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Autore: Nihal    01/06/2015    3 recensioni
«Identificatevi.»
Ebbene sì, i miei peggiori incubi si erano realizzati. E no, non sto parlando di quello in cui il professore di giapponese ci obbliga a passeggiare nel freddo perché qualcuno ha dato fuoco al suo cane. Mi riferisco ad un compuntissimo e sconosciuto ninja di Konoha che ci guardava con aria truce e aspettava che dicessimo qualcosa. E io quasi mi dimenticavo di quello che avevo concordato con Madara. Una cosa, però, l’avevo capita: il piano del capostipite degli Uchiha. Lui voleva farci rinchiudere nelle segrete! Sicuramente così Sasuke lo incontravamo, eh.
Di sfuggita mentre lo portavano nella sala di tortura dove attendeva un cazzosissimo Ibiki Morino, però lo incontravamo.

[Sequel di 'Ninjas are coming']
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sai, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 14


«No no un attimo, io ho paura del dolore ferm-»
Troppo tardi. Non mi resi neanche conto del taglio se non per il fatto che iniziò a sanguinare sotto i miei occhi. Giuro, non sentii alcun dolore. Probabilmente ero troppo isterica per sentire qualsiasi cosa.
Per qualche secondo guardai affascinata il sangue che mi scorreva lungo il braccio per poi gocciolare per terra. Gocciolava davvero tanto. Magari aveva colpito un’arteria… no, non potevo perdere la concentrazione in quel frangente.
La prima cosa che pensai quando mi ripresi dallo shock – perché sì, dovevo essere sotto shock – era che sarei potuta morire dissanguata. Chissà quanto tempo ci avrei messo. Poi pensai che il taglio iniziava a pulsare. Era il prequel del dolore?
Poi mi ricordai di una cosa che avevo letto in un libro. C’era scritto che se perdi troppo sangue inizi a sproloquiare. Avrei iniziato a sproloquiare?
Poi mi ripresi davvero.
«Fa male, cazzo!»
Sì, aveva iniziato a fare male. E adesso l’idea del mio sangue, sul mio braccio, più che affascinarmi mi faceva vomitare.
«Quello non è niente. Se non vuoi che continuiamo, e abbiamo tanto tempo per continuare – dammi tutte le informazioni che hai su Madara Uchiha.»
«Non puoi continuare, morirei dissanguata e tu non puoi uccidermi, giusto? Vero?»
«Fidati, morire dissanguata è l’ultimo dei tuoi problemi.»
A me non sembrava l’ultimo. Forse aveva davvero colpito un’arteria. E io non volevo che dovessero amputarmi il braccio per chissà quale motivo! Sì, la mia idea dell’anatomia e di come funzionano queste cose era molto vaga all’epoca, ma sinceramente non mi sarei mai aspettata di trovarmi in una situazione in cui avrei dovuto sapere esattamente quanto sangue avrei dovuto perdere per morire e/o farmi amputare arti a caso.
«Madara, eh. Informazioni su Madara. Bene, preparati allora: Madara Uchiha è uno stronzo schifoso manipolatore di merda e per colpa sua adesso sono qui insieme a un pazzo schizzato con un maledetto ferro per fare a maglia posato sul tavolo!»
Stavo perdendo la testa. Altro che sproloquiare dopo aver perso sangue. Io già straparlavo all’inizio. E il taglio faceva male. Poi almeno il coltello era stato disinfettato?
«Se prendo il tetano vi denuncio tutti. Tutti!»
«Il prossimo non sarà così superficiale.»
E così dicendo Ibiki Morino prese nuovamente il coltello che aveva appena posato sul tavolo. Allora la mia prima intuizione era vera: macellavano la gente in quelle stanze da interrogatorio alla CSI e poi chiamavano le squadre di pulizia per lavare via tutto! Questa gente è pazza.
«Guarda che muoio dissanguata e mi avrai sulla cos-»
Un rumore mi fece interrompere. Fortunatamente distrasse anche Ibiki Morino, che non sembrava molto propenso ad ascoltare un altro dei miei sproloqui.
