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Autore: Rebecca04    06/06/2015    2 recensioni
[Scritta a quattro mani con MissisMalfoy (dentro trovate scritto _Alexa_ perchè ha fatto richiesta per cambiare nome)]
Merlin giovane universitario è stato costretto da ormai un anno ad abbandonare gli studi per cercare lavoro.
Trovato un annuncio per un lavoro ben remunerato come babysitter si presenterà alla casa dell’ombroso Arthur Pendragon per badare alla piccola Morgana.
Nessuno dei tre potrà immaginare quanto la loro vita cambierà da questo incontro.
(Revisione in corso)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutti! 
Preciso che questa storia è scritta a quattro mani con _Alexa_.
Speriamo vi piaccia e iniziamo col primo capitolo.



Un amore di babysitter


Non si sgattaiola in casa d'altri!
Merlin si fermò davanti all’enorme cancello in ferro battuto; stava per suonare il citofono ma il cancello si aprì da sé: forse l’avevano visto da qualche telecamera.
Camminò fino all’immensa porta bianca, quando una delle tante babysitter spaventapasseri uscì storcendo il naso, mentre un ragazzo biondo sospirava.
Arthur squadrò il moretto. - Lo sai che significa violazione di proprietà privata? - Alzò un sopracciglio contrariato.
- No, ma io… Il cancello si è aperto e pensavo di essere stato visto! - rispose Merlin farfugliando, mentre mimava ciò che era successo.
Il biondo continuò a fissarlo per qualche secondo. - Comunque non compriamo nulla, quindi puoi andartene. - Chiuse la porta senza aspettare che Merlin replicasse.
Il moro suonò il campanello fino a quando non sentì il biondo riavvicinarsi alla porta.
Arthur aprì, una vena pulsante sul suo collo non faceva presagire niente di buono.
- Sono qui per il posto da babysitter! - urlò Merlin, stampandogli il giornale con l’annuncio in faccia prima che l’altro potesse parlare.
- Non mi sembri adeguato. - Lo osservò di nuovo l’altro, spostando il giornale.
- Ciao! - Una vocina spuntò dal basso, appartenente a una bambina con degli immensi occhioni verdi, che sorrideva al nuovo arrivato.
- Ciao. - Merlin si abbassò a salutarla, sorridendole.
- Vieni con me, giochiamo alle bambole! - La piccola lo afferrò con la manina, iniziando a correre per il corridoio.
Merlin quasi centrò due mobili e inciampò in un tappeto, mentre Arthur li seguiva con grosse falcate.
Arrivarono nel grande salotto della casa e Merlin rimase a bocca aperta notando come il tutto era davvero armonioso.
Il moro era entrato da una porta ad arco, rinforzata in legno lucido e pulito. La stanza si presentava rettangolare e il lato destro era aperto, mostrando l’enorme cucina di cui era munita quell’ubicazione.
Davanti a lui vi erano delle enormi finestre a vetri che mostravano un maestoso giardino con qualche giochino e una piscina al centro. Il tutto era coperto da una parete di bambù, completamente rivestita di profumato gelsomino bianco e dell’edera ben curata.
- Guarda le mie bambole!
Merlin venne tirato dalla piccola sul tappeto rosso circolare che vi era al centro della stanza. Su di esso, oltre una casa rosa con tetto blu, vi era posizionato un grazioso tavolino basso con le gambe in legno dorato e la piattaforma in marmo bianco.
- Tu farai Ken! - disse la piccina con un enorme sorriso.
Il ragazzo sorrise alla bambina, sedendosi sul tappeto per poi prendere la bambola in mano.
La bambina a cui avrebbe fatto da balia, se fosse stato assunto, era molto graziosa e dava l’idea di essere anche molto dolce. Era vestita di un abito lungo con la gonnella a grinze rosa, con cuciti sopra dei fiori, sembravano rose, forse margherite, ma Merlin non ci si soffermò più di tanto. I lunghi capelli neri finivano in dolci e leggeri boccoli, che le arrivavano sulla schiena e facevano da splendido contorno al visino bianco. Un piccolo nasino era appoggiato sotto due enormi occhi, che erano fin troppo magnetici per appartenere ad una femmina di quell’età.
- Ciao. - Cominciò Merlin avvicinando il pupazzo alla bambola che la bambina teneva in mano.
