Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Yumeji    07/06/2015    3 recensioni
Si trattava di una proprietà immensa. E appariva antica, molto antica.
"Non ci credo che ora abiteremo qui…” pensò Antonio.
Le tante finestre sbarrate da pesanti oscuranti, alcune addirittura inchiodate da delle assi di legno, lo fissavano quasi si fossero trattate di una miriade di occhi, i quali lo stavano soppesando prima di decidere se farlo entrare o meno nella casa.

MOMENTANEAMENTE SOSPESA - ci rivediamo a 01/2016
---
Solita storia di fantasmi? Noo, se si tratta dei nostri amici Hetaliani come possono far paura..? Okay, forse.
D'altronde, toccherà ad Antonio, Francis e Gilbert scoprire quanto molesti si possono dimostrare i loro nuovi coinquilini, forse avrebbero dovuto rifletterci un po' su, quando Roderich gli ha offerto una simile sfarzosa (per quanto decadente), sistemazione, ad un affitto così misero. Purtroppo il cuore tenero dello spagnolo non ha visto alcuna malaintenzione nell'atteggiamento dell'austriaco e, ora, il Bad Touch Trio più 1, si ritrova a dover coabitare con presenze tutt'altro che tranquille e silenziose.
Ci saranno eventi tragici?.. Bhé, i fantasmi sono pur sempre fantasmi.
[Accenni a varia coppie] [Rifacimento di una mia vecchia FF "Presenze Moleste"]
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Bad Friends Trio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ghosts NB: Questa fanfiction è stata pubblicata in precedenza come "Presenze Moleste", avendola abbandonata ho deciso di riscriverla completamente  ^^
Godetevela!






Si trattava di una proprietà immensa. E appariva antica, molto antica.
“Spero di non perdermi dentro..” pensò Antonio sospirando leggermente per la fatica, un velo di sudore sulla fronte, subito asciugato con il dorso della mano quando, percorso il lungo viale di ghiaia, era finalmente giunto alle scale che conducevano all’ingresso della magione. A vedere i larghi e alti gradini all’ispanico venne un tuffo al cuore, aveva dovuto trascinare il suo trolley e borsoni annessi fin lì, dopo una scarpinata di quasi due chilometri - non avendo convinto l’autista del taxi, da cui era stato condotto sulla strada principale, che in quella fitta vegetazione esisteva una strada e, soprattutto, la sua destinazione, un’abitazione appena al di là del boschetto. Si sentiva esausto, e di fronte a quell’ultima fatica le forza gli vennero meno
Decise, quindi, di prendersi una pausa, scagliando tutti i propri bagagli a terra in un moto di frustrazione, distendersi poi su quella scalinata in pietra come se si trattasse del più comodo dei giacigli. Velocemente il sorriso, che così raramente si allontanava dal suo viso, gli risalì naturalmente dal fondo dello stomaco, quando la sua guancia accaldata ritrovò refrigerio sul freddo scalino in pietra. Doveva ammettere che, nonostante fosse ormai ottobre inoltrato, a causa dell’afa in cui era stato immerso per tutto il tempo in cui attraversava la boscaglia, il suo corpo avvertiva una temperatura esterna tale che non avrebbe di certo fatto invidia alle giornate estive in cui lui e Francis (Gilbert era morente nel loro appartamento dopo una scottatura allucinante che lo aveva reso color aragosta), si erano rifugiati al mare.
“Non ci credo che ora abiteremo qui…” pensò Antonio osservando, rimanendo disteso su uno scalino, l’edificio che incombeva su di lui. Le tante finestre sbarrate da pesanti oscuranti, alcune addirittura inchiodate da delle assi di legno, lo fissavano quasi si fossero trattate di una miriade di occhi, i quali lo stavano soppesando prima di decidere se farlo entrare o meno.
“Certo, per essere grande è grande, ma a Francis non darà giù il suo aspetto rustico” non aveva trovato aggettivi più gentili con cui definirla, in realtà, la magione era tutt’altro che un rustico, anzi, ai suoi tempi d’oro doveva trattarsi dell’abitazione più elegante e costosa della regione, ma il tempo, e il trasferimento del ramo principiale delle famiglia Edelstein dall’Inghilterra all’Austria, cosa che aveva portato al suo abbandono, non erano stati clementi con l’edificio, dandogli una parvenza decadente e diroccata. “Molto bohemien” sì, avrebbe potuto definirla in quel modo quando avesse ricevuto la telefonata dell’amico francese, Francis amava quel tipo di termini e, con un po’ di fortuna, non si sarebbe soffermato troppo sul suo significato. Di contro, però, non appena giunto alla villa, sarebbe divenuto peggio di una donnetta isterica, accusandolo Antonio di avergli mentito sulle reali condizioni della villa.
