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Autore: Piperilla    01/06/2015    1 recensioni
Mai fermarsi alla superficie delle cose.
Questa è una verità più importante di quanto si possa credere: sotto l'aspetto ordinario, infatti, molte persone nascondono capacità fuori dal comune: quella che permette loro di governare i quattro Elementi fondamentali.
In un luogo sperduto vengono riunite queste persone speciali: separati contro la loro volontà da parenti e amici, segregati in quella che è più una prigione che una scuola, viene insegnato loro tutto sul loro potere e su come padroneggiarlo: gli anni si susseguono in una serie infinita di lezioni e addestramenti fino a quando, nelle mente dei prigionieri, non rimane più nulla delle loro vite precedenti. Fino a quando non diventano strumenti nella scalata al potere bramata dai quattro Maestri che dirigono quel luogo.
Ma proprio come la lava ardente, la ribellione si agita appena sotto la superficie.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga degli Elementi'
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«Ma che piacere rivederti!».
   Mentre Claudio e Gregory si salutavano calorosamente, Sofia si voltò verso Cornelia.
   «Vi conoscete?» chiese allibita.
   La donna fece un rigido cenno di assenso. Teneva le labbra strette in una linea dura e, contrariamente al fratello, non sembrava affatto contenta di quell’incontro.
   Quando Gregory si accorse della sua presenza avanzò verso di lei con un bel sorriso.
   «Cornelia, ci sei anche tu!» disse con gioia. Lei non ricambiò il saluto.
   «Cornelia ma... cosa c’è che non va?» le chiese Claudio, stupito dal suo comportamento freddo. Cornelia era sempre andata molto d’accordo con Gregory.
   «Davvero non l’hai ancora capito?» rispose la donna con rabbia. Lui scosse la testa mentre Gregory, Sofia e gli altri li fissavano, sulle spine.
   «È lui il Maestro di cui ci ha parlato Sofia. Quello con cui ha litigato perché aveva parlato con Giovanni e stava pensando di aiutarlo!» esplose Cornelia.
   «Che cosa hai fatto?» ruggì Blaze. Fece per attaccare Gregory ma Sofia e Laurence lo fermarono.
   «Lascia stare» lo blandì la prima. «Se desidera andarsene può farlo, lo sa già. Ma se va via, se va via per schierarsi contro di noi con i Portatori del Centro, allora riceverà lo stesso trattamento che riserveremo a loro».
   «È una dichiarazione di guerra, Sofia?» le chiese Gregory, calmo.
   «No. Ti sto semplicemente dicendo come stanno le cose, Gregory. Devi decidere da che parte stare» ribatté lei con determinazione.
   Claudio lì guardò entrambi, a disagio. La sua figlioccia parve comprendere il dilemma che lo attanagliava.
   «Sta’ tranquillo Claudio, non devi scegliere tra comportarti da padrino amorevole o da amico leale. Puoi fare entrambe le cose» gli disse con dolcezza.
   «Padrino? Ho sentito bene?» bisbigliò Costa a Friedrich.
   «Sì Costa, hai sentito benissimo» esclamò Sofia, che aveva distinto ciò che l’uomo aveva detto, anche se in un sussurro. «Sono felice di presentarvi Claudio, il mio padrino, e sua sorella Cornelia, la mia adorata zia» spiegò con un gran sorriso. «A proposito, ora potete rilasciare le Aure» sussurrò ai due.
  Non appena lasciarono nuovamente espandere le proprie Aure, Emma saltò su come colpita da una scarica elettrica.
   «Sono proprio loro! Sono i due Portatori che prima l’hanno aggredita!» disse eccitata.
   «E tu come sai che mi hanno attaccata?» le domandò Sofia sorpresa.
   «Oh, li ho percepiti... in realtà avevo percepito anche te, specialmente mentre lottavate» disse con noncuranza la ragazzina.
   Gli occhi di Sofia si dilatarono.
   «Emma, ti rendi conto di quello che stai dicendo? Nessuno riesce a percepire le Aure che si trovano all’esterno della Valle!» esclamò sconcertata.
   «Davvero? E perché no?» domandò Emma, stupita a sua volta.
   «Be’, perché le protezioni che abbiamo imposto intorno alla Valle funzionano anche da scudo per le Aure! Impediscono a chi è all’esterno di percepirci, ma per contro impediscono anche a noi di percepire i Portatori che sono oltre i confini!» le spiegò.
   Si voltò verso gli altri Maestri.
   «Voi lo sapevate?» chiese, indicando Emma.
