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Autore: _IcePotter    06/06/2015    7 recensioni
Kendall Schmidt e Logan Henderson si detestano praticamente da sempre. Il migliore amico di Kendall, ovvero James e il migliore amico di Logan, Carlos, sono invece follemente innamorati l'uno dell'altro. Cosa succede se ti allei con il tuo peggior nemico per far mettere insieme una coppia che scoppia?
***
E, alla veneranda età di diciassette anni le sue certezze si contavano sulle dita di una mano. [...] La seconda certezza era che le ragazze fossero un universo oscuro e misterioso dalla quale era meglio tenersi a distanza il più possibile, non importava quanto potessero apparire appetibili. La terza, si era detto mentre imboccavano un corridoio lungo e stretto e il suo migliore amico andava a sbattere contro una figura alta e slanciata arrossendo all’inverosimile, era che Carlos Pena era ridicolmente e follemente innamorato di James Maslow, che altrettanto ridicolmente e follemente ricambiava i suoi sentimenti. E l’ultima, ma non meno importante aveva riflettuto infine mentre dava una mano a Carlos per rialzarsi mentre una familiare figura bionda faceva lo stesso con James, era che odiava Kendall Schmidt con ogni fibra del suo essere.
***
[Kogan, Slash][Accenni Jarlos][Long-fic a capitoli][Fluff a mai finire]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Carlos, James, Kendall, Logan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Risks
Il quattro di gennaio Logan aveva la stessa voglia di uscire di quando la mattina del primo giorno dell’anno si era svegliato con la consapevolezza di aver baciato Kendall a Capodanno. E con la consapevolezza di non ricordarsi assolutamente nient’altro. Si era rigirato per interminabili minuti tra le coperte, nella vana speranza di riprendere sonno, ma alla fine si era dovuto rassegnare all’idea di alzarsi per andare a fare colazione. Mentre addentava con gusto il suo cornetto alla marmellata di ciliegie –la sua preferita- il cellulare aveva vibrato nella tasca della felpa che usava per dormire.
Henderson, senti: mi taglierei un braccio piuttosto che parlarti di mia spontanea volontà dopo quello che hai fatto l’altro giorno, ma una volta arrivati a questo punto la trovo una cosa abbastanza inevitabile- Volevo soltanto dirti che mi piacerebbe organizzare una cena a Carlos e James, adesso che si sono finalmente riappacificati e beh, loro vogliono che ci sia anche tu. Io allora gli ho detto che la cena era annullata, ma poi ci ho ripensato. Loro non se lo meritano quindi, cosa ne dici di venire al Bel Grissino oggi alle otto? A loro farebbe davvero tanto piacere, io cercherò di adeguarmi.
Xx Schmidt
Lo stomaco di Logan si era accartocciato in un nodo stretto, che gli aveva quasi fatto sputare l’ultimo pezzo di cornetto che stava ancora masticando. Stranamente la marmellata aveva iniziato a dargli un senso di nausea, quindi aveva scostato il piatto e fatto un cenno a sua sorella, prima di correre le scale e buttarsi di peso sul letto della sua stanza. Okay, Kendall era ancora arrabbiato con lui. Poteva sopportarlo. Insomma, non ricordava nulla di quella notte, per quello che ne sapeva magari aveva cercato di infilargli le mani nelle mutande. Uhm, no, dai una cosa del genere l’avrebbe ricordata. Forse, sì. Non era ubriaco fino a quel punto, giusto? Giusto? Si era passato una mano sul viso, sbuffando e prevedendo un colossale mal di testa in arrivo. Avrebbe davvero voluto ricordarsi qualcosa, ma più si sforzava di pensarci e più nella sua mente si apriva un enorme buco nero. Possibile che avesse rimosso tutto? Aveva preso nuovamente in mano il cellulare, pensando brevemente a cosa poteva rispondere. Non voleva apparire incazzato, anche se in realtà lo era, ma con se stesso.
Tranquillo, ci sarò sicuramente, anche perché se mi azzardo a mancare uno di voi tre viene a casa a cercarmi.
