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Autore: JadeLily99    03/06/2015    1 recensioni
Lei non aveva idea che aveva appena dato vita a il mago oscuro più spietato della storia del mondo magico.
Era il 31 dicembre 1926.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merope Gaunt, Tom O. Riddle, Tom Riddle Sr.
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Merope Gaunt

Precisazioni:  si dice che l'unica erede femmina di Salazar Serpeverde abbia usato un filtro d'amore con il bel babbano Tom Riddle...e se non fosse andata esattamente così? Nessuno potrà mai sapere la verità.

La giovane Gaunt non riusciva neanche a crederci.
Aveva passato anni a sperare ogni singolo momento che suo padre e suo fratello fossero rinchiusi per tutti i mali che avevano fatto a lei e a tutti quei poveri babbani del villaggio.
Finalmente era successo, quella casa  -o meglio, quella catapecchia- era solo ed esclusivamente sua... Non aveva più posseduto qualcosa da quando sua madre era morta.
Non sapeva neanche come fosse morta, un giorno c'era e il giorno dopo non c'era più.
Lei era sempre stata l'unica a volerle bene e a prendersi cura di lei, le aveva insegnato addirittura a fare delle magie e una volta l'aveva portata a Diangon Alley  -ovviamente il padre non era a conoscenza di quell'uscita "clandestina"-.. quello era stato il giorno più bello della sua vita. 
Non era vero che, come continuavano a ripeterle suo padre e suo fratello, era una maganò..lei le magie sapeva farle ed era anche piuttosto bravina, solo che quando era in presenza della famiglia si sentiva chiusa, sentiva come se tutta la magia le uscisse dal corpo e le ritornava soltanto quando riusciva ad allontanarsi da tutto e da tutti.
La madre le aveva lasciato molti libri, dalle magie domestiche a guide su come preparare delle pozioni a ,addirittura, qualche accenno di magia nera.
Lei quel libri li aveva letti e riletti minimo mille volte ciascuno e sapeva anche alcuni  paragrafi a memoria.
Ma il libro che amava di più era un vecchio e polveroso libro di fiabe, che sua madre le leggeva sempre per farla addormentare quando era piccola.
Era un libro dall'aria vissuta anche se tenuto molto bene, dalla copertina color verde con delle rose rosse e dei rovi neri -sempre disegnati- che tracciavano i bordi.
Le cuciture ai lati erano dorate e davano al libro quella caratteristica speciale che lo faceva sembrare prezioso, ma la parte più importante era all'interno del libro:
all'ultima pagina, con inchiostro verde smeraldo luccicante, c'era scritto 
"Alla mia bambina, la principessa più bella di tutte le favole, con amore -mamma.".
E tra le pagine consunte del libro c'era una foto della defunta signora Gaunt:
bella come il sole, con i lunghi e folti capelli scuri che le arrivavano al sedere, la pelle abbronzata gli occhi del colore del tramonto ed un sorriso radioso che emanava felicità.
Quanto le mancava, come faceva a sorridere anche nella situazione di miseria in cui erano? 
Avrebbe voluto essere come sua madre, sempre con il sorriso sulla faccia.
Invece non era come lei, ma forse avrebbe potuto rivoluzionarsi e far uscire la vera persona solare che c'era in lei.
Avrebbe reso quella catapecchia una piccola casa accogliente facendo una pulizia drastica e togliendo le vipere morte che suo fratello attaccava allo stipite della porta.
Si mise un sorriso sulla faccia, anche se le sembrava strano farlo, e incominciò a fare magie per la pulizia a destra e a manca.
E alla fine della giornata quell'abitazione poteva veramente chiamarsi casa:
il pavimento di pietra lucida ricoperto da anni di sporcizia era finalmente tornato a brillare, i muri erano tornati ad essere color sabbia, i mobili erano talmente belli e luccicanti che sembravano esser appena stati comprati, l'esterno della casa era migliorato notevolmente perchè aveva tolto tutte le carcasse di animali e aveva fatto crescere molti fiori colorati e profumati.
Era esausta, non aveva mai usato così tanta magia in una sola giornata.
Si sedette sul divano -che aveva ripreso il suo colore naturale, il bianco- e si addormentò serena e tranquilla come non faceva da ormai troppi anni.
La mattina si svegliò e decise di fare una cosa che abitualmente non poteva fare: un bel bagno caldo.
