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Autore: Pendragon    06/06/2015    4 recensioni
| Solangelo!AU | kid!fic all'inizio | Marriage Proposal | 1697 words |
Erano bastate due parole, due semplici parole, e nella mente di Nico si era acceso un proiettore che aveva iniziato a mandare delle immagini. Immagini che ripercorrevano la sua vita, i suoi ricordi e la sua relazione. A Nico, quelle immagini, piacevano.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Maria Di Angelo, Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pendragon's Notes

Salve gente!
Ok, ultimamente ho un'ossessione per le kid!fic, ma tipo una grande ossessione e, infatti, questa cosetta era nata solo come una semplice ed innocente kid!fic, ma poi ho avuto un """lampo di genio""" e ho arricchito/allungato/modificato questa piccola AU - perchè ho anche un'ossessione per le AU - ed ecco a voi il risultato!
Mi stava togliendo il sonno quest'idea come se non lo facesse abbastanza l'insonnia, tra l'altro  e tenerla solo come un'ispirazione campata per aria diventata sempre più faticoso. Guarda tu queste one shot che premono tanto per farsi scrivere, mpf! ringraziamo il cielo

Non so se questa cosuccia qua sotto sarà di vostro gradimento ma, seriamente, me lo auguro. Spero di leggere qualche piccolo parere per questa cosuccia, anche solo due paroline, nulla di "complesso". Mi fareste davvero felice!
E... boh, non so che altro dire, vi lascio ai Solangelo 
 

We were both young when I first saw you
 
 
Erano bastate due parole, due semplici parole, e nella mente di Nico si era acceso un proiettore che aveva iniziato a mandare delle immagini. Immagini che ripercorrevano la sua vita, i suoi ricordi e la sua relazione. A Nico, quelle immagini, piacevano.
 
 
Ade non era una persona particolarmente espansiva ma teneva tanto a sua moglie e ai suoi due figli e averceli a oceani di distanza non gli piaceva affatto. Così, durante la sua ultima visita, propose a Maria di seguirlo, con i figli annessi,  in America per vivere insieme e, chiaramente, la donna aveva accettato.
Il trasferimento era avvenuto durante l’estate, subito dopo la fine della scuola, e in quei mesi che precedevano il primo giorno nella nuova scuola Nico e sua sorella Bianca si erano impegnati a imparare l’inglese, coadiuvati dalla madre.
Così, a sette anni, Nico di Angelo si era ritrovato a oltre sei mila chilometri da casa sua a Venezia, in Italia, e davanti alla porta della sua nuova classe a New York, America. Sua madre era accanto a lui, una mano coperta da un guanto nero posata sulla spalla del piccolo e un sorriso rassicurante sul volto. Maria si piegò sulle ginocchia tanto quanto bastava per guardare il figlioletto nei suoi intensi occhi color cioccolato fondente.
«Mi raccomando, Nico, fai il bravo e fai nuovi amici.» gli disse prima di posargli un dolce bacio sulla fronte. Il piccolo Nico sorrise e annuì con vigore, regalando alla madre un tenero bacio sulla guancia e un abbraccio di quelli che solo un piccoletto di sette anni sapeva dare. Nico entrò in classe, attirando l’attenzione della maestra – una donna dai capelli castano chiaro e dai magnetici occhi grigi – che, con un sorriso, gli fece segno di andare verso di lei. Si presentò come la maestra Atena Chase e, in seguito, gli posò le mani sulle spalle e lo fece voltare davanti agli altri  alunni, che lo guardarono curiosi.
«Bambini,» la maestra attirò l’attenzione degli alunni su di lei. «lui è Nico, Nico di Angelo. Viene dall’Italia, sapete? Mi auguro che voi lo facciate sentire a casa e che vi comportiate in modo corretto nei suoi confronti.» queste furono le parole della maestra Chase, parole che come risposta ebbero un “Sì, signora maestra”. La maestra diede poi delle pacche sulle spalle di Nico e gli indicò un posto, dicendo: «Va’ a sederti accanto a Will.»
Non se lo fece ripetere due volte e sgusciò, con un sorriso sul volto, verso il posto accanto a Will, un bambino dalla carnagione abbronzata, due vispi e grandi occhi azzurri, i capelli biondi scompigliati e delle lentiggini sul naso e sulle guance. Il bambino sorrise a Nico, che si appuntò mentalmente che, quello di Will, era un bellissimo sorriso e a Nico, i bei sorrisi, piacevano tanto. Quello di sua madre, ad esempio, era un bel sorriso, sempre ricco d’affetto, allegria, dolcezza. I denti erano bianchissimi, come se un pittore si fosse divertito a dipingerle i denti con della tempera bianca, e, sulla guancia destra, aveva delle fossette che il piccolo Nico amava toccare.
«Ciao, Nico di Angelo,» aveva detto Will in un mormorio. «Io sono Will, Will Solace.»
«Ciao, Will Solace. È un piacere conoscerti.» rispose Nico.
Il biondo lo guardò inclinando il capo, studiandolo come se fosse un qualche reperto alieno. Nico si chiese che cosa stesse osservando e, ad un certo punto, Will sorrise di nuovo. «Hai un accento buffo.»
«Che vuoi dire?» chiese Nico, non sicuro se prendere quel commento come un complimento o un insulto.
«Voglio dire che è buffo, no?» rispose semplicemente Will. «Non l’ho mai sentito. Mi piace, però.» e, detto ciò, Will si concentrò a cercare una matita nel suo borsellino che, subito dopo, prese a mordicchiare mentre ascoltava la lezione di matematica della maestra. Nico lo trovò un po’ strano, quel gesto, ma non poté negare che Will Solace era un bambino simpatico.
 
