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Autore: Kanda_90    08/01/2009    3 recensioni
I primi raggi del sole filtravano dalle fessure della tapparella, mentre una sveglia insolente suonava ormai da cinque minuti sul comodino...
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inizio scusandomi per l'enorme ritardo nell'aggiornamento della storia, non era mia intenzione aspettare così a lungo, ma gli impegni scolastici sono stati molti e solo ora con le vacanze di Natale sono riuscita a finire il capitolo. ammetto che è stato un capitolo difficile da scrivere e questo è un altro dei motivi del perchè ci ho messo tanto, oltre al fatto che è parecchio lungo...spero che questo non lo renda troppo noioso... Non vi annoio oltre con le mie chiacchiere...come sempre un abbraccio a tutti quelli che seguono e recensiscono la mia storia e al forum RoyAi, senza il quale non esisterebbe questa fanfic. Auguro a tutti,anche se in ritardo, un Buon Natale e un felice 2009 all'insegna del RoyAi!!

Capitolo 7: Tutti i nodi vengono al pettine...

Sogni......Espressioni del nostro inconscio...a volte del nostro futuro...a volte di qualcosa che non vogliamo rivelare......

Correva.
Aveva dimenticato da quanto...sapeva solo che stava correndo...
Tutto intorno a lei era vago e indistinto...tutto tranne lui, in piedi, in fondo a quello che pareva un sentiero in mezzo all’oscurità...
Con un gesto la invitava ad avvicinarsi...
Più volte aveva tentato...più volte non c’era riuscita...
Lui era lì, di fronte a lei, ma per quanto corresse non riusciva a raggiungerlo...
L’angoscia cominciò ad invaderla...
E preda di un’inquietudine infinita cadde in un sonno profondo......

I primi raggi dell’alba filtravano attraverso le tende semiaperte, illuminando lievemente le due figure che giacevano ancora addormentate.
Roy aprì un occhio infastidito.
-Figurarsi se l’unico raggio di sole nella stanza non doveva venire in faccia a me...-
Fece per alzarsi, quando si accorse che qualcosa glielo impediva. Istintivamente si voltò verso il suo Tenente. Quell’unico raggio di sole le illuminava i morbidi capelli biondi, trasformandoli in sottili fili d’oro...Dormiva appoggiata ad un braccio, il viso disteso in una placida serenità che di rado lui aveva potuto osservare sul suo viso...si soffermò sulla pelle rosea del braccio che gli cingeva la vita......
-Che cosa?!-
Eppure era proprio così. Il braccio di Hawkeye era stretto intorno alla sua vita e gli impediva di alzarsi, mentre una gamba gli circondava le sue...era praticamente “prigioniero” di Riza!
Tutto ciò era davvero molto imbarazzante...e strano, oltre a minare pericolosamente l’autocontrollo impostosi la sera prima. Era come servirgli un invito su un piatto d’argento!
-Allora, calmati. Non fare l’idiota, per una volta nella tua vita.-
In realtà si sentiva davvero uno stupido...oltre al fatto che parlava da solo!
Con movimenti il più delicati possibile cercò di districarsi da lei, ma, com’era prevedibile, finì per svegliarla.

