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Autore: eppy    01/06/2015    5 recensioni
Quando presente e passato si fondono, le convinzioni vacillano, le barriere si spezzano, desideri mai conosciuti sconvolgono, vecchi sospiri ritornano, e inevitabilmente, cominciano i casini.
Emma è testimone dell'esistenza di un passato che per lui è stato troppo breve e bello, e lo ha lasciato con l'amaro in bocca.
Ethan è semplicemente il ragazzo che è stato capace di farle tremare le ginocchia senza aver mai incrociato i suoi occhi, e che lei, a distanza di anni, ha inserito in una parentesi della sua vita che considera conclusa.
Londra è la meravigliosa città che ospita la vecchia biblioteca che inneschera' i sopracitati casini.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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ETHAN


Uscii dalla biblioteca poco dopo le diciannove e trenta, chiudendo il vecchio portone dell'Old London con una doppia mandata e riversandomi nel traffico della mia amata città, fino al numero ventisette di Praed Street, Paddington.  Ogni volta che mi ritrovavo a passeggiare per le vie della città dei sogni della ragazza dei miei sogni, non potevo fare a meno di ridurmi ad amarla un po' di più, perchè se ero riuscito a trovare la grinta necessaria ad affrontare luoghi e persone che fino a poco tempo prima avevo evitato come la peste, chiudendomi in me stesso e in quelle quattro mura dove lei era venuta a scovarmi, era tutto e solo merito suo.

Suonai al citofono un quarto d'ora più tardi, pensando all'incontro che Emma aveva avuto con Ricky, e all'esito di quest'ultimo.
L'idea che quel cretino patentato fosse di nuovo in città, non mi faceva sentire tranquillo, perchè pur essendosi lasciati, quei due avrebbero dovuto aver a che fare l'uno con l'altra per il resto della vita.
E io mi ero scoperto terribilmente geloso, e addirittura paranoico nell'ipotizzare un possibile ritorno di fiamma, enfatizzato da quella che era ormai la prossima nascita di loro figlio.
Certo, non ero cieco. Mi ero accorto perfettamente di come lei mi desiderasse, di come si facesse attraversare dai miei sguardi, del modo in cui sorrideva quando lo facevo io, degli abbracci stritola-tutto che sempre più spesso mi regalava, di tutto quello che senza quasi accorgersene faceva per me ogni giorno, di quanto amasse i baci che le rubavo di tanto in tanto, di quanto le piacesse essere provocata e provocare il sottoscritto, e di come il nostro rapporto stesse diventando ogni giorno più intimo e più speciale.
Ma il padre di suo figlio restava comunque Ricky, e temevo che per il bene di quella creaturina che era stato in grado di farsi odiare e subito dopo amare incondizionatamente, potesse fare scelte che mi avrebbero spezzato il cuore. 
Non stavamo insieme, ma era chiaro come il sole che tra noi ci fosse più di qualcosa,e se Emma avesse deciso di tornare con Ricky per il bene del bambino e della famiglia che avrebbero formato, non ne sarei uscito vivo.
Perchè nessuno mi aveva rimbecillito al punto tale da indurmi a capovolgere il mio mondo, rivedere tutte le certezze e fare promesse con argomento il futuro. Solo lei.
E io mi ero ridotto talmente male per quella ragazza incasinata, da arrovellarmi il cervello sul suo incontro con l'imbecille che l'aveva mollata (perchè per non rendersi conto di quanto lei fosse speciale, doveva essere rincoglionito forte), senza nemmeno sapere se lui avesse effettivamente cambiato idea riguardo al bambino.
Mi stavo facendo le migliori pippe mentali, nell'attesa che Emma rispondesse al citofono; ma tutto dipendeva dal fatto che lei fosse riuscita a restituirmi quella parte di me che avevo dimenticato di essere, oltre agli amici, i progetti, i sogni, i sorrisi, gli obiettivi, l'aria che respiravo e la mia stessa vita.
Suonai per tre volte, ma fui ignorato per altrettante, e vedendo la luce accesa all'interno dell'appartamento, l'unica cosa sensata che mi sentii di fare fu mandarle un messaggio per avvisarla del mio arrivo, prima di iniziare seriamente a preoccuparmi e pensare a possibili scenari, uno peggiore dell'altro.
' Sono dietro la tua porta ' digitai velocemente
' E ho fame!' scrissi ancora, giusto per ricordarle che mi aveva invitato a cena
Poi riposi il cellulare in tasca, e attesi ancora qualche istante, prima di sentirlo vibrare.
