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Autore: _joy    05/06/2015    10 recensioni
Sono passati quasi tre anni da quando Hermione e Caspian hanno salutato il Mondo Magico: dopo aver sconfitto Lilliandil e Ramandu, la coppia di sovrani ha riportato la pace a Narnia e il regno prospera sotto la loro guida.
E Narnia ama alla follia la piccola Rosalind, quasi quanto i suoi adoranti genitori.
Nulla sembra poter turbare questa pace, ma presto nere nubi si addenseranno nel cielo di Narnia, minacciando proprio la sua Erede...
[Seguito di: LE CRONACHE DI NARNIA E DI HOGWARTS]
[CASPIAN/HERMIONE]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aslan, Caspian
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache della Grande Magia'
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Rosalind era molto triste.

 
Il papà si era arrabbiato con lei, la mamma non c’era e lei si sentiva sola.
La mamma avrebbe saputo spiegarle perché papà era arrabbiato e Rosalind avrebbe potuto chiedergli scusa; poi sarebbero potuti stare tutti e tre insieme, felici e contenti.
Rimuginando su quel pensiero, una volta finito di mangiare, Rosalind chiese che la portassero dalla mamma.
La donna che era con lei, di nome Festa, conosceva gli ordini del re per cui spiegò alla bambina che la regina stava male e non poteva essere disturbata.
«Lo so» fece Rosalind, seria «Ma la mamma mi fa stare con lei anche se non sta bene»
«No, principessina, non potete: il re non vuole»
Quelle parole fecero affiorare le lacrime negli occhi della bambina.
Papà non la voleva?
Com’era possibile?
Sì, aveva fatto i capricci… Ma papà la perdonava sempre!
E lei era dispiaciuta di aver dato una botta a Dora, davvero.
Le avrebbe anche chiesto scusa... e anche al papà.
Ma come poteva farlo, se non la portavano né dalla mamma, né dal papà, né da Dora?
Eppure, Festa fu inflessibile alle sue suppliche e le guardie poste ai lati della porta, silenziose e impassibili, si limitarono a guardare la principessina senza emettere verbo.
 
Essere sottoposta a quegli sguardi gelidi, alla fine, riuscì a mettere persino la vivacissima Rosalind in imbarazzo.
Sapeva che le guardie rispondevano direttamente al re e l’idea che riferissero a papà che lei era impaziente e noiosa le dispiaceva molto.
Quindi, la bambina si impose di dominarsi e comportarsi come si conveniva al suo rango.
Ma era così nervosa e annoiata che non riusciva a interessarsi a nulla e quando suo padre comparve, più di tre ore dopo, scoppiò a piangere al solo vederlo, sfogando così la tensione.
Il suo pianto gettò nello sconcerto i presenti e Festa si torse le mani, preoccupata che il re si arrabbiasse con loro.
Il sovrano, però, conosceva bene la sua bambina e quindi andò subito a prenderla tra le braccia.
Rosalind gli circondò il collo con le braccine paffute e nascose il viso nella sua spalla.
Papà le mormorò delle parole tenere, le disse di non piangere e lei poté abbracciarlo a lungo, come aveva tanto desiderato fare.
Caspian continuò a cullarla e, a una sua parola, le guardie e Festa uscirono, lasciandoli soli.
A quel punto, il re sedette su uno scranno, facendo accomodare la bimba sulle sue ginocchia.
Le sciugò teneramente le lacrime e la baciò in fronte.
«Scusa, papà…» singhiozzò lei, pentita.
«Scusami anche tu, amore mio» rispose lui «Sai che la mamma non si sente bene e questo mi rende molto nervoso… Perdonami»
Lei annuì vigorosamente e il re le diede un altro bacio.
«Però» aggiunse «Devi promettermi che non colpirai più Dora o qualsiasi altra persona»
Rosalind annuì, vergognosa.
«Tu non lo hai mai fatto, papà?» chiese poi timidamente.
«Una volta… Ero poco più grande di te e colpii il mio palafreniere, nelle stalle. Mio padre – tuo nonno – mi colpì con il frustino e mi gettò a terra»
Rosalind aprì la bocca, sgomenta.
Suo papà non l’avrebbe mai picchiata, ne era certa… Vero?
Non aveva fatto così male a Dora, dopotutto!
Come intuendo i pensieri della figlia, Caspian le fece una carezza gentile.
«Sai, Roz, è molto umiliante essere colpiti in quel modo. Fa male, ma non solo fisicamente. Me ne sono molto vergognato, perché è successo davanti ai nostri uomini e mi ha fatto sentire debole e stupido. E mi ha fatto capire l’umiliazione che avevo inflitto io al palafreniere… Sai, lui non avrebbe mai potuto colpire me, a sua volta, perché io ero il suo principe. E non è giusto approfittarsi di questa situazione, capisci tesoro? È sbagliato colpire gli altri… A meno che non ci siano delle motivazioni gravissime. Promettimi che non lo farai più»
Lei annuì, ancora scioccata.
Come poteva essere che suo papà fosse stato colpito in quel modo, lui che era tanto gentile ed educato?
Il nonno paterno, agli occhi di Rosalind, presentava connotati inquietanti.
Il papà era molto legato al suo ricordo, ma la bambina preferiva il nonno materno, che dai racconti della mamma era divertente e generoso.
Purtroppo, lei non aveva mai conosciuto i nonni: i genitori del papà erano morti presto e quelli della mamma erano in quel fantastico mondo lontano…
 