Xx
Al moro non era mai sembrato di capire il concetto di mettersi nei guai da soli, fino a quel momento. Perché, decisamente, decidere di passare una serata con la coppietta e con Kendall era decisamente un’idea da idioti. Era un po’ l’equivalente di buttarsi dal quinto piano del palazzo enorme e grigio dove abitava. Il suicidio in fin dei conti risultava una valida alternativa a quella cena. Arrivato a quel punto comunque, non poteva tirarsi indietro oppure uno dei tre sarebbe davvero venuto ad ucciderlo.
Era inevitabilmente ed irrimediabilmente fregato: meraviglioso.
***
Alle sette e quarantacinque si trovava già all’entrata del locale e non faceva altro che guardare nervosamente l’orologio. Di tanto in tanto si aggiustava il colletto della camicia che la madre l’avevo costretto ad indossare non appena aveva saputo dove sarebbe dovuto andare quella sera. Alle sette e cinquantadue, quando stava valutando l’idea di chiamare James per mandarlo al diavolo, lui e Carlos erano comparsi nella macchina del più alto ed erano scesi sorridendo.
-Sei venuto!- aveva esclamato il latino, sorridendo. Di riflesso anche Logan aveva sorriso, mentre James si dileguava con la scusa di dover entrare a confermare la loro prenotazione. Bene, era il momento del giudizio. Doveva chiarire le cose con Carlos, non aveva alternative. Aveva spostato il peso da un piede all’altro per attimi interminabili, poi aveva lasciato libero sfogo a quelle parole che da tempo premevano per uscire fuori dalle sue labbra.
-Mi dispiace!- avevano esclamato nello stesso momento. Si erano guardati sbattendo le ciglia, lievemente increduli. Logan aveva ricordato che si trattava pur sempre del ragazzo con il quale era cresciuto, che era praticamente ovvio che pensavano entrambi la stessa cosa, perché era come se uno facesse parte dell’altro. Ecco cosa gli era mancato. Non aver bisogno di parlare per essere compreso, ridere per le più grande cavolate e darsi una mano a vicenda nel momento del bisogno. Contemporaneamente, per la seconda volta nel giro di una manciata di minuti, si erano guardati ed erano scoppiati a ridere. Dopo un paio di minuti, tra uno spasmo a causa delle risate e l’altro, si erano saltati addosso per abbracciarsi. Carlos sapeva di pulito e di casa. Era una sensazione strana, ma con il tempo quell’odore era un po’ diventato il suo e la cosa non gli dispiaceva affatto. Gli era mancato tutto quello, gli era mancato il suo migliore amico, più di quanto non avesse pensato in un primo momento. Si erano sorrisi, mentre si erano staccati. Il moro aveva capito subito che non era tutto finito, che dovevano ancora parlare un po’.
-Non dovevo essere così idiota da allontanarmi così, senza una spiegazione. Avevo semplicemente paura che potessi rimpiazzarmi e non sarei riuscito a sopportarlo. Perdonami- aveva esalato, mantenendo lo sguardo basso.
-No, sono io che non avrei dovuto permetterti di allontanarti senza una spiegazione. Avrei dovuto spiegarti e farti capire che tu sei sempre il mio migliore amico, il Logie- bear che niente e nessuno potrà mai sostituire. Chiaro?- gli aveva chiesto, stringendo appena le mani sulle braccia dell’altro, che per tutta risposta aveva annuito vigorosamente.
-Mi sei mancato!- gli aveva detto con sincerità. Gli sembrava di essersi tolto un enorme macigno che gli gravava sullo stomaco e in quel momento si sentiva leggero come non gli capitava da diverso tempo. Si erano abbracciati nuovamente, mentre Carlos soffocava un “Anche tu” sulla sua spalla e lui sorrideva beato. Non era strano questo tipo di contatto fisico, non per loro.
Presi com’erano dal loro momento non si erano resi conto che, alle loro spalle, c’era James che li guardava con un grosso sorriso dipinto sulle labbra.
