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Autore: Shadow_chan    06/06/2015    2 recensioni
Estratto dal capitolo 7
"Avete presente la ragazzina allegra e solare che ha sempre seguito le regole, ligia al dovere, coraggiosa e generosa? Quella che vi detestava perché eravate il suo bulletto personale?
Immaginatevi il luogo più assurdo dove potreste incontrarla.
Ecco io l'ho trovata in un bordello di Amsterdam."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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2.




 
 
 
Anno scolastico 2004/2005 Giorno 18 Settembre
 
-Ehi attento a dove metti i piedi bello!- la micetta che gli era venuta addosso era la stesse che al primo anno aveva dato il benvenuto ai nuovi arrivati, ma era la prima volta che incontravo davvero, nonostante frequentassimo le stessa scuola non ci incrociavamo mai.
-ma chi ti credi di essere ragazzina? Che modo è di parlare il tuo? I tuoi genitori non ti hanno insegnato l’educazione?- mi lanciò uno sguardo assassino tanto che credetti che il cuore mi facesse male davvero.
-scusami se non sono la principessa sul pisello, dolce, carina e coccolosa- trillò arrabbiata,
-Carina e coccolosa? Principessa? Ma ti sei vista allo specchio stamattina?- lei alzò un sopracciglio ringhiandomi 
–mi dispiace vostra maestà, cosa non gradite?- mi prese in giro ma non si era resa conto di avermi servito una portata che non potevo rifiutare
-sei schiatta e brutta, per di più vai in giro vestita come una monaca e quei capelli poi, li hai sempre in disordine!- Mi interruppi quando vidi che stava tremando e teneva la testa bassa –Non dirmi che ti stai per metterti a piangere- ricarai la dose. La mora alzò lo il viso di scatto e nei suoi occhi vi lessi un lampo di rabbia e un attimo dopo mi ritrovai il naso rotto.
-Mi hai dato un pugno!- dissi togliendomi il sangue dal naso, che inesorabilmente, scendeva copiosamente dalle narici offese  a macchiarmi la divisa.
Lei si avvicinò e io feci un passo indietro, lei ghigno malefica, mi afferrò per la cravatta e avvicinò il mio viso al suo e per un microscopico secondo pensai che non era poi così brutta, ma fu solo un attimo, la sua voce mi arrivo calda e calma –Ricordati il mio nome Flavia Serena Luciani, se vuoi insultare qualcuno abbi almeno la decenza di conoscere il suo nome!- mi spinse via, si voltò e a passo di marcia spari dietro il primo angolo.
 
 
Non dissi nulla all’infermiera che si accingeva a sistemarmi il naso, mi vergognavo troppo, che figura avrei fatto se gli avessi detto che una ragazza mi aveva dato un pugno? Insomma ho quattordici anni ed essere picchiati da una ragazza non è una cosa da raccontare a tutti.
Per fortuna l’infermiera fece finta di credere alla mia storia – ho sbattuto alla porta del bagno mentre si chiudeva- era una scusa banale e altrettanto imbarazzante ma mi era venuta solo quella in mente.
Tornato in aula la professoressa Brignani mi guardò con occhio critico e assottiglio le labbra come se fosse indignata della presenza del mio naso gonfio, ma non disse nulla e cominciò la sua lezione di filosofia. Ovviamente i miei amici non persero tempo e cominciarono a spedirmi bigliettini per sapere cosa fosse successo e mi prendevano in giro per il mio “bell’aspetto” di questa mattina.
-Aquila, Ferro, Romano e La Rosa se non avete intenzione di seguire la lezione uscite di qui!- tuonò la professoressa, in un unico coro rispondemmo un scusi e cominciammo a seguire la lezione seriamente o almeno io, perché quell’altri tre dei miei amici se la ridevano sotto i baffi.
 
A pranzo mentre ci dirigevamo al refettorio tutti mi guardavano curiosi, le ragazze poi ridevano di me! Se quella stronza di Luciani sene è andata in giro a dire a tutti quello che era successo gliela avrei fatta pagare in qualche modo.
Una ragazzina bionda mi si parò davanti, era più bassa di me e ci impiegai diversi secondi per accorgermi che mi stava scrutando con un suoi occhi castani iniettati di curiosità e sdegno, la sua voce stridula mi fece venire la pelle d’oca.
-Sono Elisa Corso rappresentante dei ragazzi del terzo anno. Chi ti ha conciato così dovrebbe avere la sua giusta punizione, possiamo sapere chi è stato?- Ovviamente tutti gli occhi degli studenti erano fissi su di me e con fare spavaldo le risposi in un orecchio così che solo lei potesse sentirmi –La tua faccia mi ha fatto questo- ridendo la superai ed entrai in mensa.
Livio, Flavio e Alfio mi raggiunsero al nostro solito tavolo –Marco che cosa hai detto alla Corso poco fa? Era tutta rossa!- mi chiese Alfio mentre si sedeva –Nulla di chè- dissi non curante dello sguardo curioso dei ragazzi
-forza dicci che cosa ti è successo al naso!- trillò curioso Livio –Peggio di una femmina!- lo prese in giro Flavio.
Gli raccontai tutto quello che era successo con Luciani, ovviamente loro scoppiarono a ridere ed esplosero in commenti positivi verso la mora.
-ma che dite! Lei non è forte, ne carina ne tantomeno gentile!-
-Ah amico mio, sei arrabbiato perché non è cotta di te?-
-ma che dici Alfio io non piaccio a nessuna-
-Si come no! La Corso ha fondato un fan club e conta ben quindici inscritte!- ne rimasi scioccato!
 
 
Qualche ora più tardi mentre rientravo nei dormitori la Luciani mi si parò davanti mi affetto la faccia –Che cazzo fai?- dissi, più per lo spavento che per altro –Tranquillo non ti mordo!- mi rispose sempre guardandomi il naso –No che non mordi lanci pugni e io ci tengo al mio naso!-
Non mi rispose così afferrai le sue mai e le scostai dal mio viso –Che vuoi Luciani? Sei venuta per osservare il tuo capolavoro?-
-N
o, volevo scusarmi per la mia eccessiva reazione- ne rimasi sorpreso ma ero troppo arrabbiato per farla contenta accettando le sue scuse
-Sparisci testa a broccolo, non voglio le tue stupide scuse!- lei sospirò e mi parve anche un po’ dispiaciuta, poi abbassò lo sguardo e lo puntò verso il basso –vuoi davvero che mene vada?- mi chiese lei rialzando il viso e puntando i suoi occhi nei miei
-Certo!-
-allora lasciami.-
-Non ti sto trattenendo-
-Tu no, ma le t
ue mani si-
Abbassai lo sguardo e mi accorsi della figura di merda che stavo facendo. Le avevo detto di andarsene eppure le mie mani stringevano ancora le sue. La lasciai andare e senza salutare entrai nel dormitorio maschile senza più voltarmi indietro.
   
 
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