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Autore: FollediScrittura    07/06/2015    1 recensioni
MODIFICATO PRIMO CAPITOLO PER MANCANZA DIALOGHI.
Era un giorno d'estate in cui Leda lesse per la prima volta il contratto in cui il suo futuro marito la richiedeva.
Era il suo compleanno.
Erano passati 14 anni esatti dal momento in cui la morte aveva cambiato la sua vita.
Erano esattamente 14 anni in cui la promessa che si era fatta cominciò a vacillare.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7.capitolo

 

 

“Quindi cosa consigliate per incoraggiare l'amore? La danza. Persino se il cavaliere è appena passabile."

 

 

Leda si guardò allo specchio mentre la sua cameriera personale le aggiustava le ultime ciocche di capelli nell’elaborata acconciatura che il ballo richiedeva.

L’aveva completamente trasformata. Nessuna avrebbe sospettato che sotto a quel vestito, sotto quel semplice trucco e quei capelli così abilmente pettinati ci fosse proprio lei. Una semplice ragazza che era stata scambiata per una cameriera e che adesso si specchiava come se fosse una regina.

“Siete così bella, signorina.” Le disse Dorothy mentre ammirava la sua creazione.

“E’ tutto merito vostro e delle vostre mani, non sembro nemmeno io.”

Leda si alzò ammirando come il vestito di seta rosso le fasciava il corpo. Era semplice e senza fronzoli ma era proprio quel rosso porpora che rendeva il suo incarnato luminoso e desiderabile. I capelli erano stati tirati su in un morbido chignon e dando libertà a qualche ciocca che cadesse in boccoli sul viso.

“Non ho fatto nulla se non mettere in evidenza la vostra bellezza.” E con dolcezza le stirò una piega del vestito per poi ammirarla di nuovo. Leda non era mai stata così felice in vita sua, anche se era agitata per l’uscita e nell’affrontare di nuovo Richard, per la prima volta in vita sua si vedeva bella. Così bella da far perdere la testa a qualcuno.

O farla perdere a chi l’aveva fatta perdere a lei.

“Il padrone non saprà resistervi.” Insistette la serva senza mai smettere di guardarla.

Sorrise amaramente ripensando alle parole dell’uomo, dei suoi occhi che la guardavano con disprezzo per quello che gli aveva detto. Aveva raggiunto il suo scopo, farsi odiare da colui che diceva di amarla. Lo aveva raggiunto eppure lui non aveva ancora preso la decisione di cacciarla da quella casa. Di rimangiarsi il suo impegno di sposarla. Di strappare il contratto che l’avrebbe condannata a vivere accanto a lui.

Condannata.

Ma era davvero una condanna lasciarsi andare a lui?

O era il gesto di suo padre a condannarla ad odiare l’amore?

“Signorina, credo che sia ora che voi andiate.”

E come se si fosse risvegliata da un sogno, pensò a cosa l’aspettava giù di sotto. Era davvero arrivato il momento in cui si sarebbero rivisti. Si erano volutamente ignorati tutto il giorno, ma la sera, oltre al ballo, avrebbe riportato a galla i loro pensieri e soprattutto i loro desideri.

“Si, è davvero arrivato il momento che io vada.”

E con sicurezza aprì la porta della sua stanza con la consapevolezza che in quel ballo qualcosa sarebbe cambiato.

 

***

Richard era già al suo terzo bicchiere di whisky mentre aspettava che Leda scendesse giù. Credeva che gli occhi sarebbero esplosi per ogni volta che aveva spostato lo sguardo per osservare l’orologio.

Se non sarebbe scesa entro le 20, sarebbe andato lui e l’avrebbe caricata di peso e portata via.

Con qualsiasi cosa avesse addosso.

O senza.

Quel pensiero lo turbò e per nascondere l’eccitamento che gli aveva dato, buttò giù in un colpo secco quel poco di whisky che restava nel bicchiere.

