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Autore: Alexiel Mihawk    01/06/2015    4 recensioni
Sono le due del mattino e Nami sta cercando di tornare a casa, ma ha lasciato il tettuccio dell'auto aperto tutto il pomeriggio e uno scoiattolo ha pensato bene di entrare e farsi vivo proprio nel momento in cui lei si mette alla guida. E oh! cacchio, quello contro cui è andata a sbattere è un palo? || In cui Nami fa un incidente e Zoro è il poliziotto molto poco serio che arriva sul luogo, e a dirla tutto pare anche piuttosto seccato per essere stato disturbato a quell'ora del mattino.
(Zoro/Nami, anche se solo accennato)
**Fanfiction partecipante alla settimana Zonami indetta dal Midori Mikan**
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Molti anni fa nel paese di Wa no Kuni viveva un bellissimo samurai dai capelli verdi. Era forte e valoroso, il miglior spadaccino di tutto il regno. Il samurai era innamorato della meravigliosa principessa Namizo, figlia del re del paese, e lei contraccambiava. Questo amore li consumava, perché entrambi sapevano che non potevano avere futuro data la differenza di rango…
- Ma che razza di storia è mai questa, Nami?! Ti avevo chiesto un racconto sui samurai, non una storia piena di sentimentalismi come piace a voi donne!-
- Questa è la storia di un samurai! E non interrompere sul più bello, buzzurro che non sei altro! Vogliamo tutti sapere come finisce la storia fra il samurai e la bella principessa!-
- Tutti chi?!-
- I lettori, no? Sì, dico proprio a voi che avete appena letto l’inizio di questo appassionante racconto. Volete sapere come continua? Allora andate sul Midori Mikan!-






Autrice: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: In cui non sai mai cosa potrebbe accadere se lasci aperto il tettuccio dell’auto
Fandom: One Piece
Ship: Zoro/Nami
Rating: sfw
Genere: generale, commedia
Warning: modern!AU
Parole: 1185
Prompt: “it’s 2 in the morning and i was just trying to get home but i left my sunroof open all day and now there’s a squirrel in my car and it scared me and i drove into a pole – would you please stop laughing you’re a cop. you’re supposed to be helping”
Note: questa storia è stata scritta per la ZoNami Week indetta dal forum Midori Mikan (nel caso non fosse chiaro dai ventordicimila bigliettini), ma trae ispirazione da un prompt di tumblr che mi ha fatto piegare in due. In realtà sono convinta che non renda bene come avrei voluto, non so se è per la scelta dei tempi verbali o semplicemente perché non ero al massimo. In ogni caso, è completamente basata sul nulla, non ho nemmeno idea di cosa si debba fare in questo mondo alternativo in caso si vada a sbattere contro un palo, ma nemmeno nel mondo reale visto che non mi è mai capitato. E sì, lo so che lo ZoNami è molto accennato. Detto ciò, buona lettura, nessuno scoiattolo è stato ferito o maltrattato durante la stesura di questa storia.
 


In cui non sai mai cosa potrebbe accadere se lasci aperto il tettuccio dell’auto


 