Le ore volarono e Nico si stupì quando sentì la campanella che sembrava gridare “lezioni finite! Tutti a casa!”. Rimise i libri nello zainetto, come facevano gli altri, mentre la maestra, con la mano sulla maniglia della porta ancora chiusa, ricordava ai bambini di mettersi in fila per due con ordine, prima di uscire. Così Nico finì accanto a Will, dietro a quattro altre coppie, e, piano piano, s’incamminarono per uscire dalla classe. Vicino alla porta Nico vide una bambina con un cappello verde sopra a dei capelli castani che scendevano fin sotto le spalle e sorrise, riconoscendo sua sorella in quella bambina. Bianca teneva per mano sua madre e Nico, allora, con un sorriso stampato in faccia corse da loro, donando alle due un abbraccio.
«Com’è andato il primo giorno di scuola, Nico?» chiese sua madre, prendendolo per mano. Nico sorrise raggiante.
«Benissimo, mamma! La maestra è tanto brava, è molto intelligente! Ha un nome carino, sai? Si chiama Atena Chase. Mi piace!» raccontò eccitato. «E poi… ho fatto amicizia con un bambino simpaticissimo! Si chiama Will Solace ed ha un sorriso bello, come il tuo!» continuò. A quelle parole Maria fece spazio sul suo volto a quel sorriso che Nico tanto decantava.
«Sono contenta, Nico.» disse Maria.
Nico sorrise e guardò Bianca. «Tu, Bi? Com’è andato il primo giorno? Ti sei divertita?» chiese il bambino, curioso di sapere com’era stato il primo giorno di scuola della sorella maggiore.
Parlarono a lungo e Nico era felice.
Intanto, da quel giorno, Nico e Will erano diventati molto amici. Passavano tanto tempo insieme, facevano quasi tutti i giorni i compiti insieme per poi giocare a Mitomagia, un gioco a cui Nico si era appassionato e aveva fatto appassionare anche il suo amico biondo. Erano molto uniti, Will era il migliore amico che Nico potesse desiderare. Lo adorava e lo rendeva felice.
 

Ad un tratto la sua vita prese una piega cupa, a causa di un evento che lo sconvolse e lo fece soffrire tantissimo: Bianca e Maria se ne erano andate. Le due donne che amava di più al mondo erano morte in un incidente stradale e per Nico fu un colpo non duro, durissimo. Quando ebbe la notizia iniziò ad isolarsi, respingendo Jason Grace – suo cugino – , Lou Ellen e Cecil che provavano a tirarlo fuori da quel baratro in cui era entrato. Will, però, riuscì ad abbattere quel muro, poco a poco, senza fretta e no, non perché Nico non lo respingesse, ma perché era così testardo e determinato che tutte le maledizioni che Nico gli lanciava non lo sfioravano. Aveva deciso che avrebbe aiutato Nico e, be’, cascasse il mondo ma lo avrebbe fatto. Infatti, anche se non senza tanta fatica, Will riuscì a rimettere in piedi Nico e a farlo aprire di nuovo al mondo anche se il biondo sapeva che Nico, la notte, ancora piangeva e non era più felice come quando era bambino.

