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Autore: Jordan Hemingway    01/06/2015    3 recensioni
La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle.
E di sdegno, in quel momento, l’Oscuro Signore ne provava molto.
“Non è possibile!” Tuonò, mandando in cenere la pergamena che teneva tra le mani e parte del mobilio della stanza.
Unah Harden, la sua luogotenente più fidata, si mantenne a rispettosa distanza, evitando le fiamme che si propagavano dal suo signore e padrone. “Temo, mio sire, che invece lo sia.”
“Non ha alcun senso!” Il trono ligneo intarsiato di teschi prese fuoco. Quello era il terzo in un mese: Unah annotò mentalmente di cambiare fornitore, possibilmente dopo aver trucidato l’attuale. “Sono il Signore Oscuro: il mio nome opprime gli onesti e tortura i giusti. Il mio regno si estende fino ai confini del mondo conosciuto. Non sono sottoposto a leggi di alcun genere!”
“Vi ricordo, mio signore, che l’Ordine degli Avvocati è al di sopra di ogni tipo di regime temporale o religioso.”

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Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per la mano del Signore Oscuro
 
 
 
La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle.
E di sdegno, in quel momento, l’Oscuro Signore ne provava molto.
“Non è possibile!” Tuonò, mandando in cenere la pergamena che teneva tra le mani e parte del mobilio della stanza.
Unah Harden, la sua luogotenente più fidata, si mantenne a rispettosa distanza, evitando le fiamme che si propagavano dal suo signore e padrone. “Temo, mio sire, che invece lo sia.”
“Non ha alcun senso!” Il trono ligneo intarsiato di teschi prese fuoco. Quello era il terzo in un mese: Unah annotò mentalmente di cambiare fornitore, possibilmente dopo aver trucidato l’attuale. “Sono il Signore Oscuro: il mio nome opprime gli onesti e tortura i giusti. Il mio regno si estende fino ai confini del mondo conosciuto. Non sono sottoposto a leggi di alcun genere!”
“Vi ricordo, mio signore, che l’Ordine degli Avvocati è al di sopra di ogni tipo di regime temporale o religioso.”
Le orecchie squamate dell’Oscuro Signore iniziarono a produrre volute di fumo bianco. “Avvoltoi. Chi ha concesso loro il mantenimento delle attività durante le Guerre Oscure? Io. Chi ha impedito che i Golem saccheggiassero la loro preziosa Cittadella? Io.”
“All’epoca vi era sembrato necessario avere un appoggio legale per risolvere le controversie con la Lega degli Eroi.” Gli ricordò Unah, saettando i suoi sei occhi sugli arazzi sfrigolanti.
“Avrei dovuto mandare i Draghi, come nel ’54. Quelli erano tempi, ricordi?” La fronte dell’Oscuro si spianò, mentre riportava alla mente i fasti dei saccheggi e delle pubbliche esecuzioni della sua prima guerra. “Sangue ovunque, e nemmeno la traccia di pergamene di ingiunzione. Il che ci riporta al problema presente.” L’Oscuro Signore si alzò dal trono, ormai ridotto a un insieme di assi bruciate. Decisamente era necessario cambiare fornitore, pensò Unah. “Possono davvero fare quel che minacciano?”
“Secondo la legge, sì.” La luogotenente si avvicinò, estraendo una nuova copia della pergamena. “In accordo con il comma 35 bis del decreto legge 89 della costituzione da voi concessa per il Centenario dall’Instaurazione del Regime Oscuro…”
“Concessa?” Sbottò l’altro. “Ho dovuto firmare sotto la minaccia di quindici contenziosi pronti a essere portati in tribunale da quei figli di…”
“…Il Signore Oscuro ha il dovere di assicurare un’adeguata discendenza allo scopo di evitare ulteriori contese e/o spargimenti di sangue e/o guerre di successione, e questo entro il compimento del cento e cinquantesimo anno di età.” Unah alzò gli occhi sul suo re. “Il che significa una consorte legale e un figlio. Considerando i tempi di gestazione medi, avete meno di tre mesi per sposarvi e mettere in cantiere un erede.”
“Potrei mandare i Draghi.”
“Gli Avvocati hanno fortificato la Cittadella. Inoltre, sarebbe una violazione della vostra stessa costituzione: la Lega degli Eroi potrebbe contestare la validità del vostro regno.”
“Un’azione indipendente degli Orchi.”