Che giornata di merda, non c’era altro modo per definirla.
Prima il suo capo aveva minacciato di licenziarli tutti, dopo essere arrivato a lavoro con un’ora di ritardo, poi erano iniziati ad arrivare i clienti, uno più idiota dell’altro, pronti a sbronzarsi fin dalle cinque del pomeriggio. Per non parlare di quel viscido individuo che dopo avere bevuto tre intere bottiglie di vino aveva iniziato a palparle il sedere; e lei non aveva nemmeno potuto pestarlo a sangue come si sarebbe meritato perché Nezumi era uno dei maggiori investitori dell’Arlong Pub.
Erano cinque minuti buoni che Nami andava frugando nella borsa, alla disperata ricerca delle chiavi della macchina; avevano appena chiuso ed era tardi, troppo tardi, per tornare a casa a piedi da sola, come accadeva sempre il mercoledì. Emise un sospiro di sollievo quando finalmente sentì il freddo del metallo tra le dita e, finalmente, riuscì a mettersi al volante.
Accese la radio e la melodia delicata di un quartetto d’archi invase l’abitacolo, magari così non si sarebbe addormentata; cristo, erano già le due di notte, non voleva nemmeno pensare in che condizioni sarebbe svegliata l’indomani mattina, o peggio, con che occhiaie si sarebbe presentata al suo secondo lavoro.
«Fanculo» borbottò ingranando la retro e uscendo dal parcheggio «Non mi pagano abbastanza per questo schifo».
Non erano ancora trascorsi dieci minuti quando, poco dopo avere imboccato la strada nei campi che l’avrebbe ricondotta a Coco, udì qualcosa muoversi sul sedile posteriore. Girò a malapena la testa, leggermente turbata, ma, dopo avere notato che non c’era nessun’altro oltre a lei in macchina, tornò a osservare la strada. Fu pochi secondi dopo che avvenne “il fatto” o, come lo avrebbe rinominato sua sorella qualche mese più tardi, “l’assassinio di una macchina che non avevamo ancora finito di pagare”.
Qualcosa, che Nami in quel momento non riuscì a definire, saltò sulla spalla del suo sedile e da lì sulla sua testa; la rossa emise un grido spaventato, frenando di botto e mollando la presa sul volante, mentre la sopracitata cosa le scivolava prima in faccia e poi sulle gambe per poi finire spatasciata contro il vetro, mentre la macchina andava fuori strada, finiva in un fosso e andava a schiantarsi contro un grosso palo su cui capeggiava un cartello verde che diceva: “Guida piano, può salvarti la vita!”.
Nami si precipitò fuori dalla macchina, sbattendo sonoramente la portiera dietro di sé e si appoggiò col fiatone contro la carrozzeria; fortunatamente era del tutto illesa, ma chi l’avrebbe ripagata dei danni morali? E cosa diavolo era quella cosa?!
Non ci volle molto perché arrivasse la volante della polizia; l’agente, un ragazzo che dimostrava circa la sua età, dall’aria burbera e lo sguardo assonnato, non sembrava molto felice di essere stato chiamato fuori alle due della mattina e lo sguardo che le rivolse era tutto fuorché amichevole.
Dopo un attimo, trascorso a fissare prima lei, poi la macchina, quindi la strada completamente dritta e sgombra, il ragazzo spalancò gli occhi e le rivolse un’occhiata sarcastica.
«Signorina, prima che le faccia l’alcool test, me lo dica: quanto è sbronza?»
«Cosa!? Senta, non ho bevuto nemmeno un goccio stasera! C’era qualcosa nella mia macchina!»
«Certo, come no».
Nami trattenne una bestemmia e si avvicinò all’agente con aria minacciosa.
«Senta un po’ lei, Agente dei miei stivali».
«Agente Roronoa» la corresse il ragazzo con un sopracciglio alzato.
«È lo stesso» borbottò la ragazza ignorandolo «Se io dico che c’era qualcosa, c’era qualcosa! Guardi lei stesso!»
Finì di parlare con voce alterata e spalancò la portiera della macchina dalla quale emerse, acciaccato e dolorante, ma vivo, uno scoiattolo.
Il poliziotto guardò l’animale, poi guardò Nami, quindi infilò la testa nell’auto ed emise un singulto, mentre con mano ferma sollevava la povera bestiolina. Si rivolse quindi a Nami e scoppio a riderle in faccia indicando con la mano il tettuccio dell’auto.
La ragazza assunse un’insolita sfumatura di rosso, lasciandosi cadere a sedere a bordo del fosso.
«Beh, quel coso mi ha attaccato!»
«Immagino fosse molto minaccioso» replicò tra i singulti l’agente.
«Oh, insomma! Lei dovrebbe aiutarmi! Non ridere di me!»
Il ragazzo si asciugò una lacrima e cercò di darsi un contegno, mentre le si avvicinava tenendo il pericoloso assalitore tra le mani.
«Facciamo così signorina, io chiamo il carroattrezzi e la riaccompagno a casa, lei però veda di non uccidere più nessuno scoiattolo».
«Io non- Oh, al diavolo! E comunque è ancora vivo!» borbottò appoggiando il capo sulle ginocchia. E pensare che le mancavano ancora due rate da pagare, vaffanculo a tutti gli animali selvatici che pensavano che un tettuccio aperto fosse un invito a fare una cazzo di tana!
«Poteva andarti peggio» le disse avvicinandosi e lasciando scivolare sulle sue spalle la giacca della divisa «Potevi farti del male, o peggio, farne a qualcuno».
«Grazie» mormorò stringendosi nell’indumento.
«Oppure poteva entrare un malintenzionato e rubarti l’auto» continuò sedendosi al suo fianco in attesa che arrivasse qualcuno a prelevare il rottame.
«Ma magari, dannazione! Almeno per il furto era assicurata!».
«Ti ha mai detto nessuno che hai un caratteraccio?» borbottò il giovane fissandola di sbieco.
«E a te ha mai detto nessuno di farti i fattacci tuoi?»
«Ma se mi hai chiamato tu!?»
«Io ho chiamato la polizia stradale! Pensavo avrebbero mandato qualcuno di competente!»
«Strega» ringhiò «Dovrei multarti per oltraggio al pubblico ufficia –»
«Oh guarda! Il carroattrezzi, io ti aspetto in macchina!» celiò prontamente la rossa dileguandosi.
«Ma se sei tu che ti sei schiantata!» le urlò dietro il ragazzo, al colmo dell’irritazione.
Seriamente, cosa gli era mai passato per la testa quando aveva pensato che entrare a far parte della polizia e accettare di lavorare in quel buco di culo di posto fosse una buona idea? Incontrava solo ubriachi, molestatori e deficienti. E quella specie di arpia travestita da ragazza. Ma no, oh no, non sarebbe bastata la sua faccia carina a fargliela passare liscia, una multa prima della fine della serata sarebbe riuscito a dargliela, poco ma sicuro!
Come no, pensò una mezz’ora più tardi mentre guidava per le strade male illuminate di Coco, vai così Roronoa, la coerenza prima di tutto.
«Puoi lasciarmi qui» la giovane interruppe il flusso dei suoi pensieri, tirandolo debolmente per una manica della camicia e indicando una casa dal tetto rosso «Abito in quell’edificio».
«Oi, il verbale. Non l’hai firmato».
«Ecco, qui. Puoi tenerti lo scoiattolo» concluse uscendo dalla macchina.
«E CHE ME NE FACCIO?! Tu comunque la mia giacca non puoi tenerla, cara la mia “prendo l’unico palo nel giro di cinque chilometri”».
«Il nome è Nami, quante volte devo ripetertelo?»
«La giacca!»
La rossa sollevò le spalle, fece il giro dell’auto e infilò la testa nell’abitacolo a distanza fin troppo ridotta dal viso di Roronoa, almeno per i gusti dell’uomo.
«Puoi passare domani a riprendertela» sussurrò prima di piantarlo lì e sparire dietro la porta di casa.
Zoro fissò per qualche secondo l’uscio serrato, quindi il verbale sul sedile di fianco al suo, infine spostò lo sguardo sullo scoiattolo, acciambellato dentro il suo cappello.
«Sarà meglio trovarti un veterinario» borbottò seccato rimettendo in modo l’auto «Così domani potremo presentarle il conto».






   
 
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