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Autore: SabrinaSala    04/06/2015    19 recensioni
Il proiettile lacerò l’aria. Poi la carne.
Sorpreso, André si portò una mano al petto. La giubba blu intrisa di sangue.
-Oscar… - mormorò in un soffio. E in quel nome c’era tutto. Dolore, sgomento, paura… Paura di perderla. Adesso. Di perdere lei, la sua vita… Dopo averla finalmente trovata - Oscar… - ripeté.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Saint-Just, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14 – Memorie
 
 
Oscar cavalcava affianco alla carrozza. Lo sguardo rivolto all’orizzonte incandescente.  Il profilo perfetto. Fiero. Risoluto. La richiesta di Eloise era sopraggiunta inaspettata.  Così come la partenza della famiglia Boullet per Amiens.
Dietro di lei, un altro soldato blu, Alain. L’uomo che l’aveva sostenuta in quelle ultime settimane e che era diventato una presenza indispensabile. L’uomo che le gettava, ora, occhiate furtive. L’uomo che aveva rischiato di avvicinarsi troppo al fuoco e di bruciarsi per questo.   
Nell’abitacolo, Eloise sedeva accanto a Serge. Di fronte a loro Madame e l’onnipresente maggiordomo di famiglia. In cassetta, due valletti e Jean, il giovane inserviente al seguito di Eloise. Il resto della servitù aveva preceduto la padrona, partendo con due giorni di anticipo.
Dall’ombra della propria posizione, Eloise osservò il profilo di Oscar incorniciato nello specchio della piccola finestra. Severa, come sempre l’aveva vista, e diritta come un fuso in sella a quel cavallo bianco. Biondo cavaliere in grado di affascinare, senza alcuna distinzione, uomini e donne. Non si  era mai sorpresa dell’ammirazione che  il suo Serge aveva mostrato di nutrire per lei. Originale e bellissima. Moderna amazzone.
Il suo Serge…  l’uomo che l’aveva accettata per quella che era. Che l’aveva apprezzata per quel carattere fiero e indipendente. Che le aveva promesso una vita d’amore e rispetto. Che le era stato strappato inaspettatamente e  troppo presto…
Serge, mormorò quasi impercettibilmente eppure lui la sentì e le sfiorò una mano, rasserenandola.
Non si volse, Eloise. Non era necessario. Sapeva dove avrebbe trovato lo sguardo del suo silenzioso compagno di viaggio. Sorrise e abbassò le ciglia sugli occhi scuri.
André esercitò una leggera pressione su quella mano candida. Avrebbe voluto fare di più. Ma il suo cuore e il suo sguardo erano ineluttabilmente per Oscar. Per quel soldato biondo che cavalcava, splendido, godendo e riflettendo la luce del tramonto, scortando la piccola carrozza e i suoi occupanti verso le terre a nord di Parigi.
 
***
 
-Ci fermeremo qui, stanotte –
Oscar smontò di sella, passandosi una mano sui pantaloni blu, come spolverandoli.
La giornata era stata calda e un po’ afosa. La strada, spesso in semplice terra battuta, aveva subito il passaggio di carrozza e cavalli sollevandosi in nugoli di polvere.
L’arrivo a Beauvais, come tappa del viaggio, l’aveva quasi sollevata.
Lanciando uno sguardo agli occupanti della carrozza, scambiò due parole con Alain e prese congedo. Quando tornò, il suo passo era più rilassato.
-Alain, ci aspettano alla locanda. – disse rivolta al soldato. – Occupati della carrozza e dei cavalli. Ho già allertato lo stalliere… - lo pregò con uno sguardo.
 
***
 
Abituata a comandare, Oscar aveva richiesto per il suo piccolo drappello un tavolo riservato, leggermente discosto dagli altri avventori. Non aveva piacere che degli estranei si avvedessero delle due signore che formavano quell’esigua compagnia. Evidentemente benestanti. Prede troppo facili.
E la cena era trascorsa tranquilla. Nonostante la tensione che correva sugli sguardi di alcuni dei commensali. Eloise non aveva distolto gli occhi da lei, così come André, e lei stessa, non aveva potuto fare a meno di saziarsi divorando la figura dell’uomo che le sedeva di fronte con indosso la familiare uniforme blu della sua brigata, accuratamente rimessa a nuovo dalle amorevoli mani di Madame. Era bello, André, era tanto bello. Con quel cipiglio che ne aggrottava la fronte e lo sguardo intenso. Le ciocche scure che giocavano con le linee perfette del suo volto, insinuandosi tra il collo e il colletto della divisa.
E quando Alain si alzò rumorosamente da tavola, vanificando i suoi sforzi con una risata, Oscar gli lanciò un’occhiata feroce, ma lui non se ne curò.
Non poteva curarsene. Non se voleva preservare la propria salute mentale. L’unica soluzione era recuperare André.
Si avvicinò al commilitone e con aria da cospiratore lo invitò a finire la serata in una taverna adocchiata lì vicino, lasciando le donne ai loro discorsi.
André accettò, divertito, e le sue labbra si schiusero in un sorriso degno di un ragazzino. Congedandosi dalle signore, seguì Alain fino alla soglia.
 
