Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Little_Lotte    06/06/2015    10 recensioni
"Credevo che essere un Cavaliere di Athena fosse la cosa più complicata di questo mondo, ma mi sbagliavo: essere una persona normale, probabilmente lo è ancora di più."
[ In tempo di pace, anche i Cavalieri di Athena hanno tutto il diritto di vivere una "vita normale".
Fra amori incompresi, segreti e bugie,partenze improvvise e intramontabili amicizie, saranno in grado di vivere come semplici ragazzini? ]
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ritorno a Casa'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La tempesta fu molto più violenta di quanto Hyoga non si fosse immaginato.

Il vento gelido della Siberia soffiava con un'intensità disarmante, così forte e violento da riuscire a malapena a tenersi in piedi, mentre la neve cadeva dal celo in maniera copiosa ed incessante, tanto da non permettere al Cigno di guardare al di là del proprio naso. Hyoga si sentì mancare il fiato e crollò a terra esausto, il capo chino e rivolto verso quella gelida neve dentro alla quale, lentamente, stava affondando.

Non riusciva a credere di essersi indebolito a tal punto: Il clima della Siberia non era diverso da quello che aveva sempre conosciuto, il suo corpo non aveva mai sofferto a causa di quel freddo e, al contrario, il suo Cosmo non aveva mai smesso di trarre energie da esso; era proprio questo ciò che più amava delle sue terre, il fatto che – più di ogni altra cosa al mondo – lo facessero sentire invulnerabile.

Adesso tutto era cambiato.

Hyoga non si sentiva più invulnerabile, bensì fragile ed indifeso, come spogliato di ogni sua forza e abilità di resistenza; avvertì per la prima volta il freddo sulla pelle, la fatica nelle ossa, la paura nel suo cuore, come se tutti quelli anni trascorsi a fortificarsi fra i ghiacci e le nevi avessero, di colpo, perso ogni significato.

Come un Cigno, le cui ali spezzate impediscono ormai di spiccare il volo.

Hyoga provò a rialzarsi, ma ogni sforzo fu del tutto vano e in men che non si dica si ritrovò nuovamente a terra; si sentì mancare il fiato, ogni singola fibra del suo corpo sembrava piangere dal dolore e dalla fatica.

Il cavaliere emise un leggero gemito strozzato.

Eppure sarebbe bastato così poco per salvarsi, bruciare il suo Cosmo fino all'estremo e liberarsi da quella fredda prigione innevata. Hyoga, tuttavia, sentiva di non averne la forza.

Come poteva continuare a lottare, quando sentiva di non averne più alcuna ragione?

Sì, forse combattere lo avrebbe aiutato a sopravvivere in mezzo a quella bufera, ma a quale scopo? Lontano da casa, da Shun e da tutto ciò che riusciva a renderlo felice, Hyoga sentiva di non avercelo più un vero e proprio scopo.

E' forse questo il mio destino, dunque?” pensò dolorosamente fra sé e sé, tentando a malapena di reagire “Sono destinato a restare sepolto qui, fra queste nevi che un tempo sono state la mia casa?”

Il vento ululò più forte, come a voler dar lui una risposta, mentre la neve continuava a scendere copiosa ed implacabile; Hyoga sentiva di essere ormai all'estremo delle proprie forze.

<< No... Non così... >> sospirò a fior di labbra, allungando una mano in avanti e affondandola nella neve, come a voler trarre energia da essa << … Non posso lasciarmi andare in questo modo. >>

Provò a tirarsi su, ma il vento fu ancora una volta più forte di lui e con tutta la violenza che possedeva lo scaraventò ancora una volta a terra, facendolo rotolare giù per la vallata; Hyoga, a quel punto, chiuse gli occhi e con tutto il fiato che ancora gli restava in corpo urlò al cielo tutto il suo dolore, la sua paura e la sua infinita, sconsolata desolazione.

Una sola, inconfondibile parola, si levò dalle sua labbra mentre il vento lo trascinava giù per la discesa.

<< Shuuuuuuuuuun! >>

Poi, ad un tratto, un rumore sordo ed un dolore lancinante alla testa, un' improvvisa sensazione di vuoto e smarrimento, come se il suo intero corpo fosse stato interamente risucchiato via dal proprio Cosmo.

