Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Fantasy25    07/06/2015    3 recensioni
[Pernico AU]
Sette ragazzi difficili, uno psicologo ed un gruppo di sostegno decisamente fuori dal comune.
Un piromane estroverso, una ragazza in sedia a rotelle, un autolesionista con istinti suicidi, un ragazzo violento, una che crede di essere morta, un ragazzo iperattivo pieno di sensi di colpa ed infine un asociale claustrofobico.
Ed è proprio lui il nostro protagonista: Nico di Angelo, un problematico diciannovenne che si guadagna da vivere lavorando come commesso in un negozio di dischi.
Ma come può un ragazzo vivere una vita normale se è circondato da un tale gruppo di psicopatici? Non può, semplicemente. Anche perché, detto fra noi, un po’ pazzo lo è anche lui.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Leo estrae dal suo marsupio un mazzo di chiavi, poi un portafoglio, dopo ancora un astuccio da lavoro e tre pacchetti di fazzoletti. Ma quanta cavolo di roba ha lì dentro?
Cavolo, è fisicamente impossibile! Quel coso è minuscolo, come può contenere così tanta roba?
Il ragazzo continua a cercare, tirando fuori qualche matita, due penne, un blocchetto per appunti e una scatola di caramelle, che viene prontamente presa d’assalto da tutti i presenti. No, quella borsetta non è umana.
“Oh, eccolo!” esclama finalmente, tirando fuori una bustina trasparente chiusa in cima, contenente dei fogliettini “Annie, tu che hai le unghie mi sciogli il nodo?”
“Passa, dai.” gli dice lei, e dopo qualche secondo la bustina è aperta.
“Allora, oggi è il turno dei bigliettini eh?” chiede Percy, che già si è accomodato sulla sua sedia.
Oggi sembra molto più tranquillo della settimana scorsa, è molto più rilassato. E stranamente, mi sento meglio anche io. Forse non è completamente inutile venire qui... forse ho trovato qualcuno da poter definire “amico”.
È strano, solo con Will ho avuto un rapporto simile, ma sento che tra me e lui c’e una differenza che non posso colmare.
Ma quando sono qui è diverso, sento di essere uguale agli altri. Non mi sento in soggezione, né minacciato. Tutto sommato è... bello.
“Dai, siediti Luke.” dice Annabeth, battendo la mano sulla sedia al suo fianco, e lui obbedisce senza obbiettare. Sono davvero una strana coppia quei due... Però sembrano funzionare, in un modo o nell’altro.
“Hazel, estrai tu?” chiede Leo con la sua solita allegria, e lei annuisce.
Scuote un po’ la mano nel sacchetto, e poi tira fuori un foglio. Lo apre e lo legge ad alta voce, e il nome di Annabeth risuona nell’aria, e mentre Leo torna in silenzio al suo posto, lei china il capo e fa un sorriso triste.
Poi inizia a raccontare.
 
“Parlare di me, eh? Diciamo che tutta la mia vita è una presa in giro. Nel senso che fino ai miei diciassette anni era perfetta, o almeno credevo... Poi è andato tutto in malora.
Avete presente quelle oche che passano la loro vita a far sentire inferiori gli altri? Ecco, io ero tra loro prima dell’incidente, quando ancora camminavo.
Non ho mai badato molto a me stessa, a dire il vero. Ero bella e popolare, non mancavo mai una festa e spesso facevo anche uso di droghe, neanche tanto leggere. Dire che mi facevo usare come una bambola è poco... Mi sono praticamente svenduta, mi sono concessa ogni sera ad un ragazzo diverso, solo per tenermelo poi come misero trofeo.
Mi vergogno davvero tanto di quella che ero, davvero.
Ero un mostro, una persona orribile. Facevo del male gratuito e non permettevo a nessuno di comandarmi. Avevo il mondo ai miei piedi.
Una volta, mentre io frequentavo il quarto anno, c’era una ragazza di prima che odiavo. Era timida e riservata,ma soprattutto era bella da morire, e vedevo tanti occhi girarsi quando lei passava. E io la odiavo proprio per questo, perché minacciava la mia posizione di ragazza più bella dell’istituto. Ma fin quando ci incontravamo nei corridoi andava bene, se la cavava con qualche spintone e dei libri rovesciati.
