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Autore: Sonomi    06/06/2015    6 recensioni
Il suo profilo era vagamente illuminato dalla luce soffusa della lampada, la fotocamera prendeva tutto il suo corpo con una maestria tale da renderlo quasi angelico. Eppure, Alec lo sapeva bene, in lui di angelico non c'era proprio niente.
Solo un'aura distruttiva, come il suo cognome sembrava voler annunciare.
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AU!Malec. In cui un timido ragazzo si ritrova a essere il fotografo di un eccentrico modello.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sonomi’s home:
Buonasera a tutti, eccoci alla seconda parte di Pictures. Ha avuto un’accoglienza che non mi aspettavo, quindi davvero, grazie mille! *^* prima di lasciarvi alla lettura ci tenevo a spiegare un particolare che ha lasciato perplessi alcuni: la mia scelta di associare Alec alla fotografia. Effettivamente l’Alec che qui porterò in scena non è il classico Alec. Mi sono voluta avvicinare di più al nostro Lightwood in Fuoco Celeste. Perché? Adoro l’evoluzione del suo personaggio, la forza che di punto in bianco tira fuori, il lato deciso che prima era rimasto in ombra. L’Alec di Pictures sarà proprio così :3 perciò potrebbe capitare che alcune cose che magari dirà o farà siano inaspettate xD chissà :3 
Ci tengo a dirvi che nei prossimi dieci giorni mi aspettano ben due esami universitari, quindi probabilmente non riuscirò ad aggiornare prima del 17. :(
Spero che questo capitolo vi piaccia quanto il primo! Buona lettura :)






-E dimmi, posso sapere il tuo nome?-
-Alexander Lightwood, signor Bane-
E a quel punto Magnus si congelò sul posto. 





 
PARTE SECONDA

 
Magnus ricordava bene il nome del ragazzo, era come stampato a caratteri cubitali nella sua mente, e ci mise probabilmente qualche secondo di troppo a riprendersi tanto che, dall’altro capo del telefono, sentì il giovane chiedere un titubante “E’ in linea?”. 
-Si, sono qui- sussurrò, terrorizzato dall’incertezza nella sua voce. -Quindi il famoso Alexander Lightwood mi farà da fotografo, questo si che è elettrizzante-
Magnus sapeva quando Alexander fosse celebre nel loro ambito lavorativo. Tutte le riviste che puntualmente avevano l’onore di contenere un suo servizio venivano vendute in un battito di ciglia, probabilmente comprate da ragazzine che non aspettavano altro che vedere, oltre al lavoro egregio del Lightwood, anche il suo modello di punta, Trace Herondale. O era Blace? Jace? Magnus non lo sapeva bene, ma una cosa di cui era sicuro era che l’aria strafottente di quel biondino non gli piaceva affatto. 
Ma nonostante tutto non era quello il motivo per cui sentir pronunciare il nome del fotografo lo aveva reso così nervoso. Semplicemente non si aspettava di poterlo incontrare ancora, e non in quelle circostanze. 
-Famoso? Non esageriamo- dall’altro capo del telefono Alec rise. 
-Non esagero, ogni modello conosce il tuo nome. Posso darti del tu, vero?-
Magnus non badò al fatto che quella domanda, dopo minuti di conversazione in cui non si era degnato di usare un tono lavorativo, potesse suonare stupida. 
-Ma certo signor Bane. Allora la aspetto qui fra una mezz’oretta, scenda direttamente in studio. Sarò lì-
-Agli ordini!-
Una leggera risata e Alec chiuse la conversazione. 
Magnus rimase steso sul letto, gli occhi verdi dal taglio felino che fissavano il baldacchino, e si chiese cosa avrebbe fatto quando si sarebbe trovato Alexander di fronte. In una parte di sé, molto considerevole, sapeva benissimo che il ragazzo non si sarebbe ricordato di lui. Il loro incontro era stato occasionale, una manciata di minuti che però erano stati in grado di scombussolare la mente di Magnus come mai prima di allora. Nessuno gli aveva mai fatto quell’effetto. Ricordava ancora il preciso momento in cui aveva incontrato quegli occhi smisuratamente blu.. 