***
La cena era iniziata e proseguita con tranquillità. Kendall si era presentato con diversi minuti di ritardo, a bordo della sua moto e con una strana area da ragazzaccio che lo faceva apparire stranamente eccitante agli occhi del moro. Diamine, non era proprio il momento di fare certi pensieri. Dal canto suo, il biondo aveva fatto del suo meglio per ignorarlo e se proprio doveva parlargli teneva gli occhi fissi sul suo piatto o sul suo bicchiere. Logan per impedirsi di esplodere aveva ripetuto a memoria la canzone “America” dal musical West Hide Story, il suo preferito, nella vana speranza di calmarsi. In quel momento non vedeva l’ora che finesse tutto, in modo che lui avesse finalmente la possibilità di rintanarsi sotto le coperte e possibilmente di non uscirne mai più. Facile, veloce, indolore. A quanto pareva però, il destino, il Karma, Dio, il fato o chi per lui, quel giorno aveva piani diversi per lui. Infatti, quando stava già iniziando a guastare l’idea del tepore del suo lettuccio, Kendall si era alzato rivolgendogli un’occhiata truce e al contempo nervosa. E ora cosa caspio gli prendeva? I tre ragazzi avevano voltato in sincronia lo sguardo verso di lui, che continuava a mordicchiarsi il labbro con apprensione.
-Logan, possiamo parlare?- aveva chiesto dopo qualche minuto. Ormai anche gli altri presenti si stavano voltando in maniera un po’ indiscreta a guardare la scena. A quelle parole la forchetta che il moro aveva in mano era caduta direttamente sul suo piatto, producendo un rumore sordo. Il ragazzo aveva guardato l’altro chiedendosi per caso se non lo stesse prendendo in giro –perché, davvero, cosa avrebbe avuto da dirgli dopo che lo aveva praticamente ignorato da due ore a quella parte e dopo che una decina di giorni prima gli aveva urlato contro le peggiori cose?- Quando aveva visto che il biondo sembrava serio come poche volte prima di quel momento lo aveva visto, aveva battuto le ciglia, non provando neppure a nascondere la sua sorpresa. Dopo qualche secondo di silenzio carico di tensione, aveva annuito, ancora troppo stranito per riuscire a formulare una frase coerente o che non fosse totalmente priva di senso logico. Kendall si era messo le mani in tasca e sembrava aver iniziato a pentirsi delle sue parole, mentre James e Carlos non facevano che spostare lo sguardo alternativamente tra i due, come se stessero guardando un film particolarmente intrigante e non volessero perdersi neppure un istante. Alla fine Logan, stanco di tutti quegli sguardi, si era alzato quasi di scatto e aveva iniziato a dirigersi verso l’uscita del locale dimenticando perfino di prendere il giubbotto e facendo segno all’altro di seguirlo. Il biondino l’aveva seguito quasi immediatamente. I due ragazzi rimasti nel locale si era guardati allibiti, mentre gli sguardi sgomenti delle persone presenti nel locale tornavano a concentrarsi sulle loro cene.
Avrebbero dovuto preoccuparsi del fatto che i loro due migliori amici decidessero di uccidersi nel parcheggio di un locale in pieno centro?
***
 
L’aria gelida gli sferzava il volto e in quel momento l’unico desiderio di Logan era quello di trovarsi il più lontano possibile da lì. Non gli importava dove, bastava che fosse un universo parallelo nel quale non aveva una cotta impossibile per Kendall, che in quel momento era di fronte a lui e lo guardava con aria truce. Vista da fuori sarebbe sembrata una semplice lite tra fidanzati, invece il moro sapeva che le cose andavano ben oltre. Intanto, loro due non erano fidanzati e probabilmente non lo sarebbero stati mai e poi lo sguardo del biondo era troppo scuro e denso di emozioni per trattarsi soltanto di un semplice litigio. No, c’era di più. E Logan aveva la sensazione di aver innescato una bomba a mano: Kendall era pronto ad esplodere e lui non poteva fare niente per togliersi dal suo raggio d’azione. Sarebbe stato colpito dal fiume inevitabile di parole che, lo sapeva, premevano per uscire dalle labbra sottili dell’altro.
