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Autore: SagaFrirry    07/06/2015    2 recensioni
Storia in capitoli auto-conclusivi, ognuno dei quali narra come i gold hanno ottenuto la loro armatura. Saranno di vario tipo e genere, buona lettura!
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gold Saints
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Coraggio, piccolo. Andiamo a casa” mormorò una donna, sfiorando le spalle del bambino.

Questi scosse la testa. Guardava smarrito la bara che veniva portata via.

“Fratellone..” gemette, ancora incapace di crederci.

Ora era solo il mondo. Un incidente stradale gli aveva portato via il fratello maggiore. Non poteva crederci e non voleva farlo. Non sapendo che altro fare, si mise  a correre.

 

Tutti si scostavano quando quel cavaliere scendeva in arena. Era l’unico d’oro e quindi incuteva anche un certo timore. Il cavaliere in questione trovava la cosa piuttosto fastidiosa, perché preferiva allenarsi con qualcuno, ma finiva sempre col restare da solo. Quella mattina però qualcosa cambiò. Un bambino gli si avvicinò, con aria seria.

“Torna qui!” lo rimproverò qualcuno “Non infastidire quel cavaliere d’oro!”.

“Cavaliere d’oro, eh?” parlò il piccolo “Qual è il tuo nome?”.

“Saga” rispose il saint.

“Perché non indossi l’armatura?”.

“Perché non mi serve..”.

“Ti alleni?”.

“Sì. Vuoi guardarmi?”.

“No. Combatti con me”.

Saga si stupì e sorrise a quel bambino coraggioso. Annuì. Questo provocò allarme fra i presenti, che tentarono in ogni modo di far cambiare idea al bambino. Saga si mise in posizione, sorridendo,  ed il bambino fece lo stesso ma rimanendo serio. Fu proprio il bambino a scattare in avanti per primo. Saga non ebbe difficoltà alcuna a difendersi ma dovette ammettere che quel piccoletto era veloce.

“Sei forte” commentò il bambino “Però..io ancora ho degli assi nella manica”.

“Sono curioso. Me li mostri?”.

“E tu? Sei un cavaliere d’oro. Di certo non sai solo saltellare e parare!”.

“Non spingerti troppo in là, piccolo. Sei dotato, te lo riconosco, ma non potrei mai combattere nel pieno delle forze contro di te”.

“Tu mi sottovaluti!”.

“E tu sottovaluti me..”.

Il bambino si accigliò. Con un grido, saltò e sollevò il braccio destro.

“Excalibur!” esclamò.

Saga ebbe un sussulto. Riuscì a parare il colpo e guardò con stupore il piccolo che aveva davanti.

“La spada sacra!” commentò “Dunque tu sei..un cavaliere d’oro?”.

“Shura. Io sono Shura del Capricorno!”.

“Shura, eh? Bel nome. Volevo usarlo pure io, un tempo. Ma alla fine ho preferito Saga. Sai che significa "il sanguinario"?”.

“Anche "assassino","demone" oppure "guida". Dipende..”.

“E tu cosa sei ti tutte queste cose?”.

“Mostrami il tuo colpo” cambiò argomento il bambino.

“Non te lo lancio contro. Ti farei male”.

Shura non gradì quella risposta e ricominciò ad attaccare, saltando e gridando. Saga schivò e si mosse alla velocità della luce, spostandosi alle spalle del bambino ed afferrandolo. Con delicatezza, bloccò il piccolo e sedette, ridendo. Gli spettinò i capelli.

“Hei, calmati! Saltelli come un giocattolo a molla!”.

Shura alzò lo sguardo. Incrociò gli occhi verdi di Saga e si intristì. Quello sguardo, così dolce e premuroso, gli ricordava quello del fratello deceduto. D’un tratto, scoppiò a piangere.

“Ma..” si preoccupò Saga “..che succede? Ho forse detto qualcosa che non va?”.

Shura affondò il capo fra le braccia del cavaliere dei Gemelli, che gli accarezzò la testa, non sapendo che altro fare.

“Che cosa ti è capitato, giovane cavaliere? Perché versi queste lacrime?”.

Un uomo abbronzato e sulla mezza età posò in terra lo scrigno dell’armatura del Capricorno.

“Se permettete..” parlò “..sarò io a raccontare la storia di questo fanciullo”.

 

Da quel funerale, Shura era fuggito via. Non voleva parlare con nessuno. Non voleva vedere nessuno. Le frasi di circostanza, quelle di cordoglio che parevano quasi registrate, non voleva proprio sentirle pronunciare. Correva, senza sapere dove andare.

