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Autore: FlameOfLife    04/06/2015    3 recensioni
Dal testo:
Ovunque posasse il proprio sguardo attento e particolarmente critico, il Caporale Maggiore Ackerman non poteva fare a meno di storcere il naso o di schioccare la lingua, orripilato e stizzito oltre ogni immaginazione.
“Tutta colpa di quel maledetto idiota” indirizzando ogni pensiero verso la principale persona responsabile del suo evidente malumore, si passò una mano sul viso e rilasciò un debole sospiro esasperato, oramai rassegnato dal comportamento di suddetta. Tuttavia, non si dimenticò di appuntarsi mentalmente di elaborare la giusta punizione per lo scansafatiche in questione.
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Breve os per descrivere il lato maniacale del pulito di quel nanerottolo di un Caporale, in quanto mi immedesimo molto in lui :P
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SNK

“Questione di altezza? No, questione di collera!”



Disgustoso.

Tutto quello era meramente e fastidiosamente disgustoso.

Ovunque posasse il proprio sguardo attento e particolarmente critico, il Caporale Maggiore Ackerman non poteva fare a meno di storcere il naso o di schioccare la lingua, orripilato e stizzito oltre ogni immaginazione.

Nemmeno un’intera giornata di pulizie estreme sarebbe bastata per porre rimedio allo schifo che regnava nella stanza -nella sua di stanza- e, precisiamo, per causa di terzi: innumerevoli pezzuole stropicciate ed umidicce, nonché immonde portatrici di bacilli, gremivano il comodino posto sulla sinistra del letto ad una piazza e mezza, la mensola fissata alla parete adiacente l’ingresso, e una buona parte della scrivania dove Levi soleva sfogliare qualche libro di tanto in tanto, o magari rivedere un piano studiato in precedenza assieme agli altri.

« Inammissibile. » reiterò per la decima volta nell’arco di una misera manciata di minuti, ricorrendo subito dopo ad una delle peggiori occhiatacce presenti nel suo repertorio per incenerire una di quelle cose che aveva osato svolazzargli ai piedi, dato il vento autunnale insinuatosi dalla piccola finestrella accostata.

Perché sì, sebbene la temperatura serale non risultasse molto gradevole, e avesse da poco smesso di piovere a dirotto, cambiare l’aria impregnata di batteri che risiedeva lì dentro era debito. Ne andava della sua stessa vita.

Considerata la situazione precaria in cui la Legione Esplorativa attualmente versava, qualche ora addietro Levi si era imposto di non prestar particolar ascolto -almeno in una simile circostanza- al proprio lato maniacale dell’ordine e del pulito che non mancava mai di prendere il sopravvento ma, per un individuo letteralmente fissato con tali concetti come lo era lui, era senza dubbio pretendere troppo.

“Tutta colpa di quel maledetto idiota” indirizzando ogni pensiero verso la principale persona responsabile del suo evidente malumore, si passò una mano sul viso e rilasciò un debole sospiro esasperato, oramai rassegnato dal comportamento di suddetta. Tuttavia, non si dimenticò di appuntarsi mentalmente di elaborare la giusta punizione per lo scansafatiche in questione.

In seguito, solo tra quelle quattro mura dove regnava una tranquillità rara, un senso di spossatezza lo invase inaspettatamente, portandolo a chiudere gli occhi ed a reclinare il capo all’indietro, abbandonandosi di conseguenza contro il morbido schienale della poltroncina cremisi fungente da sostegno; le membra pesanti e stanche, prive dell’usuale forza che le contraddistinguevano in ogni situazione, si rilassarono all’istante.

Era stata una settimana parecchio sfiancante e negativa, quella, una da voler dimenticare il prima possibile - benché tutti fossero consapevoli del fatto che nulla venisse mai realmente scordato-: tra i diversi attacchi dei Titani, i quali avevano comportato quasi al dimezzamento delle loro unità, tra le sfavorevoli condizioni climatiche e di scarsità dei viveri, come per le ore di sonno arretrate a causa di ricordi rivissuti tramite incubi, la forza d’animo di proseguire con l’obiettivo iniziale vacillava, andando via via scemando in ciascuno di essi.

Per siffatto motivo, consumata la cena in compagnia dei rispettivi subalterni, Levi aveva passato l’intera serata nello studio del Comandante Smith a predisporre una controffensiva da applicare durante la prossima spedizione al di fuori delle Mura, onde limitare il numero delle perdite tra le file delle nuove reclute ancora inesperte, ovvero per preservare la vita di quei giovani ragazzi obbligati a combattere ogni singolo giorno per la personale sopravvivenza in un mondo troppo ingiusto e sanguinoso.

