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Autore: lillilola    07/06/2015    3 recensioni
Camille è semplicemente bella, Daphne invece, è semplicemente sua sorella; le due hanno una cosa in comune oltre al sangue, il fatto che non si sopportano.
La guerra fredda in casa Shane dura da anni, e come tutte le guerre è destinata a finire prima o poi, e forse, se non fosse stato a causa di una caviglia storta nel momento sbagliato, le conseguenze non sarebbero state così dolorose, ma la teoria del caos è semplicemente questa: quella che a causa di un errore fa credere Daphne di essere la seconda scelta di tutti e come conseguenza fa credere a Camille di poter rubare il cuore a chiunque con il suo sguardo blu.
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E' stata un scena epocale, soprattutto perché continuava a vantarsi di avere vinto la possibilità di poter parlare con il suo idolo, per poi inciampare su uno dei vestiti che avevo lasciato per sbaglio sulle scale, e ruzzolare come un pesce lesso giù per tutta la rampa.
E indovinate chi ha visto tutta la scena? Io.
Indovinate chi ha potuto riprendere tutta la scena? Purtroppo nessuno.
-Camille Shane? – mi chiede la receptionist distraendomi.
Annuisco e mi giro.
-Carta d’identità per favore –.
Spero solo non si accorga che non sono io.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 4: "CARRY ON MY WAYWARD SON"
 

 "Though my eyes could see 
I still was a blind man
Though my mind could think 
I still was a mad man
I hear the voices when I'm dreaming
I can hear them say

Carry on my wayward son
There'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don't you cry no more"
 
 
 
- Ma tu giri sempre in pigiama? – mi chiede una volta usciti dal discount – insomma capisco che un enorme paperella e il blu ti donino, ma non hai dei vestiti per persone normali? –
Lo guardo e sono quasi tentata di tirargli addosso la mia busta della spesa.
 - Sbaglio o eri tu quello con gli occhiali da sole in un luogo buio? - sbuffo guardando la paperella enorme sulla mia maglietta.
Credevo fosse un pigiama anti stupro, l’ho comprato solo per questo.
 - Touché – dice ridendo – senti ma che ci facevi alle quattro di mattina in quel posto? – mi chiede curioso.
 - In casa mia sono finiti i cereali – indico il sacchetto sorridendo.
 - E vai a comprarli alle quattro di mattina? – sembra confuso, e sembra voglia farmi qualche domanda riguardo la mia vita in casa, ma si trattiene.
Gli sono grata di questo, non mi sarebbe piaciuto dover parlarne.
Annuisco.
 - Scusa ma tu che ci fai alle quattro di mattina nel mio discount? –
Sospira e mi indica il suo sacchetto.
 - Ho preso le cose per fare i waffle –
 - Alle quattro di mattina? – lo imito ridendo.
Mi sa che non sono l’unica ad avere problemi di sonno, il punto è che lui può permettersi le medicine, mentre io non ho il coraggio di andare dal medico e chiedergli di prescrivermi dei sonniferi. Quel bastardo avrebbe potuto chiamare mio padre che come minimo gli avrebbe detto di non vendermi niente perché mi voglio suicidare.
Mio padre è seriamente convinto di questo da almeno un paio di anni, mi tiene sempre lontana dai coltelli quando è in casa.
Mentre il mio cervello inizia a farsi film mentali su un eventuale suicidio, non mi accorgo che Ashton si è fermato, mentre io continuo a camminare senza sapere se sto andando nella direzione giusta o meno.
 - Daphne! – grida riportandomi alla terra ferma, mi giro di scatto a guardarlo, e noto che siamo a dieci metri di distanza, mi riavvicino.
 -  Non gridare, ci sento – non è vero – e ci sentono pure le persone del quartiere. Quindi se devi chiamarmi fallo in modo più delicato –
 - La prossima volta ti manderò un fax allora, va bene? -
 - Dio mio, ma quanti anni hai? I fax non si usano più! -.
Sospira e si mette una mano sulla faccia mentre si appoggia a un’auto.