La desiderava, anche se era sbagliato, la voleva.

Ma le sue parole lo avevano ferito. Il suo sguardo, il suo atteggiamento quasi ripugnante e la difesa che aveva rivolto al suo avvocato, lo avevano profondamente ferito nell’animo.

Perché non lo chiamava con la stessa intimità con cui aveva visto la sua piccola bocca carnosa chiamare il suo avvocato?

Perché in quel momento aveva desiderato avere il nome Robert?

Avrebbe rinunciato a tutto solo per vivere l’attimo nel sentire con quanta dolcezza quel nome veniva accarezzato dalle sue labbra.

Avrebbe dato la sua vita solo per quell’istante.

“Che idiozia…” si rimproverò. Da quando conosceva Leda aveva notato una nuova sfumatura del suo carattere sempre ben impostato e fiero. Mai nessuna donna aveva tirato fuori da lui tanta dolcezza e soprattutto tanto scioglimento. Era la prima volta che si trovava a soffrire per amore.

Era la prima volta che doveva lottare per avere una donna.

Sorrise a quel pensiero.

Si sentiva vivo da quando per ottenere ciò che voleva, doveva usare tutte le sue forze per averla.

Quella donna aveva il potere di dargli delle emozioni.

Quella donna rendeva fuoco il suo carattere di ghiaccio.

Quella donna animava il suo cuore.

Come poteva rinunciare ad un qualcosa che lo faceva respirare?

Anche se quel qualcosa lo aveva rifiutato.

Anche se quel qualcosa sarebbe finito nello spegnersi.

Lui voleva viverlo.

Voleva viverlo fino a quando non gli avrebbe più dato aria per respirare.

“Sarai mia, in un modo o nell’altro lo sarai.”

Sarebbe stata sua anche con la forza. L’avrebbe trattata male ma sarebbe stata sua comunque.

Ma in quel momento i suoi occhi dal bicchiere si spostarono verso le scale e dovette aggrapparsi ad ogni singola forza per non permettere alla sua bocca di spalancarsi nel vedere quanta bellezza stesse scendendo da li.

Era davvero Leda?

Era davvero la sua piccola e ingenua Leda quella creatura passionale e leggiadra?

Trattenne a stento un esclamazione di sorpresa nel vedere quanto la sua pelle fosse bianca come la porcellana in contrasto con i capelli neri. Il vestito rosso non faceva altro che dire, che urlare, quanto fosse bella e desiderabile.

E in quel momento si pentì di averle detto del ballo. Si pentì nella consapevolezza che tutti l’avrebbero guardata.

“Spero di non avervi fatto attendere troppo, signore.” E rimase ferma sulla scalinata in attesa di una qualche risposta. Di una qualsiasi risposta che la distogliessero da quegli occhi che sembravano quasi spogliarla.

Richard deglutì a fatica per poi riprendere il controllo della situazione e non far trasparire più del dovuto quanto quella visione lo avesse sconvolto.

“Siete in orario.” Fu l’unica cosa che riuscì a dire per poi controllare l’orologio da taschino.

“Bene, almeno su questo non vi ho ulteriormente deluso.” E scese per arrivare fino a lui e trovare di nuovo il suo sguardo smarrito. In quel momento si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato. Se di nuovo avesse ferito i sentimenti dell’uomo.

Se almeno la trovasse desiderabile.

“Per deludere qualcuno, bisognerebbe che questa persone fosse importante. Fortunatamente non è questo il caso. Andiamo, la carrozza ci aspetta.” E senza nemmeno degnarle di uno sguardo uscì dalla casa lasciandola senza parole.

Non era niente per lui.

Sarebbe dovuta essere felice per quelle parole.

Per quelle parole che segnavano la sua libertà.

Eppure dentro di se si sentiva morire.

Era come se in quel momento avesse preso la pistola di sua padre e si fosse uccisa con le sue stesse azioni.

