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Autore: Joasteroide42    01/06/2015    3 recensioni
A volte le persone si comportano agendo d' impulso, scrivono delle cose che in realtà non pensano, ma dopotutto sono pensieri privati che nessuno saprà mai. Questo, ovviamente, se non si conta James Potter e di quando trovò il diario di Lily Evans.
Dal capitolo 1:
Mentre James tastava le assi del letto per assicurarsi che lì non ci fosse niente, un quadernetto verde cadde a terra e si spalancò.
James lo prese con l’intenzione di rimetterlo al suo posto, dato che gli appunti di Astronomia Mary aveva detto di averli presi in un quadernetto rosa, ma al suo occhio spuntò la scritta enorme che c’ era nella prima pagina:”DIARIO SEGRETO DI LILY EVANS; STATE ALLA LARGA!”.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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RIASSUNTO: I Malandrini sentono i professori parlare di un problema serio e di una possibile soluzione al riguardo. I quattro ipotizzano che si tratti di una soluzione per impedire l'ascesa al potere di Voldemort. Intanto, Lily e Remus non hanno ancora fatto pace dopo la litigata del capitolo 33: Lily ha infatti accusato Remus di non confidarsi mai con lei e quindi di non essere il suo migliore amico, Remus l''ha accusata di averlo trascurato. Lily si dimentica di consegnare un saggio alla Mcgranitt e per questo motivo sconta una punizione con Andrew, un ragazzo molto simpatico e per niente razzista (per quanto riguarda lo Stato di Sangue), pur essendo un Serpeverde. Marlene è strana, ma nessuno sa cosa abbia e nessuno lo sospetta tranne Mary e James.

Anche Emmeline ha vari problemi collegati sopratutto al suo passato e a una certa Harriet, per il momento a noi ignoti.

Lily fa pace con James dopo una litigata avvenuta a causa di un motivo stupido (Lily si era fermata a dormire in uno dei letti nel dormitorio di James dato che Alice aveva chiuso a chiave il dormitorio femminile, e lui si era addormentato non svegliandola, come aveva promesso dal momento che Lily sarebbe dovuta andare a scontare la punizione citata prima).

Lily, in un momento di tenerezza, dice a James che le piace molto e gli promette di assistere alla partita di Quidditch.

Il quattordici febbraio Lily capisce di avere sbagliato riguardo al litigio con Remus, ma non fa in tempo a pensare di più alla discussione perché gli arriva una lettera da parte di sua madre, la quale la informa che suo padre ha un tumore e prega la ragazza di andare a casa il prima possibile.

Lily sviene.

 

Buona lettura!

 

Capitolo 35:

Ci fu un rumore sordo. Lily cercò di parlare, ma non ci riuscì.

Un enorme vuoto nero si estendeva davanti ai suoi occhi e sentiva solo dei rumori fiochi e una voce che diceva, evidentemente agitata, ma lontana anni luce:-Lily!Riprenditi!-.

Lily si sentì afferrare la testa e finalmente, pian piano, le figure iniziarono a riprendere forma davanti ai suoi occhi: riuscì così a distinguere una figura davanti al suo viso.

Presto i contorni divennero molto meno sfocati, e si rese conto che quella persona era Sirius Orion Black.

-Sirius, cosa...- riuscì a dire la rossa con un filo di voce, ma Sirius le fece cenno di tacere, continuando a tenerle la testa e facendole bere un bicchiere di acqua e zucchero.

-Che cosa è success...- fece Lily dopo qualche momento rialzando la schiena, ma poi si interruppe, vedendo la lettera aperta sul pavimento e iniziando a ricordare.

-Sei svenuta, per fortuna passavo da queste parti...- disse Sirius, e Lily chiese passandosi una mano sulla fronte e socchiudendo gli occhi:-Come hai fatto a trovare in tempo la...l'acqua e lo zucchero?-.

-Be', potrei avere obbligato una bambina del primo anno ad andare a prendere nel mio dormitorio una brocca d'acqua e alcuni zuccherini-per gli Ippogrifi,sai- che tenevo da parte da tempo- disse Sirius, ma Lily non si arrabbiò con lui: era grata per quello che aveva fatto, e probabilmente se non avesse obbligato quella bambina a prendergli l'acqua e lo zucchero ora il suo risveglio sarebbe stato molto peggiore.

Tuttavia, non riuscì a ringraziarlo a dovere, perché aveva troppa voglia di piangere, ma le lacrime sembravano essersi prosciugate, anche se non aveva versato una lacrima.

-S-Sirius- balbettò la ragazza, e l'amico aggrottò le sopracciglia preoccupato:-Cosa è successo, Lily?Come mai sei svenuta?Hai mangiato poco o...-.

-Che ore sono, Sirius?- lo interruppe Evans, e lui la guardò stranito, per poi dare un' occhiata all'orologio della stessa rossa e rispondendo:-Le quattro meno dieci, perché?-.

Lily non rispose immediatamente, poi si alzò e disse dopo qualche istante:-Devo andare. Silente mi aspetta per le quattro nel suo ufficio-.

-Perché?- domandò Sirius, ma Lily non rispose, limitandosi a dire:-Devo andare, ciao-.

Fu con queste parole che si dileguò fuori dalla Sala Comune, passando attraverso il ritratto della Signora Grassa in tutta fretta.

Sirius alzò un sopracciglio, stranito e, sinceramente, un po' preoccupato. Poi notò un foglio spiegazzato a terra (con una busta a terra vicino ad esso), e, incuriosito, lo raccolse.

Merda, fu tutto quello che riuscì a pensare Sirius dopo che ebbe terminato di leggere la lettera.

 

 

Davanti al Grifone che conduceva all'ufficio di Silente, Lily pronunciò la parola d'ordine; sebbene non fossero ancora le sedici del pomeriggio, ma francamente, in quel momento alla rossa non le importava assolutamente nulla di arrivare in anticipo.

Suo padre non poteva avere un tumore. Non poteva essere vero. Non Mason. Non suo padre. Non lui, che aveva sempre avuto una salute di ferro...

Mentre si dirigeva (o, più correttamente, le scale la dirigevano) verso lo studio dell'illustre e saggio preside, Lily non riuscì a formulare un pensiero sensato, se non mio padre ha un tumore.

Davanti alla porta dell'ufficio, Lily non si preoccupò di bussare. Aprì la porta, trovandosi di fronte niente meno che Albus Silente, seduto su una poltrona dai braccioli comodi.

Indossava un abito verde e dorato (piuttosto stravagante per chiunque non fosse uno studente di Hogwarts, ma Lily ci era abituata, ormai), lungo molto di più rispetto a dove arrivavano i piedi, e gli occhi azzurri, semi-nascosti dalle lenti degli occhiali a mezzaluna, potevano lasciare trasparire un miliardo di emozioni come essere scambiati per completamente indifferenti e neutrali. Lily rimaneva sempre stupita dall'atteggiamento di Silente, sempre, ma non quel giorno.

 

-Lily?- disse Silente, e la rossa notò immediatamente l'uso da parte del preside del suo nome di battesimo (cosa che egli non aveva mai fatto in sette anni di conoscenza con la rossa).

-Sì?- replicò Lily con un filo di voce chiudendo la porta alle sue spalle, e Silente, la invitò a sedersi.

