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Autore: deborahdonato4    02/06/2015    4 recensioni
Seguito di "Avere una seconda vita è una cosa. E' renderla migliore, il trucco"
Nico di Angelo e Will Solace hanno deciso di lasciare il Campo Mezzosangue per vivere insieme nel mondo umano. Le avventure non sono finite, e per Nico la prima nuova avventura è alle porte: conoscere la famiglia Solace...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I sette della Profezia
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Nico di Angelo si guardò attorno, pensieroso. Quella situazione non gli piaceva per niente. E se pensava al giorno seguente, le cose potevano solo peggiorare.
«No, così non va.» sbottò Will Solace.
Nico guardò il ragazzo biondo aprire per la terza volta consecutiva la borsa, e non mosse un muscolo mentre svuotava il contenuto della borsa sul letto.
«Will...» mormorò Nico, senza forze. «Will, per favore...»
Will gli scoccò un'occhiataccia e Nico si zittì. Si coricò sul letto di Angel, le dita posate sul ventre, e rimase ad osservare il figlio di Apollo. Lamentarsi era inutile, lo sapeva bene.
Will incominciò a piegare daccapo i suoi vestiti. Era da più di un'ora che stava cercando di farlo, ma quando era il momento di sollevare la borsa e uscire dalla sua cabina... be', notava una maglietta spiegazzata e si affrettava a disfare la borsa.
Era un lavoro che andava fatto meticolosamente. Non intendeva lasciare il Campo Mezzosangue senza avere tutto in ordine. E se poi avesse dimenticato qualcosa?
Will lanciò un'occhiata a Nico, che attendeva paziente. Il figlio di Ade aveva dimostrato una calma inumana, nelle ultime ore. Di tanto in tanto, però, si alzava in piedi, con il desiderio fisso di aiutarlo, ma si ritirava sul letto di Angel quando capiva che Will avrebbe preferito ucciderlo piuttosto che farsi dare una mano.
«Tu hai preso tutto?» abbaiò Will, e Nico sussultò.
«Sì, tutto.» affermò Nico.
«Sei sicuro?»
«Sì.»
«Ne sei assolutamente certo?»
«Sì.»
Will sbuffò e tornò alla sua occupazione. Nico rimase a guardarlo per qualche altro minuto, prima di chiudere gli occhi e schiacciare un pisolino.
Una volta aver riempito la valigia, Will la chiuse, e guardò la sua scrivania. Tutti i libri di medicina erano stati spediti a casa la settimana precedente, assieme a tutti i suoi romanzi. Ormai non gli restava più nulla, in quella cabina. Aprì i cassetti, tolse tutte le lettere e le infilò all'interno dell'album di fotografie. I suoi fratelli glielo avevano regalato qualche giorno prima, durante la consegna delle perle. Ora portava al collo ben sei perle. Aveva passato ben sei anni al Campo Mezzosangue. Ora era il momento di andarsene, vivere una vita diversa. Con una persona sola al suo fianco.
«Will, sei ancora qui?»
Will si voltò verso l'entrata e guardò suo fratello Angel avvicinarsi un po' titubante. Non fece commenti riguardo al figlio di Ade che sonnecchiava sul suo letto.
«Sì. Ho appena finito la valigia.» gli disse Will.
«E Nico?»
«Dice di aver già concluso la sua.»
Angel sorrise. «Be', lui non è un maniaco dell'ordine.»
Will puntò lo sguardo su di lui. «Io non sono un maniaco dell'ordine.» farfugliò Will.
Angel rise, e anche Nico ridacchiò.
«Pensavo dormissi.» gli disse Will, mentre Nico si rigirava tra le coperte e si alzava in piedi. I capelli gli erano ricresciuti di pochi centimetri, a sufficienza per farli sparare in aria, completamente in disordine. Non li spazzolava mai.
«Ho solo chiuso gli occhi per un po'.» rispose Nico, tranquillo. Afferrò la valigia di Will, che pesava un quintale. «Abbiamo finito qui?»
Will annuì, un po' titubante.
Angel li accompagnò fuori, e Will recuperò lo zainetto nero e blu che li attendeva fuori dalla cabina di Ade. Nico non possedeva molte cose, e alcuni vestiti aveva deciso di lasciarli nella sua cabina.
«Immagino che vi divertirete tantissimo.» disse Angel, sgranchendo le braccia.
