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Autore: Shadeyes    08/01/2009    10 recensioni
Una notte d'amore. Lui, il fuoco. Io, il ghiaccio. Il buio, la nostra droga.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Fuoco e Ghiaccio 

La fioca luce dello schermo illuminava appena l’angusto spazio dell’appartamento.
Il lento alternarsi delle immagini creava un effetto chiaroscuro sulle pareti color panna, le persiane della finestra leggermente socchiuse lasciavano penetrare quel tanto che bastava di tenue ombreggiatura da far apparire surreale la fosca atmosfera.

Stavo rannicchiata al centro del letto sotto una morbida coperta color cielo, distesa su di un fianco per scorgere la pallida schiena di lui.
Era a pochi passi da me, accomodato sulla sedia di fronte alla scrivania, intento a superare quel dannato livello a WarCraft. Quella sera però non avrei insistito per distogliere la sua attenzione dal gioco, magari chiedendogli di guardare un film con me o comunque di farmi un po’ di compagnia. No.
Chissà perché in quel momento non desideravo altro che rimanere così, immobile, a fissare le ombre che addolcivano le linee dei suoi fianchi e delle spalle, i folti capelli ricci che risplendevano mistici al bagliore bluastro del monitor come fossero dotati loro stessi di false sembianze.
Non saprei dire quanto tempo passai a studiarlo così intensamente, talmente ne ero stregata. Forse mi ero pure addormentata un paio di volte, ma il peso della stanchezza non mi aveva ancora sopraffatta a tal punto da indurmi a cedere.
I pensieri mi affollavano la mente, tanto da non accorgermi del suo spostamento finché non sentii il segnale di spegnimento del computer e il materasso che cedeva lievemente sotto di lui. Sta di fatto che in un istante mi fu accanto.
Ebbi un tremito quando mi sfiorò appena il braccio. Lui così caldo, io così gelida.
“Hai freddo?” mi chiese in un sussurro.
Persino la sua voce suonava più deliziosa del solito.
Scossi la testa, ma mi avvolsi più stretta alla coperta.
Si stese accanto a me, sotterrandosi a sua volta sotto le coltri di spesso cotone, e mi fece rotolare sul fianco opposto con nonchalance; le sue braccia mi circondarono dolcemente e il suo corpo si modellò al mio come se fosse sempre stato di sua esclusiva proprietà.
Era vestito solo di un paio di boxer aderenti nero pece e io risultavo più abbigliata solo per il mio reggiseno di pizzo.
Sentire la sua pelle bollente contro la mia mi fece ringraziare la pigrizia per non avermi permesso di indossare il pigiama.
In un secondo credetti di essere in paradiso. Non ricordavo nulla di anche lontanamente comparabile all’intensa energia che in quel momento mi avvolgeva come seta infuocata.
Seppi di essermi sbagliata nel momento in cui chinò la testa un po’ più in basso della mia e il suo respiro scivolò sulla mia spina dorsale come una ventata di aria incandescente. Percepii ogni giuntura dei muscoli contrarsi dalla sorpresa e sussultai quasi impercettibilmente.
Ovviamente, lui se ne accorse.
“Tutto bene?”
“S-sì…” Fui troppo frettolosa nella risposta. La voce mi tradiva.
Non ne fui sicura, ma pensai che stesse sorridendo.
Sentii la sua testa chinarsi nuovamente, e rimasi rigida, in attesa.
Un casto bacio sulla guancia, poi la lingua tracciò una breve, lenta linea dall’orecchio fino alla base del collo. Rabbrividii dal piacere.
Erano quelle piccole cose, quasi insignificanti, che mi facevano impazzire.
E lui lo sapeva.
La sua mano correva sul fianco, lenta anch’essa, senza il minimo cenno di impazienza. Io invece iniziavo a bramare di più.
Mi voltai di scatto e lo baciai con irruenza, abbracciandolo, muovendo il mio corpo per accentuare l’effetto che mi faceva la sua presenza, il suo respiro, le sue movenze…
“Calma”, mi disse con un sorriso compiaciuto. Mi trattenne sapendo come mi sentivo, cosa volevo. Ne andavo matta.
Lasciò che mi dimenassi su di lui come un animale in gabbia, stringendomi i polsi per governare la mia sete, ma permettendomi di assaporare quel tanto che bastava del suo corpo per farmi perdere il controllo. Percepivo la sua eccitazione a contatto con il ventre che cresceva, provocandomi a tal punto da sfinirmi.
Già ansimavo quando si decise.
Mi sovrastò in un attimo, schiacciandomi sul letto con forza, smania, mostrandomi la sua autorevolezza, sfiorandomi il petto con labbra dischiuse, attento a non concedermi troppo.
Perdevo la ragione ogni secondo che passava, intorno a me tutto perdeva forma, fondendosi con il buio della stanza, concentrandosi sulla perfetta sagoma che mi stava pian piano uccidendo, prosciugandomi di tutte le forze.
E poi, finalmente, mi prese.
Sussultai da quel piacere inatteso. Fu quel primo contatto a scatenare ciò che della mia volontà era rimasta.
Lo assecondavo nei ritmici movimenti sentendo ciò che più desiderava e appagandolo in tutto. Lo baciavo dove riuscivo, vogliosa di gustarlo.
Caldo, freddo, caldo, freddo… era un alternarsi di sensazioni primordiali, di effetti indescrivibili.
Possedeva la mia glaciale essenza, contrastandola con il fuoco perverso che gli bruciava nell’anima, con quella sua aura oscura che poggiava la mano su ciò che rivendicava come suo. E da quel momento lo sarebbe stato per sempre.
Mi aggrappai alla sua schiena con le unghie mentre sentivo crescere la magia di una tensione spasmodica dal centro di me stessa, e celere minacciava di tendersi sino a scoppiare.
Inarcandomi, l’attesi ansiosa. Ma non gli bastava.
Si fermò all’improvviso, ansimante, soffiando sul mio desiderio come per allontanarlo appena, strappandomi dalla dolce vetta che stavo per raggiungere ed obbligandomi a cambiare posizione, proponendomi l’estasi indicibile.
Seppur con riluttanza, non potei fare altro che seguirlo.
Così, guidandomi nei movimenti dei fianchi, fui io a portarlo dove volevo.
Lo guardai mentre l’orgasmo assaliva entrambi, ascoltai i suoi respiri concitati nello stesso istante in cui la vista mi abbandonava per riprendersi dall’impetuosa fiammata, l’ultima che egli mi concesse prima di avermi completamente.
Mi lasciai andare sul suo petto, il cuore che gli batteva quasi a voler esplodere...
“Ti amo”, confessò stringendomi a sé.
Non risposi. Bastarono le mute lacrime, piccole gaiezze salate, a fargli comprendere che nulla più di quello mi avrebbe fatta più felice.

 

                         

                                                     Karim

   
 
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