D’altronde, l’ispanico non vedeva altro modo per portarlo in quel luogo se non mentirgli, era sicuro che, dopo un periodo nella magione, Francis se la sarebbe fatta piacere, capendo fosse una prospettiva migliore di vivere all’addiaccio sotto un ponte - avendo perso la loro precedente sistemazione a causa dell’abbattimento della casa degli studenti, alloggio offerto dall’università che frequentavano.
Su quel punto, Antonio, faticava davvero a comprendere l’atteggiamento polemico e schizzinoso dell’amico, infondo, che Roderich gli avesse offerto di occupare una delle sue tante proprietà al prezzo di un ben misero affitto, gli era sembrata una proposta allettante e del tutto disinteressata (visto il minimo sindacale da lui richiesto), non si capacitava proprio di come Francis e persino Gilbert si potessero mostrare contrari.
“- Attento che c’è la fregatura -” lo aveva messo in guardia Francis, toccandosi con un gesto distratto la punta del naso, quasi avvertisse odore di bruciato,
“- Non fidarti di quel damerino spocchioso, può non sembrarlo, ma è un avaraccio scassa-ingranaggi. Non lo voglio come proprietario di casa -” così aveva elargito il magnifico Gilbert, i cui pessimi trascorsi con l’austriaco, lo rendevano un tantino di parte.
Per Antonio era stata un’impresa convincerli a prendere in considerazione la proposta, e ancor di più ci aveva impiegato per assicurarli delle buone intenzioni di Rod. Delle quali però ora era lui stesso a dubitare, avendo di fronte la magione che l’amico gli aveva offerto come alloggio. “E dovremo rimanerci fino alla fine degli studi…” dovette ricordare una piccola postilla nel contratto che gli aveva fatto firmare, la quale obbligava tutti e tre a vivere lì dentro sino alla laurea (o all’abbandono degli studi), pena, in caso contrario, di una tassa esorbitante… Adesso sì che cominciava a comprendere i sospetti degli altri due.
Il perenne buon umore di Antonio venne leggermente intaccato, iniziava veramente a pensare che l’austriaco avesse voluto fregarli, magari solo come ripicca nei confronti di Gilbert, ma subito dopo scacciò simili idee, il corpo percorso da un brivido, e accusò il cielo grigio, preannunciante pioggia, che lo sovrastava di avergli incupito i pensieri.
E nell’osservarlo, si rese conto di doversi sbrigare ad entrare, altrimenti avrebbe finito con il bagnarsi, già una gocciolina gli era atterrata dritta sulla punta del naso, e ci mancava solo un acquazzone a dare il colpo finale al suo tipico ottimismo. “Devo anche perlustrare la casa per l’arrivo di quei due..” si disse, optando per nascondere il peggio che avrebbe trovato e, nel caso, chiamare Roderich se si fosse trattato di qualcosa di grave (era il dovere del proprietario rimediare!).
Tornò in piedi, raccogliendo trolley e il resto del bagaglio, percorrendo lentamente ma senza un’eccessiva fatica, quella che sino a poco prima gli era parsa una scalata impossibile. Le membra stanche si erano riposate abbastanza dargli la forza per giungere fino all’alto e largo portone.
“Sono il primo del Bad Friends Trio ad entrare” realizzò non sapendo se ciò fosse una cosa di cui andare fieri o meno. Un senso d’inquietudine lo avvolse non appena fu accolto dall’oscurità che si nascondeva appena dietro l’ingresso, difficile dire che ora del giorno fosse, a causa della penombra in cui il salone si trovava.
Antonio stanziò per qualche momento sulla porta, quasi si sentisse indeciso se entrare, alle narici gli era corso immediatamente il familiare odore di chiuso e di polvere, Rod gli aveva assicurato che qualcuno, in precedenza, era andato a verificare l‘agibilità della casa, eppure, nell‘ispanico, crebbe la certezza di essere il primo a mettervi piede da almeno mezzo secolo. L’androne risuonò unicamente dei suoi passi e del suo respiro quando, finalmente, si decise ad entrare nel maniero e, così come era apparso, il senso di inquietudine scomparve, sostituito da un entusiasmo di cui non capiva le origini. Doveva ancora cominciare ad esplorarlo, ma quel luogo già aveva cominciato a piacergli.


