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Autore: SusanTheGentle    03/06/2015    9 recensioni
Lui fece una mezza risata, ma senza allegria.
«Buffo pensare a me come a una persona normale»
«Ma tu sei una persona normale, Ben»

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Nell'inverno 2013, Claire Riccardi si trasferisce negli Stati Uniti d'America, più precisamente nello Utah, nella città di Ogden, decisa a dare una svolta alla sua vita. E proprio quello stesso inverno, in quella stessa città, Ben Barnes si sta preparando a girare il suo prossimo film. Il destino, o semplicemente il caso, fa sì che i due si conoscano. Ed è in questo scenario che i loro mondi si scontrano. Entrambi con una dolorosa storia sentimentale alle spalle, si trovano, si comprendono. Le loro vite così diverse si intrecciano e, inevitabilmente, l'amicizia lascia spazio a un sentimento più profondo.
Ma possono due persone tanto dissimili vivere una relazione in totale libertà? Possono, se le cicatrici bruciano ancora e hanno tanta paura di amare di nuovo?
La storia può sembrare sempre la stessa: la cameriera e l'attore. Forse, all'inizio può sembrare così, ma questa è una storia di sentimenti, di vita e d'amore. Soprattutto d'amore.
E' la storia di Ben e Claire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''A Place For Us''
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19. L’ultima incertezza
 
Dietro a quel muro ci sei tu
 
 
 
