Correndo
fra le molte statue di Buddha del tempio a Henan, due ragazzini si
inseguivano
fra il disappunto degli adulti. In quel luogo non erano ammessi
schiamazzi e
l’abate più volte aveva ripreso i due
più giovani abitanti di quell’edificio
sacro, senza risultato.
“Dai,
prendimi!” incitò uno dei due e l’altro
accettò la sfida.
Entrambi
finirono addosso ad uno dei monaci, che li sgridò aspramente
ed ordinò loro di
tornare ad allenarsi. Sospirando, i giovani obbedirono.
“Tenetevi
pronti” parlò loro l’abate “Il
nemico sta arrivando e dovrete spostarvi lungo
il versante opposto del monte Songshan. Là sarete al
sicuro”.
“Ma..maestro!”
si lamentò quello un pochino più anziano
“Noi siamo pronti! Vogliamo combattere!”.
“Sei
impetuoso e forte, ragazzo. Ma non ancora pronto ad affrontare uno
scontro. La
tua tecnica deve essere perfezionata e sarebbe un peccato se perissi
prima. Nel
tuo futuro vedo grandi cose”.
“Lieto
di
sentirvelo dire, abate. Però vorrei comunque
combattere”.
“Tu
obbedirai ai miei ordini, chiaro? E proteggerai questo fanciullo appena
giunto
al tempio, con cui vedo che già hai fatto amicizia.
È più piccolo di te e molto
inesperto, ma anche lui con grandi potenzialità. Te lo
affido. È un compito
importante”.
“Grazie
per
la fiducia”.
Salendo
lungo la montagna, con due sacche sulle spalle, i due ragazzi erano in
cammino
verso il rifugio situato quasi in cima. Dovevano portare in salvo
alcuni
oggetti sacri, nel caso il nemico fosse riuscito a sconfiggere il
tempio.
“Ma
da chi
fuggiamo?” domandò il più giovane.
“Non
fuggiamo! Mettiamo in salvo preziose proprietà del tempio! E
non ti
preoccupare. Più volte i Manciù hanno tentato di
distruggerci ma non ci sono
mai riusciti”.
“Ah,
io mi
fido”.
“E
fai
bene. Dai, coraggio! La strada è ancora lunga”.
La
notte
trovarono rifugio fra gli alberi. Accesero un fuoco e si rifocillarono.
Già si
preparavano a riposare quando, nel buio, udirono un rumore. Subito
pensarono a
qualche animale e si allarmarono. Per fortuna loro, spuntò
solo un’anziana.
“Va
tutto
bene?” domandò il più grande dei due
“Vi siete persa?”.
“No,
mi
sono solo attardata un po’ troppo. Posso stare qui accanto al
fuoco con voi,
giovanotti?” rispose lei, appoggiandosi ad un bastone e
camminando piano.
“Prego”
invitò il più giovane.
“Allora..”
parlò ancora l’anziana, dopo qualche istante di
silenzio, guardando il maggiore
“..dove andate? Qual è la vostra meta, fanciullo
dallo sguardo di tigre?”.
“Tigre?!”.
“I
tuoi
occhi trasmettono la stessa forza e fierezza della tigre”.
“Noi
stiamo
portando al sicuro alcune cose dal tempio Shaolin. I manciù
ci stanno per
attaccare”.
“Siete
aspiranti monaci? Ci vuole tanta dedizione e coraggio. E anche
pazienza. Spero
che l’imperatore Qianlong si faccia presto valere anche su
questi ribelli..”.
“Di
politica ammetto di non averci mai capito molto..”.
“Non
sei
più tanto piccolo. Potresti ritrovarti presto
nell’esercito dell’imperatore.
Quanti anni hai?”.
“Undici.
E lui
ne ha dieci”.
“Sei
quasi
un uomo. Se tu fossi una donna, saresti già in
età da marito!”.
“Me
ne farò
una ragione”.
Il
ragazzo
rise, offrendo all’anziana un po’ di riso.
La
mattina
seguente, i due giovani si apprestarono a riprendere il cammino.
“Siate
prudenti” si raccomandò l’anziana.
“Lo
saremo”
assicurò il più piccolo.
“E
tu,
tigre..vedo lungo il tuo cammino qualcosa di speciale. Vedo..un drago.
