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Autore: Potterhead_007    06/06/2015    2 recensioni
Non sempre l'amore é sorridere e avere le palpitazioni, a volte amare é anche stare a guardare e ammettere che a volte é giusto rinunciare al sorriso pur di sapere l'altra metà del proprio cuore felice.
Io ho amato e amo ancora ma preferisco raccontare, la mia metà ha vinto e il suo sorriso vale più di ogni mia parola.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eravamo al ballo. Io appoggiata al muretto a guardarla e lei bellissima che parlava con i suoi amici. Non aveva indossato un vestito, ma dei tacchi, pantaloni stretti eleganti e una specie di canottiera di raso con delle fantasie nere e bianche. Non c'era un vestito che le scopriva quelle bellissime gambe che si ritrovava ma affascinava a vista. Si era rifatta i boccoli per l'occasione e d io non riuscivo a capacitarmi di quanta eleganza potesse avere una ragazza. Era attraente, bella. Ma quel "bella" non volgare. Attraeva a vista nella sua camminata fiera. Rideva, era felice e come poteva non esserlo? Stava parlando con il ragazzo che amava da ben due anni. Seduti sui divanetti stavano facendo una specie di lotta con i cuscini e lei continuava a ridere. Dio se rideva. La serata procedeva normale. Ne più ne meno. Non c'era nessuno a ballare, erano tutti fuori a chiacchierare di cose futili ma tutti con un sorriso in faccia ed io li osservavo con diffidenza. Un po li invidiavo ma non l'avrei ammesso ad anima viva. Loro ridevano ed io mi stavo torturando le mani vedendo quei due, la gelosia mi stava dando alla testa. Ogni sorriso felice rivolto a lui era un pugno nello stomaco. I piedi facevano male a forza di stare con i tacchi, la testa mi girava eppure non mi sedevo mai. Non so perché.. forse perché così potevo guardarli tranquillamente, forse perché io non riuscivo a fare a meno di guardarla o forse perché sapevo che appena mi sarei mossa  avrei mollato un pugno in faccia a quello smidollato che gli aveva spezzato il cuore e che continuava ad infierire. Vicino a me ci stavano tutte le mie amiche che parlavano, io a malapena rispondevo con monosillabi e cenni di testa. Incrociai le braccia e cercai di riporre l'attenzione alla conversazione. Ludovica mi prese la mano e mi portò a sederci pronendo anche alle altre l'idea, presa con notevole piacere da parte di tutte. Alla fine ricevendo non pochi mugulii di disapprovazione riuscì a scansarmi da quella visione. Erano le 22:30 ed io avevo passato ben 2 ore e mezza a guardarla , nella stessa identica postazione, e solo una volta seduta mi resi conto di quanto il mio corpo fosse a pezzi. La festa sarebbe finita tra un'ora e mezza e ancora non ero riuscita a parlarci. Maledetta timidezza. Non l'avevo salutata nemmeno decentemente. Le mie amiche incominciarono una delle loro conversazioni per passare il tempo ed io per non pensarci mi ci buttai a capofitto con uno spropositato interesse. Con talmente tanto interesse da non accorgermi di una figura che si avvicinava al nostro gruppo con un sorriso stampato in faccia. Mi ritrovai Laura davanti senza preavviso, cosa che mi fece prendere un infarto. Passata la paura le feci spazio per sedersi vicino a me picchiettando sul marmo freddo e lei accettò ben volentieri l'invinto. Fremevo all'idea di avercela così vicina e mi sembrava assurdo che tra tutta la scuola, tra i suoi amici e quello che le piaceva, lei si fosse seduta vicino a me per parlare di tutte le cose che avevamo in comune. Non so da cosa potesse essere stata a spinta da venire qui, da me, che valevo quasi meno di 0 per lei. Non lo so ma ringraziai con tutto il cuore qualcuno lassù per aver fatto accadere il tanto agognato desiderio che bramavo da tutta la serata se non da quando l'avevo vista. Parlammo per tanto, nessuno osava interromperci:ognuna delle due pendeva dalle labbra dell'altra ed io non potevo non mostrare felicità quando un sorriso sfrontato si stampava sul mio volto. Pensai che di sicuro era passata un'ora dall'inizio della conversazione e nessuna delle due non aveva finito ancora gli argomenti per continuare a parlare. Alla fine di ognuno ci scambiavano un sorriso e sguardi intesi e poi ricominciavamo tutto da capo. Mancava mezz'ora alla fine della festa e cominciarono finalmente i lenti. "È la mia occasione perché non sfruttarla?" «hanno cominciato i lenti chi viene a ballare con me? Dai che non abbiamo ballato mai oggi.» guardai tutte in maniera esplicita di non accettare il mio invito. Volevo Laura con me. Le altre non erano ben accette. Alessia e ludovica si guardarono, si presero per mano prendendosi per il culo ed andarono a ballare al centro del giardino. Guardai Laura , ancora non aveva proferito