- Io sono Ken!
La piccola rise, prendendo in mano la bambola che aveva precedentemente dato a Merlin.
- Gli metto la giacca! - Si alzò dal tappeto facendo il giro della stanza.
Seguendo la figura della bambina, Merlin notò che un bel divano ad isola, bianco, dava le spalle a un lungo tavolo di legno su cui potevano sedere dalle otto alle dodici persone, con sobrie e rifinite sedie intorno. Il salotto era una stanza sobria ma accogliente, vissuta ma pulita, lussuosa ma adatta a tutti.
- Trovata! - Merlin si girò, attraversando la stanza con lo sguardo, cercando la piccola.
Prima di posare gli occhi sulla cucina, intravide il ragazzo biondo che l’aveva fatto entrare appoggiato all’arco della porta della sala. Indossava una camicia bianca ed una lunga cravatta nera, come i pantaloni, l’aura che emanava non era di certo amichevole.
Un brivido percorse la schiena di Merlin, facendo tremare ogni singola vertebra. Quel ragazzo, ci avrebbe scommesso, lo avrebbe sbattuto fuori a calci se avesse potuto.
Prima che la ragazzina lo raggiungesse, Merlin diede un rapido sguardo all’enorme cucina che aveva intravisto mentre entrava in salone.
La cucina ed il salotto erano aperti l’uno verso l’altro e ciò rendeva facili gli spostamenti da una stanza all’altra.
- Così non sente freddo. - La piccola infilò la giacca al bambolotto per poi rialzarsi. - Vado a prendere anche i costumi così li facciamo andare in spiaggia! – Lasciò la bambola nelle mani di Merlin, allontanandosi verso il corridoio.
- Hai sete? - Si sforzò di dire l’altro, cercando di essere educato.
Merlin scosse la testa rapidamente, tenendo le labbra serrate mentre cercava di togliersi la tracolla. La aprì rapidamente, afferrando alcuni fogli. - Il mio curriculum. - Alzò il braccio, allungando i fogli verso il biondo.
L’altro avanzò quasi a fatica strappandoglieli di mano, iniziando subito a leggere. - Merlin Emrys. - Rialzò lo sguardo per osservarlo.
Morgana ritornò trotterellando impugnando i vestiti e Merlin riafferrò la sua bambola.
- Allora signorina dove andiamo di bello oggi? - Mosse la bambola verso quella di Morgana.
- Oggi c’è il sole! Quindi andiamo alla spiaggia! - Gli occhi della bambina si illuminarono e subito si spostò andando verso un contenitore in plastica vicino al mobile della tv.
Lo prese per una maniglia tirandolo con tutta la forza che aveva, per avvicinarlo al tappeto.
Gli occhi del biondo sussultarono vedendo in pericolo il prezioso parquet.
- Aspetta non fare così. - Merlin si affiancò a lei, togliendo il coperchio al contenitore. - Che vuoi prendere?
- La macchina, dobbiamo andare in spiaggia!
- Ok. - Merlin le sorrise andando a rovistare tra i giocattoli, di certo non si poteva dire che non ne avesse. Gli finirono in mano il cavallo di Barbie, la bicicletta di Barbie e persino l’acquascooter di Barbie ma la macchina proprio non voleva saltar fuori.
- Trovata??
- No. - Merlin sospirò sconsolato. - Sicura sia qui?
Morgana si portò un dito sulle labbra, arricciandole leggermente, mentre stringeva gli occhietti come a concentrarsi solo su quel pensiero.
- Forse l’ho lasciata su! - Corse via di nuovo tenendo la sua bambola stretta in mano.
- Vedo che hai delle referenze, dovrò verificarle… - Arthur si umettò le dita con la lingua per voltar pagina.
Merlin lo guardò stranito, voleva davvero dargli una possibilità per quel lavoro??
- È tanto che non vedo mia sorella giocare così felice con qualcuno - aggiunse il biondo, ritornando a leggere.
- L’ho trovata! L’ho trovata! - Si sentì una voce dalle scale.
Il moro si alzò andando incontro alla voce: Morgana barcollava sulle scale con in una mano la bambola e nell’altra la macchina.
- Non si fa così - disse serio il moro fissandola.
La piccola si arrestò titubante.