…camminava lungo i corridoi dell’università con aria smarrita, chiedendosi cosa diamine lo avesse convinto a iscriversi a quei corsi. Forse la noia, forse la voglia di provare qualcosa di nuovo, forse la voglia di conoscere persone nuove. Magnus non poteva mettere in dubbio la propria passione per la lettura, adorava leggere, ma da lì ad arrivare a studiare Lettere ne passava di acqua sotto i ponti.
Eppure era lì, e non riusciva a trovare quella dannata classe di Lettere Straniere. Probabilmente stava camminando per gli stessi tre corridoi da qualcosa come quindici minuti, quando sentì un rumore poco gradevole alle sue spalle. Si voltò di soprassalto, convinto di trovare qualcuno steso in terra, ma vide solo uno spazio deserto. L’unica cosa ben in vista era la porta dei bagni maschili che oscillava come se fosse stata appena spinta. Magnus non sapeva dire cosa lo stesse portando a controllare che fosse tutto a posto, ma nel giro di pochi secondi era dentro la toilette e si guardava intorno sventolando l’orario delle lezioni all’altezza del viso. 
-C’è qualcuno?- domandò, il sopracciglio leggermente alzato. Nessuno rispose. 
-Ehi?-
Doveva per forza esserci qualcuno, le porte non si muovevano da sole! Magnus attese qualche istante, giusto per auto convincersi di non essere pazzo, quando lo stesso rumore di prima risuonò più forte a pochi metri di distanza da lui. E suonava vagamente come una persona intenta a vomitare. 
-Oooh ok amico. In quale cabina sei? Stai male?- esclamò Magnus, infilandosi i fogli nella tasca stretta dei jeans per poter prestare soccorso. Un altro colpo, come di una mano che bussa contro una porta, e Magnus capì che il ragazzo si trovava nella cabina a pochi passi da lui. Quando vi giunse davanti trovò la porta socchiusa, e la aprì con un piccolo gesto. Si ritrovò davanti la schiena di un ragazzo all’apparenza della sua età, in mostra c’erano solo le sue ampie spalle e la folta chioma nera come l’inchiostro. Il busto era avvolto da una maglietta dello stesso colore dei capelli, che proprio in quel momento erano tirati all’indietro da una mano dalla pelle bianchissima. 
-Ehi, tutto bene? Vuoi che chiami qualcuno?- domandò Magnus, avvicinandosi ancora un po’. Lo spazio nella cabina era poco, non poteva entrarci anche lui.
-No, per favore- sussurrò lo sconosciuto. -Non voglio far preoccupare nessuno-
-Beh, mi dispiace dirtelo ma stai facendo preoccupare proprio me adesso- rise Magnus, posando una mano sulla schiena del ragazzo. -Vuoi andare in infermeria almeno? Ti aiuto io-
Il giovane annuì leggermente con il capo e Magnus lo vide cercare di alzarsi in piedi. Era alto, molto più di quando si sarebbe aspettato, ma nulla poteva prepararlo a ciò che vide quando si girò verso di lui completamente. Quel ragazzo aveva due occhi spaventosamente blu, un colore meraviglioso, di quelli che si potrebbero fissare per ore senza mai stancarsene, ed erano risaltati ancora di più dalla pelle diafana e dalla chioma corvina. Inoltre i tratti del suo viso sembravano essere stati disegnati da un pittore neoclassico: perfetti, senza una irregolarità. 
Magnus cercò di darsi un contegno prima che quello sconosciuto lo prendesse per un maniaco.
-Riesci a stare bene in piedi?- domandò, posando una mano sulla spalla del ragazzo e spingendolo delicatamente fuori dalla cabina.
-La testa gira un po’, ma dovrei riuscire-
-Lo spero, non riuscirei a portarti in braccio principessa-
Magnus si sorprese quando, a quelle parole, le guance del giovane si tinsero vagamente di rosa. 
-Principessa? Pff..- mormorò, e Magnus sorrise debolmente. Uscirono dal bagno, il moro traballante sulle sue gambe e l’altro che cercava di essere pronto a prenderlo al volo in un’eventuale caduta. 
-Uhm.. Sai dov’è l’infermeria spero.. Sono nuovo, non so nemmeno da che parte sono girato- affermò Magnus, e sulla bocca del giovane si dipinse un sorriso. 
-Non preoccuparti, so la strada. Benvenuto, allora-
-Oh, beh, grazie. Sei la prima persona che incontro-
-Proprio un primo incontro degno di essere ricordato questo..- bofonchiò il moro, ondeggiando un po’, e Magnus rise.
-Sicuramente mi ricorderò di te. Il tuo nome, principessa?-
Quello fece l’ennesima smorfia (e arrossì nuovamente), prima di rispondere.
-Alexander Lightwood-