Riza aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto di Mustang solcato da un misto tra incredulità ed imbarazzo. Subito non capì perché la stesse guardando in quel modo, ma quando le dense nebbie del sonno si dissiparono e comprese...
“Colonnello! Mi scusi, io.....!”
Nella foga con cui si era ritratta da lui era quasi caduta dal letto; fortunatamente i suoi riflessi l’avevano salvata, facendola aggrappare al comodino.
Dopo che si fu rimessa a sedere cercò di salvarsi in qualche modo.
“Le assicuro che non è come può sembrare. Nemmeno io ho idea...”
Non riuscì nemmeno a finire la frase che si ritrovò il viso di Mustang a pochi centimetri dal suo, con un sorrisetto esasperato. Davanti a quello sguardo perdeva improvvisamente la capacità di parlare...e di controllarsi. Aveva di nuovo smesso di respirare.
“Non mi pare di averti chiesto giustificazioni...” Le sussurrò.
Dopodichè si alzò dal letto e andò in bagno per la consueta toilette mattutina. Prima di chiudere la porta si voltò a guardarla, divertito.
“Ehi, respira.”
Riza cercò invano di riportare i suoi battiti cardiaci ad un livello tollerabile.
-Così non va proprio.- pensò. Oramai era giunta a livelli intollerabili per sé stessa. Non era possibile che perdesse il controllo in questo modo ogni volta che lui le era vicino...ora anche mentre dormiva! Sarebbe dovuta essere abituata alla sua presenza e invece...
Tutto questo era insopportabile. Era sempre stata fredda e controllata con lui e questo cambiamento la disorientava, mettendola a disagio. La preoccupava il fatto di non riuscire a regolarsi, si sentiva fragile, come se avesse fallito in qualcosa...eppure Mustang non pareva affatto contrariato dal suo comportamento, anzi, pareva facesse apposta a provocarla. Forse un remota possibilità poteva esserci......
Scacciò quel pensiero, rattristandosi...lo sapeva...poteva sperare finchè voleva...ma era una partita persa in partenza...si era innamorata di un uomo che non avrebbe mai ricambiato...non lei almeno...lei non era certo il tipo di donna che Roy cercava, semplice e superficiale, di breve durata...quelle che lei spregiativamente chiamava “usa e getta”. Era crudele da parte sua, lo sapeva, ma il mostro verde della gelosia era sempre in agguato...

Sotto il getto d’acqua tiepida Roy Mustang rifletteva...tante cose non gli tornavano...troppe cose...la prima era il comportamento del suo Tenente. Dov’era finita la sua proverbiale freddezza, il suo autocontrollo che la trasformava in una donna impassibile, ai limiti dell’insensibilità?
Possibile che...no, non era possibile...non per lui almeno...
Chiuse il rubinetto e cominciò a vestirsi, cercando in ogni modo di smettere di pensare...

Riza si alzò e aprì la finestra, facendo entrare un po’ d’aria fresca nella stanza.
La vista era stupenda. Poteva vedere il paese in fondo alla valle, le baite e i rifugi sulle montagne coperte di boschi, un gruppo di “innocui” campeggiatori –Havoc, Breda, Fuery e Falman “armati” di binocoli per controllarli ad ogni ora del giorno a della notte...- , la neve sui ghiacciai perenni......ma nulla di tutto ciò avrebbe potuto catturarla più di quei due occhi scuri e profondi, quel sorriso beffardo, eppure bellissimo...
In quel momento Mustang ricomparve.
“Ma non sei ancora pronta? Tra poco c’è la colazione.”
Si voltò per rispondergli...e le fu davvero difficile. Non le capitava spesso di vederlo senza divisa...indossava dei jeans, un dolcevita nero, anche piuttosto aderente, e aveva i capelli ancora bagnati che gli ricadevano sul viso come una cascata color ebano...quell’uomo era in grado di disarmarla meglio di quanto lei stessa fosse in grado di fare.
“Dammi dieci minuti e sono pronta. Se preferisci puoi aspettarmi giù in sala, Roy.”
“D’accordo, ci vediamo giù.”
Riza andò in bagno e si guardò allo specchio. Era diventata rossa...di nuovo...
Adirata con sé stessa aprì il rubinetto e ficcò la testa sotto il getto d’acqua gelida.