parole così mi alzai e le porsi la mano. «madame, mi concede un ballo?» dissi questa frase ridendo. Lei si mise a ridere a sua volta «perchè no?!» Le sorrisi e andammo al centro del giardino pronte a ballare. Non eravamo l'unica coppia di amiche che ballavano e questo era un punto a favore dato che non faceva risultare la mia richiesta troppo strana. Lei era impacciata, non sapeva che fare allora racimolando quel poco di coraggio che avevo le chiesi. «laura hai mai ballato un lento?» A quella domanda arrossì vistosamente e scosse la testa. Com'era bella. Dio. Le presi le mani e gliele portai dietro il mio collo. Dopo di che portai le mie sui suoi fianchi. Mi sorrise imbarazzata e cominciammo ad oscillare, il resto viene da se. Le feci un sorriso incoraggiante «vedi? Non era tanto difficile» «ahahah si beh mi aspettavo di peggio, sei brava a ballare.» Le sorrisi imbarazzata. «pratica.» «dovresti insegnarmi un giorno» «beh, a quanto vedo sei la mia alunna migliore» le feci un occhiolino e lei arrossì. Quando arrossiva era l'ottava meraviglia. Continuammo a ballare fino a che la pista non divenne vuota e qualcuno non prese Laura per le spalle. Francesco. Ma questo sempre in mezzo deve stare?! Era tutto perfetto prima del suo arrivo. Mi allontanai come scottata mentre quello stupido l'abbracciava da dietro. «amore dobbiamo andare.» Ecco. Avete sentito questo rumore? Era il mio cuore che andava a pezzi. Improvvisamente ritornarono a galla tutte le sensazione di malessere di prima. Lacrime agli occhi, stomaco chiuso, senso di nausea, giramenti di testa... Molto probabilmente sarei caduta per terra se Ludovica non mi avesse sorretto da dietro abbracciandomi. «scusa se non te l'ho detto.. Non sai quanto mi dispiace..» A quelle parole sgranai gli occhi. Ecco cos'erano quelle occhiate dispiaciute, quegli abbracci inaspettati, quei continui impedimenti per non farmi incontrare Laura. Lei sapeva e non mi aveva detto niente! Mi sentii svuotata da tutto. La razionalità era andata a farsi fottere da un pezzo e ora anche la fiducia negli altri era improvvisamente scomparsa. Mai come allora mi sono sentita tradita. Il groppo alla gola mi impediva di parlare e i brividi mi impedivano di andarmene. Ero sotto shock. Lei sapeva e mi aveva fatto illudere. Con ancora Laura davanti mi rimisi la vecchia e impolverata maschera dell'inizio dell'anno e con una voce gelida da risultare inquietante le parlai «staccati.» Sentii le sue mani stringersi intorno alla mia vita al posto di staccarsi e la rabbia cominciò a scorrere nel mio corpo con una prepotenza che mi scosse dalla testa ai piedi. «staccati subito sono rispondo più di me. Chiaro.?» Una volta sentite le sue mani staccate dai miei fianchi alzai lo sguardo verso Laura, mi guardava confusa, smarrita, persa nei meandri della sua mente per darsi ad una  possibile risposta. Ma ecco, io ero l'ultima a volerle dare così prendendo la felpa che mi ero portata per ritornare a casa senza avere freddo e senza dire niente me ne andai con le mani in tasca. Mi girai solo una volta. Tutto il gruppo mi stava guardando, Laura ancora non se ne era andata. Feci cadere lo sguardo su Francesco e con una sigaretta in bocca gli lanciai uno sguardo fin poco amichevole ma arrendevole. Quello sguardo diceva tutto quello che la mia mente pensava. "È tua ora. Hai vinto. Non fartela scappare." Alzai il cappuccio sulla testa e lanciai un ultimo sguardo intriso d'amore a laura. Lei mi guardò ed io so che in  quel momento capì tutto ma non disse nulla. Ci guardammo solamente. Le accennai un sorriso mentre quella visione calpestava il mio cuore. Alla fine mi girai e continuai a camminare. Sapevo che tutti mi stavano ancora guardando. Sentivo i loro sguardi bruciare sulla mia schiena ma nessuno osò rincorrermi. Nessuno osò interrompere la mia camminata. Inspiarai il fumo acre della camel light blu. Un senso di bruciore alla gola mi pervase mentre le lacrime scendevano lente e silenziose sul mio viso. Sapevo che non avrei più rivisto nessuno di loro. Sapevo che non avrei rivisto più Laura, le avevo lanciato quello sguardo proprio per questo. Quello era un addio e  l'aveva percepito anche lei. Espirai tutto, rimanendo a guardare quella nuvola di fumo scomparire nell'aria. Ecco. Io mi sentivo così. Nessuno mi aveva trattenuto. Nessuno mi aveva preso la mano e guidato sulla giusta via. Nessuno mi aveva detto o urlato di tornare indietro. Nessuno si era preso la responsabilità di avermi nella propria vita. Quella notte continuai semplicemente a trascinarmi per le vie di Roma. Senza una meta ben precisa. Senza nessuna sicurezza. Solo con la consapevolezza che quello non era più il mio posto.
  
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