-Sono stanco di te e di come tratti le persone, mi hai sentito? Non mi va di essere il tuo giocattolino, mi sembrava di avertelo già spiegato anche più di una volta. Diamine, io sono soltanto uno stupido ragazzino che crede ancora nel principe azzurro e nell’amore vero, ma perché non potevi lasciarmi tranquillo a vivere nel mio universo fatto di confetti e pony? Perché non mi hai lasciato in pace, perché non mi lasci in pace, perché diamine sei qui adesso? Vattene! Per l’amor del cielo, va via! Lo capisci che così mi rendi le cose più difficili? Perché ho sopportato di tutto, credimi. Non m’importava del fatto che tu mi odiassi o che mi insultassi ogni volta che ci incrociavamo per i corridoi. No, a me interessava soltanto avere la tua attenzione, non importava come. Ero egoista, lo sono tutt’ora. E sai cosa? Forse mi piace farmi del male, perché avrei dovuto fermarmi prima di venirti a chiedere aiuto per far mettere insieme James e Carlos. E ci ho provato in tutti i modi a fartelo capire, Dio solo sa quanti segnali ti ho mandato, ma tu niente! Niente di niente! Sai quanto fa male l’indifferenza, Logan? È quella che ho cercato di ostentare io nei tuoi confronti, ma dubito che tu sia riuscito a provare un decimo del dolore che ho provato io in tutti questi anni. Hai una vaga idea di cosa significhi? Passare per cinque anni, ogni singolo giorno, nella speranza che tu ti accorgessi di me come persona e non soltanto come l’amico rompipalle di James. Eppure tu ti ostinavi, ti ostini ancora adesso a non capire! Credi che sia così che funzionino le cose? Ti sbagli, non hai idea di quanto ti sbagli. Non puoi prendere le persone e usarle per poi gettarle via quando ti stufi di loro. Sai cosa succede quando tutti si stancano di correrti dietro e di usarti come premio davanti agli altri? Resti solo. Ed è quello che succederà anche a te, se non la pianti. Sai qual è il vero motivo per cui ti sto dicendo questo mucchio di stronzate? No, non è soltanto perché voglio farti la predica, la paternale o perché io mi senta migliore di te, niente affatto. Semplicemente, sono innamorato di te. E sai cosa? Tu te ne sei fregato altamente, hai giocato con i miei sentimenti come se nulla fosse. Cosa speravi di ottenere con quello stupido bacio a Capodanno? Volevi vantarti che ti avessi baciato. Beh, complimenti! Ti sei fregato il mio primo bacio e molto probabilmente anche la mia dignità, ma non ti permetterò di andare oltre. Ti sei già preso gioco di me anche per troppo tempo, non ti permetterò di farlo ancora.
Sai quando è successo? Diamine, era il primo giorno del liceo, non riesco ancora a dimenticarmi di quel giorno, per quanto ci abbia provato più e più volte. Io ero lì, spaventato e poi mi sei comparso tu davanti. Eri bello da mozzare il fiato, lo sei sempre stato. Sembravi stranamente spaventato, sai?- gli occhi di Kendall si erano fatti lucidi e una lacrima gli era scivolata spontanea lungo la guancia. A Logan sarebbe piaciuto allungare la mano per asciugarla e abbracciare l’altro fino a quando non avesse smetto di farneticare cose inutili come quelle. Lo amava. Lo amava davvero. Di cosa si sarebbe dovuto preoccupare in quel momento? Il tono del biondo era incrinato e non nascondeva una nota di ironia e di quello che, al moro faceva orrore pensarci, sembrava disgusto verso se stesso. Quanto male gli aveva fatto senza rendersene conto? Quante volte, volontariamente e non, doveva averlo fatto sentire uno schifo di dimensioni cosmiche? Era tutto sbagliato, tutto quanto. –Continuavi a fingerti sicuro di te, camminando a test alta nei tuoi jeans strappati e nella tua maglietta scolorita, ma non sei riuscito a nascondere il sollievo quando Carlos ti ha raggiunto. Gli hai sorriso in un modo abbagliante, sembrava che tutto il resto impallidisse al confronto. E cosa potevo fare io, ragazzino ingenuo di quattordici anni facilmente suggestionabile, se non prendermi una sbandata colossale che mi porto dietro fino ad oggi? Chiamami idiota, ma non sono mai riuscito ad uscire con qualcuno. Vai, giudicami pure. Alla fin fine, tu sei il bello e dannato Logan Henderson e io sono soltanto un povero ragazzino illuso che per un solo istante ha potuto assaporare il gusto di avere ciò che desiderava con tutto se stesso- il tono di Kendall era sconfitto. Logan in quel momento avrebbe voluto che i suoi piedi non fossero diventati di cemento e che la gola non gli si fosse seccata a tal punto che parlare gli sembrava un’impresa da giganti. Aveva fatto appena in tempo a pensare a cosa avrebbe potuto dirgli, che James e Carlos erano usciti dal ristorante tenendosi per mano.