   «Ce l’ha detto poco fa» disse Laurence. «Neanche noi potevamo crederci».
   «Un’Aura Sensibile, eh?» esclamò Claudio avvicinandosi alla ragazzina e osservandola attentamente. «Mi ricorda un po’ te» disse a Sofia. «Anche tu eri incredibilmente dotata, per la tua età. Solo, non avevi ancora scoperto di essere una Portatrice, l’ultima volta che ci siamo visti».
   «Direi molto più dotata di quanto fossi io alla sua età, se è riuscita a percepire le nostre Aure mentre eravamo al di fuori della Valle, e anche piuttosto lontani» notò la sua figlioccia.
   Gregory si avvicinò a Sofia. Blaze emise un ringhio sordo e, in generale, tutti i Maestri – insieme a Cornelia – si misero sulla difensiva. La ragazza li riprese con un cenno del capo, mentre Laurence e Claudio cercavano di restare neutrali.
   «Visto il talento di Emma nel percepire le Aure, magari potrebbe aiutarci a capire chi si avvicina ai confini» bisbigliò Gregory.
   «Non mi va di esporla così tanto» replicò Sofia con sguardo duro.
   «Non dire sciocchezze. Il suo potere si è rivelato solo qui, nessuno può riconoscere la sua Aura per il semplice fatto che, al di fuori della Valle, nessuno l’ha mai percepita» disse Gregory irritato.
   «Allora va bene, ci faremo aiutare da lei. Ma se quella persona la percepisse a sua volta, capirebbe che teniamo d’occhio i confini... e potrebbe prendersela con Emma» fu la risposta.
   L’uomo tirò un sospiro di sollievo. Aveva temuto che la loro recentissima lite avrebbe influito sul loro lavoro in comune.
   «Emma, andiamo. Dobbiamo recuperare tutte le ore in cui non ci siamo allenati... faremo una breve pausa per la cena, più tardi» disse Gregory avviandosi verso il prato su cui era solito addestrare la ragazzina.
   «No».
   Quel semplice monosillabo lasciò tutti di stucco. Gregory si voltò verso Emma.
   «Cosa hai detto?».
   «Ho detto di no» ripeté la ragazzina senza alcun timore.
   L’uomo le si avvicinò con fare lievemente minaccioso, ma Emma non si scompose.
   «E perché avresti detto di no?» le domandò con voce fin troppo calma.
   «Hai parlato con Giovanni».
   «E allora?». Gregory sembrava spazientito.
   «Io sono rimasta al Centro per meno di quarantotto ore, ma Giovanni l’ho visto. È stato lui a cercare di tirar fuori il mio potere, e se c’è una cosa che non posso dimenticare è quanto sia crudele e insensibile. E se tu vuoi aiutarlo a trovarci e a riportarci indietro, dopo tutto quello che Sofia, e Blaze, e Laurence e André hanno fatto per portarci via, allora non voglio più avere nulla a che fare con te. Potrà addestrarmi benissimo qualcun altro» disse la ragazzina, voltandosi istintivamente verso Cornelia che nei riguardi Gregory provava, in quel momento, il suo stesso disgusto.
   La donna protese subito una mano verso la ragazzina, sorridendo.
   «Sarei onorata di poter insegnare qualcosa a una ragazza tanto dotata e di buonsenso».
   La piccola coalizione che si era appena formata contro di lui lasciò Gregory senza parole.
   «È la mia allieva! Non può trattarmi così. Fa’ qualcosa!» proruppe rivolto a Sofia, che scrollò le spalle.
   «Io posso convincerla a continuare con te il suo addestramento, ma non posso fare in modo che torni a rispettarti, Gregory. Credi di poter insegnare a qualcuno che non nutre la minima stima nei tuoi confronti?».
   «Non m’interessa se mi rispetta o no. È una mia allieva, e voglio essere io a portare avanti il suo addestramento!» esplose l’uomo.
   Sofia si rivolse a Emma.
   «Emma, neanche io sono contenta di quello che Gregory ha fatto, ma come Portatrice e sua ex allieva sarei un’ipocrita e una bugiarda se dicessi che la tua è una decisione saggia. Al di là dei suoi errori e delle sue scelte, Gregory resta comunque uno dei Portatori più dotati che io abbia mai visto, se non il più dotato. La decisione è solo tua, ma personalmente ti consiglio di continuare il tuo addestramento con lui. Ovviamente, se lo desideri, niente ti impedisce di riservare parte del tuo tempo per poi utilizzarlo per esercitarti con altri Maestri».
   La ragazzina ci pensò su per qualche istante, poi si avviò verso il prato che si trovava di fronte all’Ala Est.