- Uhm… Che buono! E’ da tanto che non avevo un assaggio del profumo dell’aria fresca, dell’odore del muschio, del-… -
- Della puzza di sudore, vorrai dire. L’olezzo tipico dei viventi -
- Sta zitto, scorbutico! Non mi rovinare la poesia! -
- Sei proprio una ragazzina se trovi della “poesia”, su uno sconosciuto che ci invade casa! -
- Non… non potrebbe essere il proprietario?-
- Impossibile, in lui non c’è neppure una goccia di sangue che lo leghi al nostro Padrone -


Da quello che Roderich gli aveva raccontato, le fondamenta della villa risalivano al medioevo, ma la struttura aveva ricevuto una serie di ampliamenti, ristrutturazioni e altre modifiche, e ben poco rimaneva del suo aspetto originale. L’ultima volta in cui aveva ricevuto una “modernizzazione” risaliva a circa sessant’anni prima, nel bel mezzo degli anni cinquanta, il nonno o il bis-nonno Rod, Antonio doveva ammettere di non essere stato molto attento durante la spiegazione, aveva idea di riportare l’edificio al suo fulgido splendore per renderlo un albergo, avendo modo così di fruttare in maniera redditizia una delle sue molteplici proprietà sparse in tutta Europa.
Prima di ciò il maniero era stato utilizzato durante l’epoca vittoriana, la nobile famiglia Edelstein ne usufruiva durante il periodo estivo, approfittando della sua lontananza dalla città per trascorrervi delle tranquille vacanze. Per poi lasciarlo all’inizio della Stagione, trasferendosi dalla campagna all’abitato così da ricoprire nuovamente i loro alti gradi nella società urbana.


- Quindi..? Che facciamo?-
- Aspettiamo di vedere come procedono le cose, potrebbe trattarsi di un custode o qualcosa di simile. Al momento, io mi limiterò ad osservare -
- Non devo avvertire gli altri? -
- Credo che tutti abbiano già percepito la sua presenza… Uhm, dubito che mi ascolterebbero se gli ordinassi di ignorarlo, quindi, digli questo: “divertitevi pure, ma non esagerate” -
- Ooh, e da quando sei così permissivo?! -
- Che c’è? Mi stavo annoiando anch’io, cosa credi!? -



[Qualche giorno dopo]
- Bhé… Per essere grande… è grande - osservò Gilbert quando, finalmente, dopo una scarpinata degna di uno dei campi di sopravvivenza a cui partecipava con West, gli si parò di fronte lo spettro della villa, la sua imponente sagoma scura contro un cielo nero, dai pesanti nuvoloni grigi, i quali, chissà per quale pietà, non avevano ancora riversato su di loro la tempesta che parevano promettere.
- Anche troppo..- commentò un Francis il cui umore, dal momento in cui il taxi li aveva abbandonati sulla strada principale, stava peggiorando a vista d’occhio. Durante l’attraversata del piccolo boschetto, cui sentiero si stentava a vedere in mezzo a tutta quell’erba alta, aveva finito per inciampare su un ramo caduto, spiaccicandosi a terra e, come se questo non fosse bastato, una delle sue valige si era aperta, riversando tutto il suo contenuto sul terreno ancora umido a causa delle pioggia dei giorni scorsi. -… siamo solo in tre - continuò a parlare con malumore crescente, delle foglie attaccare alla sua lunga chioma bionda, le quali gli donavano la parvenza di un perfetto imbecille,  - In più, da quant’è che è abbandonata? Ha un aspetto orribile… Ce l’avrà il riscaldamento? -
- Il damerino ha assicurato che ha l’allacciamento ad acqua, luce e gas…- rifletté il tedesco mentre cominciavano a percorrere il lungo viale che precedeva l’abitazione, - Ma sono sicuro che ciò non comprenda tutte le stanze - aggiunse, ghignando all’espressione sconsolata dell’amico, il cui verso sembrava quello di un’anima in agonia in un girone infernale.