 
Grandi fiocchi silenziosi ricoprirono i marciapiedi in pochi minuti. L’indomani mattina, davanti all’All the Perks, ci sarebbe stata un bel po’ di neve da spalare.
Claire osservò ancora per qualche istante le macchine passare lente, gli pneumatici lasciare le loro impronte sullo strato bianco, macchiandolo, formando in fetta due strisce fangose sull' asfalto.
Poco dopo tornò in salotto e si lasciò cadere sul divano. Forse avrebbe dovuto sistemarlo un po’.
Cavolo, sembrava che lei e Ben ci avessero fatto la guerra là sopra. Si erano abbracciati, rincorsi, avevano giocato e poi…
Si alzò con un movimento agile, riordinando i cuscini. Non poteva restare ferma, doveva muoversi, fare qualcosa, o il ricordo di loro e di quello che non era successo, minacciava di mandarla nella confusione più totale.
Fece una carezza al gatto sull’altra poltrona, poi si diresse verso la cucina. Riempì un catino di acqua e detersivo, afferrò la spugna ed iniziò a lavare i piatti.
Nei quali lei e Ben avevano mangiato.
Non c’era nulla da fare. Tutto ciò che la circondava era impregnato del ricordo di lui: gli oggetti, gli odori…Tutto.
Quando terminò di rassettare, salì in bagno per farsi la doccia. Nel levarsi la maglia azzurra poté sentire il profumo di lui che le era rimasto addosso.
Questo bastava per mandarle il cuore a mille.
Santo cielo, non era possibile!
Se il cellulare non avesse squillato, avrebbero continuato.
Avrebbero fatto l’amore.
Oddio…
Sotto il getto dell’acqua continuò a pensare a lui: Ben che la baciava, stringeva e toccava come non aveva mai fatto. Pensava a sé stessa e alle sensazioni che aveva provato: sensazioni quasi dimenticate.
Avvertiva ancora la stretta delle sue braccia attorno a lei, le sue dita gentili sfiorarle la pelle, il suo respiro sul viso e sul collo.
Quando lui se n’era andato, era rimasta delusa.
Forse per paura di aver affrettato le cose, Ben le aveva lasciato spazio, l’aveva capito. Ma lei non era più così sicura di volere ancora quello spazio. Non voleva più essere sola, voleva stare con lui. In ogni senso.
Però, se avessero approfondito il loro legame anche sul piano fisico, lei non sarebbe più riuscita a dire basta. 
Quando era insieme a lui non ci pensava mai. Ma quando tornava nel suo piccolo mondo, il pensiero arrivava puntuale a farle visita.
Se ne andrà.
Quando avrà finito il film andrà via. Non rimarrà a Ogden per sempre e tu lo sai.
Con un peso sul petto e la voglia matta di averlo ancora lì con lei, Claire uscì dalla doccia, si asciugó i capelli e infilò il pigiama (faceva troppo freddo per dormire con una maglietta e basta). Scese di nuovo al piano di sotto per aspettare Lory. Ma non aveva ancora messo piede sull’ultimo gradino che udì la porta sbattere.
«Ciao»
«Ciao»
Le due cugine si salutarono a bassa voce. 
Lory posò a fatica la borsa sul tavolo del soggiorno. In braccio teneva Maddy, profondamente  addormentata, la testina bionda posata sulla sua spalla.
Claire sorrise teneramente.
«Come sta la zia di Joseph?» chiese poi, prendendo la piccola dalle braccia di Lory.
«E’ stabile, ma dovrà restare in ospedale per alcuni giorni. Ha rischiato l’infarto, non c’è da scherzare»
«Ero così preoccupata…»
«E’ tutto a posto adesso. Hai mangiato?»
«Sì. Tu?»
«Io e Jo abbiamo preso un panino e un caffè. Maddy si è adeguata a noi»
«Ha bevuto caffè anche lei?» scherzò Claire. «Perché a guardarla non si direbbe»
Lory baciò la figlia sulla fronte. «Ha detto che sarebbe stata sveglia tutta la notte per consolare il suo papà, invece è crollata come un sasso. Anzi, per lei è fin troppo tardi»
Salirono le scale dirette in camera della bambina. Qui, Lory la spogliò e le infilò il pigiamino. La piccola fece appena un movimento.
«Vi aspetto alzata?» chiese Claire, rimboccandole le coperte.
«No, tesoro, vai a dormire. Non so quando io e Joseph torneremo»
Claire annuì.
«Mi è dispiaciuto lasciarti sola, oggi» disse Lory. «Hai avuto problemi?»
«No, me la sono cavata». La ragazza posò le mani sulla sponda del lettino di Maddy e aggiunse: «Ben era con me. Ha anche cenato qui»
Non seppe perché di quella precisazione. Dopotutto poteva anche non dire a Lory cosa era o non era successo.
«Hai fatto bene a invitarlo a restare» disse quest’ultima con un mezzo sorriso. «C’è qualcos’altro che devo sapere?»
Claire si morse un labbro. «N-no…»
Si fronteggiavano dai due lati del lettino. 
«Dopo cena ci siamo messi sul divano e… »
Lory si sporse in avanti. «E…? Oh! No, aspetta: voi due…sul divano? Di casa mia?! Oh, brutti…»
Claire alzò le mani per fermarla. «No, no, no, non abbiamo…cioè, non proprio»
«Che significa ‘non proprio’? O l’avete fatto o non l‘avete fatto!»
Claire arrossì. «Perché devi sempre essere così diretta?!» sibilò.
Avrebbe urlato se non ci fosse stato il rischio di svegliare Maddy. La bambina fece una smorfietta nel sonno e voltò la testa.
Le ragazze lasciarono la stanza, ridiscendendo al piano di sotto.
Lory si mise le mani sui fianchi. «Ok, qual è il problema? Ti sei tirata indietro e ora lui è in collera con te?»
«No, niente di tutto questo. In realtà siamo stati interrotti»
Lory inarcò un sopracciglio. Attendeva una spiegazione più concreta.
«E’ squillato il telefono» precisò Claire.
«Ah. Non è che vi ho interrotti io?»
«In effetti sì»
«Oops…scusa. Anzi no! Scusa un cavolo! Stavate facendo sesso sul mio divano!»
«Non stavamo facendo…bè, quasi». Il cuore di Claire riprese a battere furiosamente.
Lory le rivolse un’occhiata d’ avvertimento. «Ascoltami bene: se scopro che Ben fa l’idiota, giuro che…»
«Non fa l’idiota! Non ha fatto nulla di male. Il problema è mio, come sempre»
Lory scosse il capo. «Non capisco»
«Ho avuto una sola storia importante nella mia vita, e tu sai come è finita. Ben mi sta facendo provare di nuovo sensazioni che credevo non avrei mai più provato. Io voglio tutto questo, ma so che non durerà, e non so che cosa fare»
Lory le rivolse un sorriso. «Dovresti parlarne con Ben, non con me. Devi sapere tu cosa fare, Claire, io non posso consigliarti. E sai perché non lo farò? Perché non voglio in alcun modo influenzare le tue scelte. Sei adulta, sai cosa provi per lui, e solo tu puoi decidere. Se non ti sta prendendo in giro, a me sta bene tutto. Basta che quando decidete di fare le sconcezze, non le fate sul mio divano!»
 