Fu riscossa da quelle riflessioni dal padre, che le chiese se aveva fame.
Rosalind si appoggiò a lui e scosse il capo, sbadigliando.
Il re sorrise.
«Fammi indovinare: neppure oggi pomeriggio sei andata a riposare»
L’occhiata che lei gli lanciò da sotto le ciglia scure fu eloquente e lui dovette trattenersi dal ridere.
«Sei la bambina più indisciplinata del mondo, piccola mia… E anche la più vulcanica»
Ma il suo tono era chiaramente orgoglioso.
«Papà, puoi stare sempre con me oggi?» chiese la bambina.
«In realtà, tesoro mio, devo assistere a una riunione del Consiglio, ma se vuoi potremmo andare a trovare insieme il dottor Cornelius»
Lei annuì, felice.
«Con la mamma?»
«La mamma riposa, piccola. Non può alzarsi… Ascoltami bene, Roz: la mamma deve stare a letto, glielo ha ordinato il medico. Non può alzarsi per venire a giocare con te o per aiutare me nel governo del regno. E noi due siamo responsabili per lei»
Rosalind sembrava perplessa, per cui il padre le spiegò:
«Lo sai che la mamma odia stare a letto e non poter fare nulla… Ma deve farlo per il bene del tuo fratellino, tesoro»
«Il fratellino sta male?» chiese la bambina, ansiosa.
Caspian sospirò.
«No, amore, no. Solo che la mamma è debole, fa molto caldo ed è meglio se sta a letto. Come fai anche tu quando stai male, giusto?»
Rosalind, in realtà, era insofferente come la madre all’immobilità forzata, ma sapeva bene che quando aveva avuto l’influenza la mamma la costringeva a restare sotto le coperte.
Al massimo, poteva spostarsi nel lettone dei genitori e quello non le dispiaceva.
«Sì» annuì «Ho capito. Vengo a dire a mamma che non deve alzarsi?»
Caspian sorrise a sentire quel tono ansioso.
«La mamma dorme ora, piccola. Però possiamo cenare con lei se vuoi. Noi tre da soli»
Loro tre da soli?
Era una festa, per la bambina!
Roz annuì, felice.
«Un’altra cosa, tesoro» aggiunse il padre «Ho pensato che ormai sei grande e quindi penso che possa farti piacere vedere riconosciuto questo status. Quindi… ho fatto preparare per te le stanze dell’erede di Narnia. Ti va se andiamo a vederle insieme?»
«Quali stanze?»
Rosalind sgranò gli occhioni, subito circospetta, e Caspian si maledisse in silenzio.
Sua figlia era molto perspicace ma altrettanto sensibile e lui aveva sperato che ci fosse anche Hermione, al momento di doverle spiegare che doveva lasciare la nursery.
I sovrani volevano aspettare ancora qualche mese, ma le condizioni di salute di Hermione avevano fatto preoccupare il re, che voleva garantire alla moglie il massimo riposo e, contemporaneamente, evitare di spaventare la figlia facendole vedere la mamma debole e costretta a letto.
 