Poi, più niente.

Non un solo rumore, un soffio di neve o un alito di vento.

Soltanto il bieco, desolato silenzio della Siberia.

*

Nel frattempo, a Villa Kido, si stava svolgendo una vera e propria cena di benvenuto in onore di Ikki, il cui ritorno aveva reso immensamente felice non sono il giovane Shun ma anche la dea Athena, la quale non poteva fare a meno di provare un profondo e gradevole senso di sollievo ogni volta che vedeva il suo cavaliere più indisciplinato fare ritorno a casa, a chiara dimostrazione di tutta le lealtà e la devozione che nutriva nei suoi confronti.

<< E' una tale gioia averti nuovamente qui con noi, Ikki. >> aveva detto la fanciulla, accomodandosi come sempre al suo posto d'onore, proprio al centro della tavolata << Mi auguro solo che per questa volta non ti limiterai ad una visita breve, cavaliere. >>

Ikki fece segno di no con la testa e si sedette proprio di fronte alla dea, di fianco a suo fratello Shun.

<< Assolutamente no, Milady. >> rispose << Stavolta ho intenzione di restare il più a lungo possibile. Del resto, anche noi girovaghi abbiamo bisogno di fare ritorno al nido di tanto in tanto, e in questo momento credo che ci sia più bisogno di me qui a Nuova Luxor che altrove. >>

Nel pronunciare quelle ultime parole i suoi occhi si spostarono rapidamente su Shun e questi abbassò di colpo lo sguardo, arrossendo imbarazzato. Un lungo e dolcissimo sorriso si fece strada lungo le labbra rosee della dea Athena, la quale si ritrovò a fissare entrambi i fratelli con occhi colmi di affetto e partecipazione.

<< Questo mi rende molto lieta, cavaliere. >> dichiarò con voce morbida << Quali che siano le motivazioni che ti hanno spinto a fare ritorno, sono semplicemente felice di averti di nuovo qui con noi, seppure in tempo di pace. La tua presenza mi fa sentire molto più sicura. >>

<< Già, anche a me. >> mormorò Shun con filo di voce, accertandosi che solamente suo fratello potesse udirlo.

I due si scambiarono un rapido sguardo complice, mentre Seiya – seduto al lato destro di Saori – incominciava a servirsi un'abbondante porzione di riso, prima ancora di riceverne il permesso.

<< E' una vera fortuna che tu abbia deciso di restare, Ikki, così potrai partecipare alla festa di Capodanno! >> esclamò a bocca piena il cavaliere di Pegaso, sputacchiando in qua e là chicchi di riso ad ogni parola << Vedrai, sarà un vero spasso! Shiryu ed io ci stiamo impegnando davvero moltissimo ad organizzare ogni cosa nel minimo dettaglio. >>

Shiryu, dal suo posto accanto a Seiya, alzò appena appena un sopracciglio e sollevò gli occhi al soffitto, sospirando con fare lievemente esasperato.

<< A dire il vero, non abbiamo ancora iniziato a fare un bel niente. >> commentò in tono asciutto << Il gran cerimoniere Seiya ancora non ha preso alcuna decisione sul tema della festa e finché non riceverò le sue direttive precise, non potrò fare niente per dare il via ai preparativi. >>

<< Andiamo, Shiryu... Quante storie per un po' di ritardo sulla tabella di marcia! >> protestò Seiya, guardando l'amico di traverso << Lo sai che mi piace prendermi un po' più di tempo per ragionare sulle questioni, preferisco avere le idee ben chiare piuttosto che rischiare di affidarmi all'improvvisazione. >>

Jabu, seduto ad appena pochi posti di distanza da Seiya, lo guardò malamente e storse in naso in segno di dissenso, prima di rispondere in tono acido e sgarbato: << Che strano, Seiya, ho sempre pensato che tu agissi unicamente sulla base dell'ispirazione del momento! In tutta onestà, non ho mai creduto che fossi realmente in grado di ragionare su qualcosa. >>

<< Come... Razza di stupido ronzino, ripetilo ancora se hai il coraggio! >> sbraitò in risposta Seiya, alzandosi in piedi come a voler menare le mani << Roba da matti, se davvero pensi di avere il diritto di rispondermi in questo modo, allora io... >>

<< Seiya, placa i bollenti spiriti. >> lo ammonì duramente Shiryu, rivolgendo lui una profonda occhiata severa << Ti sembra forse questo il luogo e il momento adatto per mettersi a fare discussioni? >>

Seiya si lasciò cadere nuovamente sulla sedia, incrociando le braccia al petto e mettendo su una sorta di broncio pronunciato.