***
 
Madame Boullet aveva preso sonno. Subito. Il viaggio l’aveva spossata. Si era addormentata serena, stringendo la mano di Eloise che l’aveva accompagnata in camera.
Spegnendo con un soffio leggero le candele, la giovane donna scivolò fuori dalla stanza per un’ultima boccata d’aria prima di ritirarsi e nel corridoio il suo sguardo incrociò quello di Oscar.
Il comandante indugiò con la mano sulla maniglia della porta, voltandosi al fruscio delle gonne.
Si irrigidì. L’imbarazzo tra loro era tangibile, concreto.
Eloise fece il primo passo, percorrendo il lungo corridoio tappezzato di verde sul lato del qualesi aprivano tutte le stanze. Oscar aveva scelto per sé la prima salendo dalle scale. Una precauzione, pensò Eloise con una punta di ammirazione. Usciva mai dal ruolo del soldato perfetto? Si domandò.
Raggiungendola e fermandosi a pochi passi da lei, la squadrò per un istante in silenzio.
-Grazie per aver accettato, Oscar… - disse infine guardandola negli occhi.
La donna fece un breve cenno col capo.
-Non avrei potuto fare altrimenti. – rispose.
Eloise piegò le labbra in sorriso teso.
-Una volta arrivati ad Amiens -, proseguì - comunicherò a Madame l’intenzione mia e di Serge di rompere il fidanzamento. Si dispiacerà, ma capirà, vedrete. Subito dopo, Serge manifesterà l’urgenza di tornare a Parigi. Voi sarete liberi. E anche io. – concluse senza che Oscar le avesse chiesto niente.
A quelle parole, Oscar inspirò profondamente, serrando le labbra. Rompere il fidanzamento? Tornare a Parigi? Dominò il battito del cuore e acuì lo sguardo come a voler indagare la mente di Eloise. E capire, finalmente, i suoi pensieri. Ma dovette ammettere, con disappunto, quanto una donna fosse difficile da interpretare, da prevedere. Eloise gliene aveva dato prova più di una volta.  E ora sosteneva  il suo sguardo senza lasciar trasparire un’emozione. Poteva fidarsi di lei? Si era mai fidata di una donna? Era possibile fidarsi di una donna? Il pensiero corse dolorosamente alla Regina. Con un battito di ciglia, sviò i propri pensieri da lei e dalla vita passata a corte. Dal momento in cui lei stessa avrebbe tradito la propria regina pur di avere per sé il conte di Fersen….  Ma non era il momento di ricordare, quello. Riportò l’attenzione sul volto gradevole di Eloise.
-André si fida di voi. – affermò e le labbra di lei accennarono un sorriso.
-Io e voi non siamo poi così diverse… - commentò la giovane donna bruna in tono pacato, e intuendo con un certo rammarico che quella conversazione non sarebbe andata oltre, prese commiato voltandole le spalle e dirigendosi verso la propria camera.
 