 
 
 
***
 
 
 
Come l’acqua gli correva addosso e lavava via la stanchezza di quella giornata, i pensieri correvano dentro la sua testa.
Tornato in camera, Tyler lo aveva chiamato per ricordargli l’intervista dell’indomani, per parlargli di un nuovo contratto da valutare e avvisarlo che un altro era stato confermato.
Ma, ora come ora, Ben non era capace di pensare a una singola cosa senza che l’immagine di Claire prendesse il sopravvento.
Il primo pensiero del giorno era sempre il suo lavoro. Il secondo era lei. Ma, a volte, i due si invertivano, spesso si mescolavano tanto che non era più capace di dare la priorità all’uno o all’altro.
Ormai pensava a lei anche quando vestiva i panni di Ryan, il protagonista del film.
Malissimo.
Sono fatti miei.

Malissimo.
E piantala! Chi cavolo sei, la mia coscienza?
La loro situazione era passata da un’amicizia punteggiata da una forte alchimia, per poi trasformarsi in attrazione e (probabilmente) in amore. Stavano ancora cercando un punto d’incontro, e forse lo avevano trovato quella sera. Avevano quasi raggiunto il punto più alto di quella salita che entrambi avevano intrapreso senza bene sapere cosa avrebbero trovato in cima.
Ma eccoli di nuovo ad arretrare. O meglio, lui era arretrato. Invece di restare lì con lei, se n’era andato. Di nuovo.
Erano tornati a una situazione di stallo, simile a quella in cui si erano trovati all’inizio. Un passo avanti e due indietro. Andava sempre a finire così.
Piegò il capo, chiudendo la doccia. Piccole gocce rimasero appese alle punte della frangia che gli ricadeva  sugli occhi.
Claire era rimasta delusa dalla sua ennesima fuga, e lui non aveva avuto la prontezza di spiegarle che lei meritava di più che una notte di passione dettata da un momento di desiderio. Soprattutto, non su un divano.
Uscì dal bagno avvolto nell’accappatoio. Si frizionò i capelli con una salvietta, si asciugò, infilò un paio di boxer e una maglia a maniche lunghe. Si sdraiò sul letto, un braccio dietro la testa, e riprese a riflettere.
Non avrebbe preteso nulla dal loro rapporto a meno che non l’avesse voluto anche lei. Anche se, a dirla tutta, Claire non gli era parsa proprio contraria alla situazione…
Non si era negata. Aveva avuto solo un momento di esitazione, poi si era lasciata andare, si era lasciata accarezzare, fiduciosa.
Una parte di lui avrebbe voluto essere ancora su quel divano. Voleva di nuovo sentirla sospirare mentre riceveva le sue carezze e i suoi baci. Voleva farle perdere quell’inibizione, quella timidezza che adorava in lei.
Arrivò la mezzanotte, passò, ma lui ancora non riusciva a prendere sonno. Forse avrebbe dovuto farsi un’altra doccia. Fredda, questa volta.
Allungò un braccio verso il comodino e prese il cellulare. Se lo rigirò tra le mani per un po’. Poi, un nanosecondo prima di dare l’impulso alla mano di compiere un gesto, lo aveva già compiuto: le dita si erano mosse sul touch screen per comporre il numero di Claire.
Uno squillo. Due squilli.
Immediatamente dopo il terzo, chiuse la chiamata, facendo ricadere il braccio a peso morto sulle coperte. 
 
 
 
***
 
 

Claire scattò a sedere sul letto tanto velocemente che rischiò di far rotolare giù il suo gatto. Rhett, che dormiva ai suoi piedi, emise un miagolio di protesta.
«Scusa, amore» gli disse lei, facendogli un grattino sul collo.
Rhett la guardò un po’ offeso, riaccoccolandosi a ciambella sul piumone.
Claire accese la lampada sul comodino. Prese il telefono, ansiosa, credendo si trattasse di Lory, pensando fosse accaduto qualcosa in ospedale. Invece, sul display c’era scritto: Ben - una chiamata senza risposta.
L’aveva chiamata? Di notte??
Con mano tremante, ricompose il numero, sentendo il cuore batterle fin nella gola.
 