Lo sguardo di Silente era comprensivo ma allo stesso tempo non troppo compassionevole, e Lily gliene fu grata. Non avrebbe sopportato di fare pena anche al preside.

Silente, ad ogni modo, le offrì una tazza di the, ma Lily la rifiutò con un freddo:-No, grazie-.

Non era sua intenzione essere scortese, ma, in fin dei conti, non è che le importasse davvero se il suo comportamento fosse educato o sgarbato quel giorno.

Lily andò dritta al punto, parlando a Silente della lettera che aveva ricevuto dalla madre.

Silente capì che la rossa aveva bisogno di sapere più dettagli senza ulteriori indugi.

Le spiegò, con calma e con pazienza, cosa aveva suo padre.

A quanto pare aveva un tumore ai polmoni.

Silente spiegò con molti termini medici e scientifici le cure che stessero adottando per il padre di Lily. Lei seguì cercando di capire meglio che poteva, mentre la testa le scoppiava sempre di più.

Quando Silente smise di parlare, Lily chiese debolmente:-Potrebbe salvarsi, vero?Non è necessariamente detto che...-. Si interruppe, perché sapeva che se avesse finito la frase sarebbe scoppiata a piangere, proprio in faccia a Silente, e sinceramente non le sembrava davvero opportuno.

Ad ogni modo, il preside sembrò capire quello che intendeva dire Lily e disse con un sorriso triste:-Nulla è scontato o pianificato. Ovviamente potrebbe guarire-.

-E se...- la voce di Lily si smorzò, e chiese immediatamente (non lasciando nemmeno a Silente il tempo di dire qualcosa, perché non voleva nemmeno nominare quella ipotesi):-Quando posso andare a casa?Devo...devo andarci, professore-. Non lo disse come se lo pretendesse, ma solamente come una figlia che aveva bisogno del padre.

 

Gli occhi di Lily non erano mai stati così sicuri come in quel momento e, sebbene fosse ancora piuttosto pallida e debole, in quell'istante, con quella postura ritta, le labbra screpolate e lo sguardo dritto e determinato, Lily Evans avrebbe messo in soggezione quasi chiunque (probabilmente persino a James e a Sirius).

A Silente non mise inquietudine, ma restò comunque colpito dalla determinazione chiaramente visibile dagli occhi della ragazza.

-Puoi andare a casa dalla tua famiglia addirittura oggi, a dire il vero. Per ragioni di sicurezza non possiamo farti smaterializzare fuori dai cancelli di Hogwarts, ma potresti recarti a casa con la Metropolvere tramite il camino della professoressa Mcgranitt-.

Lily acconsentì e Silente le disse così di farsi trovare alle sei nell'ufficio della Mcgranitt per andare a casa.

La rossa annuì appena, poi domandò, mordendosi un labbro:-Quanto posso restare a casa, professore?-.

Silente alzò le sopracciglia per qualche istante, ma non sembrò sorpreso:-Generalmente in questo tipo di situazioni darei il permesso anche per una o due settimane, ma tu fra qualche mese dovrai affrontare gli esami M.A.G.O, quindi ti sconsiglierei di tornare non più tardi di cinque giorni-.

Lily vide per la prima volta nella sua vita il vecchio preside in difficoltà, come se gli costasse “dare un termine di scadenza” per quella occasione.

Lily sospettò che quel termine di scadenza fosse stato preteso soprattutto dai suoi professori, ma non indagò su quel punto.

Annuì di nuovo, ringraziando il preside:-Certo...grazie, professore-.

Silente si limitò a mostrare un sorriso incoraggiante, per poi congedarla.

Ma proprio mentre Lily stava per aprire la porta di ingresso per uscire, Silente la richiamò:-Signorina Evans?-.

Lily si girò, mentre gli occhi di Silente la scrutavano, splendidi, e egli disse a bassa voce:-Buona fortuna...per tutto-.

Evans arricciò appena le labbra in un sorriso, ma lo ringraziò, perché apprezzava davvero l'augurio del preside, nonostante tutto.

Così, con questo ultimo atto di commiato, Lily uscì dall'ufficio.

La rossa si incamminò diretta ai dormitori femminili di Grifondoro con un nodo alla gola.

Doveva fare i bagagli.

Cinque giorni...e all'improvviso realizzò una cosa. Cinque giorni. Si sarebbe persa la partita di Quidditch. Non avrebbe mantenuto la promessa*.

Ma presto dimenticò quel pensiero: James avrebbe capito.

Aumentò il passo e dopo qualche minuto fu nel proprio dormitorio, che però non era vuoto come si era aspettata (le sue compagne erano infatti tutte impegnate quel giorno per vari motivi).

Sirius Black era seduto sul letto di Alice.

Un piccola parte del cervello di Lily realizzò (quella che non era occupata a pensare a suo padre) che il moro non indossava il solito ghigno stampato sulla faccia.

L'occhio le cadde su ciò che teneva in mano l'amico e capì subito il motivo dell'assenza di quel ghigno.

La sua espressione non cambiò di una virgola, ma disse mentre prendeva il proprio baule, lo posava sul letto e lo apriva:- Non ti hanno insegnato che non si legge la posta degli altri? -.

- Era un semplice foglio caduto a terra - osservò Sirius, ma senza volere davvero avere ragione.

Lily sospirò, socchiuse gli occhi e poi riaprendoli iniziò a fare i bagagli.

Aprì con la magia le ante dell'armadio in cui teneva i propri vestiti, intimi, scarpe e roba varia, e iniziò a richiamare degli indumenti a sé con un Accio mentale e incantandoli perché si piegassero da soli nel baule.

Sentì il materasso del letto di Alice cigolare: probabilmente Sirius si era alzato.

Ora era vicino a lei, ma Lily non gli prestò troppa attenzione, apparentemente troppo occupata con le valige.

Dopo qualche momento, Lily udì il sussurro di Sirius:-Mi dispiace-.

Evans non disse nulla (sapendo che l'amico non si riferiva all'avere letto la sua lettera), continuando a fare i bagagli.

Sirius domandò alla rossa:-Quando parti?-.

-Alle sei devo essere nell'ufficio della Mcgranitt. Andrò a casa dal suo camino. Dovrei stare via per cinque giorni- rispose Lily non guardandolo.

Una parte di lei era concentrata su cosa mettere nel baule, l'altra era rivolta al padre. Non c'era davvero spazio per altro, ora.

Gli occhi grigio-azzurro di Sirius erano in qualche modo cupi e persino la sua bellezza che tanto lo contraddistingueva tra tutti i ragazzi di Hogwarts (perché si, nonostante i continui litigi tra Sirius e James su chi avesse un aspetto migliore, Sirius batteva l'amico di gran lunga) pareva tetra.

-Senti- incominciò Lily dopo un po', aggiungendo:-Sono davvero...sollevata dal fatto che tutti siano impegnati, perché non riuscirei a sopportare troppi sguardi compassionevoli in questo momento. Sai cosa voglio dire, vero? - Sirius annuì, e la rossa continuò:-Perciò ti chiedo un favore: spiega tu agli altri cosa è successo, e fallo dopo che sarò partita. Dovrei riuscire ad andarmene prima che abbiano finito con i loro impegni. Alice è con Frank in qualche ripostiglio delle scope, probabilmente, James e Marlene sono a posto, perché sono all'allenamento di Quidditch...a proposito, perché tu non sei all'allenamento di Quidditch?-.