“Fratellone..” gemette, con le lacrime che gli rigavano il viso.

Con rabbia, prese a calci e pugni tutto quel che trovava. Si era allontanato dal paese e ora era circondato dagli alberi. Faceva un po’ freddo, si trovava nei Pirenei. Si fermò, cadendo in ginocchio.

“Oh, fratellone..io adesso, cosa faccio? Sono da solo!”.

Non si aspettava di ricevere risposta. Sedette sotto un albero e pianse ancora.

“Que pasa, pequeño?” si sentì chiedere.

“Porque preguntas esto? Qui eres tu?” sbottò Shura, infastidito.

L’uomo gli si sedette accanto.

“Vattene! Non ho bisogno di sentirmi dire che sono un povero bambino!”.

“Che caratterino che hai! Ma lo sai che a volte questo è utile..mentre a volte è pericolosissimo?”.

“Continuo a non capire cosa importi a te, che non mi conosci!”.

“Allora conosciamoci. Qual è il tuo nome?”.

“Desaparece!”.

“Desaparece? Nombre curioso..”.

“Lasciami in pace..”.

“Piccolo! Coraggio..”.

“Smettetela tutti di dirmi che devo avere coraggio! Non mi interessa di avere coraggio! Coraggio per cosa?! Per vivere in questo posto orribile, dove i buoni muoiono ed a nessuno importa?!”.

“Perché non aspetti un attimo e..”.

“E cosa?! Prego?! Già sentita questa!”.

“Oh, per Atena, no! Pregare non serve a nulla. Però potresti stringere i pugni e combattere. Non perché gli altri te lo dicono, ma perché tu senti che è la cosa giusta”.

“Combattere?”.

“Sì. Vuoi che altri buoni non muoiano? Perché non combatti, per impedire che questo accada?”.

“Lo posso fare?”.

“Certo. Io posso insegnarti”.

“Ma tu chi sei?”.

“Sono un cavaliere di Atena, a guardia di una delle armature in attesa del suo padrone. Per molti quelli come me sono dei demoni pagani ma sai che ti dico? Sono al servizio di una divinità buona e giusta perciò..sono fiero di essere un demone!”.

 

Dopo qualche tempo trascorso fra le montagne, il bambino si sentiva ancora molto confuso. Camminava lungo le rive di un fiume, cercando legna per il fuoco, quando udì una voce.  Un ragazzetto, di qualche anno più piccolo, stava giocando vicino alla riva.

“Torna qui!” lo richiamò la madre “Non avvicinarti troppo all’acqua. È pericoloso”.

“Ma dai, mamma! Non succede niente!”.

“Torna qui, ho detto!”.

Il piccolo si girò di colpo e scivolò fra i sassi, finendo in acqua. La corrente era forte e subito fu trascinato.

Immediatamente, Shura lasciò cadere la legna raccolta e corse. Doveva essere più veloce della corrente!

“Aiuto!” gridò il piccino.

“Resisti!” rispose l’aspirante cavaliere.

Saltò, da una roccia ad un’altra, cercando in ogni modo di raggiungere il fanciullo in difficoltà. Una delle pietre però cedette e l’equilibrio di Shura  vacillò. Decise allora di cambiare strategia e si buttò in acqua, afferrando il piccolo. Insieme vennero trascinati via dal fiume.

“Stai tranquillo! Ti aiuto io!”.

“Voglio la mamma!”.

“Ti ci riporto io dalla mamma, fidati!”.

Shura non era affatto convinto di riuscirci.

“Ah! Che qualcuno mi ascolti” mormorò “Non è giusto che accada questo! Se è destino che oggi sia presa una vita, fa che sia la mia e non quella di questo piccolo, che ha una mamma che piange per lui! Prendi la mia di vita, destino, così che io possa rivedere la mia di mamma..”.

“Oh, giovane cavaliere..”.

Una voce femminile pronunciò quelle parole.

“Mamma?” pensò Shura, ma capì subito che non era sua quella voce.

 “Chi sei?” domandò allora.

“Giovane cavaliere..”.

“Non sono ancora cavaliere..”.

“Sei cavaliere nell’animo e nel cuore. Se davvero sei pronto ad immolarti per salvare una vita, in tuo spirito non può essere altro che quello di un cavaliere”.

“E tu..tu chi sei?”.

“Mi conoscerai, cavaliere. Un giorno, ci incontreremo.. Ora fidati di me. Leva il tuo braccio al cielo e avrai salva la vita, assieme a quella di quel bambino che stringi a te”.