 
 
***
 
 
 
Il cellulare vibrò tra le sue mani.
Era lei.
Velocemente si mise a sedere sul letto e rispose. «Claire?»
«Perché mi chiami e poi riattacchi? Era lo squillo della buonanotte?»
«Aah…no. Cioè, volevo darti la buonanotte, ma ho creduto stessi già dormendo e così ho riattaccato»
«Invece sono sveglia»
«Scusami, lo so che è tardi per chiamare»
«Non importa. Sono contenta che tu l’abbia fatto»
«Volevo sentire la tua voce»
Lei chiuse gli occhi, sciogliendosi letteralmente di felicità.
«Come mai non dormi?» chiese lui.
«Ho certe cose per la testa che mi tolgono il sonno»
«Ah sì? E che cosa?»
«Uhm…non so…un ragazzo…»
Ben emise una risata sommessa. «Lo conosco?»
«Può darsi»
«Mmm…può darsi. Fammi pensare chi può essere»
Lui tacque per qualche istante. Lei ridacchiò.
Adoravano scherzare in quel modo, sarebbero potuti andare avanti per ore.
«E’ un bel tipo?» le chiese.
«Oh, sì, molto»
Ben sospirò. «Ah, mi arrendo! Non so proprio chi possa essere. Puoi descrivermelo?»
Claire rise ancora. «E’ alto, moro, occhi quasi neri, un sorriso che mi toglie il fiato. Ma non è solo bello, è anche gentile, simpatico e tanto dolce»
«Anch’io conosco una ragazza dolcissima, sai?»
«Sì? E com’è?»
«Anche lei ha capelli e occhi scuri, corporatura minuta, un sorriso che adoro. Credo di aver perso la testa per lei»
Il tono scherzoso nelle loro voci si attenuò.
Claire torturava un lembo del piumone. «Anch’io penso di aver perso la testa per lui»
Il silenzio si protrasse per lunghi istanti. Ma non fu un silenzio imbarazzante. Fu quiete, e si sentirono vicini anche se non lo erano.
«Ci sei, bimba?»
«Sì. Però non ti sento bene»
Ben si mosse sul letto. «Aspetta…Ora mi senti?»
«Sì, ora sì»
«Questo cellulare mi sta facendo dannare! Me ne serve uno nuovo»
«Oh, buon a sapersi! Così so cosa regalarti per Natale»
«Ho paura mi servirà molto prima di Natale, ma grazie del pensiero». Ben appoggiò la schiena ai guanciali, sistemandosi meglio. «Lì va tutto bene?»
«Sì. Lory è tornata ma è corsa subito di nuovo in ospedale. Maddy dorme»
«Tu stai bene?»
«Sì»
«Niente più tristezza?»
«No, è tutto a posto ora. Tranne una cosa». Fece una pausa, traendo un lungo respiro. «Vorrei che fossi ancora qui»
Lui si passò una mano tra i capelli. «Se fossi rimasto non so cosa sarebbe successo. Volevo fare l’amore con te, stasera»
Claire stinse le coperte nel pugno, il battito del cuore furioso. «E credi sia sbagliato voler stare insieme?»
«No. Ma se tu non te la senti ancora, devi solo dirmelo».
«Io lo volevo quanto te, Ben»
Fu il cuore di lui, adesso, ad accelerare furiosamente. Non si era aspettato una risposta così secca e, al contempo, così tranquilla.
«Quello che provo per te» riprese lei, «quello che ho provato questa sera, mi ha un po’ disorientata, però...»
«Hai sofferto molto in passato, lo so» la interruppe lui. «E so che non vuoi soffrire ancora. Perciò, se vuoi che rallentiamo un pò…»
«No»
«Sei sicura?»
«Non posso continuare a misurare la mia vita in base a ciò che mi è successo in passato. L’ho fatto per troppo tempo e sono stanca. Io mi fido di te, Ben, e voglio…voglio stare con te»
Le parole di lei lo scaldarono nell’animo. Adesso aveva veramente deciso: il sentimento che non era riuscito a riconoscere per lungo tempo, ora voleva uscire da lui con prepotenza.
«Anch’io voglio stare con te, Claire»
Lei non parlò per lunghi secondi, la gola serrata per l’emozione.
A Ben sarebbe piaciuto aggiungere qualcosa in più, ma per telefono non gli pareva troppo bello né romantico. Inoltre, la chiamata si interruppe.
«Ah, no! Porca…». Imprecò, ricomponendo il numero in tutta fretta. «Claire, scusami! E’ caduta la linea»
«Non fa nulla. Hai proprio bisogno di un telefono nuovo»
«Già…»
Un breve silenzio. Poi, lei disse: «Direi che è meglio se riprendiamo il discorso domani»
«Sì, hai ragione». Ben guardò l’ora. Era l’una meno venti. «Dobbiamo entrambi alzarci presto, meglio se dormiamo»
«Allora...buonanotte»
«Sogni d’oro, bimba»
«Anche a te»
«Ciao»
«Ciao»
«’Notte»
«’Notte»
Altro silenzio. Due sbuffi che celavano una risata.
«Claire, riaggancia»
«Riaggancia tu»
«No, prima tu»
«Perché? Sei tu che mi hai chiamata»
«Che centra?»
«In effetti non centra niente…»
«Ok, facciamolo insieme. Pronta?»
«Va bene. Pronta»
«D’accordo…al tre»
«Uno…»
«Due…»
E ridendo davvero dissero in coro: «Tre»
Fu veramente dura decidersi ad andare a dormire...

