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Autore: Rota    06/01/2009    5 recensioni
La prima cosa che balza all’occhio del viaggiatore occasionale, entrando nella contea di Konoha, sono le distese infinite di grano che si stagliano verso l’orizzonte. Le spighe d’un giallo dorato che si piegano docilmente al dio Eolo quando questo soffia su di loro, facendole vibrare e dondolare come se le stesse cullando. Un rumore che non era il vento tra le spighe di grano fece volgere il capo, pensierosa, a madamigella Hinata. Le sensibili orecchie della donna, seduta pacificamente in un tavolino nell’immenso giardino di casa Hyuuga, casata padrona di mezza contea, erano abituate al suono delicato delle spighe di grano. E quello che avevano sentito in quel momento, non era certo il vento. (FF partecipante al contest "Non conosci il titolo?" indetto da Dreaming Ferret, e dedicato a uchiha_girl e Ako delle tenebre, spero vi piaccia^^)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara , Tenten
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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il vento tra il grano Autore: meg89
Titolo (Frase scelta): 24. “Et j'aimerai le bruit du vent dans le blé... ” (E amerò il rumore del vento tra il grano…) Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince - Capitolo XXI
Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara, Hanabi Hyuuga, Tenten
Pairing(s): GaaraXHinata
Genere: Romantico
Rating: Giallo
Avvertimenti: One- shot, AU
Note dell’autore: Dunque, premettendo che “Il piccolo principe” è uno dei miei libri preferiti, e sperando che questa ff sia degna di portare questo titolo, leggendo per la prima volta questa frase mi è subito venuto in mente un’ambientazione da medio-evo orientale, in cui, tra gli immensi campi agricoli e distese di grano e cereali, si staglia dal nulla un enorme palazzo. Poi, volendo incentrare la storia su un rapporto sentimentale, ho trovato una buona idea approfittare della classica coppia castellana- fuorilegge, che mi è sempre sembrata molto affascinante, e che spero di non aver sviluppato in modo banale. Hinata e Gaara sono due dei miei personaggi preferiti, lei perché è dolcissima, una cara ragazza che pur essendo una combattente di prim’ordine non dimentica la sua femminilità, lui perché m’assomiglia in maniera terribile.
Detto questo, vi lascio alla lettura, sperando sia di vostro gradimento.   



E AMERò IL RUMORE DEL VENTO TRA IL GRANO….

La prima cosa che balza all’occhio del viaggiatore occasionale, entrando nella contea di Konoha, sono le distese infinite di grano che si stagliano verso l’orizzonte. Le spighe d’un giallo dorato che si piegano docilmente al dio Eolo quando questo soffia su di loro, facendole vibrare e dondolare come se le stesse cullando.

Un rumore che non era il vento tra le spighe di grano fece volgere il capo, pensierosa, a madamigella Hinata. Le sensibili orecchie della donna, seduta pacificamente in un tavolino nell’immenso giardino di casa Hyuuga, casata padrona di mezza contea, erano abituate al suono delicato delle spighe di grano. E quello che avevano sentito in quel momento, non era certo il vento.
Posò la sua tazza da the sul tavolino e si alzò.
-Madamigella Hinata, dove vuole andare?-
La giovane ruotò la testa delicatamente, facendo ballare i suoi capelli d’ebano, e si rivolse gentilmente alla sua dama di compagnia.
-Non ti preoccupare, Tenten! Voglio solo controllare una cosa! Tu aspetta qui!-
E sotto lo sguardo un po’ preoccupato della propria compagna, madamigella Hinata si incamminò verso le distese di grano che confinavano col suo giardino, sparendo tra le spighe dorate.

