Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Weird Baobab    04/06/2015    0 recensioni
《I Kriger erano dei guerrieri, una stirpe unica a cui era stato affidato dall'angelo il compito di portare l'ordine nelle Dimensioni e per farlo concesse loro di effetturare il Salto Dimensionale. Icarus, con la sua spada, il Flagello di Dio, fu colui che venne scelto dall'angelo come suo esponente. E Compeyson, la nostra cara città, è il luogo in cui questo mitico eroe ha deciso di perire.》
~Favola Kriger
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ti piaceva la vita fatta a pezzi,
quella che rompe dal suo insopportabile
ordito
~Eugenio Montale


https://www.youtube.com/watch?v=dk5-gCc_4s4





 
Michal amava sognare.
Be’, se non si tratta d’incubi, a chi non piace?
I sogni rappresentano la nostra parte più nascosta e intrinseca, vero Freud?
Ma Michal ne era quasi ossessionata, senza quasi.
Lei amava dormire non per i soliti motivi banali, ma perché non vedeva l'ora di sognare.
Perché lei sognava. Tutte le volte.
Forse era un po’ strano che facesse sempre lo stesso sogno, vero?
Ma lei non sognava come Alice un “coniglio con un panciotto”. Proprio no, lei non sognava Bianconiglio o Stregatto, anche se quest’ultimo le sarebbe piaciuto; no, lei sognava un angelo.
Michal aveva diciassette anni e amava sognare. Forse amava farlo un po’ troppo.
Cosa sognava?
Sognava un’utopistica storia d’amore con un ragazzo bello come un angelo e che lo era per davvero.
Dove poteva esserci un posto abbastanza degno per accoglierlo, se non in un sogno?
Michal amava gli stilnovisti e anche Petrarca, il pre-umanista stilnovista. Il suo sonetto preferito era “Pace non trovo, et non ò da far guerra”.
 
Si portò alle labbra una sigaretta, le tremò tra le labbra.
Un ragazzo allungò il braccio e le accese la sigaretta con un fiammifero.
Michal levò lo sguardo dalla cicca e lo alzò. Chi usava ancora i fiammiferi?
Fissò negli occhi il ragazzo. Immobilizzò tra le dita la sigaretta e l’allontanò dalla bocca, espirò facendo uscire il fumo.
-Cos’è quel coso?-
-Un fiammifero.-
-Hanno inventato da più di un secolo gli accendini.-
-Lo so, ma i fiammiferi hanno un loro fascino. Sono uno all’antica.-
-Un po’ troppo e poi gli accendini sono stati inventati prima dei fiammiferi- puntualizzò.
-Touchè, però se è il tuo modo per dire “grazie”, be’, prego.-
-No, stronzo, non ti sto ringraziando.-
-Nervosetta, niente sogno questa notte?-
-Vaffanculo- e fece una smorfia.
-La solita Michal.-
-Ma te ne vai? Non ti ho chiesto io di accendermi la sigaretta.-
-Volevo essere gentile- replicò, facendo un sorrisetto compiaciuto.
Michal sbuffò, girò sui tacchi e se ne andò.
Michal si sistemò meglio sulla spalla la borsa. Si diresse verso un gruppetto di ragazzi che stava condividendo uno spinello.
-Ehi- li salutò. -Posso scroccare un tiro?-
Una ragazza con i capelli rossi e la ricrescita castana le passò la canna.
Michal aspirò e subito si rilassò un po’. Poi la restituì e ricominciò a gironzolare.
-Cos’è successo?-
-Non ho sognato, è già il secondo giorno.-
-Noi sogniamo sempre, solo che non ci ricordiamo della maggior parte dei sogni che facciamo.-
-Che brutto- sentenziò Michal.
-Quindi cosa vuoi fare?-
-Dormire per sognare.-
-Ancora l’angelo.-
-Proprio così.-
-Dovresti trovarti un fidanzato.-
-Non dire sciocchezze, ci ho provato e guarda com’è finita!-
-In quel caso siete voi due coglioni.-
-No, solo lui.-
-Tu non sei proprio innocente.-
-Può darsi.-
-È così, fidati.-
-Io vado.- Michal se ne andò e tornò a casa.
Chi diavolo usava ancora i fiammiferi?!
-Hanno un loro fascino, i fiammiferi- rispose alla sua domanda inespressa.
Michal si voltò di scatto, furente. Sapeva che non voleva, né poteva, fargli realmente male. Gli si scagliò addosso e nonostante la velocità, lui riuscì a prevederla, solo lui sarebbe stato in grado di prevederla. Le afferrò il polso destro e lo portò verso l’alto, in modo che non potesse liberarsi con eccessiva facilità.
-Michal, ancora pensi di potermi sorprendere?- le disse con lo stesso tono di voce conciliatore utilizzato coi bambini.
Lei lo fulminò con uno sguardo assassino. -Non solo mi segui, e sai perfettamente che questa è una cosa che mi disturba parecchio,-
-Hai fumato uno spinello, mi sento in dovere di accompagnarti a casa- la interrupe.
-ma frughi pure nella mia mente- proseguì. -Devi smetterla.-
-Puoi farlo anche tu.-
-Ma io non voglio!- sbottò Michal liberandosi dalla presa.
-Be’, fino a qualche tempo fa non sapevo cosa passasse nella tua bella testolina- disse, - ora posso saperlo-.
-Camael, basta. Ci abbiamo provato. E non ha funzionato.- Michal espirò, come se non uscisse solo aria, ma anche buona parte delle sue energie.
Camael si rabbuiò, Michal sapeva che per il momento non avrebbe più spicciato parola e si tranquillizzò.
Lei proseguì per la sua strada e Camael la seguiva a qualche passo di distanza, sentiva il suo sguardo sulla nuca.
Michal entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle senza guardarsi indietro. Tanto sapeva cosa avrebbe visto, nulla: il vialetto vuoto e la strada del quartiere residenziale deserta.
E Camael? Camael se n’era andato silenziosamente, esattamente come aveva fatto la sua comparsa improvvisamente.
Andò a letto, esausta da quell’incontro. Una conversazione con Camael equivaleva a fare un paio di decathlon di seguito. Si buttò sul letto con le braccia, ricordando vagamente un angelo. Si addormentò quasi subito e iniziò a sognare.
 