Non è che le interessasse poi molto, ma la domanda le sorse spontanea, perché, dopotutto, era sempre Lily Evans.

Sirius la guardò imbarazzato, ma lei non parve accorgersene, e lui confessò:-Potrei avere detto una balla enorme a James-.

-Che sarebbe?-

-Ho detto di stare male...non giudicarmi!Abbiamo fatto allenamenti tutta la settimana, so gli schemi di gioco a memoria, so persino i nomi di tutti i giocatori – anche quelli di riserva! - per quanto abbiamo fatto allenamento!Ero stanco- si giustificò Sirius, e Lily inarcò un sopracciglio (solo una piccola parte del suo cervello ora aveva attenzione per Sirius:- Ok...ma James è il tuo migliore amico. Non capisco perché non glielo hai detto-.

Sirius provò a scherzare:-Sarà pure il mio migliore amico, ma quando si mette nei panni del tirannico capitano di Quidditch Potter... potrebbe fare paura persino a Lily Evans-.

Lily però non sorrise alla battuta di Sirius, limitandosi a un:-Ne dubito- e a richiamare a sé gli asciugamani, lo spazzolino e la spazzola del bagno.

Poi la rossa si accorse di avere lasciato la sua richiesta in sospeso, così la ripropose e alla fine Sirius accettò con riluttanza di riferire quello che era accaduto ai compagni Grifondoro dopo che Lily se ne fosse andata (anche se questo implicava dire a James che aveva mentito riguardo all'allenamento di Quidditch e al sentirsi male).

Lily terminò di fare le proprie valigie, e con un colpo di bacchetta il baule si richiuse.

Evans si ricordò improvvisamente di una cosa e disse a Sirius girandosi verso di lui:-Mi dispiace di non potere venire alla partita di Quidditch. L'avevo anche promesso a James sai, riferisci anche a lui che mi dispiace, ma digli anche che mio padre è più importante -.

E, senza che Lily ne avesse il presentimento, Sirius la baciò.

 

Nah, tranquilli, scherzo. Quello che fece davvero Sirius, senza che Lily ne avesse il presentimento, fu abbracciarla.

La rossa chiuse gli occhi, stringendoli per non piangere. Perché non voleva piangere, o tutto le sarebbe sembrato troppo reale.

Si staccò dopo poco dall'abbraccio, sussurrando:-Grazie, Sirius. Ora devo...devo andare-.

Gli diede un bacio sulla guancia, e, prendendo il proprio baule, Lily uscì dal dormitorio femminile di Grifondoro.

Dopo un po', all'orario esatto, questa volta, Lily si trovava nell'ufficio della professoressa Mcgranitt.

 

Intanto, nei bagni degli spogliatoi maschili di Quidditch di Grifondoro...

 

L'acqua scorreva fredda sulla sua pelle, e, sebbene la doccia non stesse eliminando completamente tutta quell'adrenalina, James si sentiva complessivamente appagato.

L'allenamento era andato abbastanza bene.

Certo il portiere aveva sbagliato un tiro, ma per il resto era filato tutto abbastanza liscio. Lui aveva giocato da Dio, pensò James.

Ovviamente, aveva intenzione non solo di fare altri allenamenti, ma anche di farne uno in più, dato che Sirius quel giorno aveva la febbre.

La squadra di Quidditch si era lamentata dell'ultimo allenamento fissato fuori programma, ma James era stato irremovibile. La partita era troppo vicina per permettersi distrazioni.

Terminò la doccia e, dopo essersi asciugato abbastanza in fretta, si vestì.

Strofinò un po' i capelli con l'asciugamano.

Gli altri suoi compagni erano andati a fare le docce nei dormitori quel giorno, ma James aveva preferito farla lì.

Una volta vestitosi, il Capitano di Quidditch si rese conto di non sapere che giorno fosse la partita. Cioè, sapeva che sarebbe due giorni dopo ma non ricordava il numero...

Guardò il calendario appeso allo spogliatoio. La partita era il sedici febbraio. Aspetta, questo significa che...

-Merda- borbottò James. Era San Valentino. Il fottutissimo giorno di San Valentino, e lui non aveva preparato assolutamente nulla per Lily. Va bene, probabilmente non stavano proprio insieme, ma- James terminò il pensiero -si suppone che a San Valentino dovrei fare qualcosa.

E se lei gli avesse fatto un regalo mentre lui non aveva nulla da darle?

Pensò brevemente, e alla fine decise che non avrebbe fatto nulla di speciale. Avrebbero potuto semplicemente passare la serata all'aperto nei prati di Hogwarts, e magari avrebbero mangiato qualche tramezzino o un gelato.

Non era il massimo, ma a James sembrava un gesto carino, e poi si sarebbe divertito con Lily.

Così riponendo le sue cose da Quidditch nel proprio armadietto, uscì dallo spogliatoio, diretto al castello.

Andò prima alle cucine a prendere tutto l'occorrente per la serata e poi tornò in Sala Comune con l'idea anche di controllare come stesse Sirius, ma con sorpresa vide che il suo migliore amico era già in piedi davanti al buco del ritratto e pareva stare benissimo (almeno dal punto di vista di salute).

-Sirius cosa...-stava dicendo James, ma Sirius lo interruppe, serio:-James, vieni di sopra, ti devo parlare di una cosa importante...-.

-TIPO CHE HAI FINTO DI STARE MALE CON ME, CHE SONO IL TUO MIGLIORE AMICO, PER SALTARE L'ALLENAMENTO DI QUIDDITCH, DUE GIORNI PRIMA DELLA PARTITA?!- esclamò James furibondo e Sirius tentò di parlare:-James, è davvero...-

-MA TI SEMBRA DI...- stava dicendo James furioso, ma, per farsi ascoltare, questa volta Sirius esclamò:-Il padre di Lily ha un tumore!-.

James sembrò scosso, e riuscì a balbettare:-C-cosa?-.

-Si, Lily l'ha scoperto questo pomeriggio- spiegò Sirius senza entusiasmo nella voce.

No, no, no pensò James sentendo dei brividi percorrergli il corpo.

Non voleva osare immaginare come si sentisse Lily in quel momento. Doveva andare da lei.

-Dove è Lily, ora?- chiese James, ma Sirius scosse la testa:-Non è a Hogwarts. É andata a casa a trovare suo padre-.

James sgranò gli occhi, provando l'impulso di prendere a pugni Sirius.

Si trattenne, comunque, ma chiese con non molta cortesia:-E per quale diavolo di motivo non me l'hai detto?-.

-Perché Lily non voleva che lo dicessi a nessuno finché non se ne fosse andata. Non voleva parlare con nessuno. A questo proposito, ho un messaggio da riferirti da parte della rossa- disse Sirius, e James pressò:-Cioè?-.

-Testualmente, è “Dì a James che mi dispiace di non potere vedere la partita di Quidditch, ma che mio padre è più importante”-.

James si sedette sul divano, analizzando mentalmente la notizia.