Riempì la vasca da bagno -anche lei portata a lucido il giorno prima- con acqua calda e petali di rosa, ci si immerse e ci restò per circa due ore, perchè tanto ormai non doveva preparare il pranzo per nessuno, poteva fare tutto quel che voleva.
Quando uscì dalla vasta face un incantesimo per asciugarsi completamente e si guardò allo specchio:
i capelli erano lunghi fino alla vita ma erano flosci e opachi, la pelle era un po' pallida -ma avrebbe preso un po' di sole, così sarebbe diventata più colorita-, la mascella era importante e squadrata, la bocca -una delle poche cosa che le piacevano di lei- era bella e carnosa,  e gli occhi avevano una bella forma a mandorla..ma erano completamente strabici.
Era sicura si potesse fare qualcosa per migliorala di aspetto ma non aveva mai avuto tempo -fino a quel momento- per occuparsi di cose vagamente "femminili" e ora si sentiva entusiasta.
Prese un libro -dalla libreria tirata a lucido- in particolare, dove sapeva avrebbe trovato quello che cercava.
E infatti in quel libro c'erano tantissimi incantesimi, molto complicati, per migliorarsi esteticamente.
Decise di testarli su di lei, tanto non aveva nulla da perdere.
Il primo incantesimo era per rendere i capelli lucenti e setosi ed era anche il più semplice che infatti le riuscì alla perfezione, non pensava esistessero capelli più belli di quelli che ora poteva sfoggiare.
Avrebbe voluto provare altri incantesimi ma il suo stomaco la richiamò e le ricordò che non mangiava da quando gli auror erano andati a prendere suo  padre e suo fratello.
Prese la frutta migliore che aveva in cucina e ne mangiò a grandi quantità, non pensava di poter ingerire tutto quel cibo.. non che avesse mai avuto la possibilità di provarci visto che il fratello ingurgitava sempre tutto quello che trovava sottomano.
In tutto il pomeriggio seguente decise di cucirsi -nella maniera babbana- dei vestiti.
L'aveva sempre trovata un'attività rilassante, e per godersi al meglio quel momento decise di farlo nella quiete del suo giardino completamente ristrutturato e pieno di fiori, accompagnata da una fresca brezza estiva.
Nei giorni a seguenti si era già fatta qualche splendido vestito, si era rilassata, aveva ripreso colorito e stava cercando di sistemare i suoi poveri occhi strabici con incantesimi che doveva fare quotidianamente.
Circa un mesetto dopo Merope non era più la ragazza nevrotica, paurosa e turbata che era prima ma una bella ragazza un po' timida ed insicura curiosa di scoprire il mondo che la circondava.
Il suo aspetto era anche cambiato visibilmente:
I suoi capelli erano molto più folti -siccome non era più stressata cominciavano a crescere di più-, aveva preso un colorito normale, si era arrotondata fisicamente ed ora aveva solamente più in leggero strabismo di Venere.
Per la prima volta in vita sua, Merope, si sentiva bella ed accettabile.
E quindi con quell'ondata di positività che le pervadeva l'animo, si mise uno dei suoi vestiti migliori ed andò a fare compere al villaggio, sperando di incontrare il ragazzo più bello che avesse mai visto: Tom Riddle.
Tom Riddle era il babbano più ricco del paese -ed anche il più bello-, lei lo aveva visto passare davanti casa sua col cavallo e sperava che lui avesse notato i cambiamenti che aveva fatto all'abitazione. 
Merope, arrivata al mercato del villaggio, non poteva smettere di sorridere.
Finalmente era in mezzo ad un numeroso gruppo di persone e nessuno la stava discriminando e additando e quindi decise di farsi una camminata per tutto il villaggio fino a farsi venire male ai piedi.
Aveva appena assaporato la libertà e non aveva voglia di abbandonarla così presto, quindi decise di andare a guardare le vetrine dei negozi di abbigliamento per vedere i nuovi modelli e prendere spunto per i suoi futuri vestiti.
Quando ormai il sole stava calando, decise che era l'ora di tornarsene a casa e quindi, con tutta la calma possibile, decise di incamminarsi verso la sua abitazione osservando il tramonto.
Il tramonto, il colore degli occhi di sua madre...chissà se in quel momento la stava guardando e se era fiera di lei.
E nel momento in cui stava appurando che -grazie alle trasformazioni che stava attraversando in quel periodo- ci assomigliava parecchio  una voce maschile la richiamò dai suoi pensieri, facendola sobbalzare.
