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Autore: The Galway Girl    02/06/2015    1 recensioni
Gabrielle vive nella Parigi del fine 1800, è una ragazza semplice con un grande sogno: ballare al mitico Moulin Rouge. Un sogno impossibile, finché una scoperta (e un piccolo ricatto) la aiuterà a realizzarlo. Sarà così bello come se lo è sempre immaginato?
Genere: Commedia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattordici




Trascorro il resto della serata ad ascoltare i racconti della mamma e Charles, di come lei l'ha corteggiata e di quanto fosse gelosa la zia Clementine.

< < Avevi ragione > > le dico io.

< < Riguardo a cosa? > >

< < Sul fatto che fare la ballerina fosse solo un altro dei miei sogni assurdi > > confesso imbarazzata.

< < Io non trovo > > mi contraddice lei < < Questo lo hai realizzato, ho visto quanto duramente ti sei impegnata e sei stata a due passi dal ballare veramente, non sono state solo parole al vento. > >

Io ci penso un attimo. Ogni volta che mi è saltato in mente di fare qualcosa ho cambiato idea nel giro di due giorni, stavolta ho retto fino alla fine.

< < Di solito ti arrendi subito senza neanche provarci > > dice lei leggendomi nel pensiero < >

< < Non proprio fino in fondo > > la correggo io.

< < Secondo me si. Ti eri messa in testa di fare la ballerina e hai impiegato tutte le tue forze per riuscirci, ma poi hai capito che non è la strada che fa per te e hai avuto il coraggio di ammetterlo. > >

Consolata dalla sua saggezza l'abbraccio e vado a letto.


Mi basta appoggiare la testa sul cuscino che crollo in un sonno profondo, come non mi capitava da settimane.

Dormo fino al pomeriggio dopo, mi sembra di non dormire da secoli.

Mi alzo dicendomi che non ho più niente da fare ormai, quando mi ricordo di avere ancora una questione in sospeso.

Afferro la sacca all'ingesso ed esco senza dire una parola.

Busso alla porta e aspetto.

Louise viene ad aprirmi dopo qualche minuto.

< < Gabrielle ciao > > dice lei stupita.

< < Ti ho riportato i vestiti. Tutti sistemati > > dico secca.

< < Grazie. Ma cos'è successo ieri? > > mi chiede lei preoccupata.

< < Il signor Ziedler ti ha detto di aiutarmi > > dico io senza curarmi di rispondere alla sua domanda.

Lei sembra imbarazzata < < Vuoi entrare? > > mi chiede infine.

La sua casa è molto semplice, come la mia. Una stanza da giorno con un piccolo angolo cucina e due porte, una per il bagno e una per la camera.

Mi sistemo su una sedia senza che lei mi inviti ad accomodarmi.

< < Ti ha mandata lui da me > > ripeto.

< < Si > > confessa lei.

Anche se lo sapevo la sua risposta mi fa comunque male. Mi sento stupida, ho creduto che almeno una delle ballerine mi avesse accettato, e invece era al servizio di mio padre, e io le ho anche rammendato tutti quei vestiti gratis.

< < E io che pensavo che fossimo amiche > > ammetto imbarazzata.

Lei si sistema su una sedia vicino a me e mi dice < < Gabrielle lo siamo! > >

Quando vede che non le credo aggiunge < < Ziedler mi ha solo chiesto di aiutarti un po' durante le prove, niente di più, non mi ha detto di diventare tua amica, e comunque ti avrei aiutata in ogni caso. > >

Io la guardo scettica.

< < E' la verità. Le prove del pomeriggio sono state una mia idea. > >

< < Cosa ci hai guadagnato? > > chiedo.

< < Niente>> risponde lei meravigliata dalla mia domanda < < Il signor Ziedler me l'ha chiesto come favore, non ho voluto niente in cambio. > >

Ci penso un po', a tutti quei pomeriggi sacrificati per darmi una mano, le confidenze e gli sguardi di sostegno, e alla fine decido di crederle.

< < Bé, hai evitato di pagare la sarta per un po' > > dico con un tono divertito per farle capire che non sono arrabbiata.

< < E' vero > > risponde lei con una risatina.

< < Allora, mi vuoi spiegare perché diavolo non hai ballato con noi ieri? > > ripete la domanda sapendo di ottenere una risposta stavolta.

< < Non sono una ballerina > > dico facendo spallucce.

< < Sono una frana, ammettilo. > >

< < Bé, io ci ho provato > > mi dice facendomi un sorriso.

Il fatto che non si sia neanche sforzata a smentirmi non fa che rendermi ancora più convinta che ieri io abbia fatto la scelta giusta non presentandomi.

Ci salutiamo e quando siamo sulla porta Louise mi dice < < A proposito, ricordati di passare al Moulin per l'assegno > >

< < Cosa? > > chiedo sbigottita.

< < Anche se hai lasciato il corpo di ballo hai comunque ballato tre settimane, ti vengono pagate > > mi spiega lei.

< < Ok, grazie > > rispondo.

Non pensavo che sarei stata pagata, sono proprio curiosa di scoprire quanto ho guadagnato.


Esco dal Moulin atterrita.

E' ufficiale, le ballerine fanno la fame. E io che pensavo che facendo questo mestiere sarei diventata ricchissima.