Era stata la porta. La porta, qualcuno aveva aperto la porta!
«Cercavi Madara? Sono io» e così dicendo l’anbu che era appena entrato si tolse la maschera, mostrando lo sharingan in tutto il suo splendore. Non ero mai stata più contenta in vita mia di vedere quell’abilità oculare. E fui ancora più contenta quando, dietro Madara, vidi quello che doveva essere chiaramente Sasuke. Ridotto male ma con tutti e due i mignoli.
«Sasuke!» urlai, in preda all’isteria.
Ibiki Morino non si lasciò cogliere impreparato. Non appena si rese conto che quelli appena entrati erano nemici, si avventò su Madara, cercando di neutralizzarlo. Sperai che il rumore non attirasse gente.
Non volevo che portassero via i rinforzi.
Mentre i due ninja combattevano, Sasuke venne verso di me.
«Come ti è venuto in mente di chiedere l’aiuto di Madara Uchiha?»
Seriamente. Io avevo fatto di tutto per salvarlo e in quel momento ero legata in una maledettissima sala delle torture e la prima cosa che faceva lui era rimproverarmi?
«Scusa se non ho trovato di meglio in ‘sto posto dove tutti sembrano contro di noi! La prossima volta evita di farti catturare come un fesso e decidi tu con chi dobbiamo allearci Mr. Cometièvenutoinmente. Ridic-»
«Fossi in voi mi sbrigherei» ci fece notare Madara. Mi voltai verso di lui: ai suoi piedi giaceva un Ibiki Morino sperai tramortito e non morto. Sì, sono troppo tenera di cuore.
Sasuke iniziò ad armeggiare con le corde e poi sbuffò stizzito.
«Sono impregnate di chakra.»
Ah, giusto, anche lui aveva avuto il mio stesso trattamento: chakra bloccato e tutte quelle altre cose che non avevo mai capito.
Madara fu quindi costretto a liberarmi e, quando si avvicinò, colsi l’occasione per fargli sapere cosa ne pensavo del suo piano dei poveri: «La tua idea faceva schifo, ancora un po’ e quello psicopatico mi tagliava a fettine. E hai visto il taglio che mi ha fatto? Adesso devo farmi mettere dei punti! Sai che cicatrice orrib-»
«Laura.»
«Sì, ho capito devo stare zitta e bla bla bla.»
Quando fui finalmente libera mi massaggiai i polsi. Avevo praticamente perso la circolazione: se mi ritrovavo a dovermi fare amputare i mignoli, li avrei citati in tribunale.
«Sto morendo» precisai, sventolando il braccio in faccia a Madara. Sì, stava ancora sanguinando. Fu l’espressione di Sasuke che mi azzittì, alla fine. Sembrava che stesse cercando di trattenersi dall’attaccare Madara. E forse lo avrebbe anche fatto, mi dissi, se fosse stato in condizioni migliori. Ero sicura che anche lui avesse un sigillo che gli bloccava il chakra e, chissà perché, ero sicura che Madara non fosse così ansioso di aiutarlo.
Dal momento che ero occupata a guardare Sasuke non mi accorsi del lancio di Madara, quindi la garza che aveva tirato fuori chissà dove finì per terra ai miei piedi.
Alzò lo sguardo al cielo.
«Sbrigatevi se non volete che si accorgano di una fuga di massa.»
Sasuke lo guardò stizzito come a dire che quella che li stava rallentando ero io, ma per una volta li ignorai e mi piegai a prendere le garze. Sorvolai sul fattore igiene: chissà quanti prigionieri ci erano passati su quel pavimento!
Tentai di arrotolarmi la gazza sul braccia, ma come si può ben immaginare con una mano sola era abbastanza difficile.
«Sasuke, puoi fare qualcosa di costruttivo e aiutarmi?» domandai dopo l’ennesimo tentativo fallito. Sia Madara che Sasuke stavano lì a guardarmi senza muoversi: un po’ di collaborazione no?
Alla fine Sasuke si decise e terminò il lavoro per me.
