Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Raviolita    02/06/2015    1 recensioni
'“Ehi guarda in quel pertugio! C'è qualcosa!”
La ragazza fu stupita nel notare che Eren conoscesse un termine come “pertugio” ma non disse nulla. Esasperata lasciò che l'amico andasse a controllare.
Lui non riuscì a trattenere un gridolino, trovando finalmente l'artefice dei suoni di prima. “Ma! Ma questo è un umano piccolo! Tipo cioè, un cucciolo di persona! Com'è che si dice, nel senso... ecco, ci sono, un bambino!” e detto questo incitò la giovane ad avvicinarsi a lui con un gesto della mano. Davanti a Mikasa si parò di fronte l'immagine di un ragazzino malnutrito e fetido intento a mangiar formiche. '
Tutto nasce dall'incontro con Levi, il piccolino più carino dell'Universo, il giorno in cui i nostri amici lo trovarono e iniziarono a prendersi cura di lui.
(C'è un po' di EreMika e un po' di JeanMarco, belle cose insomma)
{Scritta insieme ad Altariah}
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger, Jean, Kirshtein, Marco, Bodt, Mikasa, Ackerman
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era primavera inoltrata, a Casalpusterlengo. Il sole splendeva e spaccava le pietre, e la felicità era nell'aria.

Eren e Mikasa decisero di trascorrere il pranzo insieme al parco, dopo una mattinata di scuola. Stesero la coperta sotto un ciliegio in fiore sulla distesa d'erba, lisciandone le pieghe con le mani. Mikasa estrasse dal cesto i panini che aveva preparato per entrambi, alla coppa e brie. Durante il pasto, la ragazza continuava ad osservare con occhi sgranati Eren che non si accorgeva di quelle attenzioni dal momento che non era mai stato un ragazzo molto acuto.

“Senti, Eren... è da un po' che vorrei dirti una cosa...” sospirò Mikasa abbassando lo sguardo.

“Certo, dimmi pure, cioè insomma ci sta, spara!”

La ragazza chiamò a sé tutto il coraggio di cui era a disposizione e, arrossendo, iniziò a parlare. “Eren, è da tanto che ci conosciamo e io voglio starti vicino e aiutarti ogni volta che ne ho l'occasione (perchè sei tardo). Ricordo ancora quando eravamo bambini e giocavamo insieme a dieci pugnalate sulla schiena e tu per me sei sempre stato tra le persone migliori che conosca. E per questo, oggi sotto questo bellissimo albero, il nostro Cherry Blossom, ti confesso che io-” Un improvviso rumore assieme alla caduta di numerosi petali dall'albero sopra di loro, interruppero le parole di Mikasa. I due giovani alzarono gli occhi e percorsero con lo sguardo tutto il tronco e i rami che li sovrastavano, non riuscendo a capire cosa fosse stato a causare quel suono.

“Vabbè, quello che cercavo di dirti è che tu per me sei-”

Eren starnutì tutta l'aria che aveva nei polmoni producendo un fragoroso rumore.

“Mika, hai mika un fazzoletto? Tutto 'sto polline, cioè bordello!”

Mikasa, sospirando, gli porse uno dei suoi fazzoletti ricamati con motivi orientali.

Quando Eren ebbe svuotato le sue narici, la ragazza potè ricominciare.

“Insomma, quello che vorrei dirti è che-” il misterioso frastuono di prima la fermò di nuovo. “Dio bono!” si lasciò sfuggire, notando ora che lo sguardo di Eren era puntato verso la cavità scura al centro del tronco dell'albero.

“Ehi guarda in quel pertugio! C'è qualcosa!”

La ragazza fu stupita nel notare che Eren conoscesse un termine come “pertugio” ma non disse nulla. Esasperata lasciò che l'amico andasse a controllare.

Lui non riuscì a trattenere un gridolino, trovando finalmente l'artefice dei suoni di prima. “Ma! Ma questo è un umano piccolo! Tipo cioè, un cucciolo di persona! Com'è che si dice, nel senso... ecco, ci sono, un bambino!” e detto questo incitò la giovane ad avvicinarsi a lui con un gesto della mano. Davanti a Mikasa si parò di fronte l'immagine di un ragazzino malnutrito e fetido intento a mangiar formiche.