 

***

 

“Dimenticavo, questa è per voi.” Leda si fermò al secondo scalino della carrozza mentre osservava la mano di Richard che le tendeva una semplice maschera nera con dei raffinati brillanti rossi. Lo guardò confusa non riuscendo a capire cosa avrebbe dovuto farci.

“E’ una festa in maschera.” Disse mentre quasi senza volerlo l’aiutò a scendere e Leda si accorse di quanto quei piccoli contatti tra di loro fossero come fuoco nelle vene.

“Oh.” Esclamò portandosi quel leggero accessorio sul viso per allacciarselo dietro la nuca senza mai smettere di osservare gli occhi di ghiaccio di Richard. Per un attimo vide una sfumatura di sorpresa, come se la maschera l’avesse resa forse più desiderabile ai suoi occhi. Come se quella maschera nascondesse la Leda che lui era arrivato ad odiare.

“Sto bene, signore?” e deglutì quando vide una mano dell’uomo toccare la parte esterna della maschera sfiorandole la guancia calda.

“Molto.” E chiuse la mano a pugno sentendo come quella pelle lo avesse bruciato fino all’interno.

“E la vostra maschera, signore?”

“Non indosso maschere…” gli sussurrò abbassando poi il viso verso le sue labbra. Quella maschera aveva reso Leda più sensuale ai suoi occhi, come se fosse una figura mistica. Una Dea su cui avrebbe passato giornate intere a venerare.

“Forse perché ne indossate già una, Signore?” e furono quelle parole che fecero interrompere l’incantesimo tra di loro. Richard sorrise infastidito. Leda era una creatura crudele. Bellissima e letale al tempo stesso.

“ Dopo di voi, Leda” e si scansò per lasciarle lo spazio necessario per varcare la porta che avrebbe segnato la sua entrata come futura moglie dell’uomo più misterioso e intrigante che avesse mai conosciuto.

“Ah, da questo momento in poi vi parlerò e starò con voi solo per lo stretto necessario.” E così dicendo la lasciò alla soglia della sala da ballo più immensa che avesse mai visto. Aprì la bocca come per scongiurarlo di non lasciarla in mezzo a quella gente che la guardava incuriosita, ma si fece coraggio e serrò la bocca nascondendo la paura che provava per quella nuova avventura che l’aspettava.

Lui l’aveva lasciata nella gabbia dei leoni per punizione.

Lei gli avrebbe dimostrato che aveva le carte in regola anche per addestrare i leoni.

E con quei pensieri nella mente percorse la sala sentendo tutti gli sguardi su di se. Le voci si confondevano l’una sull’altra ma capì che tutti si domandavano se lei era la futura moglie di Richard. Sentì se era lei la povera ragazza di cui si era invaghito o di altre che dicevano che lei lo aveva incastrato o che lui fosse il buon benefattore che l’aveva accolta nella sua casa perché non aveva più una famiglia.

Tutti pensavano male di lei.

Nessuno sapeva la sua storia.

Tutti parlavano bene di lui.

Ma nessuno sapeva che indossava più maschere lui che tutta quella gente.

A testa bassa e mantenendo la stessa andatura si fece spazio tra di loro per poi raggiungere il balcone che avrebbe messo fine a quella spietata presentazione. Tirò un sospiro di sollievo quando sentì l’aria fresca sul viso e pregò Dio che quella serata finisse il prima possibile.

“E quindi quella ragazza è la vostra futura moglie, non avevate detto che era così carina.”

Leda si avvicinò quel tanto che le bastava per sentire da dove veniva quella voce. Silenziosamente si mise accanto alla finestra che dava sulla sala e si nascose dietro la tenda che sventolava piano per il vento frizzantino che tirava.

“Bhè ,caro Paul, abbiamo due concetti diversi di bellezza.” Leda si morse il labbro inferiore riconoscendo la voce profonda di Richard.

“Questo furfante aveva detto che era quasi pari ad una cameriera.”