«Giusto prima che morissi dissanguata» lo apostrofai.
Lui non si degnò neanche di rispondermi.
«Ora come usciamo?» chiesi alla fine, sperando che la risposta fosse: dalla porta principale grazie a un documento firmato da Madara-Godaime senza che nessuno ci intralci. No, la risposta non fu quella. A quanto pareva sarebbe sembrato troppo sospetto portare fuori una criminale appena arrestata e Sasuke Uchiha e non potevamo neanche tornare a casa mia perché Madara aveva “combattuto” e il suo Sharingan non era al massimo della potenza. Sasuke non veniva neanche preso in considerazione perché era probabilmente stremato e senza chakra. E secondo me Madara aveva paura di rilasciare il sigillo perché Sasuke gli avrebbe fatto il culo a stelle e strisce alla prima occasione.
Quindi l’unica possibilità che rimaneva…
«Laura, spero che tu sappia fingere.»
«Ovvio.»
«Senza tirare fuori il tuo gatto e tua nonna.»
«Ah, allora nada. Passa al piano B.»
«Non c’è un piano B.»
Cosa voleva dire che non c’era un piano B? Nei film c’è sempre un piano B! A volte anche uno C. Sinceramente da Madara mi aspettavo che avesse almeno fino a un piano Z, ma evidentemente lo avevo sopravvalutato.
«Non può fingere Sasuke?»
Tutto ciò senza sapere cosa dovessimo fingere, ma scaricare il barile a Sasuke era sempre comodo. Sasuke non sembrò molto contento di essere inserito nel discorso, perché mi lanciò il suo sguardo più raggelante – e lì faceva anche freddo visto che non so a che punto il mio mantello era sparito: quando Ibiki Morino tentava di torturarmi? – e si rifiutò in qualsiasi modo di collaborare al piano A, che nessuno dei due conosceva.
«Io sorveglierò i movimenti di Madara.»
Uh, faida in famiglia. Proprio quello che serviva al momento.
Come se non avessimo parlato, Madara ricominciò con il suo piano. Sinceramente ne avevo le scatole piene dei piani di Madara, visto dove mi aveva portato l’ultimo, ma ormai non potevamo fare altro che seguirlo: eravamo nel mezzo di una fuga da una prigione super segreta e super sorvegliata.
Così ci spiegò il piano.


Non so perché mi faccio sempre convincere. E dire che Sasuke si era anche detto contrario. Ovviamente non per la mia incolumità – chi pensa mai all’incolumità di Laura, eh? Anche se nel processo le tagliano via qualche arto, dov’è il problema? – ma per il fatto che, a detta sua, un piano che dipendeva da me non sarebbe mai riuscito. Quando Madara gli diede praticamente ragione dicendogli che era l’unica scelta che avevano – sì, parlate di me come se io non ci fossi, screanzati! – il mio umore precipitò ulteriormente. Il che voleva dire molto, dal momento che ormai era già sottoterra. Intendiamoci, sotto sotto anche io lo sapevo che non si poteva fare affidamento su di me, ma un po’ di incoraggiamento non guastava, suvvia!
Erano quelli, più o meno, i pensieri che mi ronzavano in testa mentre, dopo aver lasciato Sasuke e Madara indietro, mi apprestavo a cercare l’uscita di quel posto pestilenziale. Avevo ovviamente chiesto indicazioni a Madara e avevo cercato di memorizzarle. Mi ero lamentata per il fatto che si fosse portato dietro persino mia nonna ma non carta e penna, ma avevo desistito quando mi aveva suggerito di usare il mio sangue come inchiostro. Già me n’era avanzato poco, meglio tenerselo caro.
Sperai che Madara avesse fatto bene i suoi calcoli e che fosse sicuro al cento percento che quello fosse il momento del cambio di guardia. Avevamo dovuto aspettare rintanati nella stanza degli interrogatori finché lui non aveva deciso che fosse sicuro uscire e mi aveva detto che avevo cinque minuti per arrivare all’entrata non notata. Insomma, un suicidio.