' Entra scemo. Non ti ho sentito suonare perchè sono nel bagno' lessi, con un sorrisetto sghembo sulle labbra, e subito dopo spostai il portaombrello recuperando la chiave di emergenza che avevo già utilizzato in un'altra occasione. La girai nella toppa della serratura, e mi richiusi la porta alle spalle, tirando dritto dritto verso il bagno.
Senza nemmeno preoccuparmi di bussare, aprii la porta, e lei sussultò. Le guance rosse, le pupille dilatate, e un sorriso imbarazzatissimo sulle labbra.
Comunque nulla di paragonabile rispetto a come stavo rischiando di andare a fuoco io, di fronte a quella vista. Dio...l'avrei divorata di baci, e morsi, ovunque.
" Da quando hai perso l'abitudine di bussare?" esclamò, ancora visibilmente imbarazzata, e tenerissima
" Mi hai detto tu di entrare" dissi a mia difesa, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso
" Sì, ma intendevo in casa. Mi aspettavo che mi aspettassi di là, e non che facessi irruzione nel bagno" non era arrabbiata, proprio per niente, anche se forse voleva farmelo credere
" Potevi chiuderti a chiave" la provocai, facendo un passo nella sua direzione
" Non lo faccio mai quando sono a casa da sola..sai, per sicurezza" spiegò, sempre rossa in viso
" Avrei da ridire su questo, dato che potrebbe entrare chiunque e vederti nuda" non riuscii a trattenermi, il solo pensare che qualcuno potesse vederla come la stavo vedendo io in quel momento, mi mandava fuori di testa. Ero cotto a puntino, avevano ragione Dylan, Derek, Niki, i bambini, zia Meg, mia madre, mia sorella e tutti i giornalisti.
" Solo tu sai dove si trovano le chiavi di emergenza. 
E si trattasse di un malvivente, non avrei scampo comunque; di certo non si fermerebbe solo perchè mi sono chiusa a chiave nel bagno"
" Nemmeno Ricky lo sa?" mi ero fermato alla prima parte della frase, il cuore che batteva a mille
" Soltanto tu. Ho cambiato nascondiglio dopo che lui se ne è andato" spiegò, e mi si gonfiò il petto. Solo a me avrebbe permesso di entrare in casa sua.
" Comunque per sicurezza intendevo altro...tipo se dovesse capitarmi di rompere la serratura e restare dentro, o se avessi l'improvviso bisogno di uscire-" cominciò a blaterare, finendo per zittirsi man mano che mi avvicinano di più. Mi guardava allo stesso modo in cui la guardavo io. Volevamo saltarci addosso e dimenticarci pure il nome a suon di baci infuocati e sospiri.
" Forse però mi conviene rivedere tutti i pro e i contro di questa cosa, per non rischiare di farmi trovare così...hai visto in che condizioni sono?!" domandò, come se non si fosse accorta del fatto che non ero riuscito a staccarle gli occhi di dosso da quando ero entrato lì dentro
" Come se potesse dispiacermi" sussurrai, la voce più roca e bassa del voluto. Un suono gutturale che le mandò nuovamente il viso in fiamme.
Indossava soltanto un accappatoio striminzito, che invece di coprirle le gambe fino alle ginocchia come ogni indumento di quel genere avrebbe normalmente fatto, le arrivava appena sotto il sedere, per cause di forza maggiore, che nel suo caso potevano essere identificate nel pancione che per essere coperto aveva richiesto veramente parecchia stoffa. Per la gioia dei miei occhi, e pure di qualcos'altro collocato più in basso.
Era scalza, aveva i capelli umidi e reggeva ancora il phon tra le mani. Aveva legato l'accappatoio proprio sotto il seno, e questo le ricadeva morbido sul corpo, mostrandomi le sue gambe snelle e nude e decisamente attraenti. No, per la verità, ogni singola cosa la riguardasse, per me era desiderabile e perfetta.
" Sei la creatura più bella, perversamente innocente,e sexy che esista su questo pianeta" buttai lì, senza pensarci troppo, a corto di fiato.
Emma trattenne il respiro a quelle parole, e io ne approfittai per diminuire ulteriormente la distanza tra noi; ormai l'avevo raggiunta, e fu proprio guardandola negli occhi da vicino che mi accorsi  dei suoi arrossati, oltre che dilatati dal desiderio.
" Hai pianto" constatai, carezzandole una guancia con il pollice, su è giù
" E' lo shampoo che mi è andato negli occhi" tentò di sviarmi "sai, è veramente fastidioso" continuò
" E' stato Ricky?" continuai imperterrito
" A buttarmi lo shampoo negli occhi?" domandò lei, sapendo benissimo che entrambi ci stessimo riferendo ad altro
" Se la metti in questo modo..sì. E' stato lui?" il palmo della mia mano vagava indisturbato sul suo viso. Sospirò profondamente.
