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Autore: deborahdonato4    03/06/2015    2 recensioni
Seguito di "Avere una seconda vita è una cosa. E' renderla migliore, il trucco"
Nico di Angelo e Will Solace hanno deciso di lasciare il Campo Mezzosangue per vivere insieme nel mondo umano. Le avventure non sono finite, e per Nico la prima nuova avventura è alle porte: conoscere la famiglia Solace...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I sette della Profezia
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nico rigirò il cellulare di Will tra le mani, in attesa che squillasse. Jem doveva richiamarli, ma ancora non dava sue notizie.
Will si appoggiò alla portiera, continuando a bere il suo frullato alla fragola, gli occhi puntati sulla pompa di benzina.
«Mio padre poteva anche mettere il pieno.» brontolò Will, fissando in silenzio i dollari che continuavano a salire sul display.
«Credo sia colpa delle figlie di Demetra.» disse Nico, posando il cellulare sul tettuccio e aprendo un pacchetto di patatine appena comprato. «Le ho viste gironzolare attorno alla macchina, questa mattina.»
«E perché non me lo hai detto?»
«Non volevo distrarti dalla preparazione della tua valigia.»
Will non ribatté, continuò a bere il suo frullato alla fragola, questa volta con gli occhi puntati su Nico. Quando il serbatoio fu pieno, Will estrasse dalla tasca una manciata di banconote trovate in macchina e le inserì nella macchinetta.
«Su, possiamo andare.» disse Will, togliendo la pompa dal serbatoio e posandolo. «Non ti dimenticare le patatine.»
«Non le dimentico.»
Salirono in macchina e ripartirono. Nico si offrì di tenergli il frullato, e Will finse di non notare che lo sorseggiava.
Dopo una decina di chilometri, Will si tastò le tasche, perplesso. «Nico, hai tu il mio cellulare?» chiese.
«Sì, è in tasca...»
Nico posò il pacchetto vuoto di patatine sul cruscotto, e si affrettò a prendere il cellulare dalla giacca. Ma il cellulare lì non c'era. Controllo nelle tre tasche dei jeans e, scioccato, alzò lo sguardo sul tettuccio.
«Jem ha chiamato?» domandò Will, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
«Ehm, non lo so.»
«Come, non lo sai? Dov'è il cellulare?»
Nico deglutì e indicò il tettuccio.
Will frenò di colpo. Scesero entrambi dalla macchina e scrutarono il tettuccio - vuoto.
«Mi dispiace.» balbettò Nico, imbarazzato. «Io... credo di averlo dimenticato lì. Potremo tornare indietro a cercarlo...»
Will spostò lo sguardo su Nico, sui suoi capelli in disordine, e la sua espressione mortificata.
«Non importa.» brontolò infine, rientrando in auto. «Tanto era vecchio.»
Nico tornò in auto e non disse niente. Era stato un idiota. Ora come avrebbero parlato con Jem?
Will tenne gli occhi puntati di fronte a sé per cinque minuti, prima di tornare a sorridere.
«Era un vecchio cellulare di Alec.» disse. «E credo che, prima di lasciarlo a mio padre per me, abbia avuto vita lunga nelle sue mutande.»
Nico si affrettò a pulirsi le mani sui jeans, disgustato.
«Quando avrò modo di incontrare il tuo adorato fratello?» domandò Nico, prendendo un altro pacchetto di patatine. Erano partiti dal Campo Mezzosangue ormai da tre ore.
«Be', appena arriveremo a casa. Abitiamo due piani più su di lui e Jem.»
«Ah, giusto.»
Will sorrise. «Hai intenzione di fare due chiacchiere con lui?»
Nico aprì la mano, lasciando fuoriuscire un po' della sua magia nera. «Sì, ho intenzione di fare due chiacchiere con lui.» annuì il figlio di Ade, sorridendo leggermente.
«Non ne vale la pena.»
«Ti ha messo la testa nel water.»
«Rimane lo stesso mio fratello.»
«Ti ha fatto mangiare un panino pieno di vermi!»
«Uhm, è mio fratello.»
«Ti ha fatto uscire di casa nudo e bagnato!»
Will ragionò per un secondo prima di dire: «Okay, è tutto tuo.»
Nico ridacchiò. Non avrebbe restituito ad Alec Solace cinque anni di dispetti tremendi nei confronti di Will, ma avrebbe fatto lo stesso giustizia al suo ragazzo.
Quando arrivarono in città, Will tirò un sospiro di sollievo. Era stanco di guidare. Voltò a destra ad un paio di incroci, tirò dritto ad una rotonda, e poi lo vide. Il povero Jem dai capelli verdi seduto sui gradini di un palazzo di otto piani. Stava fumando, e leggeva il giornale, scocciato.