Merlin imboccò le scale prendendo la macchina dalla mano della piccina. - Devi sempre tenerti al corrimano o rischi di cadere e farti male. - Le appoggiò la mano sulla ringhiera delle scale. - Così, vedi?
Morgana annuì con gli occhietti tremolanti.
Il moro pensò che stesse per piangere, cosa che avrebbe permesso al fratello di gettarlo in mezzo al vialetto di casa senza neanche un ripensamento.
Le sistemò l’orlo del vestitino ricoperto di fiorellini guardandola dolcemente. - Torniamo in salotto prima che la spiaggia chiuda. - Aspettò che la piccina gli passasse davanti per starle dietro, scortandola.
Arthur li aveva osservati dal corridoio e arruffò i capelli a Morgana mentre rientrava in salotto guadagnandosi una linguaccia.
Quando Merlin cercò di attraversare la porta il biondo allungò un braccio bloccandogli il passaggio, poi si spostò andando ad aprire un cassetto del mobile, uno dei due che prima Merlin aveva quasi centrato. Afferrò un blocco di fogli riportando lo sguardo sul moro.  - Vieni con me.
Entrò in salotto per spostare la porta scorrevole che dava sulla cucina.
- Morgana puoi prestarmi un attimo il tuo nuovo compagno di giochi? - chiese, quasi supplichevole.
A Merlin fu subito chiaro quale dei due fratelli portasse i pantaloni.
- Però fa alla svelta che se no la spiaggia chiude!
Arthur entrò in cucina seguito da Merlin, che lasciò la porta leggermente scostata, per tenere d’occhio la bambina.
Il biondo appoggiò un primo blocco sul tavolo. - Il contratto, leggilo bene e se non capisci qualcosa dimmelo.
Merlin alzò un sopracciglio, era giovane, non stupido.
L’altro continuò ignorando l’irritazione del futuro babysitter. - Questa invece è la tabella della settimana, i miei turni, le commissioni da fare, gli impegni di Morgana… Tutto insomma. Affronterai una settimana di prova, dopo di che deciderò se assumerti o no.
Ah, quindi la streghetta si chiama Morgana.
Merlin afferrò i plichi. - Non se ne pentirà signor..?
- Arthur, Arthur Pendragon. E dammi pure del tu, siamo quasi coetanei.
Il moro sorrise.
- Adesso, allora, giochiamo? - Morgana era appoggiata alla porta con un musetto così tenero da far venir voglia di mangiarla.
Merlin si avvicinò chinandosi. - Io dovrei tornare a casa a prendere le mie cose, signorina Morgana.
La piccina arrossì. - Puoi chiamarmi Morghi - balbettò. - Tu come ti chiami?
- Merlin. - Le aggiustò la molletta che Arthur le aveva spostato.
-  Puoi andare Merlin, però quando torni facciamo un falò vicino al mare!
Merlin annuì rialzandosi, seguendo poi Arthur che lo scortò fino all’ingresso.
 

 
Merlin suonò al citofono qualche ora più tardi.
- Chi è? - Una vocina lo fece sorridere.
- Sono io, Morghi.
- Merlin sei tornato! - La piccola aprì il cancello e Merlin imboccò il vialetto con le valigie.
Arrivò velocemente all’ingresso, dove la bambina lo stava aspettando sorridente davanti alla porta.
- Vieni, vieni. Arthur sta preparando la cena. - Sparì di nuovo correndo.
Merlin chiuse la porta dietro di sé e appoggiò le valigie all’ingresso per poi tornare in cucina.
- Sono tornato, Arthur.
Il biondo era al lavello, intento a pelare le patate o, come la vedeva Merlin, intento a grattugiarsi le dita.
- Così ti taglierai - commentò il neo assunto.
Il biondo si voltò adirato, brandendo una patata come arma.
- Cioè… Posso pelarle io. - Si accostò ad Arthur, esaminando gli utensili, mentre l’altro si spostava, sollevato di essersi liberato da quella tortura.
Merlin si lavò le mani e iniziò a pelare le patate una dopo l’altra come un fulmine. - Come volevi farle?
- Al forno - replicò Arthur.
- Ci vuole un’ora perché cuociano e sono già le sei e mezza, sei sicuro?
Arthur guardò l’orologio perplesso, aveva iniziato a pelarle alle sei e questo significava che in trenta minuti  era riuscito a pelarne solo tre e pure piccole.