"Buonasera signorina. Oh mi scusi...non avevo intenzione di spaventarla ma mi stavo chiedendo cosa fa una giovane donna a quest'ora,  tutta sola, in una strada così desolata." 
Era Riddle. Con la sua voce profonda l'aveva quasi incantata ma Merope cercò di rispondere con tono più naturale e controllato possibile, anche se dentro di se sentiva lo stomaco rigirarsi e contorcersi stranamente.
"Sto tornando a casa mia, gentile signore" rispose sorridendo a trentadue denti.
"Se la mia mente non m'inganna e secondo le mie conoscenze, in questa zona c'è solo la casa dei Gaunt, signorina" disse curioso il bel ragazzo, inarcando le belle labbra in un gentile sorriso.
"Sì...ricorda bene signore...infatti io...sono Merope Gaunt" alla povera ragazza le si imporporarono le guance..provava una certa vergogna ad affermare di essere una Gaunt.
"Oh...ma che strano. Mai nessuno mi aveva detto che in quella famiglia ci fosse una ragazza così tanto incantevole" realizzò, lanciandole uno sguardo ammiccante.
Merope sentiva tutta la faccia andarle a fuoco..nessuno le aveva mai rivolto uno sguardo come quello..e le aveva addirittura fatto un complimento!
"Comunque" - continuò il bel ragazzo, inconsapevole delle forte emozioni che aveva procurato alla ragazza- " se non le dispiace vorrei accompagnarla a casa sua, per assicurarmi che non le succeda niente durante il tragitto. "
Merope accettò senza indulgiare oltre e potè per una volta osservare attentamente Tom:
aveva le guance asciutte e gli zigomi definiti, le labbra carnose -ma non troppo- e sensuali, gli occhi del color del mare in tempesta e dei perfetti e setosi capelli corvini.
Purtroppo il viaggio di ritorno a casa, durò troppo poco, e in men che non si dica si ritrovarono davanti alla proprietà dei Gaunt.
Tom osservò bene i cambiamenti del lotto e poi parlò.
"Avevo visto già da, ormai qualche tempo, che questa abitazione era cambiata ma da vicino e davvero una casa graziosa adesso!" disse Riddle guardando Merope con aria sorpresa.
"..si..da quando mio padre e mio fratello sono stati portati via, io ho voluto rendere questo posto più accogliente.."  e fece un sorrisetto timido in direzione di Tom.
"Hai fatto tu tutto questo?" - Merope annuì timidamente - "Devo ammettere che sei stata bravissima. Ora questo posto è delizioso. Oh..che maleducato che sono stato..Io sono Tom Riddle, mia cara Merope." le disse sorridendole e facendole il baciamano.
La ragazza pensò per la prima volta a quanto fosse bello il suo nome quando era Tom a pronunciarlo.
Merope ringraziò Tom del passaggio a casa e rimase completamente stupefatta quando lui le disse "Sogni d'oro, Merope. Spero che questo incontro non sia l'ultimo." 
La ragazza guardò Riddle allontanarsi a cavallo e poi entrò in casa saltellando e sorridendo come un'ebete, non era mai stata più felice in vita sua e quando andò a dormire continuò a ripetersi quella frase "Spero che questo incontro non sia l'ultimo".
Nei giorni che seguirono la sua felicità non mutò, sapeva che un giorno o l'altro l'avrebbe rivisto.
Al quarto giorno da quell'incontro, un giorno caldissimo ed afoso, Merope stava preparando una rinfrescante limonata quando inaspettatamente sentì il rumore di zoccoli di cavallo avvicinarsi alla casa. Si affacciò e vide Tom a cavallo del suo bellissimo destriero.
La ragazza si affrettò ad andare in giardino per accogliere il giovane Riddle come meglio poteva e per vedere se si era recato lì perchè aveva bisogno di qualcosa, magari del suo aiuto.
"Buongiorno Merope, sbaglio od oggi siete più bella del nostro incontro precedente?"
"Siete troppo gentili signor Riddle"
"Il 'signor Riddle' è mio padre..per favore, chiamami Tom." -disse sorridendo- " Mi sono recato qui per farti visita..disturbo per caso?" 
Merope lo fece accomodare dentro casa -che in quei giorni aveva tenuto particolarmente pulita, aspettando una sua visita- e gli porse un bicchiere di limonata che aveva appena preparato, il tutto accompagnato da un radioso sorriso.