   «Allora, ti muovi? Se dobbiamo recuperare il tempo perso, è meglio iniziare subito!» gridò al suo insegnante senza neanche voltarsi.
   Gregory guardò gli altri, sconcertato dal comportamento autoritario di Emma.
   «Be’, non era quello che volevi, Gregory? Ora va’» gli disse Sofia con un ghigno.
   L’uomo si affrettò dietro la ragazzina e Blaze guardò l’orologio.
   «Andiamo a recuperare gli altri» disse agli altri Maestri, che annuirono e si sparpagliarono.
   Laurence rimase indietro.
   «Cornelia, Claudio... se volete venire con me, potrete decidere in quali stanze sistemarvi e riposare un po’ prima di cena».
   I due annuirono entusiasti e lo seguirono, dopo aver rivolto un sorriso ad Sofia.
   Lei guardò i tre allontanarsi e poi si lanciò all’inseguimento di André. Lo trovò poco lontano e lo bloccò.
   «André...» esordì un po’ incerta.
   «Sofi dimmi. Cosa c’è?».
   «C’è una cosa che volevo chiederti da alcuni giorni... ho notato che tu ed Elizabeth vi siete allontanati» disse, sempre incerta.
   Il ragazzo scrollò le spalle.
   «Io e Liz abbiamo litigato, il giorno del Solstizio. Mi rimprovera di non occuparmi esclusivamente di lei e crede sia stato io, a dire a Gregory di non addestrarla» disse mesto.
   Sofia lo prese sottobraccio, ricominciando a camminare.
   «Magari era solo arrabbiata... con tutto quello che abbiamo dovuto organizzare negli ultimi tempi l’avrai un po’ trascurata, e lei non può saperne il motivo» disse, cercando di rincuorarlo.
   Lui scrollò di nuovo le spalle. Dal giorno del Solstizio Elizabeth l’aveva evitato e gli aveva rivolto la parola solo se costretta. Ogni volta che lo ignorava, André sentiva il proprio cuore stringersi.
   «Senti André, so che non sono affari miei, però è evidente che questa situazione ti fa stare male. Forse faresti meglio a parlarle e a chiederle scusa...» riprese Sofia. Lui la interruppe.
   «Ah, dovrei anche chiederle scusa?» esclamò incredulo.
   «Se ci tieni a lei, sì. Tra voi ci sono state solo alcune sciocche incomprensioni, e in questo caso farsi dominare dall’orgoglio non serve a niente. Fate pace e torna a sorridere» concluse la ragazza, stringendogli delicatamente il braccio.
   André ricambiò la stretta.
   «Forse hai ragione... vado a cercarla subito, scusami» disse, baciandola sulla guancia e allontanandosi spedito.

*

Come aveva previsto, la ragazza si trovava a uno dei laghi più lontani.
   «Liz!» chiamò con voce sonora. Lei si voltò.
   «Ah, sei tu» disse con indifferenza, tornando a dargli le spalle e sollevando un’onda nel lago.
   André le si avvicinò.
   «Liz andiamo, smettila di fare così... non mi piace questa situazione, lo sai quanto tengo a te...» disse, cingendole la vita. Elizabeth si scostò.
   «No, non lo so» esclamò, sempre senza degnarlo di uno sguardo. «Cosa sei venuto a fare qui? Mi sto allenando, lasciami in pace».
   «Senti Elizabeth, tu hai un brutto carattere, ma a me piaci così» replicò André, afferrandola di nuovo e abbracciandola. «Quindi smetti di tenermi il broncio».
   La ragazza non rispose. Continuò a evocare onde che si rincorrevano sulla superficie liscia del lago, facendole accavallare e inabissarsi per poi riformarsi.
   «So che ti ho trascurata, nelle ultime settimane» riprese André «e ti prometto che non succederà più. E poi potremmo trovare un po’ di tempo per allenarci insieme» la tentò.
   Finalmente Elizabeth si voltò a guardarlo.
   «Parli sul serio?» chiese dubbiosa. Il ragazzo annuì con aria solenne, e finalmente lei lo abbracciò.
   André la baciò dolcemente. Le era mancato averla vicina e poterla stringere; era mancato a lui e all’Acqua che aveva dentro e che in parte si risvegliava, quando aveva Elizabeth accanto. In qualche modo, in qualche parte dentro di lui iniziava a capire – seppur vagamente – cosa provava Giovanni quando Sofia gli era accanto, e perché aveva cercato così disperatamente di tenerla sempre legata a sé.