<< Ha cominciato lui. >> bubbolò a denti stretti, i suoi occhi che di sottecchi fissavano il cavaliere di Unicorno con livore e irritazione.

Jabu storse il naso e si limitò a sostenere quello sguardo con la stessa durezza, mordendosi il labbro inferiore per impedirsi di commentare qualcosa di estremamente sgradevole. Shiryu alzò nuovamente gli occhi al cielo e sospirò profondamente, sempre più esasperato.

<< Oh miei dei. >> commentò a mezza voce, sotto li sguardi divertiti di tutti gli altri Bronze << Vi prego, ditemi che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? >>

Ikki e Shun scoppiarono in una risata fragorosa, alla quale si unì dopo pochi secondi anche Saori, che in quel momento era intenta a servirsi di un'abbondante dose di verdure e salsa di soia; la fanciulla sospirò beatamente, felice di ritrovarsi finalmente circondata da risa, gioia ed allegria, lontana dal dolore e dalle continue sofferenze che la guerra era solita portare.

<< Miei cavalieri, sapeste quanto mi rende felice vedervi così allegri e sorridenti dopo tanto tempo. >> dichiarò dolcemente << Niente più guerre e nemici contro cui dover combattere, nessuna preoccupazione per le sorti dell'umanità o... >>

Fu proprio in quel momento, nel pronunciare quell'ultima frase, che Saori si sentì brutalmente percorsa da un brivido intenso, una sensazione di vuoto e di gelo che l'avvolse interamente, facendola sentire come pietrificata; le posate le caddero di mano e il suo sguardo si perse nel vuoto, quasi a fissare un qualcosa di troppo lontano e irraggiungibile.

Nove teste si voltarono in fretta verso di lei, silenziosamente.

<< Saori, che ti prende? >> domandò preoccupato Seiya, guardandola con espressione visibilmente allarmata << Sei diventata pallida, sembra quasi che tu abbia appena visto un fantasma! Che sta succedendo? >>

<< Milady. >> mormorò ad un tratto Shun, fissando intensamente la fanciulla, e con voce talmente fioca e flebile da risultare a malapena percettibile << Vi prego... Ditemi che non lo avete sentito anche voi. Vi supplico, ditemi che riuscite ancora a percepirlo. >>

Ikki si voltò rapidamente in direzione di Shun, fissandolo con accesa curiosità; Saori, da parte sua, abbassò mestamente lo sguardo e fece segno di no con la testa, mordendosi il labbro inferiore come a volersi trattenere dal pronunciare ad alta voce quell'amara, inesorabile sentenza.

<< Vorrei poter dire che è così, Cavaliere. >> dichiarò questa in tono spento << Credimi, vorrei tanto poterlo fare. >>

Gli occhi di Shun si riempirono di lacrime e il ragazzo dovette mordersi con forza il labbro inferiore, per impedirsi di urlare con tutto il fiato che ancora gli era rimasto in gola.

<< Shun? Shun, che sta succedendo? >> domandò a quel punto Ikki, rivolgendosi a lui con occhi ricolmi di ansia e preoccupazione, quella tipica sensazione che era solito avvertire ogni volta che il dolore si manifestava così chiaramente nello sguardo del fratello << Perché stai piangendo, che cosa ti prende? E poi, che cosa c'entra Milady? >>

Il suo sguardo andò a posarsi immediatamente sulla figura di Saori, ancora con lo sguardo tristemente rivolto a terra.