«Non mi ricordo da quanti minuti cammino. E sto parlando da sola, fantastico.»
E quella era la parte più facile. Il brutto era quando sarei arrivata a destinazione. Perché sì, se ve lo state chiedendo il mio compito era proprio quello che sembrava: fare l’esca.
A quanto pareva per Madara era troppo proteggere me e Sasuke insieme, quindi la soluzione era stata: facciamo prima scappare la gente importante e con abilità oculari poi, se c’è tempo e voglia, andiamo a riprendere la fessa, sempre che sia riuscita a cavarsela e sia ancora tutta intera.
«Dieci minuti. Devi distrarli per dieci minuti, puoi farcela?» era con questa domanda piena di dubbi che Madara aveva iniziato a spiegare il suo traballante piano.
La mia risposta ovviamente era stata: «Assolutamente no, non credo che ce la farei a distrarli neanche per dieci secondi.»
Madara aveva ignorato la mia risposta negativa – e quando mai mi ascolta quello? – e, senza spiegazioni, si era avvicinato a me.
Io avevo fatto un balzo indietro gridandogli qualcosa tipo: «Vade retro Satana!» e lui mi aveva, sì tanto per cambiare, ignorato. Alla fine il suo presunto tentativo di uccidermi e togliersi un peso dallo stomaco si era rivelato essere semplicemente lo scioglimento del sigillo che mi aveva applicato prima di entrare. La sua idea di distrazione era mandare Laura – Laura, non Hideko! – allo sbaraglio e vedere cosa succedeva.
«Questo dovrebbe confondergli le idee.»
Tanto il mio chakra era irrilevante e non lo avrebbero notato, aveva detto. Incoraggiante.
Ed era così che mi ero ritrovata ad essere un esca. A due passi dall’uscita.
«Dovrò bussare?» mi chiesi.
Tanto valeva essere educati. Poi probabilmente mi avrebbero ucciso seduta stante e avrebbero portato la mia testa come trofeo a Tsunade, ma almeno sarei morta educata. Niente volgarità e cose del genere.
Uscii. «Cazzo, mi ricordavo meno gente.»
Tanto per l’educazione, comunque. Quando ero entrata c’erano sicuramente meno anbu. Cos’era, visto che era l’ora del cambio di guardia si radunavano tutti lì? O era una trappola di Madara per farmi amputare i mignoli?
«Beh, salve» salutai, dal momento che tutti gli sguardi si erano fissati su di me.
La cosa buona fu che non mi uccisero sul colpo. Quella non tanto buona fu che non feci neanche in tempo a muovere un passo che mi ritrovai circondata da uno squadrone di ninja.
«Chi sei?»
Era ora di recitare.
«Non Hideko, quello è sicuro!»
E quell’ora non era iniziata tanto bene.
«Questa non è l’aula B? Dove c’è l’esame di giapponese? No, vero? Allora forse ho sbagliato edificio, mille scuse, spero che possiate perdonarmi e credo che vi libererò dalla mia fastidiosa pres-»
«Chi sei.»
Voce familiare. Ma non c’era tempo per queste quisquiglie. L’unica cosa che dovevo fare – e che mi avrebbe tenuto in vita – mi stava riuscendo malino. Non era colpa mia, quando ero messa sotto pressione tendevo a schizzare. Chiedetelo all’ultimo professore con cui ho sostenuto un esame: dopo la sua stupida domanda su una stupida nota scritta in Times New Roman 1 in fondo al libro, gli avevo risposto: «Non posso rispondere a questa domanda, il suo libro è posseduto dal Dimonio, si penta!» ed ero fuggita.
Ad oggi non ho ancora dato quell’esame, ma forse è stata più per colpa di Naruto e company che del libro posseduto da Satana.
«Laura, sono Laura, mi chiamo Laura, almeno mi hanno battezzato così, sì insomma, Laura.»
«Ah.»
Lo “ah” di comprensione mi aveva confuso. Mi conoscevano? Poi mi venne in mente: io ero scappata dalla custodia dell’Hokage e adesso mi ritrovavo di fronte ad una banda di anbu assetati di sangue. Forse sarei stata meno in pericolo se fossi rimasta Hideko Seitou. Almeno avrebbero avuto paura delle mie presunte abilità ninja.