   «Si sta facendo tardi. Non dovremmo tornare dagli altri?» domandò Elizabeth.
   «C’è ancora tempo» bisbigliò lui, trascinandola sull’erba accanto a sé.

*

«Ma André dov’è finito?» disse Gloria guardandosi attorno.
   Ormai erano tutti riuniti nella mensa. Come ogni sera, le chiacchiere e il tintinnio delle posate erano inframmezzati dagli esperimenti – più o meno riusciti – degli allievi.
   Sofia bloccò Marcos un istante prima che evocasse un getto di Fuoco con cui far evaporare l’acqua dal suo bicchiere.
   «Non pensarci neanche» gli intimò con aria truce. Il ragazzo si fermò di fronte allo sguardo della sua insegnante.
   Dopo aver osservato la scena divertito, Blaze rispose a Gloria. «Non ne ho idea. Sofi, tu sai dov’è finito André?» chiese quando Sofia tornò a sedersi.
   Lei annuì. «Eccolo lì» disse, facendo un cenno con la testa verso la porta della sala.
   Infatti André stava entrando proprio in quel momento, tenendo per mano Elizabeth. Blaze ridacchiò e gli rivolse un vistoso cenno di trionfo, facendolo diventare scarlatto. Sofia diede un piccolo schiaffo dietro la nuca dell’americano.
   «E finiscila Blaze! Non lo mettere in imbarazzo» lo rimbrottò prima di fare l’occhiolino ad André, che le rivolse un gran sorriso.
   I due continuarono ad azzuffarsi mentre Elizabeth raggiungeva il posto che di solito occupava insieme a Emma e André si sedeva tra Laurence e Sofia.
   Appena tornò la calma, il francese schioccò un bacio sulla guancia della sua amica.
   «Non mi sembra un mossa saggia... Liz potrebbe ingelosirsi!» disse lei con un risolino.
   «Oh, sa bene che io e te siamo solo ottimi amici» rispose il ragazzo, tranquillo.
   «Meglio così. Ehi, guardate un po’ chi c’è» sussurrò Sofia, dando una gomitata a Blaze e facendo cenno agli altri.
   Emma e Gregory, interrotto l’allenamento, si erano uniti agli altri per la cena. La ragazzina entrò con aria imperturbabile e andò a sedersi insieme a Elizabeth, Ailie e Fernando; Gregory, invece, si trascinò nella sala con aria torva e occupò il suo solito posto insieme agli altri otto Maestri e, ora, Claudio e Cornelia. Sofia scoppiò a ridere.
   «Se quando l’ho vista per la prima volta mi avessero detto che Emma sarebbe diventata tanto forte e decisa in così poco tempo, non ci avrei mai creduto!» disse soddisfatta.
   Gregory le rivolse uno sguardo burrascoso.
   «Quella ragazzina non mi rispetta» bofonchiò.
   «Io ti avevo avvertito» gli ricordò Sofia sardonica. «Hai detto che non ti interessa avere il suo rispetto, quindi ora è un problema solo tuo».
   Di malumore, l’uomo infilzò una patata arrosto e se la portò alla bocca, mentre i Maestri intorno a lui lo osservavano con sospetto e astio. Alla fine, Gregory esplose.
   «Volete continuare a fissarmi ancora a lungo?» sbottò, prima di rivolgersi a Sofia. «Di’ loro qualcosa!».
   «Hai deciso da che parte stare? Se vuoi restare o andartene?» gli chiese invece lei.
   «No, ancora no» rispose l’uomo, spiazzato.
   «Allora non posso aiutarti. Così come non posso costringere Emma a rispettarti, non ho il potere di far sì che loro si fidino ancora di te» disse Sofia con indifferenza.
   Alla risposta della ragazza, Gregory lanciò la forchetta sul tavolo e se ne andò.
   «Non ti pare di essere stata un po’ troppo dura?» disse Claudio. Lei lo fissò con espressione neutra.
   «Direi proprio di no. Anche se è un tuo amico ha tradito la fiducia di tutti qui, la mia per prima. Finché non deciderà da che parte stare, non posso dargli appoggio in alcun modo. Soprattutto, non posso più parlare con lui come ho fatto fino a ieri. Non posso dare informazioni a chi da un momento all’altro potrebbe decidere di schierarsi dalla parte dei nostri nemici e raccontare tutto quello che sa» rispose Sofia con voce piatta.
   «Ha ragione Sofi. Allo stato attuale, non possiamo fidarci di Gregory» rincarò la dose Cornelia. Tutti i Maestri, a esclusione di Laurence e Claudio, annuirono con decisione alle sue parole. André guardò l’alto nero.