<< Milady? >> insistette Ikki, irrobustendo prepotentemente il tono della propria voce << Milady, vuole dirmi che cosa sta succedendo? Perché vi siete adombrata così di colpo e perché il vostro improvviso incupimento ha suscitato su mio fratello lo stesso, identico effetto? Che cosa ci sta nascondendo, Milady? Avanti, risponda! >>

<< Saori, ti prego. >> intervenne nuovamente Seiya, sforzandosi di suonare il più tranquillo e rassicurante possibile, così da non far sentire la fanciulla eccessivamente sotto pressione << Vuoi dirci che cosa sta succedendo? >>

Saori sollevò lentamente il capo e guardò tutti i suoi cavalieri uno ad uno, soffermandosi infine sulla figura di Shun, ancora tremante e con le lacrime agli occhi.

<< Si tratta del Cavaliere del Cigno. >> spiegò << Il suo Cosmo si è spento all'improvviso. >>

Nel sentir pronunciare quelle parole, quasi esse avessero risvegliato in lui la consapevolezza di quel che era accaduto, si alzò di scatto e corse fuori dalla sala da pranzo, senza dire una sola parola.

<< Shun! >>

Ikki non indugiò un solo istante e lo seguì rapidamente, lasciando il resto dei cavalieri interdetti e ancora troppo confusi da rendersi pienamente conto di quanto stesse accadendo. Il cavaliere della Fenice riuscì a fermare il fratello appena in tempo, poco prima che questi riuscisse a sparire su per le scale e dentro alla sua stanza, dentro alla quale – certamente – avrebbe finito per seppellirsi per chissà quanto tempo (forse persino per giorni interi).

<< Shun, ti prego... Vieni qui, stammi ad ascoltare! >>

<< Che cosa vuoi, Ikki? >> sbraitò a quel punto Shun, gli occhi talmente appannati dalle lacrime da renderlo quasi incapace di mettere a fuoco l'immagine di suo fratello << Ti prego, almeno per questa volta lasciami in pace! Non hai sentito quello che ha detto Milady? Vuoi forse che sia io stesso a ripetertelo? Davvero avresti l'ardire di infliggermi una simile tortura? >>

Ikki lo guardò confusamente, spiazzato da tanta inaspettata irruenza.

<< Io... Shun, io sto solamente cercando di esserti vicino. >> rilanciò con fare incerto << La notizia di quanto è accaduto a Hyoga è stata a dir poco spiazzante e io voglio semplicemente esserti accanto in un momento così difficile. Non devi prendere le distanze da me, fratello, io so esattamente come ti senti. >>

<< No, invece! >> gli rispose l'altro, a denti stretti << Non puoi sapere come mi sento, Ikki... Tu non ne hai la minima idea. Puoi cercare di starmi vicino – ed io te ne sarò immensamente grato – ma non puoi pretendere di capire come mi sento... Non ne hai il diritto. >>

<< Che cosa? >> se solo Ikki avesse provato ad osservare con maggiore attenzione lo sguardo addolorato di Shun, probabilmente si sarebbe trattenuto dal pronunciare quelle dure e severe parole che seguirono << Sai una cosa, Shun? Forse sei proprio tu a non avere il diritto di prenderti un'esclusiva sulla morte di Hyoga. Tu sei innamorato di lui? Beh, di là in sala da pranzo ci sono altre otto persone che non riescono a mandar giù l'idea di averlo perso per sempre, me compreso. Era nostro amico, Shun. Credi davvero che sia semplice accettare l'idea della sua morte? Pensi forse che il nostro dolore sia inferiore al tuo, oppure che... >>

<< Tu non hai sentito il suo Cosmo spegnersi, Ikki! >> tuonò a quel punto Shun, la voce che si perse interamente fra i singhiozzi e il suo corpo che sembrò quasi afflosciarsi su se stesso, ormai del tutto privo di energie << Non hai avvertito il gelo scorrere nelle tue vene, il vuoto penetrare dentro te e fin dentro la tua anima. Non hai sentito l'energia di Hyoga estinguersi tutto d'un colpo e non sai che cosa significa sentirsi semplicemente persi, senza più alcun senso o direzione in cui andare. Non hai provato niente di tutto questo e nessun altro, a parte me, saprai mai che cosa si prova in un momento simile, per cui ti prego... Ti prego, smettila di dire che sai esattamente come mi sento. >>

Ikki non rispose, rimase semplicemente immobile di fronte a suo fratello e non fu più in grado di proferire una singola parola. Del resto, come avrebbe potuto? Non vi erano argomentazioni che reggessero, nessuna obiezione da porre nella speranza di far ragionare suo fratello o fargli cambiare in qualche modo idea.