“Tutti sanno che sono alle vostre dirette dipendenze. Oltre a questo, per assoldare mercenari e assassini è necessario redigere il contratto di assunzione alla presenza di un membro dell’Ordine degli Avvocati.”
Il Signore Oscuro si lasciò cadere sulle macerie del trono. “Non potrò partecipare alla campagna militare estiva. Per gli dèi inferi, non potrò mai più partecipare a campagne militari estive.” Guardò sconsolato fuori dalla finestra: sotto di lui le torri delle nere roccaforti della Cittadella si estendevano per varie miglia, apparentemente costruite sulle nuvole (in realtà si reggevano su solide fondamenta d’ossidiana, ma l’Oscuro trovava che questo le svuotasse del loro fascino).
“Dovrete far partecipe la futura sovrana di ogni vostra attività.”
“Niente più campagne estive. Niente più tornei di pesca al Folletto. Niente più Festival della Tortura.” Di frase in frase l’aura cupa attorno al Signore Oscuro aumentava. “Una moglie cambierà tutto. E se volesse,” inorridì al pensiero, “decorare le finestre con tende all’uncinetto?”
A quel punto Unah decise di intervenire. “Vostra maestà dimentica che la futura sovrana potrebbe condividere le vostre passioni.”
L’Oscuro roteò le pupille color sangue. “Le figlie dell’Ordine degli Avvocati passano il tempo a contestare i conti delle sarte. Le ultime principesse sopravvissute trascorrono i pomeriggi a bere tè e ricordare i tempi passati. Trovo difficile credere che tra loro si nasconda qualche femmina interessante.”
“Dimenticate le altre specie: le umane non sono l’unica scelta possibile.”
“Non sposerò un’Orchessa.” Fu la risposta lapidaria dell’Oscuro Signore. “Né una Troll: preferisco l’eremitaggio.”
Unah sospirò di nuovo. “Potreste cercare tra i Nani e gli Elfi, mio signore. Tra gli Ifrit e le Banshee, oppure tra le Sacerdotesse Draconiche.”
“Tu sei una femmina.” La mente del sovrano aveva seguito un percorso diverso da quello della sua luogotenente: l’Oscuro osservò attentamente le tre paia di occhi e le otto paia di braccia di Unah, nonché l’accenno di zanne sul lato superiore della bocca. “E partecipi a tutte le campagne estive. Non è che…”
“La legge non specifica la razza, purché la consorte sia di sangue reale. Se ricordate, vostra maestà, la stirpe reale Aracnide venne divorata dal popolo prima che voi nasceste, abolendo di fatto la monarchia.”
“Allora non c’è scelta: dovrò distruggere l’Ordine degli Avvocati.”
“Vi prego di considerare gli effetti delle vostre azioni, mio signore.”
Con un singulto, l’Oscuro cedette: a volte il coraggio si manifesta tramite la rassegnazione.
“Una sposa entro tre mesi. D’accordo: ma voglio che tu ti occupi delle selezioni!” Sbraitò il sovrano di tutte le terre emerse e non.
“Come…”
“Non permetterò a un gregge di femmine scialbe di penetrare nel mio palazzo per tentare la sorte. Organizza dei colloqui motivazionali, una gara di bellezza, o quel che credi. Oltretutto, l’Ordine vorrà di certo mettere il naso nella scelta delle candidate: sono certo che abbiano già creato una legge in proposito.” L’Oscuro Signore decise che l’argomento era chiuso e si avviò verso le prigioni, per rilassarsi assistendo alle torture dei prigionieri più riottosi.
“Sì, mio sire.” Unah si accorse di aver sospirato di nuovo: quel problema si stava già rivelando difficile da risolvere, ma almeno ora vedeva una luce in fondo al tunnel.
La speranza si manifesta in molti modi.
 
 
A volte, nonostante il supporto morale dei suoi bellissimi figli, la speranza vacilla di fronte a certi spettacoli.
“Che cos’è?” Il Signore Oscuro sedeva sul suo trono ignifugo portatile, e guardava le lingue di fuoco e gas che costituivano il corpo di Lady Igraine di Feu-Savage con aria cupa.
“E’ la figlia del capo degli Ifrit delle regioni meridionali, mio sire.” Lo ragguagliò Unah, come sempre in piedi al suo fianco. Il Signore Oscuro notò che le sue squame erano molto più rosee del solito: non c’era di che meravigliarsi.