" Abbiamo iniziato litigando, e alla fine, è arrivato a propormi di seguirlo in Germania e ricomciare da lì la nostra storia, con il bambino"
Mi si gelò il sangue nelle vene. L'idea di perderla mi annebbiava la vista, mi rendeva incapace di ragionare, mi distruggeva.
" Pare proprio che sia un indovino, allora" dissi, il tono forzatamente divertito. Emma mi tirò un leggero pugno sul braccio, ma riuscii a strapparle un sorriso. 
"Ti rendi conto? Quando me lo ha detto, ci sono rimasta di sasso. Dentro me ho avuto voglia di ridere, piangere e urlare contemporaneamente per l'assurdità della cosa, ma davanti a lui sono rimasta immobile, quasi impassibile. Soltanto quando sono arrivata a casa, tra le tre opzioni che mi si erano proposte, piangere istericamente ha avuto la meglio.
Se ne è venuto dopo sei mesi come se niente fosse, a chiedermi di partire con lui..quando ormai non lo aspettavo più.
" Ma è impazzito? Dopo avermi scaricato in quel modo, dopo essersi totalmente disinteressato della gravidanza, mi propone addirittura di sposarlo!
Di lasciare Londra, di lasciare... tutto, per rifarci una vita altrove..ad Amburgo! E' così lontano.."
" E pretende una risposta entro questo venerdì...è pazzo, è pazzo..come posso capovolgere tutto, rimettermi in gioco nelle mie condizioni, rinunciare a tutti i sogni che hanno come sfondo questa città..."
" E lo so che per il bambino alla fine potrebbe rivelarsi solo un bene..ma io come faccio? Come faccio a vivere senza di te?"
A quel punto smisi del tutto di ragionare. Avvertivo il martellante bisogno di stringerla, di toccarla, per avere la certezza di non averla ancora persa, e prima che potesse aggiungere altro, mi chinai sul suo collo con il preciso intento di baciarla, per farle capire ciò che a parole non mi sarebbe uscito. Nemmeno io potevo pensare di vivere senza di lei.
Poggiai le labbra su quella porzione di pelle lasciata scoperta dall'accappatoio, e la tempestai di dolci e infiniti baci.
' Non puoi andartene, non puoi lasciarmi' le stavo sussurando senza parlare. Emma emise un puro gemito di piacere, quando i baci si fecero più esigenti, i miei ricci le solleticarono il collo, e le sue mani finirono tra questi ultimi, mentre lei si inarcava all'indietro, per godere meglio di quel contatto, la mia bocca sulla sua pelle.
Lentamente salii con la labbra fino a raggiungere il mento, le guance, il lobo dell'orecchio e poi di nuovo più in basso, ma con un movimento repentino lei girò la faccia proprio mentre la mia bocca si stava posando di nuovo sulla sua guancia; ne deviò la traiettoria, facendolo sembrare quasi un caso, e le mie labbra finirono dritte dritte sulle sue.
Mi baciò e la baciai con avidità e prepotenza, come se all'improvviso non ci fosse nulla di più rigenerante di respirare nella sua bocca; il bacio fu intenso ed esigente sin da subito, ancora più disperato e rovente di tutti i precedenti, e persi completamente la testa.
Senza staccare le labbra dalle sue che mi stavano a loro volta assaporando senza freni, e senza riuscire a trattenermi oltre, la spinsi indietro, fino a intrappolarla tra la parete trasparente del box doccia e il mio corpo; Emma mi allacciò le braccia al collo continuando a baciarmi con passione, come se quella fosse la cura a tutti i suoi mali, massaggiandomi la nuca, mentre io, stando attento a non schiacchiare troppo il pancione con il corpo, con una mano le afferrai saldamente la vita, e con l'altra le afferrai una gamba, risalendo sulla coscia, sempre più su, senza mai smettere di baciarla.
Non avevamo alcun bisogno di parole in quel momento: quello era il nostro meraviglioso modo di dirci che la proposta di Ricky poteva anche andare a farsi fottere. Noi ci volevamo, dal primo giorno.