L’angelo aveva le ali quasi tutte bianche, ma verso l’esterno s’incupivano fino a diventare nere. Ciò rendeva l’angelo vagamente inquietante. Come se in lui ci fosse qualcosa di non poi così angelico. Lei indossava un lungo abito verde smeraldo col bustino rigido con la scollatura a cuore e la schiena nuda. Lui le stava di fronte e con le ali l’avvolgeva completamente. Le piume bianche le solleticavano con delicatezza la pelle della schiena, mentre quelle nere le pungevano la pelle delle spalle.  Erano piume spesse, dure e ispide. Questa dualità era per lei una calamita, avevano qualcosa di elettrico che le dava la scossa e la scuoteva dal suo imbambolamento. Lui le sorrideva, non esattamente un sorriso da angelo. C’era qualcosa che Michal riusciva a definire solo storto, o meglio sbagliato. Forse anche gli angeli si erano lasciati corrompere. Almeno, il suo era sicura che si fosse lasciato corrompere poiché un angelo non poteva amare una mortale, ma soprattutto non poteva avere desideri impuri.
Quando si svegliava, non ricordava mai il suo volto, come se qualcosa glielo impedisse. Si ricordava ogni particolare di lui, ma non il suo viso. Era come se ci fosse un adesivo bianco appiccicato alla faccia al momento del risveglio. Desiderava ricordare il volto le cui labbra l’avevano baciata con una tenerezza dolorosa e possessiva. In sogno riusciva a sentire il calore del suo tocco sulla guancia quando ne disegnava con delicatezza i contorni con pollice e indice.
Poi si svegliava e si ritrovava frustrata con meno di un pugno di mosche. Desiderava che fosse reale, voleva il suo angelo imperfetto.
 
Michal tornò al mondo reale con un umore indubbiamente migliore rispetto ai due giorni precedenti. Aveva sognato, o meglio, si ricordava il sogno.
Era pronta per affrontare la giornata?
No, come sempre. Ma se prima avrebbe voluto uccidere chiunque incontrasse, adesso voleva solo ferirlo gravemente per vederlo soffrire.
Michal guardò la sua sfilza di coltelli ordinatamente riposti in fila sul tavolo da toeletta. Erano su un panno di velluto che faceva risaltare le lame d’acciaio, d’avorio e di ceramica. I coltelli di ceramica erano i più fragili perché se cadevano, la lama andava in frantumi.
-Michal!- sentì urlare.
Istintivamente prese due coltelli: uno lo scagliò nello stipite della porta quando la sua amica Kali si affacciò, l’altro era pronto a volare dalla mano di Michal nel caso in cui l’avesse ritenuto opportuno.
Kali entrò ed estrasse il coltello dallo stipite, sospirando esasperata vedendo aggiunto ai molti un altro buco nel legno. Kali porse il coltello a Michal squadrandola.
-Ehi, ogni persona può rappresentare una minaccia- disse Michal in sua difesa.
-Sì, scendi che è ora di allenarsi.-
-Corsa?-
-Corsa- confermò Kali.
-Velocità o resistenza?- chiese Michal mentre indossava una tuta in cui nascose un paio di coltelli lunghi una decina di centimetri. Somigliavano vagamente a quelli per tagliare il formaggio, ma questi erano molto più affilati e d’acciaio con l’impugnatura piatta e del medesimo materiale.
-Tutte e due- rispose Kali. -Cosa te ne fai di quelli?- chiese alludendo ai coltelli.
-Non si sa mai.-
-Sei una Kriger, devi saper affrontare i nemici anche senza armi.- Il suo tono era incredibilmente severo e paternalistico.
-Lo so, ma se ci possiamo aiutare, perché non farlo?-
Kali la guardò con disappunto, ma lasciò correre.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Weird Baobab