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Autore: kateausten    31/05/2015    3 recensioni
A Dean non ci era voluto nulla per aggiungere Castiel Novak fra gli amici per scrivergli privatamente e insultarlo ancora meglio. E a Castiel ci era voluto ancora meno per rimetterlo al suo posto, con quelle risposte contenute, le virgole al loro posto e il lessico perfetto.
“Maledetto figlio di puttana ingessato” aveva mormorato Dean leggendo le risposte che quella sottospecie di diciassettenne californiano gli scriveva.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un incendio, eh?”
Dean spostò la mano sinistra e mosse cautamente le dita, diventate insensibili dopo quei quaranta minuti passati sotto la sua testa.
Da quando avevano parlato quel primo pomeriggio dopo la famosa giornata di merda di Dean, una sera si e una no, lui e Cas si chiamavano e si raccontavano la propria giornata. O delle scene divertenti che erano successe recentemente (Cas diceva di non averne, a parte qualcuna riguardante la sua cosiddetta migliore amica, tale Meg, che a  Dean sembrava solo una serpe in seno). Oppure gli episodi più importanti della propria vita. O semplicemente se ne stavano li, ad ascoltare l’uno il respiro dell’altro.
Erano passate due settimane da quel giorno e più di una volta Dean si era risvegliato la mattina seguente con il cellulare appiccicato all’orecchio e la chiamata chiusa da un Castiel che evidentemente aveva avuto il buon senso di non addormentarsi a metà conversazione.
Già. Un incendio”, disse Dean a disagio. “Avevo quattro anni mentre Sam solo sei mesi”.
Accidenti”, mormorò Castiel. “Come avete fatto a fuggire?”.
Dean chiuse gli occhi: non si ricordava molto bene dell’episodio in se, quanto il battito impazzito del cuore mentre il puzzo di fumo minacciava di soffocarlo.
Diamine, ma come erano finiti a parlare di quel fatto? Dean odiava aprirsi; le parole- quelle importanti-, non gli uscivano mai.
Mia madre era andata a controllare Sam. Ed era proprio li che l’incendio era nato. Ha fatto in tempo a chiamare mio padre e lui ha portato in salvo me e Sam e poi è tornato dentro la casa per salvare anche mia madre”.
Castiel non disse nulla e aspettò che Dean terminasse il racconto.
Passò qualche secondo.
Quando eravamo nel giardino, mio padre mi passò Sammy e mi disse di aver cura di lui”. Dean si schiarì la voce, perché invece quello, di ricordo, era ben stampato nella sua testa. E forse, era anche il più difficile da affrontare. “Poi si precipitò in casa per recuperare mia madre. Non so come riuscì a portarla fuori”.
Questo episodio ti turba ancora?”, chiese Castiel con la sua voce profonda e roca.
Dean sospirò a quella domanda così seria, fatta con quella voce, che aveva come proprietario quell’ ingessato diciassettenne californiano.
Però ci pensò. Ci pensò veramente.
In effetti gli incendi mi creano un po’ di panico”, rise nervosamente. “Non credo farò mai il pompiere, ecco”.
Castiel non rispose subito e Dean si sentì quasi come a un’ interrogazione, mentre il professore ti guarda in silenzio e tu sai di aver dato la risposta sbagliata.
Non intendevo l’incendio in se”, affermò Castiel. “Intendevo quello che ti ha detto tuo padre”.
A Dean si seccò la gola, mentre un tenue rossore gli colorava le guance.
Prenditi cura di Sam.
Dean..”, mormorò Castiel.
Da allora la sicurezza di Sam è diventata uno degli aspetti più importanti della mia vita”, disse tutto d‘un fiato. “Non posso.. Non posso neanche respirare se non so che Sam sta bene”.
Oh”, fece Castiel dopo un momento, come se avesse capito qualcosa che a Dean era sfuggito.
Stettero in silenzio un altro po’. Dean non si sentiva neanche a disagio in quei momenti; sembrava quasi che Castiel fosse fatto di silenzi ed era qualcosa a cui lui si doveva adattare.
Se gli succedesse qualcosa, io..”, Dean deglutì e si sorprese a provare quella sensazione di vulnerabilità.
Ti senti responsabile per lui”, disse Castiel piano.
Dean sospirò piano, stringendo forte il cellulare nella mano.
Forse troppo, Dean. Forse dovresti semplicemente lasciarlo andare”.
Lasciare andare. Non era un concetto che Dean Winchester capiva molto bene.
Dean non rispose e chiuse gli occhi, ascoltando semplicemente il respiro di Castiel, leggero come una piuma.
Forse ho esagerato”, mormorò quello dopo qualche momento. “Chiedo scusa”.
Dean sorrise, sempre a occhi chiusi.
Sembri veramente avere una scopa su per il culo quando ti esprimi così, Cas”, disse con leggerezza, sentendosi pieno e svuotato allo stesso tempo.
Castiel sbuffò, ma non sembrava essersela presa.
Ancora nessuna notizia dalla SFU?”, chiese.
No. A questo punto non credo mi abbiano accettato, sai”.
Sentì Castiel sospirare risentito stavolta.
Non essere negativo, Dean. Forse è una cosa buona non aver ricevuto subito una risposta negativa”.
Dean ridacchiò.
Ma si, vediamola così”, disse “Sai, certe volte mi pare di parlare con l’angelo Clarence. Sei così ottimista”.
Ci fu una pausa e poi Castiel chiese:
Chi?”.
Dean sgranò gli occhi e balzò su a sedere.
La vita è meravigliosa, Cas. Frank Capra. James Stweart. Natale. Ti dice nulla?”.
Ci fu un’altra pausa.
Non capisco di cosa stai parlando”.
Dean sospirò scioccato.
Ok. Ascoltami bene. Quella storia è un capolavoro persino per me, che non amo quel genere di film”.
“Ah”.
Dovresti guardarlo”, dichiarò Dean convinto. “Anzi dovremmo guardarlo insieme. Un film si gusta meglio quando si è in due, no?”.
Ci fu un momento di silenzio da parte di entrambi, ma un tipo di silenzio un tantino diverso da quello rilassante, così tipico delle loro conversazioni: Dean, turbato dalle sue stesse parole, pensò freneticamente a un modo che potesse giustificare la sua ultima uscita, ma poi Castiel parlò e lui dimenticò tutto.
Mi piacerebbe, Dean”, disse con voce calda. “Mi piacerebbe molto”.