Il problema avvenne quando io e le mie amiche ci stavamo facendo una sigaretta in bagno, e lei entrò, beccandoci.
All’inizio volevo solo spaventarla, lo giuro. Le dissi che le avrei rovinato quel bel faccino se non avesse smesso di rubarmi l’attenzione.
Lei però, per la prima volta, rispose. Mi disse ‘non è colpa mia se ai ragazzi non piacciono le ragazze facili’, lo ricordo ancora adesso.
Lì non ci ho più visto, e le ho tirato uno schiaffo. Dio, quanto mi faccio schifo al solo ripensarci.
Ma non mi sono fermata qui, no. Ho detto alle mie compagne di immobilizzarla e trascinarla in un bagno, e poi le ho alzato la maglietta. Ricordo il suo sguardo terrorizzato, di chi comprende di aver firmato la sua condanna.
Le ho slacciato il reggiseno e...” la storia si interrompe, perché i singhiozzi della ragazza al mio fianco sono talmente forti da impedirle di parlare.
Leo le passa un pacchetto di fazzoletti e la vedo asciugarsi le lacrime, anche se altre continuano a scendere dai suoi occhi.
Luke le passa un braccio intorno alle spalle e le sussurra qualcosa all’orecchio, ma nel silenzio della stanza tutti riescono a sentirlo. 
“Se non te la senti possiamo smettere, capiamo se non ce la fai.”
“No!” urla lei, tra le lacrime. Della ragazza dolce che il primo giorno mi accolse con un sorriso rassicurante sembra svanita, lasciando posto all’immagine di una ragazza in sedia a rotelle in lacrime. Ma la ragazza che lei sta descrivendo non può essere lei, non ci crederò mai.
“Per favore, lasciatemi parlare. Voglio che anche Nico sappia chi sono stata e cosa ho fatto” dice guardandomi.
Passa qualche minuto prima che i singhiozzi si spengano del tutto, ma la voce ha già ricominciato a parlare.
 
“Le ho sciolto i ganci del reggiseno e gliel’ho sfilato lasciandola completamente a torso nudo. Prima che l’idea di urlare le passasse per la mente, Clarisse, il mio braccio destro, le ha messo in bocca la sua stessa maglia.
Vedevo i suoi occhi riempirsi di lacrime, ma non mi importava. Mi aveva dato della troia, e doveva pagare.
Ho tolto la sigaretta dalla bocca e le ho soffiato il fumo in faccia, poi ho avvicinato la parte incandescente al volto. Lei respirava sempre più forte, ma non riusciva a liberarsi dalla presa e non si azzardava a fare movimenti troppo bruschi.
La sigaretta bruciava, e io gliel’ho appoggiata sul petto sopra un seno. Ha iniziato a piangere e ad urlare, ma il suono usciva ovattato a causa della maglietta.
Poi ho tolto la sigaretta e l’ho rifatto, spostandola di qualche centimetro a sinistra.
Lei piangeva sempre di più, e non la smetteva di urlare.
L’ho fatto ancora e ancora, per cinque volte. Poi l’abbiamo lasciata semisvenuta in bagno, e ricordo di averla minacciata dicendo che se l’avesse detto a qualcuno le avrei bruciato il viso.
Una settimana dopo avevo già quasi dimenticato tutto questo, ma avevo notato che aveva iniziato a mettersi sempre maglioni larghi e a passare inosservata. E a me questo andava più che bene.
E fu proprio sette giorni dopo quel fatto che persi l’uso delle gambe. Ero andata ad una festa e mi ero fatta un tipo del quinto anno, uno della squadra di football. Eravamo entrambi strafatti, e quando mi ha proposto di riaccompagnarmi a casa io ho accettato senza neanche pensarci.
Quella notte la sua macchina ha sbandato, e lui è morto sul colpo. Io sono riuscita a salvarmi ma... A causa del contraccolpo mi si è lesionata la colonna vertebrale, ed eccomi qua, su questa sedia.