Guidata dai finissimi sensi, Hinata camminò a lungo attraverso i campi, muovendo i piedi con velocità e grazia, stando attenta ad ogni minimo rumore. Finalmente si fermò.
-Chiunque tu sia, sappi che non sei passato inosservato! Vieni fuori allo scoperto!-
Silenzio, di nuovo il vento che soffia lievemente, muovendo quei pochi ciuffi di capelli scuri che non si erano uniformati alla coda sotto la nuca. Silenzio, e improvvisamente un fruscio secco di spighe che vengono calpestate più volte, un uomo dai capelli di fuoco compare davanti alla donna.
-Dunque, eri tu…-
Gli occhi chiari dell’uomo si fissarono nei suoi perlacei, poi l’uomo scattò in avanti, cominciando a correre tra il grano. Hinata si riprese ben presto dalla sorpresa, e lo rincorse.

Lei aveva dalla sua il vantaggio di conoscere quei luoghi più di sé stessa, lui aveva dalla sua il fatto di essere più veloce. Uscirono insieme dal fitto grano, dove il campo si affacciava su di un boschetto; ripresero l’inseguimento.
-E’ inutile che scappi! Riuscirò a prenderti!-
Un pugnale volò molto vicino al viso della madamigella, ma il polso di questa, con un gesto quasi gentile, colpendo la sua impugnatura deviò la traiettoria in modo tale che il pugnale la schivò. Recidivo, l’uomo le lanciò addosso altri coltello dalla forma cuneiforme, perfettamente aerodinamici, lei li schivò ogni volta.
Si fermò di colpo, e lei quasi gli andò addosso. Si voltò ad affrontarla, entrambi stavano ansimando fortemente; i suoi occhi s’incatenarono di nuovo con quelli dell’uomo.
-E’ inutile che opponi resistenza! Sono benissimo in grado di farti perdere i sensi e portarti di peso alla mia dimora, dove ti aspetta il giudizio degno di un ladro come te!-
Lo fissò con decisione, a marcare le parole dure che aveva detto.

Inaspettatamente, in completo silenzio, lui fece un passo e più verso di lei, fino ad arrivare quasi a toccarla. Non aveva smesso un solo secondo di guardarla negli occhi.
-Non pensare di intimidirmi così facendo…-
Le aveva preso il mento delicatamente e l’aveva alzato leggermente in alto, posando sulle sue labbra un leggero e dolcissimo bacio. Lei spalancò gli occhi dalla sorpresa, non riuscendo a reagire in alcun modo ad una tale azione. Si staccò da lei, infine.
-Lasciatemi andare! Non vi darò alcun fastidio!-
La donna non riuscì ancora a dire nulla, gli occhi ancora pieni di paura e di sorpresa. L’uomo dai capelli rossi le lasciò andare il mento, si girò e lentamente, con passi misurati s’incamminò per allontanarsi da lei.
-Un momento!-
Si fermò, aspettando il seguito.
-Puoi dirmi almeno il tuo nome?-
L’uomo la fissò una terza volta negli occhi, e lei pensò quanto i suoi occhi ricordassero il colore del cielo. Si ridestò velocemente da questi pensieri, attendendo una risposta.
-Il mio nome è Gaara, madamigella!-
Fece un inchino e se n’andò, finalmente.   

-Madamigella Hinata!-
Tenten la accolse preoccupata, non aveva avuto suo notizie da più di un’ora. La donna le sorrise.
-Tutto a posto, Tenten! Era sono un animale selvatico!-
E con un sorriso rassicurante diede fine alla discussione.