-Hey ragazzi!- aveva esclamato il più alto, ignaro di tutto quello che era appena successo- che cosa ne dite di tornare a casa? Inizia a farsi tardi e io non voglio rischiare di non svegliarmi in tempo per i miei rituali dei capelli mattutini, insomma potrebbe intaccare la mia bellezza.
-Oh, ma tu sei sempre bello Jamie!- aveva esclamato in tono zuccheroso Carlos. A Logan era venuto un improvviso conato di vomito. Per tutta risposta il castano aveva emesso un suono simile ad uno squittio, prima di chinarsi a baciare teneramente l’altro sulle labbra. Il moro si era messo a tossicchiare, facendo un passo verso i due.
-J, vai tu con la mia macchina okay? Vengo a riprenderla io domani mattina, tu non preoccuparti. Adesso ho soltanto bisogno di fare due passi a piedi, devo schiarirmi le idee su un paio di cose. Ciao a tutti- aveva detto freddamente, facendo un cenno della mano in direzione dei ragazzi e stroncando sul nascere le proteste di James. Di sicuro il ragazzo era abbastanza intelligente da aver capito che c’era qualcosa che non andava e il moro sperava ardentemente che non decidesse di mettere Kendall sotto torchio, perché aveva sinceramente paura di quello che avrebbe potuto rispondergli il biondo in preda all’ira.
Riguardo al voler fare due passi da solo non aveva mentito. Sentiva il bisogno di restare un po’ di tempo da solo con i suoi pensieri. Non dubitava del fatto che Kendall gli avesse detto la verità, niente affatto. Dubitava di se stesso invece. Possibile che in tutti quegli anni non si fosse mai accorto di nulla? Per tanto tempo si era convinto di odiarlo e che l’altro ricambiasse a pieno quel sentimento, soltanto perché poi tutto crollasse in una manciata di tempo e senza che lui potesse fare nulla per impedirlo? Si chiedeva come doveva aver vissuto il biondo la situazione. Probabilmente doveva ver pensato che lui sapesse dei suoi sentimenti, ecco il motivo per il quale era tanto restio a baciarlo e per il quale era anche convinto di essere soltanto uno dei tanti. Avrebbe voluto essere qualcosa per speciale per Logan, ecco qual era la verità. E faceva male sentirselo dire adesso, faceva male che Kendall pensasse di essere un illuso, perché non era così, non lo era per lui. Se soltanto pensava a tutte quelle cose gli scoppiava la testa. In quel momento avrebbe avuto bisogno solamente di spegnere il cervello e di farsi qualche sana e tranquilla oretta di sonno ristoratore. Era troppo, rispetto a quello che il moro era abituato a sopportare. Lui viveva in un universo relativamente tranquillo, fregandosene di tutto e tutti, lasciando da parte i commenti maligni e lasciandoseli semplicemente scivolare addosso. Eppure in poco tempo, tutte le cose indissolubili a cui credeva si erano misteriosamente rivelate un frutto della sua immaginazione, qualcosa di semplicemente troppo bello per essere reale. Si chiedeva se crescere non significasse anche quello. Soffrire, starci un po’ male, ma poi riuscire a superare perfino il dolore? Non ne aveva idea, ma in quel momento gli sembrava un’idea un po’ troppo assurda. Il dolore che sentiva lo risucchiava dall’interno, proprio come un buco nero e sentiva un nodo più o meno all’altezza dello stomaco che gli impediva di respirare per come si deve. Aveva voglia di piangere, ma le lacrime sembravano non aver voglia