 
*
 


“Fratello, ti ha dato di volta il cervello?”.
Dean spostò lo sguardo dall’armadietto al ragazzo apparso improvvisamente accanto a lui.
“Buongiorno anche a te, Benny”, replicò, mentre prendeva il libro di storia e chiudeva l’armadietto con una botta. Stupido aggeggio arrugginito.
“Charlie mi ha detto che hai lasciato Lisa”, disse Benny senza preamboli, spostando il proprio libro da una mano all’altra. “Si può sapere che diamine ti è successo? Hai sbavato dietro quella ragazza per mesi!”.
Dean aggrottò le sopracciglia.
“E Charlie come farebbe a saperlo?”, chiese.
Anche Benny aggrottò le sopracciglia.
“La tua unica risposta è questa?”.
“Benny, avanti”.
Il ragazzo sospirò, guardando l’amico.
“Glielo ha detto Sarah. Alla quale immagino l’abbia detto Lisa, visto che sono in squadra insieme”.
“Quindi Charlie è riuscita a corrompere anche Sarah”.
Benny fece un sorrisetto, senza lasciarsi distrarre. Entrarono in classe e si sedettero ognuno al suo posto.
“Dean, non so che ti stia capitando in quest’ultimo periodo, ma.. Non voglio forzarti a parlare, fratello, ma se hai qualche problema..”.
Dean sorrise e annuì.
“Non andavamo più, Benny. Lisa è meravigliosa, davvero, e in altre circostanze avrei potuto anche pensare a un futuro a lungo termine con lei. Ma non si meritava di essere ingannata. Non.. Io non posso darle quello che vuole”.
Benny annuì piano.
“E tu fratello? Cosa vuoi, tu?”.
Dean sobbalzò e lo guardò. Aprì la bocca e poi la richiuse.
“Voglio solo che questo maledetto liceo finisca. Ne ho veramente le palle piene”, dichiarò con la sua solita faccia da schiaffi.
Benny fece per replicare, ma Dean lo interruppe con un sorrisetto.
“Allora, Andrea lo sa?”, chiese.
“Cosa?”, disse Benny, confuso per il cambio d’argomento così repentino.
“Che guardi The Vampire Diares, mi sembra ovvio”,
Benny riuscì a mantenere un contegno da piccolo lord anche mentre lo mandava silenziosamente, dato l’arrivo del professore, a fare in culo.