Di conseguenza, appena fu sciolta la lunga riunione, il rientro al rispettivo alloggio per concedersi del meritato riposo dal suo ruolo in carica era risultato un richiamo irresistibile, peccato solo che la versione del "bentornato" non si era dimostrata affatto concordante con quella ipotizzata durante il tragitto tra i vari corridoi del QG.

Si destò dal gradevole tepore del dormiveglia, nel quale si era involontariamente perduto dentro nel giro di breve, quando udì il familiare cigolio proveniente dai cardini leggermente arrugginiti della porta d’acero, segno inequivocabile che fosse stata aperta.

Richiamando a sé la forza -e la voglia- necessaria, alzò le palpebre e, nel distinguere con facilità la figura di spalle, riacquisì rapidamente il cipiglio severo abbandonato pocanzi: « Jaeger. »

L’ultimo sopraggiunto nella camera da letto illuminata da un paio di candelabri, non essendosi accorto della seconda presenza, aveva semplicemente varcato la soglia d’entrata e si era chiuso dentro. Al che, richiamato senza alcun preavviso ed in una maniera tale da farti gelare il sangue nelle vene, sobbalzò sul posto e si girò di scatto, raddrizzandosi di schiena e contraendo i muscoli della parte superiore del corpo.

« S-Sissignore! » pronunciò istintivamente a tono alto, portandosi la mano destra all’altezza del cuore e il braccio opposto dietro la schiena, eseguendo alla perfezione il saluto militare distintivo di loro soldati.

Rimase così per dei secondi, immobile in quella posa formale, finché non incrociò lo sguardo del superiore. « Oh, è lei, Caporale… » constatò, rilassando di poco le spalle. « Ha finalmente concluso con il Comandante? » buttò un occhio al paesaggio fuori dalla finestra: a giudicare dal buio, era notte inoltrata da parecchio.

« Sì. » una risposta chiara e concisa, data con risolutezza, la quale fece intendere al cadetto che l’argomento, per il momento, sarebbe stato accantonato; per il corvino, adesso, erano ben altri fattori a detenere la priorità.

Eren, trascorrendo la maggior parte del tempo in compagnia del più anziano tra i due -in quanto soggetto altamente pericoloso, per via dei suoi poteri da Titano, da dover tenere sotto costante controllo- intuì prontamente che non tutto quadrava nelle azioni dell’altro poiché, malgrado non fosse un uomo molto loquace, Levi non si limitava a semplici monosillabi -se proprio li accompagnava con qualche insulto- pertanto, corrucciata lievemente la fronte e aggrottate le sopracciglia, domandò ansioso: « Qualcosa la turba, Caporale? »

Ciò nonostante l’interpellato, invece di prestargli un ben che minimo briciolo di attenzione volto a rassicurarlo, in religioso silenzio abbandonò la comoda postazione facendo leva sui braccioli laterali e, ostentando una lentezza disarmante che fece deglutire Eren di riflesso, compì i pochi passi che lo separavano dal giovane. Quest’ultimo ancora non sapeva che l’altro, in quel preciso istante, impersonava la calma prima della tempesta.

« Mi spieghi cosa diavolo sono? » lo interrogò Levi, incrociando le braccia al petto ed indicandogli con un rapido cenno del mento la mensola appesa dietro di lui, sulla destra dell’entrata.

Eren, confuso, sbatté le palpebre un paio di volte prima di seguire con il capo suddetta direzione, giungendo così nello sfiorarsi la spalla con il mento. Inizialmente, l’immagine visualizzata gli fece credere di aver erroneamente compreso la richiesta rivoltagli ma, appena riportò lo sguardo sul suo superiore per ottenere delle delucidazioni in merito, qualcosa lo fece ricredere all’istante; titubante, ed in parte agitato per la prossima possibile piega degli eventi, optò ugualmente con l’azzardare a rispondere: « Ehm… Fazzoletti, Signore. »

Spesso, Levi, si domandava come cotanta stupidità potesse stupirlo ancora. Trattenendosi a fatica dal rifilargli seduta stante un calcio dritto negli stinchi, tentò di farlo ragionare utilizzando un differente approccio. « Fazzoletti luridi, Eren » lo corresse, marcando in particolar modo l’aggettivo dispregiativo.

