“Coraggio,
piccolo. Andiamo a casa” mormorò una donna,
sfiorando le spalle del bambino.
Questi
scosse la testa. Guardava smarrito la bara che veniva portata via.
“Fratellone..”
gemette, ancora incapace di crederci.
Ora
era
solo il mondo. Un incidente stradale gli aveva portato via il fratello
maggiore. Non poteva crederci e non voleva farlo. Non sapendo che altro
fare,
si mise a correre.
Tutti
si
scostavano quando quel cavaliere scendeva in arena. Era
l’unico d’oro e quindi
incuteva anche un certo timore. Il cavaliere in questione trovava la
cosa
piuttosto fastidiosa, perché preferiva allenarsi con
qualcuno, ma finiva sempre
col restare da solo. Quella mattina però qualcosa
cambiò. Un bambino gli si
avvicinò, con aria seria.
“Torna
qui!” lo rimproverò qualcuno “Non
infastidire quel cavaliere d’oro!”.
“Cavaliere
d’oro, eh?” parlò il piccolo
“Qual è il tuo nome?”.
“Saga”
rispose il saint.
“Perché
non
indossi l’armatura?”.
“Perché
non
mi serve..”.
“Ti
alleni?”.
“Sì.
Vuoi
guardarmi?”.
“No.
Combatti con me”.
Saga
si
stupì e sorrise a quel bambino coraggioso. Annuì.
Questo provocò allarme fra i
presenti, che tentarono in ogni modo di far cambiare idea al bambino.
Saga si
mise in posizione, sorridendo, ed
il
bambino fece lo stesso ma rimanendo serio. Fu proprio il bambino a
scattare in
avanti per primo. Saga non ebbe difficoltà alcuna a
difendersi ma dovette
ammettere che quel piccoletto era veloce.
“Sei
forte”
commentò il bambino “Però..io ancora ho
degli assi nella manica”.
“Sono
curioso. Me li mostri?”.
“E
tu? Sei
un cavaliere d’oro. Di certo non sai solo saltellare e
parare!”.
“Non
spingerti troppo in là, piccolo. Sei dotato, te lo
riconosco, ma non potrei mai
combattere nel pieno delle forze contro di te”.
“Tu
mi sottovaluti!”.
“E
tu
sottovaluti me..”.
Il
bambino
si accigliò. Con un grido, saltò e
sollevò il braccio destro.
“Excalibur!”
esclamò.
Saga
ebbe
un sussulto. Riuscì a parare il colpo e guardò
con stupore il piccolo che aveva
davanti.
“La
spada
sacra!” commentò “Dunque tu sei..un
cavaliere d’oro?”.
“Shura.
Io
sono Shura del Capricorno!”.
“Shura,
eh?
Bel nome. Volevo usarlo pure io, un tempo. Ma alla fine ho preferito
Saga. Sai
che significa "il sanguinario"?”.
“Anche
"assassino","demone"
oppure "guida". Dipende..”.
“E
tu cosa
sei ti tutte queste cose?”.
“Mostrami
il tuo colpo” cambiò argomento il bambino.
“Non
te lo
lancio contro. Ti farei male”.
Shura
non
gradì quella risposta e ricominciò ad attaccare,
saltando e gridando. Saga
schivò e si mosse alla velocità della luce,
spostandosi alle spalle del bambino
ed afferrandolo. Con delicatezza, bloccò il piccolo e
sedette, ridendo. Gli
spettinò i capelli.
“Hei,
calmati! Saltelli come un giocattolo a molla!”.
Shura
alzò
lo sguardo. Incrociò gli occhi verdi di Saga e si
intristì. Quello sguardo,
così dolce e premuroso, gli ricordava quello del fratello
deceduto. D’un
tratto, scoppiò a piangere.
“Ma..”
si preoccupò
Saga “..che succede? Ho forse detto qualcosa che non
va?”.
Shura
affondò
il capo fra le braccia del cavaliere dei Gemelli, che gli
accarezzò la testa,
non sapendo che altro fare.
“Che
cosa
ti è capitato, giovane cavaliere? Perché versi
queste lacrime?”.
Un
uomo
abbronzato e sulla mezza età posò in terra lo
scrigno dell’armatura del
Capricorno.
“Se
permettete..” parlò “..sarò
io a raccontare la storia di questo fanciullo”.
Da
quel
funerale, Shura era fuggito via. Non voleva parlare con nessuno. Non
voleva
vedere nessuno. Le frasi di circostanza, quelle di cordoglio che
parevano quasi
registrate, non voleva proprio sentirle pronunciare. Correva, senza
sapere dove
andare.
“Fratellone..”
gemette, con le lacrime che gli rigavano il viso.
