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Autore: pralinedetective    07/01/2009    8 recensioni
« Non è forse vero, Konanchan? » si alza lento « Non sei forse una sua proprietà? »
E l’attacco ricomincia: la belva si ciba di me, proponendomi una fuga impossibile.
Non ho molto da dire riguardo la storia... Una What If, universo alternativo a seconda dell'interpretazione.HTML sistemato (di nuovo). Scomparsi i codici inutili a metà fict '0'[Sensuale, non erotico.]PRIMA classificata al contest "Non conosci il titolo?!" indetto da Dreaming Ferret
Genere: Dark, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Konan, Orochimaru, Pain
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Naruto Shippuuden
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Autrice: uchiha_girl
Titolo (Frase scelta) : “D’altro non brillin gli occhi tuoi, se non di pianto” (1125 parole)
Personaggi : (in ordine di apparizione) Konan, Orochimaru, Pein.
Pairing(s) : KonanXOrochimaru, KonanXPein.
Genere : introspettivo, violento, sensuale (non erotico).
Rating : giallo/arancione.
Avvertimenti : AU (Another Universe), What if... (E se...), One-shot.
Breve introduzione alla storia: « Non è forse vero, Konanchan? » si alza lento « Non sei forse una sua proprietà? »

E l’attacco ricomincia: la belva si ciba di me, proponendomi una fuga impossibile. 

 

D’altro non brillin gli occhi tuoi, se non di pianto.

Yeah, there is: my little, private prison.

 

 

Il buio regna sovrano, nel mio regno d’incubo.

Un regno dove la libertà si prende gioco di me, crudele.

Dove le mie ali sono spiegate, pronte a fuggire dalla sofferenza.

Dove il mondo è pronto ad accogliermi – non attende che me, lontano.

Cerco di raggiungerlo, e mi tuffo su quella finestra spalancata, il cielo terso che sembra attender solo me, l’aria più pura della montagna più alta del paese più lontano.

È tutto troppo bello, troppo atteso, per esser reale.

Guardo le mie braccia. Sorrido, consapevole.

Questo ferro arrugginito non mi lascerà.

È stretto a me, una spira dalla quale non mi posso liberare.

Sorrido, consapevole della mia forza.

Mi guardo attorno.

Quattro mura tinte d’umidità, un letto semplice, una libreria troppo lontana per esser raggiunta.

È così che volevi imprigionarmi?

È così che confidi nel mio tradimento?

È così che tu pretendi io rinneghi me stessa?

Penso alla sfera dalla quel sono stata prelevata.

Penso alle persone alle quali non ho potuto dire addio.

Penso...

Penso a lui.

« Buongiorno, piccola mia. »

La porta di metallo si spalanca con allegria.

Un ghigno unto precede il corpo allungato e sinuoso.

Si avvicina, baldanzoso, in silenzio. Mi guarda con interesse.

« Che ne dici di un salutino al tuo povero carceriere? »

Vorrei urlargli il ribrezzo, l’odio che provo.

Ma lui ha in mano la mia vita.

Per quanto orribile sia.

È-...È vita, calore.

La voglio.

È mia.

« Non avvicinarti, lucertola schifosa. »

Ancora ironia su quel viso da schiaffi.

« Serpente, prego. » ricorda, ridendo con leggerezza.

« Lucertola ti si addice di più. » soffio fra i denti serrati, decisa a non dargliela vinta.

Si siede, appoggia una mano oltre di me, si china, sorridente.

Non profuma di nulla. Non di buono, non di male.

È come un morto, se non fosse che adesso passa il viso sul mio collo, lascivo, il respiro calmo che stimola scariche di repulsione – attrazione – per la mia spina dorsale.

Sento le labbra gelide chiudersi sulla mia pelle.

La vergogna mi inumidisce gli occhi.

« I-Io non sono una qualsiasi puttana, Orochimaru. Non puoi giocare con me senza conseguenze. »

Un ronzio nelle orecchie e un calore sul collo.

Calore che diventa dolore acuto, quando sento con chiarezza le zanne della Serpe.

La vampa scende, come acqua – come sangue –, accompagnata dalle sue fauci.

« Lo so, Konanchan...» sento le sue labbra tirarsi in un sorriso, per poi continuare a scendere.

