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Autore: DO4PE    05/06/2015    0 recensioni
Nasciamo e domandiamo. Domandiamo e non ricevendo risposte ci assopiamo, stanchi. Cosa succede a quest'uomo senza volto né nome in una comunissima sera su questo comunissimo pianeta?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che ci crediate o meno, la scelta tra panino con la porchetta o panino con la salsiccia è di vitale importanza in un frangente come questo. Momenti in cui ti senti un po' mancare la terra sotto i piedi e magari ti fischiano le orecchie perché ti trovi in uno spazio quasi illimitato, sotto un cielo per natura ormai a te estraneo e alla mercé di mille occhi che hanno già scrutato il tuo involucro deperibile e occhi che lo stanno facendo ora per la prima volta. Con discrezione cerchi di non attirare quelli di coloro che naturalmente non ti avrebbero notato. Che animali egocentrici siamo; sta di fatto che addentando questo panino con la cotoletta mi sento perfettamente umano e simile agli altri. 
Le luci delle stelle sono state decantate per secoli da poeti e ogni genere d'artista; sebbene io abbia sempre desiderato conoscerle almeno nelle modalità umane, non sono mai andato oltre il desiderio. È un po' la mia philosophia vitae, quella di essere consapevole dei propri limiti e potenzialità e per umana pigrizia non riuscire a debellare il morbo della noia vivendi. Stasera altre luminarie si aggiungono ai lampioni e ai corpi celesti: è tradizione che qui, ogni anno, centinaia di teste mi permettano di non preoccuparmi della loro presenza per alcuni minuti, permettendomi inoltre di mimetizzarmi tra loro, alzando unanimemente i nostri sguardi verso il cielo, in attesa che la volta si accenda più sfarzosamente e rumorosamente del solito, ma in modo sempre uguale e per nulla dissimile dalle stelle.
È sempre questione di attimi, in grado di separare una situazione di stabile lucidità da uno svenimento. Io chiudo gli occhi perennemente stanchi e non vedo quell'istante, ma lo percepisco e collego il casolare infuocato davanti ai nostri occhi a quei pericolosi ed amati manufatti umani che,  per quanto ne so, esistevano anche durante il periodo di Elisabetta I. Gli stessi occhi notano la gente che si anima e c'è chi corre e chi è come pietrificato e che notte di fuoco! Io mi sento mandido di sudore, mi suggeriscono di spostarmi e di scappare ma ammiro quel fuoco che è nel mio petto ad ardermi. E ti penso Pascal: questa non è la tua estasi, ma che svolta, che cambiamento! Che sorriso indecifrabile per quei occhi dimorerà ora sul mio viso! Ora e sempre.
Torno sulla mia strada ed evito di colpire le bottiglie e i bicchieri lasciati durante la grande corsa: sono ignorante e ne godo.
  
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