Con
rabbia,
prese a calci e pugni tutto quel che trovava. Si era allontanato dal
paese e
ora era circondato dagli alberi. Faceva un po’ freddo, si
trovava nei Pirenei.
Si fermò, cadendo in ginocchio.
“Oh,
fratellone..io adesso, cosa faccio? Sono da solo!”.
Non
si
aspettava di ricevere risposta. Sedette sotto un albero e pianse ancora.
“Que
pasa,
pequeño?” si sentì chiedere.
“Porque
preguntas esto? Qui eres tu?” sbottò Shura,
infastidito.
L’uomo
gli si
sedette accanto.
“Vattene!
Non ho bisogno di sentirmi dire che sono un povero bambino!”.
“Che
caratterino che hai! Ma lo sai che a volte questo è
utile..mentre a volte è
pericolosissimo?”.
“Continuo
a
non capire cosa importi a te, che non mi conosci!”.
“Allora
conosciamoci. Qual è il tuo nome?”.
“Desaparece!”.
“Desaparece?
Nombre curioso..”.
“Lasciami
in pace..”.
“Piccolo!
Coraggio..”.
“Smettetela
tutti di dirmi che devo avere coraggio! Non mi interessa di avere
coraggio!
Coraggio per cosa?! Per vivere in questo posto orribile, dove i buoni
muoiono
ed a nessuno importa?!”.
“Perché
non
aspetti un attimo e..”.
“E
cosa?!
Prego?! Già sentita questa!”.
“Oh,
per
Atena, no! Pregare non serve a nulla. Però potresti
stringere i pugni e
combattere. Non perché gli altri te lo dicono, ma
perché tu senti che è la cosa
giusta”.
“Combattere?”.
“Sì.
Vuoi
che altri buoni non muoiano? Perché non combatti, per
impedire che questo
accada?”.
“Lo
posso
fare?”.
“Certo.
Io
posso insegnarti”.
“Ma
tu chi
sei?”.
“Sono
un
cavaliere di Atena, a guardia di una delle armature in attesa del suo
padrone. Per
molti quelli come me sono dei demoni pagani ma sai che ti dico? Sono al
servizio di una divinità buona e giusta
perciò..sono fiero di essere un demone!”.
Dopo
qualche tempo trascorso fra le montagne, il bambino si sentiva ancora
molto
confuso. Camminava lungo le rive di un fiume, cercando legna per il
fuoco,
quando udì una voce. Un
ragazzetto, di
qualche anno più piccolo, stava giocando vicino alla riva.
“Torna
qui!” lo richiamò la madre “Non
avvicinarti troppo all’acqua. È
pericoloso”.
“Ma
dai,
mamma! Non succede niente!”.
“Torna
qui,
ho detto!”.
Il
piccolo
si girò di colpo e scivolò fra i sassi, finendo
in acqua. La corrente era forte
e subito fu trascinato.
Immediatamente,
Shura lasciò cadere la legna raccolta e corse. Doveva essere
più veloce della
corrente!
“Aiuto!”
gridò il piccino.
“Resisti!”
rispose l’aspirante cavaliere.
Saltò,
da
una roccia ad un’altra, cercando in ogni modo di raggiungere
il fanciullo in
difficoltà. Una delle pietre però cedette e
l’equilibrio di Shura vacillò.
Decise allora di cambiare strategia e
si buttò in acqua, afferrando il piccolo. Insieme vennero
trascinati via dal
fiume.
“Stai
tranquillo! Ti aiuto io!”.
“Voglio
la
mamma!”.
“Ti
ci
riporto io dalla mamma, fidati!”.
Shura
non
era affatto convinto di riuscirci.
“Ah!
Che
qualcuno mi ascolti” mormorò “Non
è giusto che accada questo! Se è destino che
oggi sia presa una vita, fa che sia la mia e non quella di questo
piccolo, che
ha una mamma che piange per lui! Prendi la mia di vita, destino,
così che io
possa rivedere la mia di mamma..”.
“Oh,
giovane
cavaliere..”.
Una
voce
femminile pronunciò quelle parole.
“Mamma?”
pensò Shura, ma capì subito che non era sua
quella voce.
“Chi
sei?” domandò allora.
“Giovane
cavaliere..”.
“Non
sono
ancora cavaliere..”.
“Sei
cavaliere nell’animo e nel cuore. Se davvero sei pronto ad
immolarti per
salvare una vita, in tuo spirito non può essere altro che
quello di un
cavaliere”.
“E
tu..tu
chi sei?”.
“Mi
conoscerai, cavaliere. Un giorno, ci incontreremo.. Ora fidati di me.
Leva il
tuo braccio al cielo e avrai salva la vita, assieme a quella di quel
bambino
che stringi a te”.
“Il
mio
braccio?”.
“Fidati
di
me”.
