Autrice:
uchiha_girl
Titolo
(Frase scelta) : “D’altro non brillin gli
occhi tuoi, se non di pianto” (1125 parole)
Personaggi : (in ordine di apparizione) Konan,
Orochimaru, Pein.
Pairing(s) : KonanXOrochimaru, KonanXPein.
Genere : introspettivo, violento, sensuale (non
erotico).
Rating : giallo/arancione.
Avvertimenti : AU (Another Universe), What if... (E
se...), One-shot.
Breve introduzione alla storia:
E
l’attacco
ricomincia: la belva si ciba di me, proponendomi una fuga impossibile.
D’altro
non brillin gli occhi tuoi, se
non di pianto.
Yeah,
there is:
my little, private prison.
Il buio regna sovrano, nel mio regno d’incubo.
Un
regno dove la libertà si prende
gioco di me, crudele.
Dove
le mie ali sono spiegate,
pronte a fuggire dalla sofferenza.
Dove il mondo è pronto ad accogliermi – non attende che me, lontano.
Cerco di raggiungerlo, e mi tuffo su quella finestra spalancata, il cielo terso che sembra attender solo me, l’aria più pura della montagna più alta del paese più lontano.
È
tutto troppo bello, troppo atteso,
per esser reale.
Guardo
le mie braccia. Sorrido,
consapevole.
Questo
ferro arrugginito non mi
lascerà.
È
stretto a me, una spira
dalla quale non mi posso liberare.
Sorrido, consapevole della mia forza.
Mi
guardo attorno.
Quattro
mura tinte d’umidità, un
letto semplice, una libreria troppo lontana per esser raggiunta.
È
così che volevi imprigionarmi?
È
così che confidi nel mio
tradimento?
È
così che tu pretendi io
rinneghi me stessa?
Penso
alla sfera dalla quel sono
stata prelevata.
Penso
alle persone alle quali non ho
potuto dire addio.
Penso...
Penso a lui.
« Buongiorno, piccola mia. »
La
porta di metallo si spalanca con
allegria.
Un
ghigno unto precede il corpo
allungato e sinuoso.
Si avvicina, baldanzoso, in silenzio. Mi guarda con interesse.
« Che ne dici di un salutino al tuo povero carceriere? »
Vorrei
urlargli il ribrezzo, l’odio
che provo.
Ma
lui ha in mano la mia vita.
Per
quanto orribile sia.
È-...È
vita, calore.
La
voglio.
È mia.
« Non avvicinarti, lucertola schifosa. »
Ancora
ironia su quel viso da
schiaffi.
«
Serpente, prego. » ricorda,
ridendo con leggerezza.
« Lucertola ti si addice di più. » soffio fra i denti serrati, decisa a non dargliela vinta.
Si
siede, appoggia una mano oltre di
me, si china, sorridente.
Non
profuma di nulla. Non di buono,
non di male.
È
come un morto, se non fosse che
adesso passa il viso sul mio collo, lascivo, il respiro calmo che
stimola scariche
di repulsione – attrazione –
per la mia spina dorsale.
Sento
le labbra gelide chiudersi
sulla mia pelle.
La vergogna mi inumidisce gli occhi.
« I-Io non sono una qualsiasi puttana, Orochimaru. Non puoi giocare con me senza conseguenze. »
Un
ronzio nelle orecchie e un calore
sul collo.
Calore
che diventa dolore acuto,
quando sento con chiarezza le zanne della Serpe.
La
vampa scende, come acqua – come
sangue –, accompagnata dalle sue fauci.
«
Lo so, Konanchan...» sento le sue
labbra tirarsi in un sorriso, per poi continuare a scendere.
Trattengo
un gemito, quando sento le
sue mani sfiorare con casualità premeditata il mio seno.
I denti umidi sfiorano la carnagione tremante – fremente – , mentre aprono poco alla volta la camicia.
« So che sei la troietta di Pein...»
È
un secondo.
Lo
colgo alla sprovvista.
Alzo
le mani, lanciandolo lontano.
Cade
dal letto, poi mi guarda, senza
capire.
Sorride.