"Sai Merope, si vociferano cose strane sulla tua famiglia..per esempio che possedete dei 'poteri magici'. Non vorrei fare la figura del solito credulone ma volevo chiedertelo di persona, devi sapere che sono piuttosto curioso."
La ragazza non sapeva esattamente cosa rispondere e come reagire. 
Non voleva avere dei segreti con Tom ma non aveva idea di come avrebbe reagito alla realtà: l'avrebbe acclamata o sarebbe scappato?
Merope decise di rischiare. 
Prese dalla libreria la bacchetta della madre -che conservava sempre con molta cura- e disse le parole magiche "wingardium leviosa": la caraffa di limonata si alzò come sostenuta da mani invisibili e dal bancone della cucina andò verso il tavolo fino a riempire nuovamente il bicchiere ormai vuoto di Riddle.
Il ragazzo guardava la scena con gli occhi sgranati, ma non scappò, al contrario fece un sorrisetto soddisfatto.
Tom si alzò, andò verso Merope con occhi sognanti e l'abbracciò.
La ragazza non si aspettava di certo una reazione del genere e dopo un primo momento di esitazione, ricambiò l'abbraccio calorosamente.
"Lo sapevo che eri speciale, Merope. L'avevo capito dal primo momento che ti ho vista...amami."
Merope non poteva credere a quello che le aveva appena chiesto...amami...nessuno prima d'allora aveva chiesto il suo amore e l'aveva anche solo considerata di striscio.
E mentre tutti i ricordi e le considerazioni  tristi le tornavano a galla nella memoria Tom le prese il viso, ormai bello, tra le mani e la baciò appassionatamente.
L'istante più felice della sua vita, troppe emozioni le si accavallavano dentro e pensava che sarebbe scoppiata per le troppe sensazioni piacevoli tra un momento all'altro.
Poi Tom cominciò a toccarla, a far vagare le mani sul suo corpo e a denudarla.
Molto probabilmente era la prima volta che in quella casa veniva compiuto un gesto d'amore sincero e voluto, nessun legame di parentela e di convenienza, possibilmente quella era una relazione proibita ma autentica.
Dopo quella notte Tom si faceva presente nella vita di Merope sempre più frequentemente, oltre ad amanti erano anche confidenti ed amici.
Tom le raccontava che avrebbe voluto scappare da quella vita aristocratica perchè i suoi genitori volevano farlo sposare con una ragazza di buona famiglia ma altamente antipatica ed ignorante.
E fu a quel punto che Tom propose a Merope di fuggire insieme lontano, una "fuga romantica" l'aveva chiamata lui. Ovviamente la ragazza aveva intenzione di seguirlo per mari e monti e infatti il giorno dopo la rivelazione, aveva di già le valigie pronte.
Tom andò a prenderla di notte, voleva andarsene di nascosto.
Il cielo era nerissimo, ma era ricoperto di stelle brillanti e Merope pensò fosse un buon presagio. Si chiedeva se sua madre la stava guardando da quel cielo bellissimo, se addirittura fosse il suo spirito a rendere il medesimo cielo così speciale quella sera.
I due innamorati viaggiarono per molto tempo, visitarono posti mozzafiato e Tom trattava Merope come una bellissima principessa, fino a quando....
"Tom" -disse la ragazza con occhi scintillanti dalla felicità- "sono incinta..riesci a renderti conto? Ho sempre desiderato un figlio o una figlia..e sono troppo felice che questo nostro piccolo miracolo sia successo insieme a te... il nostro bam-" la sua frase era stata interrotta dal rumore di un bicchiere che era caduto a terra e si era frantumato in mille pezzi. 
"Il tuo miracolo, Merope...non il nostro." Tom aveva l'aria spaventata ma arrabbiata allo stesso momento, sembrava sull'inizio di una crisi di nervi.
"...T-tom...perchè mi dici questo?...Pensavo che tu mi amassi.." aveva gli occhi ricolmi di lacrime. Pensava, o meglio, sperava fosse un incubo quello che il suo amato le aveva appena rivelato..
"No. NO. Non posso avere un figlio. Non voglio dei figli. Perchè pensi che io sia scappato dalla mia vita?! Perchè non volevo sposarmi e avere dei figli ovviamente!...Mi dispiace Merope. Ti lascio. Semplicemente non..non posso. Addio" 
Merope stava per morire, aveva sentito il cuore congelarsi e poi rompersi in mille pezzettini affilati che le avevano lacerato la carne da dentro.