Aveva ragione Shun, dopo tutto: non sarebbe mai stato in grado di capire che cosa provava.

O forse sì.

Del resto, sapeva fin troppo bene che cosa significasse perdere una persona cara e anche se nel corso degli anni aveva cercato di mettere da parte quelli orribili ricordi, niente e nessuno sarebbe mai stato in grado di cancellarli del tutto dalla sua mente.

<< Sai, Shun... Forse è come dici tu. >> disse infine il più grande, con un tono di voce insolitamente pacato << Probabilmente non capirò mai come ti senti davvero, ma una cosa è certa: so perfettamente che cosa significa dover dire addio alla persona che si ama. Conosco il dolore e la sofferenza, so come ci si sente all'idea di non poterla mai più rivedere, di non poter più udire il suono della sua voce, specchiarsi dentro ai suoi limpidi occhi... Conosco tutto quanto. Forse non capirò ogni cosa, ma posso assicurarti che riesco a comprendere il tuo stato d'animo meglio di chiunque altro. >>

Shun, a quel punto, riuscì a calmare in buona parte le lacrime e a ritrovare la sua solita tranquillità – per quanto, naturalmente, la situazione lo rendesse possibile; si avvicinò ad Ikki lentamente e poi, senza dargli neanche il tempo di accorgersene, si gettò fra le sue braccia e si strinse a lui in un caloroso abbraccio, ricominciando subito a piangere senza sosta.

<< Perdonami, Niisan. >> singhiozzò il cavaliere di Andromeda, seppellendo il proprio volto del petto del fratello << Non volevo essere così brusco e arrogante, mi dispiace. Non avrei dovuto dirti tutte quelle cose, io... >>

<< Shhh, lo so. >> mormorò gentilmente Ikki, carezzandoli con dolcezza i capelli e la fronte << Lo so, fratellino, non devi spiegarmi niente. Come ti ho già detto, so bene come ti senti. >>

Shun tirò sonoramente su col naso.

<< Ho sentito il suo Cosmo spegnersi, Ikki. >> ripeté con voce rotta e sfiatata << Tutto ad un tratto, ho sentito il vuoto esplodere dentro di me e nella mia anima. E' stato orribile, io... Non riesco ancora a credere che sia accaduto veramente. >>

<< Sai, è proprio questo che non riesco a capire. >> disse poi Ikki, staccandosi leggermente dall'abbraccio di Shun così da convincerlo a guardare dentro ai suoi occhi << Come hai fatto a sentire il suo Cosmo, Shun? Posso capire Milady, ma tu... La Siberia è così lontana! Né io né gli altri cavalieri siamo riusciti a percepirlo, possibile che il Cosmo di Andromeda sia così potente? >>

Shun, a quel punto, si fece leggermente rosso in volto ed incominciò a mordersi energicamente il labbro inferiore, come a voler prendere tempo prima di rispondere.

<< N-non... Non si tratta solo di questo, Ikki. >> disse infine << Indubbiamente il Cosmo di Andromeda è molto potente, ma non è questa la ragione per cui riesco a sentire quello di Hyoga persino a distanza di migliaia di chilometri. O meglio, riuscivo a sentirlo. >>

Ikki lo guardò confusamente: << Spiegati meglio. >>

Shun tirò un lungo sospiro profondo.

<< Ricordi quanto accadde durante la nostra scalata verso il Grande Tempio, vero? Il momento in cui, con il calore del mio Cosmo, risvegliai Hyoga dal suo eterno sonno di ghiaccio? >>

Ikki annuì in silenzio.