Dopo quelle parole era successo tutto talmente in fretta che Magnus stesso stentava a ricordare correttamente: Alexander di colpo era svenuto, finendogli quasi addosso, e un professore della classe accanto li aveva soccorsi e l’aveva aiutato a portarlo in infermeria. Dopo aver visto l’infermiera che gli misurava la pressione, Magnus era stato gentilmente condotto nella sua aula dal professore. Non aveva più incontrato Alexander nel corso dell’unico anno che aveva trascorso nella facoltà. Alla fine Magnus aveva deciso di interrompere i corsi quando la carriera da modello era diventato un lavoro sicuro, e con quella scelta pensava di aver perso ogni possibilità di incontrare Alexander Lightwood. 
Non poteva dimenticare la sorpresa che gli aveva causato sapere che quel timido ragazzo che aveva soccorso nei bagni e che l’aveva sconvolto con la sua bellezza era diventato, pochi anni dopo, uno dei fotografi più ricercati di New York. 
Con quei ricordi per la mente, Magnus si alzò dal letto, mise il portafogli nella tasca dei pantaloni e afferrò la giacca di pelle rosso scuro che aveva adagiato sulla poltroncina accanto alla scrivania. Un’ultima occhiata allo specchio per controllare che i suoi capelli fossero presentabili (non avrebbe osato uscire di casa altrimenti), e uscì di casa con le chiavi della macchina che gli tintinnavano fra le dita. 


Alec era seduto davanti a tre macchine fotografiche più una telecamera, sventolandosi pigramente una delle riviste di Vanity davanti alla faccia, mentre i tecnici delle luci giravano attorno a lui sistemando le ultime angolazioni. Sua sorella Isabelle era nella sala trucco in attesa di questo Magnus Bane, probabilmente in preda all’euforia. Quando le aveva detto chi sarebbe venuto a sostituire Jace quasi non sveniva, iniziando ad elencare le bellissime fattezze di questo ragazzo dalla pelle ambrata e gli occhi felini come quelli di un gatto. Ad Alec quella descrizione era apparsa un po’ esagerata, ma si trattava comunque di un modello di Vanity, non si sarebbe stupito se fosse stato davvero così bello e affascinante. Sperò solo che si sarebbe dimostrato socievole e disposto alla collaborazione come era parso in telefonata. 
-Signor Lightwood, Magnus Bane è arrivato- esclamò una ragazza dalla porta dello studio, e pochi secondi dopo Alec vide una figura di spalle fare un leggero inchino e salutare qualcuno la mano. Fece in tempo ad alzarsi dalla sedia, che quella persona si voltò verso di lui. 
E quasi gli prese un colpo, mentre Magnus Bane camminava nella sua direzione con dipinta in volto un’espressione tra la sorpresa e l’agitazione. Occhi allungati, asiatici, di un verde particolare; pelle ambrata, capelli neri alzati in un ciuffo perfetto; corpo snello avvolto in jeans skinny e giacca di pelle rossa. 
Alec lo avrebbe riconosciuto ovunque, una persona del genere non l’avrebbe potuta dimenticare facilmente, se non altro per le circostanze in cui si erano incontrati. 
-Non ci credo- affermò secco, mentre Magnus Bane arrivava di fronte a lui e gli regalava un sorriso divertito. -Non ci credo-
Bane spalancò gli occhi, e il suo sorriso di ampliò ancora di più.
-Non dirmi che ti ricordi di me, principessa-
E proprio come la prima volta, le guance di Alec si tinsero di una leggera tonalità di rosa. 
  
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