Tom non l'amava? E tutte le belle parole che le aveva detto? Erano nulle, spazzate via in un istante.
Dove poteva andare ora? Tornare a casa? No, suo padre e suo fratello sarebbero usciti da Azkaban e l'avrebbero uccisa se avessero saputo che aveva sporcato il loro sangue e il loro cognome con uno schifoso babbano.
Doveva andare a Londra..magari avrebbe trovato lavoro...qualcuno che avrebbe aiutato lei e il suo bambino.
Nei giorni, nelle settimane e nei mesi seguenti dovette accettare che l'unico uomo che avesse mai amato l'aveva lasciata, che suo padre e suo fratello la odiavano e che a nessun altro importava della sua misera esistenza.
I suoi sogni erano crollati ed era arrivata a pensare che lei era uno scherzo della natura, un errore perchè come faceva tutto quell'insieme di spiacevoli avvenimenti a cadere su una singola persona. 
Si era illusa che la fortuna l'avesse toccata una volta tanto ed infatti era stato così solo per un periodo limitato, poi era ripiombava nel buio all'improvviso, come un'accoltellata infame dritta nella schiena che l'aveva paralizzata e le aveva fatto perdere i suoi poteri.
Ebbene sì, Merope non riusciva nuovamente ad usare i suoi poteri, forse era stata la delusione o il dispiacere, ma fatto sta che una giovane strega incinta e senza un galeone non era decisamente in una buona posizione per vivere una vita decente.
I mesi passavano, la pancia aumentava, la magia diminuiva, la fame divagava e i soldi finivano.
Merope sapeva che non ce l'avrebbe fatta, quel parto l'avrebbe uccisa, fondamentalmente era meglio così. Il suo bambino non aveva bisogno di una madre praticamente maganò e senza neanche uno zellino. 
Per poter vivere aveva addirittura venduto il suo medaglione originale di Serpeverde a pochi galeoni.
Ormai le giornate per lei passavano incolori, era stata accettata in un orfanotrofio,in un'area dove c'erano delle madri che attendevano di partorire per poi lasciare i loro figli lì, sperava che suo figlio fosse uguale a Tom perchè anche se l'aveva abbandonata lei continuava ad amarlo.
E ad un certo punto ebbe le contrazioni e le infermiere la fecero stendere su un lettino per prepararla  al momento che lei aveva tanto temuto.
La sala in cui era sdraiata era completamente bianca, aveva l'aria di essere un manicomio piuttosto che un'infermeria ed infatti non le era mai piaciuta quella stanza.
Gli odori di medicinale le davano la nausea ma lei cercava di non pensarci..cercava solamente di focalizzare nella sua mente gli occhi color tempesta di suo figlio..sì, sicuramente sarebbero stati di quel colore.
Aveva dolori lancinanti al basso ventre e non riusciva a frenare le lacrime che le scendevano copiosamente dagli occhi rigandole le guance ormai consunte.
Ogni fitta che la percorreva le toglieva un istante di vita, piano a piano stava lasciando questo mondo.
Cercava di resistere perchè voleva vedere almeno una volta suo figlio ma sveniva e rinveniva continuamente fino a quando sentì il primo pianto del suo bambino.
Aprì gli occhi ma vedeva solo sangue, tutto il bianco che prima le dava alla testa era macchiato del suo sangue..il suo sangue da sporca traditrice.
"E' un bellissimo maschietto Merope" era la delicata voce di un'infermiera che stava sciacquando il neonato per togliergli il sangue di dosso.
"Me lo passi...per favore" non riusciva a frenare le lacrime, non voleva andarsene senza averlo visto per la prima e l'ultima volta.
L'infermiera con un attimo di pietà glielo passo delicatamente, in quella sala tutti capivano che sarebbe morta in pochi istanti.
"Tom Orvoloson Riddle..sarà questo il suo nome. Ciao piccolo mio..spero che tu abbia una vita migliore della mia...ti amo tanto, addio." 
Detto questo le ultime lacrime caddero stanche dagli occhi gonfi di Merope, mentre la sua anima stava andando verso la luce.
Lei non aveva idea che aveva appena dato vita a il mago oscuro più spietato della storia del mondo magico.
Era il  31 dicembre 1926.

   
 
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