Roy era seduto sul divanetto davanti al tavolo e fissava distrattamente il panorama fuori dalla finestra. Come al solito i suoi pensieri avevano un’unica destinazione. Lei.
Stavolta, però, c’era qualcosa di diverso e di nuovo nei suoi pensieri...un barlume di certezza che cominciava ad intravedersi...un puzzle che finalmente cominciava a ricomporsi...l’idea che forse non era solo lui a torturarsi l’anima a causa di un amore impossibile...che fino ad allora gli era parso impossibile...ora non più tanto, ma doveva esserne certo...aveva bisogno di sapere...
Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse che la cameriera, una bellissima ragazza bruna, lo stava chiamando continuamente, chiedendogli l’ordinazione.
Quando finalmente si degnò di considerarla lei gli rivolse un sorriso luminoso e ammiccante.
“Buongiorno. Io sono Helly e, se lo desidera, sarò volentieri la sua cameriera per tutto il tempo del suo soggiorno.”
Si intravedevano chiaramente molti secondi fini nelle parole della ragazza.
“Grazie, ma sto aspettando la mia compagna, prima di ordinare.”
La ragazza sembrava tutt’altro che disposta a far cadere la cosa; non un filo di delusione si leggeva nello sguardo seducente quando sussurrò.
“Se vuole resto volentieri a farle compagnia nel frattempo...credo di essere all’altezza...”
Quella era proprio il genere di donna che solitamente preferiva. Semplice e diretta, senza chissà quali pretese.
Stava quasi per cedere al suo maledetto istinto di donnaiolo incallito, ma proprio allora Riza entrò in sala...una visione meravigliosa materializzatasi per lui. In quel momento capì perché lei era così speciale...era in grado di fargli dimenticare ogni altra donna nel raggio di chilometri, con la sua sola presenza...il suo cuore era così inebriato da lei, che perdeva di vista il resto del mondo...diventava lei il suo mondo...ed era tutto ciò di cui aveva bisogno...
Roy vide l’espressione di Riza cambiare pericolosamente nel momento in cui vide la cameriera che, spudoratamente, ci stava provando col sottoscritto e in un attimo fu davanti al tavolo, senza che la giovane in questione potesse accorgersene.
La cameriera capì l’espressione divertita dell’uomo solo quando, voltandosi, si ritrovò davanti una bellissima donna bionda, che la guardava minacciosamente, facendole venire in mente una famosa frase...”se gli sguardi potessero uccidere...”
“Vedi..” disse Mustang “...non credo tu possa sostituire lei...”
Riza, convincendosi che quel complimento era solo “dovere di copione”, si rivolse freddamente alla ragazza.
“Due cioccolate calde.”
Non servi aggiungere altro.
Pochi attimi dopo la ragazza tornò con due tazze fumanti, dileguandosi poi in un attimo.
Roy non potè trattenere il sorriso divertito che gli sfuggì, nascosto dalla tazza, mentre beveva.

Li osservava da quando erano entrati...soprattutto lei...assomigliava così tanto alla donna che gli era stata portata via tanto tempo prima...le assomigliava troppo, come tutte le altre, di cui si era gia liberato...
Il suo istinto di cacciatore aveva già individuato la sua prossima preda, ma qualcosa lo bloccava...l’uomo che l’accompagnava. Assomigliava davvero molto a quel militare di cui stava per disfarsi a Central City...una vocina nella sua testa lo metteva in guardia. Erano senza dubbio una coppia credibile, ma nulla impediva che potessero essere due militari in incognito. La sua esperienza in fatto di fughe lo aveva reso furbo e l’istinto di sopravvivenza era, fortunatamente per lui, molto forte in questi frangenti. Uccidere un militare era troppo rischioso, non avrebbe davvero più potuto muoversi...prima di fare qualsiasi mossa avrebbe appurato questo.
-Domattina...all’alba andrò a controllare...-
Sapeva gia cos’avrebbe fatto, se la sua teoria si fosse rivelata infondata. Al momento buono si sarebbe liberato anche di lei...come aveva gia fatto con tutte le altre che erano così odiosamente simili a colei che aveva perso...

