L’occasione
per proteggerti
C’era vento. Un vento freddo, per la
precisione. Scivolava tagliente lungo i fianchi rigidi degli edifici, si
insinuava fin nelle più piccole vie, come a spiare cosa accadesse. Batteva
sulle finestre delle case, alzava i capelli dei pedoni, spingeva impaziente le
macchine lungo le strade.
Per via di quell’insolito vento, composto quasi
da raffiche vere e proprie, Asami decise di tornare a casa prima: Akihito era
in giro in vespa e non rispondeva alle sue chiamate.
-Passi una buona giornata, Asami-sama.- disse
l’autista, inchinandosi lievemente.
Asami alzò semplicemente una mano per
ringraziare. Si avviò con passo elegante all’entrata dell’edificio, le mani in
tasca per ripararle dal vento.
Aprì la porta moderna e si diresse
all’ascensore. I suoi passi quasi cronometrati, con cadenze regolari e quasi
aristocratiche, risuonavano appena, dando un ritmo al silenzio.
Entrò nell’ascensore e premette per l’ultimo
piano. Quando le porte si chiusero, diede un leggero colpo di tosse, rimanendo
composto, pensando a cosa Akihito avesse combinato: non era preoccupato in
maniera esponenziale, era anzi tranquillo, ma aveva comunque un’irrequietezza
nelle vene che lo aveva spinto a tornare a casa prima.
Entrò nell’attico e si levò le scarpe. Vide
quelle di Akihito lasciate leggermente distanti l’una dall’altra. Sentì la voce
di Akihito al telefono.
-No, davvero? Cavolo: questa è pura fortuna!
Pensaci: in pochi hanno quest’onore e noi siamo tra quei pochi!-
Asami si levò il cappotto, appendendolo in
ordine, poi percorse il corridoio ed arrivò in soggiorno, dove il ragazzo stava
sul divano. C’era profumo di shampoo: Akihito si era fatto una doccia,
probabilmente.
Akihito, sentendo i passi calmi e pazienti di
Asami, si voltò e vide il giovane uomo:
-Ci vediamo tra due giorni, Kou? Okay. Sì, anch’io non vedo l’ora. Ciao.-
riappese.
-Ben tornato. Come mai di ritorno così presto?-
disse poi.
-Non rispondevi alle mie chiamate.- rispose
Asami, con tono neutro, pacato.
-Oh, sì, giusto, scusami.- Akihito si scusò,
poi si tirò sulle ginocchia, poggiando il petto allo schienale del divano per
vederlo bene. Sorrise quasi entusiasta:
-Dopodomani io e alcuni amici andiamo a festeggiare al nuovo centro balneare.-
disse.
-Cosa festeggiate?- domandò Asami.
-In teoria niente, è solo per incontrarci e
stare insieme. E’ da molto tempo che non li vedo.- ammise Akihito, sorridendo
contento, poi si alzò:
-Sei tornato in tempo per la cena. Hai fame?-
-Non molta.- ammise calmo Asami, allentandosi
la cravatta, chiudendo gli occhi durante il gesto.
Akihito preparò comunque la tavola per due.
Cenarono un po’ presto: Akihito, come sempre, era una buona forchetta, mentre
Asami rimase più leggero del solito.
-Non lo mangi?- domandò Akihito.
Asami gli avvicinò il suo piatto, dal quale
Akihito rubacchiò qualche cosa, mentre il giovane uomo beveva dell’acqua dal
bicchiere.
-Domani devi andare a lavorare?- domandò.
Akihito scosse la testa:
-No, ho preso tre giorni di libero. Tu devi
lavorare?-
-Sì. Inizierò alle dieci.-
-Allora ti lascio dormire se mi sveglio prima.-
convenne Akihito, bevendo anche lui dell’acqua.
Asami posò il bicchiere e si alzò:
-Era molto buono.- disse pacato.
-Hai mangiato poco. Ti senti bene? Qualcosa non
va?- domandò Akihito, quasi sospettoso.
-Va tutto bene. Faccio una doccia.- rispose
Asami, voltandosi.
