sono davvero grata di essere arrivata. Temo che sarei impazzita se fossi rimasta più a lungo in quella prigione."
"Mmhh... Dottoressa... Liara, posso chiamarla Liara?"
"È il minimo comandante, dopo avermi salvato la vita."
"...Liara, ho pensato alla tua proposta. Per il momento devo rifiutare."
"Non... si fida?"
"Direi l'opposto Liara: so che esistono diversi livelli di... mmhh... profondità per la fusione mentale Asari..."
"Solamente tre in realtà..." spiegò Liara: "La prima è uno scambio solo dell'io cosciente, sensazioni, pensieri, il secondo permette di condividere i ricordi e il terzo..."
"È usato nella procreazione. Sì, conosco questi aspetti della vostra fisiologia neurale, e francamente, i benefici potrebbero essere enormi..."
"E quindi perché...?"
"Liara... la sonda Prothean su Eden Prime mi ha quasi uccisa, spedendomi in coma per undici ore. E quello che mi ha fatto vedere non lo auguro a nessuno. Anche così in ogni caso, ci sono... cose qui dentro..." disse Shepard battendosi l'indice sulla tempia: "...ricordi con artigli e zanne. Condividere cose del genere direttamente, senza essere preparati... temo che possa farti del male. O ucciderti."
Liara aprì la bocca, per poi richiuderla immediatamente: si accorse di non avere niente di intelligente con cui ribattere. La sua incolumità personale non era mai stata considerata attentamente dalla dottoressa, ossessionata com'era dall'idea di accedere alle informazioni Prothean sepolte nella mente del comandante. Solo allora Liara realizzò il pericolo che aveva corso e quanto dovesse apparire sciocca a Shepard in quel momento: le aveva suggerito con leggerezza di partecipare al suo suicidio. Era un miracolo che il comandante non fosse offesa: un'Asari lo sarebbe stata moltissimo.
"...Dovremo arrivarci per gradi." finì il comandante: "E questo vuol dire che dovremo imparare a conoscerci, prima di procedere. Quindi... che cosa puoi dirmi su di te?"
"Su di me?" Liara fu sorpresa dalla domanda: quando era stata l'ultima volta che qualcuno era stato interessato a lei genuinamente, e non come figlia della matriarca Benezia?
"...Temo di non essere molto interessante, comandante. Spendo la maggior parte del mio tempo in scavi remoti, riportando alla luce oggetti mondani in rovine Prothean dimenticate da tempo."
"Suona pericoloso... e molto solitario."
"A volte mi imbatto in forme di vita indigene, o inciampo in qualche piccola banda di mercenari o pirati, ma di solito sono molto prudente. Fino a quando i Geth non mi hanno trovato su Therum, non c'è stato niente che i miei poteri biotici non abbiano saputo risolvere." ricordò Liara con una punta di orgoglio: "...E per quanto riguarda la solitudine... è un aspetto che mi piace. A volte sento il bisogno di allontanarmi dalle altre persone." ammise brutalmente Liara.
Shepard capì cosa intendesse:
"Ci deve essere qualcosa che ti piace del tuo lavoro..."
"Amo il mio lavoro! Indagare segreti perduti nella storia ha uno speciale significato per me. Ecco perché ti trovo così affascinante, Shepard: sei stata toccata da tecnologia Prothean ancora funzionante!"
"...Sembra quasi che tu voglia dissezionarmi in un laboratorio."
"Cosa? No! Non intendevo di certo insinuare...non... non volevo offenderti, Shepard..."
Ironia: qualcosa che l'Asari non sembrava comprendere affatto.
"... intendevo solo dire che saresti un campione interessante da studiare nel dettaglio... NO! Così è anche peggio..."
"Rilassati Liara... stavo solo scherzando..."
"...Scherzando? O per la Dea... come ho potuto essere così stupida? Devi pensare che sia una sciocca... Adesso sai perché preferisco spendere il mio tempo tra ricerche, dischi dati e computer. Riesco sempre a dire qualcosa di imbarazzante intorno ad altre persone... Facciamo finta che questa conversazione non sia mai avvenuta."
"Temo di non poterlo fare, Liara: ma prometto che rimarrà tra noi."
"Grazie, Shepard. Ti sono immensamente grata."
"Non c'è problema... direi che come prima conversazione può bastare. Ehm... vorresti vedere gli artefatti a cui ti ho accennato?"
"Sì per favore: qualunque cosa pur di non continuare ad essere un imbarazzo per me stessa."
Fu così che Shepard scoprì che quando gli Asari arrossivano, le loro guance si coloravano lievemente di viola, e che questo faceva risaltare ancora di più le leggere lentiggini che Liara aveva sulle guance e sul naso.


Capitolo un po' frenetico questo, ma spero che vi riesca gradito... insomma, spero di non aver esagerato, mettendo in scena le tante piccole scenette con vari comprimari.
Però insomma, anche loro hanno diritto ad avere un po' di spazio nella storia, no? :)
A parte questo, come avrete spero capito, questa mia Shepard è una persona che per quanto tenga a sé le persone care, ha qualche... difficoltà ad affrontare l'ultimo passo e davvero connettere con esse (ci sono varie ragioni per questo, di cui alcuno sono già comparse nel racconto). Per cui ho dovuto/voluto usare un piccolo escamotage con Liara, rendendo le sue conversazioni col comandante una specie di obbligo... per quanto ME sembri pensare il contrario, non penso che la mente di Shepard sia... un luogo di ritrovo per tutti, insomma ;).
E detto questo, concludo, vi saluto, e spero di essermi meritato delle recensioni.
A presto!

P.s. Sperando possa interessarvi, ho modellato pesantemente Marcus Grieco su Dmitri Aleksandrovich Hvorostovsky. Se foste interessati ad ascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=85kFY4D55oE
  
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