<< Qualcosa di veramente incredibile accadde quel giorno: il Cosmo di Andromeda, così forte e potente, si unì a quello ancora troppo debole del Cigno, e non si limitò semplicemente a restituirgli tutto il vigore che aveva perso, no; in quell'istante, i nostri due Cosmi, così apparentemente distaccati e diversi l'uno dall'altro, si unirono in un'unica, immensa fonte di energia. >>

<< Non capisco. >> intervenne dubbiosamente Ikki, sempre più perplesso << Vuoi dire che da quel giorno tu e Hyoga condividete lo stesso Cosmo? >>

Shun scosse energicamente il capo.

<< No, niente affatto. >> rispose << Diciamo più semplicemente che si è creato un legame speciale fra di noi, più forte di quello che ci unisce a qualsiasi altro cavaliere di Athena. Noi riuscivamo a sentirci, Ikki, a qualunque distanza. Non riuscivamo a percepire i nostri pensieri più intimi né a sapere con certezza dove ci trovassimo, ma sapevamo di essere vivi, semplicemente avvertivamo la nostra energia e sentivamo di essere sempre presenti dentro al Cosmo dell'altro. Non è come fra me e te, Niisan, è una cosa ben più complessa e complicata... Non sono neanche del tutto certo di riuscire a spiegarla. >>

Ikki sorrise debolmente e lo guardò con dolcezza, sforzandosi di trasmettere lui tutto l'affetto e la tenerezza che quelle parole avevano appena suscitato.

<< Non devi spiegarmi proprio niente, fratellino. >> replicò morbidamente << In un certo senso, penso di aver capito. Immagino quanto tu debba sentirti addolorato in questo momento, e credo che adesso tu debba solamente... >>

<< Adesso, ho semplicemente bisogno di stare da solo. >> lo freddò immediatamente Shun, abbassando nuovamente lo sguardo e allontanandosi da lui di qualche passo << Per favore, dì a Milady e agli altri cavalieri che preferisco trascorrere il resto della serata in camera e domanda loro scusa da parte mia. >>

Ikki sospirò a sua volta, per poi annuire con fare ormai del tutto rassegnato.

<< D'accordo, Shun, se questo è ciò che desideri io rispetterò le tue volontà. >> dichiarò comprensivo << Sappi solo che, se mai avessi bisogno di qualcuno, potrai sempre contare sul mio supporto, per qualsiasi cosa. >>

Shun abbozzò un sorrisetto di gratitudine e lo guardò con dolcezza, per poi rispondere con voce fioca e vellutata: << Lo so, Niisan, e ti ringrazio. Se mai avessi bisogno di te saprò sempre dove trovarti, solo... Beh, non per stanotte. >>

Detto ciò, il cavaliere di Andromeda si voltò in silenzio e si diresse a passo lento verso la sua stanza, sotto lo sguardo impotente di Ikki che, almeno per questa volta, si era visto costretto ad accettare il fatto che la sua presenza fosse diventata del tutto superflua. La Fenice sospirò profondamente e con abbondante mestizia, poi girò nuovamente i tacchi e si apprestò a fare ritorno in sala da pranzo, dove il resto della compagnia era ancora intenta a sospirare e versare lacrime per la triste sorte del povero Hyoga.

*

<< Mamma! Mamma! Guarda, mamma: Si sta svegliando! >>

Hyoga si ridestò pian piano e provo a guardarsi curiosamente intorno, ancora piuttosto debole e privo delle energie necessarie a risollevarsi completamente; non furono necessari più di pochi istanti per realizzare che si trovava dentro ad una calda e confortevole 'izba* siberiana, con le pareti in legno e il soffitto rivestito di travi, un delizioso profumino di spezie che aleggiava nell'aria e il tepore del camino che lentamente si diffondeva nella stanza.

<< Mamma, mamma! Presto, vieni a vedere. >>

E un ragazzino biondissimo, dai grandi occhi azzurri e la voce fastidiosamente squillante, che saltellava vivacemente sul suo materasso.

<< Mamma! Mam... >>

<< Va bene, va bene... Penso che la mamma abbia capito. >> intervenne ad un tratto Hyoga, cercando di risollevarsi per quanto potesse << Non ritengo necessario che tu continui a saltarmi addosso in questo modo. Non pensi anche tu, piccolo? >>

Il bambino si voltò curiosamente verso di lui e sorrise ampiamente, scivolando lungo il materasso ed accovacciandosi educatamente al bordo del letto, postazione perfetta per osservare il nuovo arrivato con tutta l'attenzione e l'interesse che meritava.