Will parcheggiò l'auto e scese in fretta, correndo verso il fratello. Prima che Nico potesse chiedergli qualcosa, Will afferrò la sigaretta dalle labbra di Jem e la lanciò sul marciapiede, pestandola fino a spegnerla.
«Il fumo fa male ai polmoni!» esclamò Will.
Jem alzò lentamente gli occhi sul fratello e rimase in sua contemplazione per una decina di secondi.
«Non lo metto in dubbio.» sbuffò Jem. «Ma io l'ho pagata.»
«Hai sprecato i tuoi soldi. Dammi il pacchetto.»
«Lavoro per comprarmi le sigarette, e non capisco perché ti debba importare se...»
«Tra cinque giorni inizierò la facoltà di medicina. Un giorno sarò un grande dottore. Ora dammi il pacchetto.»
Jem glielo tese borbottando, e guardò il fratello biondo accartocciare il pacchetto e gettarlo nel bidone più vicino.
«Sei arrivato da meno di un minuto e mi hai già stufato.» borbottò Jem, alzandosi in piedi, spazzolandosi i pantaloni.
«Vivo qualche piano più su di te. Sarà proprio divertente.» ribatté Will.
Jem lo abbracciò e Will restituì la stretta. Ah, quanto gli era mancato il suo caro fratello!
Nico chiuse le portiere dell'auto, recuperò le chiavi e si avvicinò di qualche passo a Jem e Will. Qualche settimana prima, erano partiti insieme verso il Campo Giove, per salutare Hazel e Frank. Reyna gli era corsa incontro gridando, prima di ricordarsi di essere un Pretore e stringergli calorosamente la mano.
Jem notò Nico vicino alla macchina. «Chi è costui?» domandò, districandosi dalla presa del fratello. «È il tuo coinquilino?»
«Sì.» annuì Will, facendo un passo indietro per affiancarsi a Nico. «Lui è Nico di Angelo. E lui è mio fratello Jem.»
I due si sondarono con lo sguardo. Nico cercò di imprimersi nella memoria il volto di Jem, simile a quello di Alec. Notò qualche vaga somiglianza con Will, come un piccolo neo sul collo, o lo sguardo arcigno.
«Nico di Angelo.» ripeté Jem, senza fretta. «Sei straniero, vero?»
«Ho origini italiane.» affermò Nico.
«E quando ti sei trasferito qui?»
«Oh, più o meno prima della scoppio della...»
«Jem, che ne pensi di mostrarci l'appartamento?» chiese Will ad alta voce, battendo le mani, attirando su di sé l'attenzione del fratello. «Siamo stanchi per il viaggio.»
«D'accordo.» annuì Jem, accigliato, lanciando un'occhiata a Nico, che si stava maledicendo per aver aperto bocca. «Posso chiederti perché hai il telefono spento?»
«L'ho perso.» disse Will, aprendo il portabagagli. «L'ho, ehm, dimenticato sul tettuccio prima di partire.»
Jem alzò gli occhi al cielo. «Chissà perché la cosa non mi sorprende.» disse, prendendo la valigia di Will e lo zaino di Nico. «È proprio una cosa da te, Will.»
Will e Nico si lanciarono un'occhiata divertita.
«Ho una brutta notizia per voi.» aggiunse Jem, mentre Will chiudeva il portabagagli e si ricordava di mettere l'antifurto. «L'ascensore è rotto.»
«E magari l'appartamento è all'ultimo piano.» sbuffò Nico.
Jem annuì.
Nico alzò gli occhi sul palazzo e contò i piani.
«Siete giovani.» aggiunse Jem. «E siete piuttosto in forma. Potrete farcela.»
Nico borbottò e si avviò verso il portone. Will fu tentato di raggiungerlo e abbracciarlo, ma si voltò verso il fratello, che lo guardava con occhi luminosi.
«Alec?» si limitò a chiedere.
«È a casa della sua ragazza.» ridacchiò Jem, aprendo il portone e invitandoli ad entrare. «Non ricordo il suo nome, ma so che ha la tua età.»
«Interessante.» rispose Will.
«Dovresti vederlo. Passa tutte le serate fino a tardi a mandarle messaggini, a volte rimane sveglio fino alle tre! Per fortuna dormiamo in stanze separate, altrimenti lo avrei già appeso fuori dalla finestra.»
«Wow.» disse Will, pensando ad Alec, sempre così chiuso, solitario, imbronciato, e pronto a picchiarlo. «Non ci credo.»
«Oh, sì, invece. È innamorato. Lo prenderei in giro, ma ha la brutta abitudine di preparare il pranzo e la cena per entrambi, e non vorrei che mi sputasse nel piatto. L'altra volta Raphael lo ha insultato e... be', Raphael ha passato la notte in bagno a vomitare.»