Un drago
di giada”.
“Un
drago
di giada? Che significa? Un pericolo?”.
“Ma
no. Anzi.
Sarà per te motivo d’orgoglio”.
Il
ragazzo
tentò di chiedere altro ma l’anziana non
parlò. I due apprendisti allora
proseguirono, correndo lungo lo stretto sentiero.
“In
cima a
questa ripida scalinata, c’è la nostra
meta” ridacchiò il maggiore, di buon
umore.
“Ottimo!
Stavo iniziando a stancarmi di vedere solo alberi!”.
Il
codino
biondo del più piccolo ondeggiava ad ogni scalino ed il
più grande lo osservava
divertito. Saltellando da uno scalino ad un altro, erano quasi giunti
in cima
quando il maggiore fece segno di fermarsi.
“Qualcosa
non va..” mormorò
“C’è troppo silenzio..”.
“Silenzio?”.
Perfino
il
vento sembrava essersi fermato.
“Scappa.
Mi
hanno detto di proteggerti perciò lo farò. Scappa
e non guardarti indietro”.
“Ma..io..”.
“Nasconditi!”.
Il
più
piccolo fu spinto fra la vegetazione dal più grande, che si
preparò a
combattere.
“Mi
hanno
detto che ho lo sguardo fiero della tigre..” si disse
“..quindi vi combatterò
come una tigre!”.
Si
ritrovò
circondato da nemici sconosciuti.
“Ma
che
carino..” lo sfotté uno di loro “..si
è messo nella posizione della tigre!
Moccioso, sei solo un gattino! Fatti da parte!”.
“Non
lo
sottovalutare” lo ammonì un altro dei nemici
“Potrebbe essere uno di quelli del
tempio Shaolin”.
“Non
ho
paura di voi! Fatevi sotto!” gridò il bambino.
“Datti
una
calmata! Noi dobbiamo impedire l’accesso a questo luogo a
chiunque, compreso a
te!”.
“E
perché
mai? Lasciatemi passare, subito! O ve la vedrete con me!”.
“Ma
sentitelo..”.
Il
ragazzino si scagliò contro i nemici, cercando in ogni modo
di passare e
proseguire il suo cammino.
“Io
sono la
tigre!” ringhiò il giovane.
Anche
se i
nemici erano numerosi, non si tirò indietro e
continuò a combattere. Gli
avversari però erano in molti e per un solo bambino non era
facile.
“E
questo
chi è?” sentì dire.
Purtroppo,
uno di quegli sconosciuti era riuscito a scovare l’altro
bambino del tempio.
“Mettimi
giù!” protestò questi, sollevato per la
sciarpa.
“Perché
altrimenti cosa mi fai?” sorrise l’uomo.
Il
fanciullo, di tutta risposta, si mise nella posizione della gru.
“Divertente!
Combattiamo!”.
“Basta!”
tuonò una voce e gli avversari si fermarono, allarmati
“Lasciate stare quei
bambini”.
“Si..signor
Hakurei!” balbettò uno degli uomini
“Noi..”.
“Avete
obbedito agli ordini. Ora sparite”.
Hakurei,
cavaliere del santuario di Atena, era apparso dall’alto della
scalinata. Con un
cenno, invitò i due piccoli a salire.
“Aspetta!
Non ci dobbiamo fidare..” storse il naso il più
grande.
“Non
ha
l’aria cattiva” rispose invece il più
piccolo e continuò a salire, raggiungendo
lo sconosciuto.
L’altro
allora fece lo stesso, perché aveva giurato di proteggere
quel bambino.
“Ho
visto
come combattete” iniziò Hakurei, una volta
all’interno dell’edificio e con
davanti una tazza di tè caldo “Siete futuri monaci
Shaolin?”.
“Sì.
E voi?
Chi siete e cosa ci fate qui?”.
“L’abate,
il tuo mentore, è uno di noi. Siamo qui per dare manforte.
Abbiamo portato cibo
e acqua e una squadra dei nostri sta combattendo a fianco dei
monaci”.
“E
tu
perché sei qui?”.
“Aspettavo
te..”.
“Me?!”.