Qualche giorno dopo, lo stesso rumore secco le arrivò alle orecchie.
Si trovava in una delle stanze riservate alle donne, nella regione Nord del grande palazzo. Stava prendendo il tè con la sua nobile sorella, Hanabi Hyuuga. La più giovane era stata cresciuta lontana dal quel luogo, in città, dove i suoi sensi poco s’erano affinati, a differenza di quelli della sorella maggiore. Era arrivata da poco a casa Hyuuga, e la sorella l’aveva  degnamente accolta, come un ospite d’onore.
-Prego, sorella mia, venga da questa parte…-
S’erano ritirate in quella stanza, da sole, per poter chiacchierare tranquillamente senza alcuno che le disturbasse. Il padre, padron Hiashi, in quel momento era occupato con mansioni da uomini, dunque le due sorelle ben avevano colto l’occasione di stare un po’ da sole.
Hanabi aveva raccontato alla sorella quanto fosse eccitante la vita nelle città, così piene di vita e di cose interessanti, di possibili incontri on gente straordinaria venuta da tutte le parti del mondo, così piena di possibilità per una giovane aristocratica come lei. Era felice però d’essere tornata a trovare la sua cara sorella, e a invitava calorosamente ad andare con lei in città, per aprirsi al mondo, e non isolarsi nella sterile campagna. Hinata aveva sorriso.
-Questa, cara Hanabi, è una faccenda da discutere con nostro padre. Ma devo avvisarti che io amo questi luoghi, e difficilmente me ne separerei!-
Anche Hanabi aveva sorriso.
-Sorella cara, dite così perché non avete visto la città! Davvero, io credo che, già nei primi tempi, ve ne innamorerete perdutamente!-
Sempre sorridendo, Hinata aveva sollevato la propria tazza, e in quel momento la sua testa s’era voltata di scatto verso i campi dorati, gli occhi di perla spalancati dalla sorpresa.
-Cosa avete, sorella?-
Hanabi s’era subito preoccupata, ma Hinata le aveva rivolto un dolce sorriso.
-Nulla sorella cara, nulla…-

-Cosa ci fai ancora qui, sbandato?-
Hinata aveva dovuto lasciare la sorella alle cure del padre, anche lui desiderava avere Hanabi tutta per sé per un po’ di tempo, così Hinata aveva avuto la possibilità di tornare nei campi di grano e raggiungere lo straniero dai capelli di fuoco. Questo l’aveva accolto con un’occhiata fredda.
-Nulla, madamigella… aspetto l’occasione per potermene andare…-
Gli occhi della donna scivolarono dietro di lui, vedendo poggiate a terra alcune vettovaglie provenienti sicuramente dalla sua reggia. Tornò a guardare l’uomo negli occhi, ora arrabbiata.
-Dunque, sei veramente un ladro? Perché hai rubato quelle cosa dalla mia dimora?-
L’uomo attese qualche minuto prima di risponderle.
-Un uomo deve pur mangiare, signora….-
La risposta che la donna gli diede lo lasciò a dir poco spiazzato.
-Potevi semplicemente chiedere che avrei provveduto a darti io, qualcosa da mangiare….-
La guardò stupito, notò con piacere e sorpresa quanto il suo sguardo si fosse addolcito. Fece un inchino, di nuovo.
-Mi scusi, non succederà più, glielo prometto…-

Con la scusa di portargli da mangiare, madamigella Hinata si allontanava ogni giorno dal suo palazzo per recare cibo all’uomo dai capelli di fuoco. Questo, dapprima aveva trovato la cosa decisamente invadente, specialmente perché la donna, non sapendo dov’era collocato, lo chiamava a gran voce per tutto il bosco, finché lui non le compariva davanti. Col passare del tempo però aveva sempre più desiderato gli incontri con la donna, tanto da appostarsi sui rami dei primi alberi del bosco perché lei lo trovasse subito senza sforzare la voce. Se prima si mostrava sempre indifferente, ora riusciva anche a sorriderle.
Madamigella Hinata, d’altra parte, aveva trovato la sua compagnia sempre più piacevole. Anche se la maggior parte del tempo la trascorrevano in silenzio, l’uno accanto all’altra, aveva cominciato a trovare molto piacevole la sua presenza, come rassicurante. L’aveva visto arrampicarsi sugli alberi con un’agilità fuori dal comune, e memore della sua forza dimostrata al loro primo incontro, non poteva che cominciare ad ammirare quell’uomo. Ora, quando si rivolgeva a lui, gli dava addirittura del lei, esattamente come lui faceva con lei.