Come minimo ora fa scattare l’antifurto, e io sono troppo pigra per correre, anche se credo che un tizio che mi insegue con una mazza da baseball sia un buon incentivo per farmi correre.
 - Invece di farti venire il diabete da sola con latte, cereali e zucchero, cosa ne dici di venire a fare colazione da me e Michael? – mi chiede sorridendo.
Perché questo tizio sorrida sempre è un mistero, secondo me si fa di qualcosa, ne sono certa oramai.
 - Hai detto che fai i waffle vero? – chiedo una conferma.
Annuisce.
Mi sento quasi in colpa a rinunciare alla mia solita colazione, adoro la mia routine mattutina, ma insomma i waffle sono sempre i waffle. Ed è da una vita che non li mangio, o meglio, è da una vita che non mangio dei waffle commestibili.
 - Beh per sta volta rinuncerò ai cereali – dico.
 - Ottima scelta. Preparo i migliori waffle della città – dice ammiccando, anche se sembra più un tic.
Apre il baule della macchina a cui era appoggiato, il che un po’ mi rasserena perché significa che nessuno mi rincorrerà con una mazza.
 - Anche mia nonna dice che i suoi waffle erano i migliori della città – dico osservandolo mentre appoggia delicatamente le uova, che sembra stia facendo un’operazione al cuore di qualcuno.
 - E lo sono? – chiede mentre mi sembra quasi di vedergli le goccioline di sudore scendere dalla fronte per la concentrazione.
Inclino la testa per guardare meglio quello che fa.
 - In realtà fanno schifo. Mia nonna non sa cucinare -  sorrido – ma non ho mai avuto il coraggio di dirglielo –.
Credo che mia nonna sia l’unica nonna al mondo che non sappia cucinare, nonostante lei sia ancora convinta del contrario, visto che continua a ripetere: “Ho conquistato tuo nonno prendendolo per la gola”. Mentre nonno, quando lei non sente, dice che quello che in realtà l’ha conquistato erano due chiappe d’oro che tutt’ora fanno invidia a molte donne.
Hanno opinioni divergenti al riguardo, ma nonostante questo nessuno ha mai detto a mia nonna che non sa cucinare, di solito le diciamo qualcosa di carino come: “Nonna sono a dieta non cucinare nulla”, oppure “Nonna ordiniamo una pizza non ti affaticare”, “Nonna cucino io un nuovo piatto, si chiama pasta non bruciata con sugo non scaldato in microonde”.
Ashton scoppia a ridere, non capisco cosa ci trovi di divertente, se mia nonna che non sa cucinare o io che mi devo mangiare lo stesso dei waffle che potrebbero sostituire per consistenza i mattoni della muraglia cinese.
 - Sali in macchina Animale, ti faccio sentire dei veri waffle – la frase potrebbe avere un non so che di doppio senso, infatti mi limito a fissare Ashton che chiude il baule senza muovermi – non vuoi più la colazione? – chiede confuso.
Mi mordo le labbra cercando di essere il più cortese possibile.
 - La mamma mia ha detto che non devo salire in auto con gli sconosciuti – in realtà è una bugia visto che non l’ha effettivamente detto mia madre, ma l’ha detto la mamma di Maya. Ma immagino valga lo stesso come mamma, no?
 - Daphne non sono uno sconosciuto – dice con lo stesso tono che io uso per parlare con i cani che non vogliono ascoltarmi – siamo amici –
Davvero?  Da quando tutta questa confidenza?
Lo guardo confusa.
 - Davvero? –
 - Credevo fosse chiaro una volta che ti sei presa dalle mie mani il cd dopo esserti lanciata su di me – sembra ancora arrabbiato per quel cd.
 - Il pavimento era liscio e non riuscivo a frenare, e… - mi guarda seccato – e potresti avere ragione, siamo conoscenti ormai -.
Sbuffa e mi fa segno di salire in macchina.
 
 
Ci mettiamo un quarto d’ora buono per arrivare a destinazione, e siamo in macchina, sto quasi per chiedergli come mai è andato in quel discount, ma mi dà spiegazioni prima di dovergli porre la domanda, il che mi fa pensare che lui possa essere un qualche tipo di telepate, come negli X-man.