   «Laurence, tu continui a non condannare quello che ha fatto Gregory» notò.
   L’uomo non se la prese per l’affermazione del giovane biondo, che era stata fatta senza ombra di biasimo.
   «No André, non lo condanno. Non ha detto nulla di compromettente e, in generale, mi sembra che non abbia ancora cambiato la propria fedeltà. Tutti possiamo avere dei dubbi e non possiamo condannarlo per questo» disse.
   «Ma Gregory sa bene quello che ha fatto Giovanni a Sofia» sottolineò Blaze.
   «Perché, cos’ha fatto Giovanni a Sofia?» chiese Viola. Nessuno le rispose; i tre migliori amici di Sofia continuarono a fissarsi.
   «Probabilmente Gregory conosce Giovanni molto più di noi. Se ha anche solo pensato di poterlo aiutare, evidentemente sa che non le farebbe mai più del male» disse Laurence.
   «Nello stesso modo in cui non ha provato a farle del male il giorno in cui siamo fuggiti, quando l’ha quasi soffocata?» esclamò André sardonico. «Mi dispiace Laurence, ma sono d’accordo con Blaze. Gregory non avrebbe neanche dovuto pensare di passare dalla parte di Giovanni».
   Claudio decise d’intervenire.
   «Voi sottovalutate Gregory. Io lo conosco da trent’anni ed è sempre stato, oltre che un Portatore di immenso talento, un uomo incredibilmente intelligente e un grande osservatore. Non voglio giustificare quello che ha fatto...»
   «E ci mancherebbe altro» borbottò Cornelia.
   «...ma se ha anche solo preso in considerazione la possibilità di aiutare Giovanni a riunirsi a Sofia, è ovvio che sa qualcosa che noi non sappiamo e che depone in favore di Giovanni, e devo ammettere questo anche se non mi piace affatto l’idea che la mia figlioccia torni da quell’individuo» concluse con forza.
   «È inutile. Non sarete mai d’accordo su come comportarvi con Gregory» disse Sofia, scuotendo la testa e mettendo fine alla discussione.

*

«Sofi! Come mai non sei tornata per il pranzo?»
   «Non avevo fame».
  Senza parlare, André osservò il Fuoco che la ragazza aveva evocato posarsi delicatamente su un candido fiore della magnolia che avevano di fronte, adagiandosi sui petali come un velo e aderendo a ogni centimetro. Il profumo che il fiore spandeva nell’aria si intensificò.
   «Hai parlato con Gregory?» le domandò titubante. Lei emise un grugnito.
   «Scusa Sofi, ma io il linguaggio degli orsi proprio non lo capisco» scherzò André, tentando di alleggerire l’atmosfera. Funzionò; trattenendo un sorriso, Sofia fece svanire il Fuoco dai petali delicati e sedé a terra, invitando André ad accomodarsi di fronte a lei.
   «Ci ho parlato, sì» esclamò la ragazza, incrociando le gambe nella posizione del loto.
   «E ha deciso cosa fare?».
   «Pare di no. Dice che è indeciso e che ha bisogno di pensarci... in ogni caso, ho istruito l’intera colonia di Fenici a non trasportarlo se è da solo e a non trasmettere messaggi a meno che non sia io a consegnarglieli» rivelò Sofia.
   «Brava!» approvò André. «Credi che avrà bisogno di pensarci ancora a lungo?».
   «Non ne ho idea» sospirò la ragazza. Era passata già una settimana dal suo scontro con Gregory e quel clima di costante incertezza stava minando anche il suo autocontrollo.
   «Be’, speriamo che si decida in fretta» concluse André alzandosi.
   «Dove vai?».
   «Ho promesso a Liz che avrei trovato almeno due ore al giorno per allenarci da soli».
   Sofia alzò gli occhi al cielo.
   «Ne sei proprio innamorato, eh?» gli chiese.
   «Come un pazzo» rispose lui annuendo, con un sorriso, mentre si allontanava.
   «Fai in modo che l’amore non soffochi il buonsenso!» gridò la ragazza. André fece un cenno con la mano per farle capire che l’aveva sentita e sparì rapidamente alla vista.
   Appena rimasta sola, Sofia si alzò a sua volta e si avviò spedita nella direzione opposta a quella presa da André; superò alcune colline, fermandosi a parlare con Cornelia e Claudio, che approfittavano della pausa pomeridiana per addestrare due diversi gruppi di Portatori; superò il fiume, che si stendeva come un bel nastro argenteo tra prati e colline, saltando sulle pietre che spuntavano dalle acque, e continuò a camminare fino a giungere all’inizio di una pianura sconfinata. Si immerse nell’erba alta, affondandovi fino al ginocchio e facendosi strada con decisione verso l’unico albero che spezzava la lineare perfezione di quel luogo.