Non andai a scuola per mesi, e piansi per giorni interi. Mio padre non era mai in casa e non poteva aiutarmi, mentre di mia madre ho solo qualche fotografia, perché è scomparsa qualche mese dopo la mia nascita.
Quando finalmente decisi che era il momento di tornare a scuola, anche solo per non perdere l’anno, Clarisse le altre fingevano di non vedermi. Ma non solo loro. Ero diventata invisibile, per tutti.
Così mi rinchiusi in un bagno a piangere, un bagno per disabili. Poco dopo sentii entrare qualcuno, e poco dopo sentii una voce.
Mi chiese se andava tutto bene... Ma come poteva andare bene? Ero su una dannatissima sedia a rotelle! Così riversai contro quella voce tutta la mia frustrazione, la mia rabbia, il mio dolore.
E quando la porta si aprì, vidi quella stessa ragazza che avevo torturato in quello stesso bagno. Iniziai a piangere ancora più forte., dicendole quanto me ne ero pentita e quanto mi dispiaceva per tutte le cose cattive che le avevo fatto.
E lei si inginocchiò e mi abbracciò. Non lo dimenticherò mai, perché nonostante tutto lei rimase. E tutt’ora la ringrazio e mi scuso ogni giorno, anche se lei mi ha detto di smetterla da anni ormai.”
Si asciuga gli occhi, che hanno ripreso a lacrimare, e io la osservo stupito.
“Allora Nico, che ne pensi?” mi chiede guardandomi, alzando lo sguardo su di me “Ti faccio schifo, vero?”
I suoi occhi color tempesta sono lucidi, pieni di una muta richiesta di comprensione.
Scuoto la testa e le rispondo con la voce più dolce che riesco a tirare fuori, abbozzando un sorriso.
“Sinceramente penso che non sia importante sapere chi eri... Io ti conosco per come sei  ora, e sei una persona fantastica. Questo mi basta.”
Scoppia a piangere di nuovo. Merda, ho detto qualcosa di sbagliato?! Mi volto terrorizzato a guardare Percy, cercando una risposta, ma lui mi sorride.
La mano di Annabeth mi si posa sulla gamba, e io torno a posare il mio sguardo su di lei.
“Scusami, non volevo ferirti! Davvero io non so cosa...” dico velocemente, preso dal panico, ma lei mi zittisce.
“Nico, sei un tesoro.” mi sorride tra le lacrime. E io non so cosa dire. Qualcuno mi dica cosa diamine devo fare!
“Oh Annie, sei così dolce...” mi viene in aiuto Jason, che si è alzato ed ha abbracciato la ragazza. Luke le tocca una spalla con fare protettivo, e poi anche Percy e Leo si uniscono all’abbraccio.
Solo io e Hazel rimaniamo fermi e composti, incapaci di comunicare le nostre emozioni.
Lei mi guarda. Io la guardo. E improvvisamente, un mezzo sorriso si dipinge contemporaneamente sulle nostre labbra.
Sì, è bello stare qui.
 
“Percy... Sai, credo che Annabeth sia una ragazza forte.” gli dico sullo via del ritorno.
“Si, lo penso anche io. E penso anche che tu sia fantastico... Cioè, le cose che le hai detto sono state dolcissime.”
“Ma davvero? Pensavo di aver sbagliato tutto...”
“L’avevo notato dall’occhiata che mi hai lanciato.” dice scoppiando a ridere.
Cavolo, è imbarazzante... Ma perché la sua risata deve essere così bella?
“Davvero Nico, sei meraviglioso.”
Colpo al cuore. Dio, questo ragazzo vuole uccidermi sul serio.
 
Ehilà gentah!
Crescete sempre di più, ora siete in 42! Me felice!
Le vostre recensioni sono bellissimissime, dico davvero... mi rendono davvero soddisfatta di me stessa :3
Enniente, come vi pare Annabeth? Non è proprio la santarella che vi immaginavate, eh?
Ah, questa ragazza mi piace un saaaacco!
Che ne pensate voi? Lasciate un commentino se vi va!
-Fantasy25-
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Fantasy25