-Va bene. Ho preso un nuovo shampoo.- avvisò
Akihito, guardandolo poi sparire in corridoio: trovò strano il comportamento di
Asami.
Intanto, Asami si lavò, poi si infilò dei
training neri e una canotta bianca. Alcuni ciuffi dei capelli corvini, ormai
asciutti, gli finivano sul viso. Andò in soggiorno, dove Akihito stava
guardando le notizie della giornata in televisione.
Asami si sedette sul divano, incrociando le
braccia.
-Ecco.- saltò su ad un tratto Akihito.
Asami quasi sobbalzò e guardò lo schermo.
-E’ il nuovo centro balneare. Lo sai che è
stato difficilissimo avere dei biglietti per l’inaugurazione? Per fortuna Kou conosce un tizio che ce li ha
procurati.- disse Akihito.
Asami poggiò il gomito sul bracciolo del divano
e appoggiò la guancia sul palmo della mano, chiudendo gli occhi:
-Per i trasporti?- domandò.
-Effettivamente è piuttosto lontano, ma useremo
la macchina di Takato, non ti preoccupare.- rassicurò Akihito, poi lo guardò,
leggermente sorpreso trovandolo in procinto d’addormentarsi:
-Asami?- chiamò.
-Mh?- Asami parve riaversi ed aprì gli occhi,
poi spostò lo sguardo su Akihito.
-Sei hai sonno vai a letto.- commentò Akihito.
-Non credo di riuscire a sollevarti dal divano
e portartici io.- aggiunse.
Asami si dette qualche secondo, poi si alzò:
-Buona notte.- disse.
-‘Notte, Asami.- rispose Akihito, guardandolo
andare in camera da letto. Erano solo le sette e mezza, forse le otto tirate.
Strano: non era da Asami andare a letto così
presto. Forse qualcosa lo preoccupava e lo stressava, oppure era semplicemente
stanco morto.
Akihito era fresco come una rosa, agitatissimo
all’idea di andare al nuovo centro balneare. Raggiunse l’uomo solo dopo le
undici di sera (dopo essersi sparato un film e mezzo alla televisione): trovò
Asami profondamente addormentato, con la coperta tirata fin sotto la spalla.
Era girato sul fianco sinistro e, dal momento che dormiva proprio su quel lato del
letto, quando Akihito si infilò sotto le coperte non vedeva il suo viso.
Takaba si sfilò le calze quando già era avvolto
dalle coperte.
Il rumore del vento sferzava il silenzio,
facendo tremare le finestre. Si sentiva quasi fischiare, come se l’aria stesse
scherzando con Tokyo.
Akihito non aveva ricordo di un vento tanto
forte, ma le previsioni assicuravano che sarebbe cessato entro il giorno dopo,
quindi, rilassato e felice all’idea della sua mini vacanza, si avvicinò ad
Asami, sentendo il suo calore carezzare le lenzuola pulite. Era quasi più caldo
del solito.
Era da qualche settimana che Akihito dormiva
con Asami, forse però adesso lo fece per altri motivi: era da quasi quattro
giorni che Asami pareva distante e il fatto che fosse Akihito a prendere l’iniziativa
di infilarsi sotto le sue coperte e che ciò non scaturiva nell’uomo nessuna
curiosità o, più semplicemente, nessuna reazione fisica, era sospetto.
Proprio quando Akihito stava per iniziare a
teorizzare sul comportamento del giovane uomo, Asami si mosse appena nel sonno,
tirandosi le coperte fino al mento.
Akihito gli si avvicinò maggiormente,
toccandogli la schiena, sentendola calda. L’accarezzò appena, ascoltando il
corpo dell’uomo calmarsi nuovamente nel sonno.
Il ragazzo si mise poi sulla schiena: da quando
era diventato così… premuroso nei
confronti di Asami? Cioè, più o meno lo era sempre stato, ora però dimostrava
più apertamente questo suo lato. Forse era un passo avanti.
