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Autore: cescapadfoot    02/06/2015    4 recensioni
"Me and you, what's going on?
All we seem to know is how
To show the feelings that are wrong"
[OASIS_Don't go away]
[Dalla FF]
"Pure i due diretti interessati si chiedevano cos’era successo tra loro due: durante una notte partircolarmente insonne, mentre studiavano, quando Regulus e i suoi compagni tenevano riunioni clandestine di Mangiamorte in erba al sicuro nei loro dormitori, quando Sirius accompagnava i suoi amici a tenere compagnia a Remus durante le ultime notti di luna piena a Hogwarts…
In realtà sapevano entrambi cosa provavano l’uno per l’altro, sentimenti nascosti alla perfezione dalla loro testardaggine e dal loro dolore, ma un riavvicinamento era ormai impensabile, vista la decisione di non cedere di entrambe le parti.
Sembravano solo capaci di comunicarsi con rari sguardi di fuoco pieno d’odio, e di comunicare con quegli sguardi sentimenti che in realtà sapevano entrambi essere sbagliati, ma semplicemente perché l’odio era più facile da esprimere."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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DON’T GO AWAY!
 
 
Damn my situation and the games I have to play
About the things caught in my mind…
 
 
Avrebbe voluto urlare, urlare fino a perdere la voce.
Avrebbe voluto urlare che non ne poteva più di quella situazione.
Era questo, ciò che una parte di lui voleva: urlare fino in fondo il suo dolore nell’essere costretto a recitare il ruolo del perfetto figlio Serpeverde di famiglia Serpeverde.
Avrebbe voluto prenderlo a testate, quello che una volta era suo fratello e che non poteva e non voleva più considerare tale, dirgli che lui non poteva permettersi di giudicarlo perché non poteva comprendere, poco importava se si trattava di ciò in cui credeva (o pensava di credere) o ciò che gli si agitava dentro.
Regulus odiava Sirius.
Era sempre riuscito in ciò che lui non riusciva: era riuscito ad essere indipendente, a trovare la sua strada, a trovare il coraggio di volare in alto e di accettare il rischio di cadere quando quel volo diventava pericoloso; il fatto, poi, che Sirius fosse riuscito anche a soffiargli la ragazza che entrambi volevano era un altro motivo per odiarlo. Non gli importava niente che la ragazza in questione fosse una Grifondoro della stessa età di Sirius e che odiasse la Magia Oscura quanto il fratello, non gli importava che suo fratello avesse voluto sbatterle in faccia i suoi difetti; la sola cosa che gli importava era che quella ragazza non era con lui ma con Sirius.
Sirius, Sirius, sempre e solo Sirius.
Era possibile odiare così tanto quello che una volta era suo fratello?
 
-Molte volte ho paura di mamma e papà…- mormorò il piccolo Regulus dopo aver controllato ansiosamente la porta del salotto.
-Non devi!- esclamò Sirius, guardando il fratellino con tutto l’affetto che poteva esprimergli dall’alto dei suoi sette anni.- Ci sono io qui con te, Reg.
Regulus guardò attentamente il fratello maggiore e gli chiese:
-Davvero? Non te ne andrai mai?
-Mai!- rispose l’altro, annuendo con convinzione.- Promesso!
E Regulus sorrise felice: c’era Sirius con lui, poteva sopportare qualsiasi cosa con il suo aiuto.
 
Sì, era possibile odiare Sirius così tanto.
Aveva infranto una promessa, e poco importava che si trattasse di una promessa fatta a sette anni. A quell’età i bambini tengono conto delle promesse, e sono proprio le promesse fatte fin dall’infanzia ad avere maggiore importanza.
 