“Secondo me lo avete detto perché avevate paura che qualcuno la potesse trovare attraente. Ebbene ,caro Richard, nasconderla dietro ad una semplice maschera non ha fatto altro che menzionare le sue splendide doti.”

Leda sorrise e dal calore che veniva dalle sue guance appurò che fosse arrossita per quel complimento.

“Tutte le donne diventano belle se curate. E poi, una donna che non sa ballare, non può essere considerata attraente.”

Leda strinse la tenda tra le sue mani. Per un attimo pensò che lui avesse capito che fosse nascosta dietro di lui e la stava punendo anche per quella forma di maleducazione.

“Richard, davvero non capisco se l’amate o la odiate quella donna.”

Un silenzio calò tra di loro e Leda sentì il cuore andare a mille nell’attesa di saperne la risposta ma un terzo uomo arrivò impedendo a Richard di rispondere e agli altri di sapere. Sentì i loro passi allontanarsi con la scusa di andare e bere e Leda restò ancora attaccata al muro spesso di quell’incantevole balcone. Si tolse la maschera sentendo che non era più una protezione ma un impedimento e piano andò a sedersi sulla panchina che dava la vista sul giardino.

“Una splendida serata, non trovate?” Leda si girò verso la persona che aveva pronunciato quelle parole e rimase sbigottita quando si trovò davanti una donna dagli splendidi capelli rossi. Il corpo snello e alto era fasciato da un attillato vestito verde smeraldo che metteva in risalto i suoi begli occhi felini nascosti dall’elaborata maschera d’oro e incastonata di diamanti.

“Si, molto.” Non riuscì a dire altro per quanto era attratta da quella figura che sembrava appena uscita da un bosco di fate. Si avvicinò a lei le chiese il permesso di sedersi e notò come anche da seduta la sovrastasse con la sua bellezza e altezza.

“Quindi voi siete la famosa futura moglie di Mr. Armitage.” La sua voce era soave come una melodia e Leda si chiese come si potesse rimanere indifferenti davanti ad un simile essere. Si chiese se Richard l’avesse vista, se la conoscesse e se avesse provato la stessa sensazione di ammirazione.

“Davvero non saprei…”

“Non lo sapete? Vivete sotto lo stesso tetto e vi ha fatto una proposta. Queste sono le carte per auspicare ad un buon matrimonio.”

Si portò da un lato i lunghi capelli rossi mostrando l’eleganza del suo collo. In quel momento Leda si chiese se stava facendo tutto quello per farle capire che non c’era bellezza superiore alla sua.

“Le cose non sempre sono come sembrano.” Disse mentre una sensazione di ansia la percosse vedendo il sorriso quasi diabolico che le stava dimostrando.

“Oh, mia dolce amica, mai parole furono più vere. Permettetemi di darvi un consiglio, da donna sposata penso di poter avere la presunzione di poterlo fare.”

Leda fece cenno di si con la testa specchiandosi nei suoi occhi dalle mille sfumature.

“Le persone sono come dei pesci. Pensano di nuotare per sempre nel loro mare ed essere liberi e felici. Ma i pesci sono anche stupidi e si attaccano all’amo di chi è furbo. E quindi, mia cara Leda, devi decidere se nella vita vuoi essere il pesce, vivere nella stupidità e nella convinzione che nessuno potrà mai interrompere il loro viaggio. O essere l’amo. Furbo e paziente e quando meno il pesce se lo aspetta è già attaccato al suo amo.”

Leda la guardò confusa non riuscendo a ben capire cosa quella misteriosa donna le stesse dicendo.

“Capirai, mia cara, capirai. E permettetemi di dirvi che siete in grado di pescare il pesce più affascinante di tutta la città.” E con questo le prese la mano per stringerla nella sua.

Era fredda come il ghiaccio, come fredde erano state le sue parole. Come freddo era stato quella sorta di avvertimento che le aveva dato.