Con questi pensieri, Akihito s’addormentò,
svegliandosi con in testa il centro balneare: spiaggia, sole, mare, ombrelloni,
cibo,… Ah, che bella sensazione!
Il ragazzo sorrise, poi però si rese conto che
Asami non era accanto a lui. Guardò l’orologio: le dieci meno dieci. Si alzò ed
andò in cucina, dove trovò Asami… ancora in pigiama.
-Asami?- si meravigliò appena.
Asami si voltò: aveva in mano una tazza di tè tiepido.
-Buon giorno.- disse l’uomo.
-Buon giorno. Come mai ancora in pigiama? Non
dovevi andare a lavorare?-
-Non mi sono svegliato. Sono leggermente in
ritardo.- rispose il giovane businessman, dopodiché posò la tazza mezza piena:
-Ora esco.- disse.
Akihito lo guardò andare in camera, notando che
aveva gli occhi un po’ lucidi. Lo seguì poco dopo, trovandolo seduto sul letto
che si teneva la testa con una mano.
-Asami, ti senti bene?- domandò Akihito,
avvicinandoglisi.
Asami non si mosse di un millimetro:
-Sì, è solo un po’ di stanchezza, tutto qui. Passerà distraendomi al lavoro.-
rispose.
Akihito s’inginocchiò davanti a lui,
prendendogli il polso ed allontanandogli la mano, poi portò la sua sulla sua
fronte. Aprì appena gli occhi e portò entrambe le mani ai lati del viso
dell’uomo.
-Sei caldissimo.- commentò Akihito, leggermente
sorpreso, ma anche piuttosto preparato.
Asami non rispose, anche perché si sentiva un
pochino tra le nuvole, quasi distratto e sospeso.
-Hai la febbre, Asami, e anche alta.- aggiunse
Akihito, poi si alzò e tirò via le coperte:
-Non puoi andare a lavorare in queste condizioni. Sdraiati e dormi ancora: dico
io a Kirishima che oggi non vai a lavorare.- disse.
Asami si sdraiò, passandosi una mano sul viso:
-Non è niente.- disse, anche se stava ubbidendo.
Sì, era proprio malato di brutto!
-Rimani a letto. Ti preparo qualcosa da bere.-
disse Akihito, coprendolo per bene, vedendo che chiudeva gli occhi e deglutiva,
stanco e debole.
Takaba, quando si assicurò che tutto il corpo
di Asami (eccetto la testa, ovviamente) fosse sotto le coperte, uscì ed andò a
prendere il telefono di casa, chiamando Kirishma, l’assistente di Asami, ed
avvisandolo dell’impossibilità del capo di andare a lavoro.
Quando poi Kirishima si offrì di aiutare
Akihito, il ragazzo declinò, sentendo scattare dentro di sé un senso di
responsabilità che lo spingeva a prendersi cura di Asami, a proteggerlo.
Akihito preparò un altro tè, ma medicinale, poi
recuperò un termometro. Entrò in stanza, trovando Asami mezzo addormentato.
-Ti ho portato del tè. Ti prendo la febbre.-
disse, poggiando la tazza sul comodino.
Asami voltò il capo nella sua direzione, con
occhi stanchi e che bruciavano leggermente.
-Apri la bocca.- Akihito avvicinò il termometro
in vetro alle labbra dell’uomo e, quando esse si dischiusero, posò lo strumento
sotto la sua lingua.
-Poi ti preparo un brodo di verdure, così mangi
qualcosa di leggero. L’importante è bere molto.- disse Akihito, mentre
rimestava il tè per raffreddarlo per bene.
Asami lo guardò mentre si occupava del tè, poi
sentì la sua mano ancora sulla fronte:
-Sei davvero caldo.- commentò ancora Akihito,
levandogli successivamente il termometro di bocca.
-Caspita: trentanove di febbre.- disse Akihito,
guardando lo strumento. Lo posò poi sul comodino ed avvicinò il tè all’uomo:
-E’ qui se lo vuoi bere. Non prendere freddo.-
si alzò e tornò in cucina, affaccendandosi a preparare un brodino di verdure,
che servì al giovane malato verso mezzogiorno.