In appena due settimane era riuscita a diramare inviti, accordarsi con l’Ordine degli Avvocati per scegliere una rosa di candidate accettabili per loro e per Sua Oscurità, nonché organizzare il tutto sotto forma di spettacolo pubblico, una sorta di Festa della Cacciagione con birra a fiumi e dove l’elezione della Miss locale era stata sostituita dalla sfilata per scegliere la futura regina. Il tutto aveva luogo nella landa alle pendici del monte dove sorgeva il castello dell’Oscuro: un luogo molto suggestivo, con spuntoni di roccia lavica che emergevano dal terreno e si innalzavano per una trentina di metri verso il cielo coperto di nuvole di polvere provenienti dal vicino vulcano, simili in tutto e per tutto a delle lunghe zanne pronte a divorare i villici in festa. Unah aveva dovuto fare gli straordinari per ottenere tutti i permessi per poter organizzare la Selezione della Regina, come l’avevano chiamata, in quel posto dove nulla era a norma.
Nessuna meraviglia che presentasse segni di stanchezza.
“Vostra Nerezza, sono assolutamente estasiata dalla possibilità di conoscervi di persona.” Lady Igraine ondeggiò le sue spirali di fuoco con affettazione.
“Veniamo al dunque: che cosa vi fa credere di essere adeguata al ruolo di regina?”
“I miei antenati…” L’Ifrit iniziò a elencare la propria genealogia. Dopo dieci minuti non aveva ancora terminato. “…E il padre di mio padre di mio padre…”
A quel punto il Signore Oscuro stava per assopirsi sul trono, mentre la folla aveva ripreso a interessarsi alle proprie faccende. Uno dei contadini, impegnato in un’accesa discussione a proposito di una cameriera, lanciò un boccale di birra verso un rivale. Il proiettile mancò il bersaglio, ma andò a colpire Lady Igraine: a contatto con la birra il corpo della Ifrit emanò una fiammata maleodorante che centrò in pieno il trono del Signore Oscuro.
“Basta così. Avanti un’altra!” Ordinò quest’ultimo, risvegliatosi proprio in tempo per essere colpito dagli effluvi di Lady Igraine. Unah, rifugiatasi temporaneamente dietro il trono, tornò al proprio posto, non prima di aver calciato giù dai gradini i corpi carbonizzati di quelle guardie che non avevano avuto la sua stessa accortezza.
“Mio Signore,” sussurrò all’orecchio dell’Oscuro, “questa è la decima candidata che scartate: di questo passo avremo finito tutte le scelte possibili.”
“L’Ordine non poteva davvero ritenere candidate idonee una Folletta alta quanto la mia mano, una Goblin centenaria e una Dama Draconica chiaramente non interessata a procreare con un maschio.”
“Erano tutte di stirpe reale, Vostra Maestà. Oltretutto, Lady Hanna non dimostrava davvero la sua età.”
“Non aveva più denti e sbavava a ogni frase.” Il Signore Oscuro rabbrividì. “Quante candidate rimangono?”
“Solamente tre.”
Sospirando, il sommo sovrano di ogni cosa buia fece un cenno, e una Banshee alta e allampanata comparve davanti al trono.
“Vostra Turpitudine.” Gemette. “Sono angosciata di trovarmi alla Vostra presenza, pensieri di morte incombono su di me.”
“E’ un’usanza Banshee,” si affrettò a spiegare Unah, “nella loro cultura l’angoscia e il terrore sono segno di rispetto.”
“Interessante.” Annuì l’Oscuro, che si dilettava di etnografia e antropologia (per lo più in relazione a cannibalismo, necrofilia e coprofagia). “Come vi chiamate?”
La Banshee alzò la testa sottile. “Sono Lady Rhiannon di Sheloria, o Abominevole. La mia famiglia regna sulle paludi da più di cinquecento anni.”
“Appartiene a una delle famiglie di antica nobiltà che abbiamo annesso all’Impero lo scorso anno.” Ricordò Unah.
Il Signore Oscuro squadrò Lady Rhiannon: di figura era accettabile, anche se un po’ troppo magra per i suoi gusti, e anche il viso non gli dispiaceva. Restava da capire il suo carattere.
“Ditemi, Lady Rhiannon: che opinione avete, ehm, sulla caccia al Folletto?”
A quel punto la Banshee fece qualcosa di totalmente inaspettato: scoppiò a piangere. E non un pianto sommesso, bensì una serie di singulti e strida degni di una disputa al mercato per della verdura fresca.