«Non stiamo andando in vacanza, Angel.» gli fece notare Will. «Anzi, è tutt'altro.»
Angel sorrise. «Entrerete a far parte della società. Che bell'affare.»
Si avviarono verso l'uscita del Campo, e Will si voltò un secondo per lanciare un'occhiata alla capanna. Nico non gli aveva permesso di portarsi via la sua tavola da surf. Era come lasciare un pezzo del suo cuore.
Ma visto che l'altra parte più generosa del suo cuore stava venendo via con lui... be', tornò a guardare davanti a sé.
«Allora partite, eh?» disse Jason Grace, avvicinandosi a loro. Era più alto, e nelle ultime settimane aveva addestrato nuovi semidei.
«Sì, è arrivato il momento.» annuì Nico. «Tu e Piper, invece?»
«Ancora qualche settimana, credo.»
«Verrete a trovarci?»
Jason spostò lo sguardo su Will, che non fece commenti, e annuì. «Certo.»
Jason e Nico si scambiarono un breve abbraccio, poi Nico e Will furono risucchiati dalla folla di semidei venuti a dargli il loro ultimo saluto prima della partenza.
Will venne stretto da tutti i suoi fratelli più di una volta, e diede un bacio a Rose sulla fronte, che piangeva disperata. Le promise di scriverle, tanto, ma lei sembrò non sentirlo.
Nico si ritrovò stretto da decine e decine di persone, ma ormai non provava più il desiderio di ritrarsi ogni volta che veniva toccato. Abbracciò Jason, Piper, Leo e Calypso, ancora al Campo, e poi tutti gli altri semidei. Nessuno sembrava voler fare a meno di un suo abbraccio, nemmeno Clarisse Le Rue o Drew Tanaka. Nico fu tentato di rifiutarlo ad entrambe, ma una gli incuteva ancora un po' di timore e l'altra sembrava abbracciarlo come se fosse una penitenza.
«Aaron Navarro!»
Nico diede un buffetto sulla testolina riccioluta di Chuck, il piccolo figlio del Coach Hedge. Il satiro lo abbracciò in lacrime, sporcandogli la maglietta di fluidi, e Nico, ormai un campione di pazienza, riuscì a trattenere una smorfia di disgusto.
«Aaron Navarro, parlo con te!»
Nico si sentì afferrare per la spalla e si voltò. Il signor D lo stava fissando torvo.
«Aaron Navarro?» ripeté Nico, perplesso, mentre attorno a lui i suoi coetanei semidei ridevano. «Sul serio? Io sono Nico di Angelo.»
«E io che ho detto?» sbuffò il signor D, agitando la mano. «Volevo augurarti tanta fortuna, e spero vivamente che tu non ti faccia mangiare da qualche mostro, o cose simili.»
«Oh!» esclamò Nico, e attorno a lui le risate crebbero. «Grazie mille. Sono le parole più gentili che mi abbia mai rivolto.»
Il signor D sbuffò una seconda volta, poi si allontanò, placcando Will.
«E tu, Wilbur Smith...»
«Will Solace.» annuì il figlio di Apollo, e Nico sorrise.
«Sì, sì, è uguale. Comportati bene, e non uccidere nessuno, ed evita i mostri.»
Will annuì. Fu anche tentato di abbracciarlo, ma il signor D sgusciò via dalla folla di semidei e non si guardò più indietro.
«Percy e Annabeth vi verranno a salutare, in settimana.» li avvertì Piper, mentre Nico e Will, prendendosi per mano, si avviavano verso il cancello.
«Bene, li aspetteremo.» disse Nico. Derek e Jason si offrirono di caricare i loro pochi bagagli nel Suv nero di Will. Il signor Solace glielo aveva portato la settimana prima, come regalo di compleanno. O per il diploma. Nico non lo ricordava più.
«Un giorno verremo anche noi!» esclamò Leo, passando un braccio attorno al collo di Nico e guidandolo alla macchina. «Io e Lypso, si intende.»
«Lypso?» ripeté Nico, e Will rise. «Ti permette di chiamarla Lypso?»
«In realtà, no. Non lo sa che la chiamo Lypso. E vorrei che non lo sapesse. Comunque, fate i bravi, eh?»
Detto questo, Leo strizzò l'occhio e Nico arrossì, Will rise e gli diede il cinque.