-E’ tiepido.- avvisò, sedendosi sul bordo del
letto con qua la fondina e il cucchiaio.
Asami si tirò seduto:
-Tu hai mangiato?- domandò.
La pacatezza dell’uomo, la sua tranquilla
fascinosità, non era smorzata affatto dal suo stato fisico, ma rimaneva
comunque affievolita dalla confusione causata dall’alta febbre.
-Non ancora. Non ti preoccupare, però. Tieni.-
Akihito gli diede il piatto e il cucchiaio, poi, mentre Asami si portava la
prima cucchiaiata alle labbra, gli posò il dorso della mano sulla fronte: era
ancora molto caldo, bollente quasi.
-Quando hai finito, ti misuro ancora la
febbre.- avvisò.
-Va bene.- Asami sentì la sua mano scivolare
via.
-Ti porto dell’acqua fresca e del pane.- disse
Akihito, alzandosi ed andando in cucina a preparare alcune cose.
-Hai ancora fame?- domandò poi, quando Asami
ebbe finito la minestra e qualche pezzetto di pane.
-No, grazie.- rispose l’uomo.
I suoi occhi seducenti e affascinanti, pacati
nel lanciare sguardi profondi e penetranti, ora erano leggermente lucidi per il
malanno.
-Va bene. Ti preparo una spremuta: ti servono
vitamine per rimetterti in sesto. Ora misuriamo la febbre.- Akihito prese il
termometro e lo scosse un po’, poi lo mise ancora sotto la lingua dell’uomo.
-Forse sei troppo stressato, ultimamente, e il
tuo corpo non ha retto. Dovresti prenderti una vacanza, Asami.- disse Akihito.
-Mh.- rispose semplicemente Asami, anche perché
aveva in bocca il termometro.
-Vediamo un po’… Non è scesa di una tacca.-
commentò Akihito, poi mise via lo strumento.
-Ti faccio la spremuta. Mettiti sotto le
coperte.- coprì bene Asami, poi si affaccendò per metterlo a suo agio durante
tutto il corso della giornata.
-Asami?- verso le otto di sera, si sedette
accanto all’uomo, sdraiato e coperto fino a sotto le spalle.
Asami si mosse appena nel sonno, aprendo gli
occhi quanto basò per capire che bruciavano.
-Sei bollente.- Akihito gli portò il polso
sulla fronte, poi prese il termometro.
-Speriamo che la febbre non sia salita.-
mormorò, mentre glielo metteva sotto la lingua, poi si alzò e andò a riempire
una bacinella d’acqua e prese un panno morbido dal bagno.
-Accidenti… E’ salita a trentanove e mezzo.-
commentò, poi bagnò il panno e lo posò sulla fronte dell’uomo.
-Come ti senti?- domandò.
-Stanco…- rispose Asami.
-Sembri molto debole.- mormorò Akihito, poi
sentì il cellulare squillargli. Se lo sfilò dalla tasca e rispose:
-Pronto? Ah, Kou, ciao. Sì, scusami, hai ragione. Mi sento così uno stronzo…-
disse, tamponando nel mentre il panno sul viso di Asami.
-No, ti
capisco, Akihito. Non ti preoccupare: ci saranno altre occasioni.- rispose
Kou.
Akihito sorrise, anche se un po’ arreso:
-Mi farò perdonare, Kou, te lo prometto.- disse.
-Ti ho
detto di non preoccuparti, Akihito. Come sta Asami-chan?-
-Le è salita ancora la febbre ed è molto
debole.- Akihito fece scivolare il panno sul collo di Asami.
-Augurale
una pronta guarigione, okay?-
-Okay. Grazie, Kou.-
-Figurati.
A presto.-
-Ciao.- Akihito riappese e mise via il
cellulare, poi bagnò ancora il panno.
Asami aprì gli occhi e guardò Akihito:
-Cosa succede?- domandò. Il suo tono si sentiva stanco, ma rimaneva marcato da
un fascino proibito.