Roy non riusciva a smettere di guardarla...
Era imbambolato...
“Potresti smetterla per favore?”
Roy sorrise a quella domanda e al rossore diffusosi sulle guance di Riza...
“Perché? Ti da fastidio se ti guardo?”
“Non mi da fastidio se mi guardi. Trovo irritante il fatto che tu continui a fissarmi. Come se non avessi mai conosciuto una donna in vita tua...!”
“Non ho mai visto, né conosciuto una donna come te in vita mia...”
Riza, che stava per sorseggiare la sua cioccolata, si bloccò con la tazza a mezz’aria.
Ostentando una falsa calma rispose.
“Ti pregherei di smetterla, per favore. Lo sai che con me la falsa lusinga non attacca.”
Roy smise subito di sorridere, visibilmente ferito.
“Mi dispiace che tu la pensi in questo modo.”
Detto questo si alzò dal tavolo.
“Vado a fare una passeggiata...”
E se ne andò, lasciandola sola.
Riza rimase a guardarlo mentre si allontanava, interdetta.
Possibile che si fosse offeso sul serio?
Lui? Lui che non aveva mai dato un peso serio ad alcun rapporto con una donna?
Possibile che...
-No. Non è così. Devo smetterla di illudermi.-
Eppure, per quanto cercasse di convincersi, una voce interna le diceva che forse non era tutta apparenza.
Mustang pensava davvero ciò che le aveva detto.
E si era offeso davvero alla sua risposta fredda.
Pian piano una nuova e sconvolgente consapevolezza cominciava ad affiorare...
I battiti del suo cuore acceleravano, incontrollabili... Forse...non era più sola...
Poggiò la tazza sul tavolo, lasciandola a metà, e alzandosi di scatto si diresse con passo rapido verso l’uscita.
Era il momento di rompere quell’invisibile muro di tensione che li separava...
Perfino i suoi pensieri erano incrinati dall’inquietudine...una lacrima solitaria le solcò la guancia, prima di venire cacciata via con un nervoso gesto della mano. Era combattuta tra l’evidenza e l’illusione, preda dell’inconfessabile paura di non saper distinguere tra l’una e l’altra...
Appena fuori dall’hotel si guardò intorno, nella speranza di scorgere quella cascata corvina tra la gente che si godeva il caldo sole mattutino sul terrazzo.
Non c’era...
Scese le scale della terrazza e cominciò inconsciamente a passeggiare lungo un sentiero che si snodava a fianco dell’albergo, per poi addentrarsi nel bosco...non sapeva dove portava, né quanto tempo avrebbe impiegato per tornare indietro o per quanto avrebbe camminato prima di fermarsi...
La luce verdastra della foresta la avvolgeva e dava un tocco poetico e misterioso ad ogni cosa...
La strada non era faticosa e poteva camminare agevolmente...il che le lasciava ampio spazio per pensare, proprio ciò che avrebbe voluto evitare...
Ora che, in assenza di Roy, poteva pensare lucidamente, si stava rendendo conto che ciò che stava per fare era davvero una mossa azzardata, quanto inevitabile...
-Ragionando...non ho alternative. Quale che sia l’esito di tutto ciò, almeno dopo potrò mettere il cuore in pace...non posso continuare in questa maniera intollerabile! È davvero irritante che io sia arrivata a questo punto, come una ragazzina!-
Questo era più o meno ciò che pensava...
Doveva porre attenzione a non scoprirsi troppo e a come introdurre la questione. Ma era decisa e pronta. Avrebbero chiarito una volta per tutte i loro rapporti, fossero essi di lavoro o d’altro.
Si rattristò...in cuor suo continuava a credere che non ci sarebbe mai stata altra relazione che quella lavorativa tra loro due...eppure...
-...Perchè allora se n’è andato in quel modo...?-
C’erano troppe incongruenze...
I suoi pensieri vennero interrotti non appena mise piede in quella che pareva una radura, di fronte a lei. Senza accorgersene aveva abbandonato il sentiero, persa com’era nei suoi pensieri, ma ciò era l’ultimo dei suoi problemi. Il suo senso dell’orientamento l’avrebbe aiutata anche in quel frangente.
La radura era un cerchio pressoché perfetto, disegnato da una fila di grandi alberi i cui rami si chiudevano a cupola sopra di lei, lasciando appena uno spazio libero alla sommità per permettere alla pallida luce mattutina di fare il suo ingresso in quel piccolo angolo paradisiaco che la natura aveva con tanto amore ed attenzione creato.
Riza si chinò ad accarezzare la moltitudine di minuscoli fiorellini che si facevano largo tra i morbidi fili d’erba. Anche da piccola le era sempre piaciuto guardare i fiori...così piccoli ed effimeri, ma capaci di dare il massimo di loro stessi nel poco tempo che gli viene concesso...