E fu solo dopo interminabili secondi di silenzio, che il cadetto comprese dove il Caporale volesse andare a parare. Conscio del suo grave errore, si irrigidì tempestivamente per la seconda volta. « Ah! I-io, ecco… non era mia intenzione lasciarli in giro! E’ che ho continuato a starnutire e il cestino si è riempito presto, perciò- »

« Perciò, hai ben pensato di disseminare ovunque il tuo lerciume. » lo interruppe Levi con tono risentito. « Inoltre, non ti era stato forse dato l’ordine di non lasciare mai il mio alloggio salvo permesso del sottoscritto? »

« Sì, in effetti ricorda giustamente. » ammise il ragazzo, abbassando colpevolmente lo sguardo al pavimento. « Mi scusi per aver disobbedito, » se ne dispiacque « ma la Capo Squadra Hanji mi ha letteralmente trascinato in laboratorio per somministrarmi delle medicine per il raffreddore! » si affrettò ad aggiungere in sua difesa.

Vero. Ora che Levi ci rifletteva meglio su, al di fuori di Eren, doveva prendersela anche con un’altra persona. Sì, a tempo debito, si sarebbe assicurato di farla pagare opportunamente pure a quella fottuta Quattrocchi di merda; uno dei suoi strambi esperimenti aveva fatto accidentalmente ammalare il giovane e, siccome non erano in molti a sentirsi al sicuro in presenza di un “Titano” influenzato -poiché non sapevano cosa doversi aspettare-, Erwin aveva imposto al cadetto di dormire in compagnia del “Soldato più forte dell’Umanità”.

« Caporale? » lo richiamò alla realtà Eren, accortosi del suo momentaneo attimo di smarrimento. « Si sente b- »

« Occupiamoci di un problema per volta. » sentenziò il diretto interessato, sfilandosi la giacca della divisa militare, adagiandola accuratamente piegata in fondo al materasso, e legandosi un panno sopra i capelli. « Moccioso, mentre penserò a preparare il necessario, vai a cambiarti e a recuperare un paio di guanti per te. »