“Il
tuo
maestro mi ha parlato di te. Ed in effetti ci ha visto giusto: tu
possiedi un
forte cosmo. Ed anche tu, anche se sei più
piccino”.
I
due
ragazzini si fissarono, senza capire di che stesse parlando quello
sconosciuto.
“Inoltre..”
riprese Hakurei, guardando il più giovane “..tu
non sei cinese, dico bene? Io e
te abbiamo qualcosa in comune..”.
“Noi
due?”.
La
conversazione
fu interrotta dall’ingresso di un bambino più o
meno della loro età. Aveva i
capelli verdi e sedette accanto ad Hakurei.
“Lui
è
Shion” spiegò l’uomo”Possiede
un cosmo, come voi”.
“Cos’è
un
cosmo?” domandò il più grande.
“Ve
lo
spiegherò. Ma prima dovete farvi un bagno, cambiarvi e
mangiare qualcosa”.
“Uffa..”.
“Coraggio.
Non vi dirò niente finché
non sarete di
nuovo presentabili”.
“Vai
prima
tu” sorrise il più piccolo.
“Possiamo
fare il bagno insieme. Il fiume è qui vicino, lo ricordo
bene” rispose il
maggiore.
“No,
va
pure tu. Io faccio dopo”.
“Ma
perché?”.
“Non
posso
fare il bagno con te!”.
“E
perché?”.
“Perché
è
una femmina, deficiente” borbottò Shion,
sorseggiando tè.
“Che?!”.
La
piccola
arrossì e chinò il capo.
“Perché
non
mi hai detto che sei una femmina?!”.
“Perché
al
tempio Shaolin possono combattere solo i maschi ed io non sapevo dove
altro
andare”.
“E
quanto
tempo pensavi di tenerlo nascosto?!”.
“Non
molto,
in effetti. Sto iniziando a crescere..”.
Hakurei
sorrise. Quei tre bambini erano avvolti da un cosmo speciale ed
avrebbero
vissuto grandi avventure assieme, se lo sentiva!
Non
passò
molto tempo prima che il nemico raggiungesse anche quel luogo. I tre
giovani
osservarono con ammirazione la forza con cui Hakurei, apparentemente un
vecchio, riusciva a respingerli.
“Non
voglio
restare qui a guardare” si lagnò la bambina
“Scendiamo in battaglia!”.
“Ma
è
rischioso!” l’ammonì Shion.
La
bambina
non lo ascoltò e nemmeno l’altro ragazzino del
tempio Shaolin. Hakurei non
riuscì a fermarli per tempo. Vide solo due piccoletti
sfrecciare fra i nemici
vestiti di nero.
“E
voi due
mocciosi cosa volete?” sibilò un uomo.
“Non
siamo
mocciosi! Chiamaci per nome, così che sia l’ultima
cosa che dici prima di
morire” replicò la giovane.
“E
quale
sarebbe il tuo nome?”.
“Nella
mia
lingua, sono sempre stata definita tagliente e pericolosa come una
lama.
Yuzuriha vengo chiamata. E ora muori!”.
Hakurei
alzò
lo sguardo. La giovane, con estrema facilità, aveva
sconfitto un gran numero di
nemici ed alle sue spalle brillava, a sua difesa, l’armatura
della Gru. Il bambino
le dava le spalle e, sulla schiena nuda, ora era apparso il muso di una
bellissima tigre.
“Io
sono
Dohko” parlò “Io sono Tigre” e
già su di lui vegliavano le vestigia della
Bilancia.
Per
oltre
duecento anni Dohko si era chiesto e richiesto cosa volesse dire
quell’anziana
con la sua profezia sul drago di giada. Si era quasi convinto che
fossero tutte
stupidaggini. Ma poi un giorno capì..
“Maestro”
si sentì chiamare.
Eccolo
il drago
di giada! Sirio, fiero possessore dell’armatura verde del
drago, era davvero
per il suo maestro un motivo d’orgoglio.
“Maestro!
A
che state pensando?”.
“A
nulla,
Sirio. Non ti preoccupare, drago di giada”.
Sirio
non
comprese quelle parole ma sorrise, tornando ad allenarsi.
È
un po’ corto, chiedo perdono. Questo racconto
è nato da un sogno (io faccio sogni strani) quindi ho dovuto
faticare per
riordinare le idee..