Erano passate ormai due settimane da quando aveva conosciuto l’uomo dai capelli di fuoco. Nessuno aveva fatto caso alle continue sparizioni di madamigella Hinata, anche perché lei era solita sparire nei meandri dell’immenso giardino del palazzo, erano tutti abituati a non vederla per ore intere, senza che ciò destasse in loro la minima preoccupazione.
Solo Tenten era seriamente preoccupata per la sua padrona. Ei era la sola che sapeva che Hinata non spariva nel giardino, ma andava fuori dai confini del palazzo, sparendo tra il grano dorato e tornando solo dopo ore intere.
-Madamigella Hinata, le vorrei chiedere dove si reca, quando esce dal palazzo…-
Aveva cercato più volte d’introdurre l’argomento, ma sempre, con un sorriso gentile sulle labbra, Hinata aveva tergiversato e cambiato completamente discorso. Ora non ce la faceva più, voleva smettere di restare in ansia per ore intere agognando come una disperata il ritorno della padrona. Anche questa volta, però, Hinata era ben decisa a non rivelare il suo segreto.
-Mia cara Tenten, non c’è motivo di preoccuparsi per me… so badare a me stessa!-
-Di questo ne sono certa, madamigella!-
-Bene, allora smettila di preoccuparti!-
Tornò a dedicarsi ai fiori che aveva davanti. Le due donne si trovavano in una delle serre del palazzo, come ogni giovedì della settimana madamigella Hinata controllava il lavoro diligente dei suoi giardinieri. Anche questa volta, il lavoro svolto era impeccabile!
Uscendo dalla serra, Tenten le si fece vicina.
-Signora, il mio cuore non può sopportare oltre la vostra attesa… più volte ho corso il rischio di chiamare aiuto, perché lei era sparita tra il grano per ore intere, e io sinceramente aveva paura di non rivederla più…-
Hinata si fermò a guardare negli occhi la sua dama di compagnia.
Le voleva un bene immenso, erano cresciute l’una accanto all’altra, sempre assieme, inseparabili. Ma questa volta non poteva fidarsi neanche di lei. Le sorrise, rassicurante.
-Non ti devi preoccupare, Tenten! Io…-
Non riuscì a finire la frase, un attacco di tosse la prese.
Uno, due, tre colpi, e più, finché non si accasciò al suolo per mancanza d’ossigeno, mentre Tenten gridava allarmata, in cerca d’aiuto.

La portarono immediatamente nella sua stanza, chiamando il medico.
L’uomo decretò che non era nulla d’allarmante, semplicemente la madamigella aveva bisogno di un po’ di riposo, e pasti caldi e leggeri.
Era solo un po’ affaticata.

-Sorella, le tue passeggiate per i giardini t’hanno fatto ammalare…-
Hanabi, seduta vicino al letto della sorella come Tenten, cercava di tirarle su un po’ il morale. Da quando era costretta a letto, madamigella Hinata era davvero di pessimo umore. Le persone che le stavano attorno avevano dato colpa alla malattia, che aveva avuto degli effetti catastrofici un po’ in tutte le sfere, persino in quelle emotive. In realtà, madamigella Hinata era solamente preoccupata.
Come si sarebbe sfamato, Gaara? Sarebbe tornato a rubare? Con tutti i rischi che ciò comportava? E la notte… in quei giorni la temperatura s’era abbassata improvvisamente, e aveva piovuto spesso… come si sarebbe riparato, là, in mezzo al bosco?
Questi i pensieri che vorticavano furiosamente nella mente di Hinata, rendendola spenta agli occhi delle  persone accanto a lei.