- A me piacciono fritte. - Morgana tirò i pantaloni a Merlin.
- Sentiamo cosa dice tuo fratello.
La piccola mise il muso. - Quella strega che c’era prima mi dava sempre verdure. Ho voglia di qualcosa di buono.
- Le verdure fanno bene Morghi.
- Se me le dai anche tu non mi piaci più - replicò Morghi e ad Arthur scappò un sorriso.
Merlin si chiese fra sé e sé quale dei due fratelli fosse più immaturo, ma la risposta era evidente.
Merlin guardò Arthur. - Fritte?
L’altro annuì, preparando l’occorrente per apparecchiare.
- Morghi vai di là che ora dobbiamo friggere e l’olio bollente è pericoloso.
- Ok! - La piccina sfoderò il suo miglior sorriso per poi andare in salotto.
- Morgana va alla materna, giusto?
- Si, la prossima settimana inizierà il penultimo anno.
- Quattro anni quindi?
- Si ne compirà cinque ad ottobre.
- Bene, bene. - Merlin sorrise, andando ad aprire ogni mobiletto finché non trovò l’olio e le padelle. Mise a bollire l’olio e aprì le finestre.
Arthur nel frattempo aveva apparecchiato, anche decentemente, analizzò Merlin.
- Ho lasciato le valigie all’ingresso.
- Dopo cena ti farò vedere la tua camera.
- Grazie. - Il moro aprì il frigorifero. - Bistecche con le patatine? - Ne afferrò una confezione facendola vedere ad Arthur.
- Va bene.
Non è certo di molte parole.
- Dovresti cambiarti, rischi di sporcare la camicia e la cravatta.
Chi è che indossa la cravatta in casa??
- Sto bene così.
- Ok… - Merlin iniziò a cuocere le bistecche. - Che lavoro fai?
- Manager, azienda di famiglia.
Se sono soli vuol dire che i genitori non ci sono più, sarà meglio cambiare discorso.
- Ho verificato le tue referenze. - Iniziò Arthur. - Sembra ti adorassero tutti.
Merlin sorrise. - Non te lo aspettavi?
Quella frase gli sfuggì dalla bocca e subito Arthur lo guardò male.
- Scusa. - Girò le bistecche cucendosi la bocca.
Il biondo afferrò il tagliere in legno e un coltello iniziando a tagliare le patate.
Merlin si avvicinò, per qualche motivo Arthur le stava tagliando a triangolo invece che a bastoncino.
- Che c’è? - Il biondo lo fissò, notando gli occhi dell’altro su di sé.
- Niente. - Scosse la testa. - Più piccole o non verranno bene - aggiunse, guadagnandosi un’occhiataccia.
Il biondo era così concentrato nel guardare male Merlin che invece della patata finì per colpirsi il dito.
- Ahio - esclamò scocciato, portandosi il dito alla bocca.
Il babysitter lo fissò preoccupato. - Bisogna disinfettare. Dov’è l’alcool?
- In bagno, dopo le scale, ultima porta sulla sinistra.
Merlin si avviò imboccando il corridoio, entrando poi nel bagno, cercando d’istinto nella specchiera, per poi ritornare veloce in cucina con alcool, cotone e cerotti.
- È un taglietto, non sto morendo. - Il biondo guardò l’altro seccato.
Merlin lo ignorò allungando la mano verso di lui. - Il dito - disse severo.
Arthur gli porse la mano, un attimo in soggezione: Merlin la faccia severa sapeva proprio farla bene.
Il babysitter bagnò il cotone e lo passò sul taglio. Pulì bene, per poi prendere una cerotto e avvolgerglielo al dito.
- Ecco fatto. - Sorrise, mentre Arthur se ne restava muto.
- No, no. - Morgana aveva la brutta abitudine di apparire e scomparire nel nulla. - Devi dargli il bacino della bua se no non guarisce.
Merlin voleva replicare ma Morgana aggiunse quella frase.
- La mia mamma me lo dava sempre. - Gli occhioni verdi brilluccicarono.
Il moro si fece coraggio e posò le labbra sulla ferita dell’altro, mentre il biondo diventava color pomodoro.
- Ecco fatto signorina e ora fila in salotto prima che ti cucini! - Merlin fece per acchiapparla ma quella scappò in salotto divertita.