“Ti aspettavo...”
Riza si alzò di scatto, girandosi in direzione di quella voce...così calda...così tremendamente familiare...
“Qualcosa mi diceva che mi avresti cercato...”
Roy Mustang fece il suo ingresso in quello spazio verde...Non aveva con sé il suo consueto sorriso beffardo, era serio, il viso ancora solcato da quel misto di delusione e sconfitta con cui l’aveva lasciata...Avanzava lentamente verso di lei, ma non la guardava...sembrava ci fosse una forza misteriosa a separarli...Roy si fermò ad un metro da lei...
“Colon-...Roy. credo che dovremmo parlare.”
La sua voce risultò più fredda di quanto avrebbe voluto. Roy la guardò e, per la prima volta, non fu lei a raggelarlo; quegli occhi d’ebano non lasciavano spazio a vagheggiamenti.
“Cosa mi devi chiedere?”
Ecco. Si era cacciata in un bel guaio. Che cosa gli poteva rispondere ora?!
“Vorrei sapere...”
Esitava...non sapeva cosa rispondere...
“Cosa.”
Quel tono secco e diretto la disorientava. Per la prima volta era veramente il tono di un suo superiore. Quegli occhi la costringevano a parlare...l’oscurità che in essi risiedeva, il mistero che celavano...li desiderava, ma allo stesso tempo li temeva per il dolore che avrebbero potuto portarle...
“Allora?”
La voce di colui che li possedeva la riscosse.
“Volevo sapere...perchè mi hai detto quelle cose, stamattina a colazione?”
“Perché le pensavo.”
Ora sorrideva...beato...come se quella semplice constatazione fosse stato un balsamo per il suo inconscio turbato...e la disarmò quasi istantaneamente.
Riza cercò di mantenere la calma necessaria. Era sempre stata brava a celare i suoi veri pensieri.
“Roy, per piacere. Ci conosciamo da anni e credo di avere un’idea sufficientemente chiara di te per sapere che le belle parole sono solo uno specchietto per le allodole.”
Crudele e spietata. Forse troppo...
“...Come puoi dire...?”
“Non hai mai mantenuto una relazione abbastanza a lungo da poter far credere il contrario.”
Silenzio.
L’unico suono era dato dal debole crepitio delle foglie mosse dalla brezza leggera di quel mattino...
Ciò aveva detto era la verità, lui lo sapeva bene...ma come poteva riuscire a farle capire che ogni donna non era stata altro che il disperato tentativo di un cuore straziato, di dimenticare lei, di trovare qualcuna che potesse essere meglio, per non pensare più a quella creatura perfetta quanto inarrivabile che gli lacerava l’anima con la sua preziosa presenza...
“Roy? Tutto bene...?”
La sua voce gli arrivava lontana e offuscata...sentiva sfuggirsi di mano ciò per cui la sua vita aveva cominciato ad avere il suo più grande motivo di essere...lei...
“Se sono stata dura, scusa...però sappi che non cambierò idea! Non tentare ancora con me...Roy...”
Aveva appena detto la cosa più giusta, per entrambi...eppure perché la vista le si offuscava? Perché lacrime silenziose cominciavano a scorrerle sul viso, testimoni di un dolore che lei stessa stava creandosi...?
“Stai piangendo...”
Fu Roy a parlare. Non una domanda, ma una semplice constatazione.
Riza chiuse gli occhi con rabbia, stringendo le mani a pugno, le braccia rigide lungo i fianchi, come i bambini quando si impuntando su qualche cosa...
“Assolutamente no!”
Quanto si sentivi stupida ed infantile. Il dolore la pervadeva, e più cercava di controllarsi, più veniva scossa da una nuova ondata di lacrime amare...
Sobbalzò quando un tocco leggero e morbido le accarezzò le guance, asciugandole le ultime lacrime...e aprì gli occhi, trovandosi il viso di Mustang pericolosamente vicino...
Lui le teneva teneramente il viso tra le mani, sorridendo...un sorriso gentile e sincero...
“Fino a quando hai intenzione di mentire a te stessa?”
Non riusciva più a respirare...il suo cuore minacciava di prendere il volo sulla scia della passione...le ali spiegate dei suoi sentimenti la trascinavano sempre più su, in cieli colmi di cornucopie di felicità, luoghi a le e da lei proibiti...
Chiuse le ali dei suoi sogni, ripiombando velocemente a terra e nuove lacrime cominciarono a sgorgare sul suo viso. Prese i polsi di Roy e allontanò le sue mani bruscamente per poi dargli le spalle, allontanandosi di un passo da lui.
“Smettila...per favore...non si può e lo sai.”
“Il fatto che non puoi implica anche che non vuoi...?”
