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Autore: DelilahPotter    06/06/2015    3 recensioni
Il cappello le calò sugli occhi con il buio, le orecchie le fischiavano, ma probabilmente quello che sentiva era solo il battito del suo cuore che aveva deciso di salirle in gola.
“La casa non fa la persona” continuava a ripetersi quasi fino alla nausea da almeno un’ora.
“Si, Joline Potter, la casa non fa la persona, sono le scelte a farlo” una voce sconosciuta la fece sobbalzare.

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In questa storia vorrei raccontare come i Malandrini sono diventati tali, come il loro legame li ha uniti fino alla fine, ma prendendomi qualche piccola "licenza poetica", per rendere la storia che, per somme linee, tutti conosciamo, più avvincente.
[Il prologo di questa storia (che ho provveduto a correggere) era stato già pubblicato in tempi non sospetti nel lontano 2015]
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L’inchiostro

 

“Non è la fede che ha cambiato la mia vita,

ma l’inchiostro

Che guida le mie dita, la mia mano,

il polso.”

(Cit)

 

“Diciassette anni sono pochi per la maggiore età.

Sono giunto al punto di mettere su una bilancia la famiglia e la libertà, Lei e l’orgoglio: non sono mai stato abbastanza maturo per scegliere per me stesso, mai abbastanza forte per oppormi a qualcosa e in fondo perché farlo a chi sceglie per il mio bene.

Ma qual è il mio bene, davvero?”

Qualche ora dopo Regulus Black, steso sul suo letto a Grimmauld Place n.12, si fissava il braccio e scorreva con i polpastrelli sull’inchiostro, osservava i contorni arrossati del marchio e, mentre sentiva al tatto la pelle rialzata, un brivido gli trapassò la spina dorsale.

Più guardava gli occhi del serpente tatuato più metteva in dubbio la decisione che aveva preso, più passava le dita sui suoi contorni più gli mancava l’aria.

Sperava con tutto se stesso che quello stato d’animo fosse passeggero; che il malessere, l’angoscia e lo stomaco in subbuglio fossero momentanei e che presto si sarebbe sentito esaltato e convinto della giustizia di ciò che aveva fatto, come gli altri, come Barty e Rabastan.

Hai scelto tu, ricordati… hai scelto… nessuno ti ha condizionato, Regulus.  Ripeteva come un mantra guardandosi allo specchio.

Durante la notte si era svegliato di soprassalto, senza fiato, aveva guardato di nuovo il braccio, quasi per confermarsi che tutto quell’inchiostro fosse ancora lì, che non si fosse impossessato di tutto il suo corpo scrivendogli sulla fronte mangiamorte. Probabilmente iniziava a confondere gli incubi con la realtà o magari era la realtà stessa a confondersi con i suoi incubi dell’infanzia.

Aveva fatto una scelta da adulto e doveva portarla avanti, come se poi a quel punto fosse stato possibile tornare indietro.

Quella guerra in sé e per sé non era importante se non al fine ultimo di mantenere in auge la sua famiglia e quella era la sua responsabilità principale.

Aveva sperato però che rientrare tra i maghi più temuti del mondo sarebbe stato più entusiasmante, o almeno lo avrebbe fatto sentire meglio; non più secondo e non più cadetto rispetto a nessuno, più forte e su di giri come lo era Lestrange un mese prima.

A pensarci, forse proprio Rabastan avrebbe potuto aiutarlo: qualche giorno prima gli aveva dato una fialetta con una pozione, che, diceva, lo avrebbe tirato su e aiutato a decidere.

Lui e Barty ne avevano bevute a litri in quell’ultimo mese e giorno dopo giorno si mostravano sempre più forti e sicuri di sé.

Aprì smanioso il cassetto della scrivania sotto la grande finestra, che affacciava sulla strada buia e deserta a quell’ora di notte.

Quando trovò la fiala nera, etichettata da Magie Sinister, e la stappò, un nuovo dubbio iniziò ad assalirlo e prima ancora di poter ricominciare a farsi domande, bevve tutto d’un sorso il contenuto di quella bottiglietta.

Un improvviso calore gli invase la gola e tutto il corpo, gli occhi e il cervello; provò ad aprire la finestra ma fu pervaso da un senso di vertigini e dovette sedersi.

Probabilmente neanche quella pozione avrebbe sortito il risultato desiderato, di farlo sentire sicuro e pronto a fare qualunque cosa; nessuno c’era riuscito fino ad allora, tranne Lei.

   
 
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