Will ridacchiò. Nico si voltò verso di lui, chiedendosi cosa ci fosse da ridere, e Jem lo raggiunse.
«Allora, tu chi saresti?» gli chiese, sorridendo. «Un figlio di Zeus, vero?»
Nico si mise a ridere. «Proprio per niente.»
«No? Mmh... allora sei un figlio di Efesto?»
«Nemmeno.»
Jem lanciò un'occhiata a Will, che ridacchiava divertito. «Ah, allora sei un figlio di Ares. Hai l'aspetto di un figlio di Ares.»
«No, non sono un figlio di Ares. E tu che ne sai dell'aspetto dei figli di Ares?»
«Ogni tanto Will porta qualche foto dei suoi amici al Campo... Sei non sei figlio di Ares, di chi sei figlio?»
«Dei suoi genitori, naturalmente!» trillò Will alle loro spalle, mentre da una porta usciva una coppia di signori. «È figlio dei suoi genitori, mamma Laure e papà Paul!»
Nico e Jem si fermarono al pianerottolo e lo fissarono accigliati, mentre la coppia di anziani scuoteva la testa e scendeva le scale brontolando qualcosa sui giovani d'oggi.
«Lo sai che il consumo di droghe fa male, vero?» gli domandò Jem, divertito.
Will borbottò tra i denti e continuò a salire. Alle sue spalle, Jem continuò a provare ad indovinare.
«Atena? Afrodite? O Ermes?»
«No. No. E... no.»
«Poseidone? Ecate? Ipno? Iride?»
«No. No. No. E... no.»
«Dai! Aiutami!»
«No.»
«Non sei figlio di Apollo, vero? Questo farebbe schifo, giusto?»
«Sì.» annuì Nico.
«Ah, quale altro dio mi rimane?» Jem iniziò a borbottarli tra sé. «Sei figlio di Era?»
«Era è una divinità casta. Non ha figli.»
«Sei sicuro di non essere figlio di Ares?»
«Piuttosto sicuro, sì.»
«Quindi... ho nominato Ares, Afrodite, Ermes, Efesto, Zeus, Ipno... Poseidone? Atena? Ehm, mi sto ripetendo?»
«Sì.» Nico lanciò un'occhiata a Will, che scosse le spalle. Doveva sopportarlo.
«Hai intenzione di aiutarmi?» domandò Jem.
«È uno di quelli che non hai detto.»
Jem roteò lo sguardo e lo puntò su Will. «Simpatico.» sbuffò.
Nico e Will ridacchiarono.
«Aspetta... non sarà mica Ade, vero? O l'ho detto?»
«È giusto.» annuì Nico con un sorriso.
Jem strabuzzò gli occhi. «Sei il figlio di Ade?»
«Esatto.»
Il fratello di Will continuò a fissarlo a bocca aperta fino a quando non arrivarono all'ottavo piano. Lì, Jem posò le borse a terra e cercò la chiave nella tasca. La tirò fuori e la tese a Will.
«Ecco casa vostra.» disse, facendo un passo indietro.
Will e Nico si guardarono, e Will inserì la chiave nella serratura, la fece scattare e spalancò la porta.
Will si era aspettato una topaia, simile all'appartamento di Jem e Alec. Ma il disordine in casa loro era dovuto alla pigrizia e al fatto che passavano a casa solo la notte, tra lo studio e il lavoro.
«È venuto Thomas questa mattina per dare una ripulita.» spiegò loro Jem. «Gli ho offerto cinquanta dollari per pulire anche casa mia, ma è tornato a casa fingendo di non aver sentito.»
Will sorrise, e lui e Nico entrarono nel loro nuovo appartamento. Si entrava subito nell'immenso soggiorno. Alla loro destra c'era la cucina, e alla sinistra un divano a tre posti e una tv. Di fronte, una porta finestra che conduceva ad un balcone spazioso, da cui si poteva godere di una buona vista sull'intera città.
«Allora.» si fece avanti Jem, indicando prima il corridoio alla loro destra, e poi quello a sinistra. «Di là c'è uno sgabuzzino e una camera, e dall'altra parte il bagno e l'altra camera da letto. Da entrambe le camere si può accedere ad un balcone. Non vi dovrete preoccupare dei vicini, perché non avete alcuna parete che confini con loro. Volete fare un tour?»
Will e Nico annuirono all'unisono.
Jem li fermò prima che potessero fare un altro passo. «Prima ho da porvi una domanda, la domanda da un milione di dollari.» disse.
«Okay, spara.» disse Will, curioso.
«Voi due state insieme, giusto?»