«Sei il figlio di Efesto più simpatico che abbia mai conosciuto.» gli disse Will, sincero.
«Sono anche l'unico figlio di Efesto appetibile, vero?» sorrise Leo, abbassando lo sguardo su di sé. «Insomma, sono stupendo!»
Will rise un po' più forte, in imbarazzo, e Nico sbuffò. In un anno, Leo era diventato più alto, leggermente più muscoloso e sembrava importarsene sempre meno se i suoi vestiti fossero sporchi di grasso e olio oppure bruciacchiati.
«Ci vediamo, Leo.» salutò Nico, dandogli una pacca sulla schiena.
«Torneremo di nuovo!» gridò Will, salutando con la mano i loro amici semidei. Entrò in auto, al posto del guidatore, e Nico prese posto al suo fianco.
«Quando hai preso la patente?» chiese Nico, allacciando la cintura, pensando a Jean-Albert, il suo autista zombie privato.
«L'anno scorso, dopo che tu...» Will si interruppe e si allacciò la cintura.
Nico annuì soprappensiero. Dopo che lui era scomparso negli Inferi.
Will mise in moto, socchiuse gli occhi e sorrise leggermente, voltandosi verso Nico.
«Lo stiamo facendo sul serio, eh?» gli disse.
«Lasciare il Campo Mezzosangue e la vita tranquilla di cui abbiamo goduto finora?» rispose Nico, alzando un sopracciglio.
Scoppiarono a ridere. Non si poteva proprio dire che la loro vita al Campo Mezzosangue fosse stata così tranquilla. Tre mesi prima, la sera del ritorno di Nico al Campo, dopo aver lasciato la Cabina di Ade, avevano partecipato alla festa in spiaggia organizzata da Jason e Piper. Per circa un'ora avevano fatto finta che tra di loro non fosse accaduto nulla, ma Will non era riuscito a resistere. Lo aveva cercato tra la folla, spaventato all'idea che fosse scomparso di nuovo, e lo aveva abbracciato. E baciato. In pubblico. Per la sorpresa, Leo Valdez era andato a fuoco, incendiando un paio di festoni, e il resto della serata era andata a rotoli: semidei che strillavano, cercando di spegnere i vestiti brucianti; figli di Apollo che fissavano Nico in cagnesco, e chiedevano a Will spiegazioni sul suo comportamento. Will ebbe modo di parlare con loro nei giorni seguenti, in infermeria, curando segni di bruciatura da quasi tutti i semidei del Campo.
«No, intendo...» Will sospirò, alla ricerca delle parole giuste, voltandosi a guardare i semidei che li salutavano dalla collina. «Sì, lasciare il Campo e andare a vivere insieme.»
Nico si accigliò. In effetti, ora che ci pensava, sembrava strano anche per lui. Finalmente avrebbero vissuto nella stessa casa, e le loro preoccupazioni sarebbero state diverse: l'affitto da pagare, il frigo da riempire, la scuola, il lavoro.
Si fissarono, colti dallo stesso pensiero.
«Siamo ancora in tempo a tornare indietro.» mormorò Will.
Nico scosse la testa, mordicchiandosi il labbro. «No, dobbiamo proseguire. Dobbiamo arrivare fino alla strada, voltare a destra e guidare sempre dritto. Senza voltarci più indietro. Siamo... adulti.»
Will fece qualche esercizio di respirazione, e si domandò a cosa stessero pensando i suoi fratelli sulla collina.
Con uno scatto di coraggio, Will ingranò la marcia, arretrò di qualche metro, girò il volante leggermente a sinistra, suonò il clacson tre volte e partì, con uno stridore di gomme, attorniato da applausi e strilla di gioia e pianti dei loro amici. Dopo duecento metri, voltò a destra, mettendosi sulla strada. Intravide il cartello e, individuata una zona di sosta, si fermò.
Nico gli posò una mano sul ginocchio, sorridendogli, fingendo di non accorgersi delle sue lacrime. Il Campo Mezzosangue era stata la casa di Will per sei anni, e ora, dopo tanto tempo, aveva la possibilità di ritornare in città e vivere una vita per lo più normale.
«Dai, Will.» gli sussurrò Nico. «È ora di andare.»
Will annuì, si asciugò le lacrime e lasciò la zona di sosta.
   
 
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