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Autore: IrideNotturna    06/06/2015    0 recensioni
La libertá non deve mai essere violata. Per qualsiasi essere vivente essa é sacra. Questo racconto parla della vita di un piccolo puledro a cui gli é stata negata la libertá.
ATTENZIONE: i contenuti di questa storia sono molto forti. Per cui avviso sia qui che dentro: tutti coloro che non vogliono assistere a scene mentali molto crude di non leggere la storia. Questi sono fatti che purtroppo accadono nella vita di tutti i giorni. É giusto che anche gli animali ci raccontino i loro punti di vista.
Genere: Horror, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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ATTENZIONE: Come ho giá detto nella descrizione, questa storia presenta contenuti molto forti. Detto ció buona lettura a tutti :)
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Era un luogo orribile. Ricordo solo quegli orribili sorrisini, e poi… il nulla. Mia mamma mi diceva di star tranquillo, che sarebbe andato tutto bene… Perché mi ha mentito? Lei fu portata via per prima. Un colpo solo in mezzo alla testa e via. Ero solo. Gli altri come me delle altre celle erano spaventatissimi. Sentivo il loro terrore nelle mie stesse carni, come tanti pugnali che mi trafiggevano; ma io non demordevo. Dovevo calmare i nervi e cercare di fuggire. Tutto inutile. Quei bastardi perlustravano ogni singola cella e rapivano le nostre mamme, le uccidevano davanti i nostri occhi come se provassero piacere nel farlo. Non capivo. Non riuscivo a capirne il significato. Uccidono allo stesso modo i loro simili? Che creature stupide… si definiscono intelligenti, superiori, ma non sono altro che delle nullità, degli scherzi della natura. Giá! Era tutto uno scherzo, un grosso incubo. Ben presto mi sarei svegliato, e la mia mamma sarebbe stata ancora li a dirmi che andrá tutto bene! Poi arrivò un grosso camion. Ci legarono e ci caricarono su. Doveva finire. L´incubo stava andando troppo per le lunghe, e non volevo che continuasse. La speranza di ognuno di noi iniziava a calare, cosí come la speranza di incontrare la mia mamma. Eravamo condannati a quella vita. Chi nasce animale lo puó ben capire. Nessun essere umano si è mai immedesimato in noi, nessuno di loro ha mai provato i nostri dolori e le nostre paure. Nessun umano ha mai capito che la nostra unica paura sono proprio loro stessi. Con quei modi di fare con quei modi di imporsi sui piú deboli. Iniziai a sentire un tanfo terribile, i miei pensieri si irruppero e anche io iniziai a tremare. Un mio compagno era steso per terra. Mi guardava, ma non respirava. Pian piano mi accorsi che erano morti parecchi di noi, e ben presto sarebbe toccato a me. Bastardi. Non hanno messo neanche qualcosa da mangiare o da bere. Lo hanno fatto apposta. Passarono… quanto? Giorni? Ma che dico… passarono settimane alla fine eravamo rimasti in 10 su 20 piccoli puledri che erano partiti per un viaggio senza fine. Alla fine le porte si aprirono e credevo ci avessero liberato; ma ecco che mi sbagliavo di nuovo. Ci fecero scendere per metterci ammassati in una piccola stanza. Uscí un uomo con un camice bianco e un lungo coltello. Mi fissó. Lo fissai. Con un sorrisino a dir poco agghiacciante si avvicinó e mi accarezzò con quelle luride mani sporche di sangue. “Presto sará tutto finito. Andrá tutto bene” chiuse la frase con una risata da brivido. Andrá tutto bene. Ho passato la mia vita con questa sporca menzogna e anche ora che la mia vita stava per concludersi viene tirata fuori… Peccato. Avrei anche potuto essere leale se un essere umano mi avesse preso con se e portato nella sua vita, invece con loro non si puó ragionare. Non rendendomi conto di quello che succedeva intorno a me mi ritrovai appeso a testa in giú con le mie povere zampe posteriori legate ad un macchinario che pian piano scorreva verso l´uomo col coltello. Sgranai gli occhi appena capí le sue intenzioni. Mi agitai. Lui se ne fotteva. Rideva il bastardo. Cosí ad uno ad uno ci tagliò la gola. L´ultima cosa che vidi fu splendida… un secondo prima che avvicinó il coltello a me lo avevo visto… quello che mia madre chiamava ´Sole´. Brillava. Quella crepa nel muro aveva fatto in modo che il mio sogno si realizzasse. Volevo vedere il sole e finalmente lo avevo visto. Ora avrei raggiunto mia mamma, e insieme avremmo galoppato in eterno, su in cielo.
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ANGOLO AUTRICE*****Storia anche questa molto breve, solo che ha un´intensitá maggiore rispetto alla prima che ho fatto. Perché ho voluto scrivere questa storia? Bhe innanzitutto odio profondamente quello che succede dentro i macelli nel mondo. Odio il disprezzo che la nostra razza ha nei confronti di queste povere creature.Loro sono esseri viventi come noi. Hanno una loro libertá che non deve essere mai negata. Questa storia serve a far riflettere tutti coloro che sottovalutano questo tipo di problemi, ma purtroppo quello che ho scritto é la realtá che ci circonda.
Detto ció, ieri ho creato la mia pagina per aggiornarvi sulle storie che pubblicheró passate a trovarmi :D
-----------  https://www.facebook.com/pages/The-IrideNotturna-Story/1627952290784409?ref=hl .
   
 
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