Trattengo un gemito, quando sento le sue mani sfiorare con casualità premeditata il mio seno.

I denti umidi sfiorano la carnagione tremante – fremente – , mentre aprono poco alla volta la camicia.

« So che sei la troietta di Pein...»

È un secondo.

Lo colgo alla sprovvista.

Alzo le mani, lanciandolo lontano.

Cade dal letto, poi mi guarda, senza capire.

Sorride.

« Non è forse vero, Konanchan? » si alza lento – sensuale.

« Non sei forse una sua proprietà? »

« Azzardati a-...»

« Non ti impedisce forse di parlare con gli altri membri di quella mafia di pazzi? Di fare anche solo una passeggiata? »

« BASTA! »

Chiudo le palpebre con forza, le lacrime sull’orlo dei miei occhi scivolano con lentezza a bagnare le guancie, raggiungendo il nuovo cremisi che macchia i miei abiti.

Lui continua a parlare, in un sussurro tentatore.



« Non è forse il tuo padrone? »

« No...» lo guardo, convinta « Non è il mio padrone. Sono io ad obbedirgli. Pein merita il mio rispetto! »

« E la tua obbedienza... Che brava schiavetta. »

È serio, mentre torna ad avvicinarsi.

Si rimette al suo posto, e si china su di me.

Mi è impossibile il non arretrare. Sguardo spiritato.

Prende la mia guancia nella sua mano fredda e umida.

« Perché piangi? Cos’è questa, vergogna? O l’ardore del tuo amore per quello? »

« Io-...»

« Sì, tu. » mi interrompe.

Rimango ipnotizzata dal suo fissarmi, non comprendo il significato di quella risposta.

« Sei tu, ma solo nel corpo. La tua mente è stata totalmente plagiata. Com’ero io stesso fino a qualche tempo fa. »

« No. »

« Ora appartieni a lui. »

« No...»

« Puoi ancora liberarti...»

« No! »

Il mio respiro è affannato.

È tutto falso, tutto sbagliato!

Io seguo il capo perché ha un obbiettivo, un’idea che trovo sia giusto approvare.

« Non sono un oggetto che appartiene all’uno o all’altro! Sono una persona, penso e agisco come preferisco! E, adesso, voglio andarmene da qui. »

Mi alzo, impetuosa.

Le catene non resistono, sgranchisco le mia ali, avvicinandomi alla finestra.

Sento la Serpe ridere.

« Non puoi scappare da qui, Konanchan. »

« Lo sto facendo. »


Mi volto, decisa a guardarlo mentre volerò, lontana da qui, lontana da tutto.

« Non puoi scappare dai tuoi stessi pensieri, dal tuo sogno. »

« Così...starei sognando tutto? » sorrido « Allora, voglio svegliarmi adesso. Non ho intenzione di stare ad ascoltarti ancora a lungo, stupida lucertola. »

Strano, irreale mutismo del Ninja Leggendario.

Mi si avvicina ancora, poggia la mano sul mio viso, come prima.

« Te lo dico come tuo alterego. »

La voce è dura e decisa.

La mia voce.

« Non versare lacrime per questa storia. Non sarebbero vere lacrime. D’altro non brillin gli occhi tuoi se non di pianto *, di un pianto vero e reale. »

***********

Sobbalzo.

Ci metto un po’ a riconoscere dove mi trovo.

Volto la testa, incontro il viso dormiente.

Non è nessuno che io sia possa amare.

Non è Nagato. Non è Yahiko.

Soltanto, il mio capo.

Il mio dio.

Riposa voltato nella mia direzione, lontano, senza toccarmi.

La coperta lo copre fino al petto liscio, le braccia strette in un abbraccio personale fuori dal piumone.

Mi alzo lentamente, facendo attenzione a non scuotere il materasso e disturbarlo.

Incontro il pavimento gelido con i piedi nudi, e con un rumore leggero mi avvicino alla portafinestra, sempre aperta.

Buio totale.

Buio che regna su tutta Ame(1).

Nubi addensate, vuote, come occhi stremati dal pianto.

Sospiro, uscendo sul balcone.

Il freddo punge le gambe svestite, pizzica gli occhi.