“Ma cosa stai a fare qui dentro? Non le hai le genti grandi che ti controllano?” chiese Eren insospettito e preoccupato.

“Evidentemente no...” disse Mikasa, portandosi una mano alla fronte, scuotendo la testa.

“Cosa credi che dovremmo farne di lui?” Domandò, il ragazzo.

“Non ne ho la minima idea...” Rispose lei, ancora indispettita dopo essere stata interrotta così tante volte. “Proviamo a chiedere qualcosa a lui.”

I due si fecero più vicini alla cavità nel legno e cercarono di comunicare con il piccolo. “Come ti chiami? Dove sono i tuoi genitori?” Tenarono, non ottenendo risposta.

La ragazza allungò una mano e gli scostò una lunga ciocca di capelli rovinati dal viso, sussurrando gentile “Se non ci parli non possiamo aiutarti in nessun modo!”

Il bambino solo allora aprì la bocca e rispose: “Tapi gadis itu tahu bahwa kekesihnya yang sedang kalap memang tidak bisa ditenangkan dengan mudah!”

Eren e Mikasa si guardarono ammutoliti e con occhi sbarrati.

“Non capisce la nostra lingua!” Affermò Mikasa sbalordita.

“Potremmo portarlo a casa e curarlo un po'... sembra così affamato, poverino, cioè, tipo che è l'emblema della magrezza.”

“Aku akan membuat teh!” Disse il piccolo.

“Va bene” Acconsentì la giovane “Se lo vuoi sono affari tuoi, non so però come riuscirai a farlo uscire da quell'albero.”

Il castano si sporse e prese in braccio il bambino inespressivo, soprendendosi nel notare quanto poco pesasse.

“JANGAN SEBUT NAMANYA!”

 

Una volta a casa lo sedettero sul divano coperto da un telo, dal momento che il ragazzino era lurido.

Eren chiamò al telefono Marco per chiedere aiuto mentre Mikasa riempiva la vasca da bagno per lavare il nuovo arrivato.

“Pronto? Marco! Senti, ti devo chiedere un favore enorme!” Disse agitato, e il ragazzo dall'altra parte della cornetta lo notò subito.

“Che succede? Dimmi pure, sai che io ti aiuto volentieri per tutto...”

“Ecco, vedi, c'è un... una... ehm...” Balbettò Eren “Il fatto è che abbiamo trovato un... animaletto al parco e ora dobbiamo curarlo, e ci servirebbe aiuto, soprattutto perchè poi io ho da fare. Potresti uscire prima da palestra? Sai che ore sono, no?”

Marco fece un momento mente locale e sospirò. “Ah, certo, certo. Pomeriggio cinque.”

“Hai afferrato, bro. Ti aspetto, e grazie per l'aiuto.”

“Figurati!” Rise l'altro. “Allora chiedo a Jean di tornare a casa prima con me, così da una mano anche lui! Cià'”

Eren chiuse la comunicazione già infastidito all'idea di rivedere Jean. Erano coinquilini da sei mesi lui, Mikasa, Marco e Jean, ma quest'ultimo non riusciva proprio a sopportarlo.

D'improvviso il campanello suonò, ed il castano fece un salto da leprotto dallo spavento. Si avvicinò allo spioncino e trovò dall'altra parte della porta la figura possente e sopraccigliuta di Erwin Smith, l'amministratore del loro condominio.

Eren aprì la porta e sorrise. “Ah, sì! Era oggi il giorno del saldo mensile, vero?”

L'uomo annuì. “Posso entrare e chiedere un bicchiere d'acqua? Sa, le giornate di lavoro...”

Il ragazzo deglutì, e chiamò la sua coinquilina che stava ancora nel bagno.

“Mika, hai preparato i soldi da dare?”

Lei annuì e andò a prendere dal cassetto della sua camera la mazzetta e mentre stava tornando per consegnarli, “Dia bukan ayahku lagi!” gridò il bambino che si trovava nella vasca.

“Ma!” Sussultò il signor Smith “Questo è indonesiano!” L'uomo si alzò di corsa e si diresse verso il bagno. Fece per abbassare la maniglia ma si bloccò. “Posso, vero?” Chiese.

I due ragazzi non poterono fare altro che annuire, dopo essersi guardati basiti.