Se ne era andata. Così. Avrebbe potuto salutare (o quantomeno avvisare) ma James decise che non gli importava (per il momento).

Immaginava Lily, con chissà quanto peso sullo stomaco.

E, con quella immagine, venne inevitabilmente anche a lui.

 

 

 

Lily si avvicinò al cammino, quando la Mcgranitt la fermò:-Signorina Evans, se avesse necessità di qualsiasi...-.

-Grazie, professoressa- disse Lily facendo un piccolo sorriso forzato. La Mcgranitt annuì cercando di nascondere l'aria preoccupata.

Lily entrò nel camino, prese in mano la Metropolvere e disse ad alta voce:-Numero 17, Roses Street, a Parkes Yellow, in provincia di Greater Manchester-.

Dopo poco sentì il suo corpo sballottarsi qua e là, così chiuse gli occhi tossendo.

Quando li riaprì, si trovava nel camino del salotto di casa sua.

La madre di Lily era seduta sul divano e sobbalzò alla vista di Lily, incenerita da capo a piedi.
Poi, quando si accorse che quella figura nera era sua figlia, si alzò, correndo ad abbracciarla:-Ciao, tesoro!- .

Lily constatò in due secondi quanto sua madre stesse male. Non si faceva la tinta da settimane, probabilmente, e i capelli sopra alla testa avevano assunto un colore grigiastro.

Puzzava e aveva un alito terribile. Inoltre, Lily non l'aveva mai vista così invecchiata.

Le rughe sembravano più evidenti, nonostante sua madre non avesse neanche cinquant'anni.

Anche la casa era in condizioni peggiori, seppur non terribili come si era aspettata. Strano che sua mamma riuscisse a sistemare la casa in quelle condizioni*.

Lily ricambiò l'abbraccio, stringendola forte.

-Mamma...-

- Ne parliamo dopo, ora datti una ripulita – disse Anne e Lily annuì, per poi salire le scale che portavano al piano di sopra.

Fece una doccia veloce, togliendosi la cenere dai capelli e da altri punti non molto piacevoli (non aveva ancora imparato a usare bene la Metropolvere e francamente non le piaceva nemmeno “Viaggiare” in quel modo).

Dopodiché, infilò l'accappatoio e un paio di pantofole, scendendo al piano di sotto.

Lì, una sorpresa tutt'altro che piacevole l'aspettava.

Al bancone della cucina stava Petunia, che svuotava le borse della spesa.

- Ciao – salutò Lily guardandola, ma non riuscendo a costringersi di sorridere.

Petunia la guardò di rimando, dicendo educatamente:- Ciao, Lily -.

- Hai fatto la spesa...vuoi una mano a disfare le borse? – chiese Lily tirando fuori la bacchetta, ma Petunia la fermò:-No, grazie, non ce ne è bisogno. Vai a dormire, Lily. Sarai stanca -.

Ma Lily capì che quello di Petunia era solo un tentativo di farla andare via.

- Dov'è la mamma? - domandò Lily guardandosi intorno e Petunia rispose:- A letto. Non stava bene. Le ho fatto prendere alcune erbe. Non riesce a dormire senza quelle, ultimamente -.

Lily annuì:- E...papà? Quando si può andare a trovarlo? -.

- Ora l'ospedale è chiuso, ma sono certa che domani mattina potrai andare – disse Petunia, e si vedeva che era impaziente che Lily se ne andasse, così la rossa replicò:- Va bene, ora vado a farmi una dormita. Ciao, Tunia -.

-Lily- replicò la sorella, e la rossa si allontanò, salendo le scale.

Arrivata in camera sua, si cambiò, infilandosi un pigiama, poi si sedette sul davanzale della finestra, fissando il cielo.

Quel giorno, il cielo aveva assunto un colore opaca. Di una brutta tonalità, rifletté Lily. Il cielo rispecchiava perfettamente il suo umore.

Aprì la finestra, guardando il cielo grigio e bianco, mentre una folata d'aria le investiva il viso.

 

 

- C'è il vento, papà – disse una piccola Lily di otto anni stringendosi nel suo cappotto blu.

Suo padre l'aveva portata al lago, in campagna, per guardare le anatre e per trascorrere una giornata piacevole, ma il vento era stato più forte del previsto. Petunia era malata, quindi sua madre era rimasta a casa con lei, mentre Lily era uscita con Mason.

-E allora?Mica ti porta via- replicò il padre.

-Non ne sono sicura-

- Sai che ti dico, hai mai letto Mary Poppins? - chiese Mason inginocchiandosi e parlando alla figlia in modo confidenziale.

-No, che libro é?- chiese Lily incuriosita, e Mason disse stupito:- Non hai mai letto Mary Poppins?Non ci posso credere. C'è una libreria lì, ne compro una copia e te la leggo -.

- Ma di cosa parla?- insistette Lily, cocciuta.

-Parla di una tata, una tata che può volare nel cielo -

-Nel cielo?- chiese Lily affascinata, per poi domandare curiosa:- E come? -.

-Con un ombrello. Aspetta, prendo il libro...- disse Mason.

Un quarto d'ora dopo, Mason leggeva ad alta voce, sdraiato sul prato, con la testa della figlia appoggiata sulle sue ginocchia:-Se volete trovare il Viale dei Ciliegi, tutto quello che dovete fare è chiedere al vigile all'incrocio. L'uomo piegherà l'elmetto da una parte, si gratterà la testa pensosamente e infine, puntando l'imponente dito guantato, dirà...-.

Da lì in poi venne l'abitudine al signor Evans di leggere a lei e a Petunia un capitolo di Mary Poppins al giorno.

Trascorsero dei giorni stupendi, giorni in cui le due bambine aspettavano solo la sera per il momento della storia...

 

Lily si riscosse dai suoi pensieri, scuotendo la testa.

Si alzò chiudendo la finestra e poi si diresse a letto sdraiandosi sotto le calde lenzuola ma senza la minima intenzione di dormire.

 

A Hogwarts, un gruppetto di persone occupava il Dormitorio Maschile del settimo anno di Grifondoro...

 

Per essere precisi , questo gruppetto era composto da: Alice Prestert, Frank Paciock, Emmeline Vance, Mary Mcdonald, Sirius Black, Peter Minus, James Potter e Remus Lupin.

C'era una ritardataria, però.

- Scusatemi – disse Marlene affaticata, ancora in tenuta da Quidditch, entrando nel dormitorio.

- Come mai sei in ritardo? - volle sapere Mary e Marlene replicò:-Dovevo sistemare alcune faccende...allora, che succede?-.

Sirius, seduto sul proprio letto, esitò, poi spiegò:-Lily starà via per alcuni giorni. Oggi ha ricevuto una lettera da sua madre che le chiedeva di tornare a casa...suo padre ha un tumore -.

Un momento di silenzio, poi Mary chiese con un filo di voce:-Dove...dov'è Lily adesso?-.

-È già partita...- stava dicendo Sirius, ma Alice lo interruppe esclamando:-COSA?E per quale diavolo di motivo non ci hai detto niente prima?-.