 
***
 
 
-Sei un caso perso, amico! – replicò il bel soldato blu dallo sguardo nocciola all’ennesimo lamento di André. –Nonostante tutto, non sei cambiato di una virgola! – ridacchiò svuotando il bicchiere.
L’uomo al suo fianco, le braccia appoggiate al bancone di quella bettola maleodorante, e la testa ciondoloni, gli lanciò un’occhiata, senza sollevarsi.
-Sei ubriaco, Alain? – domandò con un guizzo di lucidità. Versandosi nuovamente da bere.
-Io ubriaco? Affatto, amico mio! – rise.
Se fossi ubriaco, non penserei a lei, mormorò fra sé, se fossi ubriaco, davvero ubriaco, sarei da lei… pensò vergognandosi di quegli stessi pensieri.
-Ho la soluzione!- disse poi, sottolineando vigorosamente quelle parole con un cenno del  capo – Adesso… io e te ci troviamo compagnia! – gli allacciò il collo con un braccio, guardandosi attorno alla ricerca di qualche procace cameriera.
André si liberò istintivamente.
-Smettila! Lo sai che non sono il tipo Alain! –  si ribellò, ammutolendo subito dopo, gli occhi sbarrati.
Cosa aveva detto? Un’affermazione decisa. Una frase familiare così come quel momento… Un brivido gli corse lungo la schiena.
Alain lo squadrò speranzoso, improvvisamente lucido. Ma lo sguardo dell’uomo, tornato inevitabilmente opaco, gli disse che quell’attimo di luce si era già spento.
Comprendendo e condividendo il motivo della sua delusione, André si voltò verso il bancone della mescita e strinse il bicchiere con entrambe le mani. Amareggiato.
Alain gli cinse ancora le spalle larghe con un braccio. Intensificò la stretta, strappandogli una smorfia, e sollevando il bicchiere con la  mano libera, improvvisò un brindisi consolatorio.
-Animo, ragazzo! Un giorno o l’altro ti ricorderai di me! – lo schernì chinando leggermente il capo e abbassando le ciglia sugli occhi scuri e febbricitanti.
Ancora uno sforzo, amico mio… ancora uno sforzo ed io sarò salvato! Pensò ridendo tra sé.
-Parla con lei. – mormorò inaspettatamente.
E inaspettatamente André si sollevò, più malfermo sulle gambe dello sgabello che lo aveva ospitato.
Inspirando profondamente, tanto profondamente da gonfiare il petto, l’uomo annuì convinto.
-Vado! – affermò dirigendosi alla porta.
Alain lo fermò afferrandolo per un braccio e costringendolo a voltarsi.
-Ma cosa fai?! Non adesso… Non così! – si allarmò.
André si liberò con uno strattone.
-Non vuoi che le parli? – domandò lanciandogli un’occhiata eloquente.
Alain lasciò istintivamente la presa.
Colpito e affondato! Pensò.
Allargò le braccia, in segno di resa.
-E’ la tua donna, amico! – piegò le labbra nel solito, sarcastico sorriso. Gli occhi socchiusi. –Vai! – lo esortò accondiscendente, l’espressione di chi non avrebbe mai fatto quella mossa azzardata.
Ma quando André, più deciso che mai, ebbe lasciato la taverna, lanciò delle monete sul bancone e lo seguì fuori, tentando di riacciuffarlo. Il passo altalenante di André gli rese difficile l’impresa.
Raggiunta la locanda, spalancata la porta e colto André con un piede sul primo gradino, la mano appoggiata alla balaustra, pronto ad affrontare il proprio seducente demone, si fermò. Costringendosi a desistere.
Perché intromettersi? André avrebbe fatto irruzione nella camera del comandante… e allora? In fondo, avevano condiviso molto più di una sbornia, loro due…
 