-Eh? Nulla, non ti preoccupare. Sei davvero
caldo, Asami, e, per di più, oggi hai dormito pochissimo. Forse è meglio se
prendi una pastiglia per aiutarti ad abbassare un po’ la febbre, così puoi
riposarti questa notte.- disse Akihito.
Asami sentì di nuovo il panno fresco contro il
viso, che gli scaturiva una piacevole sensazione di sollievo dal caldo:
-Per cosa devi farti perdonare?- domandò Asami,
abbastanza lucido.
-Domani non andrò con Kou e Takato al nuovo
centro balneare.- rispose Akihito.
Asami lo guardò:
-Credevo ci tenessi molto.- ammise.
-Infatti è così, ma… ma preferisco rimanere qui
sapendoti malato.-
Asami lo guardò, mentre gli passava il panno
sul collo.
-Sei praticamente moribondo: meglio non
lasciarti solo.- aggiunse Akihito.
-Puoi chiamare Kirishima. Non perderti
quest’occasione se ci tieni.-
Akihito si trattenne dal rispondergli che la
vera occasione era proprio lì a casa: ora Akihito aveva l’opportunità di
mostrare a se stesso ed a al giovane uomo che era in grado di prendersi cura di
Asami, di proteggerlo.
-Voglio rimanere qui.- disse quindi, guardando
il panno che assorbiva le gocce di sudore dalla fronte di Asami.
Il malato non disse più niente. Chiuse gli
occhi.
-Ti prendo una pastiglia per farti dormire.-
disse Akihito, alzandosi.
Andò in bagno e prese una compressa. Lesse il
foglietto illustrativo, poi tornò da Asami:
-Ecco qui.- disse, poi gliela mise sulla lingua
e gli rialzò la testa con una mano, mentre, con l’altra, lo aiutava a bere.
Asami inghiottì la pillola, poi tornò con la
testa sul cuscino, accompagnata dalla mano di Akihito.
-Farà effetto in quindici minuti circa. Cerca
di dormire.- il ragazzo lo coprì per bene, dopodiché mise via i piatti sporchi
che aveva lasciato sul comodino. Li sistemò semplicemente nel lavello della
cucina.
-Ci penserò domani.- disse a se stesso,
dopodiché andò a controllare Asami, trovandolo addormentato.
Akihito spense la luce del comodino, poi,
facendo il più piano possibile, andò a sistemarsi accanto ad Asami. Sentì
l’uomo dare qualche colpo di tosse, ma bastò carezzargli un po’ la schiena per
farlo calmare.
Akihito sorrise a se stesso: chi mai se la
poteva aspettare una cosa così? Takaba Akihito l’infermiere! Ma Akihito aveva
anche mentito: a Kou aveva detto di sentirsi uno stronzo per non essere andato
con lui al centro balneare… Non era così: Akihito non si sentiva uno stronzo.
Akihito sapeva di aver fatto la scelta giusta a rimanere con Asami.
Verso l’una del mattino, Akihito si svegliò
sentendo Asami tossire leggermente. Capì ch’era sveglio perché si mise sulla
schiena e si coprì, deglutendo stancamente, debole.
Takaba gli si avvicinò di più:
-Hai freddo?- domandò in un sussurro.
Asami deglutì ancora a causa della febbre alta.
Annuì:
-Un po’.- ammise, senza perdere troppo quel suo
fascino irresistibile, anzi: Akihito, vedendo Asami in quelle condizioni, lo
trovava ancor più affascinante, ma anche un po’ tenero.
Il ragazzo sorrise e si avvicinò a lui,
abbracciandolo e sentendo il suo respiro caldo sul petto, appena sotto il
collo. Nello stesso punto sentì poi la pressione del suo viso.
Il ragazzo sorrise appena, passando le braccia
attorno alle spalle di Asami, stringendolo piano a sé.
Asami passò le braccia attorno ai fianchi di
Akihito, scaldandosi con il suo calore. Sentì poi un tenero bacio sulla testa.
-Guarisci presto, Asami.-