-A quanto pare lei l'ha pregato di non dire nulla a noi fino a che non fosse partito- disse James lanciando a Sirius un'occhiata infuocata, e il suddetto si difese:-Così sembra in modo diverso da ciò che è accaduto realmente. L'ho trovata svenuta in Sala Comune con accanto quella lettera. L'ho letta io, non è stata lei a raccontarmi queste cose...-.

-Potevi dircelo, però, sai- ribatté James tagliente e Sirius fece per rispondergli a tono, ma Remus lo precedette, mentre il senso di colpa e di ansia che incominciavano a farsi strada nelle sue viscere:- Come stava, Sirius? -.

-Non bene- rispose l'interpellato.

Marlene annunciò dopo qualche istante:-Io vado a trovarla-.

-Non dire sciocchezze, Marlene. Se si è comportata così è perché non ha voglia di parlarne con noi ora. Sai come è Lily- disse Emmeline alzandosi, per poi dire uscendo:-Io...devo andare a fare una cosa. Ci vediamo a cena-.

Uscì dalla stanza e dopo qualche istante anche Sirius si alzò:-Anche io devo andare un attimo...torno più tardi-.

Uscì dalla stanza scendendo le scale e guardandosi intorno, continuando a cercare Emmeline con lo sguardo. La trovò vicino al buco del ritratto, così corse, raggiungendola.

-Emmeline...stai...bene?- chiese Sirius a Emmeline, che si girò, con gli occhi stranamente lucidi.

Deglutì, poi rispose:-Uh, si, ora però devo andare...devo finire Incantesimi...ci vediamo a cena-.

Sirius fece per dire qualcosa, ma Emmeline se ne era già andata.

-È una cosa penosa, Sirius- disse amaramente una voce dietro di lui. Era James.

Sirius replicò fronteggiandolo:-James, smettila. Non è colpa mia se Lily è andata a casa senza salutarti, va bene?-.

-Avresti potuto dirmelo comunque-

-Lei non voleva, James. Non voleva che lo dicessi a nessuno prima che partisse- disse Sirius, e James sapeva che l'amico aveva ragione, ma era arrabbiato e ferito, e Sirius era l'unico con cui potesse arrabbiarsi in quel momento trovando un pretesto:-Stronzate. Era solo giù di morale e...-.

-Giù di morale?Aveva appena scoperto che suo padre aveva un tumore, Porco Salazar!-

-...e tu sei un codardo- concluse James.

-Scusami?- chiese Sirius stringendo i pugni fino a fare diventare i polsi rossi, così James ribatté:-Non riesci nemmeno a dichiararti a Emmeline, e lei ti piace da...-.

-Stai attento, James- lo ammonì Black, ma l'altro proseguì, contento di avere toccato il tasto giusto:-Non riesci nemmeno a dirle che ti piace. E non negarlo, perché due secondi fa è stato palese, e non è stata nemmeno l'unica volta. Sei corso da lei appena è uscita dalla stanza...come del resto hai assecondato Lily non dicendomi nulla. Alla fine, forse, l'unico di cui non te ne frega un cazzo sono proprio io!-.

SBANG!

Sirius aveva dato un pugno sulla mascella a James, che ora si copriva la bocca.

Felpato uscì dalla Sala Comune, furioso.

 

 

Lily, a Parkes Yellow, non riusciva proprio a prendere sonno, perciò decise di preparare la cena per lei e per sua madre (nel caso che quest'ultima si fosse alzata, non aveva la minima intenzione di svegliarla). Petunia (l'aveva vista dalla finestra) era andata a casa, perciò non avrebbe avuto intralci.

Quando scese in salotto, però, suonarono al campanello.

- Chi é?- chiese Lily e una voce fin troppo famigliare rispose:-Sono Carol-.

Lily aprì la porta e l'amica le gettò le braccia al collo, abbracciandola.

- Come...come facevi a sapere che ero arrivata? - chiese Lily e la bionda ribatté con un filo di voce:- Sai come sono i pettegolezzi da queste parti -.

Quella sera, Carol aveva i capelli completamente spettinati ed era vestita in modo non curato, ma risultava bella comunque. Carol era sempre bella.

- Sai di mio padre? - chiese Lily in un sussurro e Carol rispose staccandosi, con la voce roca:-Si...io lo sapevo. Scusa se non ti ho detto niente ma voleva essere tua madre...tua madre a dirtelo -.

- Tranquilla, Carol – disse Lily, mentre la bionda la abbracciava di nuovo mormorando:- Ti va se mi fermo a dormire? -.

Lily annuì:- Grazie – poi, aggiunse:- Non ho proprio voglia di cucinare -.

- Be', io invece ho una ricetta perfetta: pizza a domicilio – disse Carol avvicinandosi al telefono e Lily concordò:- Sembra una buona idea. Prendi una quattro formaggi per me, e per mia mamma una prosciutto e funghi, nel caso che si svegli -.

- Va bene - rispose Carol componendo il numero della pizzeria.

Lily intanto, apparecchiò con qualche colpo pigro di bacchetta.

Dopo che ebbe finito di ordinare le pizze, Carol commentò:- Non sai quanto ti invidio ... ad avere la magia, sai. In pochi minuti puoi fare delle faccende domestiche per cui io metterei delle ore -.

- Già – replicò Lily senza troppo entusiasmo.

 

A Hogwarts, Emmeline Vance stava sdraiata sul freddo pavimento di pietra dei sotterranei di Serpeverde, illuminata dalla luce flebile delle torce.

Non c'era nessuno che vagava per i corridoi, a quell'ora tutti erano a cena, così poteva godersi quella sottospecie di tranquillità in santa pace.

O almeno così aveva creduto.

- Emmeline? - chiese una voce a Emmeline fin troppo nota.

La ragazza sentì un brivido e decise di non girarsi:- Mi stai pedinando? -.

- No. È il mio posto preferito, non ti ricordi?- disse David Wilson avvicinandosi.

Emmeline si decise a guardarlo. Era quasi uguale a prima: i capelli castani brizzolati, gli occhi color cioccolato, i lineamenti marcati. Aveva però delle profonde occhiaie, occhiaie così profonde come mai Emmeline aveva visto sul suo volto.

- Ah, già. Vai via, per favore – replicò Emmeline bruscamente. Stava già abbastanza male senza che lui si aggiungesse ai suoi problemi.

- Questo però non è giusto, e tu lo sai!- esclamò David e Emmeline lo guardò scioccata:- Scusami? -.

- Lo so che sono stato stronzo, stupido, egoista e insensibile, ma...per un gesto da coglione dimentichi tutto il resto...tutto quello che ho fatto per te...? - domandò Wilson e la ragazza replicò decisa:- Non mi farai sentire in colpa, ti avviso in anticipo che non ci riuscirai -.

- Ma è stato solo uno...-

- Oh, David, per l'amore del cielo, non ti ho mollato solo per lo schiaffo. Mi trattavi come se fossi una nullità ed era diventato un rapporto malsano, un rapporto regolato unicamente da te! – esclamò Emmeline guardandolo dritto negli occhi, al che lui ribatté:- Era un periodo!Ne abbiamo passate così tante, tre anni di...-.

La voce di Emmeline diventò stridula:-Un periodo? David, era un anno che le cose andavano così!-.