« Guanti? » ripeté meccanicamente Eren, per poi sgranare gli occhi nel realizzare ciò che si accingevano a fare. « Aspetti… Non staremo seriamente per metterci a pulire a quest’ora?! Ma è assurdo! » strillò in un lamento; l’occhiataccia truce che ricevette in risposta, bastò per farlo correre fuori a fare ciò che gli era stato impartito.


~~~ * ~~~


Un’intera veglia a seguire, e numerosi sacchettini di immondizia deposti in un angolo contro il muro di pietra -circondati da una caterva di utensili per i mestieri di casa che nulla avevano da invidiare a quelli di una comune casalinga-, Levi era ancora intento a detergere minuziosamente ogni centimetro della camera da letto.

Non si era fermato un singolo momento, difatti chiunque avrebbe scorso il lieve incremento delle sue pressoché naturali occhiaie, eppure la stanchezza non l’aveva mai sopraffatto; essa, in confronto all’idea di dover dormire in un luogo sudicio, non si era dimostrata che una bazzecola. E così, avendo rammentato ininterrottamente, il sole era sorto in cielo prima che lui se ne accorgesse.

Concluso di spazzare al di sotto del letto, si issò sulle gambe per ispezionare rapidamente il tutto, liberandosi in seguito le vie respiratorie dal foulard annodato dietro la nuca all’altezza del naso.

« Devo ancora passare lo straccio un’ultima volta e cambiare le lenzuola ma, per lo meno, si vedono dei risultati. » appurò con un’impercettibile sfumatura di soddisfazione nella voce per il duro impegno ripagato.

Certo, Levi lo sapeva, lo percepiva, che alcuni germi erano ancora lì presenti, nascosti in qualche microscopica fessura pronti a beffarsi di lui alla prima occasione, ciò nonostante non si sarebbe dato per vinto contro di loro.

Si sarebbe concesso una breve pausa, per poi riprendere l’operato e concludere definitivamente. Mentre stava ponderando fra sé e sé se, nel frattempo, occorreva verificare che Eren fosse riuscito a farsi una doccia decente -anziché crollare durante il tragitto fino ad essa, o sotto il getto d’acqua-, qualcuno picchiettò alla porta.

« Avanti. » concesse, sedendosi alla scrivania e sorprendendosi quando vide che, a bussare, fosse stato proprio il soggetto dei suoi pensieri, con tanto di capelli umidi, vestiario differente ed un vassoio d’argento in mano.

« Buongiorno, Caporale! » pronunciò candidamente Eren, regalandogli un sorriso genuino a mo’ di saluto. « Anche se… Beh, non sono trascorse nemmeno due ore da quando mi ha spedito via a darmi una sistemata. » si corresse, avvicinandosi al superiore per deporre il vassoio alla sua portata. « Le ho portato una tazza di thè. »

Levi la accettò di buon grado, limitandosi ad annuire in segno di ringraziamento e ad apprezzare mentalmente il tempismo perfetto del ragazzo, sebbene fosse rimasto interdetto dal comportamento insolito di quest’ultimo. Tenendo conto del tempo trascorso a sorbirsi i piagnistei di Eren nel doversi affaticare ad orari improponibili, anziché dormire, trovarselo energico e di buon umore sapeva di bruciato.

Ma, il giovane, voleva solamente rimediare in qualche maniera all’episodio della sera passata; volere che dimostrò chiaramente quando si offrì di aiutare nel disinfettare la stanza, celando il proprio sonno all’altro.

Levi negò quasi impercettibilmente con il capo. « Preoccupati di rimetterti in sesto. Questa mattina ci sono in programma degli allenamenti per voi cadetti, pertanto vi voglio in piena forma. » lo informò, congedandolo.

Appena Eren se ne fu andato proferendo un “Agli ordini, Signore”, Levi si portò alle labbra la tazzina bianca contenente il thè nero, prendendo a soffiarci per raffreddarlo; raggiunta la temperatura ideale fece per berlo ma, a causa di un imprevisto, dovette desistere.

“Impossibile” formulò esterrefatto, inchiodato alla sedia. “Qualcosa mi avrà solleticato il naso. Magari è stata l’aria” concordò, optando con il far finta di nulla e sorvolando sull’accaduto. Purtroppo, quanto ritentò di sorseggiare l’agognata bevanda, d’impulso serrò gli occhi ed emise un piccolo rumore uguale al precedente.

Era assurdo. Non poteva essere vero. No, non aveva chiuso gli occhi per quel motivo, non aveva sobbalzato per quel motivo e non aveva imprecato contro quel moccioso per.quel.fottuto.motivo.

Con una venuzza pulsante sulla fronte, abbandonò la tazzina sul vassoio e si alzò, incamminandosi in corridoio, afferrando la scopa prima di mettere piede fuori dalla camera.

« EREN! » tuonò furibondo, partendo alla ricerca dello screanzato che, grazie al suo scarso senso dell’igiene, doveva per forza di cose avergli trasmesso i suoi vomitevoli microbi.

E… beh, quel giorno, Eren Jaeger imparò sulla propria pelle una lezione di vita decisamente importante: non importa quanto un essere vivente possa essere grande perché, in quel preciso momento, un nanetto di appena un metro e sessanta centimetri, armato di scopa e sguardo assassino più affilato delle lame delle spade che erano soliti usare in battaglia, incuteva più paura di cinque fottuti Titani messi assieme.



Angolo autrice:

Ciau a tutti!
Premetto con il ringraziare ciascun lettore per aver dedicato alcuni minuti a questa mia piccola -e prima- one shot su uno degli Anime/Manga che adoro ^^

E... vediamo: da dove iniziare a spiegarvi brevemente il come è nata la ff, senza rischiare di annoiarvi? :P

Beh, apprezzando molto i due personaggi in essa trattati (sia singolarmente, sia versione coppia), non ho potuto fare a meno di cimentarmi nello scrivacchiare qualcosa su di loro ;)
Inoltre, ho voluto strutturare questa semplice os stile "tributo" a Levi -o, meglio dire, sorta di tributo a ManiacoDelPulitoLevi- basandomi su un episodio simile vissuto realmente XD. Perché, vedete, io e lui abbiamo parecchie cose in comune: le occhiaie; il piacere nel bersi una buona tazza di thè nero in qualsiasi momento (ebbene sì, pure nei giorni d'oggi); il non esternalizzare i propri sentimenti (odio le troppe sdolcinerie ^^") e, in finire, la fissa per l'igiene (sono un soggetto altamente schizzinoso u.u).

Sono consapevole di non aver scritto una super ff, però ad essa ci tengo.
Quindi... niente. Se vi va di farmi sapere il vostro parere, sono pronta ad ascoltarvi. Qualsiasi consiglio è ben accetto, in quanto ho in progetto una long su SNK e, pertanto, punto a migliorarmi sempre ove possibile ;)

Bene, credo di poter concludere qui. Grazie ancora a tutti per essere passati a leggere!

See ya!
Flame

  
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