Ci baciammo così a lungo, concedendoci solo il tempo di riprendere fiato, prima di avventarci di nuovo l'uno sulle labbra dell'altro. Le mie mani si spostarono con lo scorrere dei minuti, forse addirittura delle ore, non me ne rendevo conto, ero completamente pazzo di lei, e dal cingerle la vita passai  a massaggiarle la schiena e a tenerle la testa mentre la baciavo voracemente, mentre l'altra mano superava il tessuto dell'accappatoio e le carezzava lentamente la pancia e i fianchi nudi. A dispetto del modo in cui ci stavamo deformando le labbra, le mie carezze sull'addome furono estremamente dolci e gentili, in netto contrasto con tutto il resto, soprattutto con i sospiri e i gemiti strozzati che sfuggivano al nostro controllo.
Emma afferrò i lembi della mia t-shirt, e io provai a slacciarle la cintura, e fu allora che ci guardammo negli occhi, e con uno sforzo sovraumano e lo sguardo bruciante di desiderio, riuscimmo a ridarci un contegno.
Dio..quanto bramavo di farci l'amore ogni singola notte! Ma per ovvi motivi non potevamo, e se non ci fossimo fermati allora, non saremmo più stati in grado di farlo, rischiando di compromettere la salute del bimbo.
Solo che nei suoi occhi liquefatti, rivedevo riflesso il mio desiderio di spogliarla con la forza dello sguardo, e come diretta conseguenza, il mio cervello pensò bene di fare fagotto e partire con un biglietto di sola andata. Ero talmente fuso ed eccitato, bramoso di lei, che mi parve di vederlo ballare la conga vestito da Hawaiiano, il mio caro cervelletto.
" Baciami" quella parola sfuggì al mio controllo prima che potessi fare qualcosa per impedirlo.
Avvertii il battito del suo cuore rimbombarmi nelle orecchie, e persi definitivamente ogni freno inebitore.
" Baciami ancora" la implorai, e prima che potessi ripeterlo di nuovo, me la ritrovai di nuovo tra le braccia, le mie labbra intrappolate tra le sue. Mi baciò con ardore e rinnovata passione, reggendomi la testa tra le mani, mentre io lottavo contro l'accappatoio, per tirarlo giù.
Dio, sembravamo due assatanati per quanta foga ci stavamo mettendo in quei baci, ma ormai eravamo del tutto fuori controllo.
Soltanto quando le sfiorai più o meno accidentalmente un seno, intrufolando le dita sotto la stoffa dell'indumento che portava ancora addosso per scommessa, Emma staccò le labbra dalla mie, allontanandosi di quel tanto necessario a guardarmi negli occhi. 'Non possiamo farlo' mi ricordò senza proferire parole, e a quel punto cercai di tornare in me. 
La baciai dolcemente e delicatamente le labbra, ormai gonfie e più rosse che mai, la baciai a lungo, lasciando che lei si aggrappasse alla mia schiena, mentre le carezzavo lentamente i capelli.
Era il mio personalissimo modo per dirle che avevo recepito il messaggio, ma che dopo averlo sognato per chissà quante notti da quando l'avevo conosciuta, e dopo quello che lei mi aveva appena detto riguardo l'incontro con Ricky, io avevo un dannato bisogno di baciarla, e non potevo permettermi di sprecare nemmeno un minuto, perchè c'era il rischio di non avere più tempo.
No! Ma che stavo pensando? Lei sarebbe rimasta, sarebbe rimasta con me, vero? Vero?
" Se mi lasci andare mi vado a vestire, e poi ti preparo la tua agognata cena" disse quando ci separammo per recuperare fiato, entrambe le mani immerse nei miei indomabili ricci.
In quel momento, e in tutti i precedenti, e in tutti i successivi, l'unica che agognavo davvero era sentirmela addosso, il mio corpo contro il suo.
" Ma quanta fretta..." sorrisi, e bloccandola per la vita, con un unico fluido movimento riuscii ad appropriarmi della cintura dell'accappatoio
" Ridammela!" ribattè lei, visibilmente sorpresa rossa in viso
" Neanche per sogno" la sfidai, avviandomi verso il soggiorno, correndo all'indetro, per non perdermi nemmeno un istante di lei che mi correva dietro, tentando in tutti i modi di coprirsi il più possibile con quel maledetto accappatoio, senza cintura.
Sembravo un pervertito, e non mi ero mai sentito così prima di incontrare Emma, ma non me ne fregava niente, perchè non avevo mai tenuto così tanto a qualcuno che non fosse lei, non avevo nemmeno mai desiderato così tanto qualcuno che non fosse lei,  e mi sentivo vivo, ubriaco, libero, imprigionato, sfrontato, eccitato. Era una sensazione impagabile, che non avrei scambiato per nulla al mondo.