***
 
Deciso a prendersi ciò che sapeva suo, André si fermò solo quando raggiunse la porta della prima stanza, sulla destra, in cima alle scale. Oltre quella porta, sapeva esserci Oscar. Il suo profumo, i suoi capelli biondi, il suo corpo sinuoso pronto a rispondere alle sue provocazioni.
-Oscar… - chiamò sulla soglia. Appoggiato allo stipite. Cercando di fermare il mondo che si muoveva attorno a lui.
E quando la porta si aprì, schiudendosi appena, fu lo sguardo di lei, sempre così severo, ad agganciarlo. Áncora blu alla quale rimanere aggrappato.
La rapì con lo sguardo, facendola immediatamente sua. Cogliendone i contorni nella luce tremula delle candele. Maledetta cecità, si disse, facendo uno sforzo per mettere a fuoco, sorvolando sulla quantità di vino bevuto. Indossava ancora l’uniforme, Oscar. Anche se slacciata sul petto. Irresistibile.
-Ho bisogno di te, Oscar… - esitò – Io ho bisogno di te. – mugolò.
Senza una parola, Oscar allargò lo spiraglio della porta e André scivolò all’interno, chiudendosi il battente alle spalle.
Lei lo guardava in silenzio.
Perché non parlava? Perché non si avvicinava? Lo fece lui. Per entrambi. Afferrandole una mano e portandosela al petto e contemporaneamente avanzando e costringendola ad arretrare fino a quando le spalle di lei non si fermarono contro la parete della piccola stanza. Mettendola ancora una volta in trappola. Perché quella donna, lo sentiva, pur desiderandolo continuava a sfuggirgli.
-Senti il mio cuore come batte, Oscar? – domandò guardandola negli occhi. – Ho bisogno di te… - ripeté insinuando la mano libera tra il collo della giubba e la base della nuca.  E con un secco movimento del polso la trascinò a sé, allontanandola dal muro. Tenendosela vicino. Guadandola con desiderio crescente.
-Ho bisogno di te… -
La sua voce roca riempiva la stanza. Le orecchie. Oscar schiuse le labbra emettendo un flebile respiro. Quella voce carica d’urgenza faceva vibrare ogni fibra del suo essere donna. Avrebbe voluto averlo. Di nuovo. Subito. Placare l’esigenza che le prendeva lo stomaco, che le indeboliva le gambe. Senza più limitarsi a vivere di un ricordo. E desiderò lasciarsi andare. Lasciare che quel soldato facesse di lei quel che voleva…
Sostenne il suo sguardo famelico e voglioso. Lo sguardo in un uomo… Non quello del suo uomo.
Lui lo capì. Glielo lesse negli occhi che quello che avrebbe avuto non sarebbe stato amore. Così come quello che avrebbe dato. E questo lo ferì.
Arretrò. Lasciandola andare tanto improvvisamente come l’aveva afferrata. Sbilanciandola quasi.
Portandosi al centro della stanza, le voltò le spalle, piegandosi leggermente in avanti.
-Perché non posso averti, Oscar? Perché! – si lamentò stringendo la testa tra le mani. -E’ una maledizione! Questa amnesia! Quest’uomo… André! E’ una maledizione! Questo diario è una maledizione! – urlò estraendolo dalla tasca interna della giacca e scaraventandolo a terra -Ti desidero tanto ardentemente da non poterti neppure sfiorare. – rise voltando solo la testa a guardarla. Poi  si gettò sul letto, supino. Affondò  la testa nel cuscino, avvertendo il sollievo di quella morbidezza. Si portò le mani alla fronte, poi scese sugli occhi stanchi. Rise e pianse.
-Perdonami, Oscar… - mormorò tra le lacrime. – Perdonami.
Si addormentò. Sfatto, la giubba sbottonata, i capelli arruffati…
Cercando di non fare rumore, Oscar trascinò la sedia dal tavolo accanto al letto. Accanto a quell’uomo. Girandola in modo che potesse appoggiare le braccia sullo schienale,  si sedette.
Trascorse la notte così, guardandolo. Vegliandolo. Amandolo. Morendo ogni istante un po’ di più…
 
***
 
Alain si lasciò cadere di spalle lungo il pannello di legno.
Toccata terra, chinò il capo, passando una mano tra i capelli, partendo dalla fronte, facendola poi scivolare sul collo, ed emise un sospiro leggero ma carico di tensione repressa. Poi gettò la testa indietro, trovando ancora il pannello della porta e rise forte dentro di sé.
Nessun rumore… Da quella stanza non proveniva più nessun rumore.
Allarmato per le intenzioni di André, di quell’André, combattuto tra il salire e tornare alla taverna per il bicchiere della staffa, aveva poi fatto i gradini a due a due e si era fermato ad ascoltare, imbarazzato fino alla punta dei capelli, ma pronto ad intervenire in caso di bisogno. Ma non era stato necessario.
Con un guizzo, si sollevò da terra e masticando il solito stecchino, la giaccia trattenuta su una spalla, si diresse finalmente alla propria stanza.
Ne hai di strada da fare, amico mio… pensò con un sorriso che voleva nascondere tutta la sua sciocca amarezza.
Per quella notte ne aveva avuto abbastanza. Basta bagordi. Basta donne.
 
***
 
Luci e ombre si alternarono sul suo volto, costringendolo a svegliarsi.
-Oscar! –  gridò André in un gemito soffocato, sollevandosi improvvisamente sui gomiti, nell’accorgersi della figura di lei che gli dava le spalle. Ferma davanti alla piccola finestra.
Cosa ci faceva nella stanza di Oscar?
-Se la nonna mi trova qui… - mormorò fermandosi subito dopo.
Oscar si voltò di scatto, sgranando gli occhi blu su di lui che era ammutolito e la guardava sconvolto.
-La nonna… - ripeté – chi è… la nonna? – domandò guardandola fissamente, mentre quella strana sensazione svaniva lasciandolo come un involucro vuoto.  
Colta da un’emozione profonda, Oscar faticò a rispondere. Frammenti di memoria… ecco cosa stava succedendo. Frammenti di memoria stavano finalmente facendosi strada nella sua mente!
Si avvicinò al letto e con labbra aride e tremanti gli raccontò della nonna.
André ascoltò tutto, aggrottando la fronte. Segno questo che non ricordava. Ma quel piccolo viaggio nella memoria segnò il passo, per Oscar, di tutta la mattina e del resto di quella giornata.
 