«
Non è forse vero, Konanchan? » si
alza lento – sensuale.
«
Non sei forse una sua proprietà? »
«
Azzardati a-...»
«
Non ti impedisce forse di parlare
con gli altri membri di quella mafia di pazzi? Di fare anche solo una
passeggiata? »
« BASTA! »
Chiudo
le palpebre con forza, le
lacrime sull’orlo dei miei occhi scivolano con lentezza a
bagnare le guancie,
raggiungendo il nuovo cremisi che macchia i miei abiti.
Lui continua a parlare, in un sussurro tentatore.
« Non è forse il tuo padrone? »
«
No...» lo guardo, convinta « Non è
il mio padrone. Sono io ad obbedirgli. Pein merita il mio rispetto!
»
« E la tua obbedienza... Che brava schiavetta. »
È
serio, mentre torna ad
avvicinarsi.
Si
rimette al suo posto, e si china
su di me.
Mi
è impossibile il non arretrare.
Sguardo spiritato.
Prende la mia guancia nella sua mano fredda e umida.
«
Perché piangi? Cos’è questa,
vergogna? O l’ardore del tuo amore per quello?
»
«
Io-...»
« Sì, tu. » mi interrompe.
Rimango ipnotizzata dal suo fissarmi, non comprendo il significato di quella risposta.
«
Sei tu, ma solo nel corpo. La tua
mente è stata totalmente plagiata. Com’ero io
stesso fino a qualche tempo fa. »
«
No. »
« Ora appartieni a lui. »
«
No...»
« Puoi ancora liberarti...»
« No! »
Il
mio respiro è affannato.
È
tutto falso, tutto sbagliato!
Io seguo il capo perché ha un obbiettivo, un’idea che trovo sia giusto approvare.
« Non sono un oggetto che appartiene all’uno o all’altro! Sono una persona, penso e agisco come preferisco! E, adesso, voglio andarmene da qui. »
Mi
alzo, impetuosa.
Le
catene non resistono, sgranchisco
le mia ali, avvicinandomi alla finestra.
Sento la Serpe ridere.
«
Non puoi scappare da qui,
Konanchan. »
« Lo sto facendo. »
Mi
volto, decisa a guardarlo mentre
volerò, lontana da qui, lontana da tutto.
«
Non puoi scappare dai tuoi stessi
pensieri, dal tuo sogno. »
«
Così...starei sognando tutto? »
sorrido « Allora, voglio svegliarmi adesso.
Non ho intenzione di stare
ad ascoltarti ancora a lungo, stupida lucertola. »
Strano,
irreale mutismo del Ninja
Leggendario.
Mi si avvicina ancora, poggia la mano sul mio viso, come prima.
« Te lo dico come tuo alterego. »
La
voce è dura e decisa.
La mia voce.
« Non versare lacrime per questa storia. Non sarebbero vere lacrime. D’altro non brillin gli occhi tuoi se non di pianto *, di un pianto vero e reale. »
***********
Sobbalzo.
Ci
metto un po’ a riconoscere dove
mi trovo.
Volto
la testa, incontro il viso
dormiente.
Non
è nessuno che io sia possa
amare.
Non
è Nagato. Non è Yahiko.
Soltanto,
il mio capo.
Il mio dio.
Riposa
voltato nella mia direzione,
lontano, senza toccarmi.
La
coperta lo copre fino al petto
liscio, le braccia strette in un abbraccio personale fuori dal piumone.
Mi
alzo lentamente, facendo
attenzione a non scuotere il materasso e disturbarlo.
Incontro il pavimento gelido con i piedi nudi, e con un rumore leggero mi avvicino alla portafinestra, sempre aperta.
Buio
totale.
Buio
che regna su tutta Ame(1).
Nubi
addensate, vuote, come occhi
stremati dal pianto.
Sospiro,
uscendo sul balcone.
Il
freddo punge le gambe svestite,
pizzica gli occhi.
Non provare a piangere per così poco – mi dico, rimproverando la sensibilità.
Abbasso
il viso sulla camicia
pallida, non vi trovo una traccia di sangue.
Sbuffo
di nuovo, e lancio lo sguardo
per Amegakure.
