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Autore: Elissa_Bane    03/06/2015    2 recensioni
John ha trovato una compagna, Giulia. Se ne andrà dal 221 B solo quando sarà certo di aver lasciato Sherlock in buone mani. Ed è così che conosce Cecilia, troppo giovane per il dolore che ha già sopportato. Cecilia, che è in grado di competere con Sherlock. Cecilia, che ha cicatrici ricamate addosso.
Attenzione: Mary nella storia non è presente, non è mai nemmeno esistita. Tutti i fatti si svolgono dopo la 2x03
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Deduction Is Easy, Life Is Not.'
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NDA: Ed eccoci qui, alla fine. Se siete arrivati sino a questo punto vi meritate una medaglia, perchè questa storia è stata un vero tormento. Meglio: un parto. Ed ora la mia bambina, finalmente conclusa. Dovete sapere che avevo iniziato a scriverla nel 2013, quindi è stato davvero un parto epocale. Ma basta con le cose di cui non frega niente a nessuno! Per voi, l'epilogo di "Cercatevi una stanza" e con esso i miei ringraziamenti più sentiti a Ally I Holmes, a Giulia, a Muffin, a Mars, a Elena, a tutti coloro che hanno letto, seguito, recensito e messo tra le preferite e alla persona che mi ha spinto a scrivere questa storia, il ragazzo che è stato il mio Jim Moriarty per tanto tempo. Per dirgli, anche se non leggerà mai queste parole, che come Cecilia prima o poi perdonerà James anche io riuscirò un giorno ad accettare e poi a perdonare. 
E infine, ultimo messaggio: non disperate! E' già in cantiere, quasi finito, un minuscolo seguito di questa storia. Spero di rivedervi tutti presto!
Grazie mille ancora
xxxxx
-Dan




 

Cercatevi una stanza

Epilogo

Chemical Defect

 

Due anni dopo.
-Vieni qui! Guinevere, ho detto di venire qui!- urla Giulia, inseguendo sul prato sua figlia. Una bambina dolcissima, con gli occhi di John e il visetto angelico della mia migliore amica. La bimba, ancora traballante sui passi, corre verso di me, lasciandosi cadere sulla mia gonna stesa sull'erba.
Un picnic, una novità per me. Non ero mai stata ad un picnic prima, ma mi piace: il sole, l'erba, i fiori, la mia famiglia. Guinevre si arrampica a fatica sul mio busto, affondando il visetto paffuto nei miei capelli e abbracciandomi il collo con le braccine.
-Cosa stai facendo, cucciola?- le chiede John sorridendo. Le piace quando la chiamano cucciola, e fingiamo che lei sia un gattino. Sorride, infatti, con quella sua boccuccia sporca di marmellata.
-Biscotto- sussurra, e io rido, perché quella bambina la golosità l'ha presa tutta da me e Sherlock, che pure nel concepimento non c'entriamo nulla, lo giuro!
-La mamma ti vuole solo pulire, Guinevre- le risponde sorridendo il mio compagno, prendendola in braccio a sua volta. Poi lei lo guarda e gli sussurra qualcosa all'orecchio e ridono insieme e d'improvviso sento quasi di morire dalla gioia, in quel momento, nel loro sorriso.

È finita.
È finita, stiamo tutti bene.
Sorrido a mia sorella e a Mycroft, poco lontani, e anche se le loro mani intrecciate sulla coperta mi dicono più di quanto vorrei sapere sulla loro relazione, non importa. Francesca è viva, respira, non mi ha abbandonata. E Mycroft non ha abbandonato lei, mai, nemmeno un giorno. L'Uomo di Ghiaccio sembra essersi improvvisamente sciolto, mentre sorride alla compagna e le porge l'ultima fetta di torta.
Qualcosa mi scivola in testa, e rido riconoscendo il colore delle margherite e delle viole che i due bambini, Sherlock e Guinevre, hanno intrecciato a formare una coroncina. Voltandomi vedo che anche la bambina ne ha una, quasi uguale, e mi guarda divertita dalla mia risata. Lo sguardo di Sherlock, da solo, mi fa desiderare improvvisamente che sparisca il mondo, che ci lascino tutti soli per un po', perché è così orgoglioso e felice e lievemente ancora triste e questo mi fa sentire come se avessi improvvisamente piazzato una bomba nel mio Mind Palace e questa fosse appena esplosa.
È felice, perché stiamo tutti bene, siamo tutti salvi e Moriarty mi ha giurato di non toccare più nessuna delle persone che amo. Lo sento, a volte, mio fratello, da quando è riuscito a fuggire, con brevi messaggi coi quali so che cerca di farsi perdonare qualcosa che non potrò mai perdonargli, ma che mi permettono di conoscerlo meglio. La conoscenza è un'arma, lo sappiamo bene, e capisco anche che questa sia una sorta di assicurazione che mi sta regalando: nel caso non mantenesse fede ai suoi patti, potrei distruggerlo.
È orgoglioso, Sherlock, di essere riuscito a farmi ridere. Oggi, come due anni fa, la mia risata è rara, e me ne dispiace, ma troppo dolore mi ha insegnato a non mostrare la mia gioia al mondo.
Ed è triste, perché sa che entrambi abbiamo cicatrici che ci siamo fatti a vicenda che non si cancelleranno mai -la mia fuga, quel “ti amo” a cui non ha mai risposto, litigi, recriminazioni, fughe notturne in giro per Londra, per scappare l'uno dall'altra, per smettere di vedere- e allo stesso tempo perché ha paura che io non riesca più a sentirmi al sicuro e felice.

Mi avvicino, sorridendogli e posandogli un bacio sulle labbra. Gli sto dicendo che a me non importa di non dormire la notte, se lui è al mio fianco a combattere con me il buio e la paura, gli sto dicendo che mi dispiace non riuscire a essere sana come lui vorrebbe che fossi, senza queste cicatrici che mi porto addosso e che ogni notte sfiora in punta di dita, con un timore quasi reverenziale. Gli sto dicendo che lo amo, non più di ogni altra cosa al mondo, ma come l'unica che meriti che io mi esponga tanto da amarla.
La mia famiglia parla, intorno a me, gli uccellini cinguettano, Guinevre mi tira i capelli, e io mi sento in pace.

 

É quando torniamo a casa, quella sera, che accade. Siamo appena entrati in sala, lui ha lasciato cadere sciarpa e cappotto sulla poltrona, io li sto posando giusto ora, quando lui si avvicina alla custodia del violino.
-Cecilia Rosenthal- si limita a dire, afferrando l'archetto e pizzicando le prime note di una ninnananna.
-Dimmi, William- gli rispondo, andando a sedermi accanto a lui. Non si volta nemmeno a guardarmi, ma nel riflesso della finestra vedo il suo sorriso e i suoi occhi luccicanti come stelle di ghiaccio.
-Niente. Stavo solo pensando che Cecilia Holmes ha un suono decisamente migliore.

  
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