Non
sapendo
che altro fare, non vedendo alternative, Shura sollevò il
braccio. Mosso da una
forza mai percepita prima, lo mosse e una luce si sprigionò
da esso. Un albero,
sul ciglio del fiume, fu colpito da quella luce e cadde, tagliato in
due. Bloccando
in parte il flusso dell’acqua, quel tronco fu la salvezza dei
bambini. Shura vi
si aggrappò e riuscì a condurre in salvo se
stesso e l’altro giovane.
“Piccolo
mio!” gridò la madre del piccino, terrorizzato, e
corse ad abbracciarlo.
Shura
ansimava, sfinito. Era felice, però. Il suo braccio
splendeva ancora di luce
dorata.
“Ci
rivedremo..”
ripeté Shura.
“Come
dici?” domandò Arles, non comprendendo quel
borbottio.
“Niente.
È
solo che..a volta mi viene in mente una cosa..”.
“Cosa
tormenta il tuo animo?”.
Il
Gran
Sacerdote, seduto sul trono, osservava il Capricorno, in silenzio.
“A
volte mi
chiedo..se le cose potessero andare in modo diverso”.
“Ti
riferisci alla faccenda di Aiolos?”.
“Io
so cosa
significa perdere un fratello. Ed ero amico di Aiolos. Mi chiedevo se
si
potesse fare altro..”.
“Qualcosa
di
diverso dall’ucciderlo? Shura..metti forse in dubbio i miei
ordini? Credi forse
che Atena non avrebbe fermato la tua mano, se non fosse stato giusto
quel che è
stato fatto?”.
“Immagino
che..sì, in effetti, Atena avrebbe fermato la mia mano. Ma
quella bambina..”.
“Intendi
rinnegare la tua fedeltà?”
“No.
Ma..credete
che Aiolos potrà mai perdonarci?”.
“Perdonarci?”.
Per
qualche
istante, la volontà del lato malvagio de Sacerdote
vacillò.
“Perché
mai
dovrebbe perdonarci?” sibilò poi, riprendendo il
controllo “Lui ha tradito il
tempio! E tu lo sai bene!”.
“Però
la
bambina..”.
“Shura..pensi
che, se fosse stata Atena, non avrebbe trovato il modo di fartelo
capire?”.
“Io
mi fido
di quel che dite. Siete voi il Gran Sacerdote, non io. Ma mi dispiace
comunque
per il piccolo Aiolia”.
“Non
è più
tanto piccolo. Ora ha l’armatura d’oro proprio come
te e ti conviene sperare
che non stia a rimuginare troppo su quanto successo, perché
vi ritrovereste a
lottare uno contro l’altro”.
“Quando
ero
bambino, qualcosa mi ha portato a credere che mio fratello mi avesse
affidato a
voi, Saga”.
“Eri
solo
un bambino anche tu, quando ti ho affidato il compito di uccidere il
traditore.
Chiedo perdono, forse non eri ancora pronto..”.
“Ma..no,
non è così!”.
“E
allora
smettila di farti domande, Shura. Ricordati che Atena ha scelto te. Ha
affidato
a te la spada sacra. Se tu non fossi nel giusto, questo non sarebbe
successo. Non
saresti altro che un uomo qualunque. E invece sei Shura del Capricorno,
con la
sacra Excalibur nel braccio destro! E questo, per quel che mi riguarda,
chiude
la questione. Atena ti guida. Come puoi avere dubbi? Non credi in
lei?”.
“Io
credo
ciecamente in lei!”.
Shura
annuì.
Doveva essere vero, dopotutto. Quella spada apparteneva a lui. Atena lo
aveva
scelto fra moltissime altre creature viventi. Lo aveva benedetto e
perciò non
doveva avere timore alcuno: era nel giusto! Però..
“Quella
volta,
quando la spada si risvegliò in me, udii la voce di Atena.
Sono certo che fosse
lei! Però..ultimamente la sua voce non riesco a
sentirla”.
“Shura..Atena
non è la tua compagna di penna o di merende! Non puoi
pretendere che sia disposta
continuamente a chiacchierare con te”.
“Forse
è
vero”.
Shura
sorrise.
Che sciocco era stato! Lasciò la tredicesima con un mezzo
ghigno sulla faccia
che subito mutò. Aiolia lo stava fissando. I due non si
parlarono. Si osservarono
in silenzio qualche istante e poi ognuno andò per la sua
strada. Chissà come
mai il Leone era stato convocato..
“Un
giorno
chissà..magari combatteremo fianco a fianco senza lanciarci
certi sguardi,
Aiolia..”.
Shura!!
Finito il caprettino coccoloso. Ora ne
mancano solo due e..che dire..poi dovrò per un po’
dedicarmi a cose allegre e
meno “pucciose” :P