di uscire. Se ne stavano lì, agli angoli dei suoi occhi senza avere il coraggio di scivolare finalmente lungo le sue guance e poi di concludere la loro breve vita sulla maglietta del ragazzo. Doveva fare per forza così male? Ad essere sinceri, si sentiva anche un po’ patetico. Lui, un ragazzino che fino a poco tempo prima non aveva neppure idea di che cosa volesse dire quel concetto astratto chiamato amore –in realtà non era sicuro di saperlo neppure in quel momento- e che in quel momento si ritrovava quasi in lacrime dentro ad un vicolo deserto per una persona che fino a poche settimane prima a stento sopportava. Patetico, davvero. Aveva preso un respiro profondo, scivolando lentamente lungo un muro sudicio del vicolo in cui era andato a finire, quando preso dalla foga si era messo a camminare senza una direzione ben precisa. In teoria sarebbe dovuto filare di corsa a casa, ma in quel momento la sola idea delle pareti della sua stanza gli risultava stranamente soffocante. Aveva bisogno di stare all’aria aperta, di correre, di dimenticarsi d tutto solo per un momento. Così aveva usato l’unico metodo che conosceva: si era messo a cantare.
-Jump up, fall down, gotta play it loud now. Don't care, my head's spinning all around now. I swear I'll do, anything that I have to...'Til I forget about you!- le lacrime avevano iniziato a scorrere sul suo viso quasi involontariamente, dettate dalla foga con la quale parole erano state cantate. Cavoli. Non si era aspettato che facesse così male. Maledicendosi, aveva tirato un pugno sull’asfalto duro con ambedue le mani, finendo per farsi sanguinare le nocche. Ecco, il dolore che sentiva era simile. Non era fortissimo, ma faceva male perché era sempre lì, come un tarlo fastidioso che proprio non riusciva a rimuovere. Era fermo, costantemente, a ricordargli i suoi errori e il suo essere stato troppo immaturo, perché a rendersi conto prima dei sentimenti di tutti e due, forse si sarebbe reso conto del vero significato della parola felicità. Quella reale, che ti lasciava senza fiato e dalla quale non riuscivi più a separarti.
Improvvisamente, i fari di un’auto l’avevano investito. Si era coperto gli occhi con le nocche ancora doloranti, mentre una figura alta e familiare scendeva dalla vettura e si avvicinava a lui.
-Los, eccolo!- aveva esclamato James, gettando un’occhiata obliqua alle sue mani e scuotendo impercettibilmente la testa di fronte al suo viso rigato di lacrime. Lo aveva preso per un braccio con delicatezza insieme a Carlos, che era sceso immediatamente dall’auto per dargli una mano. Lo avevano depositato con gentilezza nel sedile posteriore, dove il ragazzo era rimasto con lo sguardo fisso e vacuo e gli occhi ancora lucidi, senza dire una parola. I due ragazzi si erano guardati con la stessa area preoccupata e si erano stretti per un momento la mano, prima di separarsi e salire ognuno al proprio posto.
-Amico, come ti senti?- aveva chiesto il latino dopo dieci minuti abbondati di strada percorsa in maniera tranquilla. James aveva gli occhi sulla strada, ma riusciva comunque a percepire che era preoccupato. Il ragazzo moro non aveva risposto e, voltandosi, Carlos si era accorto che si era addormentato malamente sul sedile. A quel punto si era rivolto al ragazzo di fianco a lui. –Cosa credi che dovremmo fare?