«Come sei arrivata qui?»
«Sei venuta per Sasuke Uchiha?»
«Adesso verrai presa sotto custodia e sarai interrogata da Ibiki Morino.»
Tutte quelle voci che si sovrapponevano mi stavano facendo diventare scema. E poi… Ibiki Morino?
«Io quello non voglio neanche sentirlo nominare! Vi rendete conto che probabilmente soffre di qualche grave disturbo psicologico che lo porta a godere della sofferenza altrui e voi lo strumentalizzate per fare a fette i poveri prigionieri che cosa hanno fatto di male? Toh, tradito un villaggio al massimo, ucciso qualcuno… siete senza cuore!»
L’anbu di fronte a me si avvicinò. Io indietreggiai. Finii addosso a quello dietro di me. E lì scattò il finimondo. Anbu dietro mi prese per le braccia e anbu davanti mi puntò un kunai al collo. Anbu sinistro, anbu destro e tutti gli altri, che eviterò di nominare per evitare una sfilza di anbu sud-sudest e anbu nord-stocavolo, si avvicinarono.
Menomale che non ho problemi di claustrofobia, perché altrimenti sarei morta sul colpo.
«Scusate, non è che sapete quanti minuti sono passati da quando abbiamo iniziato a parlare così amabilmente, vero?»
«Portiamola via, poi la faremo interrogare.»
No, io in quel posto pestilenziale non ci rimettevo piede.
«No, no un attimo, ho informazioni importanti che divulgherò soltanto se la smettete di tirare fuori questa storia dell’interrogatorio. Non capisco perché siate fissati con la tortura: insomma, se mi offrite una cioccolata in un bar sicuramente parlerei più volentieri che con un maledetto kunai piantato sul collo. E non avvicinarlo, sai! Ancora un po’ e mi graffi il collo.»
L’anbu davanti non sembrò gradire la mia filippica perché si rifiutò di spostare di un millimetro il kunai. Anbu dietro continuava a tenermi ferma. Non che dovesse fare chissà quanta fatica.
Mi chiesi quanto tempo fosse passato: forse avrei dovuto tenermi stretto il mio orologio, chissà che fine aveva fatto.
Eravamo in una situazione di stallo e non sapevo cosa fare. Anbu destro e anbu sinistro erano divisi: avrebbero dovuto portarmi da Ibiki Morino o direttamente dalla Godaime? La mia carriera di esca era palesemente finita lì. Sarei morta sotto tortura in una squallida prigione piena di anbu privi di senso dell’umorismo. Poi mi venne in mente una cosa. Una cosa proprio stupida. Talmente stupida che forse mi avrebbe fatto guadagnare un po’ di tempo: insomma, era talmente stupida che non se la sarebbero aspettata giusto? Solitamente funzionava soltanto nei peggiori telefilm di serie B.
«La fine del mondo è vicina!» gridai e riuscii a distrarli quel tanto che bastava per lasciarmi cadere di peso per terra, portandomi dietro l’anbu che mi tratteneva. Mi sentii quasi offesa: pesavo così tanto da trascinare a terra anche un ninja?
Ma non dovevo distrarmi: il tempismo era fondamentale.
Dopo essere caduta il cerchio di anbu si strinse intorno e me e mentre loro lottavano tra di loro, io sgattaiolai a gattoni fuori dalla ressa. O almeno era ciò che avevo sperato di ottenere con il mio piano da cartoni animati per i bambini di due anni. Ciò che accadde davvero fu molto più realistico: anbu dietro, che era caduto con me, mi bloccò, questa volta a terra, quindi oltre a non potermi muovere adesso ero anche di faccia contro il pavimento. E, fatevelo dire, se potete evitatevi una gita nelle prigioni di Konoha. C’era talmente tanta sporcizia che i bagni degli autogrill a confronto erano puliti. Una donna delle pulizie no, eh?
«Portiamola giù.»