Ma in quel momento, senza che Emmeline se la aspettasse, David la baciò improvvisamente. Le labbra di lui erano piene di calore e il bacio di disperazione, ma Emmeline lo spinse via subito, non volendo rischiare un ritorno di fiamma.

- Stammi alla larga, cazzo - disse la ragazza alzandosi arrabbiata e salendo le scale in fretta.

Intanto, a casa Evans...

Quella sera, seduta a terra e con i cartoni di pizza sulle ginocchia, Carol cercò di tirare su il morale a Lily, ma fu inutile.

Lily non poteva stare bene. Doveva vedere suo padre. Non vedeva l'ora che arrivasse il giorno seguente solo per andarlo a trovare.

Sua mamma non si era ancora svegliata e probabilmente era meglio così, non avrebbe sopportato di dovere parlare con lei della faccenda (non in quel momento, almeno).

Carol, saggiamente, aveva cercato di evitare di parlarne, raccontando futili pettegolezzi paesani che in realtà non erano argomento di interesse per nessuna delle due ragazze, ma era sempre qualcosa di cui poter parlare.

- Allora, di te, invece, che mi dici?Con James a tutto posto?Nelle tue ultime lettere eri terribilmente reticente – osservò Carol.

- Scusa – disse Lily, ma senza riuscire a sentirsi davvero in colpa, aggiungendo:- Tutto a posto, comunque. O almeno credo...mentre con...Remus? Vi scrivete ancora? -.

Carol annuì, poi guardò meglio la rossa, che era pallida come un lenzuolo (più del solito, il che era tutto dire, vista la carnagione di Lily):- Lily, forse dovresti andare a letto. Sparecchio io qua -.

- Sicura? - chiese Lily e l'amica confermò:- Sicura. Vai, io ti raggiungo dopo -.

Così Lily si incamminò verso le scale, sentendosi le gambe e il cuore pesanti come mai prima di allora.

Quando arrivò in camera, dopo essersi messa il pigiama, cercò un rifugio per fuggire dai suoi pensieri nelle morbide coperte del letto.

Miracolosamente, forse, si addormentò. Ma il suo sonno fu popolato di incubi, con continui e bruschi risvegli.

Carol, accanto a lei, cercava di calmarla ogni volta che si svegliava, ma ciò non era sempre facile.

Alle tre di notte, Lily era talmente sudata che Carol dovette scendere al piano di sotto per prenderle un panno di acqua fresca (nonostante le proteste della rossa).

Mentre Carol era di sotto, Lily aprì il cassetto del comodino in cerca di pacchetto di fazzoletti e fu allora che lo vide.

Un pacchetto bianco dal nastro dorato, così piccolo e soffice da potere passare troppo facilmente inosservato.

Lily aveva già visto quel pacchetto e si ricordava benissimo dove e quando: sull'Hogwarts Express, durante il viaggio per andare a casa, lo scorso Natale.

James voleva darle quel pacchetto, ma “All'epoca” lei era ancora arrabbiata con lui per la questione del diario e di conseguenza non aveva voluto accettarlo; tuttavia, come si era accorta quello stesso giorno arrivando a casa, James le aveva infilato il pacchetto nella tasca**.

Non si ricordò immediatamente del perché non lo avesse aperto, poi si ricordò di averlo lasciato nel comodino per decidere più tardi cosa farne. A quanto pare, si era dimenticata.

Prese il pacchetto, lo fissò, poi iniziò a strapparne l'involucro. Restò a bocca aperta.

Un ciondolo lucente a forma di “L” stava appeso a una catena argentata, bellissimo. Lo prese tra le mani, toccandolo, quando una scritta nella parte posteriore (e metallica) del ciondolo spuntò ai suoi occhi.

Lesse, incisco a caratteri eleganti e in corsivo:”Remember to let her into your heart, then you can start to make it better”.

Il ricordo di quando avevano ballato, quella sera, dopo la partita di Quidditch, le tornò alla mente.

Si strinse la collana al petto, chiudendo gli occhi.

Hey Jude, don't be afraid, you were made to go out and get her, the minute you let her under your skin, then you begin to make it better....

 

Il mattino dopo, Lily si alzò presto.

Le visite al Rose Hospital aprivano, almeno ufficialmente, alle otto, e lei doveva essere pronta prima di quell'ora.

Quando arrivò in cucina, si poté dire sorpresa. Petunia era già tornata ed era intenta a preparare la colazione.

- Buongiorno - salutò Lily avvicinandosi al frigo, e la sorella disse senza neanche guardarla:- Sto preparando la colazione per mamma, ma ce ne è in più. Vuoi? -.

Lily osservò le uova strapazzate senza il minimo appetito:- No, grazie. Non ho tanta fame, stamattina. Penso che berrò solo un po' di succo -.

Petunia annuì, mentre Lily beveva del succo di arancia.

- Ciao, Petunia - salutò passivamente una stordita Carol in camicia da notte.

- Carol - ricambiò gentilmente Petunia, ma piuttosto freddamente. Non era un segreto il fatto che Petunia e Carol non si fossero mai trovate molto simpatiche.

Carol si preparò un caffè davanti a una Petunia leggermente stranita, che dopo un attimo se ne andò al piano di sopra.

- Posso tirarle una tazza da the in testa? - chiese Carol con naturalezza e Lily la guardò male:-Evita, grazie-, poi aggiunse:- Strano che sia già qui -.

Carol scrollò le spalle:- Pensi che verrà anche lei stamattina? -.

- Francamente non ci avevo pensato, ma è probabile - asserì Lily e Carol replicò imburrando un toast sul bancone:-Io devo andare a scuola, scusa-.

- Non importa, Carol. Anzi, dispiace a me di averti lasciato dormire così poco - disse Lily e Carol ribatté dando un morso al pane:-Nessun problema. Piuttosto, non hai fame?Dovresti mangiare qualcosa-.

- Non mi va - replicò Lily schiva uscendo dalla cucina per andare a lavarsi.

Dopo mezz'ora, era lavata e vestita. Ed erano solo le sette e un quarto.

Pensava di smaterializzarsi in un vicolo lì vicino, ma Petunia la raggiunse in cucina:-Vai?Vengo anche io -.

- Non svegliamo mamma? - chiese Lily e Petunia replicò:- Non penso sia una buona idea. Era molto stanca -.

Lily annuì:- Andiamo a piedi? -.

- Ho la macchina - replicò Petunia, così freddamente che Lily si chiese quasi se la sorella intendesse portare anche lei.

Tuttavia, quando chiese a Carol se aveva bisogno di un passaggio per andare a scuola (solo per educazione, ovviamente), fu evidente che l'invito fosse esteso anche a lei.

Carol, tuttavia, rifiutò:-No, grazie. Mi piace andare a piedi-.

In macchina, Lily non riuscì a trarre la forza per intavolare una conversazione.

Non vedeva l'ora che arrivassero le otto. Doveva vederlo.

Ma, quando arrivarono all'ospedale, erano solo le sette e mezza. Passò i successivi venticinque minuti seduta su una sedia in sala di aspetto, fino a quando aprirono le tapparelle delle finestre interne della stanza a vetro.

Come un fulmine, Lily si catapultò davanti ad esse. Arrivata, dovette aggrapparsi al piccolo davanzale della finestra per non cadere a terra.