<< Pensavamo che eri morto. >> disse in tono squillante << Papà ti ha trovato svenuto in mezzo alla neve, ha detto che il cuore batteva ancora e che doveva assolutamente portarti in salvo. Ha detto anche che una persona normale sarebbe morta in mezzo a tutto quel freddo, tu però sei riuscito a sopravvivere. Sei una specie di dio, per caso? >>

<< Cosa? >> Hyoga lo guardò confusamente, con aria perplessa << No, io... Certo che no. >>

<< Allora forse sei un angelo. >> insistette il bambino << In camera mia c'è il ritratto di un angelo e ti somiglia moltissimo. Sicuro di non essere il mio angelo custode, venuto a vegliare su di me? >>

<< Ma che cosa... No, assolutamente no! >> esclamò nuovamente Hyoga, mostrandosi sempre più stranito ed esasperato << Che assurdità sono queste, io non sono un angelo... Sono una persona normale, come tutte le altre. >>

Il bambino fece spallucce.

<< Allora sei solo molto fortunato. >> asserì << Il mio papà ti ha salvato la vita, potevi anche morire se non fosse arrivato in tempo e... >>

<< Santo cielo, Dimitri... Per favore, lascialo respirare! >>

Una donna dai lineamenti dolci e materni, due grandi occhi verdi ed espressivi, lunghi capelli castani raccolti in una treccia e tante graziose lentiggini disseminate per tutto il viso, fece il suo ingresso dentro alla stanza, attirando immediatamente su di sé l'attenzione di Hyoga; il ragazzo la fissò curiosamente e senza proferire parola, intimorito e al tempo stesso affascinato da quella presenza.

<< Ti sei ripreso, finalmente! >> esclamò la donna, con voce ilare << Che gran sollievo, eravamo tutti così in pensiero per te... No, aspetta! Non ti alzare, sei ancora troppo debole per simili sforzi. >>

La donna accorse immediatamente in soccorso di Hyoga che, piuttosto inconsciamente, aveva tentato con risultati alquanto scarsi di scendere dal letto e rimettersi in piedi; il ragazzo sembrò non gradire molto quel gesto eccessivamente materno e protettivo, e non poté trattenere una leggera smorfia di disappunto nel momento in cui la sua infermiera gli rimboccò nuovamente le coperte.

<< Così, da bravo. >> lo ammonì dolcemente la donna, rilassando le labbra in un tenero sorriso che riuscì ad addolcire nuovamente il ribelle Hyoga << Non devi essere così precipitoso, ci vorranno ancora un po' di giorni prima che tu riesca a recuperare tutte le tue forze. Probabilmente non te lo ricordi neanche, ma sei rimasto privo di sensi per molto tempo. >>

<< Sì, la mamma ha detto che avevi un grosso bernoccolo sopra la testa. >> aggiunse il piccolo Dimitri, con la sua solita – e decisamente inappropriata, pensò Hyoga – euforia << Per questo ti ha messo quella fasciatura, uguale a quella che già hai sull'occhio. >>

Il ragazzo si portò rapidamente una mano all'occhio sinistro, sfiorando delicatamente con le dita la benda che lo ricopriva.

<< Che cosa è successo, esattamente? >> domandò confuso << Ho la testa così pesante e caotica, io... >>

<< Tu hai avuto una fortuna sfacciata, ragazzo mio! >> la interruppe la donna, a metà fra il severo e il sollevato << E' stato mio marito Boris a trovarti in mezzo alla neve, dopo che la tempesta si era placata: eri completamente pallido in volto, eppure respiravi ed il tuo cuore batteva ancora. Deve essersi certamente trattato di un miracolo, nessun essere umano riuscirebbe mai a sopravvivere a simili temperature per tutte queste ore. >>

<< Secondo me è un angelo, anche se lui dice di no. >> trillò allegramente Dimitri, mettendosi a saltellare sul pavimento << Che bello, mamma, abbiamo ricevuto la visita di un angelo. >>

Hyoga scosse il capo con fare sconsolato e sospirò profondamente, mentre la madre di Dimitri ridacchiava sotto i baffi, con aria divertita.