   Arrivata sotto le folte fronde dell’ippocastano poggiò la fronte contro il tronco, mentre la corteccia ruvida le grattava la pelle delicata del viso. Sospirando tentò di fare il punto della situazione – dall’incertezza che derivava dalla mancata scelta di Gregory, che si stava riversando come un veleno su tutti gli abitanti della Valle, al rapporto tra André ed Elizabeth che, nonostante l’armonia finalmente raggiunta, continuava a mostrare dei caratteri ambigui, passando per la stranezza d’essere finita, la settimana precedente, proprio nel luogo dove si trovavano sua zia e il suo padrino, che si erano rivelati Maestri di grande potenza mentre lei non aveva mai neanche sospettato che potessero essere dei Portatori di Elementi e per di più conoscere Gregory – restando in quella posizione per diversi minuti. Lasciò espandere liberamente la propria Aura, nel tentativo di calmarsi e concentrarsi su quella serie di circostanze e strane coincidenze, cercando il dettaglio fondamentale che le sfuggiva, tentando di focalizzare il punto in cui tutte quelle vicende si univano per portare a un’unica conclusione, quando la sentì. Quell’Aura, che ormai non percepiva da tempo, ora la circondava come se il suo Portatore fosse lì accanto a lei, al posto dell’ippocastano su cui si era abbandonata.
   Come colpita da una scarica elettrica, Sofia balzò indietro, interrompendo il contatto fisico con l’albero e reprimendo in sé tutta la propria Aura, come se temesse che chi emanava l’altra Aura potesse percepirla come aveva appena fatto lei.
   Dopo un istante di esitazione, una possibile spiegazione le si affacciò alla mente. Allora Sofia si voltò e corse via più veloce che poteva, senza mai guardarsi indietro.

*

Giovanni fissò l’albero senza capire.
   Come ogni giorno era seduto sotto l’ippocastano suo e di Sofia, con la schiena poggiata contro il tronco, pensando a quanto tempo ancora sarebbe dovuto passare prima di poterla ritrovare, quando una strana sensazione l’aveva attraversato. Si era sentito come colpito da una scarica elettrica e per un istante, un istante di pura follia, era stato certo di aver percepito l’Aura di Sofia: come se ciò a cui era appoggiato non fosse il tronco di un albero, ma la schiena della ragazza che da tredici anni era diventata il centro del suo universo.
   Era immediatamente scattato in piedi e, superato il primo momento di stupore, si era reso conto di aver davvero percepito l’Aura della giovane, che però era già svanita nel nulla.
   Seguendo un primo istinto si lanciò nel folto degli alberi, sforzandosi di ascoltare ogni minimo suono nella speranza di riconoscere un rumore di passi; espanse la propria Aura, cercando disperatamente di percepire di nuovo Sofia. Dopo aver assecondato per alcuni minuti una speranza tanto vana, capì di essersi sbagliato. Di pessimo umore fece ritorno al Centro, evitando i Portatori che si allenavano e gli rivolgevano domande.
   Con rabbia entrò nell’edificio e si precipitò nella stanza di Sofia: non vi si era più recato da quando la ragazza era sparita.
   Aprì con violenza i cassetti, affondando le mani negli abiti. Afferrò un morbido maglione nero e se lo premette contro il volto, respirandone l’odore come se potesse restituirgli la calma, riflettendo su quanto era appena accaduto. Alcuni minuti dopo, sempre furioso, scagliò l’indumento sul letto e si diresse verso la grande sala semicircolare dell’Ala Sud.
   Quando gli altri tre Maestri lo videro arrivare restarono senza parole. Nell’arco di un’ora, il Giovanni equilibrato e imperturbabile che avevano ritrovato nelle ultime settimane aveva nuovamente lasciato il posto all’uomo irascibile e fuori controllo con cui avevano vissuto negli ultimi sei anni.
   «Giovanni cosa... cosa ti è successo?» gli chiese Jackson, allarmato e titubante.
   «L’ho percepita. Ho percepito l’Aura di Sofia!» ringhiò l’uomo in risposta.
   A quelle parole nessuno osò aggiungere nulla, neanche Prudencia. Il motivo del malumore di Giovanni non poteva essere che uno: aveva percepito Sofia, ma non l’aveva trovata.