Ancora con gli occhi fissi sull'assegno sento un profumo familiare.

< < Allora, mi inviti a cena? > > mi chiede Remy.

< < Ma tu vivi qui? > > lo prendo in giro io.

< < Sono passato a prendere la paga anch'io > > mi dice dandomi una gomitata.

< < Hai visto che miseria? > > mi lamento io.

< < Cosa ti aspettavi? Ci sono dieci ballerine, non possono mica pagarvi una fortuna > dice lui come se fosse ovvio.

< < Bé, per me è troppo poco. > >

< < E io cosa dovrei dire? Nell'orchestra siamo in settanta, fai un po' il conto di quanto guadagno io. > >

Io lo guardo e anche se non mi metto a fare il conto a mente so già che è ancora meno di quanto hanno pagato me.

< < Ci credo che vivi sopra la bettola >> dico divertita.

< < E ci vivo con mio padre, pensa se ero da solo > > ammette lui con un sorriso.

< < Allora > > comincio io, non so da dove cominciare, vorrei chiedergli se ieri sera era serio quando mi ha detto che gli piaccio ma lui mi precede.

< < Stasera sei libera? > > mi chiede.

< < Ehm, si > > rispondo colta di sorpresa.

< < Alcuni ragazzi dell'orchestra fanno una serata in un locale vicino al molo, vieni con me? Ti passo a prendere > > mi chiede lui tranquillo.

< < Si, ok > > rispondo emozionata.

< < Parfait > > dice lui contento, mi schiocca un bacio sulle labbra e corre via lasciandomi lì impietrita.

Dentro di me tanti omini hanno cominciato a ballare il can-can e saltellando mi avvio verso casa, sono talmente emozionata che prendo la rincorsa, appoggio le mani a terra e mi sollevo.

Atterro in piedi e un'anziana signora con un cesto di mele mi guarda divertita.

Sono riuscita a fare la ruota.

Soddisfatta continuo a saltellare felice quando mi dico che c'è un'ultima fermata da fare prima di tornare a casa.

Suono alla porta di Elyse e Jules viene ad aprirmi.

< < Gabrielle > > sembra sorpreso di vedermi.

< < Tua moglie c'è? > > gli chiedo senza preoccuparmi di salutarlo.

< < Vedo > > mi dice prima di sbattermi la porta in faccia.

Mi siedo sugli scalini aspettando quando sento la voce di Elyse alle mie spalle.

< < Ciao > > mi dice venendo a sedersi vicino a me.

< < Come va? > > chiedo, non voglio cominciare io a scusarmi, spero faccia lei il primo passo.

< < Non hai ballato ieri > > mi chiede.

E' la quinta persona che mi rivolge questa domanda negli ultimi due giorni, ormai non dovrei essere stupita.

< < Infatti, è stata un'idea assurda, le hai viste le ballerine, io avrei fatto la figura dell'idiota > > dico rapida.

< < Io non credo > > dice lei.

< < Ma > > balbetto io.

< < Le ho viste, non credo abbiano niente in più di te > > confessa lei sincera.

< < Elyse > > comincio io colpita.

< < Scusa > > continua lei < < Non avrei dovuto dire quelle cose sulle ballerine, ma ero gelosa > > dice quasi sussurrando l'ultima parola.

Non mi sembra il momento di dirle che lo avevo capito perfettamente così la lascio parlare.

< < E avevi ragione, ti ho sempre trattata male > > mi lancia un'occhiata colpevole.

< < Ma, ho sempre saputo che tu eri migliore di me e, trattarti male mi faceva stare meglio ,non so se questo abbia senso > >

< < Ha senso > > la consolo io.

< < Quando mi hai detto di essere diventata una ballerina ho capito che avevo sempre avuto ragione, che tu sei speciale, io invece mi sono sposata con il primo che mia ha corteggiata, che neanche mi piaceva, e mi annoio a morte > > ammette lei.

Scoprire che Elyse trova il marito rivoltante tanto quanto lo trovo io mi da una gran soddisfazione.

< < Jules non è male > > la prendo in giro io.

Lei mi rivolge uno sguardo allibito < < E' viscido, ieri non ha smesso di fare il filo ad una ballerina, proprio sotto ai miei occhi > > confessa giocando con un braccialetto.

All'improvviso ho un'idea < < Stasera vado ad una serata con dei musicisti, vieni con me > > le propongo.

< < Sul serio? > > mi chiede lei rianimandosi < < E cosa dico a Jules? > >

Io ci penso su un attimo e le rispondo < < Digli che vieni a fare il giro dei bar con me!>

Lei ride e mi dice < < Ma no dai, già ti detesta abbastanza così > > dice coprendosi la bocca con la mano pentita di esserselo lasciata scappare.

Io mi fingo offesa a morte e le dico < < Credo che sopravviverò. > >







Note dell'autrice:

Eccoci qua, all'ultimo capitolo prima del mio solito piccolo epilogo...  Come avrete capito, il cancan del titolo c'entra ben poco, in realtà questa storia parla semplicemente di una ragazza che scopre se stessa e si accetta così com'è, capendo di non aver bisogno di fingersi altro per essere apprezzata... Ringrazio ancora tutti i lettori, ci vediamo fra pochi giorni per l'epilogo!

  
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