Suo padre dormiva, ma non sembrava suo padre.

Era magro come uno scheletro, da far spavento, non aveva più capelli e la pelle era rovinata, totalmente priva della quantomeno decenza che aveva solo a Natale, quando Lily lo aveva visto l'ultima volta.

Lily si girò verso Petunia, realizzando:- Questo non è un tumore che va avanti da solo qualche settimana! -.

Petunia la guardò, non dimostrando alcun coinvolgimento emotivo di fronte all'affermazione di Lily.

- Allora?Da quanto ce l'ha?Da quanto lo sapete? - disse Lily con la voce che diventava pericolosamente acuta.

- Da due mesi - rispose Petunia apatica e Lily esclamò, non trattenendosi più:- Due mesi?!Perché nessuno non mi ha detto un cazzo di niente?Perché tu non mi hai scritto niente? -.

Petunia si alzò, e disse amaramente:- Perché avrei dovuto?Io non ti devo niente -.

Lily si sentiva davvero furiosa, al che ribatté:- Non mi devi niente?Che ti piaccia o no, io sono tua sorella e lui è mio padre!Ho il diritto di sapere queste cose! -.

Le guance di Petunia diventarono rosse:- Una domanda migliore sarebbe: perché qualcuno doveva scrivertelo? -.

- Come? - disse Lily, non abbassando il tono di voce di un millimetro.

Petunia continuò amaramente, visibilmente accalorata:- Tu non c'eri, Lily. Non c'eri per le cose più stupide, come quando mi sono fatta la pipì addosso in prima media. Non c'eri quando papà ha ricevuto una promozione, non c'eri nemmeno quando mi sono diplomata... -.

- Non mi avevi invitato! - esclamò Lily, e Petunia continuò, soddisfatta di stare toccando il tasto giusto:-Se fossi stata qui, non avresti avuto bisogno di ricevere un invito!E lo stesso vale per il mio matrimonio! Non c'eri quando è morto il cane, non c'eri quando mamma è stata licenziata e quando ha dovuto trovarsi un nuovo lavoro, e non c'eri neanche adesso, quando mamma stava da schifo e papà stava crepando!-.

Una parte di Lily sapeva che non avrebbe dovuto fare quello, ma la rabbia e in rancore erano troppo forti. Mai, in alcuna occasione, era stata così furiosa nella sua vita.

Non quando James le aveva fatto trovare delle lumache nella sua borsa (facendole ricomprare la metà dei libri scolastici) al primo anno, non quando Marlene le aveva dato della falsa al secondo; non era stata così furiosa neanche quando aveva letto dell'uccisione di venti nati babbani in una sola ora in un piccolo paesino del Surrey, non quando aveva scoperto che James aveva letto il suo diario, non quando Witch le aveva detto che era permalosa (non con queste parole, ovviamente, ma il significato era quello) l'anno precedente, non quando Alice le aveva dato buca ad un appuntamento per uscire con un ragazzo e nemmeno quando Piton l'aveva chiamata:“Piccola schifosa Mezzosangue”.

Lily diede uno schiaffo alla sorella, repentino, e disse furibonda:-Vaffanculo, Petunia-.

Petunia la guardò anche lei arrabbiata, ma non riuscendo a dire nulla.

Lily, dal canto suo, era troppo furiosa per sentirsi in colpa (almeno per il momento).

La rossa girò i tacchi ed entrò nella stanza dell'ospedale.

Suo padre dormiva profondamente, e Lily preferì non svegliarlo: prese una sedia e si sedette accanto al letto, prendendogli la mano.

Guardò il volto di Mason e la rabbia si spense. La paura la invase, ma preferì non pensarci troppo.

Lily si alzò dalla sedia, abbracciando suo padre.

Lui ricambiò l'abbraccio e disse con un sorriso a trentadue denti mentre le accarezzava i capelli:- Da quanto sei qui? -.

- Se intendi in ospedale da mezz'ora, mentre a casa da ieri sera - spiegò Lily, staccandosi leggermente dal padre ma rimanendo seduta al bordo del letto, mentre Mason continuava ad accarezzarle i capelli.

- Faccio un po' pena, non è vero? - chiese amaramente il signor Evans e Lily scrollò le spalle:- Non hai mai visto Mary appena sveglia. La sua dolcezza va assolutamente a farsi benedire, a quell'ora -.

Mason sorrise:-Come stai, Lily?-.

- Oh, tutto ok. Più o meno. Il...il solito, sai. Tu...tu come stai?- chiese la rossa dopo un attimo di indecisione e il padre replicò:- Non c'è molto da dire, stando qui. È tutto abbastanza monotono. Tu, con la scuola?-.

- Bene. Ho alzato la media in Antiche Rune, sono abbastanza soddisfatta... - commentò Lily. Nella sua ultima verifica aveva preso una “E” (inutile dire quante urla di giubilo provenienti dal dormitorio femminile del settimo anno di Grifondoro si fossero udite quella sera).

- A proposito, hai pensato a cosa fare, l'anno prossimo? - domandò Mason.

Lily avrebbe voluto tanto che non glielo chiedesse, come ci sperava ogni volta che l'argomento capitava tra i suoi amici.

A differenza di quasi tutti i suoi compagni di casa, infatti, che quando al quinto anno avevano avuto un colloquio con la Mcgranitt avevano già avuto più o meno un'idea di cosa fare una volta finita Hogwarts, Lily era stata a corto di idee.

O meglio, aveva tante idee, tutte con dei difetti (alcuni non proprio trascurabili) e troppe che le sarebbero piaciute.

Quindi, all'epoca, aveva scelto di seguire nei successivi due anni tutte le lezioni che sarebbero potute servirle, escludendo quelle che assolutamente non le sarebbero state utili ( come Cura delle Creature Magiche, Babbanologia e Divinazione).

- Ehm...si, ma non ho ancora deciso. Tra qualche mese ho gli esami, sai- fu la vaga risposta di Lily.

Per un po' parlo con il padre della scuola, poi lui le chiese come stavano i suoi amici.

-Oh, bene. Alice è lievemente isterica, ma questo è normale...-.

 

 

Quando Lily uscì dalla stanza dell'ospedale, era mezzogiorno.

Petunia non era entrata neanche una volta da che Lily era dentro, e quando la rossa uscì la sorella si catapultò nella stanza. Le due non si degnarono di uno sguardo, ovviamente.

Lily aveva un gran groppo alla gola, ma parlare con suo padre l'aveva fatta sentire meglio. Sarebbe tornata il pomeriggio.

Guardò l'ora e si rese conto che mancava solo mezz'ora all'uscita di Carol da scuola.

Tanto per fare qualcosa con cui occupare la mente, decise di andare a prenderla a piedi.

E poi, non sapeva davvero dove si sarebbe potuta smaterializzare vicino al liceo.

Si impiegavano solalmente venti minuti (abbondanti) dalla scuola all'ospedale, dopotutto, e c'era bel tempo quel giorno. Lily indossò la giacca e uscì dall'ospedale.

Quel giorno, Parkes Yellow era rumorosa come al solito. Le vecchiette che guardavano tutti, le donne che spettegolavano vicino ai davanzali delle finestre, le rose gialle sparse per tutto il paese (da qui, il nome del comune), i bambini che giocavano al parco... si era dimenticata di quanto Parkes Yellow fosse chiassosa.