 
Damn my education, I can’t find the words to say
About the things caught in my mind…
 
 
Le risse tra Grifondoro e Serpeverde erano ormai all’ordine del giorno, espressione vivente dell’esasperazione che impermeava la situazione del mondo magico in ogni sua forma. Tuttavia era sempre strano vedere loro due combattersi a vicenda, con le parole o con i gesti o con entrambe le cose.
Sirius e Regulus Black, sempre in lotta, anche quando non s’incrociavano.
Tutti a Hogwarts conoscevano i fratelli Black: in due Case e in due famiglie diverse, in costante conflitto tra di loro; entrambi avevano quel fascino misterioso e ombroso tipico della loro famiglia di origine, ma le differenze tra entrambi c’erano, eccome.
La sola cosa in comune era il peso del loro cognome.
Sirius Black lo odiava, perché non riusciva a capire come fosse possibile avere, volente o nolente, una qualche relazione con una famiglia di tradizionalisti, estremisti e assassini. Quel cognome aveva un peso, Sirius lo sapeva, e se lo sarebbe trascinato comunque dietro per tutta la vita; niente di quel che i suoi migliori amici o Dorcas gli dicevano poteva cambiare le cose, soprattutto quando avrebbe dovuto combattere.
Regulus Black lo amava e lo temeva: amava il rispetto che ne derivava, l’influenza che solo con il suo cognome poteva esercitare, ma quell’amore si fermava lì. L’amore diventava timore quando si trattava di obbedire agli ordini e alle tradizioni che sua madre gli ricordava sempre e in maniera estenuante in ogni lettera; doveva obbedire “perché sei un Black, Regulus, ricordalo sempre!”. E quell’obbedire significava anche accettare gli ordini di qualcuno ben più in alto, qualcuno che tutti temevano in Inghilterra e che solo in pochi osavano affrontare fino alla morte.
Due mentalità e due educazioni diverse.
I Malandrini, Hogwarts e i Potter avevano educato Sirius Black alla lealtà, all’onestà, all’amicizia.
I Black, i Serpeverde e i Mangiamorte avevano educato Regulus Black alla tradizione, all’onore e all’obbedienza.
Ma nessuno poteva immaginare, nemmeno vagamente, cosa provassero i due ragazzi dentro di loro.
Nemmeno i due diretti interessati potevano descrivere ciò che li tormentava dentro, nessuno dei due poteva trovare le parole adatte per farlo.
Potevano solo combattersi con le parole, con i gesti, con entrambe le cose.
 
 
I don’t wanna be there when you’re going down,
I don’t wanna be there when you hit the ground.
 
 
Soli in quel corridoio deserto e illuminato fiocamente.
E Regulus gli stava sbattendo in faccia la verità: il Marchio Nero campeggiava nitido e dolorosamente perfetto sulla sua pelle pallida, quasi ghignandogli in faccia che lui, Sirius, aveva fallito.
-Tu dici che sono ancora in tempo.- gli sbottò Regulus.- Ma ormai è troppo tardi, fratellino.
Sirius avvertì tutto il disprezzo che permeava quell’ultima parola, tutto quell’astio che era diventato il loro fiele quotidiano nei loro scontri; così gli disse la stessa frase che gli aveva detto spesse volte:
-Ti credevo più intelligente; ma a quanto pare…
-…ma a quanto pare ti sei sbagliato.- lo interruppe l’altro, la voce sempre più piena di astio e odio.- Me lo ripeti ogni giorno, ma sai che ti dico: me ne frego, di quello che dici, visto che hai voluto andartene! Ormai ho fatto la mia scelta.
Se quelle parole lo ferivano dentro, le successive per Sirius furono quasi il colpo di grazia.
-Tu non sei più mio fratello!
Non si riconobbe nemmeno quando bloccò Regulus al muro, prendendolo per la collottola, ringhiando quasi con soddisfazione nel vedere un briciolo di paura in quegli occhi uguali ai suoi.
-Nemmeno tu.- gli mormorò rabbiosamente Sirius.- Hai smesso di esserlo quando hai voluto seguire Voldemort.
Lo lasciò andare bruscamente, correndo via da lui e da ciò che Regulus rappresentava: rabbia, risentimento, delusione…rimpianto?
No, rimpianto no.
Sirius gli aveva offerto la possibilità di scappare via con lui, gli aveva dato la possibilità di cambiare vita, ma Regulus non l’aveva accettata.
E la sola cosa che Sirius poteva fare era la sola e unica vigliaccata che poteva permettersi: scappare da quello che una volta era suo fratello, andarsene via, allontanarsi ancora da lui.
Non aveva nessuna intenzione di essere lì e vederlo cadere, vederlo sfracellarsi al suolo sotto il peso di ordini troppo duri e gravosi da poter essere disattesi.
Non aveva nessuna intenzione di posare ancora gli occhi su cosa Regulus era diventato.
 