***
 
Alain aveva confidato ad Oscar la frase sfuggita alle labbra di André la sera prima e Oscar aveva confidato ad Alain il ricordo affiorato improvvisamente quella mattina.
Oscar era visibilmente eccitata. Le guance bianche ravvivate da un insolito rosa acceso. Alain l’accarezzò con uno sguardo affettuoso e un sorriso sincero.
-Abbiate ancora un po’ di pazienza, comandante… - la esortò e lei, guidando Caesar in un giro su se stesso, rispose al suo sorriso tornando a guidare la piccola comitiva in viaggio verso Amiens, assicurandosi di tenersi sempre nello specchio del finestrino perché André potesse vederla.
Ma quando, verso il tramonto, un fruscio sospetto attrasse la sua attenzione, costringendola a ricacciare in fondo al cuore la sciocca ragazzina innamorata che era, maledisse la propria avventatezza. Padrona delle proprie facoltà, non avrebbe imboccato quel sentiero tra i boschi quando il sole già stava per arroventare l’orizzonte.
-Alain… - chiamò. – C’è qualcosa che non mi piace… -
Alain volse attorno un’occhiata. Notando il leggero movimento di alcuni cespugli. Il rumore provocato dalle ruote della carrozza confondeva le tracce che si perdevano nell’aria.
-Tra un paio di svolte, saremo in vista di Montdidier… - tentò di rassicurarla.
Lei annuì, seria.
-Guardiamoci le spalle e procediamo. – lo congedò con un’occhiata d’intesa, sfiorando con le dita  la spada che portava al fianco e guardando al ponte che si stendeva sul piccolo fiume che fiancheggiava la loro marcia, troppo lontano e al contempo troppo vicino a loro.
Ma nonostante le precauzioni, dal sottobosco un urlo improvviso frenò i cavalli, sorpresi, e da entrambi i lati del sentiero, emerse una manciata di uomini dal viso coperto, intenzionati a rapinare la carrozza e tutti i suoi occupanti, incuranti dei due soldati che aprivano il cammino.
-Questa è una donna! Avevi ragione! – urlò uno dei banditi rivolto a quello che doveva essere il capo e afferrando le briglie di Caesar pronto ad impennarsi.
Oscar aveva già estratto la spada e gridava ordini ad Alain perché restasse a ridosso della carrozza proteggendo i civili, quando un seconda orda di uomini li raggiunse al galoppo.
Ma questa volta, si trattava di soldati!
La cavalcata di quel drappello si placò solo quando le spade di chi apriva la corsa si levarono sugli assalitori mentre le baionette prendevano posizione.
-Oscar! – gridò una voce emergendo dal gruppo e lei si volse riconoscendo l’uomo che aveva parlato.
Il Generale Jarjayes piombò sull’uomo paralizzato al fianco della donna, la spada levata a fendere l’aria, pronto a colpire.
Fu allora che un'altra voce vibrò forte nel bosco.
-Oscaaaar! –
Mentre i soldati mettevano in fuga gli assalitori, tutti gli sguardi si rivolsero ad André, precipitatosi fuori dalla carrozza, inutilmente trattenuto da Alain smontato rapidamente da cavallo, il braccio teso, pallido, lo sguardo allucinato.
-Oscar… - mormorò in un soffio, stremato. – Oscar… - ripeté ansando e rilassandosi poi tra le braccia di Alain che ancora lo tratteneva. Lo sguardo che scivolava dall’uno all’altro ufficiale. Le labbra secche. Una risata che premeva alla gola. Gorgogliante. Sfibrato, improvvisamente si abbandonò.
 
 
Avviso ai lettori: GRAZIE a chi mi ha seguita fin qui. A chi mi ha spinto a scrivere questa storia, a chi ha recensito e a chi è stato lettore silente. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo di "SOLDATO BLU"... e questa cosa un po' mi emoziona! Leggendo, avrete sicuramente capito quanto io ami i personaggi e la storia così come è stata presentata nell'anime e spero che parte delle mie "sensazioni" sia giunta fino a voi, tramite la scrittura e/o tramite i miei disegni.
Cosa farò poi? Beh, cominciamo a leggere l'ultimo capitolo... poi vedremo. Sicuramente, vi inviterò a seguire l'inizio di un paio di soggetti ORIGINALI (anche solo l'inizio, deciderete poi, solo se vi piaceranno, se seguirli o meno...)! Ma non anticipiamo i tempi. Per ora, GRAZIE ANCORA! 
   
 
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