Quando Hanabi e Tenten la lasciarono sola, dopo aver tentato invano e per troppo tempo di farla sorridere, si distese nel proprio letto, per riposare. Appena toccò con la guancia il cuscino, sentì provenire da fuori un rumore familiare, un fruscio tra le spighe di grano. Si alzò immediatamente, prendendo il mantello e ricoprendosi le spalle. Uscì sul proprio balcone, ammirando per un solo secondo il laghetto che vi stava davanti e scorrendo i suoi lati con gli occhi alla ricerca di una data persona. Non la trovò, e si convinse che fosse stato veramente il vento.
-E’ malata…-
Si girò di scatto, ritrovandosi a pochi centimetri l’uomo dai capelli di fuoco.
-Avevo immaginato una cosa del genere… doveva esserci un motivo per cui lei è sparita così, all’improvviso…-
Ritrovarlo così vicino a sé spiazzò la donna, che rimase senza parole per qualche secondo. Non per questo abbassò lo sguardo, e lo guardò dritto negli occhi.
Da quella distanza la donna poteva vedere benissimo gli occhi celesti dell’uomo, così grandi, così espressivi…
Le sue guance si colorarono lievemente di rosso mentre ancora ammirava quello splendore. Gaara si preoccupò immediatamente.
-Se è ammalata, non è bene che resti qui fuori…-
La prese tra le braccia, sollevandola da terra. Senza lasciarle tempo di replicare, la portò di nuovo dentro la stanza, adagiandola dolcemente sul letto.
Ora il rossore sulle guance della donna era più che evidente, e l’uomo si preoccupò ancora di più. La ricoprì con le coperte, e chiuse meglio il mantello sulle sue spalle.
-Non deve preoccuparsi per me in questo modo…-
Non che non gradisse queste attenzioni, ma madamigella Hinata le trovava quantomeno… strane. Tutta la situazione era strana, mai s’era ritrovata a contatto così diretto con un uomo, figuriamoci con Gaara.
Intanto l’uomo la guardava seriamente.
-Faccio solamente quello che lei ha fatto con me fino a adesso…-
Dunque, era solo il pagamento per le attenzioni ricevute?
Hinata sorrise della cosa, anche se intimamente delusa. Non si sapeva spiegare nemmeno lei questi sentimenti contrastanti, ma non era quello il momento di pensare…
-Com’è riuscito a ripararsi dalla pioggia, in questi giorni?-
Lui sorrise, la malattia non l’aveva di certo cambiata.
-Sono riuscito a trovare una piccola grotta dentro cui mi sono rifugiato, stia tranquilla…-
-Oh, e per il cibo?-
L’uomo stette un attimo in silenzio, poi piegò la testa di lato, come a pensare qualcosa.
-Ho cacciato, madamigella…-
Non era troppo sicura della sincerità delle sue parole, ma Hinata sorrise lo stesso.

La visita dell’uomo non durò molto. Hinata aveva paura che qualcuno entrasse nella stanza da un momento all’altro, quindi, con tutto il tatto possibile, aveva pregato l’uomo di andare via, che presto si sarebbe dimessa, di non preoccuparsi per lei, che sarebbe guarita presto. L’uomo però si fece pregare a lungo, non voleva lasciarla sola. A questa battuta Hinata rise.
-Sola, mio caro Gaara? Io ho un intero palazzo di persone con me…-
Subito si morse la lingua per ciò che aveva detto. Gaara era solo, e a Hinata venne solo a quel punto in mente che l’uomo s’intrattenesse con lei proprio per quel motivo. Chinò il viso, abbassando gli occhi, sinceramente dispiaciuta.
-Mi scusi…-
L’uomo non disse nulla per alcuni minuti, poi sospirò.
-Tornerò domani a farle visita, madamigella…-
Hinata sollevò gli occhi, felice di essere stata perdonata, e lo trovò ancora vicino, molto vicino, tanto che sentì le sue labbra sfiorare le proprie. Indietreggiò immediatamente, rossa in viso. L’uomo sorrise.
-Arrivederla, Hinata…-
Si girò, andò verso il balcone e sparì dalla vista della donna.

Presto madamigella Hinata si riprese dalla sua convalescenza, tornando la donna solare e allegra di sempre.
Tornò a visitare Gaara, come sempre, ma queste continue sparizioni, così vicine al periodo appena passato di malattia, fecero nascere dei sospetti nella mente vigile e attenta di padron Hiashi, che puntualmente ordinò a Tenten di pedinare madamigella Hinata, con o senza il suo consenso. E così accadde.