Arthur si aggiustò la cravatta fingendo disinteresse e si ritirò su una delle sedie, mentre Merlin finiva di tagliare le patate, non volendo sperperare altri bacetti per le bue, buttandole finalmente a friggere.
Alle sette erano tutti e tre a tavola; Merlin si sedette vicino a Morgana iniziando a tagliarle la bistecca.
- E le patatine? - disse lei, con la forchetta già pronta.
- Prima la ciccia. - Merlin le si avvicinò per infilarle il tovagliolo al collo.
- Sono grande per il bavaglino! - La piccina iniziò a mangiare la bistecca, impedendo al moro di sistemare il tovagliolo.
Non c’è dubbio, coi bambini ci sa fare… Anche se le signore che ho sentito hanno parlato di una certa goffaggine nelle faccende domestiche. Staremo a vedere.
Arthur si era incantato a guardare Merlin mentre pensava.
- Devo tagliare anche la tua? - chiese innocentemente l’altro.
Arthur scosse la testa scorbutico mentre Merlin sorrideva.
- Che forma strana queste patatine. - Morgana le osservò stranita, mentre il babysitter gliele aggiungeva nel piatto.
- L’importante è che siano buone - sbottò Arthur indispettito.
Morgana fece una smorfia ma poi mangiò. - Tutto buono Merlin. - Gli sorrise. - Posso andare a vedere i cartoni? - Guardò il fratello.
Arthur annuì e Morgana andò a sedersi sul divano in salotto, accendendo il mega schermo.
- È adorabile - commentò Merlin, mentre iniziava a sparecchiare.
- È la prima volta che non fa la peste da quando ho iniziato ad assumere babysitter.
- Davvero?
- Si, si. Oggi pomeriggio quando sei sgattaiolato nel cortile se ne stava andando l’ultima.
- Io non stavo sgattaiolando, ti ho spiegato cos’è successo…
- Si, certo Emrys. - Ghignò.
Sei peggio di tua sorella di quattro anni, Pendragon.
Merlin si infilò i guanti e iniziò a lavare i piatti, schizzandogli contro qualche goccia d’acqua.
Arthur osservò le macchie di bagnato sulla manica della camicia evidentemente disturbato. - Me l’hanno riferito che sei imbranato.
Merlin si morse il labbro per non rispondere, quel lavoro era ben pagato e a lui serviva.
- Hai letto il contratto?
- Ho iniziato, sul bus.
- Bus?
- Sì, non ho la macchina.
- Ma sai guidare?? - Arthur lo guardò scettico.
- Certo! - Merlin mise tutto ad asciugare sullo scolapiatti seccato. - Qui ho finito!
- Ti faccio vedere la tua camera allora.
Ritornarono all’ingresso e Merlin recuperò le valigie guardando la rampa di scale con timore.
- Ti do una mano. - Mammoletta. 
Pensò il biondo, mentre salivano.
La prima cosa che il moro notò fu il fatto che il legno non era scivoloso, ma comunque pulito. Chiunque avesse costruito quella casa, aveva sicuramente pensato di mettere un materiale adatto se ci fossero stati bambini, così non sarebbero scivolati sulle scale. Il corrimano non era alto, ma neanche troppo basso, tantoché Morgana ci arrivava benissimo alzando un poco il braccio.
Le scale avevano il classico colore marrone che si adattava bene al parquet a terra.
In cima a esse vi era un mobiletto alto quanto Morgana, con il legno ben rifinito che mostrava bellissimi rilievi sul cassetto e sullo sportello. Poggiato su di esse vi era un telefono, una rubrica che sicuramente non era stata riposta e una lampada sobria, che si accendeva pigiando un bottoncino. 
Arthur girò all’interno del corridoio, mentre Merlin si voltava verso una seconda scalinata sulla sinistra, interrogandosi su dove essa potesse portare.
- Di qua.  - Arthur lo richiamò, sentendo i passi del moro fermarsi.
Entrò in una stanza in fondo al corridoio, subito dopo due altre stanze sulla sinistra.