   L’italiano, intanto, andava da una parte all’altra della stanza, senza riuscire a fermarsi; di tanto in tanto tirava un pugno all’aria, e contraeva le mani come se desiderasse fare a pezzi qualcosa.
   «Maledizione!» esplose all’improvviso. «Vorrei solo che Gregory non ci mettesse così tanto!».
   «Gregory? Chi è?» indagò subito Jackson.
   «Il Maestro di cui vi ho parlato qualche tempo fa... quello che stavo cercando per farci aiutare a trovare Sofia e gli altri» rispose Giovanni.
   «Ma... avevi detto di non riuscire a rintracciarlo!» strillò Prudencia, infiammandosi.
   «E invece l’ho trovato... anche se è stato un colpo di fortuna» replicò, lanciando una mezza occhiata a Jackson.
   «Ahhh... l’Aura che hai inseguito qualche giorno fa» disse Jackson, appoggiandosi con la schiena sul muro e affondando le mani nelle tasche.
   Tsukiko e Prudencia, intanto, guardavano alternativamente i due uomini, tentando di venire a capo di quello scambio di battute.
   «Aiutatemi a capire» esordì infine l’argentina, le sopracciglia contratte. «Giovanni, sei riuscito a trovare quel Maestro che dovrebbe aiutarci a scovare i fuggiaschi?».
   «Sì».
   «E ha accettato di collaborare con noi».
   «Sì è messo subito al lavoro» annuì l’uomo.
   «Quindi da un momento all’altro potrebbe tornare qui e condurci da loro». Sul volto della donna si aprì un sorriso carico di ferocia.
   Giovanni assentì di nuovo, soprappensiero. Poi sembrò ricordarsi di qualcosa.
   «Naturalmente, Prudencia, le circostanze attuali non cambiano ciò che ti ho detto tempo fa. Se non mi garantisci che non toccherai Sofia, dirò a Gregory che non abbiamo più bisogno del suo aiuto» disse, osservando con disgusto la smorfia feroce che alterava i tratti di Prudencia e che alle sue parole si accentuò.
   «Pensavo d’averti già detto che voglio ridurla in briciole. Come puoi credere che rinuncerò a vendicarmi di quella ragazzina insolente?» ringhiò.
   «Te lo dirò una volta sola, Prudencia: azzardati anche solo a tentare di colpire Sofia, e sarò io a ridurre in briciole te» l’avvertì Giovanni con pari aggressività.
   A quella minaccia la donna boccheggiò per un attimo, prima di scagliarsi contro l’italiano.
   Jackson e Tsukiko intervennero immediatamente, bloccandola prima che potesse attaccare Giovanni e dare inizio ad uno scontro che si sarebbe di certo rivelato molto duro.
   Recuperato un barlume di lucidità, nella mente di Prudencia, ancora immobilizzata dai Maestri della Terra e dell’Aria, balenò una diversa possibilità. Giovanni gli aveva intimato di non toccare Sofia: ma se fosse stata la ragazza, ad attaccarla per prima, allora lei sarebbe stata libera di fare quello che preferiva senza che Giovanni potesse obiettare in alcun modo.
   Trattenendo a stento un ghigno malvagio fece cenno a Tsukiko di essersi calmata e di poter essere liberata, mentre un piano sottilmente crudele prendeva forma nei suoi pensieri.
   «D’accordo Giovanni. Hai la mia parola: non toccherò la tua piccola, dolce Sofia» disse sarcastica. Gli altri tre Maestri la fissarono, sconcertati da quell’improvviso cambiamento.
   Giovanni la guardò sospettoso. «Dici sul serio?» chiese, non molto convinto.
   «Certo che sono seria».
   «E la vendetta cui tenevi tanto fino a un minuto fa?» insisté l’uomo.
   Prudencia scrollò le spalle.
   «Troverò un altro modo per avere soddisfazione. Magari la sfiderò, quando l’avremo riportata al Centro» disse con noncuranza.
   Non ancora del tutto persuaso, Giovanni continuò a fissarla. Fu Tsukiko a distoglierlo dai suoi pensieri.
   «Allora, Giovanni. Ora che avete risolto questa piccola questione... quanto dovremo ancora aspettare per avere una risposta dal tuo amico?» gli domandò.
   «Non ne ho idea» ammise l’italiano. «Ha detto che si sarebbe fatto vivo lui. Probabilmente una settimana non è abbastanza, per avere qualcosa di concreto da riferire».
   «E una volta che li avremo trovati, cosa faremo?» disse Jackson.
   «Li riportiamo qui, è ovvio» rispose Giovanni.