“E’ anche questa un’usanza del suo popolo?” Urlò l’Oscuro tenendosi le mani sulle orecchie.
“In questo modo manifesta la sua gioia per essere risultata degna della vostra attenzione, sire!”
“Non ho intenzione di sopportare tutto questo un minuto di più: avanti un’altra!”
Lady Rhiannon, disperata per aver perso l’occasione della vita, si rasserenò e se ne andò canticchiando.
“Chi abbiamo adesso? Una Strega cariata? Una Dragonessa pudica?” Il Signore Oscuro considerò per un momento l’idea di abdicare e tornare a vessare i piccoli vassalli del suo paese natio.
La candidata successiva, tuttavia, non sembrava avere nulla fuori posto.
“Mio Signore, sono Lady Elizabeth, figlia del Decano dell’Ordine degli Avvocati.” Un’umana, priva di merletti e orli all’uncinetto: indossava una semplice tunica nera da Avvocato, sotto la quale si intravedeva un corsetto, anch’esso nero.
“L’Ordine si attribuisce uno status equivalente a quello della nobiltà.” Spiegò Unah.
“Esattamente.” Lady Elizabeth sorrise all’Aracnide. “Pertanto la mia candidatura è perfettamente legale. Non starò a elencarvi i motivi per i quali un’unione con me sarebbe ideale, Vostra Maestà: sono certa che li conoscete anche voi. Posso assicurarvi che non ho mai toccato un ago da cucito, e che la mia più grande passione è la caccia grossa al Rinocorno, come potrà testimoniare mio padre.”
Il Signore Oscuro valutò attentamente la donna di fronte a lui. Poteva essere un’ottima regina: sarebbe stato utile avere al suo fianco qualcuno che potesse fare da tramite con l’Ordine. Unah avrebbe finalmente potuto prendersi delle ferie invece di passare il tempo libero a dirimere complicate questioni legali.
“Che ne pensi, Unah?” Si ritrovò a chiederle: non poteva certo scegliere una moglie senza l’approvazione del suo fidato braccio destro.
“Sembra essere la scelta ideale.” Ammise quest’ultima. “Anche se non sono del tutto sicura che una regina appartenente all’Ordine…”
“Temi un tradimento? Veleno nella zuppa? Negromanzia sotto il letto nuziale?”
“Piuttosto una bolla per interdirvi dal governare.”
Il Signore Oscuro chiuse gli occhi. “Se l’Ordine ci ha mandato lei, è chiaro che si aspetta che diventi regina.”
“In effetti, mio Signore, attorno a noi ci sono parecchi striscioni con frasi in proposito.” Gli fece notare le lunghe strisce di stoffa appese alle zanne di roccia che li circondavano.
“Non ho mai avuto una reale scelta, dunque.” Lady Elizabeth aspettava con un sorriso trionfante. “E se non fosse quello che sembra? Se mi ritrovassi una sferruzzante bambolina umana come consorte?”
Unah avrebbe voluto avere una soluzione, ma non riusciva proprio a pensare a nulla di utile. “Potrebbe non essere così male: se rimanesse a lavorare a maglia nella sua stanza non avrebbe tempo di escogitare nessun piano.”
“Non c’è soluzione allora. Bene, almeno sembra sapere che il Rinocorno non è un tipo di porcellana.” Rassegnato, l’Oscuro fece per alzarsi. “Diamo una fine dignitosa a questo spettacolo: sono pronti i soldati con gli olifanti?”
“Mio Signore, sarebbe scortese non esaminare anche l’ultima candidata.”
“L’etichetta sarà la rovina del mio regno. Molto bene, avanti anche la prossima allora.” Il Signore Oscuro si lasciò ricadere sul trono.
Quel che seguì lasciò Unah di stucco: l’ultima candidata era completamente vestita di bianco, aveva un faccino dolce come il pan di miele e, chiaramente, era l’ultima persona al mondo a poter essere una moglie adeguata per il Signore Oscuro. Eppure quest’ultimo saltò in piedi, sgranando gli occhi.
“Chi siete?” Domandò, per una volta senza aspettare l’intervento di Unah.
La ragazza fece un inchino. “Sono Wanda di Locksley, la figlia dell’antico Re della Foresta.”
Un mormorio si diffuse tra la folla, ora totalmente concentrata sullo spettacolo. “Non è possibile!” Sentenziò una comare. “La stirpe di Locksley si è estinta almeno vent’anni fa.”
“Mio padre mi affidò a una guaritrice per proteggermi, dato che il suo regno stava per cadere.”