“Devo andare.” Disse alzandosi e staccando quel contatto.

“Certo, vostro marito vi starà sicuramente cercando.”

Ma lo sguardo che la donna le rivolse, Leda, non riuscì a decifrarlo. Le sue labbra erano serrate e i suoi occhi si erano fatti grandi per lo stupore di quelle parole. Ma durò un attimo e poi le sorrise.

“Sicuramente, anche se ci sono più probabilità che sia io a trovarlo. E’ stato un piacere conoscervi.”

“Anche per me.” E con un leggero inchino del capo si salutarono ma Leda non distolse mai gli occhi da quella misteriosa figura uscita da chissà quale mondo per venire a scuotere i suoi pensieri.

***

Erano passati già venti minuti da quando Leda se ne stava seduta fuori a pensare di nuovo alla strana conversazione avuta con quella donna.

Si chiese se fosse con suo marito e per un momento le venne in mente l’immagine di lei con Richard. L’immagine di loro due ,delle loro figure slanciate e della loro bellezza e su come formassero un insieme perfetto.

Quell’insieme che non riusciva a formare con lei.

Chissà, se fosse stata la donna di Richard e fosse stata lì fuori sola.

Lui sicuro sarebbe andata a cercarla.

Ma non avrebbe cercato lei.

Le sue parole erano chiare.

Sarebbero stati dei perfetti estranei.

Fidanzati ma estranei.

“Leda.”

E lei sorrise riconoscendo il tono preoccupato di Robert nel trovarla.

Almeno c’era qualcuno che teneva a lei e non poteva essere più felice che quella persona fosse Robert.

“Robert, anche voi a questo ballo.” E si alzò per andargli incontro rimanendo impressionata da come il bel vestito da ballo gli stesse bene. Sembrava un principe.

“Purtroppo si, è talmente piena di gente noiosa e spocchiosa che il balcone è l’unico rifugio.”

“Ebbene abbiamo pensato la stessa cosa, mio caro amico.” E di getto gli prese la mano sentendosi al sicuro nel calore di quella stretta che non tardò ad arrivare.

“Non so perché, ma avrei scommesso qualsiasi cosa sapendo di trovarvi qui.”

Si sorrisero notando quanta complicità ci fosse tra di loro e in quel momento Leda gli chiese una cosa che mai pensava di poter dire.

“Robert, mi fareste l’onore di invitarmi a ballare?”

“Leda, l’onore sarebbe solamente mio.” E così dicendo mise la sua mano sul braccio di Robert dimenticandosi la maschera che Richard le aveva dato.

Percorsero di nuovo la sala insieme e in quel momento, mentre si misero in posizione per il valzer, Leda notò come gli occhi di Richard si fecero due fessure nel vederla ballare con il suo avvocato.

Ballarono in mezzo alle chiacchiere degli altri invitati e Leda sentì sempre su di se  gli sguardi di fuoco che le mandava il suo fidanzato. E dovette nascondere un sorriso quando sentì una voce dire a Richard chi fosse davvero il suo fidanzato. C’era più complicità tra lei e Robert e nessuno poteva negarlo vedendoli ballare.

La musica cessò e lei e Robert risero divertiti per poi riprendere la sua mano ed essere trascinata da Richard e le persone che aveva accanto. Per un attimo ebbe paura e si chiese cosa volesse fare Robert ma poi vide rivolgerle un occhiolino e sicura si fece trascinare da loro.

“Richard, con profondo rammarico vi ridò la vostra fidanzata. E aggiungerei splendida ballerina.” E Robert con delicatezza passò la sua mano a quella di Richard e Leda dovette nascondere un mugolio di dolore nel sentire da come dalla dolcezza si fosse passata alla rudezza. Richard le stringeva le piccole dita nella sua grande mano ma poi riprendendo il controllo la passò sul suo braccio e le sorrise. Ma più che un sorriso era un ghigno e quello non avrebbe portato a nulla di buono.