 
Nico, a un certo punto, si rese conto che Will non era più solo Will Solace, l’irritante biondo che gli stava appiccicato tutto il giorno tutti i giorni sin dalle elementari, ma era qualcosa di più. Che gli piacessero i ragazzi non era mica una novità, né tanto meno un segreto. Will stesso lo aveva aiutato in una sua relazione con un certo Noel, con cui era stato circa tre/quattro mesi.
Il fatto era che quei sentimenti troppo grandi potevano rovinare tutto e Nico non voleva farlo, non voleva perdere anche Will perché, per quanto ne sapeva, al suo amico piacevano le ragazze.
Ne aveva parlato con Jason che, da quel momento, era diventato uno Sherlock Holmes dei poveri, dandosi da fare per avere notizie sull’orientamento sessuale di Will per poi fare, come si era ripromesso, da Cupido dei poveri, aggiungeva Nico insistentemente.

 
Quando successe Nico temette di star sognando.
Era l’ultimo anno del liceo, l’ultimo giorno di scuola, e Will attirò, con un sorriso, l’attenzione dei compagni. Nico lo guardò con fare curioso, che divenne un fare stranito quando Will lo chiamò al suo fianco. Il ragazzo raggiunse l’amico con passi incerti e, quando alla fine gli fu accanto, Will si schiarì la voce.
«Alcuni di voi già lo sanno,» disse guardando Jason, Lou Ellen e Cecil. «altri lo sospettano,» e guardò qualche altro suo compagno. Nico sentì una morsa allo stomaco: cos’era che lui, di Will, non sapeva? «ma per le povere anime innocenti che non hanno mai neanche sospettato nulla… be’, ve lo dico ora: sono gay.» disse con tranquillità, come se avesse appena ordinato dal cinese invece di aver fatto coming out. «E, in più,» Will passò una mano dietro alla schiena di Nico, circondandogli i fianchi, e poi lo tirò verso di lui. Lo guardò negli occhi e Nico vide che sulle guance del biondo si stava formando un velo d’imbarazzo. Nico non osava immaginare quanto fosse rosso lui! Dopo un attimo di esitazione, Will posò le sue labbra su quelle di Nico, suggellando un bacio che, da tempo immemore, quest’ultimo sognava. Si staccarono quando sentirono applausi e fischi d’ammirazione. A quanto pare tutti apprezzavano questa nuova coppia!
Jason sorrise e diede una pacca sulla spalla a Nico. «Te l’ho detto, io, che avrei fatto da Cupido!»
 

Stavano insieme da un po’ di anni, ormai, e a quanto pare Will aveva deciso di fare un passo avanti, il grande passo.
Di fatti Will, in quel momento, si trovava in ginocchio davanti a Nico, nel ristorante preferito di questo, e stringeva fra le mani una scatolina nera con un anello dentro e guardava il suo ragazzo con un sorriso nervoso «Vuoi sposarmi?» gli occhi che trasudavano impazienza.
Nico aveva gli occhi lucidi e, nonostante volesse urlare “Sì, sì, con tutto il cuore!” non riusciva ad aprire bocca, troppo colpito da quel gesto. I clienti nel ristorante, colpiti da quella scena, iniziarono ad incitare Nico a dare una risposta e, vedendo il sorriso spaventato ma divertito di Will, il sorriso che tanto amava, si sciolse in uno dei suoi rari sorrisi e, con voce carica di emozione, disse: «Non dovresti neanche chiedermelo!» esclamò. Will si alzò in piedi e baciò Nico, che aveva lasciato scappare una lacrima dai suoi occhi.
Era una bella storia, la loro. Di quelle storie che racconteresti ai tuoi nipoti accanto al caminetto.
  
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