- Probabilmente avrà anche delle segrete - commentò Francis, un’aura di depressione violacea che gli si disegnava attorno al corpo,
- … o un seminterrato per le torture - cominciò a ridere Gilbert, il cui unico motivo per il quale non si disperasse alla vista della loro nuova abitazione, come l’amico, fosse credere che l’obbiettivo di Roderich fosse proprio quello. Probabilmente aveva circuito Antonio con un’offerta simile, sapendoli in un momento di difficoltà - non avendo in tre abbastanza risparmi per pagare le tasse universitarie e permettersi un appartamento in affitto -, solo per arrivare a lui. La rivalità fra loro non si era per nulla sopita, nonostante il tempo trascorso da “quei fatti”, e ancora erano pronti a scontrarsi in qualunque modo, punzecchiandosi come due bambini dell’asilo che litigano per lo stesso gioco.
“Non credere! Ci vuole ben altro per abbattere il magnifico me, damerino dei miei stivali!” pensò Gil continuando a ridere sguaiatamente, riempiendo l’aria con i suoi “Kesesese”, cui suono ricordò a Francis lo stridere dei corvi e, accompagnato da una gelida brezza carica di elettricità, gli fece drizzare i peli delle braccia. Cos’era quell’improvvisa inquietudine?
Poteva darsi una spiegazione per la depressione da cui era stato momentaneamente colpito, ma proprio non si capacitava di quel morso alla gola che avvertiva, quasi qualcuno, alle sue spalle, gli avesse afferrato il collo e stesse tentando di soffocarlo.
“Ah, ora smettila Francis! Non sei più un ragazzino!” si ordinò subito dopo, scrollando il capo facendo cadere le ultime foglie rimastegli impigliate trai capelli, sperando di scacciare allo stesso modo quella sensazione.
- Tutto bene? - si trovò ad affrontare lo sguardo stranito di Gilbert, il quale lo fissava confuso, fermatosi proprio di fronte, e solo allora il biondo si accorse di non star più camminando. Le sue gambe si erano rifiutate di avanzare senza che lui gli desse alcun ordine al riguardo. - So che magari non è proprio una bellezza ma, e fidati della mia incredibile, meravigliosa persona, per quel che paghiamo (e per mancanza di alternative), mi sembra un compromesso accettabile - ghignò quasi le sue parole avessero la valenza del sermone di un ecclesiastico, e bastassero a disperdere il radicato malumore di Francis.
“Oh, cavolo” pensò il francese nel ricevere simili attenzioni da lui. Se Gilbert era arrivato a confortarlo a quel modo poteva solo significare che doveva avere un aspetto simile a quello di un tasso appena uscito dalla tana, ovvero, orribile. Anzi, probabilmente era ancora peggiore! Perché, in quel caso, l’albino si sarebbe limitato a prenderlo in giro. Si sentì punto nell’orgoglio Francis, poiché divenuto consapevole che la sua depressione agiva malamente sul suo aspetto, deturpando la sua migliore qualità.
Di certo non poteva immaginare che, se anche in parte aveva ragione, vi era un altro motivo se Gilbert era arrivato a fargli coraggio. Con quelle parole il tedesco aveva cercato di allontanare quella stessa inquietudine che aveva finito per colpire persino lui.
- Uhg… Smettila di parlare, o mi metterò a piangere - si coprì con una mano il viso il biondo, falsamente commosso dalle parole dell’altro, - In più, se mi tratti così gentilmente, potrei farmi un idea sbagliata Gil - aggiunse nel colmare la breve distanza che li separava chinandosi sul tedesco con un espressione carica di languida malizia e un sorriso mellifluo, con il quale finì per  provocare l’ilarità dall’altro, che nuovamente finì per scoppiare a ridere.
- Kesesesese… Smettila di dire cretinate! Sono troppo magnifico per diventare uno dei tuoi compagni di scopata! - lo colpi allegramente con un leggero pugno in cima alla testa, ridendo di gusto all’atteggiamento seducente del francese, chiedendosi come facesse la schiera delle sue amanti a trovarlo attraente, a suo parere, il magnifico lui era infinitamente meglio.
- Ah…- sospirò Francis, mentre l’albino cominciava a procedere verso la villa, - … un rifiuto simile non fa bene al mio spirito romantico.. Ah, quanto dolore al mio animo già martoriato - avendo il dono del dramma, non poteva far a meno di recitare ogni evento con l’enfasi di un attore protagonista alla prima dello spettacolo,
- Sisi, drammatucolo delle fogne, ti ho appena spezzato il cuore… - non gli fece il favore di riservargli neppure un’occhiata, limitandosi ad un cenno della mano, mentre continuava a procedere in avanti, lasciandolo indietro. - Comunque, ti consiglierei di rimandare a dopo le declamazioni delle tue pene d’amore, per quanto la pioggia faccia da perfetto sfondo, non credo che tu voglia rimanere qui a bagnarti il culo - riprese a ridere interrompendo un’altra delucidazione sulla prosa e la poesia che il francese stava per imporgli.