 
 
***
 
 
 
Non fu una particolare buonanotte. Tutt’altro. Entrambi dormirono poco e male.
Nell’alzarsi e prepararsi per la giornata, si diedero la colpa a vicenda per le orrende occhiaie e le facce da remake de ‘L’ alba dei morti viventi’.
Ben trovò un Tyler tutto scattante nella hole, che ancora una volta gli ricordò tutto ciò che avrebbe dovuto fare quel giorno.
«In più, Ami è contentissima perché è scesa un sacco di neve. Non dovremo usare quella finta se continua a cadere in questo modo. Mi senti?»
Ben annuì, gli occhi semichiusi.
«Mamma mia, che faccia»
«Grazie, lo so da me»
Tyler si fermò all’angolo del corridoio che dava sulla sala da pranzo, dove il resto del cast faceva colazione. «Non arrivare troppo tardi. Ami vuole anticipare le riprese di mezz’ora»
«No, lo so»
«E avverti la tua ragazza che oggi non puoi stare con lei, hai l’in…»
«L’intervista, ho capito. Me lo ricordo»
«Mmm…va bene. Salutamela, eh?»
Ben ne fu sorpreso. «Non detestavi Claire?»
«Non ho mai detto che la detesto!»
Quella era decisamente una buona notizia, pensò Ben, mentre si infilava il berretto di lana e usciva dall' albergo: Tyler non aveva mai digerito nessuna delle sue fidanzate.
Mentre attendeva che gli portassero la macchina all’entrata, vide gli spazzaneve rimuovere enormi cumoli bianchi per liberare la strada.
«Ecco la sua auto» gli disse il vetturiere, consegnandogli le chiavi.
«Grazie»
«Scusi se l’ho fatta attendere, ma il motore faticava a partire. Se preferisce le faccio chiamare un taxi»
«Non si preoccupi, va bene così, grazie»
«Mi scuso ancora per il disguido»
Ben salì in macchina e diede gas. Il motore doveva scaldarsi, era vero, ma non gli diede alcun problema. Arrivò all’All the Perks in perfetto orario. Anzi, in perfetto anticipo.
 