<< Dimitri, che cosa ti ha detto la mamma riguardo agli ospiti? >> domandò questa, con voce morbida e sguardo autorevole.

Dimitri chinò lievemente il capo e si morse il labbro inferiore, quasi intimidito.

<< Che non bisogna essere invadenti. >> rispose a mezza voce, per poi voltarsi in direzione di Hyoga << Scusami, prometto che non lo farò più. >>

Hyoga non riuscì a trattenere un ampio e grazioso sorriso di tenerezza.

<< Non fa niente. >> rispose << Puoi continuare a chiamarmi angelo, se la cosa ti fa piacere. >>

<< Per il momento, direi che non è proprio il caso di prendersi simili confidenze. >> intervenne la donna, afferrando Dimitri per le spalle e massaggiandole dolcemente << Cerca di essere rispettoso nei confronti del nostro ospite, d'accordo piccoletto? >>

Dimitri annuì solennemente, sfoggiando un ampio sorriso compiaciuto.

Hyoga ridacchiò a sua volta, finalmente un po' più sollevato e tranquillo.

<< Oh, a proposito... Non mi sono ancora presentata, che razza di cafona. >> disse poi la donna, voltandosi cortesemente in direzione di Hyoga e sorridendo ampiamente << Il mio nome è Anja, molto piacere di conoscerti. >>

<< E io sono Dimitri! >> echeggiò prontamente il bambino, mettendosi sull'attenti di fronte a Hyoga.

Anja ridacchiò dolcemente.

<< E questo è Dimitri, come avrai capito. >> ripeté rallegrata << E tu, invece? Qual è il tuo nome, ragazzo? >>

Hyoga, a quel punto, si guardò le mani come in cerca di una risposta e poi sollevò lentamente lo sguardo, i suoi occhi vuoti e smarriti che si ritrovarono a fissare Anja e Dimitri con aria estremamente confusa e spaesata.

<< Beh, io... >> mormorò a mezza voce, gli occhi che iniziarono pian pian a riempirsi di lacrime << ... A dire il vero, io non me lo ricordo. >>







N.d.A:  * La 'Izba (o Isba) è una tipica abitazione rurale russa, generalmente a uno o due piani, interamente costruita di tavole di legno e tronchi d'albero, abitata da contadini (detti muzik)


 

Buonasera a tutti... Direi proprio che, arrivata alla fine di questo capitolo, un po' di note sono doverose.
In primo luogo, mi dispiace per la quintalata di angst: sfortunatamente l'idea di Hyoga che perde la memoria è stato proprio l'input iniziale di questa storia, dunque ero partita praticamente da subito con l'idea che le cose dovessero andare in questo modo. Ovviamente TUTTO tornerà a sistemarsi (io sono assolutamente a favore del lieto fine), ma penso che ci vorrà del tempo.


Non so quanto possa reggere la mia teoria sui cosmi di Hyoga e Shun in connessione: ero sicura che Saori fosse in grado di percepire chiaramente i propri cavalieri, anche da lontano (insomma, è la dea Athena) ma se non ricordo male, non è semplice per un cavaliere capire dove possa trovarsi un suo compagno, specie se così lontano (se non erro, riescono principalmente a riconoscere i nemici e a percepirli quando sono nei dintorni)... In ogni caso, se qualcosa non dovesse quadrare, fatemelo pure sapere e cercherò di risistemare le cose. :)

Mi sono per altro resa conto del fatto che, non volendo, tempo fa avevo pure scritto una one shot che si ricollega perfettamente a questa nuova long, tanto che potrebbe persino sembrare un missing moment: nel caso vi interessase, io ve la linko :)

Ah, un'ultima cosa: per ideare i personaggi di Anja e Dimitri, mi sono ispirata ai personaggi di Anna  e Kristoff (ovviamente da piccolo) di Frozen:     

Vi ringrazio come sempre per l'attenzione e la pazienza, e vi do appuntamento alla prossima settimana. <3


 


 


 

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Little_Lotte