-Non lo so- la mani del suo ragazzo si erano strette impercettibilmente al volante della vettura- non ne ho proprio idea. Quel che è sicuro è che non possiamo lasciare che le così continuino così. Hai visto come sta Logan e ti posso assicurare che ci sono stati giorni in cui stava addirittura peggio e tu mi hai detto che Kendall è nelle stesse condizioni. Io so che Kendall è innamorato di lui, l’ho sempre saputo. Al primo anno, quando ci siamo conosciuti e lui non aveva neppure fatto coming-out e, anzi!, non sapeva neppure di essere gay, guardava Logan con quello sguardo sognante e un po’ da ebete che si ha quando si ama qualcuno. E quando lo insultava, era felice di poter ricevere la sua attenzione, anche se solo per pochi e brevi istanti. Poi smettevano di litigare e lui metteva su un’aria da cucciolo che avrebbe fatto sciogliere chiunque. Non dico che con il tempo questo sentimento sia rimasto immutato, al contrario. Credo che con il tempo Kendall abbia imparato ad amarlo ancora di più e credimi quando ti dico che odiava se stesso per quello che provava. Cercava di rifiutare, seppur in maniera patetica, ciò che provava e lì vedevo tutti i suoi tentativi di distogliere lo sguardo da lui o di smettere di pensarlo e vedevo anche come ogni volta che forzava se stesso a fare una delle due cose ci impiegava sempre un po’ di più, come se non riuscisse a lasciarlo andare. E in questi giorni ho visto esattamente gli stessi sentimenti in Logan, solo che lui li ha accettati con più rassegnazione. Lui non si fa tanti problemi, Kendall sì. È per questo che stanno così tanto bene insieme. Si completano. E noi dobbiamo far si che si mettano insieme.
Carlos si era guardato le mani, non totalmente convinto. Sapeva che il più alto aveva ragione, ma aveva paura che quelli che erano diventati i suoi amici finissero per farsi del male a vicenda. Non avrebbe mai voluto che si ferissero a vicenda, voleva troppo bene ad entrambi per permettere una cosa del genere. Eppure tenerli a distanza sembrava fare ancora più male a tutti e due. Cosa doveva fare a quel punto? Si era osservato il polso, dove quella mattina aveva scritto una piccola parola con il pennarello nero, con il solo scopo di infondersi un po’ di coraggio in vista dell’appuntamento di quella sera.
Rischia.
Erano i suoi migliori amici, quelli che lo avevano aiutato a mettersi con il ragazzo che amava.
Rischia.
E lui avrebbe rischiato.



 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Hi babies! :D
Chiedo venia per il ritardo ma, in vista degli esami, in questo periodo sto studiando come una matta quindi non sempre ho la testa o la voglia di scrivere. Non so se riesco a pubblicare prima di lunedì, mi dispiace tanto :/
Volevo comunque ringraziarvi per le sei -SEI, S-E-I!- recensioni allo scorso capitolo e per le sei -stesso discorso di prima- recensioni alla mia OS. Siete speciali come poche! Spero che il capitolo non vi deluda troppo -il nostro Logie sbadatello non è l'amore? *^*- e che beh, Kendall non vi sembri esagerato. SPero di riuscire a farvi capire perché l'ho fatto agire in questo modo. Voi immaginate di essere innamorati di una persona da tanto di quel tempo che neppure ci pensate più e quella, dopo aver passato anni a non filarvi neppure, vi bacia. Non vi viene scontato porvi qualche domanda e magari incazzarvi pure? Io almeno lo farei xD Quindi, boh, spero di non avervi annoiato troppo! Se è così mi dispiace davvero tanto. Uh, vi notifico (?) che il prossimo capitolo è il penultimo, poi non mi vedrete credo fino al 29 -se gli esami dovessero andare per le lunghe- se escludiamo qualche eventuale apparizione mistica per qualche OS o flash. Maa, per dopo ho in mente una long a tema Kogan, quindi non pensate di liberarvi di me così facilmente -vi piacerebbe, vero?- Ora vado a dormire, prima di crollare sulla tastiera
Un bacio,
-Ice (:


   
 
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