Di
certo, non posso chiamarlo Casa.
Però-...Però lo è.
Chiudo
gli occhi.
Chiamo
a me la rosa di carta,
l’appunto fra i capelli ancora scompigliati dal sonno.
Stringo
le mani sul corrimano, mi
siedo incrociando le gambe a terra.
Incrocio
le dita oltre le sbarre,
appoggio la testa al metallo.
Apro
gli occhi con un sospiro, e
sorrido ancora.
Ciò
che mi è stato preservato per la
vita.
Eccola,
la mia piccola prigione privata.
Ame
(1) no Kuni = il
Paese della Pioggia, dove sembra si trovi la base
dell’Akatsuki, e dove Pein è Kage.
Amegakure
(2) no Sato =
il Villaggio della Pioggia (letteralmente: Villaggio nascosto dalla
Pioggia;
fonte: wikipedia), è il villaggio-ninja nascosto
nell’omonimo paese.
~
Writer’s Nothe ~
1^
Classificata
D’altro
non brillin gli occhi tuoi, se non
di pianto di uchiha_girl
Correttezza
morfo-sintattica: 8.75/10
Stile:
8.75/10
Originalità:
9.25/10
Caratterizzazione
dei personaggi: 8.5/10
Attinenza
alla traccia: 8.75/10
Totale:
44/50
Innanzitutto,
complimenti! Veramente una fic originale, molto particolare e
generalmente attinente alla frase. Di errori grammaticali non ne ho
trovati,
fatta eccezione per uno o due, dovuti, credo, alla fretta. Lo stile
è molto
semplice, e rende la lettura scorrevole, anche se forse alcune frasi
sono
troppo spezzate. L'ambientazione della fic l'ho trovata molto
particolare: non
è definita precisamente, è molto sfumata, come se
ci fosse un alone di nebbia
ad avvolgerla. Orochimaru mi è sembrato IC, Konan, invece,
mi è sembrata un po'
troppo "debole": in fondo, però, non sappiamo ancora niente
su di
lei. In totale, bellissima fic, particolare e scritta veramente bene:
bravissima!
Cazzo.
Non
sono solita dire parolacce, sul serio, però...
Veramente
gente, non me lo aspettavo. La mia idea iniziale era una
KonanXKakashi ^^°
Poi,
Hatake che era totalmente OOC, Pein che parlava troppo, capitoli
immensi... e l’illuminazione nel sonno °_°
Perché
anche quando dormo faccio cose belle *ùoù* (XD)
Stupendo
il bannerino, grazie a Dreaming Ferret per il contest, per l’opportunità.
Complimenti
alle altre, podiste o meno, alle vincitrici dei premi speciali.
Sul
serio, non so che dire, sono stupefatta. Completamente.
Per
questa fict mi sono ispirata a un’immagine recuperata da mia
sorella
nelle sue interminabili “cacce” su Photobucket.
Al
di là dello stile scadente un po’ hot
della fanart, c’era Konan
in deshabillé, le ali spiegate, la mano allungata verso una
cartina
dell’universo di Naruto alle sue spalle, e rimaneva a un
soffio dalla carta a
causa di numerose catene che l’avvolgevano e la bloccavano a
un tronco alle
spalle del letto raffinato. Ciò che mi ha ipnotizzata,
però, è il leggero sorriso
che aveva il soggetto, quasi di rassegnazione.
Sono
rimasta colpita, e ho deciso di renderla veritiera infilando
lo
scarabocchio stilizzato (che ora rimpiango amaramente Q_Q Mia sorella
si è
persa la foto!) in un universo alternativo. Il problema ora
era...trovare la
suddetta ambientazione (XD).
Ho
iniziato con il descrivere l’immagine, e da lì
è stato tutto in discesa.
Il KonanPOV l’ho usato all’inizio perché
avevo bisogno di trovare il giusto
modo di proseguire, e non sono riuscita ad abbandonarlo, finendo con
l’infilarmi nell’obbrobrio che avete appena letto.
Grazie
a chi ha letto, e a chi vorrà lasciare una recensione.
<3
Girl-chan.