 
Me and you, what’s going on?
All we seem to know is how to show
The feelings that are wrong.
 
 
Cos’erano diventati, ora, i fratelli Black? Se lo chiedevano tutti.
Gli insegnanti avevano accolto con un certo sollievo quell’allontanamento tra i due, anche se un pizzico di curiosità morbosa tenuta a bada un po’ corrodeva le loro menti.
Il professor Silente aveva visto con preoccupazione quella distanza tra i due fratelli, forse memore della violenza che aveva consumato la sua distanza con Abeforth, forse perché aveva paura delle ripercussioni che quel distacco violento e palesemente forzato avrebbe potuto avere in futuro.
I Serpeverde amici di Regulus avevano lodato il giovane Black per aver mostrato freddezza nell’aver scacciato via quel traditore del fratello maggiore, che nascondeva dietro un’espressione imperturbabile uno strano e molesto turbamento interiore.
I Malandrini potevano indovinare perfettamente come Sirius si sentiva, ma solo James Potter e Dorcas Meadowes conoscevano i dettagli di quella lacerazione dolorosa senza nemmeno dover chiedere approfondimenti, un dolore che Sirius si ostinava a negare.
Pure i due diretti interessati si chiedevano cos’era successo tra loro due: durante una notte partircolarmente insonne, mentre studiavano, quando Regulus e i suoi compagni tenevano riunioni clandestine di Mangiamorte in erba al sicuro nei loro dormitori, quando Sirius accompagnava i suoi amici a tenere compagnia a Remus durante le ultime notti di luna piena a Hogwarts…
In realtà sapevano entrambi cosa provavano l’uno per l’altro, sentimenti nascosti alla perfezione dalla loro testardaggine e dal loro dolore, ma un riavvicinamento era ormai impensabile, vista la decisione di non cedere di entrambe le parti.
Sembravano solo capaci di comunicarsi con rari sguardi di fuoco pieno d’odio, e di comunicare con quegli sguardi sentimenti che in realtà sapevano entrambi essere sbagliati, ma semplicemente perché l’odio era più facile da esprimere.
 
 
So don’t go away, say what you say,
Say that you’ll stay forever and a day
In the time of my life!
‘cause I need more time,
Yes, I need more time
Just to make things right!
 
 
-Non te ne andrai mai?
- Mai! Promesso!
 