La reazione di Erwin alla vista del piccolo immerso nell'acqua fu insapettata: il signore si era portato le mani alle guance e aveva esclamato “Owhhh! Sangat lucu! Kawaii!”

Il bambino, udendo delle parole nella propria lingua aprì le braccia, sorridendo per la prima volta. “Aku peduli.” Mormorò il bimbo, chiamandolo a sé.

“P-posso lavarlo io?” Interrogò i due giovani.

“Certo!” Assentì Mikasa. “Mentre cercavo di pulirlo io mi tirava gli schiaffi, è tutto suo!”

L'uomo non se lo fece ripetere due volte (neanche tre) e prese la spugna, fiondandosi dentro la stanza e chiudendo la porta alle spalle.

I due erano stati presi alla sprovvista, ma si rilassarono e si sorrisero, sentendo i due nel bagno cominciare a comunicare e a ridere insieme.

“D'accordo.” Iniziò a parlare il giovane, lanciando un'occhiata veloce all'orologio appeso alla parete. “Allora, visto che mancano ancora tre minuti all'inizio di Pomeriggio Cinque, cosa volevi dirmi?”

“Ahem... Vedi, Stavo dicendo quanto sei importante per me, e quindi volevo che tu sapessi che io-”

“Dov'è il cucciolo?” Jean spalancò la porta d'ingresso facendo la sua entrata trionfale.

La ragazza orientale alzò i palmi al cielo e chiuse gli occhi. Dopo un istante in cui restò immobile, si eclissò senza una parola, afferrando la giacca e uscendo di casa.

“Ha detto che si chiama Levi!” disse Erwin aprendo la porta del bagno, seguito dal bambino avvolto dagli asciugamani.

“Okay okay, ho capito tutto, tutto ho capito! Io sì che so come trattare i bambini!” Dopo aver consegnato di corsa i soldi a Erwin, il ragazzo uscì di casa sbattendo rumorosamente la porta, dimenticandosi totalmente del suo appuntamento pomeridiano con Barbara D' Urso.

“Che cosa sta succedendo qui?” chiese infastidito Jean.

“Eren mi ha detto che c'era un cucciolo di cui prendersi cura, non di un bambino. Dovremmo dargli da mangiare, credo. Io non sono tanto bravo a cucinare, però. Potresti provarci tu Jean” Disse Marco punzecchiando Jean con un gomito.

 

 

 

Eren era diretto al supermercato, dove incrociò Mikasa che stava uscendo con le braccia intente a sostenere il peso di innumerevoli e giganti vaschette di gelato, fulminandolo con gli occhi.

Dopo quell'attimo di stupore, il castano si diresse verso il reparto bevande. Prese senza indugio una cassa d'acqua Levissima, annuì soddisfatto di sé stesso, dirigendosi verso la cassa.

 

 

L'appartamento era invaso da un buonissimo odore di ravioli e polpettone di tonno cucinati da Jean. Marco stava cercando di imboccare il piccolo. “Tuu-tuu! Arriva il treno arcobaleno della pappa!” Levi rifiutava il cibo, lui amava solo le formiche. Jean perse la pazienza e si avventò sul bambino portandogli il pollice e l'indice sul naso: il ragazzino fu a corto di ossigeno e si trovò costretto a spalancare la bocca “Ora, Maruco! Ficcagli quel maledetto raviolo in bocca e non ci pensiamo più!”

Dopo aver gustato il piatto, Levi si accorse che quel cibo gli piaceva molto e per la gioia del ragazzo con le lentiggini, ora imboccarlo era molto più semplice.

A quel punto rientrò dalla porta Mikasa e si diresse senza dire una parola in camera, chiudendosi a chiave.

Marco, notando lo strano comportamento della mora, pensò di andare a controllare.

“Senti Jean, continua tu con Levi, io vado a vedere che cos'ha Mikasa che non va.”

“'Kay.” Gli sorrise ammicante il biondo.

Il ragazzo lentigginoso andò a bussare alla porta della stanza della coinquilina, da cui provenivano dei singhiozzi sommessi. “Ehi Mikasa tutto a posto? Posso entrare?”

“mmh- sfi entrah...” rispose la ragazza dall'altra parte.