Riza a quel punto era in un vicolo cieco...negare quella lampante evidenza le avrebbe causato un dolore inimmaginabile...l’avrebbe perso per sempre, sprecando l’unica occasione che le era stata concessa...ma anche ammettere il contrario avrebbe portato conseguenze, anche se non sapeva quali e quanto influenti...
“Riza, potresti rispondermi? Come fai ad essere così fredda anche nei miei confronti?!”
“Perché? Dovrebbe essere altrimenti? Lei è e rimane sempre il mio diretto superiore. O c’è altro che ancora non so?”
Ora era lei ad averlo messo con le spalle al muro.
“Smettila di darmi del “lei” Riza...io non do del “lei” alla donna che amo...”
“Non mi pare di rientrare in questa categoria.” Rispose con amarezza.
Sentì Mustang sospirare...prima di pronunciare le parole che l’avrebbero definitivamente fatta crollare...
“Categoria? No, non esiste una categoria...esiste una donna...una donna senza la quale io non sarei potuto essere qui ora, un angelo custode che protegge me ed altri...ma che non ha la minima considerazione per i suoi sentimenti, tanto da reprimerli per mesi, forse anni, soffrendo una silenziosa agonia...ma anche una donna così bella che se la vedi la mattina appena ti alzi, credi che un angelo sia stato appena mandato giù dal cielo per svegliarti ai primi raggi dorati, come i suoi capelli...con una voce così gentile e dolce che credi che una melodia stia suonando apposta per te...una donna che ha accettato una missione pur sapendo quanto dolore le avrebbe portato starmi vicino......”
Divenne pallida quanto un marmo romano ed altrettanto fredda, mentre le ginocchia minacciavano di abbandonarla da un momento all’altro...
Tuttavia riuscì a balbettare una debole quanto inutile risposta...
“Da...da quanto...tu...”
“Da molto tempo ormai, anche se ora mi rendo conto che è stato troppo...avrei voluto dirtelo prima, ma volevo essere più sicuro di quello che pensavi tu...”
Era molto più di quanto lei immaginasse...era troppo, la testa le girava, era tutto così meravigliosamente assurdo...il tassello più introvabile che finiva al suo posto in quell’intricato puzzle.
La voce di Roy la risveglio da quel dolce torpore...
“Ora lo so che mi richiamerai al dovere e alle regole e io capisco che tu non voglia complicazioni, rispetto la tua decisione e riprenderò il mio posto se...”
Si voltò vedendo che Riza, voltandosi finalmente verso di lui, lo fissava enormemente stupita, quasi esasperata...anche se pareva nascondesse anche altro...felicità? No, non era possibile...non se il motivo era lui almeno...
“Roy...”
“Riza, ho detto qualcosa che non dovevo...?”
Se c’era una cosa che Roy Mustang ricordava sempre era che il suo fedele Tenente aveva sempre con se almeno un’arma da fuoco...anche se ignorava dove riuscisse a nasconderla...ma comunque la prudenza non è mai troppa.
“Se ho detto qualcosa di male scusami, non volevo...”
“Roy.”
“...non ti disturberò più, tornerò al mio ruolo e...”
“Roy!!”
Mustang si zittì immediatamente vedendo Riza abbastanza spazientita da tutti i suoi stupidi tentativi di tirarsi fuori dai guai...anche se effettivamente si rendeva conto che le non aveva ancora dato la sua opinione sul loro “problema”...
Lei gli si avvicinò di più...gli sfiorò dolcemente la frangia nera con la punta delle dita, sorridendogli dolcemente...
“Roy...il tuo problema è che parli troppo...”
Stava per ribatterle qualcosa, ma trasalì sentendo le sue mani dietro la nuca...le sue dita tra i capelli corvini...le sue labbra esitanti sulle proprie...
Fu così che i neuroni dei Colonnello decisero che era il momento di prendersi una meritata vacanza.
Cinse la vita di Riza con la sue braccia, avvicinandola ancora di più a sé, approfondendo il contatto e guidandola in quel bacio che troppo a lungo avevano atteso......ne gustarono ogni attimo, ogni profumo, ogni sensazione che da esso emanava...
Dagli occhi di Riza sgorgavano ancora lacrime, è vero,...ma lacrime di gioia, mentre stringeva a sé e baciava la persona che amava, che le era parsa così irraggiungibile e che invece ora era lì, solo per lei...e che ricambiava tutto quello che lei provava...
Non c’era Tenente né Colonnello, ma solo un uomo e una donna, i cui sentimenti erano rimasti sopiti per troppo tempo...due amanti che finalmente potevano dichiararsi tali...almeno fino a che il loro gesto d’amore fosse rimasto nel verde e nella luce di quel luogo...

   
 
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