Era strano che proprio in quel momento, proprio mentre sentiva qualcosa – qualcosa di viscido, freddo e morto – afferrargli la caviglia, che quel dialogo tra bambini gli fosse appena tornato in mente.
Regulus si ribellò, ma sapeva che non sarebbe bastato; inoltre, quella pozione che il Signore Oscuro aveva posto a difesa di quel pezzo di anima lo aveva fortemente debilitato.
-K-Kreacher…- rantolò con una certa difficoltà Regulus all’elfo di famiglia, quell’esserino devoto che prima di lui aveva visto gli orrori di quella caverna.- V-at-tene…coughcough…e-e…cough…distrug-gi il…cough…il medaglione...e n-non…cough…cough…dire nien-nte a…cough…a nes-suno.
Vide l’elfo annuire e svanire con un sonoro crack, mentre altre mani viscide e fredde lo imprigionavano.
Ci aveva provato ad avvertire Sirius, a dirgli qual era il segreto per sconfiggere il suo ex padrone, ma non l’aveva provato; poco importava, aveva dato a Kreacher il segreto di quella sconfitta e confidava in quella creaturina fedele dagli occhi tondi e dalle orecchie sbatacchianti.
Lottava per quell’ultimo brandello di vita che gli rimaneva, per cercare di sopravvivere, e non solo per il mero senso di sopravvivenza che prova ogni uomo di fronte alla morte.
Lottava perché aveva capito come mai proprio quel brandello di ricordo relegato alla sua infanzia gli era venuto in mente: perché, nonostante avesse avuto il tempo di aggiustare le cose, avrebbe voluto averne un po’ di più.
Ma almeno sperava di riscattarsi agli occhi di Sirius.
Suo fratello.
 
 
Don’t go away, say what you say,
Say that you’ll stay forever and a day
In the time of my life!
‘cause I need more time,
Yes, I need more time
Just to make things right.
 
-Non te ne andrai mai?
- Mai! Promesso!
 
Invece l’aveva fatto.
Invece se n’era andato, rompendo una promessa fatta fin dall’infanzia.
Era stato troppo facile dare la colpa alla nobilissima, antichissima e fottutissima Casata dei Black e al loro fottutissimo “Toujours Purs” del cazzo.
Aveva le sue responsabilità, Sirius, che in quel momento gli pesavano come un macigno sulle spalle.
A nulla erano valsi i ragionamenti di Remus, i balbettii esitanti di Peter, le parole di James, la comprensione di Andromeda e il conforto di Dorcas: non avrebbe mai dovuto lasciarlo in quella stamberga di matti a farsi fottere il cervello con quelle cazzate antiquate e pericolose del Sangue Puro e del predominio sulla volgare razza dei Babbani.
Avrebbe dovuto convincerlo a venire via con lui, invece.
E la somma di quei rimpianti pulsava lì, davanti a quella tomba grigia che recava un nome, un cognome, una data di nascita e una data di morte.
Regulus Acturus Black.
La stella meno luminosa del firmamento che aveva avuto la fortuna di brillare più forte senza che lui, Sirius, ne fosse consapevole.
Avrebbe indagato sulla sua morte, l’avrebbe fatto.
Ma in quel momento stava facendo altro: stava implorando – e non sapeva nemmeno lui chi o cosa – di ridargli indietro Regulus, suo fratello, di non farlo andare via da lui, di farlo rimanere.
Perché la cosa peggiore era accorgersi di non avere più tempo per poter riaggiustare le cose, soprattutto se a scombinare il quadro interveniva la morte.
 
 
Don’t go away…


















NOTE: salve :) sì, ho rotto il mio periodo di pausa per pubblicare questa storia :)
la canzone che mi ha ispirato è stata "Don't Go Away" degli Oasis e ho pensato che fosse adatta a spiegare il rapporto difficile tra i fratelli Black.
Secondo me, alla fine, i due si mancavano, ma erano entrambi troppo orgogliosi e testardi per ammetterlo; penso che, nonostante tutto, Regulus non fosse pienamente convinto delle sue scelte, più che altro a causa delle pressioni della sua famiglia. Oppure, magari ci credeva veramente ma, come ha ipotizzato Hermione in HP7, poi si era reso conto che non si ritrovava più in quelle idee.
Gli accenni di Dorcas Meadowes fanno parte del mio headcanon e sono ispirati alla mia ultima long sui Malandrini: Dorcas è una Grifondoro che piace a entrambi i Black, ma alla fine lei sceglie Sirius.
Bene, io ho scritto tutto, fatemi sapere che ne pensate.
Buona serata a tutti, ciao ciao!
  
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