- Tsk… Non so se la tua mancanza di sensibilità sia dovuta al fatto che tu sia tedesco o perché sei uno studente d’ingegneria - gli rimproverò Francis nell’affrettarsi a raggiungerlo, un poco seccato nel trovare la propria interpretazione interrotta in un momento così appassionato.
Doveva però ammetterlo, quella breve parentesi comica aveva migliorato l’umore di entrambi. Ora quella casa non appariva più una così orribile catapecchia come un momento prima.
- Kesese… Lo sai cosa dicono degli studenti delle arti teatrali? - domandò Gil quando gli fu arrivato affianco, il riso, ghigno, ancora dipinto sulle labbra,
- Certo, che la nostra bellezza rinvigorisce le membra stanche di chiunque ci guardi -
- No, che siete….- Francis però non seppe mai cosa dicessero su di loro gli studenti degli altri corsi, perché il frastuono di un tuono sovrastò in quel momento la voce di Gilbert, - Scheibe!.. - impreco questi prima di iniziare a correre, come se questo lo potesse salvare dalla grandine che, ad un centinaio di metri dalla casa, aveva infine deciso di cadere su di loro.  - Te lo avevo detto di sbrigarti! -
- Nessuno ti ha obbligato ad aspettarmi mon ami…- replicò Francis trovandosi a percorrere a perdi fiato quell’ultimo tratto del viale ghiaioso con il, per nulla esiguo, peso dei propri bagagli sulle spalle e il trolley trascinato dietro.
Insomma, per la serie “iniziamo bene”, quello sembrava davvero un ottimo inizio.


Alla fine, per il francese e il tedesco risultò inutile la trafelata sino al portone d’ingresso, e non tanto per il tempo impiegato per ricoprire la distanza che li separava dalla meta, piuttosto, fu l’attesa dell’arrivo di “un certo qualcuno”, che avrebbe dovuto aprirgli la porta, a rendere del tutto superfluo il loro sforzo.
- Olà ragazzi… Siete già arrivati? - gli accolse con un caloroso sorriso Antonio, facendo capolino dalla porta dopo averli lasciati ad attenderlo per ben venti minuti. - E-ehi… tutto bene? - fu la domanda superflua che gli rivolse - avendo di fronte due amici ridotti a delle pozzanghere con le gambe - prima di ricevere, in risposta, il pesante borsone di Gilbert dritto in faccia. Senza rendersene conto, a causa del colpo, l’ispanico si trovò con il sedere per terra.
- Idiota! E’ da mezzora che sono attaccato a quel stramaledetto campanello! - proruppe l’albino furioso, la felpa rossa completamente zuppa, così come il resto dei vestiti che aveva indosso. A poco era servito il cappuccio sollevato a coprirgli il capo, i capelli gli si erano attaccati alla fronte, bagnati quanto lo erano le sue mutande sotto ai jeans scuri.
- Dovresti farti controllare l’udito Antonì, o per lo meno rispondere quando ti si chiama al cellulare - fu più contenuto, ma non meno furente Francis, la cui chioma bionda gli ricadeva sugli occhi coprendogli buona parte del viso, rendendolo simile a uno di quei cani dal pelo voluminoso e la frangia lunga.
- Ahahaha…. - rise nervoso lo spagnolo, poiché era il suo modo per scaricare lo stress, espediente che spesso lo faceva apparire più idiota di quanto non fosse, in particolare nei momenti critici e in quelli meno opportuni. Non sapeva proprio gestire la rabbia altrui, l’unica cosa che era in grado di fare, quando la provocava, era accettarla con un atteggiamento semipassivo come in quel caso. - Scusate ragazzi, non l’ho fatto di proposito - si trovò ad affrontare la collera dei propri amici, i quali lo fissavano dall’alto in basso, enfatizzando il fatto che fosse ancora sul pavimento.