 - È l’unico discount aperto 24 su 24 nel raggio di cinque chilometri – spegne la macchina davanti a un palazzo beige.
L’architetto che l’ha costruito non doveva essere proprio un gran intenditore di colori immagino.
Scendo mentre lui prende le cose dal baule, e senza aspettarlo, mi avvio verso quello che sembra essere il portiere del palazzo.
Non ho mai visto un vero portiere che mi apre la porta, o che mi saluta chiedendomi se mi sono ricordata di prendere l’ombrello visto che le previsioni del meteo davano pioggia. Il portiere è una specie di pokemon raro per i miei standard.
 - Buon giorno – mi dice sorridendo, e cercando di non squadrarmi troppo – lei è in pigiama –.
Sembra già meno cortese dopo questa brillante osservazione.
 - Lei è in divisa – rispondo.
Mi guarda confuso, e credo stia per chiamare i soccorsi visto che non mi conosce.
 - Sta bene? – chiede titubante.
 - In realtà ho fame, ma credo di stare bene. Lei come sta? – ho sempre voluto fare delle chiacchiere gentili con un portiere.
Sento Ashton alle mie spalle.
 - Vedo che hai fatto amicizia Daphne – non sembra molto contento – buongiorno Clark – mi spinge all’interno del palazzo mentre il portiere sorride e ci fa passare.
L’interno è bellissimo, sembra un hotel di lusso a differenza di come si presenta fuori.
 - Ti hanno mai detto che sei un po’ strana – dice trascinandomi in ascensore.
Non rispondo, sono troppo impegnata a ignorarlo per sentire il rumore degli ingranaggi, ho una passione per qualsiasi cosa dotata di motore.
 - Sono una persona normale – rispondo senza guardarlo, un po’ perché sono consapevole di star dicendo una bugia, un po’ perché l’ascensore si è bloccato ricordandomi che è piccolo e io non sono proprio una fan dei luoghi piccoli.
La porta si apre, e il mio accompagnatore mi trascina fuori.
Ci fermiamo all’appartamento 14 B, e quando apre la porta, invece di vedere il tipico monolocale disordinato che ogni persona compresa tra i venti e i trent’anni ritiene un luogo abitabile, mi trovo davanti quello che è un attico.
Sapevo che casa mia era grande per tre persone, ma questo appartamento è esorbitante per solo due.
Solo nel salotto ci sarebbe potuto stare un campo ROM.
Una palla di pelo nera corre verso di me, e inizialmente non riesco a capire se quel coso è un cane, un gatto, un furetto o una pantegana dei quartieri alti.
 - Gli stai simpatica – dice Ashton andando verso la cucina.
Quel coso è un gatto, il che mi fa immaginare un Michael triste e solitario seduto sul divano che tristemente accarezza il gatto pensando a quanto la sua vita da zitella faccia schifo.
Inizio ad accarezzare la palla pelosa nera.
 - Come si chiama? – chiedo raggiungendo Ashton in cucina.
 - Aslan – dice mettendosi un grembiule con un motivo a fiori rosa e rossi. Molto virile.
Sorride e poi accende la radio a una di quelle stazione che di solito ascoltano le persone depresse, il che fa aumentare la mia immaginazione riguardo al livello di zitellagine in questa casa; d’altronde gli elementi ci sono tutti: il gatto, la musica triste, la loro dubbia vita amorosa visto che uno dei due alle quattro del mattino va a prendere la roba per fare i waffle.
Meglio di Sherlock Holmes.
Non solo sono meglio di Sherlock Holmes, ma conosco la canzone che sta passando alla stazione per depressi.
Forse sono depressa anche io e non lo avevo mai capito.
Sento Ashton che cucina e canticchia la canzone, mentre tenta delle mosse che sono più adeguate per uno strip club che a una canzone di Lana Del Ray.
 - Credo tu sia l’unica persona che al mattino ha tutta questa energia – dico appoggiandomi al muro – e p…-
 - ORA RICORDO! – grida all’improvviso provocandomi un mezzo infarto, e facendomi dubitare dell’idea di venire qui a mangiare i waffle.