“Allora siete davvero un bugiardo.” Riconobbe la voce che aveva sentito mentre stava sbirciando la loro conversazione. Era il ragazzo che le aveva detto che era bella.

Lo vide avvicinarsi a loro per poi proseguire.

“Mia incantevole fanciulla, il vostro fidanzato ha tentato di dissuaderci a chiedervi un ballo dicendoci che non sapevate ballare. Quanto è crudele il nostro comune amico?” e buttò giù in un sorso la restante parte di vino che aveva nel bicchiere.

“Vi porgo le scuse da parte di tutte e due. Il nostro comune amico deve aver travisato le parole di non amo i balli con non so ballare. Avrei dovuto spiegare meglio la situazione.” E con spavalderia indirizzò i suoi occhi verso quelli di Richard che notò erano furiosi anche se il suo comportamento emetteva la più totale tranquillità.

“Vogliate scusarci, Leda, vi vedo piuttosto accaldata, permettetemi di portarvi fuori a prendere un pochino d’aria.”

E senza aspettare di avere risposta la trascinò fuori e li Leda notò di nuovo la donna misteriosa che la salutò con un sorriso enigmatico.

“Cosa diavolo credete di fare?” Richard la spintonò lontano da se ringraziando che nella sala era di nuovo partita la musica e nessuno potesse sentire quello che stava succedendo tra di loro.

“Di cosa parlate?” rispose stizzita riprendendo l’equilibrio che lui aveva spezzato spingendola.

“Di cosa parlo? Voi mi avete messo in ridicolo con tutti gli ospiti ballando con un altro uomo.”

“Bhè, è stato l’unico a voler danzare con me. Anche se a voi ha dato più fastidio che fossi tra le braccia di Robert, non è vero?”

Richard spalancò gli occhi per la sorpresa di quelle parole. Leda lo aveva colpito nel segno e non seppe se gli avesse dato più fastidio che fosse stata tra le sue braccia o perché di nuovo lo avesse chiamato con intimità.

“A me da più fastidio che la gente pensi che ho una sgualdrina per fidanzata.”

Leda non si fece ferire da quelle parole e si avvicinò con discrezione a lui come se quel gesto potesse calmarlo.

“Allora lasciatemi se pensate questo di me. Ci sono donne più meritevoli di me di stare al vostro fianco.”

E ripensò a quella donna e alle braccia calde e muscolose di Richard che avvolgevano il suo corpo. E in quel momento sentì un tremolio partire dalla spina dorsale.

“Non voglio nessun altra.” Le disse stupendola per poi sentire le mani di Richard sulle sue braccia nude.

Perché?

Perché bastava un suo tocco per farla sciogliere.?

Leda non seppe perché ma si avvicinò di più al suo petto per poi appoggiare la fronte. Sentì il suo profumo invadere ogni cellula del suo corpo.

Odiava quello che le faceva provare.

Richard per tutta risposta l’avvolse nel suo abbraccio per poi portare una mano sulla sua nuca e staccare il viso dal suo petto. Si guardarono intensamente assaporando di nuovo quelle sensazioni di passione che si mettevano in atto con un solo sguardo.

E fu Leda quella volta a prendere l’iniziativa. Si alzò in punta di piedi per arrivare alla sua bocca ma senza toccarla.

Deglutì e poi lo guardò.

“Baciatemi, Richard, per favore, baciatemi.”

E Richard sentendo come il suo nome fosse così bello nelle parole di lei, la baciò.

La baciò come se non ci fosse un domani.

Si baciarono ignari di quanto quella sera avrebbe segnato il loro destino.

 

 

Lo so, ho giusto giusto un leggero ritardo. Spero che mi perdonerete…soprattutto facendo di nuovo che quei due testardi si ri-avvicinassero.

Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio sempre chi mi segue e chi commenta.

Grazie mille e spero di aggiornare presto J

  
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