Merlin si avviò, ruotando la testa per vedere meglio cosa c’era intorno a lui: sulla destra vi erano solo due porte chiuse, mentre sulla sinistra intravide la camera di Morgana, quello che forse poteva essere un bagno, in quanto la porta socchiusa non dava a vedere molto ma solo mattonelle, e successivamente la sua camera. A dar luce al corridoio, in fondo, si incastrava nel muro una finestra.
- Merlin, ci sei? - Arthur lo richiamò ancora dall’interno della camera ed il moro si affrettò.
- Eccomi!
Quando entrò nella stanza, la prima cosa che pensò fu che essa era più grande dell’appartamento dove lui e la madre vivevano.
Arthur appoggiò la valigia ai piedi del letto. - Ti lascio sistemare le tue cose, se hai bisogno del bagno è la stanza prima di questa.
- Ok, grazie.
Arthur chiuse la porta dietro di sé mentre Merlin iniziava a disfare i bagagli.
Riuscì a far entrare comodamente il contenuto delle valigie nell’armadio e nella scarpiera presenti nella camera, lasciando libera la cassapanca presente nella stanza.
Si accostò un attimo alla finestra, ricordandosi di non aver chiamato la madre all’ospedale.
Prese rapido il telefono, ma ormai erano le otto e a quell’ora la madre aveva già spento il cellulare per non essere bacchettata dalle infermiere del turno serale. Sospirò, un filo preoccupato; la madre si era ammalata un anno prima e Merlin per mantenerne le cure aveva lasciato la facoltà di medicina, iniziando a lavorare come babysitter. Fortunatamente i bambini gli piacevano.
- Merlin! Vieni a fare il falò??
Merlin si svegliò dai suoi pensieri, sentendo la voce della bambina dalle scale. Rinfilò il cellulare in tasca e si appuntò mentalmente di chiamare subito la madre il giorno dopo.
- Arrivo Morghi. - Uscì imboccando le scale, prestando molta attenzione nell’afferrare saldamente il corrimano.
La piccina lo squadrò incrociando le braccia.
- Lo so sai, che volevi sgridarmi perché scendevo senza tenermi stretto. - Si inchinò, facendo combaciare i loro occhi.
Morgana voltò il viso imbronciata. - Tu avrai il costume più brutto al falò. - Lo guardò con la coda dell’occhio.
- No, il costume più brutto no Morghi. - Sbatté le palpebre per ammagliarla.
- Si si! - Morgana ritornò in salotto mentre Merlin la seguiva, scorgendo Arthur seduto sul divano, intento ad ascoltare l’andamento della Borsa del giorno.
Il biondo osservò i due sedersi sul tappeto e riprendere le bambole e sospirò, capendo che gli attimi di pace erano finiti.
Merlin non era di certo come le tante babysitter che se ne erano andate: nessuna di loro si era mai fermata a giocare con Morgana o assecondarla, si erano solo occupate di tenerla d’occhio tra una faccenda e l’altra, senza mai curarsi realmente di lei.
Il moretto non sembrava essere così e la prima ad averlo capito era stata la piccina, che già sperava che non se ne andasse mai.
I due continuarono a giocare e Arthur spostò lentamente la sua attenzione dalla tv a loro, rimanendo a osservarli; vedere la sorella felice gli riempiva il cuore.
Morgana sbadigliò stropicciandosi gli occhietti circa un’ora dopo.
- È ora della nanna signorina. - Merlin guardò l’orologio su una delle mensole. - Sono le dieci.
- Ma non ho sonno e domani non deve andare a scuola.
- A nanna subito o non ti racconto la fiaba della buonanotte.
Morgana aprì gli occhi più che poté. - Mi racconti una fiaba?? Davvero??
- Certo. - Merlin le sorrise.
Morgana lo corse ad abbracciare guardando poi il fratello. - Lui non lo devi mandar via!
Arthur increspò le labbra, mentre la piccina si rigirava poi verso Merlin.
- Vado a mettermi il pigiama e sono pronta! - Corse di nuovo via.
- Vado a metterla a letto poi rimango su anche io. - Il moro si alzò guardando Arthur.
- Notte - borbottò il biondo.
Merlin ritornò in corridoio e prima di imboccare le scale sospirò, avrebbe dovuto pensare a qualcosa per far addolcire il fratello maggiore. 

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Inizio 'secco', lo so, ma appena i due inizieranno a conoscersi ne vedrete delle belle.
Se vi va lasciate un commento :)
A presto! 
  
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