Tentò un approccio ragionevole:
«Quando ero piccolo, io non ho mai dormito nella cameretta che hai tu, tesoro: sai che la mamma e io la abbiamo fatta costruire per te, no?»
La piccola annuì: lo sapeva, la mamma le aveva spiegato che Cair Paravel era molto grande e lei – la regina – era in ansia all’idea di avere la figlioletta lontana, di non sentirla piangere e quindi di non poterla consolare.
Quindi i suoi genitori avevano sovvertito le tradizioni e fatto creare una piccola nursery attigua alla loro camera da letto.
Per Caspian non era stato così: fin da piccolissimo era stato affidato alla balia, nella nursery del castello.
Era lì che i suoi genitori andavano a trovarlo.
Hermione, scandalizzata all’idea di sua figlia che cresceva lontana, in un’altra ala del castello, si era opposta fermamente a quel progetto.
Caspian, che ricordava bene il senso di solitudine provato da bambino, aveva appoggiato la moglie e Rosalind era rimasta con loro.
Quando era molto piccola Hermione spesso la portava nel grande letto matrimoniale, dove entrambi la coccolavano e poi, quando si era addormentata, la lasciavano riposare.
Malgrado si lamentasse a volte della mancanza di intimità con la moglie, Caspian adorava sua figlia e mai avrebbe chiesto a Hermione di portarla via.
L’unico problema, all’inizio, era stata semmai la paura di schiacciarla inavvertitamente nel sonno… Cosa che aveva causato ai sovrani parecchie notti quasi in bianco.
Quando poi Roz era cresciuta e aveva iniziato a camminare, la sera veniva accompagnata nel suo lettino, ma spesso se ne tornava trotterellando nella camera principale non appena si svegliava.
Non voleva stare sola e i genitori, che per lei stravedevano, non riuscivano a negare (a lei e a loro stessi) quella gioia.
Quando aveva scoperto della nuova gravidanza, Caspian aveva avanzato l’idea che forse, ormai, Rosalind era pronta per trasferirsi nella nursery, la notte.
Era non solo una questione di spazi, ma più che altro di disciplina per la bambina.
Hermione aveva compreso l’idea del marito, ma il pensiero la straziava.
Ora, però, con la moglie costretta a letto, Caspian aveva riflettuto su come anche per la piccola sarebbe stato meno doloroso vedere la mamma sofferente e aveva voluto sistemare le cose.
 
Ora disse alla bambina:
«Crescere e diventare una sorella maggiore comporta delle responsabilità, Roz. E inoltre tu sei l’erede di Narnia: l’erede ha i suoi appartamenti, proprio come io e la mamma abbiamo i nostri»
Lentamente, gli occhi di Rosalind si riempirono di lacrime.
«Non… Non posso più stare con te e la mamma?»
Caspian strinse a sé la bambina.
«Ma no, tesoro! Certo che puoi stare con noi! Ma ormai sei grande e meriti una camera che sia grande e bella, piena delle tue cose… Non la vuoi?»
Rosalind pareva scioccata e scosse il capo.
Lui le baciò i capelli.
«Guarda che non ti mandiamo mica via, sciocchina! Sei la luce del nostro mondo… Come potremmo? Dico solo che, magari, sei pronta per una stanza più grande e tutta tua»
«Ma…Lontana da te?» fece lei, angosciata.
Lui sorrise.
«In fondo al corridoio. Io l’ho vista oggi… è bellissima: è fatta per una vera principessa. Non vuoi nemmeno vederla?»
Roz finse di pensarci su.
«Io… Forse sì» disse alla fine.
Il re ridacchiò, divertito, e si alzò in piedi tenendola in braccio.
«Cammino da sola» lo informò dignitosamente lei «Sono grande ormai!»
Caspian represse un sorriso e la mise a terra, ma poi la abbracciò stretta.
«Sei sempre la mia piccolina adorata, Roz» bisbigliò.
 
 

***
Buongiorno, adorati lettori!
Scusatemi per il ritardo con il quale aggiorno, ma sono state settimane decisamente pesanti!
Per chi fosse interessato, vi segnalo che sto scrivendo altre due storie, sempre con Ben Barnes come protagonista (strano, eh! :P):
Esprimi un desideriohttp://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3144971
Ragione e sentimento (crossover con Harry Potter): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3138610
Vi ricordo anche che potete trovarmi su Facebook!
Pagina: https://www.facebook.com/Joy10Efp
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Buona lettura e buon weekend!
Joy

   
 
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