   «Ma come? Non credo che si lasceranno prendere senza opporre resistenza» controbatté l’americano.
   «Possiamo preparare una trappola» intervenne Tsukiko.
   «Credi davvero che si faranno ingannare tanto facilmente?». Giovanni era scettico. «In fin dei conti sono riusciti a sfuggirci sotto il naso».
   «È vero, ma stavolta siamo noi in vantaggio» precisò la donna. «Non si aspettano di essere trovati. Sarà facile farli cadere in un’imboscata».
   Prudencia s’intromise nel discorso.
   «State parlando come se fossero ancora tutti insieme» notò.
   Jackson e Tsukiko la guardarono confusi, poi si resero conto di essersi automaticamente conformati all’idea di Giovanni che i duecento Portatori fuggiti dal Centro fossero ancora riuniti in un unico gruppo.
   «In effetti è poco verosimile che non si siano divisi. Gli avvistamenti dimostrano chiaramente che si sono separati» disse Jackson.
   «L’unica cosa che gli avvistamenti dimostrano è che siete incredibilmente ottusi e che Sofia è molto più abile di voi. La mano dietro quei depistaggi è chiaramente la sua; dunque, sono ancora tutti insieme» rispose Giovanni senza mezzi termini.
   «Io proprio non capisco come puoi ostinarti a credere...» iniziò Tsukiko. Lui l’interruppe.
   «Io non mi ostino a crederlo; io so che le cose stanno in questo modo perché conosco Sofia. In ogni caso» riprese dopo un istante di silenzio «se proprio volete attirarli in una trappola, allora dovrà essere ben congegnata. Basterebbe un dettaglio apparentemente insignificante per mandare tutto all’aria».
   «Non c’è bisogno di nessuna trappola» intervenne Prudencia.
   «Ah no? Bene, se hai un’idea migliore ti prego, illuminaci» disse Jackson sarcastico.
   «La mia idea è molto migliore. Sarà sufficiente parlare con loro, per persuaderli a tornare».
   Giovanni scoppiò a ridere.
   «Nemmeno tu puoi essere tanto stupida. Nessuno di loro tornerebbe indietro!» disse sprezzante.
   «Hai ragione: non tornerebbero... a meno di non esercitare un po’ di pressione su di loro» replicò la donna.
   «Vuoi ricattarli!» esclamò Jackson, che finalmente aveva capito dove voleva arrivare Prudencia. Lei annuì.
   «Ci basterà minacciare le loro famiglie. Torneranno tutti senza esitare un istante».
   «Parli sul serio? Minacciare duecento famiglie. Ti rendi conto di quello che dici?». Giovanni non sembrava affatto convinto dalla proposta dell’argentina.
   «Non abbiamo bisogno di fare nulla di concreto. Diremo loro che se non tornano al Centro, saranno le loro famiglie a pagare. Se qualcuno si rifiuterà comunque di seguirci, allora passeremo alle dimostrazioni pratiche» spiegò Prudencia con indifferenza.
   «Tu sei pazza!» esplose Giovanni. Si guardò intorno, cercando il sostegno di Jackson e Tsukiko, ma i due sembravano condividere quello che Prudencia aveva appena detto.
   «In effetti è sensato» stava appunto dicendo l’americano. «Mi sembra il modo più rapido e semplice per risolvere la questione. Tsukiko, cosa ne pensi?».
   «Sono d’accordo. È la tattica migliore» rispose la Portatrice dell’Aria, annuendo entusiasta.
   «Quindi non ci resta che aspettare il ritorno di quel Gregory per sapere dove si trovano» concluse Prudencia soddisfatta.
   Giovanni si guardò intorno, arrabbiato, scontento e isolato. Quella proposta non gli piaceva affatto: aveva già fatto una cosa simile in passato, e si era reso conto che quel tipo di forzatura sconfinava nella crudeltà. Nonostante avesse usato brutalità simili nei confronti dei suoi allievi per anni, ora ne provava disgusto: l’uomo che era prima che l’ossessione per i Portatori di Energia deviasse la sua morale e i suoi principi stava riemergendo dall’abisso in cui era sprofondato.
   «Allora Giovanni, tu cosa ne pensi?» gli chiese Jackson.
   «Non mi piace affatto. È un atto meschino, e non ho intenzione di aiutarvi a metterlo in pratica. Troverò un modo alternativo per riportare tutti indietro, ma di certo non vi permetterò di compiere un simile orrore» disse con rabbia, uscendo dalla stanza e sbattendosi la porta alle spalle.
   
 
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