“Che prove hai per sostenere la tua identità, ragazza?” Il capo dell’Ordine degli avvocati, nonché padre di Lady Elizabeth, era pronto a dare battaglia.
Tuttavia Lady Wanda lo guardò con serenità. “Se le mie parole, la testimonianza della donna che mi ha allevato e la mia onestà non vi bastano, Onorevole Avvocato, ecco i miei documenti di identità.” E porse al primo un plico di carte. “E’ tutto in regola, compresa la clausola dell’impronta digitale: mio padre era un uomo molto scrupoloso, mi raccontava la mia madre adottiva.”
Unah non sapeva se gongolare al vedere la progressiva disperazione sul viso del capo dell’Ordine o se sbalordirsi per il comportamento del suo re, il quale stava fissando da dieci minuti Wanda con l’aria sognante di un adolescente al primo amore.
“Sono stata allevata nel rispetto di tutte le forme di vita, credo nella Luce e nella gioia universale e nel fare del bene al prossimo.”
“Allora, in nome del cielo, che ci fate qui?” Urlò il capo dell’Ordine. “Non sapete che è il Signore Oscuro quello che volete sposare?”
“Lo so benissimo.” Rispose Wanda senza scomporsi. “E proprio per questo credo di essere la persona più adatta: la Luce non può esistere senza l’Ombra, così il Signore Oscuro non può che aver bisogno di me, una Figlia della Luce.”
Il Signore Oscuro era completamente conquistato. “Il ragionamento non fa una piega.” Esclamò, scendendo dal trono e avvicinandosi a Wanda. “E’ deciso, sarai mia moglie.” La guardò adorante. “Avvocato, prepara il contratto di matrimonio, e voi, villici, festeggiate!”
Una delle guardie rimaste in vita si accostò a Unah: “Comandante: che cosa facciamo?”
“Nulla, a parte prepararci al peggio.” Replicò questa, visualizzando un castello ricoperto di centrini immacolati e rose bianche.
Anche la speranza a volte deve abbandonare il campo, per quanto i suoi figli la sostengano.
Ma non quella volta, decise uno di loro: fu lo sdegno infatti a muovere la mano di Lady Elizabeth: la donna, vedendosi sfuggire la corona tanto agognata, puntò i piedi e gonfiò le guance. “Paaapaaà!” Strillò, rossa come un papavero in estate. “Fai qualcosa, e subito!” E intanto afferrò la prima cosa che le capitò sotto mano, ovvero il braciere fiammeggiante sopra il quale alcuni paesani stavano arrostendo le loro cibarie, e lo scagliò con violenza contro la futura regina senza che nessuno potesse far nulla per fermarla.
Unah si preparò alla battaglia. Il capo dell’Ordine si preparò a morire. Il Signore Oscuro si preparò alla guerra.
Tuttavia i carboni incandescenti, non appena vennero a contatto con la veste immacolata di Wanda, svanirono sfrigolando in una nuvola di vapore.
Tutti fissarono la ragazza.
“Sei salva!” Il Signore Oscuro era così felice da dimenticare di giustiziare Lady Elizabeth seduta stante.
“E’ una messaggera degli dèi!” Urlò un villico in vena di spiritualità.
Unah invece era di tutt’altro avviso. “Da quando le Figlie della Luce fanno evaporare il fuoco?” Rapido come una freccia un sospetto le attraversò la mente. “Mio Signore, scostatevi!” Gridò, gettandosi in mezzo prima che l’Oscuro abbracciasse la futura sposa. La donna e l’aracnide crollarono a terra, in un bailamme di braccia e di gambe.
“Unah! Dovresti davvero prenderti una vacanza!” Sbuffò il Signore Oscuro, esasperato da tanta confusione. La sua irritazione svanì non appena si accorse che alcune delle braccia iniziavano a tremare e liquefarsi.
“Non è possibile!”
Il viso di Wanda divenne pallidissimo. “Odio i ragni.” Ringhiò, sciogliendosi completamente per poi riformarsi a pochi metri dall’Oscuro, ancora basito.
“Tu sei un’ondina!”
“E tu non sei molto intelligente, per essere un Signore Oscuro.” Wanda mutò nella sua forma liquida e si gettò contro di lui. “Ti spegnerò e vendicherò la mia famiglia!” Sputacchiò.