Non provare a piangere per così poco – mi dico, rimproverando la sensibilità.

Abbasso il viso sulla camicia pallida, non vi trovo una traccia di sangue.

Sbuffo di nuovo, e lancio lo sguardo per Amegakure.

Di certo, non posso chiamarlo Casa.

Però-...Però lo è.

Chiudo gli occhi.

Chiamo a me la rosa di carta, l’appunto fra i capelli ancora scompigliati dal sonno.

Stringo le mani sul corrimano, mi siedo incrociando le gambe a terra.

Incrocio le dita oltre le sbarre, appoggio la testa al metallo.

Apro gli occhi con un sospiro, e sorrido ancora.

Ciò che mi è stato preservato per la vita.

 

Eccola, la mia piccola prigione privata.

 

 

Ame (1) no Kuni = il Paese della Pioggia, dove sembra si trovi la base dell’Akatsuki, e dove Pein è Kage.

Amegakure (2) no Sato = il Villaggio della Pioggia (letteralmente: Villaggio nascosto dalla Pioggia; fonte: wikipedia), è il villaggio-ninja nascosto nell’omonimo paese.

~ Writer’s Nothe ~

1^ Classificata

D’altro non brillin gli occhi tuoi, se non di pianto di uchiha_girl

*banner*

Correttezza morfo-sintattica: 8.75/10

Stile: 8.75/10

Originalità: 9.25/10

Caratterizzazione dei personaggi: 8.5/10

Attinenza alla traccia: 8.75/10

Totale: 44/50

Innanzitutto, complimenti! Veramente una fic originale, molto particolare e generalmente attinente alla frase. Di errori grammaticali non ne ho trovati, fatta eccezione per uno o due, dovuti, credo, alla fretta. Lo stile è molto semplice, e rende la lettura scorrevole, anche se forse alcune frasi sono troppo spezzate. L'ambientazione della fic l'ho trovata molto particolare: non è definita precisamente, è molto sfumata, come se ci fosse un alone di nebbia ad avvolgerla. Orochimaru mi è sembrato IC, Konan, invece, mi è sembrata un po' troppo "debole": in fondo, però, non sappiamo ancora niente su di lei. In totale, bellissima fic, particolare e scritta veramente bene: bravissima!


Dirò una sola cosa, e, per chi mi conosce, significherà tutto.

Cazzo.

Non sono solita dire parolacce, sul serio, però...

Veramente gente, non me lo aspettavo. La mia idea iniziale era una KonanXKakashi ^^°

Poi, Hatake che era totalmente OOC, Pein che parlava troppo, capitoli immensi... e l’illuminazione nel sonno °_°

Perché anche quando dormo faccio cose belle *ùoù* (XD)

Stupendo il bannerino, grazie a Dreaming Ferret per il contest, per l’opportunità.

Complimenti alle altre, podiste o meno, alle vincitrici dei premi speciali.

Sul serio, non so che dire, sono stupefatta. Completamente.

Per questa fict mi sono ispirata a un’immagine recuperata da mia sorella nelle sue interminabili “cacce” su Photobucket.

Al di là dello stile scadente un po’ hot della fanart, c’era Konan in deshabillé, le ali spiegate, la mano allungata verso una cartina dell’universo di Naruto alle sue spalle, e rimaneva a un soffio dalla carta a causa di numerose catene che l’avvolgevano e la bloccavano a un tronco alle spalle del letto raffinato. Ciò che mi ha ipnotizzata, però, è il leggero sorriso che aveva il soggetto, quasi di rassegnazione.

Sono rimasta colpita, e ho deciso di renderla veritiera infilando lo scarabocchio stilizzato (che ora rimpiango amaramente Q_Q Mia sorella si è persa la foto!) in un universo alternativo. Il problema ora era...trovare la suddetta ambientazione (XD).

Ho iniziato con il descrivere l’immagine, e da lì è stato tutto in discesa. Il KonanPOV l’ho usato all’inizio perché avevo bisogno di trovare il giusto modo di proseguire, e non sono riuscita ad abbandonarlo, finendo con l’infilarmi nell’obbrobrio che avete appena letto.

Grazie a chi ha letto, e a chi vorrà lasciare una recensione. <3

Girl-chan.

  
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