Hinata aveva raggiunto nuovamente il boschetto dove, prima d’ammalarsi, incontrava quotidianamente Gaara, ma questa volta si preoccupò quando non lo vide arrivare subito da lei. Lo chiamò ad alta voce, che gli fosse successo qualcosa?
Lo chiamò ripetutamente, sentendo crescere l’ansia dentro di sé. Corse tra gli alberi, velocemente, alla ricerca di qualcosa di rosso. Era così preoccupata che andò direttamente a sbattere contro qualcosa, finendo per terra con un tonfo doloroso.
-Ahi…-
Vide di nuovo quei meravigliosi occhi celesti.
-Madamigella Hinata, sta bene?-
Gaara, apparso improvvisamente davanti alla donna, ora s’era inginocchiato visino a lei, guardandola attentamente per scorgere tracce di dolore. La donna, da canto suo, divenne rossa per l’imbarazzo ma sorrise.
-Non si preoccupi, signor Gaara… sto bene….-
L’aiutò ad alzarsi, offrendole una mano.
-E’ stata male fino a qualche giorno fa… dovrebbe restare ancora a riposo onde evitare ricadute…-
Hinata sorrise, un po’ triste.
-Non siete obbligato a preoccuparvi per me per semplice senso di gratitudine…-
L’uomo la guardò con aria molto severa, quasi irritata.
-Voi davvero pensate che questo è semplicemente un modo per ripagare le attenzioni che mi avete dimostrato?-
Oh, quegli occhi ora così arrabbiati, quell’espressione quasi delusa, quelle labbra schiuse come a voler dire delle parole proibite… no, Hinata non pensava più che quella era semplicemente goffa gratitudine.
-Madamigella Hinata, davvero pensa che questa sia solo gratitudine?-
La prese tra le braccia, per la prima volta irruente, e la baciò, come qualche giorno prima non aveva osato fare. Per quando il gesto d’attirarla a sé bruscamente era stato lievemente violento, il bacio che le donò, il primo vero bacio, fu estremamente dolce, pacato, lento… sentire quelle labbra morbide sulle proprie, contatto così con l’uomo, quelle braccia attorno al corpo cos calde e protettive, fecero sciogliere la donna, che rispose timidamente e goffamente al bacio dell’uomo.
Quando si separarono, un sorriso dolcissimo piegava le labbra dell’uomo.
-Allora, cosa crede, adesso?-
La donna arrossì violentemente, e rispose avvicinandosi di nuovo alle labbra dell’uomo e posandovi un altro bacio.
-Che non mi stancherei mai di baciarti, Gaara…-

Tenten aveva visto quell’uomo avvicinarsi a madamigella Hinata come se la conoscesse da sempre, lo aveva visto prenderla tra le braccia con violenza e baciarla, senza che la sua padrona non avesse l’opportunità di reagire. Era stato troppo!
Con passo veloce, s’era diretta verso la reggia degli Hyuuga, andando direttamente da padron Hiashi. Questi l’accolse con un gran sorriso.
-Tenten, cosa devi dirmi?-
Ma l’espressione seria della donna gli spense il sorriso sulle labbra.
-Devo dirle qualcosa a proposito di sua figlia…-

Quando Hinata tornò al palazzo, trovò ad accoglierla suo padre, accompagnato da Tenten. Gli occhi dell’uomo erano a due fessure che schizzavano odio, mentre la donna cercava di evitare di guardare la padrona in viso.
Senza esitazioni, Hinata andò dal padre.
-Buon girono, padre! Deve dirmi qualcosa?-
L’uomo la insultò per i venti minuti successivi, dicendo che una cosa del genere non poteva aspettarsela proprio da sua figlia, evidentemente la persona più ipocrita, falsa e bugiarda che mai avesse incontrato, che dalle apparenze di donna buona, gentile e ubbidiente in realtà celava sotto la maschera una donna dall’animo corrotto e ribelle, che davvero non poteva immaginare, mai immaginare, che sua figlia fosse la puttana di un fuorilegge, e molte altre cose ancora.
Se dapprima Hinata aveva guardato suo padre con tristezza, cercando di chiarire il suo punto di vista, e che no, Gaara non era il tipo di persona che aveva immaginato, alla fine del suo discorso la donna provava solo odio e disgusto per l’uomo, ma si allarmò pericolosamente quando suo padre disse che avrebbe preso provvedimenti a riguardo, andandosene nelle sue stanze per non averla più davanti agli occhi. Oh, e aggiunse che era segregata in casa fino a che non avesse deciso diversamente.