- Vorrei ben vedere… - sbuffò il francese, cui arrabbiatura stava già scemando di fronte all’espressione beota del compagno, ogni volta che si trovava ad affrontarlo si sentiva come un uomo crudele che rimproverava un cane a bastonate, gli veniva difficile rimanere infuriato con lui. Ed era questa la ragione principale per cui Antonio era riuscito a convincerlo a prendere alloggio lì, in quel maniero, sotto consiglio di Roderich.
- Allora, quale sarebbe la tua scusa?- volle la sua giustificazione, simile al professore severo che attendeva le spiegazioni per il ritardo di un suo alunno,
- Ehm…- parve però esitare lo spagnolo,
- Avanti - insistette Francis,
- Ecco, io… Non avevo il mio cellulare con me - ammise,
- E? - rincarò la dose Gil con il suo sguardo.
- Mi sono perso - si decise a svuotare tutto d’un fiato, rivelando la propria vergogna non riuscendo a sopportare la pressione. - Que… questa villa è enorme. Avvolte, mi capita di perdermi - confessò grattandosi a disagio dietro al capo, il sorriso sulle labbra che pregava gli altri due di perdonarlo.
Cosa che Francis e Gilbert fecero, dopo essere scoppiati in due fragorose e grasse risate.
- Ma quanto può essere pessimo il tuo senso dell’orientamento? - diceva l’albino dandogli una pacca sulla spalla, gesto che fece gocciolare a terra una parte dell’acqua di cui gli si erano impregnati gli indumenti.
- Ami, dovremmo darti una bussola la prossima volta che parti per un’esplorazione - fece il francese pettinandosi la chioma bionda all’indietro, così da avere lo sguardo finalmente libero di vedere cosa avesse davanti. - Piuttosto, temo che allora non potrai farci da guida qui dentro - commentò con un certo rammarico, tanto per far sentire in colpa l’altro,
- Oh, no! Le stanze principali le conosco tutte. Sono quelle della parte vecchia dell’edificio a confondermi - cercò di rimediare alla propria figuraccia il bruno, decidendosi finalmente ad alzarsi dal pavimento, gettando il borsone di Gilbert dritto sul suo piede, fingendo fosse un errore e non vendetta.
- Quindi, hai idea di dove sia il bagno in questo posto? Io e Gil necessitiamo di cambiarci e darci una pulita - chiese ignorando le imprecazioni del tedesco, in tedesco, e il suo arto dolorante,
- Certamente! - fu orgoglioso ad ammetterlo l’ispanico, mettendosi sull’attenti come un maggiordomo al richiamo del suo padrone, - Anzi, c’è una piccola sorpresa che credo apprezzerai, Francis - aggiunse subito dopo, il volto euforico.
Per un qualche motivo, però, il biondo temette tanta felicità ed esuberanza, credeva che quella dell’amico, in realtà, per lui si rivelasse una brutta sorpresa. Proprio come quella villa, definita invece da Antonio come qualcosa di “fantastico” e di “superlativo”. Lo sapeva che avrebbe dovuto insistere a fargli domande quando gliel’aveva definita “molto bohemien”, ma l’uso di quel termine l’aveva distratto.
- Cos’è la cosa che più desideravi in questi ultimi tre anni? - gli pose un indovinello l’iberico, continuando con quel sorriso allegro e solare, ignorando del tutto, senza cattiveria alcuna, le condizioni dei due amici, gocciolanti e infreddoliti,
- Uhmm… - si fece pensieroso Francis, stando al gioco e perdendosi a riflettere, poi il suo occhio cadde su quel pulcino bagnato che era diventato l’albino, - Il sedere di Gilbert? - optò con un’espressione maliziosa,
- Hei! - protestò questi, -… ma non preferivi il culo di Antonio? - riflette leggermente confuso, ma la questione non venne approfondita.
- Intendo, cos’è che odiavi condividere quando eravamo nei nostri vecchi alloggi? - tentò di nuovo Antonio, caparbio e testardo in quel frangente,
-…- e lo sguardo del francese s’illuminò, colmo di una meraviglia che, sul momento, gli altri due pensarono scoppiasse a piangere per la commozione, - Non mi dirai..?-
- Le camere da letto della parte più nuova dell’edificio hanno un bagno ognuna -
E seppur, fino a quel punto, avesse considerato quell’antico maniero come un vecchio rudere carico di polvere, per il semplice fatto che non avrebbe più dovuto condividere la propria toilette con altri venti persone, per Francis divenne il luogo migliore del mondo. Fu sul punto di lasciarsi andare abbracciare Antonio, tanta era la felicità di quella notizia. Niente più file interminabili, niente maleducati che ti bussavano alla porta mentre tentavi di rilassarti, nessuno a rubargli i suoi costosissimi e importantissimi prodotti da bagno e profumi!