 
 
 
***
 
 
 
Lory e Joseph rientrarono intorno alle sei del mattino. Dormirono un paio d’ore e poi, verso le otto, lui si alzò per raggiungere Claire al locale. Lei si era alzata prima di tutti per andare ad aprirlo.
Joseph prevedeva poco lavoro per quel giorno: il maltempo non invogliava le persone ad uscire di casa, il vento era fortissimo e sembrava voler strappare di dosso la pelle. Se la bufera non si era presentata la notte precedente, tutta Ogden l’aspettava per quella successiva.
«Così si ghiacceranno i tubi come l’anno scorso, dovremo chiamare l’idraulico e ci spillerà più soldi di quelli che possiamo spendere» disse a una Claire praticamente morta di sonno.
Lei aveva fatto uno sforzo sovrumano per uscire dalle coperte.
«Ti ci vuole un bel caffè, ragazza. E anche a me» fece Joseph, preparandone una tazza per entrambi.
«Rubo un croissant alla marmellata»
«Mangia qualcosa di più sostanzioso la mattina»
«Non sono abituata a buttar giù salsicce e uova come gli americani. Non ancora, almeno. Nemmeno mi piacciono le uova…»
La porta del locale si aprì tintinnando: il primo cliente del giorno.
«Oh, no, guarda chi c’è» fece Joseph.
Claire riconobbe subito il vecchio gufo occhialuto che, a parer suo, si divertiva a far visita all’All the Perks solo per criticarne il cibo e la gestione. Era una di quelle persone sempre scontente di qualsiasi cosa.
Claire guardò Joseph con aria implorante. «Ti prego, servilo tu! Ho troppo sonno per sopportarlo: se inizia ad annoiarmi con le sue cavolate, finirò per russargli in faccia»
«Ok, faccio io. Tu finisci la colazione»
«Grazie. Ah, non hai pensato ad usare un isolante?»
«Dove, nella colazione del gufo?»
Lei rise. «No, Jo, per i tubi!»
Di lì a poco, la campanella sulla porta suonò di nuovo, quella si aprì, e gli occhi di Claire si illuminarono di una luce tutta loro.
Dimenticò la stanchezza e qualsiasi altra cosa. Si alzò dallo sgabello mentre Ben le si faceva incontro.
Lui la salutò con un mezzo «Ciao», togliendosi il berretto. Ma non poté aggiungere altro, poiché lei si aggrappò alle sue spalle, circondandogli il collo con le braccia, premendo le labbra sulle sue.
Ben fu sorpreso e compiaciuto da quel saluto così esplosivo. Non fece alcuno sforzo nel rispondere, stringendola subito a sé con forza.
Lei non chiese, fu lui a schiuderle le labbra ed accarezzare la sua lingua con la propria.
Claire gli passò le dita sulla nuca prima di incontrare il suo sorriso, ricambiandolo immediatamente.
«Wow»
«Buongiorno»
«Sì, ho notato quanto è buono»
Lei sorrise di più. «Ieri è stata una giornata strana e non troppo bella. Volevo che questa iniziasse meglio»
Ben le accarezzò la schiena. «Io invece voglio un saluto così tutte le mattine»
Claire lo abbracciò. «D’accordo»
Lui la tenne così, vicina a sé. Il calore del corpo di lei si propagò nel suo. Se non avesse avuto un cervello pensante, avrebbe ripreso a baciarla come la sera prima.
«Sei in anticipo, stamattina» disse poi lei.
«Volevo stare con te un pò di più, perché stasera non so se...»
«Ehm…signorina?»
Ben vide Claire roteare gli occhi e voltarsi verso un uomo con baffi, occhiali spessi e una cravatta che gli dava un’aria da impiccato.
«Ancora quel gufo con gli occhiali?»
Lei storse il naso senza farsi vedere. «Ogni tanto arriva a rompere le scatole. Scusa un attimo»
Ben la guardò andare verso l’uomo, il quale si lamentò dicendo che il caffè non lo voleva con la schiuma sopra.
«Quante volte glielo devo dire?»
«Mi scusi, glielo rifaccio subito» rispose meccanicamente la ragazza, afferrando la tazza ancora piena, tornando al bancone.
«Joseph?»
«Ancora?»
Claire annuì. «Come sempre»
«E ma che palle…»
Joseph gettò il caffè e ne preparò subito un altro. Claire lo prese, sorrise a Ben, e si diresse nuovamente verso il tavolo del gufo con gli occhiali.
«Prego»
Questi studiò la bevanda da vicino, borbottò il suo assenso con un ‘mmm’, aprì il giornale e non degnò più Claire di uno sguardo.
Ben era allibito. «Neanche un grazie?» chiese a bassa voce. Il vecchio gufo era il solo cliente, avrebbe potuto sentire.
«No. Non ringrazia quasi mai»
«Non mi piace che ti tratti così»
«Non tratta così solo me»
«Bimba, io voglio bene a Lory e Joseph, ma è di te che mi preoccupo di più»
Claire lo guardò dolcemente.
Come faceva a non amare un uomo del genere?