Le due donne furono finalmente lasciate sole. Tenten, con ancora gli occhi fissi sul pavimento, s’avvicinò alla sua padrona, e titubante le parlò.
-Mia signora… io non potevo…-
Hinata la guardò un attimo, assorta, poi le sorrise.
-Tenten, non dispiacerti, tu non hai colpe, anzi… se ti avessi spiegato come stavano le cose fin da subito, sono certa che avrei trovato in te un’alleata…-
Tenten ora la guardò dritta negli occhi.
-E può ancora trovarla, se mi dice in che relazioni è veramente con quell’uomo!-
-Uomo, che uomo?-
Anche Hanabi fece il suo ingresso nella stanza, guardando con sorpresa la sorella.
-Ho visto nostro padre fuori di sé dalla rabbia… cos’è successo, sorella?-
Così madamigella Hinata raccontò alle due donne il suo primo incontro con Gaara, i suoi successivi incontri, la tenera relazione che si era lentamente instaurata tra di loro, il fatto che quando era stata ammalata era venuto lui a trovarla al palazzo, e l’ultimo incontro, e il bacio, e il fatto che lei avesse finalmente capito cosa esattamente provava per quell’uomo…

Tenten aveva pianto, non poteva certo immaginare di aver fatto un torto così grande alla sua padrona, e di quanto questa fosse innamorata di quello sconosciuto.
Hanabi, invece, l’aveva guardata con serietà.
-Ora capisco perché nostro padre è così arrabbiato, Hinata…-
Qualche minuto di silenzio calò pesantemente sulle tre donne, poi Hanabi esclamò con entusiasmo.
-Bene, ora c’è solo una cosa da fare… andare ad avvisare questo Gaara di andare via dalle nostre terre! Nostro padre di certo tenterà di mettergli le mani addosso, e a quel punto io penso che per lui…-
Non finì la frase, Hinata era già abbastanza spaventata dall’idea.
-Ma come facciamo? Padron Hiashi avrà sicuramente ordinato alle sue guardie di non far uscire madamigella Hinata dal palazzo…-
-Io e mia sorella sappiamo difenderci benissimo da sole, ma se tu preferisci stare qui…-
Sembrò che Hanabi guardò quasi con odio Tenten, che prontamente rispose.
-Il mio compito è proteggere madamigella Hinata, in qualsiasi momento!-
Hinata, però, ora era preoccupata per la sua dama.
-Se non vuoi venire, Tenten…-
-No, io verrò! Questa volta non la deluderà, madamigella!-
Finalmente Hinata sorrise.

Non fu facile valicare il muro di guardie che padron Hiashi aveva piazzato tutt’intorno al castello; l’uomo conosceva bene sua figlia, sapeva che non si sarebbe fermata davanti a niente se davvero lo voleva. Era veloce, precisa, a volte addirittura spietata, lo sapeva, l’aveva cresciuta e addestrata lui, come faceva a non saperlo?
Effettivamente, l’unica vera difficoltà che Hinata incontrò fu il numero alto di persone che la caricarono più che la loro effettiva forza. Uno dopo l’altro, uno dopo l’altro ininterrottamente, non finivano più. Per quando le tre donne riuscissero ad avanzare, trovavano sempre nuove guardie ad attenderle.
Hinata, ad un certo punto, atterrato l’ennesimo uomo, corse non più verso l’ingresso del palazzo, ma verso il giardino, dove intuiva ci fossero meno guardie ad aspettarla. Lo raggiunse, e vide che era completamente sguarnito. Corse come una pazza verso il campo di grano, lo raggiunse e vi si buttò dentro, inoltrandovi tra le spighe dorate.