- Il romanticismo di quest’ambiente può essere un buono studio in previsione della mia tesi - convenne Francis, osservando con occhio del tutto nuovo quella catapecchia costosissima e secolare, d’improvviso non gli dava neppure più fastidio il contegno rustico ma pomposo dei componenti d’arredo (e aveva solo unicamente visto il salone d’ingresso), del senso: pochi mobili ma, quelli presenti, palesavano una ricchezza irritante, soprattutto essendo quella una villa abbandonata da anni. Per un momento si era chiesto, come mai, in tutto quel tempo non fosse passato un qualche ladro a depredare tali ricchezze.
Non ci provare neppure a mettere quelle tue manacce da lumaca viscida sugli oggetti del Padrone, bastardo!
Un brivido percorse la schiena di Francis, cominciava a soffrire davvero per il freddo a cui, la condizione in cui era, lo costringeva, voleva cambiarsi al più presto!
- Ci mostri allora dove sono le camere? - intervenne Gilbert, stanco che entrambi ignorassero la sua magnifica presenza e di continuare a gocciolare come un rubinetto che perde,
- Ah, certo! Dobbiamo andare al piano di sopra - esclamò Antonio indicando la larga rampe di scale in fondo alla sala, la quale si ramificava poi nel mezzanino, dividendosi in due rampe che andavano in senso opposto,
- Altri scalini?.. Oggi ho fatto l’attività fisica che in media faccia in un mese - borbottò il biondo sentendo le gambe farsi molli dalla stanchezza,
- Kesesesese… Si vede che sei un pappamolle Francis - rise di lui Gilbert facendosi avanti con disinvoltura, più abituato all’attività fisica avendo, come il fratello minore, una passione per il campeggio e tutto ciò che esso comporta.
- Fermo lì! - l’ordine di Antonio però lo fermò ad appena un metro dalla scalinata,
- Che c’è? - lo fissò stupito che l‘amico avesse ripreso il magnifico lui, aveva fatto qualcosa di male?
- Fidati, questa casa è un labirinto. Il primo giorno che l’ho visitata mi ero convinto che le stanze cambiassero posto, la cucina è diventata una camera da letto, una lavanderia e infine un salottino, prima di tornare ad essere la cucina - lo informò con un espressione talmente convinta che, per un momento, solo uno, Gil dubitò che stesse scherzando. Ma non poteva prendere sul serio quello che aveva appena detto, giusto?
- Ma tu hai proprio un senso d’orientamento da schifo - lo fissò l’albino leggermente scioccato dalle esperienza dell’iberico, le quali, invece, avevano suscitato nuovamente l’ilarità di qualcun altro.
- Sì, okay, magari ero io che mi ero perso - ammise Antonio, riscontrando solo ora l’assurdità della sua esperienza, - Però, per il momento, è meglio che vi guidi io fino alle camere - affermò precedendo il tedesco sulle scale, subito seguito da Francis, mentre Gil se ne rimaneva ancora fermo, stupito dalle reazioni avute dell’amico. Forse l’avevano lasciato troppo tempo solo in quella casa, giudicò per dare una spiegazione alla sua reazione.
- Gil, so che ti sei fatto incantare dalla mia bellezza…- lo riportò alla realtà la voce del francese, - ma puoi smetterla di fissarmi e muoverti a salire? -
- Ah?.. Sì, arriv-Whaa! - annunciò il magnifico prima di fare un capitombolo degno di una scena comica, schiaffando la faccia dritta sul primo scalino della rampa.
- Uh.. Sembrava doloroso - commentò Francis nell’osservarlo, mentre Antonio si affrettava ad assicurarsi che stesse bene e per aiutarlo a rialzarsi,
- Sei a posto, Gil? - ebbero entrambi la decenza di chiedergli se stesse bene, aspettando un suo mugolio dolorante d’assenso, prima di scoppiare a ridere per l’imbarazzante scenetta che gli aveva appena mostrato.