Continuammo in quel modo, girando intorno al tavolo della cucina, e tornando in salotto, fino a quando, approfittando di una momentanea posizione di vantaggio, non la spinsi sul divano, avventandomi su di lei.
" Questo è slea-" non le diedi il tempo nemmeno di terminare, che le coprii le labbra con le mie, e la baciai, scendendo subito dopo sul collo, e poi ancora più giù, quando la sentii mugulare di piacere. La mia bocca si posò sull'incavo dei seni, solleticando e torturando dolcemente ogni singolo millimetro di pelle lasciato scoperto dall'accappatoio. Quando giunsi alla pancia, mi sollevai di scatto, preoccupato di farle del male, di colpo di nuovo cosciente, ma Emma intrecciò le sue mani con le mie, dita nelle dita, palmo contro mano, braccia tese, per aiutarmi a sostenermi su di lei, senza pesare sul suo corpo.
E la baciai ancora sulle labbra. Quando fui costretto a lasciarla andare per ripredere fiato, ne approfittai per liberarmi della t-shirt, e prima che potessi rendermi conto di come avesse fatto a ribaltare le posizioni, mi ritrovai sotto di lei.
Emma era seduta a cavalcioni su di me, le gambe quasi completamente scoperte, così come le spalle e il busto fino all'incavo dei seni. L'accappatoio che scendeva lascivamente sul suo corpo, i capelli leggermente arruffati e spostati su un solo lato, le labbra dischiuse, e il pancione decisamente evidente, furono un mix letale per il sottoscritto.
Io avevo giocato sporco spingendola sul divano? E lei, allora?
" Dovrebbe essere illegale una visione del genere" sussurrai, ingoiando a vuoto, guardandola in cui modo che non avrei nemmeno saputo descrivere.
A quel punto Emma si chinò su di me, e mi baciò dolcemente sulle labbra, prima di scendere sul petto nudo e tempestarmi di baci anche lì. La lasciai fare, e le sue labbra percosero ogni millmetro, dal collo, alle spalle larghe, al torace, all'addome, i fianchi, fino alla linea dei boxer. Mi baciò con cura e dolcezza, mandandomi letteralmente in estasi, al punto tale che non riuscii a starmene zitto.
Mi faceva male pensare di non poter godere mai più di quei baci, di lei.
" Dimmelo" sussurrai "Ti prego dimmelo. Ne ho dannatamente bisogno" continuai, mentre Emma seguiva con le labbra la linea dei pettorali, e in tutto quel subbuglio di emozioni che ci stavano travolgendo, avvertì persino due calcetti da parte del bimbo. Non riuscivo a immaginare niente di più perfetto di quel momento.
" Non me ne andrò" disse semplicemente "non posso andarmene, Ethan" e rispose così alla mia implicita domanda.
Reclamai le sulle labbra sulle mie, e di nuovo il bambino si fece sentire, in modo più prepotente di prima. Mi sbagliavo: tutti gli istanti con lei erano perfetti.    




BUONSALVEEEE
Scusate il ritardo, avrei dovuto aggiornare ieri, ma non ce l'ho fatta.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e mi raccomando, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate! :DDD
Apprezzo tantissimo i vostri commenti, e ogni volta che ne trovo uno nuovo, mi scappa un sorriso ;)
Sapete che ho pubblicato questa storia anche su wattpad?
Me l'ha consigliato proprio una ragazza di Epf, e anche se al momento lì c'è solo il primo capitolo, spero che 'Old London' possa ancora entrare nel cuore di qualcuno ♥
Detto questo, vi lascio un piccolissimo spolier che spero apprezzerete!!

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Quasi mi immaginavo la mia piccola creatura venire sballottata e capovolta a destra e sinistra senza ritegno, proprio a causa di quelle reazioni che avvenivano nel mio organismo, quando le labbra di Ethan Harrow si posavano su di me, su qualunque parte di me. Mi immaginavo che sbattesse contro le pareti della mia pancia, confuso, divertito, e forse persino geloso della sua mamma, che sotto il tocco magico e incandescendente di certe dita, diventava di gelatina.
A tratti mi era parso quasi di sentirlo ridere felice per quel meraviglioso solletico che provavo anche io, quando Ethan si divertiva a farmi pernacchie sulla pancia, alternate a dolcissime carezze.
Cavolo, mi sarei venduta l'anima stile Dorian Grey, se ciò mi avrebbe assicurato di poter essere felice per il resto dei miei giorni con loro due..
**************

A prestooooooooo <3<3<3<3<3





















 
 
  
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