Sì, ormai ero spacciata.
Eppure l’ordine appena impartito non ebbe nessun seguito. Piantonata lì per terra non riuscii neanche a vedere cosa aveva attirato l’attenzione degli anbu, ma potei immaginarlo quando sentii urlare: «Madara Uchiha!» e l’anbu che mi teneva ferma cercò di portarmi via con lui.
«Eh no caro mio, io dallo psicopatico Morino non ci torno» e così dicendo gli assestai una gomitata nelle costole che non gli provocò il minimo danno, ma fortunatamente Madara aveva deciso di attaccare proprio lui dopo aver atterrato un paio di anbu a caso senza evidente sforzo, quindi fui lasciata andare.
L’edificio era nel caos. Sempre più anbu parevano arrivare da tutte le parti e mi dissi che per quanto fosse forte Madara non poteva batterli tutti.
L’anbu che mi era sembrato familiare si frappose tra me e un altro ninja, che sembrava intenzionato a portare a compimento l’impresa fallita del precedente e portarmi nei sotterranei. Se non fosse stata una cosa stupida, avrei pensato che ci stesse aiutando volontariamente.
Fatto sta che il resto della battaglia non riuscii – fortunatamente – a vederlo, perché mi ritrovai Madara a due centimetri dalla faccia.
«Adesso vedi di stare ferma.»
Non feci neanche in tempo a capire cosa intendesse che mi caricò sulle spalle, per poi scappare dalla ressa che aveva appena creato. Insomma, la fuga più sfigata che potesse esistere sulla faccia della Terra: e io ero diventata un sacco di patate. Davvero, ero un maledetto sacco di patate che ballonzolava mentre Madara fuggiva. E per quanto mi avesse detto di stare ferma, non riuscii a farlo. Non quando iniziò a saltare sugli stupidi alberi.
«Cazzo, così mi fai vomitare!»
Primo ramo.
«Io soffro di mal di mare, screanzato!»
Secondo ramo.
«Credo che mi stia affluendo il sangue al cervello.»
Trentordicesimo ramo.
«Madara, tra poco muoio.»
«Almeno stai zitta.»
Chissà se ci stavano inseguendo. Ero così concentrata a cercare di non sboccare sulla schiena di Madara – gli sarebbe stato bene, ad onor del vero – che non riuscivo a prestare attenzione ad altro. Ad un certo punto cercai di sferrargli un colpo per farlo rallentare, ma fui bellamente ignorata.
«Possiamo smetterla di saltare sugli alberi come scimmie?»
«Posso scendere e andare a piedi?»
«Inizio a credere che Ibiki Morino sia più simpatico di te?»
«Non so perché sto formulando tutto come se fosse una domanda?»
Ad un certo punto fummo a terra. E lui mi scaricò sul terreno senza tanti complimenti.
«Ahia. Il mio culo è delicato eh.»
Ci volle un po’ per riprendermi: la testa continuava a girarmi come se non ci fosse un domani e il fatto che Madara a tratti diventasse doppio non era un buon segno sia per i miei occhi sia per il fatto che due Madara nel mondo erano una catastrofe naturale. Quando iniziai di nuovo a sentirmi con i piedi per terra, mi alzai. E mi guardai intorno. Eravamo in un bosco. Di nuovo.
«Una bella villetta ogni tanto no, eh?»
Poi mi resi conto della grande assenza.
«Sasuke? Dov’è Sasuke?»
«Non nelle condizioni adatte per accoglierti.»
Cosa intendeva dire? In quei pochi minuti in cui avevo fatto da esca avevano tentato di accopparsi a vicenda e Sasuke aveva avuto la peggio? Nelle condizioni in cui si trovava non mi sarebbe sembrato tanto strano. «Dov’è Sasuke» affermai. Questa volta non era neanche una domanda.
«Ho accettato di fare parte del tuo piano dei poveri e rischiare i miei mignoli per tirarlo fuori e ora voglio vederlo. Vivo e vegeto.»
Madara sospirò. E poi indicò in alto di fronte a me. Una cascata. Una cascata?