Entrando, il giovane vide Mikasa raggomitolata su se stessa sul letto, circondata da un gran numero di vaschette di gelato sciolto e da una marea di fazzoletti usati, sparsi anche sul pavimento.

“Ehi... cosa c'è?” domandò cortesemente il ragazzo, siccome il pianto non cessava.

“Ma, hai comprato tutto questo gelato e non hai nemmeno chiesto la borsa? Come hai fatto a portar tutta 'sta roba fino a casa?”

Mikasa si fermò, il cucchiaio che teneva in mano si era congelato con lei, e un lamento più forte degli altri riempì la stanza.

“...Ma... ma le borse dei supermercati sono biodegradabili e si rompono subito! LE ODIO!”

La ragazza immerse nuovamente il cucchiaio nello zabaione, mentre si lasciava sfuggire un'imprecazione.

“E poi... il gelato era troppo duro, e allora sono dovuta rimaner fuori girando a vuoto e aspettando che si sciogliesse un po', ma quando sono arrivata qui, ERA PRATICAMENTE LIQUIDO!”

Inghiottì un'altra badilata di dolce. “San Germano in deltaplano, sono innamorata di un CRETINO!”

Si asciugò il viso sulla manica della felpa, mentre Marco realizzava il problema e la consolava con delle gentili pacche sulla schiena.

“E' più che altro imbarazzante il fatto che tu debba dichiararti, dato che è palese a tutti quello che provi per lui.”

Un altro rumoroso singhiozzo risuonò nella camera.

“Dio venditore di carote! Sono IO LA CRETINA!” E si riempì di nuovo la bocca di gelato.

 

 

Nella sala da pranzo, intanto, era tornarto Eren, che fiero di sé, appoggiò sul tavolo la cassa di Levissima. “Ecco qua. Guardate tutti e ditemi se non sono un genio.” Si compiacque con un sorriso.

“Bioa de'” rise Jean “sei proprio un deficiente. Comunque non mi aspettavo che questo ragazzino contasse così tanto per te. Hai addirittura saltato il tuo programma preferito!”

Eren realizzò con orrore cosa fosse successo e scappò in camera pregando verso l'altarino che aveva costruito in onore di Barbara D'Urso. “Perdonami Barbara Mia! Perdonami perchè ho peccato!”

Mikasa, che aveva sentito tutto anche se chiusa nella sua stanza, esplose in un “LA SUA BARBARAA!”

Nel mentre sulla sedia un piccolo Levi sazio esclamava: “Yang memotong sakit!”

 








Nota: Prima di dire roba inutile vi avverto che la maggiorparte delle frasi in indonesiano le ho prese dalla fanfiction “Surat yang Terbaca” di Ratu Obeng ( https://www.fanfiction.net/s/9734357/1/Surat-yang-Terbaca ).

Sì, è strano, ma cercando fanfics ho scoperto che l'indonesiano è la lingua più bella del mondo. Ah, ovviamente non vogliamo offendere l'autore/autrice, è solo che l'indonesiano (per noi italiani) è così magico che non si può non riderci su.

E questa è un'altra storia scritta insieme a mia cugina (Altariah, sempre lei, sì sì sì) e mia sorella (la coop suprema, e per chi ci conosce già, qui può cogliere qui alcune citazioni, diciamo, cioccolose).

Levi da bambino ci ha fatto innamorare e allora ne è venuto fuori questo, e ne verrà fuori di più.
La filastrocca che cita Mikasa (quella delle "10 pugnalate") è uno di quei giochini nonsense con le mani (?) che si fanno alle elementari, e il testo di questa recita: "10 pugnalate, 10 pugnalate, sangue che cola, sangue che cola, ragnetti che salgono, ragnetti che salgono, lisca di pesce, lisca di pesce, trappola per topi, trappola per topi, mano di zombie che dice PAURA". Abbiamo pensato che (a parte per il pezzo dei topi e altre cose senza senso) fosse adattissima a quei due dolcissimi bimbi di Eren e Mikasa

Aggiungeremo altri capitoli perchè abbiamo altre beliffime indeuzze in mente sempre sulla stessa linea, perciò preparatevi.

Ah, e se siete di Casalpusterlengo noi vi amiamo, sappiatelo.

Al prossimo chaptah, bau bau! <3 


 
   
 
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