 
*


“Ciao stronzetto”.
Dean sorrise e non si girò. Lasciò che il sole continuasse a scaldarlo mentre Charlie si sedeva accanto a lui, sugli spalti deserti del campo da rugby della scuola.
“Ciao piccola nerd”, rispose quando la ragazza si fu accomodata a gambe incrociate.
Stettero un po’ in silenzio e Dean notò come quei silenzi fossero simili a quelli con Cas: nessuna pressione, nessun obbligo a mostrarsi allegro.
“Allora, Dean. Vuoi dirmi cosa c’è che non va?”, chiese Charlie a bassa voce.
Entrambi guardavano di fronte a se, senza staccare gli occhi dal campo erboso.
“Non c’è nulla che non va”, rispose lui e Charlie sbuffò.
“Ascolta. Io voglio questa conversazione molto meno di te, ma Sam è preoccupato e io non posso dire no a quegli occhioni da cucciolo bastonato”, affermò Charlie.
Dean si girò, guardandola dritto in quei grandi e caldi occhi castani.
“Sammy?”, chiese sbalordito. “Sammy ti ha chiesto di venire a parlare con me?”.
Charlie fece un sorrisetto.
“Non mi ha esattamente chiesto di parlare con te. Mi ha solo chiesto se sapevo che casini avevi combinato per essere così strano in questo ultimo periodo”.
“Oh”, fece Dean.
“Mi ha chiesto se stavi bene”, continuò Charlie con voce più dolce. “E, dato che sa, che con lui dei tuoi problemi non ne parleresti mai..”.
“Io parlo dei miei problemi con Sam!”, protestò Dean, interrompendola.
Charlie inarcò il sopracciglio e lo guardò con severità.
“Ah, si?”, disse ironicamente. “E’ da quando ti conosco che non hai mai lasciato trasparire nulla con Sam, nulla che ti facesse stare male. Sei sempre stato il suo fratello maggiore perfetto e senza problemi”.
Dean si incupì e tornò a guardare il campo deserto.
“Lo dici come se fosse una cosa brutta”, borbottò.
Charlie sospirò, continuandolo a guardare e provando una tenerezza infinita per il suo amico.
“Lo so che ti senti fico perché Sam ti ritiene fico”, disse. “Ma tuo fratello ti apprezzerebbe anche se fossi umano e ti confidassi con lui se hai qualche problema. E’ maturo, per avere quattordici anni. Sicuramente più maturo di te”, puntualizzò alla fine e Dean fece una risatina.
“E’ il mio fratellino”, disse Dean a mezza voce. “Non voglio farlo soffrire. Non voglio deluderlo”.
Charlie lo guardò.
“Non credo che tu possa fare nessuna di queste due cose, Dean”, affermò con sicurezza. “Devi credermi. Ti conosco”.
“Davvero?”, chiese Dean con un mezzo sorriso. “Perché in questo momento tutte le mie certezze si stanno sbriciolando. Non mi riconosco più, kiddo”.
Charlie si morse il labbro inferiore.
“E’ per questo che hai mollato Lisa?”, chiese con titubanza.
Dean sospirò.
“Anche”, rispose cautamente. “E comunque tu dovresti imparare a non farti spifferare i dettagli delle relazioni altrui”.
Charlie ridacchiò.
“Sarah è una tale chiacchierona. Me lo ha praticamente gettato in faccia il fatto che avevi mollato Lisa, elencandomi poi tutte le altre cheerleader che ti avrebbero fatto il filo”.
“Lei era tra queste?”, chiese con un sorrisetto.
“Ovvio che no, tesoro. Vorrei ricordarti che in quel momento lei era con me”.
Dean scosse la testa, sorridendo. Stettero un po’ in silenzio, guardando le ombre che si allungavano sul campo.
“Sarah mi ha detto anche un’altra cosa”, disse poi Charlie, però con cautela perché lo conosceva il suo amico, diamine, lo conosceva veramente e forse il punto centrale di ciò che stava succedendo a Dean era quello. “Mi ha detto che Lisa è convinta di essere stata mollata perché.. Sei innamorato di qualcun altro”.
Dean la guardò con gli occhi sgranati.
“Cosa?”, esclamò. “Cosa hai detto?”.
“Hai sentito benissimo”, replicò la ragazza. “Hai per la testa un’altra persona”.
Dean scosse la testa e non replicò.
“E’ normale, sai”, disse Charlie. “E’ normale cambiare sentimenti per una persona”.
“Già”, convenne lui con voce atona. “Ma è.. Complicato”.
Charlie rimase nuovamente in silenzio, capendo che Dean non si sarebbe sbilanciato più di così.
Si alzò, spolverandosi il dietro sei jeans e poi si piegò all’altezza dell’amico.
“Io vado”, gli sussurrò. “Ti voglio bene, stronzetto”.
Dean, per un momento, si lasciò carezzare i capelli dalla mano gentile dell’amica, prima di catturarla con la sua e stringerla forte.
“Lo so”.
 
  
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