Gaara aveva visto del fermento nel villaggio attorno al palazzo di madamigella Hinata. Gli uomini sembravano stranamente animati, arrabbiati quasi. Avevano acceso delle alte torce, e avevano preso i loro forconi e alcuni attrezzi da lavoro, dirigendosi verso il bosco dove lui era rifugiato. Aveva intuito qualcosa, e s’era rintanato nel cuore della boscaglia, dove lo avrebbero raggiunto solo dopo.
Sentì improvvisamente che una voce familiare lo chiamava, andò dritto verso il campo di grano, trovò madamigella Hinata sconvolta da una lunga e veloce corsa.
Le fu vicino subito, abbracciandola.
-Cos’è successo?-
Lei, ancora col fiato corto per la corsa, riuscì a biascicare alcune parole.
-Mio padre… sta venendo qui… a prenderti…-
L’uomo dai capelli di fuoco la guardò quasi sorridendo.
-Bene, finalmente lo conosco…-
Ma la donna non era dello stesso parere.
-No, è venuto qui… per ucciderti…-
Anche l’espressione dell’uomo divenne dura, le sue braccia si strinsero di più attorno a lei.
-Bene, lo affronterò!-
La donna era esasperata.
-NO, non voglio!-
-Allora cosa dovrei fare?-
-Fuggire, fuggire!-
-Fuggire come un codardo? Io non sono un codardo!-
La donna lo guardò negli occhi.
-Lo so che non sei un codardo, ma io ti preferisco lontano piuttosto che morto!-
-Lontano da te sarei morto comunque!-
Hinata aveva cominciato a piangere a questo punto.
-Non dire così… ti prego… va via da qui…-
-Non posso lasciarti….vieni con me!-
La donna ora lo guardò stupida, e oltremodo spaventata.
-Cosa?-
-Vieni con me, andiamo via da questo luogo assieme! Questo posto, questa gente priva di cuore non ti merita!-
Hinata restò n silenzio per qualche minuto, poi gli posò un dolcissimo bacio sulle labbra. Sorrise.
-Non posso abbandonare Tenten e Hanabi…-
-Ma non puoi neanche abbandonare me! Ho bisogno di te!-
-E io pure, però… però questo è il mio mondo, no? Io ci sono cresciuta dentro, e ci vivrò dentro fino alla fine… mi dispiace, non posso seguirti…-
Gaara davvero non si capacitava della decisione della donna, avrebbe voluto pregarla, addirittura costringerla a seguirlo… ma questa era la sua decisione, e lui l’avrebbe rispettata! Sentiva già delle voci avvicinarsi, decise che se doveva dire qualcosa doveva farlo in fretta. La strinse ancora tra le sue braccia.
-Come vuole, madamigella Hinata… però io ho una richiesta da farle… non mi dimentichi! Io le giuro, le giuro sul mio onore, e sull’amore che provo per lei che ritornerò a prenderla un giorno, e che allora sarò un uomo degno della sua mano! Quindi mi aspetti, mi aspetti madamigella Hinata! Tornerò! Glielo giuro!-
Le diede un bacio, l’ultimo, e si arrampicò su di un albero. La guardò per un’ultima volta, con quei bellissimi occhi color del cielo, e sparì tra il fogliame.

Hinata guardò gli alberi per alcuni minuti, finché sentì di nuovo le lacrime scenderle dagli occhi. Pianse come una bambina tutte le lacrime che possedeva, arrivando quasi a urlare dalla disperazione. Poi, improvvisamente, sentì il vento, il vento che faceva ballare le spighe di grano. Guardò il campo dorato, illuminato dalla bianca luce lunare. Era lì che era cominciato tutto.
Con un sorriso, guidata dolcemente dalla brezza notturna, si diresse tra le spighe dorate, e vi si immerse fino a scomparire completamente.
-E, per sempre, amerò il rumore del vento tra il grano…-

 

 
   
 
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