Lo guardo confusa mentre mi porto una mano sul cuore.
 - Sei impazzito per caso? –
 - La prima volta che ci siamo visti, mi sembravi un volto familiare. Ho capito dove ti ho già incontrata – ride mentre nota le mie condizioni di persona che per poco non si caga addosso – sei la ragazza che al discount prende gli attrezzi da tuttofare -.
 - Sei un fottuto stalker. Io me ne vado – le cose si fanno inquietanti.
Ed è quando le cose si fanno inquietanti che Daphne prende e se la svigna.
E dovrei smetterla di parlare in terza persona nel mio cervello.
 - A piedi? – chiede confuso.
 - Sì. Anzi no. Ti rubo la macchina – inizio a correre dove lui ha appoggiato le chiavi.
Sono davvero molto intenzionata ad andarmene con la sua macchina, e lui è molto intenzionato a impedirmelo.
Ma non lui Ashton, lui il gatto.
Faccio appena in tempo a vedere il luccichio delle chiavi, che quel coso mi si infila tra i piedi e mi fa cadere.
Ashton, che d’altronde mi stava inseguendo per non farmi prendere la sua auto, scoppia a ridere, tanto che si deve sedere a terra e tenersi la pancia dalle risate.
Non è divertente per niente.
 - Daphne – dice tra una risata e l’altra – sveglierai Mike –
Io? Io che sono a terra praticamente morta, sveglio quel tipo? Lui che sta ridendo come non ci fosse un domani, no vero?
Sempre colpa mia.
Mi metto seduta a terra, e controllo le condizioni del mio naso, mentre il gatto si avvicina per farmi le fusa, quasi come per scusarsi di avermi quasi provocato un trauma cranico, o forse di non essere riuscito nella sua impresa di farmi fuori.
Ashton smette di ridere anche se ogni tanto gli scappa qualche risolino come ai bambini delle elementari.
Si alza e mi si avvicina.
Mi mette la mano sulla testa, e temo che sia lui quello ad aver preso il colpo in faccia visto che mi sta scambiando per il suo gatto.
 - Tutto bene? – chiede scombinandomi i capelli – vieni che facciamo colazione. E uno non sono uno stalker visto che andiamo allo stesso discount nella notte, due è inquietante il fatto che tu prenda attrezzi da meccanico nel pieno della notte e tre non credo tu sappia guidare un’auto – dice porgendomi la mano.
L’afferro e mi dà aiuta ad alzarmi.
Iniziamo a fare la colazione, e ormai sono arrivate le otto; guardo il telefono per vedere se per caso qualcuno si è accorto che non sono in casa, ma non mi cerca nemmeno la mia compagnia telefonica. Quindi le mie notifiche sono equivalenti allo zero assoluto.
Sto quasi per riempirmi di panna la bocca, quando alla radio per depressi sento la canzone più bella del secolo: “Carry on my way wayward son”.
E nonostante io sappia che un animale che sta morendo è più intonato di me, inizio a cantarla lo stesso.
Ashton si gira a guardarmi con la panna che gli esce dalla bocca.
 - Fu, fachefa fa faconfone? – non lo so, non parlo la tua lingua.
Mi sputacchia in faccia un po’ di panna, e manda giù quella che gli rimane in bocca. Anche se è più quella che mi è arrivata addosso che quella nel suo stomaco.
Mi pulisco lo schifo che mi è nevicato addosso.
  - Conosci questa canzone? Mio dio.. io – sembra una ragazzina agitata che vede il suo idolo, mette giù tutto quello che ha in mano e si toglie il virile grembiule – ti prego, ballala con me. Io amo questa canzone – mi offre la mano.
E forse è perché anche io adoro questa canzone, e accetto il suo invito.
 - Non so ballare, ma ci proverò – dico afferrando la mano mentre mi mette un braccio attorno alla vita.
 - Sali sui miei piedi – eseguo quello che mi dice, e mi ritrovo a un palmo di naso da lui.
Non che mi dispiaccia, ma non sono mai andata d’accordo con troppo contatto umano.