«La prima volta che mi fecero un’osservazione mi misi a piangere, ma ma all’epoca avevo quindici anni. Oramai sono abituata, per cui non devi preoccuparti. Comunque, cosa mi volevi dire?»
Ben fece per parlare, ma venne di nuovo interrotto.
«Claire, scusami» la chiamò Joseph.
La ragazza alzò un dito. «Mi dai un minuto, per favore?»
Joseph guardò da lei a Ben. Esitò, poi annuì. «Va bene. Cinque, non uno di più»
Claire afferrò la mano di Ben. «Vieni, andiamo di là»
Lui la seguì in cucina, dove il silenzio calò su di loro non appena la porta si fu richiusa.
«Ok, ora possiamo parlare. Mi stavi dicendo?»
Si guardarono un istante.
Perché si sentivano nervosi? Non eccessivamente, ma...
Oh, sapevano perché: il ricordo del loro breve momento di passione era da ore il loro pensiero fisso. Trovarsi uno di fronte all’altra e ricordare ciò che stava per succedere, aumentò ancora una volta il battito del cuore di entrambi.
Eppure, non avrebbero dovuto provare la minima vergogna: tutto era più che chiaro. Cioè, quasi tutto.
Ben le si avvicinò, posandole le mani sui fianchi. «Prima di tutto, volevo dirti che oggi ho un’intervista subito dopo le riprese. Non so quanto mi ci vorrà, per cui potrei non riuscire a passare, stasera. Ci rimarrai molto male?»
«Mi dispiacerà, ma non ci rimarrò male. E’ il tuo lavoro. E’ giusto»
Lui annuì e si fece molto serio. «Seconda cosa: mi dispiace per ieri sera»
Ieri sera…
Claire si irrigidì impercettibilmente. «Quello che è successo è stato giustissimo. Credevo di essere stata chiara»
«Non fraintendermi» aggiunse Ben, passandole una mano sul braccio. «Sei stata chiarissima. Non mi scuso per quello che è successo tra noi, ma per averti lasciata di nuovo sola quando avevi bisogno di me»
Lei piegò il capo, facendogli una carezza sul petto. «Entri ed esci dalla mia vita ogni giorno, sono abituata anche a questo. Scappi sempre via in tutta fretta e io posso solo restare qui ad aspettare che ritorni. Qualche volta, temo persino che potresti decidere di non farlo più» 
Lui le pose una mano sotto il mento, guardandola con estrema serietà. «Ma sei impazzita? Perché pensi queste cose?»
Lei abbozzò un sorriso incerto. «Forse perché siamo la coppia più assurda dell’universo»
«Siamo così male assortiti?»
Claire rise piano, posando la fronte sul petto di lui. «Che cosa siamo noi due, Ben?»
Non voleva assillarlo con troppe domande e rassicurazioni, ma doveva chiarire quella situazione una volta per tutte.
Ben si piegò in avanti, posando le labbra sui capelli di lei.
Dopotutto, glielo doveva: non poteva continuare a girarci intorno. Doveva rispondendole onestamente una volta per tutte.
«Noi siamo due persone che si sono trovate»
Lei rialzò piano la testa. «Io cosa sono per te?»
Ben le catturò il viso tra le mani. «Sei la mia ragazza»
La vide sorridere di pura gioia.
«Ieri sera ti ho detto che voglio stare con te, Claire. Ed è vero. Non pensavo che le cose cambiassero così in fretta tra di noi, ma i sentimenti non si possono controllare a comando»
Lei fissò gli occhi in quelli di lui. «Ben, l’unica volta in cui mi sono innamorata è stato di un ragazzo che mi ha distrutto l’esistenza. Dopo di lui, mi sono trincerata dietro un muro di cemento. Avevo deciso che, piuttosto di soffrire ancora, avrei continuato ad innalzare quel muro mattone dopo mattone»
Lui tracciò il profilo della sua guancia, pianissimo, come se avesse paura di ferirla con un solo tocco.
«Tu hai paura di vivere»
Lei annuì lentamente. «Sì. E’ vero. Ma come ti ho detto, sono stanca. Voglio distruggere questo muro e voglio farlo con te». Senza rendersene conto, come per paura che sparisse, lei strinse il suo maglione tra le dita. «Non sono un’ingenua: so che probabilmente non durerà, ma non m’importa. Voglio vivere quello che abbiamo, finché è possibile»
Lui la fissò intensamente. Poi la baciò, all’improvviso, facendola fremere contro di lui.
Un bacio sentito, assaporato. Dolce, poi profondo, e di nuovo tenero, morbido. Un bacio che sussurrava parole pur senza esprimere alcun suono se non il proprio.
Lei si aggrappò a lui, alle sue braccia che la circondavano. Le labbra ancora si sfioravano.
«La mia vita è un continuo cambiamento, Claire. Anche la tua è cambiata. Potrebbero cambiare ancora entrambe. Non possiamo saperlo, per cui non chiediamoci cosa succederà»
Potevano essere maturi, potevano essere consapevoli, intelligenti, razionali. Ma non adesso.