«Non di nuovo.»
Sì, di nuovo e questa volta Madara si rifiutò persino di portarmi su. Tirando fuori la scusa che doveva “nascondere le nostre tracce” mi indicò il punto migliore da cui iniziare ad arrampicarmi e se ne andò. Ignorando le mie urla.
«Io non mi so arrampicare idiota! E la percentuale di sangue che ho nel corpo è insufficiente chiaro? Madara! Madara?»
Niente da fare, se n’era andato. E io non sapevo come sarei arrivata lassù. Non mi ero mai arrampicata in vita mia e di sicuro non su delle rocce bagnate. Mi accasciai per terra, semidisperata, chiedendomi cosa potesse andare peggio.
«Vi odio tutti» mormorai al niente, chiedendomi se affogarmi nel fiume lì davanti fosse un’opzione da prendere in considerazione. Quando mi resi conto che entro poco mi sarei addormentata per lo sfinimento, decisi che dovevo tentare. Meglio morire tentando che affogarmi in un fiume, giusto? Anche se l’idea di morire sfracellata non mi sembrava molto invitante.
Mi resi conto di quanto fosse lontana la “parete” da scalare solo quando iniziai a camminare. Maledetto Madara, poteva almeno lasciarmi più vicino.
Forse il fatto che, più che camminare, arrancavo, non aiutava affatto. Appoggiai una mano sulla parete. Era bagnata. Cercai di trovare degli appigli da cui mi potessi arrampicare, ma ormai era scuro e già normalmente non avevo una vista da falco, quindi in quelle circostanze fare qualcosa era praticamente impossibile.
Mi chiesi perché Madara se ne fosse andato così in fretta: forse non aveva più bisogno di me e aveva pensato che il modo migliore per sbarazzarsi della mia presenza era lasciare che mi uccidessi con le mie stesse mani. Magari Sasuke non era neanche in quella caverna e era già morto sotto le mani dello stesso Uchiha. Magari Madara aveva voluto far scappare Sasuke di prigione solo per poterlo uccidere meglio.
Stavo delirando. E la cosa che mi spaventava di più era che le mie ipotesi non sembravano poi così insensate.
Iniziai a tastare la parete anche con il piede finché non trovai una rientranza e fu così che iniziai ad arrampicarmi.
La mia avventura, però, termino un paio di rientranze più in su, quando l’appoggio che il mio piedi aveva trovato si rivelò essere un mucchio di roba molle. Persi la presa.
Quando aprii gli occhi era ancora buio, quindi non dovevo essere svenuta per molto tempo. La testa mi faceva un male cane, ma decisi di non indagare oltre.
«Madara, spero che ti venga la diarrea» e così dicendo decisi che dovevo trovare un’altra strategia. Non potevo arrampicarmi a mani nude, avevamo visto i risultati.
E, così, a poco a poco un piano d’azione iniziò a formarsi nella mia mente. Un piano che forse avrebbe potuto anche funzionare. L’unica cosa che in quel momento avrebbe potuto salvarmi.
Io ero in basso e la caverna era in alto. Se non potevo arrivare io alla caverna, allora la caverna doveva arrivare da me.
«Sasukeeeee! Sei vivo? Sei lì dentro? Scendi a prendermi? Sasukeeeeee!»
Io non ho mai detto che la mia idea dovesse essere furba.



Salve! Sì, quattordicesimo capitolo!:) L’ho finito più in fretta di quanto pensassi, ma credo che sappiate che insieme alle cose buone vengono anche quelle cattive: ho talmente tanti esami in questa sessione che credo che per il prossimo capitolo se ne parlerà ad agosto se tutto va bene, dubito che riuscirò a scriverlo prima… ma non preoccupatevi, ho intenzione di scriverlo, solo che gli esami vengono prima :/
In compenso ho cercato di finire questo prima che gli esami mi inghiottissero, quindi potete leggerlo con più anticipo di quanto avevo preventivato!XD
Capitolo un po’ più corto di quanto volevo, ma va beh XD
Alla prossima

Nihal

  
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