“Il mio braccio?”.

“Fidati di me”.

Non sapendo che altro fare, non vedendo alternative, Shura sollevò il braccio. Mosso da una forza mai percepita prima, lo mosse e una luce si sprigionò da esso. Un albero, sul ciglio del fiume, fu colpito da quella luce e cadde, tagliato in due. Bloccando in parte il flusso dell’acqua, quel tronco fu la salvezza dei bambini. Shura vi si aggrappò e riuscì a condurre in salvo se stesso e l’altro giovane.

“Piccolo mio!” gridò la madre del piccino, terrorizzato, e corse ad abbracciarlo.

Shura ansimava, sfinito. Era felice, però. Il suo braccio splendeva ancora di luce dorata.

 

“Ci rivedremo..” ripeté Shura.

“Come dici?” domandò Arles, non comprendendo quel borbottio.

“Niente. È solo che..a volta mi viene in mente una cosa..”.

“Cosa tormenta il tuo animo?”.

Il Gran Sacerdote, seduto sul trono, osservava il Capricorno, in silenzio.

“A volte mi chiedo..se le cose potessero andare in modo diverso”.

“Ti riferisci alla faccenda di Aiolos?”.

“Io so cosa significa perdere un fratello. Ed ero amico di Aiolos. Mi chiedevo se si potesse fare altro..”.

“Qualcosa di diverso dall’ucciderlo? Shura..metti forse in dubbio i miei ordini? Credi forse che Atena non avrebbe fermato la tua mano, se non fosse stato giusto quel che è stato fatto?”.

“Immagino che..sì, in effetti, Atena avrebbe fermato la mia mano. Ma quella bambina..”.

“Intendi rinnegare la tua fedeltà?”

“No. Ma..credete che Aiolos potrà mai perdonarci?”.

“Perdonarci?”.

Per qualche istante, la volontà del lato malvagio de Sacerdote vacillò.

“Perché mai dovrebbe perdonarci?” sibilò poi, riprendendo il controllo “Lui ha tradito il tempio! E tu lo sai bene!”.

“Però la bambina..”.

“Shura..pensi che, se fosse stata Atena, non avrebbe trovato il modo di fartelo capire?”.

“Io mi fido di quel che dite. Siete voi il Gran Sacerdote, non io. Ma mi dispiace comunque per il piccolo Aiolia”.

“Non è più tanto piccolo. Ora ha l’armatura d’oro proprio come te e ti conviene sperare che non stia a rimuginare troppo su quanto successo, perché vi ritrovereste a lottare uno contro l’altro”.

“Quando ero bambino, qualcosa mi ha portato a credere che mio fratello mi avesse affidato a voi, Saga”.

“Eri solo un bambino anche tu, quando ti ho affidato il compito di uccidere il traditore. Chiedo perdono, forse non eri ancora pronto..”.

“Ma..no, non è così!”.

“E allora smettila di farti domande, Shura. Ricordati che Atena ha scelto te. Ha affidato a te la spada sacra. Se tu non fossi nel giusto, questo non sarebbe successo. Non saresti altro che un uomo qualunque. E invece sei Shura del Capricorno, con la sacra Excalibur nel braccio destro! E questo, per quel che mi riguarda, chiude la questione. Atena ti guida. Come puoi avere dubbi? Non credi in lei?”.

“Io credo ciecamente in lei!”.

Shura annuì. Doveva essere vero, dopotutto. Quella spada apparteneva a lui. Atena lo aveva scelto fra moltissime altre creature viventi. Lo aveva benedetto e perciò non doveva avere timore alcuno: era nel giusto! Però..

“Quella volta, quando la spada si risvegliò in me, udii la voce di Atena. Sono certo che fosse lei! Però..ultimamente la sua voce non riesco a sentirla”.

“Shura..Atena non è la tua compagna di penna o di merende! Non puoi pretendere che sia disposta continuamente a chiacchierare con te”.

“Forse è vero”.

Shura sorrise. Che sciocco era stato! Lasciò la tredicesima con un mezzo ghigno sulla faccia che subito mutò. Aiolia lo stava fissando. I due non si parlarono. Si osservarono in silenzio qualche istante e poi ognuno andò per la sua strada. Chissà come mai il Leone era stato convocato..

“Un giorno chissà..magari combatteremo fianco a fianco senza lanciarci certi sguardi, Aiolia..”.

 

 

Shura!! Finito il caprettino coccoloso. Ora ne mancano solo due e..che dire..poi dovrò per un po’ dedicarmi a cose allegre e meno “pucciose” :P

   
 
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