Lei gli accarezzò il viso, chiedendosi cosa avesse fatto di tanto buono nella vita per meritarsi questo.
«Posso innamorarmi di te, Ben?»
Lui la guardò quasi stupito. «Credevo lo fossi già»
Lei sorrise.

 
 
 
Carissimi lettori, rieccoci qui con Ben e Claire!
Il lavoro mi prende moltissimo in questo periodo, e ho ancora meno temo di prima per scrivere. Per cui, scusate i continui ritardi  u.u
Siamo alla svolta totale!!! Da adesso, i nostri Blaire vivranno la loro storia in completa libertà! Manca ancora una cosa, il passo più grosso, ma ci arriveremo presto ;) Sto creando un capitolo specialissimo e mi sto impegnando molto!
In questo, non so perché, mi è risultato difficile scrivere la telefonata notturna. Temo che lo scambio repentino di battute sia un po’ confusionario. In più ci sono molti stacchi di scena. Si capisce tutto? Rassicuratemi, ho sempre mille dubbi >.<
 
Passiamo ai Ringraziamenti:

 
Per le preferite: battle wound, Bella_babbana, Ben Barnes, Blackpanda96, Christine Mcranney, Fra_STSF,
HarryPotter11, JessAndrea, jihan, Len IlseWitch, marasblood, MartaKatniss98, Medea91h, MelvyLelvy, Milkendy, NestFreemark, Occhi di ghiaccio, Riveer , Stefania 1409, The_Warrior_Of_The_Storm , _likeacannonball 

 
Per le ricordate:  Ben Barnes,  Fra_STSF,  Halfblood_Slytherin, Hug my fears, maty98,  Milkendy, NestFreemark,  Suomalainen 
 

Per le seguite:  All In My Head,  AmeliaRose,  apologize,  Ben Barnes, Catnip_Peeta_ , Cecimolli,
 ChibiRoby,  DeniAria , EmmaTom4ever, EvaAinen, Fra_STSF , Greenfrog, Halfblood_Slytherin, HarryPotter11,  JessAndrea,  JLullaby, MartaKatniss98, maty98,  Milkendy,  Nadie,  NestFreemark , nuria elena, Queen_Leslie, Ramos4, Sandra1990, SerenaTheGentle,  Shadowfax, silent words, soffsnix, solisoli_17, SweetSmile,  The_Warrior_Of_The_Storm, Violet A Nash, WikiJoe, _joy, _likeacannonball, _LoveNeverDies_

 
Per le recensioni dello scorso capitolo: Ben Barnes, Cecimolli, JessAndrea, marasblood, MartaKatniss98, Sandra1990 Shadowfax, The_Warrior_Of_The_Storm , _joy
 
Vi metto come sempre i link delle mie pagine facebook Susan LaGentile Clara e Chronicles of Queen, dove trovate gli aggiornamenti di tutte le mie storie (fan di Narnia, arrivo presto con il nuovo cap, siate fiduciosi!)
Un bacio grandissimo a tutti voi e grazie che continuate a seguire questa fanfiction!!!
Vi amo!!!
Susan♥
   
 
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