Non c’era nessuno che potesse fermarla e il Signore Oscuro, i cui poteri si basavano sul dominio del fuoco, sapeva di trovarsi di fronte a un avversario impossibile da battere. Dunque la morte era quella: non uno scontro epico tra Luce e Ombra, ma una lenta dipartita per assorbimento d’acqua. Chiudendo gli occhi si preparò a lasciare il suo Impero.
Fu a quel punto che il Coraggio decise di dare una mano al fratello.
“Non oggi!” Una voce familiare spinse l’Oscuro ad aprire una palpebra. La fedele Unah non era ancora fuori gioco, e si stava dirigendo verso di lui reggendo tra le mani un grosso secchio e a cavallo… Di una mucca?
Il ruminante, pungolato dagli speroni della comandante, spiccò un balzo e atterrò proprio davanti al sovrano.
“Porta i miei saluti alla tua famiglia.” E con rapidità Unah svuotò il liquido contenuto nel secchio sulla sagoma acquosa di Wanda, che immediatamente piovve a terra urlando di dolore, sparendo dopo poco.
“Alcool etilico.” Spiegò Unah educatamente. “E’ una sostanza igroscopica, cioè è in grado di assorbire l’acqua. Ne abbiamo sempre un paio di taniche sugli olifanti come disinfettante.”
Un boato di applausi fu il commento entusiasta della popolazione.
“Bene, ottimo.” Il Signore Oscuro si rassettò il mantello, lievemente umido. “Direi che questa farsa della selezione è durata fin troppo.”
“Vi ricordo che il comma 35…” Iniziò il capo dell’Ordine, ricomparso non appena il pericolo era svanito.
“…Del decreto legge 89, sì, Lord Turner, conosco la Costituzione che voi mi avete fatto firmare. Ma non ci sono più candidate idonee alla posizione.”
“Mia figlia…”
“Vostra figlia mi ha scagliato addosso un braciere incandescente.”
Lady Elizabeth intervenne, giocando ogni sua carta. “Stavo solo cercando di impedire che quell’ondina…”
“Siete rimasta con lei per tutta la durata della selezione: non verrete a dirmi che vi siete accorta solo in quel momento della sua vera natura.”
“Avevo già dei sospetti!” Replicò Elizabeth trionfante.
“E allora perché non avete parlato subito?” Chiese seraficamente l’Oscuro. “Devo forse credere che abbiate voluto deliberatamente gettarmi tra le braccia di quell’ondina sperando nella mia prematura morte?” Lady Elizabeth ammutolì e guardò suo padre. “Magari con l’approvazione di Lord Turner?” Quest’ultimo impallidì.
“Vostra Oscurità, non è possibile che mia figlia conoscesse la natura di quell’essere prima di noi tutti. Tutti sanno che è impossibile riconoscere un’ondina nella sua forma umana.”
“Appunto. Allora perché gettare un braciere su una sconosciuta? E’ ovvio che si attentava alla mia persona, non credi anche tu Unah?”
Quest’ultima sogghignò. “Sono d’accordo, sire. E in base al comma 123 del decreto legge 1 della Costituzione, se un membro o un familiare dell’Ordine degli Avvocati saranno trovati colpevoli di alto tradimento, tutto l’Ordine dovrà essere smantellato e…”
“No!” Esplose Lord Turner. “Mia figlia è pazza, non sapeva quello che faceva: in base al comma 124 non le si può imputare nulla!”
“Se è pazza come dite, non è idonea a partecipare alla selezione.” Concluse soddisfatto l’Oscuro. “Come dicevo, in mancanza di candidate adeguate, il comma 35 decade per impossibilità di fondo.” Si sfregò le mani. “Dunque non ho più l’obbligo di sposarmi, almeno non entro due mesi e di certo non con discendenti di sangue reale. La campagna estiva è salva!” Tuonò, tra l’esultanza generale (un po’ meno per quel che concerneva i Folletti presenti).
“E ora, torniamo a palazzo: Unah, questa pagliacciata ci ha tenuti occupati per troppo tempo. Dobbiamo definire la questione dei confini meridionali, e- per l’amor degli dèi qualcuno può assicurarsi che quegli olifanti rimangano legati?- abbiamo un’intera campagna da organizzare.”
“Non vi deluderò, mio Signore.” Promise Unah, rilassata come non accadeva dall’ultima carneficina primaverile. L’estate era alle porte e si prospettava un lungo periodo di stragi e devastazioni.
Quando lavora assieme ai suoi figli, dopotutto, la Speranza è davvero invincibile.
  
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