Quando, a Spinnner's End, passò di fronte a casa Piton, aumentò il passo. Non ci teneva affatto a vedere i genitori di Piton: non le piacevano nemmeno quando era amica del figlio, figuriamoci ora.

Severus le aveva raccontato più volte di quando suo padre picchiasse la madre, e, sebbene l'amico non glielo avesse mai confessato apertamente, Lily si era sempre accorta di quanto tutto questo lo avesse fatto soffrire. Per quello, lui, a undici anni, non vedeva l'ora di andare a Hogwarts. Per fuggire da quella casa.

Arrivata davanti alla scuola di Carol, si accorse di essere un'idiota troppo tardi.

Non se ne accorse prima che suonasse la campana che segnava la fine delle lezioni, no, ma quando Ricky Williams*** varcò la soglia del portone studentesco da cui tutti gli alunni uscivano in fretta.

Merda, pensò la rossa voltandosi di scatto e iniziando a camminare velocemente. Se c'era una cosa che non le andava adesso, era vedere un suo amico/a babbano che non fosse Carol. Non ora. Non aveva voglia di dare spiegazioni, di fare discorsi inutili o di mentire (soprattutto di mentire ). Semplicemente non ne aveva la forza. Incrementò il passo quando sentì la voce di Ricky esclamare:-Lily?!-.

Ma la voce cominciò a farsi più vicina:- Lily! -.

Lily iniziò quasi a correre, attraversando il parco, quando una mano la fermò, afferrandole la spalla.

Lily si voltò:- Ciao...ciao, Ricky -.

Sinceramente, le fece un po' paura. Era cresciuto negli ultimi due mesi di almeno otto centimetri (come fosse possibile, Lily non ne aveva idea) e ora era alto sicuramente sugli 1.90 (gli 1.65 di Lily erano una bazzecola in confronto).

Ricky chiese con il fiatone:- Perché scappavi? -.

- Io...non stavo scappando -

- Hai il fiatone! -

- Stretching - replicò Lily, al che Ricky inarcò un sopracciglio.

- Ok, ti stavo evitando. É solo, che sai, oggi non è esattamente una bella giornata e...- stava dicendo Lily, ma Ricky la interruppe, abbracciandola.

Lily mormorò:- Lo sai? -.

Ricky annuì:- Sai come vanno i pettegolezzi qui -.

- Ne...ne so qualcosa - replicò Lily, staccandosi e ripensando alla conversazione con Carol della serata prima. Francamente, in quel momento gli abbracci le davano solo fastidio.

- Da quanto sei qui? - chiese Ricky mentre i due iniziavano a camminare senza una meta precisa.

- Da ieri pomeriggio. Starò qui fino a venerdì, credo - (era martedì) disse Lily, poi aggiunse:- Tu...sapevi in che condizioni era mio padre? -.

Un momento, poi Ricky annuì.

Lily aumentò il passo, stringendo i denti:- Grazie per avermi informata -.

- Tua madre non voleva che te lo si dicesse!Cosa facevo, ti scrivevo decidendo io cosa era meglio per te? -

- Pensavo solo che dopo dodici anni di conoscenza e di amicizia stessi dalla mia parte - insistette Lily. Sapeva che l'amico aveva ragione, ma era arrabbiata e ferita, e Ricky era l'unico con cui potesse arrabbiarsi in quel momento trovando un pretesto.

- Ora non dire così, Lily. Anche perché, anche nel caso che avessi voluto farlo, come avrei potuto?Non so nemmeno l'indirizzo della tua scuola! -

- Ora non giocare con i sensi di colpa, Ricky. Un modo per contattarmi l'avresti trovato -

- Non mi posso intromettere negli affari della tua famiglia, Lily! - esclamò Ricky, al che Lily lo guardò, per poi sospirare.

- Scusa, non ce l'ho veramente con te. È solo che sono arrabbiata con mia mamma, ma non posso sfogarmi con lei. Non posso farla sentire male anche per questo. Merlino, mi hai rivisto da soli due minuti e ti sto già deprimendo -.

Ricky inarcò un sopracciglio, divertito:- Merlino? -.

Lily si maledì per la gaffe, ma si corresse cercando di sembrare naturale:- Il mago leggendario, che allevò Re Artù...hai presente, ignorante che non sei altro? -.

- Certo che ho presente. Solo che sei la prima persona che sento imprecare in nome di Merlino - disse Ricky sulla difensiva e Lily ribatté:- Questo perché sei ignorante, e forse anche perché io sono strana -.

- Penso che l'opzione più probabile sia la seconda. Allora, andiamo a mangiare da Hugo? -. Hugo era la migliore paninoteca di Parkes Yellow.

- Va bene -.

 

 

Quella sera, a Hogwarts, James terminò l'ultimo allenamento di Quidditch prima della partita.

Scese dalla scopa:- Bene, vi ricordate tutti gli schemi di gioco. Oggi...siamo andati bene -.

Tutti i suoi compagni erano straniti: da quando James Potter faceva loro dei complimenti per come avevano giocato durante un allenamento?Era già un raro evento che lo facesse dopo una partita.

- Vi consiglio di andare a letto presto, però. E tutte le altre solite raccomandazioni, eccetera e eccetera...ok? - continuò James.

- Si, Potter - rispose la squadra in un coro esausto.

Mentre gli altri si dirigevano verso gli spogliatoi, James si avvicinò al centro del campo, guardando il cielo coperto di stelle.

Si girò:- Sirius?Puoi venire un attimo? -.

Sirius Black, in lontananza, lo guardò sorpreso. Poi si avvicinò:- Sì? -.

- Ehm...mi dispiace, per ieri... - disse James non guardando l'amico, che inarcò un sopracciglio:- Questo è tutto quello che sai dire?Belle, scuse, James, davvero. Sei un oratore nato -.

- Sai cosa voglio dire. E...anche io mi sarei tirato un pugno- ammise James, e Sirius sorrise:- Così va meglio. Bene, ti va di fare una corsa sulle scope?Chi arriva per ultimo al dormitorio femminile di Corvonero comprerà del gelato per tutta Grifondoro -.

James annuì:- Mi sembra giusto. Ok, allora al via... -.

Non domandatevi troppo su come facessero a sapere entrambi così bene dove si trovasse il dormitorio femminile di Corvonero, non ve lo consiglio.

- VIA! - esclamò Sirius e entrambi si librarono in aria.

Il giorno successivo, in seguito alla vittoria della sua Casa, Sirius Orion Black offrì gentilmente e dal più profondo del cuore dei gelati a tutta Grifondoro.

 

 

 

*Come si capirà tra poco, non è la madre di Lily che sistema la casa.

**Vedi Capitolo 22 (“Sull' Hogwarts Express”).

***Vedi Capitolo 29 (“Un gesto vale più di mille parole").

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE : Ehm...c'è ancora qualcuno di vivo?Non so davvero cosa dire per farmi perdonare, solamente: mi dispiace. Al prossimo capitolo e spero in qualche recensione (ammettendo sempre che ci sia ancora qualcuno che segue questa storia, dopotutto non aggiorno da quasi un anno)! :)

  
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