- Complimenti cerise, hai appena inaugurato il pavimento! - fece il biondo l’unico ancora a stanziare sulle scale,
- Grazie per esserti preoccupato per il magnifico sottoscritto, eh! - ribeccò irritato Gilbert, il volto arrossato lì dove il suo “splendido” viso aveva cozzato per terra, e un paio di lacrime agli angoli dell’occhio, aveva urtato il naso e ciò glieli faceva lacrimare, si sentiva fortunato di non esserselo rotto.
- Mon ami, sei solo inciampato, non farla troppo tragica - e detto da lui, il re del dramma, sembrava una comica,
- Inciampato?.. Uno di voi mi ha fatto lo sgambetto! - gli accusò Gil, il suo amor propri umiliato e il volto dolorante,
- Ma come avremmo potuto? Eravamo entrambi di fronte a te - lo fece ragionare Antonio, nel ben inutile tentativo di nascondere il riso.
- Qualcuno deve essere stato, non sono certo inciampato da solo! - protestò lui, ma durò un attimo, di colpo tacque e il suo colore già pallido divenne cadaverico, lo sguardo vermiglio fisso appena sopra a dove si trovava Francis, quasi la sua attenzione fosse attirata da qualcosa alle sue spalle,
- Ohi… Gilbert? - cercò di richiamare il suo sguardo su di se il biondo, credendo che l’amico si fosse incantato, o forse stava per perdere i sensi? In quale caso, il colpo che aveva ricevuto cadendo si sarebbe rivelato più grave di quanto avevano creduto.
- Ah.. Sì, allora queste camere? - sembrò riscuotersi l’albino, cambiando rapidamente discorso mentre, altrettanto velocemente, precedeva Antonio sulle scale,
- La rampa a sinistra! - gli gridò l’ispanico, non avendo modo di fermarlo, l’altro aveva preso a correre quasi ne andasse della sua vita arrivare alla cima.
- Ma che ti prende? - lo raggiunse di corsa Francis, confuso da una simile reazione,
- Nu.. Nulla, è che se sto così ancora un po’ mi si gela il sedere. E sono troppo awesome perché mi accada - si fermò quando ormai aveva raggiunto il primo piano, indicandogli la felpa bagnata, il cappuccio ancora calato sulla fronte, ostentando un ghigno forzato, in cui Francis lesse qualcosa di molto vicino al panico.
“Mi sono sbagliato… sì, non può essere altro “ continuava intanto a ripetersi mentalmente Gilbert, negando a se stesso di aver visto una figura alle spalle dell’amico. Era durata un solo istante, per poi scomparire in una nuvoletta di condensa, eppure, in essa, l‘albino aveva riconosciuto le fisionomie di una persone... E quella gli stava sorridendo. La cosa lo aveva terrorizzato al punto che si era ritrovato a correre ancora prima di rendersene conto.
Non avrebbe insistito sul fatto di aver avvertito un peso improvviso sulla schiena, una forza che lo aveva spinto a terra con violenza, facendogli perdere l’equilibrio. Avrebbe interpretato tutto come il frutto della sua mente stanca per la scarpinata nel boschetto e per il resto. Non c’era altra spiegazione.


- Ehehehehehe… Guarda, guarda, è riuscito a vedermi-
- E ne sei contento? -
- Certo!.. Lo stagista ci ha dato il permesso di divertici con loro, no? -
- E con questo? -
- Ho appena deciso quale tra quelli sarà il mio personale giocattolino! -
- Vedi solo di non esagerare… sei già uscito dai limiti facendolo inciampare. Non dovresti avere un contatto diretto con loro -
- Indovino, tu che sei solo una voce, da quando ti è permesso darmi ordini? -
- La mia era solo un'osservazione Orso -
- Oh, va bene. Ti perdono… comunque, dopo tanto tempo, ci sarà finalmente da divertirsi -










---
NDA
La prima volta che ho pubblicato questa FF, c'è stato qualche problema con alcuni utenti che insistevano a cercare di indovinare quali fossero i "fantasmi"(non che ci sia nulla incontrario, ma se lasciate una recensione non limitatevi a questo ^^''), quindi, per sviare il problema, in questa nuova versione ho ideato dei "soprannomi" per i fantasmi (i quali hanno una spiegazione che verrà spiegata più avanti), so che possono suonare banali e (almeno un paio), ovvi, cmq, ve li presento in anteprima in ordine puramente casuale:

Orso
Stagista
Dama
Indovino
Appeso
Fata
Little Lady
Suicida
Sanguinario

p.s: a seconda di come si svilupperà la ff potrebbero aumentare.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Yumeji