Nico, impallidendo, lanciò un'occhiata a Will.
«Come puoi pensare una cosa del genere?» gli chiese Will, osservando il fratello. «Ne hai parlato con Raphael?»
Jem sorrise. «No. Quel gran chiacchierone ora non c'entra. Me ne hai parlato tu, non ricordi?»
Will cercò di ricordarselo. Negli ultimi tre mesi e mezzo, ovvero da quando Nico era tornato al Campo, non era più tornato a casa. Aveva scritto delle lettere intestate a Thomas, dicendogli che stava alla grande, e che sarebbe tornato ai primi di settembre. E Thomas lo aveva avvertito della macchina e dell'appartamento.
«Be', sì, stiamo insieme.» annuì Will, afferrando la mano di Nico e stringendola. «Ma lo dirò io ai nostri genitori, a tempo debito.»
Jem annuì. «Bene. Però sappi che stasera hanno invitato me, Alec, te e il tuo amico a cena.»
Will impallidì e si voltò verso Nico. «Non sei obbligato ad andarci.» gli disse.
«Oh sì, invece.» annuì Nico, sorridendo. «Tu hai conosciuto mio padre ed Hazel, perché io non dovrei conoscere la tua famiglia?»
Jem sgranò gli occhi mentre il fratello cercava qualcosa da dire.
«Hai conosciuto Ade?» esclamò Jem, pimpante. «Sul serio? E com'è?»
«È...» mormorò Will, cercando di ricordare. Aveva incontrato Ade un'unica volta, un anno prima, e al pensiero avvampò. «È Ade.»
«Molto utile.» sbottò Jem. «Ade è Ade. Comunque, dormite insieme o in letti separati?»
«Non credo che siano domande da rivolgere...» borbottò Will, mentre Nico soffocava una risata.
«Quindi immagino che dormite nel letto insieme.»
«Sì.»
«Meno male.» sospirò Jem, passandosi le dita tra i capelli tinti di verde. «Una mia ex stava scaricando questo materasso matrimoniale, e io ve l'ho preso. Si trova di là.» aggiunse, indicando la camera alla sinistra.
«Tu hai preso un letto matrimoniale?» ripeté Will, avvampando. «Hai dato per scontato che io e Nico fossimo fidanzati?»
«Be', quando tu mi hai detto il nome di questo tuo amico con il quale andavi a convivere, ho capito che era il tuo ragazzo... Lo stesso per il quale ti sei disperato l'anno scorso. Il che,» aggiunse, voltandosi a guardare Nico negli occhi, «se dovesse ricapitare, non mi importa se sei figlio del Signore dei morti. Nessuno può far piangere mio fratello, eccetto me.»
Nico lo sondò con lo sguardo. «Mi ricorderò di questa tua minaccia per il futuro, Jem.» rispose, tranquillo.
Will guardò prima uno e poi l'altro, sbalordito. Non riusciva a capire chi fosse il più minaccioso: Nico con i suoi vestiti scuri, o Jem con i capelli verdi.
«Ehm...» balbettò Will, fissando prima uno e poi l'altro. «Nico non ha più intenzione di lasciarmi, Jem, quindi le tue minacce sono vane.»
«Non si sa mai.»
«In quanto a te, Nico...» aggiunse Will, voltandosi a guardare gli occhi scuri del figlio di Ade. «Niente magia dell'Oltretomba contro di lui, d'accordo? È uno dei pochi fratelli che adoro, e mi dispiacerebbe molto se si facesse del male.»
Nico annuì lentamente, pensieroso. Jem osservò curioso Will, con una mano sul collo.
«Sai, mi fa proprio piacere sentirtelo dire.» disse, sorridendo. «Sono il tuo fratello preferito!»
«Non ho detto questo!»
«Però lo hai pensato.» Jem batté le mani, felice, le guance accese per l'emozione. «Ora è il caso di lasciarvi. Tra un quarto d'ora devo andare al lavoro.»
«Dove lavori?» chiese Will, interessato, mentre Nico si avvicinava ad una portafinestra che dava sul balcone.
Jem scoccò un'occhiata a Nico. «Non posso dirtelo. C'è un minorenne in giro.»
Will aggrottò la fronte, e Nico si incuriosì.
«Ora scappo.» continuò Jem, avvicinandosi alla porta. «Il tour potrete farlo da soli. Questa sera verso le sette verrò qui, così andremo tutti e tre insieme a casa, d'accordo?»
«Okay.»
«Ora vi lascio alle vostre faccende. Immagino vogliate inaugurare la casa...»
Nico divenne paonazzo, e Will si affrettò a sbattere la porta in faccia a suo fratello. Le risate di Jem risuonarono oltre la porta chiusa.
   
 
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