Inizia a ballare mentre canticchia la canzone, e lo fa sempre sorridendo. Sta diventando quasi piacevole vederlo sorridere.
 - Hai gli occhi verdi – dico notando per la prima volta il colore dei suoi occhi.L
a mia è più una constatazione più che un complimento.
 - Tu hai due grandi occhi neri. Mi piacciono – la cosa si fa imbarazzante, e la canzone non è ancora finita, ma nonostante questo continuo a guardare i suoi occhi – hai della panna sputacchiata sul naso -.
 - Deve essere il tempo instabile, prima è piovuta panna e saliva -.
Mi lascia la mano, ma mi tiene in equilibrio con il braccio sulla schiena.
Mi pulisce la faccia delicatamente, forse per paura di farmi più male di quanto abbia già fatto la caduta di prima.
E ancora non lo so, perché nonostante questa situazione palesemente imbarazzante, continuo a fissarlo negli occhi. Mi piace il colore che hanno, lo ammetto, e non riesco a fare a meno di guardarli.
 - Buong… oh – la canzone finisce nell’esatto momento in cui Michael pensa di aver interrotto qualcosa.
Mi allontano di fretta da Ashton.
 - Non è come sembra e…-
 - WAFFLE! – grida correndo e lanciandosi nella cucina, ignorando ciò che ha appena visto, sempre se ci ha visti ballare o se il suo sguardo è subito passato al cibo, azzanna un paio di waffle, e poi si ferma di colpo – il manager ha chiamato. Dice che è importante, vuole te-.
Il biondo annuisce, prende il telefono e inizia a telefonare.
Rimango circa dieci minuti con Michael a farmi raccontare che lui ha una passione segreta per i dolci, e che ha diabete e colesterolo alto che litigano tra loro, ed è per questo che è sano come un pesce.
Dipende se lui intende un pesce nel mare o un pesce nella pescheria.
Ashton ritorna con la faccia da funerale, e sto quasi per dire qualcosa fuori luogo quando Michael mi ferma e fa cenno di no, lo vedo prendere la giacca, le chiavi della macchina ed esce sbattendo la porta di casa senza dire nulla.
Sento lo stomaco contorcersi per questo comportamento da stronzo.
Resto a casa con Michael per un paio di ore, prima di farmi accompagnare a casa con il dubbio di aver fatto qualcosa che non dovevo.
Un attimo prima c’era la canzone del secolo, e l’attimo dopo la porta si chiudeva sbattendo senza un perché.



Miao Ciambelline :3 
Inserisco il capitolo mentre ho il ventilatore sparaflesshato alle spalle. Fa stra caldo.
E poi, solo io sono innamorata dei mirtilli? Mangerei mirtilli dalla mattina alla sera, fino a diventare come la ragazzina del film "La fabbrica di cioccolato", ovvero un enorme palla blu. Cioè dai poi non dovrei fare la fatica di scendere le scale, ma rotolorei direttamente, molto più comodo.
Devo iniziare a coltivare mirtilli, oppure trovare una piantagione di mirtilli e mangiarli tutti prima che li raccolgano.
Anyway, lo so hce a voi non interessa ciò che finisce nel mio stomaco, ma ragazze\ragazzi\signori\ signore\ mucche e asini volanti, se volete sentire il vostro diabete applaudire, fdatevi di me, mangiate mashemmolws cotti con la cioccolata. Applaudirà anche il diabete dei vicini.
Tornando a cose meno serie, come il capitolo, stiamo entrado FINALMENTE nella storia vera e propria, i capitoli precedenti (forse tre erano troppi ) servivano a delineare un attimo i caratteri dei vari personaggi e a introdurli, cioè, non che da ora i personaggi non avranno più caratteri nuovi, ma era per dare un idea generale. Insomma capitemi.
Dico le ultime cose e me ne vado, giuro.
Ringrazio le persone che leggono, che mettono tra i preferiti, e ringrazio tantissimo chi decide di sprecare un paio di minuti della sua vita per recensire ogni volta questa storia ancora agli inizi, davvero grazie mille, siete fantastiche.
Un bacio,
Lily
   
 
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